Come diventare esperto in qualsiasi cosa: la pratica deliberata
Che partito hai votato alle ultime elezioni? E che partito ha votato tua mamma? Statistiche alla mano, la risposta sarà la stessa. Sbaglio? 😉
Se non mi credi, fai un sondaggio fra i tuoi amici. Tieni questa frase nella tua mente, alla fine di questo articolo ti spiegherò come il partito politico dei tuoi genitori influenza tutto quello che farai nella vita.
Ma prima voglio spiegarti come puoi diventare un esperto in qualsiasi cosa: violino, barca a vela, tennis, matematica. Non ti conosco, ma ti dico che con il giusto metodo puoi farlo. E in questo articolo ti spiegherò il come e il perché.
Il talento non esiste
Se guardi le olimpiadi, ti viene facile pensare che in Kenya e Ghana gli uomini sono geneticamente predisposti a correre più velocemente. Se guardi i campionati mondiali di nuoto, potresti pensare che i bianchi nuotano meglio dei neri. Potresti anche pensare che per qualche ragione brasiliani e italiani sono più portati degli americani a giocare a calcio. Vuoi sapere la verità?
- I Kenyani fin da bambini corrono tanti di quei chilometri che fanno impallidire un maratoneta professionista.
- In Africa c’è meno acqua a disposizione e manca la cultura del nuoto.
- Negli Stati Uniti nessuno gioca a calcio, in Italia e Brasile i bambini socializzano con un pallone fra i piedi.
L’idea che la genetica influenzi il talento di una persona deriva da Galton, che all’inizio del 1900 ha fatto una serie di osservazioni ed è arrivato alla conclusione che i tratti fisici necessari per eccellere in qualsiasi disciplina vengano dalla genetica. Non solo nello sport, ma in campi come la matematica (familiarità con i numeri) o il pianoforte (coordinazione e velocità delle dita).
Purtroppo dopo oltre un secolo di test scientifici che smentiscono questa tesi, ancora le persone credono nel talento e lo usano come scusa per i propri fallimenti: “non è colpa mia, è che non sono portato.” Se Galton avesse ragione, le caratteristiche fisiche e mentali di una persona dovrebbero rimanere invariate per tutta la vita.
Per quanto ci siano delle caratteristiche che si basano prevalentemente sulla genetica, come l’altezza, questo non significa che il corpo non sa adattarsi all’ambiente. Anzi, la maggior parte dei tuoi tratti fisici deriva dalle esperienze passate.
Un’altra scusa che sento spesso è quella dell’intelligenza: “lui ha raggiunto quei risultati perché è un genio.” Ma è stato dimostrato che il QI non gioca nessun ruolo nel successo anche in campi come la musica o gli scacchi (fonte). Allo stesso modo, i test attitudinali sono inutili per valutare il successo futuro di una persona (fonte).
Ma allora cos’è che fa la differenza fra chi ha successo e chi rimane nell’ombra?
Non è l’intelligenza e non è l’attitudine, quindi il talento è scartato. Quando nasci non sei predestinato a eccellere solo in alcuni campi. La risposta è: esperienza.
Più accumuli esperienza in quello che fai, più diventerai bravo e di successo. Non importa il tuo livello iniziale, non importa quello che credi siano le tue attitudini, non importano le scuse. L’unica cosa che conta è quanto tempo dedichi alla pratica.
Attenzione però: non ogni tipo di pratica ti darà dei miglioramenti. Se non metti a frutto quelle ore di sforzi nel modo migliore, non migliorerai mai. Per migliorare non devi solo impegnarti, ma devi fare pratica nel modo giusto: se non applichi un metodo scientifico e lasci questo aspetto al caso, potrebbe andarti male.
Questa viene usata spesso come finta prova da chi crede nel talento: due persone si allenano per lo stesso numero di ore, ma solo una ottiene risultati positivi. È una prova del talento.
Sbagliato: la persona che ha ottenuto risultati migliori ha usato un metodo superiore che gli ha permesso di migliorare più velocemente. Non conta solo la quantità del lavoro, ma anche e soprattutto la qualità.
E se ti dicessi che ti basta applicare un semplice metodo per diventare magicamente “portato” in tutto quello che vuoi?
Un’altra prova dell’insensatezza del talento viene dall’analisi della trasferibilità delle competenze: se io sono bravo a memorizzare dei numeri sarò anche bravo a studiare latino perché sono intelligente, dice la teoria del talento. Ma un esperimento (link) ha dimostrato che gli esperti che ottengono risultati fantastici all’interno del loro campo, non riescono a trasferire questa abilità quando si esce dalla loro zona di esperienza. In altre parole: un astrofisico è bravo quanto te a imparare il cinese antico.
Non stai imparando al tuo ritmo ideale
Come ti ho detto non conta solo la quantità della pratica, ma soprattutto la qualità. Con un metodo efficace, puoi aumentare a dismisura i tuoi risultati. Ti faccio due esempi:
- Il record del mondo nella maratona per le olimpiadi del 1896 è di un solo minuto più veloce del tempo massimo richiesto per partecipare a una maratona di medio livello al giorno d’oggi.
- Quando Tchaikovsky ha chiesto a due dei migliori violinisti della sua epoca di suonare il suo nuovo brano, rifiutarono perché lo consideravano impossibile. Oggi quella stessa melodia fa parte del repertorio di qualsiasi violinista di buon livello.
Forse la genetica è cambiata negli ultimi anni? Gli esseri umani sono in media geneticamente predisposti a correre più velocemente e a suonare meglio il violino? Non credo.
Forse un secolo e mezzo fa battevano la fiacca? Gli esperti facevano finta di lavorare ma in realtà passavano il tempo ad ascoltare il grammofono e guardare il teatro? Non credo.
In alcuni casi il miglioramento è dovuto alla tecnologia, come nelle Formula 1. Ma in ambienti a basso contenuto tecnologico come il violino o la corsa, l’unica differenza è nella qualità della pratica. Gli studi del metabolismo hanno aiutato i preparatori a sviluppare allenamenti per la maratona più efficaci, lo sviluppo dell’insegnamento del violino ha portato a miglioramenti più rapidi e semplici.
Con il giusto allenamento, puoi diventare più bravo del campione del mondo di 200 anni fa in qualsiasi campo.
Un qualsiasi laureato in fisica conosce la gravità meglio di Newton, io e te conosciamo la geografia meglio di Colombo e Marco Polo. Il potenziale che hai nascosto in te è immenso, ma rimane nascosto perché nessuno ti ha mai insegnato a fare pratica come si deve.
Così ti affidi al caso, parli di talento quando il talento non esiste, parli di predisposizione quando la predisposizione non esiste. Quando impari la chiave per riuscire a fare tutto quello che vuoi, potrai essere considerato un talento naturale in qualsiasi cosa deciderai di fare.
L’unica, vera costante del successo in ogni campo
Prendi i calciatori della tua squadra preferita in serie A e metti le loro date di nascita sul calendario: noterai che la maggior parte sono nei primi mesi dell’anno.
Uno studio sulla Premier League inglese mostra che la metà dei giocatori sono nati fra gennaio e marzo, ma solo il 4% sono nati fra ottobre e dicembre. Da dove viene una differenza così marcata? Non può essere il caso, i numeri sono stati confermati anche in Germania.
La maggior parte degli atleti professionisti iniziano a giocare quando sono ancora bambini. Visto che gli sport per bambini sono organizzati per età, le leghe giovanili devono imporre un limite in base all’anno di nascita. In Europa, questa divisione viene fatta il 31 dicembre di ogni anno.
Immagina di essere l’allenatore di una squadra di calcio di bambini di sette anni e stai valutando due giocatori. Il primo è nato l’1 gennaio (chiamiamolo Gennaro), mentre il secondo è nato il 31 dicembre (chiamiamolo Diomede). Anche se i due hanno entrambi lo stesso anno di nascita, Gennaro è un anno più vecchio di Diomede.
Con bambini così piccoli, un anno di età può fare la differenza. Gennaro è probabilmente più grosso, pesante, alto, veloce e maturo di Diomede. Anche se l’allenatore si rende conto che la differenza è data dall’età, non ha molta scelta quando deve decidere chi mandare in campo per il torneo. Né interessa ai giocatori che vedono la differenza. Gennaro sarà più bravo di Diomede, anche se quest’ultimo sarebbe potuto diventare il miglior giocatore della squadra se fosse nato un giorno dopo (e sarebbe quindi nella categoria più giovane).
E così il ciclo inizia. Anno dopo anno i ragazzi come Gennaro ottengono risultati, vengono incoraggiati, gli viene detto che hanno talento, mentre i poveri Diomede vengono dimenticati. L’effetto è così potente che dura fino alla serie A, come dimostrano le ricerche.
Nel decretare il successo, le tue credenze sono molto più potenti della genetica.
La pratica deliberata
Ora che ti ho dimostrato perché il talento non esiste e che le tue attitudini genetiche non hanno niente a che fare con i risultati che puoi raggiungere, veniamo alla domanda importante: se non è il talento, qual è il singolo elemento più importante per diventare eccezionale in qualcosa?
La risposta è: pratica deliberata.
La pratica deliberata è l’attività attraverso la quale accumulo esperienza qualificante in un determinato settore.
Vediamo di capire meglio cosa significa.
Se voglio giocare a tennis, posso decidere fra due metodi:
- Prendo in mano una racchetta e inizio a colpire palline finché non imparo a giocare.
- Vado in una scuola di tennis dove un maestro mi insegna.
Non devo dirtelo io che il secondo metodo è più efficace del primo, perché imparerò più velocemente. Il primo metodo è sola pratica, il secondo è pratica deliberata: non solo faccio esperienza, ma utilizzo anche un sistema ottimizzato per raggiungere il risultato.
