Non hai motivazione? Prova con questa tecnica

Prendi una calcolatrice e fai 24 x 7: fa 168, è il numero di ore alla settimana. Ora moltiplica per il 2%: 3,36 ore. Arrotondiamo a tre ore e mezza.

"Moltiplicare per cosa?"
“Moltiplicare per cosa?”

La sfida che ti lancio è di dedicare il 2% del tuo tempo a raggiungere il tuo sogno. Sono 3 ore e mezza alla settimana, più o meno il tempo che passi in bagno (fra evacuazioni varie, doccia e denti).

Ti sei mai accorto che non hai il tempo per andare in bagno? No?

Ovvio, quello no manca mai. Significa che nella tua settimana non fai fatica a trovare 3 ore e mezza di tempo.

Ma quando devi dedicare gli stessi minuti per fare qualcosa che ti avvicini al tuo obiettivo, ti tiri indietro. Dici che hai troppo da fare, che sei stanco. Balle. Investire sul tuo futuro fa paura, per questo cerchi tutte le scuse per non farlo. Ma quando ci pensi razionalmente, ti accorgi che l’unico freno ai tuoi obiettivi è il tuo inconscio.

Sei il tuo peggior nemico, perché il tuo inconscio vuole tenerti nella beata illusione che sei una persona perfetta e infallibile. Non vuole  darti uno stimolo per migliorare, perché significherebbe ammettere i propri limiti.

L’effetto valanga

"Vai ruota, salvati almeno tu!"
“Vai ruota, salvati almeno tu!”

L’importante è iniziare.  Quando inizi a lavorare su qualcosa di veramente utile per il tuo futuro, i benefici sono immediati. Non devi aspettare anni. Questo ti darà la motivazione necessaria per fare ancora di più: da 3 ore e mezza a 4 ore, poi 5, poi 10. Non ti accorgerai di questo passaggio perché starai facendo qualcosa che ti fa sentire bene.

Effetto valanga significa questo: una volta che stimoli l’azione iniziale, inneschi una reazione a catena che si auto-alimenta. In fisica, questo principio si chiama attrito dinamico.

Appoggia la punta dell’indice sul tavolo. Forza, fallo adesso. Facendo un po’ di pressione, inizia a muoverlo. Poi fermalo e muovilo ancora. La resistenza del tuo dito al movimento è l’attrito fra la pelle e il tavolo, più fai pressione e più l’attrito cresce. Nota che quando il dito è fermo l’attrito è maggiore, ma una volta che si muove l’attrito cala. Perché?

In fisica, si dice che l’attrito statico è maggiore dell’attrito dinamico.

O in altre parole: creare movimento è più faticoso che mantenerlo.

La sfida del 2% ti obbliga a creare questo movimento nel modo più semplice possibile: poco alla volta. Se cerchi di partire a mille, dopo poco sarai esausto e tornerai al punto di immobilità. Se invece inizi con poco e crei una buona abitudine, puoi aumentare i tuoi sforzi a un ritmo costante. Per creare una buona abitudine bastano anche 2 minuti al giorno.

La voglia di fare è come un muscolo: devi allenarla. Se non hai mai corso in vita tua e sei sovrappeso, non puoi pretendere di finire una maratona. Un errore comune è credere che se invece hai la giusta motivazione, la giusta spinta, se trovi un lavoro, passerai senza problemi da una vita da sfaticato a una attiva e pimpante.

È in questo esatto momento che i tuoi sogni si infrangono.

Il tuo inconscio saboterà ogni tuo tentativo di metterti all’opera, senza che tu te ne renda conto. Lo fa perché la felicità richiede fatica, e faticare significa investire oggi per avere un beneficio domani. Questo secondo passaggio la tua mente non lo capisce: non esiste un domani felice, esiste solo oggi. Posso decidere di studiare o di accendere l’Xbox.

