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13 Ottobre 2016

Come gestire le tue email (senza farti sommergere)

Stefano Nessuna categoria 6 Comments

Questo è un guest post del buon Alberto Cabas Vidani, un blogger che seguo da qualche tempo. Mi ha chiesto di scrivere un articolo per Mindcheats, e io gli ho detto: certo, ma deve essere eccezionale. E lui ha superato le mie attese quando se n’è venuto fuori con questo maxi-post su come gestire la propria casella email, un compito che spesso risucchia tempo dalla nostra vita. Almeno, a me l’ha fatto per anni. Quindi se è un problema anche per te, buona lettura! 🙂

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Secondo un articolo apparso su Inc. Magazine, passiamo in media 6 ore al giorno a gestire l’email. E molte altre fonti confermano dati simili. Ti sembra poco tempo?

Considera che in un giorno ci sono 24 ore. 6,3 ore corrispondono al 26% di ogni giorno. Vuol dire che il 26% della tua vita è sprecato sull’ dedicato all’email. A me sembra tantino.

Ovviamente, non puoi eliminare completamente questo mezzo di comunicazione. Però puoi ridurre drasticamente il tempo che ti richiede e lo stress che ti provoca. Ed in questo modo, puoi renderlo anche molto più efficace e farlo diventare un alleato invece che un minaccioso nemico.

Nel mio lavoro su Italian Indie e su FotoComeFare, ho creato sistemi e procedure che mi permettono di fare le cose nel modo più efficiente ed efficace possibile. In questo articolo voglio condividere con te il sistema che uso per dedicare pochi minuti al giorno all’email e raggiungere sempre “inbox zero”.

Buona lettura!

1 Usa Gmail

Se usi l’email devi usare Gmail. Punto.

I suoi vantaggi sono molti e inequivocabili:

  • è stremamente facile e veloce da usare,
  • puoi usarlo completamente da web, su qualsiasi smartphone ed è compatibile con tutte le applicazioni di gestione email (se proprio devi usare un programma specifico per l’email),
  • esistono migliaia di estensioni per arricchirne le funzionalità,
  • è totalmente gratuito,
  • è nettamente migliore dei concorrenti,
  • avere un indirizzo email su Gmail è ritenuto sufficientemente professionale (anche se non hai un dominio a tuo nome).

Anzi, mi spingerei oltre. Ti consiglio di avere più indirizzi Gmail. Ne puoi usare uno per le comunicazioni prettamente personali, uno per il lavoro, uno per la libera professione, eccetera.

2 Riduci le newsletter

Se leggi MindCheats, probabilmente sei sempre alla ricerca di qualcosa che ti possa migliorare, che possa insegnarti qualcosa di nuovo. Perciò, probabilmente sei iscritto a molte più newsletter di quante te ne servono.

Ho la soluzione, in tre semplici passi:

  1. cancellati da tutte le newsletter,
  2. apri mindcheats.net e iscriviti alla newsletter,
  3. apri italianindie.com e iscriviti alla newsletter.

Ok, ok, sto scherzando. Passiamo alle cose serie (sì, però iscriviti alle newsletter di MindCheats e Italian Indie).

Probabilmente non riesci proprio a tenere il passo con tutte le email che affollano la tua casella. Periodicamente, è il caso di rimuovere la tua iscrizione dalle newsletter che non ti danno più valore. E anche se tutte le newsletter a cui sei iscritto sono assolutamente imprescindibili, c’è un modo per continuare a leggerle e ridurre al contempo il numero di email che ricevi.

La soluzione si chiama Unroll.me. Questo simpatico sito ti invia ogni giorno un “rollup”, un’email che raccoglie tutte le newsletter e altre email che hai deciso di includerci.

Inoltre, attraverso un’interfaccia molto semplice, ti permette di cancellare le iscrizioni con un solo clic. Se hai un dispositivo iOS, è ancora più facile perchè puoi fare tutto attraverso l’app.