La pratica deliberata si differenzia dalla pratica semplice per questi elementi:
- Prima di giocare a tennis un maestro mi dice come muovermi sul campo e come colpire la pallina.
- Ripeto in maniera specifica e sistematica i fondamentali: cinquanta dritti, cinquanta rovesci, cinquanta battute.
- Dopo ogni ripetizione ho un feedback immediato: “la palla è andata in rete perché hai impugnato male la racchetta, prova quest’altra impugnatura” dice il maestro.
In altre parole, la pratica deliberata è più strutturata e scientifica. Con la giusta dose di pratica deliberata, puoi raggiungere qualsiasi obiettivo. Anzi, te lo metto giù in termini matematici:
Risultati = Quantità della pratica X Qualità della pratica
In altre parole: devi fare tanta pratica e devi farla bene, quelli sono gli unici due limiti al tuo successo. Niente genetica.
Il mito del talento viene dal fatto che diverse persone hanno preferenze diverse: se mi piace giocare a tennis praticherò tre ore a settimana e diventerò bravo perché ho fatto tanta pratica deliberata. Sarò quindi considerato un talento naturale da chi non ha mai giocato a tennis perché preferisce il calcio.
Secondo uno studio (link), la caratteristica più importante per ottenere i risultati sperati è la motivazione a impegnarsi al massimo in un’attività. Anche qui, niente genetica.
Attenzione però: la semplice ripetizione non è pratica deliberata e non ti aiuterà a migliorare. Nella ripetizione manca lo strumento più importante: il feedback. Se non hai un modo per valutare immediatamente il risultato dei tuoi sforzi e correggere il tiro di conseguenza, se non puoi paragonarli a niente e non puoi accorgerti degli errori che commetti, non migliorerai mai.
Ti sei mai impegnato in qualcosa con tutta la motivazione del mondo, ma senza ottenere risultati? Hai buttato tutto alle ortiche perché hai pensato di non avere “talento”. Scommetto che la ragione è stata la mancanza di un feedback. Pensi di stare facendo la cosa giusta, ma in realtà non fai altro che ripetere sempre lo stesso errore.
Posso allenarmi a tennis quanto voglio, ma se penso di dover colpire la pallina con un padella invece che con una racchetta non andrò mai al Wimbledon.
Se passi da una pratica semplice (ripetizione di un’azione) alla pratica deliberata (ripetizione con feedback e miglioramento costante), puoi incrementare i tuoi risultati di dieci, venti, cinquanta volte. Devi unire lo sforzo al metodo: ad esempio, per laurearti devi conoscere delle buone tecniche di studio come questa.
Se stai facendo qualcosa ma senti che i tuoi sforzi non sono coronati da un miglioramento costante, se non riesci a raggiungere quell’obiettivo che ti sei prefissato, cambia il tuo metodo grazie alla pratica deliberata: ottieni un feedback e agisci di conseguenza.
Questo feedback non deve per forza venire da un maestro, ti faccio un esempio: se voglio scrivere più velocemente alla tastiera, proverò diverse tastiere con un testo di 500 parole e misurerò il tempo. Puoi creare il tuo sistema per ricevere feedback senza aiuti esterni: metti alla prova due metodi e con i numeri decidi qual è il migliore.
L’ideale resta essere seguiti da un esperto che dà indicazioni, ma in mancanza dei fondi necessari anche un sistema di valutazione autonomo è decine di volte migliore della semplice pratica.
Lavoro, gioco e pratica deliberata
La pratica deliberata non è né parte del lavoro, né parte del gioco. Vediamo perché.
Lavorare significa fare qualcosa per ottenere in cambio dell’altro, di solito uno stipendio. Il tuo unico pensiero è ottenere il risultato richiesto con il minimo sforzo e, anche quando l’efficienza viene premiata (come in un lavoro a progetto, dove la paga è indipendente dalle ore di lavoro), premia il breve termine. La pratica deliberata è un investimento a lungo termine, perché spendi del tempo adesso per avere un beneficio in futuro.
Il lavoro non premia la pratica deliberata, perché ha una prospettiva a breve termine.
D’altra parte, la pratica deliberata non è puro divertimento. Quando io mi voglio divertire non penso a migliorare: voglio passare il tempo e ricaricare le batterie. Non sto a mettere in piedi un sistema complesso di feedback quando gioco a Fifa con gli amici, perché richiede uno sforzo che non ho voglia di fare.
Da una parte la pratica deliberata nasce da una passione per l’argomento: mi piace giocare a tennis, voglio diventare bravo, quindi inizio a fare pratica deliberata. Dall’altra, richiede l’utilizzo di strumenti che vanno al di là del puro divertimento.
Quanto devi studiare per diventare esperto?
Qui le statistiche ci vengono in aiuto: in ogni campo c’è una formula magica che si ripete sempre, dai musicisti agli ingegneri. Per diventare un esperto, devi fare pratica deliberata 14 ore a settimana per 11 anni. Se segui questa formula, puoi diventare un esperto (o campione) mondiale in qualsiasi cosa. Fisica nucleare, videogiochi competitivi, tennis, economia.
Non importa il tuo livello di partenza, con la giusta dose di pratica deliberata non esiste obiettivo che non puoi raggiungere.
Okay, come la mettiamo con i limiti fisici allora?
Certo, se ho l’asma non diventerò un maratoneta. Se non ci vedo da un occhio non diventerò un pilota di caccia. Queste sono limitazioni evidenti che però vengono prese troppo spesso come scusa per il fallimento. Per capire se la tua limitazione fisica è reale o solo una scusa, fatti questa domanda: posso iniziare a fare pratica deliberata in questo momento?
Se la risposta è sì, allora non hai un limite fisico. Puoi giocare a basket anche se sei alto un metro e mezzo, quindi non è un limite fisico. Se posso fare le addizioni non c’è un limite fisico che mi impedisce di diventare un luminare della matematica.
Ricorda che il tuo corpo si adatta più di quello che potresti pensare.
Il pericolo delle profezie auto-avveranti
L’idea che un essere umano abbia delle caratteristiche genetiche che lo rendano più o meno predisposto a fare qualcosa è radicata nella società e può influenzare la tua vita: se credi in qualcosa, il tuo cervello farà di tutto per trasformarlo in realtà. Se sono convinto che non riuscirò a perdere peso perché “sono fatto così”, non proverò nemmeno a fare quella dieta che mi farebbe perdere 30 kili.
Con i bambini, questa credenza assurda si manifesta nei genitori che spendono risorse e denaro per far fare al figlio quello che pensano sia il suo “talento”, ignorando tutto il resto. In realtà quello che vedono è una preferenza e il risultato di ore di pratica deliberata fatta inconsciamente, non una predisposizione genetica.
Si chiamano profezie auto-avveranti: se credo in qualcosa, succederà. È una dei più grandi limiti dell’essere umano ed è uno dei più bastardi, perché è difficile da riconoscere: è un freno al tuo successo imposto dal tuo inconscio. Se vuoi saperne di più, ti consiglio questo articolo.
Conclusione
Adesso ti rispondo alla domanda a inizio articolo: in che modo il partito politico dei tuoi genitori influenza tutto quello che farai nella vita?
In maniera indiretta, le credenze politiche dei tuoi genitori influenzano la tua: per questo avete idee simili se vivete insieme. È un condizionamento psicologico che agisce sull’inconscio e ti porta a vedere il mondo in un certo modo: è per questo che un berlusconiano non convertirà mai un grillino e vice versa, entrambi pensano di essere nel giusto e pensano di avere le prove per dimostrarlo.
Come con la politica, anche le credenze dei tuoi genitori sulle tue attitudini ti porteranno a credere che sei predestinato a seguire un certo percorso. Farai pratica su quello che credi essere il tuo punto forte e con la pratica deliberata diventerai un esperto.
Mike
31 Luglio 2013 @ 13:45
Ieri nel tuo stato su facebook avevo indovinato l’ingrediente per diventare esperto in qualsiasi cosa, avevo commentato “Pratica deliberata”, ma tu non mi hai risposto e ho cancellato il commento, sono un visionario :D. Scherzi a parte, ottimo articolo, anche se ne avevo già letto uno su questo argomento. (Quello di Andrea, sul blog efficacemente, e se non mi sbaglio, anche tu l’avevi commentato!) Comunque, la pratica deliberata può essere considerato uno dei strumenti migliori per diventare davvero in qualsiasi campo, anche se secondo me gioca un ruolo fondamentale la passione. Infine, io non ho votato il partito che hanno votato i miei genitori, ho ragionato, e ho scelto diversamente dai miei genitori, cosa vuol dire questo? 😛
Buona settimana, Mike.
Stefano
31 Luglio 2013 @ 17:15
Il commento non l’ho visto, non posso averlo cancellato perché ero in vacanza a Parigi senza una connessione internet. Facebook continua a non convincermi! 😛 Ho letto l’articolo di Andrea, scritto molto bene come del resto tutti gli altri, ho cercato di fare qualcosa di diverso e di usare lo “stile di Mindcheats”.
Se hai votato un partito diverso significa che non sei caduto in una delle trappole mentali più potenti. 😉
Mike
31 Luglio 2013 @ 19:51
Forse mi sono espresso male io, il commento l’ho cancellato io, visto che avevo visto che tu non mi avevi risposto 🙂 Sì, comunque lo “stile” si nota, i tuoi articoli sono abbastanza corposi e semplici nello stesso tempo, complimenti ancora!
Stefano
1 Agosto 2013 @ 08:24
Ah ecco, mi sembrava ci fosse qualcosa che non tornava. XD
Domino
31 Luglio 2013 @ 14:10
Secondo me i fattori principali sono:
* sapere cosa si vuole
* iniziare il prima possibile
* pratica deliberata, come dici tu
Indi per cui la quale, io sottoscritta medesima, non avendo nessuna idea chiara, son veramente messa maluccio.
