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27 Giugno 2018

Come praticare l’accettazione come forma di libertà interiore

Stefano Crescita personale 6 Comments

Questo articolo è un ottimo guest post di Valerio di Crescita Individuale.

Oggi ti voglio parlare della capacità di accettare fatti, eventi e circostanze fuori dal nostro controllo per uscire dalla prigione delle lamentele.

Ci sono cose che non possiamo controllare: banale vero?

C’è però qualcosa di meno banale che non tutti riescono a fare: accettare.

Non so tu, ma io, ogni giorno entro in contatto con persone che si lamentano di tutto e qualche volta anche io finisco per farlo.

In particolar modo, le persone che ho in mente in questo momento, non si lamentano di cose su cui hanno il controllo, ma di vicissitudini incontrollabili che volenti o nolenti dobbiamo accettare.

Non sento mai queste persone lamentarsi di essere grasse o di essere sporche.

Perché?

Perché possiamo porre rimedio a queste situazioni.

Se una persona ti dicesse di essere grassa, la risposta più ovvia sarebbe qualcosa come: “datti da fare per ritrovare la tua forma ideale”.

Se ci fai caso quindi, non ci lamentiamo più di tanto per queste cose, perché sappiamo che il nostro interlocutore ci darebbe una soluzione che non gradiamo. More

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4 Marzo 2018

I due tipi di pianificazione

Stefano Crescita personale 7 Comments

Nei primi anni di esistenza di Mindcheats, ero concentrato sul parlare di tecniche che usavo io, e che mi tornavano utili nella vita di tutti i giorni. Col passare del tempo, sono sempre più passato ad argomenti generali, meno concentrati sulle tecniche e sulla visione d’insieme della tua vita. Sul grande progetto.

Anche perché diverse tecniche di cui ho parlato, ora, non le uso più. Non faccio più il sonno polifasico, perché avere una giornata flessibile per me ora è più importante del dormire il meno possibile. Non uso più la lettura veloce se non in certi casi, perché leggo per rilassarmi e mi rilasso di più leggendo lentamente. Io, per dire, la tecnica del pomodoro non l’ho mai usata.

Con questo, non dico che queste tecniche siano sbagliate. Le ho usate, e mi hanno tutte date dei benefici tangibili. Per questo le ho consigliate sul blog, e ancora le consiglio alle persone che ne trarrebbero giovamento.

Ma è proprio questo il problema, che non tutte le tecniche vanno bene per tutti. Dipendono dalla persona. Per questo sono passato a parlare di strategie generali nel manuale anti-confusione. Sono concetti che funzionano per tutti. More

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13 Dicembre 2017

Il consiglio di lettura che nessuno ti darà mai

Stefano Crescita personale 3 Comments

Sono in diversi gruppi su Facebook in cui le persone chiedono consigli per libri da leggere. Non romanzi, ma manuali o guide.

Da quello che ho visto io sono l’unico a consigliare una categoria: i manuali universitari. Ma secondo me, dovrebbero essere tenuti maggiormente in considerazione anche fuori dall’ambiente curricolare.

Questo mi ha portato a chiedermi: perché vengono così tanto schifati, in favore di libri più divulgativi?

Per capirlo, prima dobbiamo fare una distinzione fra i due tipi di conoscenza che possiamo avere: la conoscenza generale e la conoscenza specifica. More

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29 Novembre 2017

I miei 4 software di produttività personale preferiti

Stefano Crescita personale 3 Comments

Io sono da sempre, e a questo punto credo sarò per sempre, una persona pigra.

Molti si vantano di lavorare tutto il giorno. In posti come Giappone o Cina, chi fa meno di 10 ore al giorno è uno scansafatiche. Anche qui in Italia c’è l’idea che più lavori, e più dovresti essere soddisfatto.

Per me funziona un po’ al contrario: meno lavoro, e più sono soddisfatto.

Con però un asterisco: devo comunque terminare i compiti che mi ero prefisso per la giornata. Quindi non mi misuro in base alla quantità di ore che lavoro, ma ai risultati che produco.

E se posso produrre lo stesso risultato lavorando di meno, tanto meglio!

Per questo uso una serie di software per rendere il mio lavoro più veloce: ecco quali sono.

1 – Google Suite

Una volta usavo Evernote, poi il loro editor di testo ha iniziato a starmi sulle scatole e ho provato Google Docs. Ora sono un fan sfegatato della suite di produttività di Google. Certo non è perfetto e ci sono cose che mi infastidiscono (tipo l’impossibilità di aggiungere nuovi indirizzi email personalizzati senza pagare), ma siamo anni avanti rispetto ai concorrenti.

Con soli 5€ al mese, ho una lista interminabile di servizi che uso tutti i giorni:

Gmail

Di gran lunga il miglior client di posta che abbia mai provato. Usavo Mailbird fino a qualche mese fa, che ha dalla sua una fantastica gestione delle scorciatoie da tastiera (idilliache quando hai tante email), ma Gmail vince per tutto il resto.

Interfaccia pulita e veloce, tante opzioni, zero pubblicità invasiva e una discreta quantità di scorciatoie da tastiera. In più esistono filtri, cartelle e tag, che danno una flessibilità assurda. E ovviamente, la funzione di ricerca è la migliore che esista.

Docs

Tipo Microsoft Office, ma più snello, in cloud, e gratuito. Per quando devo scrivere dei testi lunghi, è il meglio. In più posso condividere con un click file singoli o intere cartelle con i miei collaboratori.

Ottimo per la produttività perché è più flessibile di Excel, e con la sincronizzazione posso lavorare su tutti i miei PC senza dovermi portare in giro chiavette USB varie.

Drive

Integrato con Docs, è un clone di Dropbox. Tutti e due ottimi, forse Dropbox vince nella condivisione dei file, ma Drive è superiore per la sua interfaccia web intuitiva e veloce. Uso anche Dropbox (più che altro per le cose personali), ma per lavoro solo Drive.

Ottimo per la produttività perché posso condividere i file e sincronizzarli con tutti i miei computer. E si integra nativamente con Android.

Calendar

Google Calendar è il mio calendario. Io sono uno che si dimentica tutto, sempre. Quindi senza di quello sono perduto.

Esistono estensioni di Chrome per gestire Calendar direttamente dal browser, che lo rendono ancora più comodo. La possibilità di invitare persone, condividere il calendario e impostare reminder via notifica o email mi danno tutto quello che mi serve.

Utile anche per far sapere che, se qualcuno vuole un appuntamento con me, deve incastrarsi dentro al calendario (evita le distrazioni inopportune).

Keep

Un taccuino virtuale. Io carta e penna non li uso quasi mai, e tutto passa attraverso il computer. Se mi devo prendere appunti veloci, Keep è perfetto e immediato. Un po’ una schifezza la gestione delle etichette, ma ci si passa sopra.

Ottimo per la produttività perché mi serve uno strumento semplice e veloce per prendere appunti quando magari sono in giro sul telefono, e poi ritrovarmeli sincronizzati sul PC.

Hangouts

Da quando Microsoft ha comprato Skype, ha iniziato a fare sempre più schifo. Quindi sto cercando di convincere tutti a usare Hangouts. Fa le stesse cose, ma le fa meglio è ha una bella app su Android (seriamente Microsoft, provaci almeno a svilupparla un’app semi-decente). E ha un’interfaccia migliore. E una qualità della chiamata migliore. Insomma siamo su un altro pianeta.

2 – Boomerang

Boomerang è un’estensione per Gmail che si installa tramite plugin per Chrome, è gratuito per sempre nella sua versione base, altrimenti costa qualche euro al mese.

Principalmente, fa 2 cose:

  1. Permette di scrivere un’email adesso, e programmarla per l’invio automatico in una data futura. Ottima per mandare email di lavoro all’ora giusta e far sì che vengano viste subito (o per non far capire che lavoro anche il fine settimana).
  2. Mettere in pausa la posta in arrivo, per non essere disturbati.

La seconda è particolarmente interessante per la produttività.

Un sacco di persone che conosco hanno sempre la tab aperta delle email, perché magari devono scriverne tante. Ma quando ne ricevono una, si distraggono per leggerla. Bloccando la ricezione di nuove email invece, non si corre questo rischio.

E per evitare tutte le email di pubblicità, esiste unroll.me.

3 – Lastpass

Io adoro Lastpass, perché è l’unico sistema per avere una parvenza di sicurezza informatica senza dover uscire di testa.

Una delle leggi base della sicurezza su internet è: usa sempre password diverse per ogni account che crei.

La password per la mia banca è diversa da quella di Paypal, che è diversa da quella dell’admin di Mindcheats, che è diversa da quella di Facebook e via così. E sono tutte password piene di caratteri casuali, quasi impossibili da ricordare.