Per ripulire la tua casella di posta dalle newsletter e qualsiasi altra comunicazione invadente, fai così:

  1. iscriviti ad Unroll.me,
  2. fai login,
  3. clicca su “Edit subscriptions”,
  4. per ciascuna sottoscrizione, decidi con un solo clic se: tenere l’email nell’inbox, aggiungerla al rollup, rimuovere l’iscrizione,
  5. configura l’aspetto del rollup nelle tue impostazioni

Le tue email non verranno cancellate. Le troverai ordinatamente raccolte in un’apposita etichetta in Gmail. Ma la cosa importante è che non intaseranno più la tua casella email.

Quello che vedrai sarà solo i tuo rollup giornaliero. Scorrendolo potrai rapidamente vedere le anteprime di tutte le email e decidere quali aprire.

3 Notifiche fuori dai …

Oltre alle newsletter, probabilmente ricevi montagne di notifiche. Sono tutte riferite ad eventi importantissimi, vero?

Spesso riceviamo tante notifiche solo perchè non sappiamo come sbarazzarcene. Ecco cosa devi fare:

  1. prenditi il tempo necessario a disabilitare le notifiche via email inutili (qualcuno ha detto Facebook?),
  2. usa unroll.me per raggruppare quelle assolutamente necessarie,
  3. usa le schede di Gmail (in partiolare la scheda Aggiornamenti) per tutte le notifiche che sono veramente importanti.

L’obiettivo fondamentale è evitare di avere notifiche che ti fanno l’occhiolino appena apri Gmail. La distrazione che causano è troppo forte. Anche solo avendole raccolte negli Aggiornamenti, vuol dire che non devi per forza vederle.

4 Usa etichette, schede e filtri

Ricordi che ti avevo detto che Gmail è il migliore? Filtri ed etichette, usati opportunamente, sono due strumenti di Gmail che contribuiscono a renderlo tale.

Le etichette possono essere usate come cartelle. Ma un’email può avere più di un’etichetta, mentre solitamente non può essere messa in più cartelle.

Quindi, ad esempio, un’email riguardante una ricevuta di un acquisto personale può avere contemporaneamente le etichette “personale” e “ricevute”. Non sei costretto a decidere per una sola, come quando trascini un file in una cartella.

Le schede sono invece quelle etichette automatiche che Gmail mostra in alto: Aggiornamenti, Promozioni e così via. Molti ne parlano male, io invece mi ci sono trovato bene.

Se Gmail sbaglia a categorizzare un’email, ad esempio mettendo una promozione in “Aggiornamenti”, trascinala nella scheda giusta. Gmail imparerà e la prossima volta non dovrebbe sbagliare più.

I filtri sono i partner ideali delle etichette. Sostanzialmente, i filtri permettono di impostare specifiche azioni automatiche in base alle email. Puoi ad esempio:

  • cancellare email,
  • archiviare email,
  • applicare etichette ad email,
  • inoltrare email,
  • segnare un’email come importante,
  • ecc.

Usando gli operatori di ricerca, puoi creare delle regole sofisticatissime e ottenere l’organizzazione perfetta per le tue email.

Per usare questi strumenti a tuo vantaggio:

  • crea una struttura di etichette e sottoetichette che suddivida le email in base alle tue esigenze,
  • crea tutti i filtri che ti servono per spostare le email nelle varie etichette,
  • tieni regolarmente aggiornato il funzionamento delle schede correggendo gli errori di Gmail.

Il più possibile, utilizza l’opzione “Ignora posta in arrivo” dei filtri. Ciò ti permette di spostare le email dalla casella principale alle etichette. Lo scopo è avere nella casella principale solamente le comunicazioni più importanti.

Usare le ricerche, le etichette e i filtri giusti può diventare piuttosto “intricato”. Per questo ho pensato di creare un bonus per te. Si tratta di una guida video in cui ti mostro come io uso i filtri per il mio sito FotoComeFare.com.

5 Configura e impara le scorciatoie da tastiera

Io sono un informatico, nel cuore e per formazione. Per me le scorciatoie da tastiera sono quasi più naturali che usare un touch screen.