Anche se avessi un’idea chiara sul da farsi, ebbene, sarei una tardona, visto che i migliori iniziano da piccoli. Non so, prendiamo la pagina di Uichipìdia del mio musicista preferito, “si scopre precoce talento al pianoforte, già a 3 anni era in grado di suonarlo autonomamente”.
Concludendo, potrei anche iniziare adesso a far qualcosa, fregandomene altamente del fattore tempo (punto 2), ma quando non si sa cosa fare (punto 1), non si sa appunto cosa praticare (punto 3).
Sigh! Mi vengono in mente tutte le volte che da bambina iniziai diverse attività: pianoforte, equitazione, chitarra… ma i miei indulgenti genitori mi han sempre lasciato mollare. E tutt’ora non so che fare.
PS. io e i miei siamo di frazioni politiche opposte, infatti in casa mia la politica è una specie di tabù.
claudio
31 Luglio 2013 @ 17:52
Anch’io ho lo stesso problema di Domino, nel senso che ho tante passioni, ma non abbastanza produttive da poterci ricavare un buon stipendio, e poi ho un lavoro che può far guadagnare bene, ma è assai difficile e mi sgretola psicologicamente. Quindi che fare?
Stefano
1 Agosto 2013 @ 08:22
Qualsiasi cosa va bene per ricavarci uno stipendio, basta un po’ di creatività. Se hai una passione sei esperto di qualcosa, se sei esperto ci sono persone disposte a pagare per quello che sai. Usa questo come punto di partenza.
Ju
31 Luglio 2013 @ 15:30
Ciao Stefano, ti leggo da tanto ma è il mio primo commento. Questo discorso, come già detto da altri prima di me, era già stato affrontato in passato ma trovo che in questo articolo l’hai approfondito molto meglio. Complimenti e grazie per “la mia lettura del mercoledì pomeriggio”.
Stefano
31 Luglio 2013 @ 17:17
Grazie a te Ju. Hai ragione, l’argomento della pratica deliberata non è nuovo, per questo ho aspettato un po’ prima di farci un articolo. Ed è per questo che ho cercato di fare qualcosa di diverso e più lungo della norma.
Tizio
31 Luglio 2013 @ 16:05
Come la mettiamo con Ronaldo? E’ cresciuto assieme ai bambini brasiliani seguendo i loro stessi metodi eppure non abbiamo 10 Ronaldo, ma solo uno.
Stefano
31 Luglio 2013 @ 17:18
Di Ronaldo ce n’è uno, ma ci sono Rivaldo, Del Piero, Kakà… E molti altri che dovrei conoscere se sapessi qualcosa di calcio. 😛
Tommaso
21 Ottobre 2014 @ 09:23
Che non esista il talento è una grande sciocchezza! Il talento, come lo ha ben definito De André parlando di Mina, è “la conoscenza prima della conoscenza”…nel calcio, come in qualsiasi disciplina, quelli che raggiungono il livello eccelso sono pochissimi perché sono più dotati di altri che pure hanno gli stessi insegnanti, seguono gli stessi insegnamenti e per lo stesso tempo…prova a creare un Maradona o un Mozart o un Michelangelo o un Einstein prendendo una persona a caso e facendogli fare la pratica delle 14 ore a settimane per 11 anni! Se riesci con uno esperimento del genere allora sì, potremo decretare la morte del talento. La vita è troppo complessa per pensare di poterla “catturare” in una formuletta matematica…per poter parlare di certi argomenti bisogna essere più umili e non pensare di sostituirsi a Dio.
Anonimo
28 Maggio 2015 @ 16:40
il tuo cervello pesa uguale a quello di Einstein, se non di più..
comunque prima si parlava di pratica inconscia (se il mezzo con cui penso non sono ne parole ne immagini ma numeri io faro in realta pratica 24 ore su 24)
ut
31 Luglio 2013 @ 17:51
il discorso secondo me è giusto. però bisogna premere ancora più sulle profezie auto-avveranti prima di tutto. ad esempio (rispondendo a DOMINO), la tarda età per cominciare a fare qualcosa, è un concetto ormai radicato nella società, che ti fa credere che se non cominci a 3 anni a suonare il pianoforte, non sarai mai un oscar peterson. chiaramente chi comincia presto può avere più possibilità di successo (statisticamente, se si può dire), ma riprendendo l’articolo qui sopra, è una questione di esperienza e di tempo passato ad esercitare la propria passione; allo stesso tempo, può raggiungere risultati migliori una persona che comincia a studiare (qualitativamente) il piano da 40 anni per 10 anni, rispetto ad un’altra che comincia da 3 anni fino ai 50 (quantitamente).
come dimostra dunque l’esempio del violinista di 200 anni fa, superato da un qualsiasi bambino di 5 anni odierno, tutto ciò che ci frena sono le nostre convinzioni. non conta nulla di tutto ciò…nulla! bisogna sempre mettere in discussione tutto e tutti, le credenze, i metodi, i genitori, l’età, che l’amore a distanza non funzioni, che bisogna per forza andarsene fuori dall’Italia per fare qualcosa…
secondo me (e concludo) bisognerebbe immaginare di essere un alieno che arriva per la prima volta sulla terra, e si chieda il perchè ad esempio il venerdì non si mangi carne, perchè se regalo un coltello ad un amico, significa che tagli o divida il rapporto, o ancora perchè se una donna gravida ha voglia di fragola, le piccole celluline provvedono subito a disegnare una frutto sul braccio del feto (che poi, mi chiedo, come fanno a sapere che forma ha la fragola, visto che li, dall’interno, le hanno viste solo a mo’ di poltiglia?).
ps bravo stefano
Stefano
1 Agosto 2013 @ 08:20
Commento interessante UT, non è facile liberarsi dalle profezie auto-avveranti. Anche io ne sono vittima a volte. 😉
Anonimo
1 Agosto 2013 @ 15:34
Ti ringrazio. Una domanda: è possibile che ad un certo punto una persona diventa cosi esperta da capire da sola gli errori che commette?Oppure esisterá sempre qualche difetto che non riusciamo a vedere con lucidità di noi stessi? Io da musicista penso di essere in grado (da un po di anni studio da solo, al massimo qualche voltammetre studio, e in tutti i miei concerti, mi registro e mi riascolto). PS anche a me continua a non piacermi facebook! Q quando un bell articolo su di esso?
Stefano
2 Agosto 2013 @ 08:49
No, anche agli esperti serve sempre un maestro perché l’auto-giudizio non è una capacità ben sviluppata nella mente umana. 😉
Francesco
1 Agosto 2013 @ 12:00
Ciao, quando dici che per diventare esperto in qualsiasi campo occorrerebbe una pratica deliberata di 14 ore a settimana per 11 anni (qual è la fonte?) secondo me bisognerebbe chiarire una cosa: le ore di pratica andrebbero distribuite equamente nell’arco della settimana e non concentrate tutte per esempio in un solo giorno. È molto meglio dedicare due ore al giorno tutti i giorni che 14 ore un solo giorno e i restanti sei giorni non fare nulla; si tratta anche in questo caso di qualità del tempo. Parlo della mia esperienza nello studio del pianoforte, ma penso che valga anche per altro: più tempo passiamo davanti al nostro strumento più diminuisce la concentrazione e quindi il rendimento, l’utilità di quello che stiamo facendo. Esiste un limite, in parte soggettivo e in parte comune a tutti, oltre il quale la continua pratica diventa inutile e talvolta dannosa.
Mi sono sempre chiesto se a parità di quantità e qualità di tempo è possibile raggiungere gli stessi risultati da persone che iniziano la loro pratica da zero in età differenti. Un persona di 10 anni e un’altra di 30, 40 o 50 anni, dopo x anni di pratica possono arrivare allo stesso risultato? Forse il discorso non può essere generale ma bisognerebbe fare una distinzione per i vari campi, musica, disegno, matematica, falegnameria, sport….
Comunque bel articolo, questo modo di intendere il talento e l’importanza della pratica su tutto può essere un buono stimolo a darsi una mossa!
Stefano
2 Agosto 2013 @ 08:42
Ciao Francesco, la fonte è qui: http://projects.ict.usc.edu/itw/gel/EricssonDeliberatePracticePR93.pdf
Nello stesso documento c’è anche la risposta alla tua domanda: se inizi più tardi a fare qualcosa, diventerai esperto in meno tempo perché sarà più facile fare pratica deliberata e la qualità dell’allenamento aumenterà.
Ah j
1 Agosto 2013 @ 17:00
Ciò che è scritto nell’articolo non è del tutto sbagliato, ma non si può negare l’esistenza del talento e della predisposizione naturale a una certa attività. Chi conosce il calcio sa che in una squadra giovanile di 11 bambini, a parità di allenamento non tutti dimostreranno le stesse capacità, che DIPENDONO dalla genetica, se pensi che un giocatore geneticamente predisposto a essere basso sarà più agile, che uno predisposto a un maggiore sviluppo muscolare dei polpacci avrà un elevazione massima superiore a chi non ha questa dote impressa nel DNA e così via…
Stefano
2 Agosto 2013 @ 08:50
Ciao, nell’articolo ho citato diverse fonti scientifiche che hanno smontato scientificamente l’esistenza del talento, che non è altro che un mito. Hai una fonte che dimostri quello che stai dicendo? Sarei molto interessato a leggere questa ipotesi.
Gae1995
1 Agosto 2013 @ 19:34
Molto bello il tuo articolo, come tutti del resto.