Con Lastpass mi devo ricordare solo una password, quella per accedere al software. E sarà Lastpass poi a ricordarsi le pass dei vari servizi. E con il plugin per Chrome o Firefox, addirittura mi completa lui i campi password e fa login in automatico.

È sicuro, al contrario di quello che potresti pensare, perché usa una cifratura SSL per tutte le password oltre che 2FA, quindi sono in una botte di ferro.

Ancora una volta, la chiave che rende Lastpass grandioso è il cloud. Salvo una password sul computer, e ce l’ho pure sul telefono e sul portatile.

4 – Xmind

Chi ha letto il famigerato Manuale anti-confusione, sa che per realizzare un grosso obiettivo bisogna spezzettarlo.

La mappa mentale è uno strumento utile per avere sempre sotto mano il tuo piano al ungo termine, e tutti i sotto-obiettivi che devi completare per realizzarlo. Il miglior software che conosco per le mappe mentali, senza pagare, è Xmind.

Quando inizio un nuovo progetto e mi accorgo che sarà qualcosa di complesso, apro una nuova mappa Xmind e inizio a buttare giù tutto quello che mi viene in mente. Poi, quando la programmazione è finita, inizio dal fondo e mi metto a lavorare.

Avere una mappa chiara è molto utile per la produttività personale, perché io mi trovo spesso a dire: “e ora che faccio?” Oltre che ad essere demotivato dalla mancanza di una struttura, di un qualcosa che mi faccia capire quanti progressi ho fatto.

Un’alternativa per chi ha un intero team da gestire è Asana, anche quello gratuito nella versione di base, e il mio preferito fra i concorrenti.

I grandi esclusi

Da questa lista mancano i software di produttività classici per bloccare le distrazioni (a parte Boomerang), tipo le app che bloccano Facebook, e i software tipo tecnica del pomodoro. Perché?

Perché non mi servono.

Non mi serve un’app che blocca Facebook, perché quando lavoro non sento il bisogno di controllarlo. Chiudo la tab, e vado avanti a lavorare. E il telefono non lo guardo mai.

App stile tecnica del pomodoro invece, non le uso. Perché non uso la tecnica del pomodoro (con me non funziona granché).

In generale, non sono un grande fan delle app per fare questo e fare quello. Io uso il computer da sempre e lo uso tanto, ma ciò nonostante, uso molte meno app e software di produttività della maggior parte delle persone che si interessano di crescita personale.

Questo perché io sono convinto che non servano, che siano solo un modo per nascondere un problema più grande. Se hai sempre la tentazione di guardare Facebook, piuttosto che bloccarlo durante le ore di lavoro, chiediti perché non sei abbastanza motivato da concentrarti su quello che stai facendo anche solo per qualche ora.

Inizia a fare una dieta mediatica, a toglierti dai social (non per sempre). Impara ad autocontrollarti per conto tuo, senza blocchi fisici. Così alleni anche la tua forza di volontà.

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15 Novembre 2017

3 peculiari filosofie di vita che ti consiglio di seguire

Stefano Crescita personale 6 Comments

Li conosciamo tutti i classici mantra per vivere bene, per essere sereni e più felici. Sono sempre gli stessi, e si sentono ripetere fino alla morte.

Oggi voglio fare qualcosa di diverso.

Voglio parlare delle tre filosofie, o mantra, che più influenzano il mio modo di pensare. Ma bada bene, non sono i classici pensieri positivi che si trovano sui blog di PNL. Queste tre, probabilmente, non le hai mai sentite…

1 – E sticazzi?

La prima filosofia è quella in cui ancora un po’ fatico, ma nel continuare a seguirla sto piano piano diventando una persona migliore.

Questa filosofia prevede di rispondere con un sonoro “e sticazzi?” agli avvenimenti esterni, quando gli altri si disperano.

  • “Stefano hai visto? Kim Jong Un sta testando le bombe atomiche!” “E sticazzi?”
  • “No Stefano non ci crederai, ho letto questo articolo su quanto rubano in parlamento!” “E sticazzi?”
  • “Stefano hai visto sul TG di Tizio che ha ucciso Caio? Ma in che mondo viviamo?” “E sticazzi?”
  • “L’Italia non andrà ai mondiali!” “E sticazzi?”

I semi di questo mio mantra sono stati posti nel 2010, pochi mesi dopo aver fondato Mindcheats. Mi sono trasferito a studiare a Riga, Lettonia, e l’appartamento non aveva la TV (e sarebbe comunque stata in lettone).

Lì, per la prima volta, ho capito che si vive meglio senza stare attaccati alla notizie di cronaca e politica. Prima ero un irrimediabile affamato di telegiornali, dibattiti politici, e tutta quella roba lì. Quando ho capito che era inutile e mi stava solo erodendo il fegato, ho smesso.

Perché alla fine, cosa me ne frega a me?

Come cambia il mondo se seguo la politica? In nessun modo.

Diciamo che guardo 2 TG al giorno, quindi un’ora di tempo. Sei giorni a settimana sono sei ore. Se quelle sei ore a settimana invece le dedico a fare volontariato, non è meglio? Non contribuisco di più a migliorare la società?

Per questo ho già detto di non seguire i TG, né di votare.

La filosofia dello sticazzi significa farsi scivolare addosso le cose. Perché i grandi cambiamenti sono un’illusione: tranne eccezioni più uniche che rare, non esistono eventi singoli in grado di cambiarti la vita.

O sono eventi che ingigantisci, ma in realtà non avranno grandi ripercussioni, oppure sono la “goccia che fa traboccare il vaso”. Quindi il culmine di una serie di piccoli accadimenti senza i quali non sarebbe successo niente.

Per questo ho smesso di preoccuparmi di grandi eventi catastrofici, perché ho capito che in realtà non sono così eclatanti come potresti credere all’inizio. E ho smesso di preoccuparmi delle piccole cose, perché sono talmente insignificanti che non vale nemmeno la pena di spenderci un pensiero.

Oltre a un “e sticazzi?”, si intende.

2 – Fai quello che vuoi

Questa è un’estensione del mantra di sopra, ma ha uno speciale posto nel mio cuore.

Anche perché se più persone la seguissero, il mondo sarebbe un posto migliore.

Il fatto è che come ho già detto, io su molte cose non ho un’opinione.

Una delle frasi che ripeto più spesso quando parlo di me è:

Fai un po’ quello che vuoi, basta che non rompi le scatole.

Se uno ci pensasse per più di mezzo secondo, capirebbe subito che è una cosa ovvia. Purtroppo molti non la pensano così (perché non ci hanno pensato per più di mezzo secondo).

L’esempio che uso più spesso per spiegare questa filosofia è quello delle coppie gay. Sono a favore, o sono contrario? Boh, uno potrà anche fare quello che vuole finché non viene a rompere le scatole a me, o no?

Stessa cosa nella religione. Se qualcuno vuole credere nelle fate piuttosto che in Cthulhu, è libero di farlo e a me non tange.

Il fatto è che io già ho i miei problemi e le mie preoccupazioni a cui pensare. Preferisco spendere le mie energie mentali a pensare a delle cose che influenzano la mia vita, piuttosto che congetturare su quello che fanno gli altri nella loro vita privata.

Anche perché mi piacerebbe che gli altri adottassero la stessa filosofia con me.

Smettere di pensare a quello che dicono e fanno gli altri ti libererà da una grossa fonte di negatività dalla tua vita.

Perché ho visto persone rovinarsi il fegato a forza di pensare a quanto sia sbagliato quello che fanno gli altri (vedi appunto l’esempio delle coppie gay). Alla fine, se non cambia niente in ogni caso, perché dovresti pensarci?

Ma forse lo riassume nel modo migliore il canale Youtube Scottecs:

Soprattutto la frase:

“Odio la gente che si diverte, dovrebbero fare tutti come me e al posto di divertirsi lamentarsi della gente che si diverte!”

Diciamocelo, quanta gente conosci che invece di divertirsi si lamenta della gente che si diverte? Ti starà sicuramente venendo in mente qualche nome.

3 – Vediamo…

Nell’ambito delle consulenze di marketing, che fanno parte del mio lavoro, sono conosciuto come “quello che dice sempre dipende”.

Perché mentre altri consulenti dispensano consigli bollandoli come “sempre efficaci”, come se avessero la sfera di cristallo, io la penso diversamente.

Ci sono strategie che funzionano in certe situazioni, in altre no. A seconda del tipo di azienda, della sua situazione e mille altri fattori, valgono certi consigli piuttosto che altri.

Questo viene dalla mia filosofia personale, dove penso che non si possa mai sapere a priori cosa possa funzionare e cosa no, cosa piaccia fare e cosa no.