Se ancora non lo sai (non lo sai!?!?), una scorciatoia da tastiera è una combinazione di tasti da premere per fare qualcosa che normalmente faresti con il mouse. Le più tipiche sono Ctrl+C per copiare il testo e Ctrl+V per incollarlo. Funzionano in qualsiasi programma in cui puoi inserire del testo. Questo su Windows, Mac usa delle scorciatoie a sé.

Ogni software ha le sue scorciatoie da tastiera. In generale, queste rendono moooolto più veloce l’utilizzo del software.

Anche Gmail (siccome è il migliore) ha un bel po’ di scorciatoie, tutte configurabili. Per abilitarle e configurarle fai così:

  1. in Gmail, clicca sull’ingranaggio a destra,
  2. clicca su Impostazioni,
  3. clicca sulla scheda Labs,
  4. clicca Attiva in corrispondenza della voce “Scorciatoie da tastiera personalizzate”,
  5. clicca su “Salva modifiche” in fondo alla pagina,
  6. ricarica la pagina del browser,
  7. a questo punto dovresti vedere la scheda “Scorciatoie da tastiera”,
  8. clicca e vedrai una lunga lista di scorciatoie,
  9. configura le scorciatoie come le preferisci.

Per me le più utili sono le scorciatoie per cancellare e archiviare le email. Inoltre, uso molto le frecce per navigare nella lista di email.

Ma forse, all’inizio la più utile sarà semplicemente il punto di domanda. Da qualsiasi schermata ti servirà a mostrare la lista completa delle scorciatoie disponibili.

6 Disabilita le notifiche

Stefano te l’ha già detto qui. Se c’è un modo sicuro per ridurre la propria efficacia è essere schiavi delle notifiche.

Nel 99% dei casi, non hai bisogno di vedere una nuova email nel momento stesso in cui arriva. Se è così, allora forse il mezzo migliore per quella comunicazione era il telefono, o whatsapp e simili.

Perciò, disabilita tutte le notifiche da Gmail, sul desktop e su mobile. Tutt’al più, puoi raccogliere le comunicazioni importanti in un’etichetta apposita (attraverso i filtri) e attivare le notifiche solo per quell’etichetta.

Su mobile è una funzione accessibile attraverso le impostazioni dell’app. Su web puoi farlo attraverso le estensioni del browser (ad esempio con questa).

7 Decidi quando controllare l’email (e quanto tempo dedicarci)

Le email vanno processate in blocco. Cosa vuol dire?

Vuol dire che non esiste che tieni sempre aperto Gmail in una scheda del browser. O che lo apri appena ti punge l’insetto della procrastinazione.

Fai prima il lavoro che devi fare e, in momenti prefissati, apri la tua casella email. A questo punto, dedica le tue energie e la tua concentrazione a gestire l’email nel migliore dei modi. Poi chiudila e non pensarci più fino al prossimo controllo programmato.

Io, ad esempio, guardo l’email una volta al giorno, di solito al termine della mattina o all’inizio del pomeriggio. Se leggi l’email presto nella giornata, probabilmente ti ritroverai a fare qualcosa che non avevi programmato.

Così le cose importanti, che invece avevi programmato, finiscono nel c…o. Oppure, anche se non ti trovi a fare qualcosa di diverso, ti troverai a pensare qualcosa che riduce la tua concentrazione sul lavoro importante.

Probabilmente alcuni tuoi interlocutori non saranno contenti di questa novità. Spiega loro che lo fai per poter produrre lavoro migliore. Se proprio hanno bisogno di comunicare con urgenza, dai loro il tuo numero di telefono o un altro canale apposito (Skype, Whatsapp, ecc.).

8 È il momento di giocare

Nei passi precedenti hai preparato il campo. Effettivamente si tratta di un po’ di lavoro. Ma sarà impegnativo solo la prima volta. Poi dovrai solo fare un po’ di manutenzione regolare: aggiungere nuovi filtri ed etichette, aggiungere email al rollup, ecc.