Volevo chiederti come posso usare la pratica deliberata per le materie di studio, nella fattispecie giurisprudenza. Quando si parla di diritto civile o penale, ad esempio, basta semplicemente simulare delle cause e vedere come difendere il proprio assistito, quali possono essere le contro-risposte e poi confrontarsi con altri o con la giurisprudenza (intesa come applicazione concreta delle norme data dai magistrati). Quando si parla di diritto costituzionale però? Cosa posso fare in questo caso? Il diritto costituzionale è quello che regola, in linea di massima, i principi generali e la divisione dei tre poteri e quindi è puramente nozionistico. Come è possibile esercitare questa disciplina?
Stefano
2 Agosto 2013 @ 08:53
Per quello ti consiglio la categoria studio: http://www.mindcheats.net/category/studio
Ti consiglio dei case studi: prendi un caso importante e studia come l’avvocato esperto ha difeso il suo assistito. Poi non ti resta che fare pratica.
Gae1995
2 Agosto 2013 @ 11:58
Grazie mille!
Vedrò cosa riesco a trovare in rete allora, ancora complimenti per il blog!
Michele
2 Agosto 2013 @ 03:09
Ciao, ho letto con interesse l’articolo. Molto molto interessante il discorso della pratica deliberata.
Ma siamo sicuri non esistano veramente altre variabili per arrivare al successo in qualcosa?
Come ti ha già scritto qualcun’altro, perché di Ronaldo ce n’é solo uno? Sono sicuro che tra quelle decine di bambini con cui si allenava assieme da piccolo, egli non era l’unico a possedere buona determinazione e giuste credenze.
Stefano
2 Agosto 2013 @ 08:58
Ronaldo probabilmente si è allenato molte più ore degli altri, oppure si è allenato meglio. Veramente non esiste altro che la pratica deliberata, la responsabilità è tutta su di te.
Gae1995
2 Agosto 2013 @ 12:09
Non potrebbe essere che semplicemente ha allenato delle abilità non solo giocando a calcio? Credo che per esempio un pianista abbia più facilità a imparare a scrivere al pc con 10 dita rispetto ad una persona normale perché il pianista ha già sviluppato una certa coordinazione con le mani.
Questo è anche il motivo per cui penso che si dica che iniziare tardi è sbagliato: più si va avanti con gli anni più si acquisiscono degli automatismi (in altri campi è vero, ma alla fine ci sono delle capacità comuni a più azioni) che, se sono giusti, allora possono accelerare il processo di apprendimento ma, al contrario, se bisogna prima correggerli si può perdere molto tempo.
Per fare un esempio pratico il mio professore di educazione fisica giocava a pallavolo e, a causa di un cambiamento del suo ruolo per via della sua altezza, ha dovuto cambiare il modo di schiacciare. Avendo acquisito un automatismo in precedenza, ha dovuto allenarsi per un anno intero a cambiare questa abitudine, tempo che avrebbe potuto utilizzare in altro modo se fosse stato in grado subito di schiacciare in quel modo.
Allo stesso modo penso che sia possibile, anche non per forza con lo studio ma con un inconsapevole ripetizione di un movimento anche nelle normali attività quotidiane, acquisire tali automatismi che possono velocizzare o rallentare di molto l’apprendimento. Che ne dite?
kosmi
2 Agosto 2013 @ 14:24
Ciao Stefano. Come sempre, leggere i tuoi articoli mi da una carica pazzesca e mi aiutano a ritrovare la motivazione quando inizia mancare..
Comunque io ho una domanda: Come si eliminano le profezie auto-avveranti dannose e s’inseriscono quelle invece produttive ed utili per noi?
Esempio: il mio desiderio più grande è quello di trasferirmi a Parigi per sempre, vivere li è comprarmi “quel” appartamento che ho visto e da un anno che guardo le foto e “sogno”. Ma per quanto io m’impegni a studiare il francese, ed informarmi ogni giorno di quello che succede li etc… Non so se il mio inconscio ci crede e s’impegna a pari con me. A volte mi sembra di fare un immensa fatica, sopratutto perché mal grado mi scervelli dalla mattina la sera, non ho idea come potrei trovare i 800 mila e passa per comprare quel appartamento per esempio.. Oppure quando troverò un lavoro decente, essendo qui in Italia e lavorando per 1000 euro al mese poco più? Per questo a volte perdo la motivazione, ma dopo qualche giorno, al massimo qualche settimana riprendo, eppure sembra che io sia sempre ferma. perché? Sai darmi una risposta a questo fatto? Grazie, e grazie ancora.
Domino
2 Agosto 2013 @ 15:29
Secondo me ci sono due tipi di metodi, va da persona a persona. Facciamo l’esempio di una persona molto molto sovrappeso che vuole diventare normopeso. Le opzioni sono due:
1) Si concentra sul futuro, “voglio perdere 40 kg”, si pesa in continuazione, fa esercizio, ma i cambiamenti sembrano troppo lenti e la fatica è tanta, troppa. Così molto spesso preso dallo sconforto si abbuffa e salta gli allenamenti, il futuro sembra non arrivare mai (si sa, il futuro non esiste, domani sarà “oggi” domani e ieri è stato “oggi” ieri).
2) Si concentra sul presente, il suo scopo è “fare esercizio tutti i giorni”, non si concentra sul dimagrire, non gliene frega, ma paradossalmente senza nemmeno accorgersi dopo un anno ha già fatto progressi e passi da gigante.
Stessa cosa per il resto. Vuoi imparare a suonare il sax? Concentrati sul presente e sui progressi, non sul futuro e sui risultati. (Dipende da persona a persona: a qualcuno funziona meglio uno schema mentale, ad altri l’altro…).
Nel tuo caso non dirti “voglio imparare il francese, mettere da parte 800.000 euro e trasferirmi in Francia”… prova a dirti “voglio parlare e scrivere in francese tutti i giorni (Lang-8.com?), voglio mettere da parte X euro tutti i giorni” e farlo veramente… quando guadagnerai di più potrai mettere più soldi da parte, ecc…
Poi magari puoi anche rivalutare il tuo obbiettivo… è proprio necessario QUEL appartamento oppure è una fissazione? Saresti meno felice a Parigi in un altro appartamento, magari in affitto? Hai valutato TUTTE le offerte di appartamenti? Perchè vuoi proprio quell’appartamento? Ecc…
Spero di averti dato una mano, senti poi anche che ne pensa Stefano
Stefano
3 Agosto 2013 @ 09:57
Grazie per la tua risposta Domino, molto intelligente.
Stefano
3 Agosto 2013 @ 09:56
Ciao Kosmi. Sei nella situazione in cui hai un grande obiettivo, ma ne sei così distante che a pensarci ti abbatti. Niente paura, è normale. Quello che devi fare è procedere a piccoli passi: spezzetta il maxi-sogno in obiettivi a breve termine. È come voler scalare una montagna: invece che fare l’alpinista e arrampicarti col piccole, è più facile prendere le scale. 😉
Ne parlo in questo articolo: http://www.mindcheats.net/2011/01/spezzettare-i-propri-obiettivi-per-renderli-piu-semplici.html
kosmi
2 Agosto 2013 @ 16:15
Grazie DOMINIO! Sei stato davvero gentile a rispondermi, ed in effetti nella tua risposta ho ritrovato un po’ quell’idea di partenza che ho avuto quando mi sono preposta questi obiettivi.
Adesso vedremmo che mi dirà anche Stefano, e poi ad ogni modo, andrò avanti senza sosta… Forse in questo caso, potrei considerare la mia testardaggine come punto positivo.. 🙂
Domino
2 Agosto 2013 @ 20:56
C’è un’alta probabilità che queste informazioni le abbia estrapolate da qualche vecchio articolo di MindCheats *disclaimer* XD
Anonimo
2 Agosto 2013 @ 19:50
Non mi sono chiare alcune cose. Pensiamo di voler studiare uno strumento musicale partendo da zero. È chiaro che oltre alla pratica sullo strumento ci sono anche altre attività sempre riguardanti la musica, secondo me altrettanto importanti, ma che non prevedono il suonare in senso stretto o non necessitano dello strumento: l’ascolto della musica suonata da chi ci ha preceduti, trascrivere musica, assistere a concerti, studiare armonia…Senza contare poi il suonare da soli e con altri. Dunque come si calcolano in questo caso le ore settimanali? Nelle 14 ore dovrebbero confluire tutte queste cose oppure solo lo studio dello strumento vero e proprio?
Perché se una persona adulta inizia un’attività farebbe più velocemente progressi di un’altra che inizia da piccola anche se queste due persone praticano deliberatamente allo stesso modo? Ripeto, supponendo che entrambi pratichino nello stesso modo giusto, sia in quantità che in qualità. Io sinceramente mi aspetterei dei progressi migliori nel bambino rispetto all’adulto. Si potrebbe quindi diventare dei musicisti concertisti iniziando a suonare anche a 30 anni e arrivarci prima di un bambino che inizia a 10 anni? Si sente spesso dire, forse erroneamente, che il cervello del bambino deve ancora “svilupparsi” e che iniziare un’attività in tenera età è meglio perché il cervello si sviluppa in quella direzione.
La formula magica di cui parli, 14 ore a settimana per 11 anni (ovviamente seguendo le regole della pratica deliberata), può essere manipolata? Ad esempio si possono ottenere gli stessi risultati se invece di 14×11 pratichiamo 7 ore per 22 anni oppure magari pensando di velocizzare pratichiamo 28 ore alla settimana per 5 anni e mezzo? C’è sempre poi il discorso di non esagerare con la pratica perché non è produttivo.
Grazie in anticipo per le tue risposte.