Per questo, quando sono in dubbio, io provo e vedo cosa succede. Sono uno sperimentatore in tutto. Sia che creda sia che non creda a qualcosa, se posso, prima di formarmi un’opinione lo provo.

Così ho fatto con il sonno polifasico, ad esempio. Avevo trovato questa cosa interessante in rete, e l’ho provata.

Quando c’è da fare nuove esperienze, io sono sempre in prima linea. Perché le nuove esperienze mi arricchiscono, e mi fanno conoscere qualcosa di nuovo.

Sono consapevole della mia ignoranza, del fatto che non conosco tutto. Il modo migliore per conoscere sempre un po’ di più il mondo è di avere la mente aperta, sperimentare, e solo dopo trarre le proprie conclusioni.

Non solo sono uno sperimentatore, ma sono anche un uomo d’azione. Teorizzare va bene, ma fino a un certo punto. Prima o poi, le cose le devi provare. Quindi io spesso non sto inutilmente a ragionare su qualcosa, la provo e poi giudico.

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8 Novembre 2017

Come usare Facebook intelligentemente

Stefano Crescita personale 1 Comment

Da quanto ho aperto il mio account nel 2010, ho visto di tutto passare su Facebook. E ho visto persone di ogni genere.

Alcuni, lo vivono in maniera ossessiva. Già più volte mi è capitato di uscire al bar, e vedere qualcuno che nel bel mezzo di una birra si attacca a Facebook dal cellulare per controllare gli aggiornamenti.

Dall’altra parte, ho visto i radicali anti-social.

Che attenzione, non sono persone che non hanno Facebook o altro. Quelle sono scelte personali. Ma persone che pensano che nessuno debba usare i social. Queste persone hanno un rapporto malato con i social, tanto quanto quelle del primo gruppo.

Ma visto che ormai Facebook è parte integrante della vita di molti di noi, mi sembra doveroso un articolo in cui spiego come, secondo me, debbano essere usati i social in generale.

Facebook è malvagio?

Iniziamo dalle basi, chiedendoci? Facebook è malvagio?

La ripsota più logica è di associare Facebook a un oggetto. Un coltello è malvagio? Di per sé no, anche se accoltella una persona. In quel caso non è il coltello ad essere malvagio, ma la persona che ne fa uso.

Allo stesso modo, se stai perdendo la vita davanti a Facebook la colpa non è di Facebook, è tua. Non ha senso arrabbiarsi con il buon Zuckerberg, maledire la sua creazione e cancellare il proprio account. Se non cambi tu come persona, troverai un altro modo per buttare le ore. Chessò, Travian.

E così come un coltello, anche Facebook si può usare nel modo giusto.

Ma ci sono anche le persone che vedono Facebook come il male assoluto non per la perdita di tempo che lo accompagna, ma per problemi di privacy vari. Con sistemi che stanno a spiare cosa fai.

Queste teorie sono prive di fondamento.

La preoccupazione di alcuni è che Facebook raccolga informazioni personali per rivenderle alle agenzie pubblicitarie, e creare pubblicità mirate. O addirittura, che Facebook sia un complesso sistema di spionaggio.

Partiamo dalla seconda, che è al limite del complottismo.

Se fossi Bill Gates, potresti avere la buona certezza che ci sono persone là fuori che pagherebbero un sacco di soldi per sapere cosa fai sul tuo computer. O se fossi, chessò, uno dei leader dell’ISIS.

Ma se io sono solo Stefano Mini, una persona fra tante con una vita normale, chi si prenderebbe la briga di spiarmi? Di monitorare tutte le mie attività, e creare un profilo governativo occulto su di me? Per farsene cosa? È una cosa senza senso, quindi non c’è da preoccuparsene.

Privacy e pubblicità su Facebook

D’altra parte sì, Facebook raccoglie dati personali e usa le tue interazioni con il sito per creare un profilo su di te che rivenderà agli inserzionisti. Non è un segreto, è risaputo.

Ora, io per lavoro mi trovo spesso a fare campagne pubblicitarie anche grosse su Facebook, quindi negli anni ho imparato come funziona. E te lo posso assicurare, non c’è niente di cui preoccuparsi.

In pratica, in base alle interazioni che hai sul sito di Facebook, un algoritmo matematico cerca di capire le tue preferenze. Se metti “mi piace” a 10 pagine che parlano di crescita personale, Facebook intuirà che ti piace la crescita personale.

Se a un certo punto un inserzionista ha un prodotto per “avere successo nella vita” ed “essere la migliore persona che puoi essere”, sa che le persone appassionate di crescita personale sono quelle che con più probabilità acquisteranno il mio corso.

Quindi va da Facebook e gli dice “ecco 1000€, manda questa pubblicità alle persone a cui interessa la crescita personale”.

Ora, ci sono due punti fondamentali:

  1. Questi “interessi” vengono determinati da un algoritmo matematico, non c’è un omino che si mette lì a guardare a cosa hai messo mi piace e decide cosa ti interessa e cosa no.
  2. Nessuno può sapere chi è interessato a cosa. L’inserzionista può sapere che in Italia ci sono 1,2 milioni di persone interessate alla crescita personale, ma in nessun caso può risalire ai loro nomi o altri dati sensibili.

Personalmente, non ci vedo niente di male. Permette a Facebook di mandare pubblicità più inerente ai miei interessi, che alla fine è anche piacevole (anche se spesso Facebook fa cilecca nel capire cosa mi piace).

Sono partito un po’ per la tangente qui, ma ho voluto parlare di un aspetto che ha sollevato molta controversia in passato.

Gli utilizzi positivi di Facebook

Quindi, se abbiamo capito che Facebook di per sé non è cattivo, andiamo a vedere quali siano gli aspetti positivi dell’usare il social network.

1 – Rimanere in contatto con le persone

L’umanità da sempre ha avuto paura delle novità.

Quando è stato inventato il disco in vinile, i grandi pensatori hanno detto che avrebbe distrutto l’unicità e l’emozione della musica dal vivo. Quando è stata inventata la stampa, i filosofi pensavano che avrebbe distrutto la cultura perché “le parole che si possono stampare senza un lungo lavoro vengono scritte senza pensare”. Quando è uscita la radio, gli psicologi pensavano che avrebbe alienato i bambini dai loro genitori.

E da quando è uscito Facebook, tutti a dire che sta aliendo le persone dalla realtà. È sempre la solita storia, ma non è altro che un sistema per comunicare.

Prima di Facebook, esistevano gli SMS, le chat, le email. Prima ancora il telefono. Ora le persone si tengono in contatto con Facebook, che è più veloce, flessibile e pratico (e gratuito).

Io vivo in Spagna e ho ancora molti amici in Italia. C’è what’s app che funziona bene, ma più spesso ci parlo via Facebook. E mi tengo al corrente di quello che sta succedendo, per quelli che pubblicano aggiornamenti.

Cosa c’è di male in questo?

2 – Svagarsi

C’è una bella differenza fra il rilassarsi su Facebook, e il farsi condizionare la vita da quella bacheca.

Io qualche volta al giorno, quando mi sto rilassando, magari scelgo di dare un’occhiata veloce a Facebook. Scorro un attimo la bacheca, rispondo ai messaggi, do un’occhiata alle pagine che seguo e cose così.

La cosa importante è che uno, lo faccio solo qualche volta al giorno per qualche minuto alla volta, quando mi sto rilassando per i fatti miei.

E due, non sento l’impulso ossessivo di leggere gli aggiornamenti anche mentre sto facendo altro. Ad esempio, sono a cena fuori.

Il classico esempio che faccio è quando vado a lavorare volontario in fattoria d’inverno, dove magari passo settimane senza guardare Facebook. Semplicemente perché ho di meglio da fare.

Come si usa Facebook intelligentemente?

La differenza fra un uso intelligente di Facebook e uno irresponsabile sta proprio qui, nel non farlo diventare una dipendenza.

Usalo per uno scopo. Per me, questo scopo può essere di rimanere in contatto con i miei amici in Italia. O rilassarmi qualche minuto prima di tornare al lavoro, o fare due risate nei gruppi e sulle pagine che seguo. O nel mio caso, anche per lavoro.

Ma quando Facebook diventa una dipendenza, allora c’è qualcosa che non va. Lo stai usando in maniera irresponsabile, e dovresti fermarti e riflettere.

I campanelli d’allarme sono:

  • Ti trovi su Facebook solo per perdere tempo, a rileggere aggiornamenti già visti.
  • Quando non guardi la bacheca per troppo tempo senti l’irrefrenabile bisogno di controllarla, anche se stai facendo un’altra attività.
  • Anche nella vita reale, le conversazioni che fai tendono sempre a parare su quello che altri fanno o dicono su Facebook (pettegolezzo facilitato dai social).

Questi sono sintomi di una dipendenza vera e propria. E così come ogni dipendenza, non è salutare.

