Come praticare l’accettazione come forma di libertà interiore
Questo articolo è un ottimo guest post di Valerio di Crescita Individuale.
Oggi ti voglio parlare della capacità di accettare fatti, eventi e circostanze fuori dal nostro controllo per uscire dalla prigione delle lamentele.
Ci sono cose che non possiamo controllare: banale vero?
C’è però qualcosa di meno banale che non tutti riescono a fare: accettare.
Non so tu, ma io, ogni giorno entro in contatto con persone che si lamentano di tutto e qualche volta anche io finisco per farlo.
In particolar modo, le persone che ho in mente in questo momento, non si lamentano di cose su cui hanno il controllo, ma di vicissitudini incontrollabili che volenti o nolenti dobbiamo accettare.
Non sento mai queste persone lamentarsi di essere grasse o di essere sporche.
Perché?
Perché possiamo porre rimedio a queste situazioni.
Se una persona ti dicesse di essere grassa, la risposta più ovvia sarebbe qualcosa come: “datti da fare per ritrovare la tua forma ideale”.
Se ci fai caso quindi, non ci lamentiamo più di tanto per queste cose, perché sappiamo che il nostro interlocutore ci darebbe una soluzione che non gradiamo.
Inoltre, la maggior parte di noi conosce già la soluzione a queste lamentele ed è proprio perché non vogliamo sentircela dare che non ci lamentiamo.
Quindi la scelta ricade su fattori incontrollabili: il tempo che passa, le previsioni del tempo (fa caldo, fa freddo), la politica e così via per qualunque cosa.
Ci lagniamo perché sappiamo che non esiste una soluzione che da soli possiamo applicare e quindi ci aspettiamo una risposta consolatoria simile a queste.
- Hai proprio ragione, il tempo passa velocemente, poveri noi!
- È vero, una volta c’era il sole ma non c’era l’afa, il clima diventa sempre peggio!
- Siamo tutti nella stessa barca: questi politici porteranno alla rovina noi brava gente!
Adoriamo risposte come queste perché spesso sentiamo una forte esigenza di essere consolati e compatiti.
Generalmente le persone che forniscono queste risposte consolatorie godono di molta considerazione verso chi si lamenta, perché forniscono esattamente la commiserazione che la persona lamentante desidera.
Io in particolare, ho a che fare con una masnada di persone che si lamentano del caldo e del freddo.
In inverno, quando giustamente le temperature sono basse, queste persone si lamentano che hanno freddo, senza coprirsi di più per stare bene, mentre d’estate si lamentano del caldo.
Oltre tutto conosco diverse persone speranzose che durante i mesi freddi non piova mai, che non nevichi mai e neanche a dirlo che non grandini, per poi in estate fare i finti ecologisti buoni samaritani rammaricandosi falsamente del problema della siccità.
Ma come? Non avevi sempre sperato che non cadesse nemmeno una goccia d’acqua?
L’incoerenza si spreca.
Ma cosa c’entra con l’accettazione?
Questa prima parte dell’articolo serve per prendere piena consapevolezza di 3 evidenze che ritroviamo nella maggior parte delle lamentele.
- Scegliamo le lamentele che ci danno le risposte consolatorie che desideriamo.
- Spesso siamo incoerenti quando ci lamentiamo.
- Non vogliamo una soluzione efficace ma piuttosto desideriamo interpretare il ruolo della vittima.
Una soluzione per evitare di cadere in questi 3 atteggiamenti mentali deleteri è l’accettazione.
Ci lamentiamo, siamo incoerenti nelle lamentele e vogliamo ricoprire il ruolo delle vittime perché non siamo capaci di accettare qualcosa.
Se usciamo di casa e troviamo un temporale, abbiamo poco da lamentarci, il tempo è uno di quei fattori che volenti o nolenti dobbiamo accettare.
È così.
Ovviamente non sto parlando di accettare tutto indiscriminatamente, ci sono cose spiacevoli per cui abbiamo il diritto di lamentarci.