A questo punto, sei pronto per processare l’email nella maniera più efficiente possibile. Segui questi passi:

  1. apri Gmail (ma dai?),
  2. usando le frecce e il pulante Invio, guarda un’email alla volta,
  3. “tocca” ogni email una singola volta, facendo una sola di queste azioni:
    • rispondi (se ti richiede meno di 2 min),
    • archivia o cestina,
    • inoltra a followup.cc se vuoi ritornarci tra alcuni giorni,
    • metti nel todo (molte applicazioni per todo list supportano l’inoltro dell’email) e poi archivia,
    • delega,
  4. ripeti lo stesso processo per le etichette e le schede.

Un paio di altre raccomandazioni:

  • se sei al lavoro, non aprire schede ed etichette personali e viceversa (meglio se di base hai account totalmente distinti),
  • se apri un’email con un rimando ad un articolo da leggere, salvalo su Instapaper o nel todo, non leggerlo subito,
  • se non hai disabilitato le email dai social media (anche se non so perchè non dovresti farlo), non aprirle a meno che tu non abbia coscientemente deciso che hai tempo da dedicarci.

9 Come scrivere le email più efficaci possibili

Ecco una storia vera:

Email 1 (Io): Ecco i risultati delle mie analisi.

Email 2 (Medico): Ha i valori troppo bassi. Bisogna che facciamo il punto a voce.

Email 3 (Io): Ok, mi dica quando.

Email 4 (Medico): Sentiamoci sabato alle 17 via Skype.

Email 5 (Io): Ok.

Email 6 (Medico): Ho avuto un contrattempo, dobbiamo rimandare.

Email 7 (Io): Ok, mi dica quando.

Email 8 (Medico): Per le 16 oggi ce la fa?

Te lo garantisco, avremmo potuto risparmiare 3 o 4 email in questa sequenza.

Ogni volta che scrivi un’email, devi presentare al tuo interlocutore una chiara azione da fare e tutte le informazioni necessarie a compierla. Inoltre, spesso la cosa migliore è offrire una serie di opzioni, per anticipare le varie situazioni in cui l’interlocutore si può trovare.

Ad esempio, l’Email 2 qui sopra contiene un errore grossolano. Il medico scrive “Dobbiamo fare il punto a voce”. Ma perchè non mi dice quando? (Ti confesso che mi ha fatto imbestialire)

Inoltre, non avrebbe solo dovuto dirmi quando. Avrebbe dovuto darmi diverse opzioni. Ad esempio diverse giornate e diversi orari.

Infatti, l’Email 4 mi dava un orario, ma se non avessi potuto essere su Skype a quell’ora in quel giorno avrei dovuto proporre io alcuni orari. Chissà quante volte avremmo rimbalzato avanti e indietro.

Questa è la raccomandazione fondamentale per scrivere email efficaci. Inoltre, abituati a non usare l’email come se fosse una chat o il telefono. Se hai bisogno di risposte immediate, non usare l’email.

E insegna anche agli altri che l’email è uno strumento asincrono. Non puoi dare per scontato una risposta veloce, a meno che non ci sia un accordo preliminare a riguardo.

Infine, se ti trovi a scrivere spesso email simili, usa le risposte predefinite. Gmail include una funzione apposita: le Risposte Predefinite. Puoi creare dei modelli dei email da richiamare con un clic.

Oppure, puoi usare Google Drive, Evernote o strumenti simili per salvare i testi predefiniti. Esistono anche diverse estensioni per il browser che ti aiutano in questo senso.

[Modalità PRO attivata]

I consigli sopra valgono per qualsiasi tipo di email. Pensando solo alla programmazione di appuntamenti, in realtà non ti serve nemmeno mandare le email. Esistono dei software che ti risparmiano il lavoro e garantiscono il risultato.

Su ItalianIndie usiamo YouCanBook.me. Funziona così:

  1. su YouCanBook.me crei un calendario con la tua disponibilità,
  2. integri il calendario con il tuo Google Calendar,
  3. quando devi programmare un appuntamento, dai alla persona interessata un link al tuo calendaio di YouCanBook.me,
  4. la persona vede come orari disponibili quelli che hai specificato tu, esclusi gli appuntamenti già fissati su Google Calendar (qui sotto il calendario che ho usato per prenotare le preinterviste in occasione dell’evento live Imprenditore Digitale su Italian Indie),
  5. tra questi orari scegliere quello che preferisce,
  6. l’appuntamento viene segnato sul tuo Google Calendar.