In questo caso ne perdi in salute mentale, in energia, in risorse, e in tempo. Allora sì che Facebook diventa lo strumento del demonio, che distorce la realtà e ti aliena dalla società. Ma sei tu che l’hai permesso, e dovresti dare unicamente a te stesso la colpa.

Non c’è niente di male nel svagarsi. Il momento di svago, per definizione, lo puoi usare come vuoi tu. Non credo in tutta quella moda del rendere lo svago produttivo. Tranne che per una percentuale insignificante di persone, nessuno può essere produttivo al 100% sempre. Lo svago è svago, punto. Basta sapergli porre dei paletti temporali.

Io guardo film, ascolto musica, leggo fumetti vari e libri poco impegnati, gioco ai videogiochi. Se fra queste attività ci butto anche controllare Facebook, poco male. Tanto è svago.

L’importante è che tutte queste attività di svago siano delle pause per recuperare le energie dal lavoro e dalla produttività. Se iniziano ad assorbire la tua vita non importa che si tratti di un romanzo o di Candy Ninja Birds, è comunque un problema.

Come risolvere la dipendenza da Facebook

Ma anche se sei dipendente da Facebook, la soluzione non è di cancellare l’app dal telefono ed eliminare il tuo account. Quella è una soluzione temporanea, ma non a lungo termine. Come ho detto, se non sistemi il problema di fondo, sostituirai Facebook con altro.

Quindi, qual è la ragione per la quale le persone si fanno prendere da Facebook a tal punto da farlo diventare una dipendenza?

La ragione principale è il non avere niente da fare. La noia. L’essere senza un obiettivo e una forza motivante ci porta verso lo stato umano di base della pigrizia. Che a volte gravita verso la TV, altre verso Facebook. Ma è la stessa cosa.

Quello che consiglio io è sempre di partire dal manuale anti-confusione a questo indirizzo, se sei una persona che non sa cosa vuole fare nel proprio futuro.

(Sì, questo manuale lo tiro fuori in metà degli articoli che scrivo, ma lo faccio proprio perché è il punto di partenza di qualsiasi percorso di crescita personale efficace)

Perché se stai leggendo questo articolo, ci sono buone probabilità che in questo momento sei insoddisfatto dalla vita che conduci, e vuoi migliorare in qualche aspetto. E se vuoi migliorare, avere un piano che ti motivi e non ti faccia girare in tondo è il miglior punto di partenza.

Quindi, per riassumere, esiste un modo di usare Facebook intelligentemente: con moderazione.

Vederlo per quello che è: un ottimo strumento per tenersi in contatto con gli altri, e un modo per svagarsi nei momenti di svago che hai. Momenti che devono essere ben definiti e limitati, a prescindere dal mezzo utilizzato.

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1 Novembre 2017

I 3 tipi di esperienze che possiamo fare

Stefano Crescita personale 4 Comments

Anni fa, su questo libro, ho letto che l’autore divideva le sue esperienze in tre categorie:

  • Belle da fare e belle da raccontare.
  • Brutte da fare e belle da raccontare.
  • Brutte da fare e brutte da raccontare.

Nel suo caso ha ristretto l’applicazione di queste categorie a escursioni e trekking, ma in questi anni mi sono accorto che valgono per tutte le nostre esperienze. Andiamo a vederle.

I 3 tipi di esperienze

1 – Belle da fare e belle da raccontare

Possiamo mettere la maggior parte delle esperienze che fai in questa categoria. Sono quelle dentro alla zona di comfort.

La caratteristica principale di queste esperienze è che non richiedono fatica, le fai senza testare i tuoi limiti.

E per questo, non ti fanno crescere.

Non c’è niente di male nelle esperienze belle da fare e belle da raccontare, dovrebbero essere le più comuni nella tua vita. Ma non dovrebbero essere le uniche.

Se pensi alla maggior parte delle cose che fai in una giornata standard, rientrano in questa categoria. Fai colazione, vai al lavoro, guardi la TV, vai a calcetto con gli amici… Eccetera eccetera.

2 – Brutte da fare e belle da raccontare

Queste sono le esperienze che vanno fuori dalla tua zona di comfort. Ti spingono al limite, testano le tue capacità.

Queste esperienze sono brutte da fare perché diciamocelo, non è mai bello uscire dalla zona di comfort. Lo fai perché sai di ottenere qualche beneficio futuro, ma a parità di altre condizioni, ne faresti anche a meno.

Al contrario della prima categoria, non è immediato capire cosa siano queste esperienze. Cosa significa che sono brutte da fare ma belle da raccontare?

Il libro in cui ho letto questa teoria parlava ad esempio di trekking di più giorni, molto lunghi con decine di chilometri da percorrere ogni giorno. Non sono esperienze belle da fare: ci si fa male, si suda, si fa una fatica immonda. Te ne stai per giorni senza il tuo smartphone, al freddo o sotto l’acqua, in mezzo alle zanzare. E oggettivamente, sul divano si sta meglio.

Ma quando torni a casa e racconti la tua avventura gli amici, lo fai con un sorriso stampato sul viso. È la classica esperienza che ti fa dire “sì, ne è valsa la pena”. E dopo un po’, pensi che non sarebbe male rifare una cosa del genere.

Per me, è successo quando ho partecipato alla Rovaniemi 150. Altri partecipanti potranno negare anche fino alla morte, ma dai, fare una gara a piedi di 150 km d’inverno al polo nord non è come fare una passeggiata nel parco. Soprattutto se, come è capitato a me, nevica dall’inizio alla fine…

Ma di questa esperienza ne parlo volentieri, e con gioia. Mi sono divertito a guardare i paesaggi boschivi innevati, scovare impronte di lupo sul sentiero, attraversare interi laghi ghiacciati. È stato faticoso, ma ne è valsa la pena.

Questo principio lo si può applicare ogni volta che esci dalla tua zona di comfort. Fai qualcosa che ti spinge al limite, oltre il tuo limite, e per questo ne esci una persona migliore. E a conti fatti, tutto sommato, guardandoti indietro le rifaresti.

Queste sono quelle che a volte vengono dette “esperienze potenzianti”. Esperienze che ti caricano, ti rendono una persona migliore, e rendono la tua vita più interessante. A ben vedere, sono la chiave per la felicità a lungo termine. Perché una persona, per essere felice, deve sempre superare i propri limiti e mettersi in gioco.

3 – Brutte da fare e brutte da raccontare

Questi sono gli errori. Esperienze che sarebbero dovute rientrare nella seconda categoria, ma qualcosa è andato storto.

“Si impara sempre dagli errori”, dice il detto. Secondo me, è solo una magra consolazione. È vero, ma è meglio non farne di errori.

A volte ti capiterà di fare degli sbagli. Valutazioni sbagliate delle tue capacità, di un’iniziativa che intraprendi, di un lavoro che non ti piace.

L’obiettivo è minimizzare queste esperienze, perché sono quelle che peggiorano la tua vita. Mentre la prima categoria è quella neutra e la seconda è composta da esperienze motivanti e potenzianti, queste sono le esperienze negative.

Restando nel trekking, questo mi è capitato quando una volta mi sono perso in una montagna qui vicino per ore, allungando il trekking ben al di là di quello che la mia scorta d’acqua avrebbe consentito.

Sarebbe dovuta essere un’esperienza bella da raccontare, invece a causa di un mio errore è una di quelle cose di cui non parlo volentieri.

Queste esperienze si dividono in due sotto-categorie: singole e croniche.

Esperienze singole

Queste sono quelle di cui abbiamo parlato finora: è qualcosa che fai, o che succede, che non ti piace né al momento né quando la racconti. Sono cose negative che capitano, e per quanto spiacevoli, tutto quello che puoi fare è imparare dai tuoi errori.

Ma le esperienze più pericolose sono quelle croniche…

Esperienze croniche

Queste sono brutte esperienze che fai regolarmente. Esempi?

  • Un lavoro che non ti piace.
  • Relazioni tossiche.

Sono le cose che dovresti smettere di fare.

C’è qualcosa che ti fa stare male? Qualcosa che non ti piace, ma che è diventata parte integrante della tua vita? Se fa parte di questa categoria, cerca di eliminarla.

Lo so che a questo punto molti diranno “eh, più facile dirlo che farlo”. Da una parte è vero, dall’altra difficile non significa impossibile.

Il fatto è che queste situazioni di disagio cronico prima o poi arrivano a tutti. Perché facciamo degli errori, perché la vita a volte va così. Non possiamo sempre vincere.

Se non ti purifichi da queste esperienze negative croniche, non faranno che accumularsi. Quindi inizi con qualcosina che non va, e fra qualche anno ti ritrovi con un poco invidiabile bagaglio di negatività.