Stefano
3 Agosto 2013 @ 10:01
Apprendimento riguarda tutto: se per suonare bene devo suonare e ascoltare autori, allora logico che devo fare tutti e due per imparare con la pratica deliberata (altrimenti è solo pratica, non pratica deliberata).
Un adulto impara più velocemente perché il bambino non capisce il concetto di pratica deliberata e vuole solo divertirsi: è meglio di niente, ma come utilità è inferiore alla pratica deliberata.
Sì puoi modificare la formula, quello che conta sono il numero di ore e la qualità dell’apprendimento. Certo se diluisci troppo la ritenzione diminuisce e i tempi si allungano più del dovuto. 😉
Ronny
2 Agosto 2013 @ 21:48
Ciao, tempo fa ho letto che per diventare esperti in qualsiasi campo occorre una pratica di 10.000 ore, ma non ricordo a quale ricerca faceva riferimento. Pensi possa trattarsi della stessa ricerca a cui tu ti riferisci anche se secondo quanto dici le ore di pratica dovrebbero essere di meno e precisamente 8.030?
Stefano
3 Agosto 2013 @ 10:02
Le 10.000 ore vengono da un libro del quale non ricordo il titolo, ed è un concetto vero. Con 2.000 ore aggiuntive diventi ancora più esperto, in più da scrivere sulla copertina di un libro fa più impatto. 😛
Ermelynda
3 Agosto 2013 @ 14:31
2 ore al giorno per 11 anni e diventerò un’esperta in qualsiasi cosa. Se avessi letto questo articolo 4 o 5 anni fa, magari mi sarebbe stato utile. Non mi servirà a niente diventare un’esperta a 30 anni, come posso competere con quelli che lo saranno a 25?
altra domanda: davvero basta così poco? due ore al giorno di impegno in qualcosa sono un obbiettivo raggiungibile da tutti, perchè non siamo tutti talenti in qualcosa?
altra domanda ancora: se si aumenta la quantità di ore si diminuisce il tempo necessario per diventare esperti?
Domino
3 Agosto 2013 @ 16:51
sono troppo vecchio, se solo lo avessi saputo prima, la maggior parte delle buone opportunità ormai sono andate, diventerei bravo tra secoli e non ne vale la pena, sono troppo giovane, sono povero, servono soldi e non ne ho, sono brutto, sono grasso, sono una donna, sono debole, sono pigro, sono indulgente, ci vuole troppo lavoro, ci vuole troppo sforzo, ci vuole troppo tempo, non ho tempo, non ho talento, non ho un titolo di studio adeguato, non sono abbastanza istruito, non sono abbastanza sveglio, non sono abbastanza intelligente, non lo merito, non fa per me, non ce la faccio, devo rimanere realista, devo stare con i piedi per terra, devo volare basso, non ho nessuna possibilità, queste cose non capitano a quelli come me, non sono capace, non ci riesco, non serve a niente, sono sfortunato, fallisco sempre, non sono molto bravo, il mio passato mi perseguita, non è destino, è troppo rischioso, non voglio responsabilità, è troppo faticoso, non avrò tempo per nient’altro, sto già bene così, non mi manca nulla, non ho bisogno di spingermi oltre, non voglio fallire, ho paura di fallire, ho paura di riuscire e di cambiare, non voglio casini, voglio una vita tranquilla, non so cosa fare, sono confuso, la verità è che non voglio quello che credo di volere, in fondo non è così importante, non posso farcela da solo, non voglio chiedere aiuto, potrei perdere quello che otterrò, se non ci riuscirò mi deprimerò, ho bisogno di una svolta, ho bisogno di un miracolo, non è il momento giusto per iniziare, può causare molti problemi, la sicurezza finanziaria non proviene dal fare ciò che amo, la sicurezza finanziaria viene da uno stipendio fisso, è una seccatura, è una fatica, può causare stress e problemi di salute, è difficile, dato il mio passato sarebbe difficile, il denaro corrompe il lavoro artistico e creativo, non è un’abilità che si può imparare, è complicato e difficile da capire, se non ci sei nato probabilmente non lo diventerai mai, l’unica ragione per migliorare sono i soldi, l’unica ragione per migliorare è la fama, l’unica ragione per migliorare è l’approvazione degli altri, sono troppo vecchio per diventare ricco e famoso con quello che vorrei fare, non vale la pena faticare per la sola soddisfazione personale, se divento ricco divento anche disonesto, se divento creativo divento anche tormentato, se divento famoso divento anche falso, non comincio nemmeno, non ci provo nemmeno, … QUELLOOOH… SI… QUELLOOOH DEL CERVELLOOOH… L’OMINOOOH DEL CERVELLOOOH… TUTTI HANNO L’OMINO DENTRO AL CERVELLOOOH… (Mai Dire Goal? Non ricordo da dive mi è uscita sta storia dell’omino del cervello… pardòn).
Stefano
4 Agosto 2013 @ 09:57
Pasquale di mai dire grande fratello. 😀
Domino
4 Agosto 2013 @ 15:28
Aaaah! SI E’ ROTTOOOH! Ora ricordo.
ut
23 Agosto 2013 @ 12:54
10 e lode al tuo commento!! posso postarlo in giro? xD
Stefano
4 Agosto 2013 @ 10:01
Facile: fai 4 ore al giorno per 5 anni e mezzo. 😉
A 30 anni sei ancora giovane, ora che la prospettiva di vita di una persona che si tiene in salute arriva a 90 anni.
Paolo
3 Agosto 2013 @ 16:04
Giusto un anno fa, suonavo uno strumento musicale, in quel periodo facevo molta pratica ma non curavo molto la qualità dell’esecuzione. Dovevo stare attento ad una serie di accorgimenti che erano fondamentali per suonare come si doveva. Quasi sempre quando andavo dal maestro c’era sempre qualcosa che non andava una volta il suono, l’altra la posizione del violino… Io mi ritrovavo in un certo punto di tener conto di un sacco di cose e di cercare di non commettere quegli stessi errori di prima. Ma mi era difficile stare attento a tutte questi accorgimenti contemporaneamente a quando suonavo. Come dovevo fare non so’ proprio.
Stefano
4 Agosto 2013 @ 09:59
All’inizio è normale, con il tempo gli accorgimenti diventano inconsapevoli perché il cervello è in grado di modificare la sua struttura in base agli stimoli dell’ambiente.
Roman
3 Agosto 2013 @ 18:00
hi stefano, i’ve never sent a curriculum so i don’t how to do the one especially through internet… i’m 16 and i want to go abroad for the next summer.. i already did a stage in 4 stars hotel for 1 month and half as waiter and barman, i have too much things to learn yet, and i want to practice english… could you give me a pattern of a CV, so i can send these ones at resturants and bars??
Stefano
4 Agosto 2013 @ 09:58
Hey there. Right now I’m finalizing a free report on how to write a CV, you’ll be able to download it later today most likely. You’ll read it soon enough. 😉
Sandro
5 Agosto 2013 @ 15:28
Non si può negare l’esistenza del talento. Prendiamo come esempio il calcio professionistico, come fra l’altro hanno già fatto alcuni utenti prima di me. Se io mi fossi impegnato più a lungo dei miei amici e meglio di loro, probabilmente ora sarei decisamente più bravo di loro. Ma nella serie A italiana ci sono in totale 400 giocatori, mentre sono milioni e milioni quelli che si allenano fin da piccoli per poterci giocare, in serie A. Cosa voglio dire? Voglio dire che se solo un calciatore su centomila arriva a giocare in serie A, é assurdo pensare che l’unica discriminante che decide la carriera di un calciatore sia l’allenamento, soprattutto se pensi che molti dei calciatori che giocano in serie A da bambini vivevano in sudamerica, denutriti, maltrattati, magari giocavano a calcio ma non si allenavano di sicuro come un loro coetaneo italiano, vissuto in un ambiente più consono all’allenamento. È impossibile che il DNA non influenzi il nostro talento, noi siamo espressioni macroscopiche di ciò che è scritto nei geni (e questo non lo sto inventando io!), senza dubbio la società modifica le nostre inclinazioni a seconda del modo in cui interagiscono con essa, ma come si usa dire, chi nasce tondo non muore quadrato. Lo stesso fatto che a qualcuno di noi piacciano i legumi e a qualcun’altro no dimostra che non siamo tutti uguali, che il DNA modifica i nostri gusti e determina quindi anche le nostre passione. Se ci fosse una disciplina olimpionica che si basa sul mangiare legumi, qualcuno non potrebbe mai diventarne campione.
Ermelynda
5 Agosto 2013 @ 19:12
rispondo per prima all’ultima cosa che hai detto: anche i gusti sono determinati dalla società in cui viviamo. A quanti italiani non piace la pasta? qualcuno c’è, ma direi “pochi”. a quanti cinesi non piace il riso? anche a questo proposito direi “pochi”. Ora mettiamo che un bambino italiano appena nato sia adottato da una famiglia cinese in Cina, pensi davvero che da grande non gli piacerà il riso? molto difficile, visto che è quello che ha mangiato per tutta la vita. Non siamo tutti uguali, ma non è la genetica che ci rende diversi
ora veniamo al punto. Credo sia vero, probabilmente una parte dei nostri successi è dovuto dai geni che abbiamo. Se tutti gli appassionati di fisica facessero scoperte al pari di quelle di Einstein a questo punto probabilmente avremmo scoperto tutti i segreti dell’universo. Eppure tutti loro (e sono migliaia) si applicano tutto il giorno in questa materia.
Però il fatto è che, anche se fosse così, sui nostri geni non possiamo avere controllo, non possiamo modificarli, quindi occupiamoci invece di quella parte di noi che possiamo migliorare!
in conclusione, secondo me questo è un falso problema. Che differenza fa se il nostro successo può essere o no influenzato dalla nostra genetica? tanto questo è un campo in cui non possiamo intervenire. Quindi, qualsiasi sia la risposta, l’unica soluzione è alzare il culo e seguire il nostro progetto.