Se ci venisse diagnosticata una brutta malattia o perdessimo una persona cara, avremmo tutto il diritto di lamentarci.
Io sto parlando delle lamentele rivolte a eventi che spesso sono di poco conto.
Ad esempio ho dei vicini di casa che frignavano letteralmente come dei bambini quando Trump ha vinto le elezioni Americane: credevano molto infantilmente che se fosse stata eletta la Clinton tutti i problemi della loro vita si sarebbero risolti battendo le mani.
Attenzione, non sto parlando di politica, ma della vita: la verità è che a Donald e a Hilary non gliene frega un fico secco dei tuoi problemi con i vicini di casa o del tuo aumento di stipendio, puoi starne certo.
Eppure queste persone sono ancora lì che si lamentano e mi lascia molto perplesso vedere individui adulti che sperano veramente che i problemi della loro vita possano essere risolti da un politico di un paese che non è neanche il loro.
Se avessero accettato subito il fatto che un altro presidente avesse vinto le elezioni sarebbero stati liberi di aggiustare la propria vita da soli, con sudore certo ma anche con grande soddisfazione.
Accettare invece di lamentarci ci libera dalle catene che ci impediscono di agire.
Come praticare l’accettazione per agire
Adesso voglio parlarti di una tecnica che ho condiviso con gli iscritti alla newsletter del mio blog Crescita Individuale.
Per accettare eventi esterni che non possiamo controllare e agire verso i nostri obiettivi, dobbiamo ricordare una parolina che se inserita correttamente in una frase ha un grande potere.
Sto parlando della parola nonostante.
Devi sapere che gli sport da combattimento mi hanno formato in modo determinante ed è grazie al combattimento che ho affinato la mia capacità di accettare quello che non posso controllare per concentrarmi su quello che posso fare io concretamente.
Se hai praticato sport da contatto sai benissimo che durante un combattimento la filosofia del nonostante è onnipresente.
Nonostante la fatica si continua a combattere; nonostante il dolore si continua a lottare; nonostante la paura si va avanti; nonostante le dita dei piedi rotte si continua a combattere. Prima che tu lo chieda, Si, anche quest’ultima esperienza l’ho testata di persona.
Potrei fare una lista infinita di nonostante.
Hai mai visto un Nak Muay (il praticante di Muay Thai) scendere dal ring in mezzo al combattimento per interrompere lo scontro perché era un po’ stanchino e voleva vedere la TV o perché gli si era spezzata un’unghia? E nella boxe? Nella kick boxing?
Io no.
Succede perché pratichiamo l’accettazione abbinata alla filosofia del nonostante.
Accettiamo che sentiremo dolore, accettiamo che proveremo fatica e accettiamo che metteremo in gioco la nostra salute quando scegliamo di combattere.
Dopo di che agiamo nonostante.
Gli sport da combattimento sono un grande esempio in questo senso.
Se adesso hai deciso che vuoi smettere di lamentarti per la politica, per il tempo che passa o perché la pioggia non scende all’inclinazione che vorresti e vuoi iniziare ad agire, puoi seguire questi semplici step.
- Accetta. Accetta che ci sono cose che non si possono cambiare e che siamo abbastanza adulti da non voler più essere coccolati come delle povere vittime innocenti che sono spettatrici della propria catastrofe, ma piuttosto accettiamo di essere i protagonisti della nostra vita.
- Nonostante. Metti questa parola al primo posto nelle tue affermazioni concentrandoti su quello che puoi fare nonostante le avversità. Pensa sempre al pugile sul ring: nonostante il dolore continua a combattere silente.
Un esempio potrebbe essere:
Accetto che oggi piove anche se siamo a Giugno, la temperatura non è delle migliori ma nonostante questo posso agire per raggiungere il mio obiettivo.
Come avrai capito, la parola nonostante è uno dei segreti che noi marzialisti conosciamo bene.
Il combattente ha paura come tutti, ma agisce nonostante la paura; sente la fatica e il dolore come tutti, ma agisce nonostante queste sgradevoli sensazioni.