Come bilanciare i tre tipi di esperienze

Ora che abbiamo ben chiaro cosa siano i tre tipi di esperienze, vediamo come bilanciarle per avere una vita il più possibile equilibrata.

Potresti pensare, dopo aver letto la prima parte, che dovresti cercare di avere solo esperienze della seconda categoria: brutte da fare, ma belle da raccontare. Invece no.

Perché per definizione, queste esperienze non sono rilassanti. Ti drenano, ti stancano. Almeno ogni tanto, devi fermarti per apprezzare quello che hai fatto finora e quanto sei cresciuto. Apprezzare i frutti del tuo lavoro.

Per questo, la maggior parte delle tue esperienze è giusto che siano nella prima categoria: cosa c’è di male nel fare cose che ti piacciono?

Visto che le esperienze che vanno al di là della tua zona di comfort sono stancanti, devi prepararti a farle sia fisicamente che psicologicamente (soprattutto). Per riprendere l’esempio del trekking, io non vado a fare escursioni da 150 chilometri ogni settimana. Quando torno voglio avere un attimo di pausa, e così dovrebbe essere anche per te.

Cerca di muoverti sempre verso un’avventura fuori dalla tua zona di comfort, che ti spinga a dare qualcosa di più. Ma non farne più di una alla volta.

Le esperienze della terza categoria, invece, devi riconoscere e imparare ad evitarle. Idealmente, dovresti usare le esperienze della seconda categoria per crescere, migliorare, e uscire da situazioni di dolore cronico.

Esempi:

  • Andare a fare un colloquio di lavoro.
  • Provare a creare un nuovo gruppo di amici, o parlare alla ragazza che ti piace.
  • Iniziare ad andare in palestra per tornare in forma.

Questi sono i tuoi obiettivi.

Perché una cosa che devi sapere, è che spesso crescere è faticoso, è un’esperienza brutta da fare. Andare fuori dalla zona di comfort e cercare di superare i propri limiti, con la paura di fallire, causa un sacco di stress. Solo quando ti guardi indietro scopri che è stata un’esperienza positiva.

E prima ti rendi conto di questo fenomeno, prima sarai in grado di pianificare meglio il tuo futuro per il lungo termine.

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23 Ottobre 2017

Come diventare più ricco (o vivere meglio)

Stefano risparmiare 12 Comments

Come definiamo la ricchezza?

E non intendo ricchezza interiore. Intendo proprio l’essere pieno di soldi. Il potersi comprare tutto.

Secondo me, non esiste un numero preciso. Dipende dalle persone.

Per me ricchezza materiale significa semplicemente: poter comprare tutto quello che si vuole.

Ma attenzione, questa definizione è più insidiosa di quello che sembra. Perché la chiave di lettura sta nell’ultima parte: “tutto quello che si vuole”.

Per i più veniali, potrebbe essere scontato dire “beh, voglio tutto!” Mi prendo la villa il Costa Azzurra, e il loft a New York, e lo yacht da 80 metri, e la Lamborghini…

Ma se la pensi così, non sarai mai ricco. Visto che:

  • Ci sarà sempre qualcosa che non puoi permetterti, perché
  • Ci sarà sempre qualcuno più ricco di te.

Il coefficiente di ricchezza

Visto che mi piace la matematica, ho pensato al “coefficiente di ricchezza” per valutare la vera ricchezza di una persona relativa a quello che si può permettere.

La formula è:

[Quello che posso spendere] / [quello che voglio comprare]

Se il numero è superiore a 1, posso permettermi tutto quello che voglio comprare, e i soldi non sono un problema. Ma se è inferiore a 1, allora dovrò tirare la cinghia da qualche parte.

Ad esempio, diciamo che fra una cosa e l’altra, posso permettermi di spendere 10.000 euro (perché è quello che ho in banca). Ma se, mettendo insieme tutte le cose che voglio comprare in questo momento, arrivo a 13.000 euro, allora ho un coefficiente di 0,77: non mi posso permettere tutto quello che voglio.

Ora, sono il primo ad essere consapevole che la vita reale è più complessa di una semplice divisione, ma volevo farti capire il concetto per poi passare alla parte succosa dell’articolo. Ossia…

Come essere più ricco

Per essere più ricco, non devi necessariamente avere più soldi.

Come vedi, puoi agire su due parametri: quello che puoi spendere, e quello che vuoi comprare. Se puoi spendere di più (hai più soldi), sei più ricco. Ma allo stesso modo, se impari ad accontentarti di meno, sei più ricco anche a parità di stipendio.

E sì, questo significa che una persona con meno soldi può essere più ricca di una persona con più soldi. Basta che la prima impari a vivere bene senza farsi condizionare dal denaro e dai beni materiali.

Qui devo fare un’importante premessa.

La società basata sul denaro

Non sono qui a dire che i soldi non siano importanti, perché non è vero.

Al di la delle belle parole, e al massimo un “mi piace” su Facebook per la storia del tizo che ha lasciato tutto per vivere da eremita, dubito che nessuno di noi sarà mai in grado di liberarsi del denaro. E infatti, anche qui su Mindcheats ho già parlato di crescita professionale.

Ma anche senza scendere in questi estremismi, possiamo essere d’accordo sul fatto che la nostra società dà troppa importanza al denaro.

Per essere una persona realizzata, devi fare un mucchio di soldi. Devi comprarti gli status symbol. Ma secondo me, e l’ho già detto mille volte, l’obiettivo della tua vita dovrebbe essere la felicità. Fino a un certo punto i soldi possono aiutarti, ma una volta che hai soddisfatto i tuoi bisogni, non ha senso prosciugarsi la vita nel lavoro solo per guadagnare di più.

Quindi, un primo passo per diventare più ricco è capire che la nostra società dà troppa importanza al denaro. E che puoi essere felice e vivere bene anche senza comprare tutto quello che ti passa sotto mano.

Perché compri roba?

Quindi, per essere più ricco puoi guadagnare di più o volere di meno. Per guadagnare di più puoi andare su Mindcheats Curriculum, mentre qui ci occupiamo di come vivere meglio spendendo di meno.

Io sono sempre stato un risparmiatore. Se c’è qualcosa da comprare lo prendo, se si esce a mangiare una pizza non prendo la margherita solo perché è la più economica, ma non sento il bisogno di spendere soldi solo perché li ho. O ancora peggio, di spendere soldi che non ho.

Ma al contrario di molti risparmiatori, che non spendono solo perché vogliono accumulare denaro (e quindi sono ugualmente schiavi dei soldi), la mia motivazione è che non ne sento il bisogno.

Ed essendo una cosa così rara, ho iniziato a chiedermi il perché.

Quello che ho visto, è che le persone pensano di poter comprare la felicità. Più soldi spendo, più sono felice. E se ne potessi spendere di più, sarei più felice. Per questo tutti aspirano ad aver più soldi.

I soldi possono darti contentezza, ma non felicità. La contentezza è un’emozione passeggera, che ti prende al momento ma svanisce dopo poco. Come quando la tua squadra vince il derby, o compri un nuovo stereo hi-fi.

Ma la felicità è qualcosa di diverso. È più difficile da ottenere, perché non puoi solo spendere soldi e aspettarti di essere felice. È una sensazione di completezza che permane per sempre, dove pensi che la tua vita non potrebbe essere migliore.

Se sei felice, improvvisamente non sentirai il bisogno di spendere soldi. Sei già a posto così, perché dovresti? Puoi andare in giro con un’utilitaria scassata, ma cosa te ne frega?

Ora, il problema è riuscire ad essere felice.

Come essere più felice

Questo è un argomento che ho trattato più volte sul blog, e ti consiglio di andare a vedere l’archivio per consigli più specifici. Ma per riassumere, sei felice solo quando la tua vita ha un significato. Quando trovi la tua vocazione, e capisci “cosa vuoi fare da grande”. Perché molte persone passano tutta la vita senza mai capire cosa in realtà vogliano fare, ossia non hanno un obiettivo personale.

L’unico modo per trovarla, questa tua ragione di vita, è continuando a provare. Non esistono tecniche o strategie: prova a fare qualsiasi cosa ti capiti sotto mano, e prima o poi troverai la tua vocazione.

Una volta che l’hai raggiunta e sarai più felice, i soldi acquisiranno meno importanza.

Ecco, questo è un ottimo modo per capire a che punto sei nel tuo percorso di crescita personale: meno consideri importante il denaro, e più sei avanti.

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18 Ottobre 2017

Come parlare di crescita personale (a chi odia la crescita personale)

Stefano Crescita personale 1 Comment

Nota per i lettori di vecchia data: molti indirizzi sono stati cancellati dalla newsletter. Se non hai ricevuto la newsletter per questo articolo, ti puoi re-iscrivere da questa pagina.