Stefano
6 Agosto 2013 @ 09:19
Sandro, io ho citato delle ricerche e studi statistici per supportare le mie tesi. Non dico che scarto a prescindere la tua ipotesi, ma hai delle prove a supporto oltre che la tua opinione?
SANDRO
6 Agosto 2013 @ 18:32
Che ne so? Leggiti questo articolo, è la prima cosa che ho trovato su google: http://www.piusanipiubelli.it/salute/ricerca/benessere-psicologico-e-determinato-dai-geni-dallo-stile-di-vita.htm
Poi tieni presente che la maggior parte dei dati che tu presenti con la tua tesi c’entrano poco o niente:
Ad esempio:
-dici che “il QI non gioca nessun ruolo nel successo nella musica e negli scacchi”. Ma questo non vuol dire che il successo in quei campi non possa essere determinato dai geni: semplicemente, il QI in particolare non influenza la tecnica scacchistica, ma questo non vuol dire che non ci possano essere altri geni in grado di influenzare il QI. Mai sentito parlare di caratteri poligenici?
-dici che i test attitudinali sono inutili per valutare il successo futuro di una persona. Ma a me sembra evidente che il successo di una persona dipenda da una serie di fattori immensi, fra cui la fortuna, l’intelligenza, il carattere. I test attitudinali non possono prevedere nulla proprio perché non possono prevedere che una persona si imbatta in un destino piuttosto che in un altro. Se una persona inadatta ad avere successo nella vita vincesse alla lotteria, improvvisamente egli si ritroverebbe ricco. Come può un test prevedere tutto ciò?
Ciò non vuol dire comunque che i geni non abbiano un ruolo preponderante nel futuro di una persona, ma semplicemente che non sono l’unico fattore valido a riguardo.
-Dici che “un astrofisico è bravo quanto te a imparare il cinese antico”. Ti rispondo che esistono diversi tipi di intelligenza, e che non è necessario che una persona portata per gli studi scientifici dimostri disinvoltura pure nell’apprendimento di una materia letteraria. Scommetto che un fisico imparerebbe la chimica con molta più facilità di una persona qualsiasi trovata in mezzo alla strada. Certo, sarebbe facilitato dal fatto che la conoscenza della fisica presuppone una infarinatura di chimica, e l’argomento a mio favore non regge comunque.
L’unica cosa di cui non posso discutere è lo studio che tu citi, su cui poi si baserebbe l’intero articolo. Ho i miei dubbi che degli scienziati abbiano davvero affermato che “il DNA non ha alcun peso sulla vita delle persone” che dipende esclusivamente dalla società circostante, ma non avendo letto lo studio non posso nemmeno negare che ciò sia possibile.
Tuttavia, ti lascio con un ulteriore esempio:
E’ praticamentye impossibile avere successo nel Basket se non si è molto alti. Se una persona non è molto alta, mi spieghi come fa ad avere successo nel basket? E’ vero che sono esistiti dei campioni di Basket bassi, ma è anche vero che in quel caso essi avevano qualità genetiche diverse dall’altezza egualmente propedeutiche per il basket, rare: tanto che questi giocatori furono vere mosche bianche. Non è che le persone basse non ci provino proprio, a giocare a basket: questo sport è estremamente diffusono in tutto il mondo.
leonardo
6 Agosto 2013 @ 20:15
Bhè , è il primo articolo dove mi trovi in disaccordo.
Perchè ci sono persone che pur mangiando come maiali rimangono magre mentre altre che seguono una buona dieta rimangono grassocci ?
Genetica…..
Perchè ci sono persone che pur non avendo messo piede in palestra sono piu forti di gente che si allena da 20 anni ?
Genetica…..
Diamo a cesare a quel che è di Cesare e diciamo le cose come stanno , la genetica , talento , predisposizione naturale o in qualsiasi modo lo si voglia chiamare è molto importante , ma non deve essere un pretesto per non fare niente , perchè comuncque la buona notizia è che qualuncque siano le doti naturali , chiuncque può migliorare.
Ci sono persone che usano la genetica come scusante per non fare niente , questo non va bene , ma non va altrettanto bene dire che le doti non contano , perchè sappiamo che non è così.
Quando vedo una persona che ottiene piu risultati di me , salto a due tipi di conclusioni :
a) Ha fatto le cose in modo migliore e si è impegnato di più
b) é un talento naturale
Certe volte ho veramente constatato che altri ottenevano migliori risultati di me perchè facevano le cose in modo migliore e ci mettevano piu impegno o semplicemente facevano quella determinata cosa da molto tempo piu di me.
Altre volte invece mi sono accorto che erano semplicemente talenti naturali , si impegnavano la metà di me , seguivano un programma senza senso , eppure ottenevano di più.
Scommettiamo che se anche se io giocassi 50 anni a calcio non diventerei mai come maradona ?
Nick
6 Agosto 2013 @ 21:13
Ciao Stefano. Ho provato a scaricare il tuo report gratuito sul CV, ma con esito negativo, non mi è arrivata nessuna e-mail.
Nick
Stefano
7 Agosto 2013 @ 10:05
C’è stato un problema con il sistema ieri, adesso dovrebbe funzionare. Scusa per il contrattempo. 🙂
bardhi
7 Agosto 2013 @ 18:47
Bel articolo complimenti, vorrei solo notare che la “predisposizione” o il “talento” esistono eccome, purtroppo fin ora non siamo riusciti a comprendere del tutto il loro funzionamento, p.e i vari casi di “Idiot Savant” (http://en.wikipedia.org/wiki/Savant_syndrome) sono artisti affermati in varie discipline del arte senza aver spesso un solo minuto a studiare/esercitarsi. Il più noto Stephen Wiltshire – The Human Camera, ecco un elenco di probabili talenti affermati (http://en.wikipedia.org/wiki/Historical_figures_sometimes_considered_autistic ). La neuroscienza moderna sostiene che sono proprio forme di sinestesia(uno dei primi che ha studiato questo fenomeno e stato proprio i famosso Galton) che fanno concepire le metafore e aiutano a comprendere piu facilmente l’arte ect, ect.
Stefano
8 Agosto 2013 @ 09:05
Se mi vai a prendere i casi-limite, stiamo parlando di altro. Queste cose le escludo automaticamente perché do per scontato che qui siamo tutte persone normali con obiettivi normali. I casi specifici non sono rappresentativi dell’intera comunità: se il mio vicino di casa fa base jumping illegale, non significa che tutto il mondo lo fa.
Mr D
8 Agosto 2013 @ 11:00
Per quanto riguarda gli idiot savant è vero che esiste una certa predisposizione e che rispetto ai coetanei che iniziano la stessa attività dimostrano di essere migliori, ma il fatto che non si siano esercitati e non si esercitino non è assolutamente vero.
I primi scarabocchi di Stephen Wiltshire, nonostante fossero di qualità nettamente superiore rispetto a quelli di un qualsiasi bambino della stessa età, non sono niente in confronto a ciò che fa adesso, e questo è dovuto alla sua fissazione per il disegno, alla sua continua pratica; da piccolo quando ha scoperto il disegno non faceva altro che disegnare, tanto che a scuola lo chiamavano il “disegnatore”.
Un altro idiot savant, pianista jazz professionista, di cui avevo visto un video e di cui non ricordo il nome, nonostante il linguaggio rudimentale, diceva che ciò che conta veramente e che è fondamentale è: “Praticare, praticare, praticare”.
Non si può negare che Mozart fosse un talento naturale ma anche per lui valeva la regola della pratica, se si analizzano le composizioni della maturità queste sono qualitativamente superiori a quelle dell’infanzia; è vero che nessun bambino era in grado di fare quello che lui faceva ma il Requiem che ci ha lasciato alla morte, capolavoro indiscusso, è il risultato di tutta una vita passata a comporre, a comporre tanto.
La stessa cosa per esempio vale per i migliori campioni dello sport della storia, le cui vittorie se le sono guadagnate con il sudore.
Anche con il talento o la predisposizione se non ci si esercita non si va da nessuna parte: la pratica è necessaria, non si scappa.
bardhi
8 Agosto 2013 @ 14:44
@ Stefano
il mio appunto non voleva contradire la teoria della pratica deliberata come fonte di successo, ma fare notare che, pur non essendo in grado di quantificare il loro peso, non possiamo escludere del tutto il contributo della predisposizione, e del talento nel successo di una persona.
Nessuno puo escludere che ci saranno molti che ci mettono l’impego e la voglia di Messi(nato il 24 giugno), e vengono allenati in ottime squadre, ma è la sua padronanza eccezionale dei piedi che fa il Messi.
Ho preso i casi limiti perchè sono i piu tangibili, ma nessun puo escludere che a diversi livelli il talento è presente anche in altre persone.
Il caso piu inspiegabile è portato in un bel documentario, proprio dal nome “Idiot Savant”, è il caso di un hooligan inglese di mezza età che in carcere subbi un aggressione, li spaccarono la testa seguito dal fuoriuscita del cervello ect ect. Dopo un lunga coma si sveglio e punto in bianco comincio a disegnare divinamente e parlare con linguaggio poetico, attualmente è un artista di una certa fama.
@ Mr D
Stephen Wiltshire è autistico, riesce comunicare solo con la sua sorella, quindi non ha potuto prendere nessuna lezione di disegno, quindi è giusto: “Praticare, praticare, praticare” ma in questo caso non è pratica deliberata.