Numero di email scambiate: 1.

In più, YouCanBook manda una conferma ad entrambi e dà la possibilità di annullare autonomamente l’appuntamento. La versione a pagamento aggiunge anche reminder e molte altre funzioni utili per un uso avanzato.

[Modalità PRO disattivata]

10 Livello ninja: delega l’email

Il metodo che ti ho appena descritto va ripetuto ed oliato per renderlo il più efficiente possibile. Col tempo, migliorerai le etichette e i filtri. Poi, diventerai più veloce ed efficace nello scrivere le email. Infine, creerai un database di risposte predefinite per ogni occasione.

A questo punto, sarà molto facile spiegare la procedura che tu usi ad un’altra persona. Trovare un assistente virtuale che faccia questo tipo di lavoro è facilissimo. Per fortuna anche in Italia.

Dovrai solo dire all’assistente su quali email lavorare in maniera autonoma usando la procedura che stai usando tu e quali invece assegnare a te. Ti ritroverai così ogni giorno con una manciata di email da leggere. Le altre saranno state tutte gestite dall’assistente!

Conclusione

Questo metodo funziona. Perderai un po’ di tempo per l’impostazione iniziale. Però, appena tutto sarà pronto, riuscirai a gestire tutte le tue email veloce come il fulmine. E sarai anche più efficace a trattare ogni email (ovvero a fare la cosa giusta e a farla bene).

Ricordati, una volta iniziato ad usare questo sistema, di personalizzarlo. Scegli le scorciatoie da tastiera più comode. Imposta la struttura di etichette che più si adatta a te. Automatizza il più possibile con i filtri.

Inoltre, ricordati di fare manutenzione. Non lasciare che qualche nuova newsletter a cui ti sei iscritto sporchi la casella principale. Periodicamente (ad esempio una volta al mese) rivedi le tue iscrizioni, raffina il tuo rollup e elimina le iscrizioni non più utili.

Con pochi minuti di manutenzione ogni tanto, ti garantirai ogni giorno una casella email senza messaggi pendenti!

E non dimenticare: ho preparato per te la guida all’automazione di Gmail con filtri ed etichette. Clicca qui per scaricarla.

5 Settembre 2016

Resistenza mentale: l’arma segreta del successo

Stefano Nessuna categoria 11 Comments

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Questa settimana festeggio un agognato quanto meritato successo: la parola “fine” del mio primo romanzo breve!

Un anno e mezzo di lavoro, 234 pagine con quasi 94.000 parole senza contare tutti gli schemi, schede personaggio, eccetera eccetera.

Non ho intenzione di pubblicarlo, e gli unici 3 lettori sono quelli che mi hanno espressamente chiesto di passargli i nuovi capitoli, ma mi sento quasi in obbligo di dedicargli un articolo qui su Mindcheats. Non fosse altro che mi ha insegnato una lezione importante: quanto conti la resistenza mentale per raggiungere il successo.

Ci sono anche altre situazioni che potrei portare come esempio, di come la resistenza mentale sia stata la qualità che mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi, ma usiamo questo qui.

Cos’è la resistenza mentale?

È come la resistenza fisica, ma mentale.

Quando corri, ci sono due qualità da tenere in considerazione: velocità e resistenza. La prima è utile se vuoi raggiungere un traguardo molto vicino nel minor tempo possibile, la seconda per percorrere grandi distanze.

Non importa quanto tu sia veloce, se vuoi fare tanta strada, devi essere resistente. All’aumentare della distanza, la velocità diventa sempre meno importante.

La vita è per definizione una gara di resistenza. Togliamo i primi 18 anni di vita e tutto quello che c’è sopra i 65 per la pensione, e abbiamo 47 anni di vita utile per raggiungere qualsiasi obiettivo vogliamo. 47 anni sono un sacco di tempo, e nella vita è quindi più importante la resistenza della velocità.