In una condizione standard, sceglierai sempre la poltrona e  i videogiochi. Ma se un giorno dici okay, metto da parte il joystick e per mezz’ora studio, se il giorno dopo per mezz’ora vai a correre, se quello dopo ancora per mezz’ora scrivi un articolo sul tuo nuovo blog, addestrerai il tuo cervello a fare qualcosa ogni giorno.

La mente ci mette 30 giorni ad assimilare una nuova abitudine, perché è quello il tempo che serve per creare nuove connessioni neuronali. Una volta che la connessione è formata, lavorare per 30 minuti al giorno sarà normale. Non dovrai più impegnarti, perché avrai già messo il pilota automatico.

Quando vedi i primi frutti del tuo lavoro, inneschi l’effetto valanga: hai più risultati, ti accorgi della relazione fra lavoro e felicità, quindi vuoi di più. Aggiungerai altri 30 minuti, e inizierai a lavorare un’ora al giorno. I risultati raddoppieranno, vorrai ancora di più. Potresti arrivare alla situazione in cui hai il problema opposto: troppe cose da fare e troppo poco tempo per farle! Allora penserai alle tecniche per ottimizzare il tempo, ti convertirai al minimalismo e bilancerai la tua vita fra lavoro e relax.

So che è così perché ho attraversato tutte queste fasi. Una volta anche io ero uno sfaticato senza prospettive per il futuro. Non avevo un obiettivo nella vita e tiravo avanti facendo il minimo indispensabile. Sono stato fortunato, perché mi sono accorto in tempo della spirale autodistruttiva nella quale mi stavo cacciando.

Ho deciso di dare una svolta alla mia vita, un passo alla volta. Non è stato facile: ogni minuto di lavoro era una sofferenza. Anche se la mia parte razionale sapeva che stavo facendo la cosa giusta, l’inconscio strillava: ma cosa fai! Goditela! La vita è fatta per divertirsi non per lavorare!

Che sono poi le critiche che ho ricevuto più volte in articoli precedenti (e probabilmente questo). Se anche tu lo pensi, ti capisco: qualche anno fa avrei detto anch’io la stessa cosa. L’avrei detto perché non avevo capito questo apparente paradosso: più lavori, più sei felice. E  qui devo fare una precisazione.

La contentezza non è felicità

"Eh?"
“Eh?”

Contentezza significa vivere il momento: vado al bar, gioco ai videogiochi, guardo la TV, mangio il dolce a fine pasto.

Ma quella non è felicità.

Felicità significa andare a dormire, scrivere un diario, pensare alla propria settimana e dire: non ho rimpianti.

Se ricerchi la contentezza immediata a discapito del lavoro, sentirai che qualcosa non va:

  • Ho mangiato il dolce, ma quei 20 kg in più non mi rendono felice.
  • Non sono andato a correre, ma non riesco a fare una rampa di scale senza avere il fiatone.
  • Sono stato su Facebook tutto il giorno, ma non avere un lavoro mi mette ansia.
  • Non ho studiato, ma di questo passo è un miracolo se vengo promosso o passo l’esame.

Se ti riconosci in una di queste situazioni, significa che stai puntando alla contentezza immediata piuttosto che alla felicità.

Il tuo cervello non è in grado di decidere cosa ti rende più felice a lungo termine.

Se non lo alleni, andrà verso la contentezza e l’infelicità.

Tu cosa stai facendo per essere felice?

Io penso che la più grande felicità dell’uomo stia nel realizzare i propri desideri, raggiungere gli obiettivi.

Non importa quanto lavori: quando raggiungi un obiettivo dopo mesi a sudare, quando puoi dire che quello che sei diventato lo devi a te stesso e non alla fortuna, tutte quelle ore di fatica spariscono. Lavorare non ti pesa, anzi ti eccita: non vedi l’ora di raggiungere il prossimo traguardo.

Tu cosa stai facendo per essere più felice? Lasci che il tuo inconscio si abbandoni alla contentezza o stai dando una direzione precisa alla tua vita? Fammelo sapere nei commenti!