Francesco
10 Agosto 2013 @ 01:54
La tua affermazione che il Q.I. non giochi nessun ruolo nel successo è abbastanza ridicola. Ho letto le ricerche che citi e oltre ad essere vecchiotte riguardano principalmente i giocatori di scacchi. In poche parole stai generalizzando delle singole ricerche condotte in un’area limitatissima ad un concetto (il successo) che si applica in ogni campo. Come minimo per dare un peso a ciò che dici avresti dovuto citare meta-analisi e non singole ricerche. Inoltre il concetto di abilità mentale generale è ampiamente studiato da decenni quale fattore chiave nelle performance lavorative di successo. Informati meglio, ti posto un estratto con le ricerche.
To say thatGMApredicts occupational outcomes, such as job or training
performance, is as much a truism as an understatement, and is really beyond
debate (Murphy, 2002; Schmidt, 2002). Indeed, there is so much evidence for the validity of GMA in the prediction of job and training performance that an entire book could be written simply describing these findings. There are several great and relatively compact sources of reference, the most robust and widely cited (Hunter & Hunter, 1984; Judge, Higgins, Thoresen & Barrick, 1999; Schmidt, 2002; Schmidt & Hunter, 1998, 2004) are discussed in this and the forthcoming sections.3
The predictive power of GMA at work is rivalled by no other psychological
trait (Ree & Earles, 1992). That said, GMA should not be used as single predictor of job performance as some traits, notably Conscientiousness and Integrity (discussed in Section 7.4), have incremental validity over and above GMA, explaining additional variance in occupational outcomes of interest (Bobko, Roth&Potosky,
1999; Schmidt & Hunter, 1998). The validity of GMA at work has been documented quite systematically since the end of World War I (Harrell & Harrell, 1945; Yerkes, 1921), first in military and then in civil occupations.
Stefano
10 Agosto 2013 @ 08:14
Da una parte hai ragione, e mi sa che mi sono spiegato male io: il QI è importante. Questa affermazione però deve considerare due cose:
1 – Il QI può variare (Richard Nisbett, Stephen Ceci, Alan S. Kaufman).
2 – Il QI non è una misura dell’intelligenza precisa e può fare errori clamorosi.
Ho citato singole ricerche perché questo non è un giornalino di psicologia ma un sito di crescita personale, se vai a fare click sui link troverai una ventina di altri link. Non posso stare 50 ore a ricercare ogni singola fonte esistente su questo pianeta e ogni ricerca mai fatta nella storia, spero mi capirai.
La ricerca che citi tu, oltre a soffrire dello stesso “difetto” che mi attribuisci (è specifica sul sistema d’istruzione tedesco), si concentra principalmente sulla predisposizione e dice esattamente quello che ho affermato per tutto l’articolo: se mi piace fare qualcosa non importa il GMA, diventerò bravo a farlo. Nel tuo stesso estratto viene detto a chiare lettere che il GMA non deve essere preso come misura unica del successo, perché ci sono tratti molto più importanti. Non vedo in che modo questa ricerca smentisca la mia tesi, al massimo la completa.
francesco
10 Agosto 2013 @ 18:57
Nell’estratto che ti ho postato ci sono circa una decina di ricerche (ogni nome e data di solito è una ricerca) quindi non capisco a cosa tu ti riferisca quando dici che ho postato una singola ricerca (visto che sono circa 10) e quando parli di ricerca sul sistema di istruzione tedesco… Inoltre ti ho postato anche la parte che dice che il gma non deve essere considerato come fattore singolo per predire il successo proprio per onestà intellettuale, cosa che tu invece non mostri dato che posti solo cose che supportano la tua tesi. Inoltre in base a quali ricerche dici che ci sono fattori MOLTO più importanti del gma? in che campo? e quali sono questi fattori? Cmq ti sei smentito da solo nella frase iniziale, infatti nel tuo articolo prima dici che il QI non gioca nessun ruolo nel successo e poi invece cambi radicalmente posizione. Ps. si vede che questo non è un giornalino di psicologia… magari lo fosse…
Francesco
10 Agosto 2013 @ 02:25
Rieccomi per confutare altre due affermazioni. Quando dici che le performance sportive vengono smentite da oltre un secolo di test scientifici stai peccando si spaventosa ipersemplificazione. Ti ricordo che le analisi genetiche di alto livello sono disponibili al massimo da un decennio… prima nemmeno era stato mappato il dna… e non sapendo nemmeno di quanti geni fosse composto come avrebbero potuto studiare la relazioni tra i singoli geni e la performance sportiva??? è semplicemente impossibile. ti posto un link con una ricerca dove si ipotizza un possibile ruolo delle genetica nella performance sportiva e si sottolineano ancora i limiti tecnologici attuali in questa indagine (figurarsi allora i limiti di 50 anni fa che tu non prendi in considerazione) ecco il link. http://www.scienzemotorie.univaq.it/download/105-115.pdf
Per quanto riguarda il fatto che i test attitudinali non predicano il successo, hai commesso un errore ancora più grossolano. La fonte che hai postato non solo è molto datata (1966) ma addirittura NON riguarda i test attitudinali bensì l’intervista di selezione… quindi hai proprio sbagliato l’argomento. Ho letto che sei laureato in economia, occupati di economia, te lo dice uno che si occupa della mente a livello professionale.
Pietro
10 Agosto 2013 @ 08:27
WOW. Uno dei migliori articoli. Un articolo che cambia il modo di vedere le cose. Tu sì che hai talento! Ahahaha! Ma quindi quand’è che entra il QI ?
Stefano
10 Agosto 2013 @ 08:31
Io vedo il QI come un effetto, più che una causa. In altre parole: il QI cambia anche di molto in base a quello che fai. Entro certi limiti okay, ma per una persona normale salire o scendere di 10-20 punti non è impossibile.
francesco
10 Agosto 2013 @ 19:13
ma perchè mi devi far intervenire continuamente??? anche allenandosi è impossibile aumentare il proprio QI oltre 3-4 punti… altro che 10-20…infatti i test del QI sono tra le misure che meglio resistono ai tentativi di manipolazione…
Stefano
10 Agosto 2013 @ 21:07
Cito Stephen Ceci, professore di psicologia alla Cornell University:
“An article in November in the journal Nature by Price and her colleagues is one example. It had 33 adolescents, who were 12- to 16-years-old when the study started. Price and her team gave them IQ tests, tracked them for four years, and then gave them IQ tests again.
The fluctuations in IQ were enormous. I’m not talking about a couple points, but 20-plus IQ points, one way or another. These changes in IQ scores were not random — they tracked very nicely with structural and functional brain imaging. Suppose the adolescent’s verbal IQ really went up during that time; it was verbal areas of the brain that changed.”
E ti cito anche Richard Nisbett, professore di psicologia all’università del Michigan:
“Also, the average IQ of people is changing over time. Basically, people are gaining in modern industrialized societies. IQs are increasing three points per decade. In fact, there was an 18-point increase between 1947 and 2002. So the average IQ of a 20-year-old in 1947 was lower than the average IQ of a 20-year-old in 2002.”
Francesco
10 Agosto 2013 @ 23:18
Come al solito chi non ha una visione professionale della materia prende lucciole per lanterne…l’articolo che tu hai citato parla di adolescenti tra 12 e 16 anni, che è l’età in cui si sta sviluppando il cervello e con esso le capacità di ragionamento ergo è ovvio che il QI nel corso di questi anni aumenti perchè cambia anche lo sviluppo cerebrale e con esso l’intelligenza (lo dice anche l’articolo da te citato). Tuttavia arrivati ad una certa età come ad esempio 20 anni il cervello e di conseguenza anche il QI si stabilizzano e non sono suscettibili di ulteriore grande aumento (come ho detto il QI aumenta circa 3-4 punti al massimo tramite appositi training). La tua affermazione che una persona normale può salire di 10-20 punti è errata perchè questo vale solo quando il cervello si sta sviluppando e quindi solo in giovane età… un 30enne non potrà mai salire di 10-20 punti, come invece si potrebbe pensare dalla tua affermazione. Per quanto riguarda l’aumento del QI nel corso dei decenni si parla del classico effetto Flynn, tuttavia è un’ipotesi tutt’altro che confermata e foriera di molti contrasti nella comunità scientifica, infatti ci sono altre ricerche recenti che addirittura mostrano una tendenza alla diminuzione del QI attuale rispetto ad epoche precedenti, giungendo quindi a risultati in netto contrasto con l’effetto Flynn e con ciò che dici tu. Capisci perchè bisogna avere una visione generale e non basarsi solo su singole ricerche?
Stefano
11 Agosto 2013 @ 14:55
Se io dicessi che la Terra è rotonda, tu diresti che è piatta per partito preso. Continuare questa discussione non ha più senso, è evidente.
Riccardo
18 Agosto 2013 @ 12:50
Ciao Franceso mi piacerebbe poter contattarti, credi sia possibile?
autore bravissimo, per carità
11 Agosto 2013 @ 20:07
ma stavolta ha toppato. Sono d’accordo con tutti quelli che affermano l’esistenza del talento. Tu dici che gli africani corrono meglio perché lo fanno fin da piccoli. Io ti vorrei chiedere: ma perché i migliori corridori della storia sono di colore? Tutti i corridori della nazionale statunitense sono di colore, anche se in america ci sono sia persone nere che persone bianche (e in america non è che ci siano sti campi sconfinati per correre).