Fuori dal blog e da chi me lo chiede espressamente, a me non piace parlare di crescita personale alla gente.

Questo perché come categoria, è stata sputtanata all’inverosimile. E per molti è “la solita truffa”.

Come biasimarli? In molti casi è così. Quando certi “formatori” iniziano a parlare di astrologia, fisica quantistica, tarocchi, spiriti universali e robe simili (per poi venderti il loro ultimo programma a 1000€), io sono il primo ad approcciare il settore con scetticismo.

Per questo non parlo mai di crescita personale, o di “tecniche”, o roba simile. O meglio, non nel modo tradizionale…

Cosa non mi piace della crescita personale

Chi mi segue da anni avrà notato un netto cambiamento dai primi articoli del 2010 ad oggi.

Sono passato da uno stile più “vecchio stampo”, dove parlavo di tecniche e strategie, a un modo più discorsivo e non convenzionale.

Questo riflette come è cambiato il mio modo di vedere la crescita personale. Più ho iniziato a praticarla, più ho scoperto che le tecniche non fanno per me. Così come non fanno per la maggior parte delle persone al di fuori della nostra nicchia.

Il problema: le “semplici tecniche”

Io di “semplici tecniche per fare X e Y” ne ho lette a centinaia in questi anni. All’inizio le seguivo religiosamente, poi con il tempo me ne sono allontanato. Alcune ancora le uso (tipo la memorizzazione veloce), molte altre no.

Magari tu sei diverso. Magari ti piace la tecnica del pomodoro, o le varie tecniche per scoprire chi ti mente, eccetera eccetera. Se funziona bene per te, ottimo. Nulla di sbagliato, hanno una loro funzione.

Ma la maggior parte delle persone sentono parlare di queste tecniche e pensano “seee, mica siamo nel paese dei balocchi!” Perché da come vengono vendute, le “semplici tecniche” sembrano promettere il mondo. A quel punto, la persona media alza le difese. E non la posso biasimare: anche io faccio lo stesso.

I motivatori sono pesci fuor d’acqua

I motivatori che propongono la crescita personale vecchio stile, non attaccano sulla popolazione generale. Mancano dei valori condivisi. Te lo spiego con un esempio.

Il mio hobby sono i cani da slitta. Se incontro un altro musher posso iniziare a parlare di tug line, swing dog, se è meglio un X back o un H back, una toboggan o una basket, e altre finezze. Ma una persona che non ha mai provato lo sport, giustamente non ha idea di cosa stia dicendo. Non parliamo la stessa lingua.

Questo perché mancano dei presupposti comuni, e spesso ci dimentichiamo di quanto sia precaria questa base che diamo per scontata. Se io parlo di tecniche per essere più efficaci su questo blog, sto dando per scontate che chi legge sappia:

  • Che la crescita personale non è fuffa.
  • Cosa sono le tecniche.
  • Che le tecniche possono funzionare realmente.
  • Che voglia migliorare sé stesso.
  • Di avere la motivazione di applicare le tecniche che spiego.

Il fatto è che non sono cose scontate. Su questo blog sì, così come ai corsi dei formatori. Ma al di fuori di questa bolla, è difficile trovare persone che condividano tutti e quattro questi valori con noi. Ed è per questo che quando sentono parlare di “tecniche per vivere meglio”, gli scappa un sorriso se va bene.

Ma perché dovrei spiegartelo io, quando esiste questo video?

https://www.youtube.com/watch?v=X03Li52vK1o

Ecco, così è come vengono visti i motivatori fuori dalla cerchia della crescita personale. I commenti della Gialappa’s lo rendono chiaro.

Nulla contro Livio Sgarbi, ma era chiaro che stava insegnando la crescita personale con il metodo classico.

Esercizi motivanti, termini inglesi, tecniche di visualizzazione, e cose così.

Roba che sarebbe andata benissimo per un gruppo che già condivideva le idee base della crescita personale, ma di certo non nella situazione in cui è stato messo.

E se io parlassi di tecniche di crescita personale fuori da questo blog, già so che verrei visto allo stesso modo del buon Livio. E sì, anche tu.

Quindi, vuoi parlare a qualcuno di crescita personale? Vuoi dare una mano al prossimo, e aiutarlo a superare un momento di difficoltà? Io uso un sistema un po’ diverso.

Come parlare alla gente di crescita personale

Iniziamo da Livio Sgarbi, cosa avrebbe potuto fare per rendere la sua presenza più efficace?

Primo liberarsi da tutte quelle frasi fatte, paroloni suggestivi e aura da formatore “you can do it”.

Tutte cose che possono funzionare in un’aula piena di persone che condividono i tuoi stessi valori base, e che utilizzano il tuo stesso linguaggio, ma nel video qui sopra la differenza di linguaggio è imbarazzante.

Un buon formatore dovrebbe, prima di tutto, imparare a usare lo stesso linguaggio del proprio interlocutore. Questo gruppo di persone non ha idea di cosa sia la visualizzazione mentale o un power-pole? Allora via dal programma.

Secondo, parlare dei benefici terra terra.

Io posso iniziare a parlare a treno della visualizzazione mentale, ma se chi mi ascolta non crede che la visualizzazione mentale possa aiutarlo, non mi ascolterà. Questo è un altro valore condiviso da chi fa crescita personale, ma non da tutti gli altri. Alle persone non interessano le tecniche, ma i benefici che le tecniche possono dar loro. E non tutti sono convinti che le tecniche possano dare dei benefici, quindi bisogna partire da lì.

Una strategia più efficace

Quindi, ecco come dovresti parlare di crescita personale a chi odia la crescita personale (e come lo faccio io).

Primo, lascia stare tutti i termini di nicchia, o motivanti, o frasi fatte: motivatori, crescita personale, tecniche, strategie, tutte parole bandite. Insomma, parla come mangi. Secondo, sintonizzati con il linguaggio delle altre persone.

Una volta che la forma è a posto, passiamo alla sostanza.

Al nocciolo, la crescita personale non sono altro che consigli per vivere meglio. Quindi è questo che dovresti fare: dare consigli per vivere meglio, non spiegare tecniche di crescita personale. Le persone sono più recettive ai consigli, soprattutto se accompagnate da una storia di come hanno aiutato anche te.

I formatori sul palco parlano letteralmente dall’alto verso il basso: fate come me perché io sono il più figo. Di fronte a un atteggiamento del genere, i più scuotono la testa e si mettono sulla difensiva.

Quando le persone cercano di ridurre lo sviluppo personale a una serie di tecniche da tramandare in un libro, e lo vedono come un esercizio fine a sé stesso piuttosto che come uno strumento per vivere meglio, ecco che si perde il vero succo di questa disciplina.

A ben vedere, qualsiasi consiglio che puoi dare alle persone può essere vista come una tecnica di crescita personale.

Quindi, non parlare di tecniche e di strategie. La crescita personale non è una scienza fatta di tattiche da applicare pari pari come lette su un libro, ma una serie di consigli per essere più felici.

Dimenticati di quello che hai letto sui libri, di tutto il linguaggio tecnico. Non serve aver letto un muro di manuali per dare dei consigli assennati che possano aiutare la gente.

L’approccio di molti è “io ho letto questi libri, quindi sono un esperto e dovresti ascoltarmi”. E quando inizi a parlare di tutte le tecniche che conosci, è così che suoni: presuntuoso. Invece, il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di aiutare le persone nella loro particolare situazione, e se conosci delle tecniche, puoi mettercele dentro (senza menzionarle).

Stessa cosa quando parli del fatto che tu segui la crescita personale. Invece di dire “applico questa tecnica perché l’ho letta nel libro X del grande formatore Y”, mettila su termini più semplici “io faccio questa cosa qui e funziona benissimo, me l’ha consigliato il personaggio X o il libro Y”.

In questo modo, ho visto che le persone sono molto più aperte a discutere della crescita personale. Anche solo perché non sanno di star parlando di crescita personale.

13 Ottobre 2016

Come gestire le tue email (senza farti sommergere)

Stefano Nessuna categoria 6 Comments

Questo è un guest post del buon Alberto Cabas Vidani, un blogger che seguo da qualche tempo. Mi ha chiesto di scrivere un articolo per Mindcheats, e io gli ho detto: certo, ma deve essere eccezionale. E lui ha superato le mie attese quando se n’è venuto fuori con questo maxi-post su come gestire la propria casella email, un compito che spesso risucchia tempo dalla nostra vita. Almeno, a me l’ha fatto per anni. Quindi se è un problema anche per te, buona lettura! 🙂

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Secondo un articolo apparso su Inc. Magazine, passiamo in media 6 ore al giorno a gestire l’email. E molte altre fonti confermano dati simili. Ti sembra poco tempo?