La resistenza mentale io la definisco come la capacità di restare concentrato su un solo obiettivo dinamico per un lungo periodo di tempo.

Dico obiettivo dinamico perché gli obiettivi cambiano. O meglio, se li stai seguendo nel modo giusto, dovrebbero cambiare ogni qualche anno. Quando insegui un obiettivo impari diverse cose: fra le quali, potrebbe esserci anche un obiettivo migliore, più ambizioso, che ti rende più felice. Allora il tuo obiettivo cambia, e cominci a lavorare su quello invece che sul vecchio. Perfetto: significa che ti stai evolvendo e migliorando.

Questo è diverso dal non avere resistenza mentale, ossia abbandonare un obiettivo dopo poco tempo per noia, demotivazione, pigrizia o altra causa. Qui stai continuando a lavorare sull’evoluzione dell’obiettivo precedente, che è ancora meglio. Questo è un avvertimento che do sempre quando parlo di obiettivi: non pensare in maniera troppo schematica. Se la vita ti offre un’opportunità inattesa, non avere paura nell’andare a prenderla.

Anche approfittare di questa nuova opportunità richiederà un piano a lungo termine, ovviamente. Le opportunità devono essere sfruttate, non aspettarti regali inattesi dalla vita. Esempio: sto lavorando per mettere in piedi una carriera nell’azienda X, quando mi offrono una posizione da sogno nell’azienda Y. So che ci metterò anni a fare carriera, ma fra una carriera in X e una in Y, vince la seconda a mani basse.

Perché è così importante?

Perché come ho ripetuto fino allo sfinimento su queste pagine, qualsiasi obiettivo maggiore ha bisogno di tempo. Esempi?

  • Mindcheats è partito nel 2010 ed è diventato il mio lavoro nel 2013.
  • Ho iniziato a fare sleddog a dicembre 2013, e andrò finalmente a lavorare in Alaska fra qualche settimana (ottobre 2016).
  • Quando ho deciso di dimagrire, ci ho messo 6 mesi a perdere peso e altri 2 anni a completare una mezza maratona in un tempo decente.
  • Ho già detto che ci ho messo un anno e mezzo a finire il mio romanzo breve? 😉
  • Ci ho messo 3 anni e qualche mese a laurearmi alla triennale, e chi vuole fare i 5 anni o qualche specializzazione studia per molto, molto più tempo.

Oltre a questo, solo lavorando sui tuoi obiettivi apprenderai le abilità necessarie per avere successo nella vita. Esempio: è solo scrivendo il mio romanzo che sono diventato più bravo a scrivere narrativa. Se non avessi avuto la resistenza mentale per finirlo, sarei ancora una schiappa totale (adesso sono una schiappa parziale).

Detto schiettamente: senza resistenza mentale, non combinerai mai granché. La resistenza mentale è l’arma segreta del successo: se non inizi a pensare al lungo termine, se non ti rendi conto che la vita è un gioco di resistenza, non raggiungerai mai nessun obiettivo ambizioso. In altre parole: non aspettarti mai risultati immediati.

Uno dei miei detti preferiti, che non a caso recito come un vangelo a chiunque mi chieda un consiglio di crescita personale, è: le persone sopravvalutano quello che possono fare in un anno, ma sottovalutano quello che possono fare in 10 anni.

La resistenza mentale capitalizza su questo concetto: se ti concentri per anni a inseguire il tuo obiettivo, a costruire sui tuoi precedenti micro-successi per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, nulla potrà fermarti. Raggiungerai vette che non avresti mai potuto immaginare.

Non essere pigro, e non farti scoraggiare dagli insuccessi iniziali. Il fallimento è una tappa obbligatoria per chiunque. Sviluppa la resistenza mentale, resta concentrato sul tuo obiettivo, e piano piano farai molta strada. Nella vita, resistenza e perseveranza (o resilienza che dir si voglia) sono fondamentali.