La risposta è nella genetica: gli uomini di colore sanno correre meglio perché è nella loro natura. Secoli di selezione naturale hanno dato loro questa capacità. Se poi vogliamo smentire Darwin…
Stefano
12 Agosto 2013 @ 08:38
Ciao, e grazie per il commento. 🙂
Parli di sport, quindi ti faccio un esempio: le corse di cavalli. Adesso tutti i fantini sono bianchi, se noti. È genetica? No, perché i primi fantini all’inizio del 1900 erano neri. I ciclisti sono bianchi, perché la bicicletta si usa prevalentemente nei Paesi a popolazione bianca. Così per gli sport acquatici. Nota le olimpiadi invernali: sono tutti bianchi, se fosse una questione genetica vedremmo atleti di tutte le etnie (e parti del mondo). La subcultura nera in America è molto forte e pratica sport diversi dai bianchi: basket da una parte, hockey dall’altra. Se vai a vedere le gare dei 100 metri in passato, c’erano sia bianchi che neri nelle finali mondiali. Nel basket americano ci sono molti neri, ma fra le squadra più forti del mondo troviamo Lituania, Spagna e Cina (tutti con etnie fra loro diverse).
Riccardo
18 Agosto 2013 @ 12:45
Ciao Stefano è la prima volta che scrivo, seguo da molto i tuoi articoli e spesso ne ho tratto ispirazione e positività. Ho deciso di smettere di leggere questo blog. Questo articolo è stato molto deludente, molte delle cose che dici sono fuorvianti e ingiustificate, per fortuna Francesco le ha già mostrate tutte. Dal canto mio, in quanto ex-nuotatore a livello semi professionistico (ho partecipato a due mondiali di lifesaving) posso confutare la tua ipotesi secondo la quale il motivo di mancanza di atleti neri negli sport acquatici sia frutto di una non meglio specificata mancanza socio-culturale. Le persone di colore hanno una percentuale di massa magra media superiore a quelle bianche e una densità ossea maggiore, risultato? Minor galleggiamento. I neri hanno in media più fibre bianche e sono quindi più portati per sforzi esplosivi (guarda un po’ vincono i 100 metri piani) anaerobici alattacidi (durata molto breve). Non ho bisogno di citare fonti, basta leggersi un libro base di scienza dello sport. Comunque tutto ciò non serve a confutare la tua tesi in quanto è sostenuta dalla frase “In Africa c’è meno acqua a disposizione e manca la cultura del nuoto”, certo perché i neri vivono solo in Africa o comunque e loro vietato l’ingresso alle piscine negli altri paesi. Affermare che il talento o la predisposizione genetica non esistono è molto rassicurante e ti spinge a pensare che tutti possono essere tutto, che alla fine è quello che i lettori di questo blog (me compreso) vogliono sentirsi dire. Purtroppo è anche forviante, ingannevole e falso. Il talento esiste, la genetica esiste, la predisposizione esiste. Negarlo non farà diventare nessuno migliore. Sviluppare i propri di talenti, capire per cosa la nostra mente e il nostro corpo sono portati, essere consapevoli delle proprie potenzialità. Queste cose possono renderci migliori, non chiudere gli occhi e mettere la testa sotto la sabbia. Trovami un premio nobel con un QI sotto la media, trovami qualcuno che riesce a disegnare come Alex Ross ma che da piccolo era incapace a fare un cerchio, trovami un campione di nuoto con problemi cardiaci. L’unica cosa sensata che si può dire è che non vi è un legame molto forte tra talento e successo, si può avere successo anche senza talento o predisposizione, si può vincere anche se non si è i più forti, ma ciò che ci porta a farlo non è la negazione, è la consapevolezza, la consapevolezza di ciò che siamo.
Riccardo
18 Agosto 2013 @ 12:47
Scusa se mi sono accanito tanto, ma sono rimasto molto deluso, molti dei tuoi articoli mi sono stati molto utili e questo è stato come una tremenda doccia fredda.
Antonio Allegretti
25 Agosto 2013 @ 00:09
LEONARDO dice: “Bhè , è il primo articolo dove mi trovi in disaccordo.
Perchè ci sono persone che pur mangiando come maiali rimangono magre mentre altre che seguono una buona dieta rimangono grassocci ?
Genetica…..
Quindi se è vero ciò che dice Leonardo, la Genetica….. non è ancora arrivata in Africa……
Etrus
25 Agosto 2013 @ 19:56
Stefano concordo con l’articolo.Secondo me non solo la pratica conta,ma anche la qualità di essa(a patto che ci sia la passione).Io sogno di fare il cantatautore e pur sapendo molto poco di teoria musicale e suonicchiando la chitarra,ho un sacco di ispirazione e mi capita di scrivere molte canzoni.Io non ho frequnentato alcun corso per scrivere canzoni,me lo sento dentro come una sorta di dono.Sono andato canto un anno,a chitarra 2 anni e ho fatto un po’ di solfeggio,non penso che queste cose c’entrino con lo scrivere tante canzoni,non necessiriamente,almeno secondo il mio punto di vista.Come ti spiegheresti questa cosa?
Stefano
26 Agosto 2013 @ 08:20
Certo, anzi la qualità conta quasi più della quantità. Le competenze sono correlate fra loro e non a compartimenti stagni, quindi se migliori da una parte migliori anche dall’altra. 🙂
Pietro
27 Agosto 2013 @ 21:26
Se hai risposto a me,non ho capito che vuoi dire.Potresti spiegarti meglio?
Etrus
28 Agosto 2013 @ 10:19
Ho deciso di cambiare nickname dato che c’é un mio omonimo! XD L’ultimo commento era il mio.:)
Stefano
28 Agosto 2013 @ 18:32
Tengo a mente. 😛
man
27 Agosto 2013 @ 11:33
hi ste. I would like to open a mine blog like yours, but about music. I have some question to solve, for example:
– what’s the better language name for the website? (I see that your name blog name is in english…maybe for visibility reason?)
-I am a jazz guitarist, so I would like to talk about some personal tricks and shortcut for the guitar tecnique, but at the same time for polyrhythm (for all struments). you think that will be better to chose a url inherent for the guitar, (for example guitartriks.com – trucchichitarra etc etc), or like polyrhythm.com etc etc?
-I should open the blog already with many articles write? or I can open blog with one article, and after, with the “passage of time”, i will write the articles?
-Use wordpress is a good choise? or you’re able to give me an advice?
excuse me for too many word…and for my english! xD
Stefano
27 Agosto 2013 @ 20:00
Hi.
– It makes little to no difference, just pick a name that sounds good. 😉
– Depends on what you want to talk about, I’d go for as specific as possible.
– No blog can have tens of articles at first. 😉
– WordPress is by far the best.
man
31 Agosto 2013 @ 17:38
thank you man! I would like to chose polyrhythm . org, because in a future I want to write some article in english, but according to you, the title in english can adversely affect the ease of being found (title is some difficult to write correctly for italian people, including me! xD )
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Elena
20 Gennaio 2014 @ 15:51
Ciao 🙂
E del violino che me dici? Tutti dicono che alla mia età è impossibile imparare a suonarlo bene (e sinceramente è un pò demoralizzante sta cosa…)
P.s.: Ho 15 anni, 16 a settembre :/
P.s.2: Sei sempre fantastico, grazie per gli aiuti and way to go ^o^
Dalila
26 Marzo 2014 @ 16:25
Io ho cominciato a studiare violino a 6 anni e mezzo.
Sono diplomata al conservatorio.
Ti dico: non è mai tardi. Sicuramente all’inizio faticherai leggermente di più di una bimba di 5 o 6 anni, in quanto il tuo corpo è meno flessibile, ma superato il primo approccio, se ci credi veramente, si fa. Basta capire quanto sei disposta a metterti in gioco, e portare con se i quattro elementi fondamentali: coraggio, motivazione, determinazione e costanza.
Qualsiasi cosa tu decida di intraprendere. 🙂
elena
27 Marzo 2014 @ 07:31
Grazie mille, farò del mio meglio 😀
P.s.: Per cominciare stavo pensando di prendere uno Stentor Conservatoire , è una buona scelta?
Grazie per l’aiuto e scusa il disturbo ! 😀
8 famosi miti sull'ipnosi: sfatati | Mindcheats
22 Gennaio 2014 @ 13:00
[…] più studio e pratica per migliorare ed andare avanti. Nulla che non possa essere superato con la pratica deliberata. In pochi diventeranno professionisti, ed uno ogni mille anni Mozart, ma il punto che mi preme […]
Dalila
26 Marzo 2014 @ 16:10
Idee simili se vivete insieme? Proprio no. Condizionamento psicologico si.
Che le proprie scelte o idee siano guidate da quelle dei genitori è vero, proprio per questo, spesso ci si ritrova anche ad agire o pensare in modo completamente opposto al loro..!
Prenderli come punto di riferimento è quasi inevitabile, il nostro inconscio è estremamente potente.
Quindi i condizionamenti psicologici sono due:
copiarli, o differenziarci (in parte o completamente) da loro.
Io sono completamente diversa da loro. Nonostante vivo con loro.
E questo dipende molto da quanto è forte la propria personalità.
Di conseguenza ci si lascerà influenzare più o meno da mamma e papà.
Logicamente tu hai parlato di statistiche; è un dato di fatto che GRAN PARTE dei figli seguono le “tracce” dei genitori. Forse per compiacerli o per mancanza di personalità… CHE NE DICI DI APPROFONDIRE??
E’ una tematica interessante.
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Luca
27 Agosto 2015 @ 11:16
Secondo me il significato che attribuiamo al termine talento è sbagliato. Non esistono talenti assoluti in quanto si dovrebbe parlare di maggiore o minore attitudine psicofisica ad eseguire una serie di attività che in quel preciso momento storico sono ritenuti importanti per l’umanità. Ci sono tante combinazioni genetiche quanti gli esseri umani sulla terra. Ognuno potrebbe essere un fenomeno nell’eseguire attività o sport che esistevono nel passato, che non esistono ancora o che non hanno un particolare riscontro nell’attuale società.
Stefano
27 Agosto 2015 @ 23:28
Verissimo Luca