Considera che in un giorno ci sono 24 ore. 6,3 ore corrispondono al 26% di ogni giorno. Vuol dire che il 26% della tua vita è sprecato sull’ dedicato all’email. A me sembra tantino.

Ovviamente, non puoi eliminare completamente questo mezzo di comunicazione. Però puoi ridurre drasticamente il tempo che ti richiede e lo stress che ti provoca. Ed in questo modo, puoi renderlo anche molto più efficace e farlo diventare un alleato invece che un minaccioso nemico.

Nel mio lavoro su Italian Indie e su FotoComeFare, ho creato sistemi e procedure che mi permettono di fare le cose nel modo più efficiente ed efficace possibile. In questo articolo voglio condividere con te il sistema che uso per dedicare pochi minuti al giorno all’email e raggiungere sempre “inbox zero”.

Buona lettura!

1 Usa Gmail

Se usi l’email devi usare Gmail. Punto.

I suoi vantaggi sono molti e inequivocabili:

  • è stremamente facile e veloce da usare,
  • puoi usarlo completamente da web, su qualsiasi smartphone ed è compatibile con tutte le applicazioni di gestione email (se proprio devi usare un programma specifico per l’email),
  • esistono migliaia di estensioni per arricchirne le funzionalità,
  • è totalmente gratuito,
  • è nettamente migliore dei concorrenti,
  • avere un indirizzo email su Gmail è ritenuto sufficientemente professionale (anche se non hai un dominio a tuo nome).

Anzi, mi spingerei oltre. Ti consiglio di avere più indirizzi Gmail. Ne puoi usare uno per le comunicazioni prettamente personali, uno per il lavoro, uno per la libera professione, eccetera.

2 Riduci le newsletter

Se leggi MindCheats, probabilmente sei sempre alla ricerca di qualcosa che ti possa migliorare, che possa insegnarti qualcosa di nuovo. Perciò, probabilmente sei iscritto a molte più newsletter di quante te ne servono.

Ho la soluzione, in tre semplici passi:

  1. cancellati da tutte le newsletter,
  2. apri mindcheats.net e iscriviti alla newsletter,
  3. apri italianindie.com e iscriviti alla newsletter.

Ok, ok, sto scherzando. Passiamo alle cose serie (sì, però iscriviti alle newsletter di MindCheats e Italian Indie).

Probabilmente non riesci proprio a tenere il passo con tutte le email che affollano la tua casella. Periodicamente, è il caso di rimuovere la tua iscrizione dalle newsletter che non ti danno più valore. E anche se tutte le newsletter a cui sei iscritto sono assolutamente imprescindibili, c’è un modo per continuare a leggerle e ridurre al contempo il numero di email che ricevi.

La soluzione si chiama Unroll.me. Questo simpatico sito ti invia ogni giorno un “rollup”, un’email che raccoglie tutte le newsletter e altre email che hai deciso di includerci.

Inoltre, attraverso un’interfaccia molto semplice, ti permette di cancellare le iscrizioni con un solo clic. Se hai un dispositivo iOS, è ancora più facile perchè puoi fare tutto attraverso l’app.

Per ripulire la tua casella di posta dalle newsletter e qualsiasi altra comunicazione invadente, fai così:

  1. iscriviti ad Unroll.me,
  2. fai login,
  3. clicca su “Edit subscriptions”,
  4. per ciascuna sottoscrizione, decidi con un solo clic se: tenere l’email nell’inbox, aggiungerla al rollup, rimuovere l’iscrizione,
  5. configura l’aspetto del rollup nelle tue impostazioni

Le tue email non verranno cancellate. Le troverai ordinatamente raccolte in un’apposita etichetta in Gmail. Ma la cosa importante è che non intaseranno più la tua casella email.

Quello che vedrai sarà solo i tuo rollup giornaliero. Scorrendolo potrai rapidamente vedere le anteprime di tutte le email e decidere quali aprire.

3 Notifiche fuori dai …

Oltre alle newsletter, probabilmente ricevi montagne di notifiche. Sono tutte riferite ad eventi importantissimi, vero?

Spesso riceviamo tante notifiche solo perchè non sappiamo come sbarazzarcene. Ecco cosa devi fare:

  1. prenditi il tempo necessario a disabilitare le notifiche via email inutili (qualcuno ha detto Facebook?),
  2. usa unroll.me per raggruppare quelle assolutamente necessarie,
  3. usa le schede di Gmail (in partiolare la scheda Aggiornamenti) per tutte le notifiche che sono veramente importanti.

L’obiettivo fondamentale è evitare di avere notifiche che ti fanno l’occhiolino appena apri Gmail. La distrazione che causano è troppo forte. Anche solo avendole raccolte negli Aggiornamenti, vuol dire che non devi per forza vederle.

4 Usa etichette, schede e filtri

Ricordi che ti avevo detto che Gmail è il migliore? Filtri ed etichette, usati opportunamente, sono due strumenti di Gmail che contribuiscono a renderlo tale.

Le etichette possono essere usate come cartelle. Ma un’email può avere più di un’etichetta, mentre solitamente non può essere messa in più cartelle.

Quindi, ad esempio, un’email riguardante una ricevuta di un acquisto personale può avere contemporaneamente le etichette “personale” e “ricevute”. Non sei costretto a decidere per una sola, come quando trascini un file in una cartella.

Le schede sono invece quelle etichette automatiche che Gmail mostra in alto: Aggiornamenti, Promozioni e così via. Molti ne parlano male, io invece mi ci sono trovato bene.

Se Gmail sbaglia a categorizzare un’email, ad esempio mettendo una promozione in “Aggiornamenti”, trascinala nella scheda giusta. Gmail imparerà e la prossima volta non dovrebbe sbagliare più.

I filtri sono i partner ideali delle etichette. Sostanzialmente, i filtri permettono di impostare specifiche azioni automatiche in base alle email. Puoi ad esempio:

  • cancellare email,
  • archiviare email,
  • applicare etichette ad email,
  • inoltrare email,
  • segnare un’email come importante,
  • ecc.

Usando gli operatori di ricerca, puoi creare delle regole sofisticatissime e ottenere l’organizzazione perfetta per le tue email.

Per usare questi strumenti a tuo vantaggio:

  • crea una struttura di etichette e sottoetichette che suddivida le email in base alle tue esigenze,
  • crea tutti i filtri che ti servono per spostare le email nelle varie etichette,
  • tieni regolarmente aggiornato il funzionamento delle schede correggendo gli errori di Gmail.

Il più possibile, utilizza l’opzione “Ignora posta in arrivo” dei filtri. Ciò ti permette di spostare le email dalla casella principale alle etichette. Lo scopo è avere nella casella principale solamente le comunicazioni più importanti.

Usare le ricerche, le etichette e i filtri giusti può diventare piuttosto “intricato”. Per questo ho pensato di creare un bonus per te. Si tratta di una guida video in cui ti mostro come io uso i filtri per il mio sito FotoComeFare.com.

5 Configura e impara le scorciatoie da tastiera

Io sono un informatico, nel cuore e per formazione. Per me le scorciatoie da tastiera sono quasi più naturali che usare un touch screen.

Se ancora non lo sai (non lo sai!?!?), una scorciatoia da tastiera è una combinazione di tasti da premere per fare qualcosa che normalmente faresti con il mouse. Le più tipiche sono Ctrl+C per copiare il testo e Ctrl+V per incollarlo. Funzionano in qualsiasi programma in cui puoi inserire del testo. Questo su Windows, Mac usa delle scorciatoie a sé.

Ogni software ha le sue scorciatoie da tastiera. In generale, queste rendono moooolto più veloce l’utilizzo del software.

Anche Gmail (siccome è il migliore) ha un bel po’ di scorciatoie, tutte configurabili. Per abilitarle e configurarle fai così:

  1. in Gmail, clicca sull’ingranaggio a destra,
  2. clicca su Impostazioni,
  3. clicca sulla scheda Labs,
  4. clicca Attiva in corrispondenza della voce “Scorciatoie da tastiera personalizzate”,
  5. clicca su “Salva modifiche” in fondo alla pagina,
  6. ricarica la pagina del browser,
  7. a questo punto dovresti vedere la scheda “Scorciatoie da tastiera”,
  8. clicca e vedrai una lunga lista di scorciatoie,
  9. configura le scorciatoie come le preferisci.

Per me le più utili sono le scorciatoie per cancellare e archiviare le email. Inoltre, uso molto le frecce per navigare nella lista di email.

Ma forse, all’inizio la più utile sarà semplicemente il punto di domanda. Da qualsiasi schermata ti servirà a mostrare la lista completa delle scorciatoie disponibili.

6 Disabilita le notifiche

Stefano te l’ha già detto qui. Se c’è un modo sicuro per ridurre la propria efficacia è essere schiavi delle notifiche.