Le persone esterne pensano che per il guerriero sia facile combattere perché non sente il dolore o perché è predisposto alla fatica: sono balle.
Non si tratta di non avere paura o di non sentire la fatica ma di nonostante.
Chiaro il concetto?
Cervello pensante, individuo vincente
Ovviamente la filosofia del nonostante va sempre applicata con buon senso.
Se hai una gamba rotta, lascia stare il: nonostante la gamba rotta giocherò quella partita di basket.
Inoltre, accettare qualcosa non è sufficiente, dobbiamo sempre abbinare la filosofia del nonostante, altrimenti finiremo per accettare qualcosa che in realtà possiamo cambiare trovando una scusa perfetta per non fare nulla.
Come sempre intelligenza e buon senso non devono essere messe da parte.
L’articolo finisce qui, se ti è piaciuto applica la tecnica che hai letto e fai un salto sul mio blog.
Ti aspetto nei commenti per instaurare un dialogo diretto con me.
Alla prossima
Valerio
Alessia
10 Settembre 2018 @ 12:48
A volte lamentarsi di tutto, soprattutto delle cose che non si possono cambiare, ha motivazioni che non hanno niente a che fare con l’oggetto della lamentela, magari si giustificano immobilità, malumori con cose che non rappresentano le ragioni effettive. Lavorare su se stessi, in modo da sentirsi appagati della propria vita, credo sia un buon modo per non stare a preoccuparsi di tutto ciò che, semplicemente, non può essere cambiato. Buon lavoro.
Valerio
10 Settembre 2018 @ 18:51
Ciao Alessia,
hai ragione, quando l’individuo ha una scarsa conoscenza di se stesso può usare le lamentele per esternare qualcosa di più profondo.
Buon lavoro anche a te.
Valerio
Justine B
19 Ottobre 2018 @ 09:06
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9 Agosto 2019 @ 21:22
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Grazie,
Alessandro.
flo
7 Novembre 2020 @ 12:27
Il discorso in generale è molto potente e penso anche giusto:bisogna capire di avere il controllo sulle nostre azioni e non concentrarci su eventi che non possiamo controllare.Ma ovviamente penso ci siano eccezioni!Quando parli di sovrappeso (“Perché possiamo porre rimedio a queste situazioni.Se una persona ti dicesse di essere grassa, la risposta più ovvia sarebbe qualcosa come: “datti da fare per ritrovare la tua forma ideale”.)ti dimentichi che dipende anche da fattori genetici e può essere una vera e propria malattia dalla quale molte persone combattono tutta la vita.Semplificare così rischia di colpevolizzare le persone grasse.
Valerio
19 Novembre 2020 @ 09:05
Ciao Flo,
quello che dici è vero, ma è statisticamente meno probabile di quello che si pensa.
Nello specifico dell’esempio, sono stati fatti molti studi scientifici sulle persone sovrappeso e sai che cosa è emerso?
Meno del 3% delle persone che non riescono a perdere peso hanno problemi genetici, che tra l’altro non impediscono loro di perdere peso, ma lo rendono un po’ più difficile.
Strano vero?
Il problema reale è che il 100% delle persone sovrappeso pensa di far parte di quel 3%.
Prova a fare qualche domanda in più ai diretti interessati e scoprirai che quasi nessuno ha analisi per dimostrare di avere gravi problemi genetici, sono tutti sospetti o credenze (spesso inculcate da familiari anch’essi fuori forma).
Se invece una persona sovrappeso ha evidenti prove che dimostrano di non poter dimagrire, ha già una grande consapevolezza di sé, e di conseguenza non si sentirà minimamente offesa o colpevolizzata (lo dico perché io conosco una persona così).
La persona che potrebbe colpevolizzarsi è quella che senza dati scientifici e analisi cliniche da la colpa alla genetica perché non riesce a rimettersi in forma.
Quindi, quello che mi senti di dirti è di fare attenzione a non dare scuse facili a persone che potrebbero raggiungere la luna e le stelle.
Valerio