Nel 99% dei casi, non hai bisogno di vedere una nuova email nel momento stesso in cui arriva. Se è così, allora forse il mezzo migliore per quella comunicazione era il telefono, o whatsapp e simili.

Perciò, disabilita tutte le notifiche da Gmail, sul desktop e su mobile. Tutt’al più, puoi raccogliere le comunicazioni importanti in un’etichetta apposita (attraverso i filtri) e attivare le notifiche solo per quell’etichetta.

Su mobile è una funzione accessibile attraverso le impostazioni dell’app. Su web puoi farlo attraverso le estensioni del browser (ad esempio con questa).

7 Decidi quando controllare l’email (e quanto tempo dedicarci)

Le email vanno processate in blocco. Cosa vuol dire?

Vuol dire che non esiste che tieni sempre aperto Gmail in una scheda del browser. O che lo apri appena ti punge l’insetto della procrastinazione.

Fai prima il lavoro che devi fare e, in momenti prefissati, apri la tua casella email. A questo punto, dedica le tue energie e la tua concentrazione a gestire l’email nel migliore dei modi. Poi chiudila e non pensarci più fino al prossimo controllo programmato.

Io, ad esempio, guardo l’email una volta al giorno, di solito al termine della mattina o all’inizio del pomeriggio. Se leggi l’email presto nella giornata, probabilmente ti ritroverai a fare qualcosa che non avevi programmato.

Così le cose importanti, che invece avevi programmato, finiscono nel c…o. Oppure, anche se non ti trovi a fare qualcosa di diverso, ti troverai a pensare qualcosa che riduce la tua concentrazione sul lavoro importante.

Probabilmente alcuni tuoi interlocutori non saranno contenti di questa novità. Spiega loro che lo fai per poter produrre lavoro migliore. Se proprio hanno bisogno di comunicare con urgenza, dai loro il tuo numero di telefono o un altro canale apposito (Skype, Whatsapp, ecc.).

8 È il momento di giocare

Nei passi precedenti hai preparato il campo. Effettivamente si tratta di un po’ di lavoro. Ma sarà impegnativo solo la prima volta. Poi dovrai solo fare un po’ di manutenzione regolare: aggiungere nuovi filtri ed etichette, aggiungere email al rollup, ecc.

A questo punto, sei pronto per processare l’email nella maniera più efficiente possibile. Segui questi passi:

  1. apri Gmail (ma dai?),
  2. usando le frecce e il pulante Invio, guarda un’email alla volta,
  3. “tocca” ogni email una singola volta, facendo una sola di queste azioni:
    • rispondi (se ti richiede meno di 2 min),
    • archivia o cestina,
    • inoltra a followup.cc se vuoi ritornarci tra alcuni giorni,
    • metti nel todo (molte applicazioni per todo list supportano l’inoltro dell’email) e poi archivia,
    • delega,
  4. ripeti lo stesso processo per le etichette e le schede.

Un paio di altre raccomandazioni:

  • se sei al lavoro, non aprire schede ed etichette personali e viceversa (meglio se di base hai account totalmente distinti),
  • se apri un’email con un rimando ad un articolo da leggere, salvalo su Instapaper o nel todo, non leggerlo subito,
  • se non hai disabilitato le email dai social media (anche se non so perchè non dovresti farlo), non aprirle a meno che tu non abbia coscientemente deciso che hai tempo da dedicarci.

9 Come scrivere le email più efficaci possibili

Ecco una storia vera:

Email 1 (Io): Ecco i risultati delle mie analisi.

Email 2 (Medico): Ha i valori troppo bassi. Bisogna che facciamo il punto a voce.

Email 3 (Io): Ok, mi dica quando.

Email 4 (Medico): Sentiamoci sabato alle 17 via Skype.

Email 5 (Io): Ok.

Email 6 (Medico): Ho avuto un contrattempo, dobbiamo rimandare.

Email 7 (Io): Ok, mi dica quando.

Email 8 (Medico): Per le 16 oggi ce la fa?

Te lo garantisco, avremmo potuto risparmiare 3 o 4 email in questa sequenza.

Ogni volta che scrivi un’email, devi presentare al tuo interlocutore una chiara azione da fare e tutte le informazioni necessarie a compierla. Inoltre, spesso la cosa migliore è offrire una serie di opzioni, per anticipare le varie situazioni in cui l’interlocutore si può trovare.

Ad esempio, l’Email 2 qui sopra contiene un errore grossolano. Il medico scrive “Dobbiamo fare il punto a voce”. Ma perchè non mi dice quando? (Ti confesso che mi ha fatto imbestialire)

Inoltre, non avrebbe solo dovuto dirmi quando. Avrebbe dovuto darmi diverse opzioni. Ad esempio diverse giornate e diversi orari.

Infatti, l’Email 4 mi dava un orario, ma se non avessi potuto essere su Skype a quell’ora in quel giorno avrei dovuto proporre io alcuni orari. Chissà quante volte avremmo rimbalzato avanti e indietro.

Questa è la raccomandazione fondamentale per scrivere email efficaci. Inoltre, abituati a non usare l’email come se fosse una chat o il telefono. Se hai bisogno di risposte immediate, non usare l’email.

E insegna anche agli altri che l’email è uno strumento asincrono. Non puoi dare per scontato una risposta veloce, a meno che non ci sia un accordo preliminare a riguardo.

Infine, se ti trovi a scrivere spesso email simili, usa le risposte predefinite. Gmail include una funzione apposita: le Risposte Predefinite. Puoi creare dei modelli dei email da richiamare con un clic.

Oppure, puoi usare Google Drive, Evernote o strumenti simili per salvare i testi predefiniti. Esistono anche diverse estensioni per il browser che ti aiutano in questo senso.

[Modalità PRO attivata]

I consigli sopra valgono per qualsiasi tipo di email. Pensando solo alla programmazione di appuntamenti, in realtà non ti serve nemmeno mandare le email. Esistono dei software che ti risparmiano il lavoro e garantiscono il risultato.

Su ItalianIndie usiamo YouCanBook.me. Funziona così:

  1. su YouCanBook.me crei un calendario con la tua disponibilità,
  2. integri il calendario con il tuo Google Calendar,
  3. quando devi programmare un appuntamento, dai alla persona interessata un link al tuo calendaio di YouCanBook.me,
  4. la persona vede come orari disponibili quelli che hai specificato tu, esclusi gli appuntamenti già fissati su Google Calendar (qui sotto il calendario che ho usato per prenotare le preinterviste in occasione dell’evento live Imprenditore Digitale su Italian Indie),
  5. tra questi orari scegliere quello che preferisce,
  6. l’appuntamento viene segnato sul tuo Google Calendar.

Numero di email scambiate: 1.

In più, YouCanBook manda una conferma ad entrambi e dà la possibilità di annullare autonomamente l’appuntamento. La versione a pagamento aggiunge anche reminder e molte altre funzioni utili per un uso avanzato.

[Modalità PRO disattivata]

10 Livello ninja: delega l’email

Il metodo che ti ho appena descritto va ripetuto ed oliato per renderlo il più efficiente possibile. Col tempo, migliorerai le etichette e i filtri. Poi, diventerai più veloce ed efficace nello scrivere le email. Infine, creerai un database di risposte predefinite per ogni occasione.

A questo punto, sarà molto facile spiegare la procedura che tu usi ad un’altra persona. Trovare un assistente virtuale che faccia questo tipo di lavoro è facilissimo. Per fortuna anche in Italia.

Dovrai solo dire all’assistente su quali email lavorare in maniera autonoma usando la procedura che stai usando tu e quali invece assegnare a te. Ti ritroverai così ogni giorno con una manciata di email da leggere. Le altre saranno state tutte gestite dall’assistente!

Conclusione

Questo metodo funziona. Perderai un po’ di tempo per l’impostazione iniziale. Però, appena tutto sarà pronto, riuscirai a gestire tutte le tue email veloce come il fulmine. E sarai anche più efficace a trattare ogni email (ovvero a fare la cosa giusta e a farla bene).

Ricordati, una volta iniziato ad usare questo sistema, di personalizzarlo. Scegli le scorciatoie da tastiera più comode. Imposta la struttura di etichette che più si adatta a te. Automatizza il più possibile con i filtri.

Inoltre, ricordati di fare manutenzione. Non lasciare che qualche nuova newsletter a cui ti sei iscritto sporchi la casella principale. Periodicamente (ad esempio una volta al mese) rivedi le tue iscrizioni, raffina il tuo rollup e elimina le iscrizioni non più utili.

Con pochi minuti di manutenzione ogni tanto, ti garantirai ogni giorno una casella email senza messaggi pendenti!

E non dimenticare: ho preparato per te la guida all’automazione di Gmail con filtri ed etichette. Clicca qui per scaricarla.

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