Come allenare la resistenza mentale

Mi piacerebbe avere un esercizietto per allenare la resistenza mentale. Se ne conosci uno fammelo sapere, perché io non lo conosco.

Penso che la resistenza mentale sia una diretta conseguenza della motivazione, che a sua volta è una conseguenza dell’autostima. Se hai una buona autostima, ti convincerai di poter raggiungere qualsiasi obiettivo se solo lavori sodo. Non ti farai scoraggiare dai fallimenti iniziali, continuerai a migliorare, a dare il tuo meglio. Dall’autostima trarrai la motivazione di cui avrai bisogno per non abbandonare la retta via.

Per aumentare l’autostima puoi partire da questo articolo, o comprare l’ottima guida di Efficacemente.

Dalla mia esperienza, l’autostima cambia tutto. Quando sei consapevole delle tue capacità, passerai dal vivere una vita passiva a una proattiva. Passerai dal lagnarti e lamentarti tutto il giorno tutti i giorni (uno dei comportamenti che odio in assoluto più di tutti), all’implementare soluzioni per risolvere i problemi e rendere la tua vita più felice.

La motivazione può venire anche da fonti diverse dall’autostima, certo, magari lo esplorerò in un altro articolo. Ma se hai autostima, allora la motivazione è sempre una conseguenza diretta.

Il pericolo della noia

Il più grande nemico della resistenza mentale è la mancanza dell’autostima, ma anche la noia non scherza. Questa è una sezione particolarmente utile per gli obiettivi personali, più che professionali (dove l’autostima gioca un ruolo più importante).

Prendi il mio romanzo breve. Non sarebbe stata una mancanza di autostima a non farmelo finire, quanto la noia. Perdere interesse, non aver voglia di farlo. E la sensazione mi ha colpito più volte non solo in questo, ma in molti altri progetti. E ho capito col tempo come combatterla.

L’errore è porre troppa enfasi sul risultato, e poca sul percorso. Se la tua gioia deriva tutta dall’obiettivo, ma il percorso per raggiungerlo non ti piace, la noia prenderà il sopravvento. A un certo punto ti romperai le scatole, e dirai che non ne vale più la pena.

Per mantenere alta la tua resistenza mentale devi trovare il percorso stesso un piacere. Spezzetta il tuo obiettivo, datti delle micro-ricompense. Dimenticati del traguardo: se e quando lo raggiungerai potrai darti una bella pacca sulla spalla, ma non deve essere quella la benzina che ti fa andare avanti. La tua motivazione deriva dalla gioia e felicità del camminare lungo il percorso.

Questo non solo aiuterà la resistenza mentale, ma ti farà anche avere risultati migliori. Perché se la tua unica soddisfazione sta nel raggiungere il traguardo, cercherai di farlo il più velocemente possibile. Prenderai scorciatoie, sorvolerai sui dettagli. Il tuo lavoro sarà, per definizione, a mala pena mediocre.

Ma se la soddisfazione sta nel percorso in sé e non ti interessi dell’obiettivo finale, curerai ogni dettaglio perché non hai fretta di finire. Tutte le cose più straordinarie che farai in vita tua le farai quando non sacrificherai la qualità e la cura nei dettagli per raggiungere un obiettivo il più velocemente possibile.

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20 Agosto 2016

Dove vuoi essere alle prossime olimpiadi?

Stefano Mini-articoli 19 Comments

*NOTA* Questo è un mini-articolo: troppo lungo per essere relegato a un post sulla pagina Facebook, ma troppo corto per essere un vero e proprio articolo completo. Se questo nuovo formato riscuote successo nei commenti, ne farò altri così. È interessante perché mi prende pochi minuti, quindi ne potrei scrivere di più.

Ora che le olimpiadi di Rio sono agli sgoccioli, un ottimo esercizio da fare per porsi degli obiettivi è di chiedersi:

Dove voglio essere alle prossime olimpiadi?

Nell’estate 2012 ero negli Stati Uniti a lavorare da dipendente. Mindcheats era un hobby, avevo un bel traffico ma non ci guadagnavo niente. Quella che adesso è la mia fonte di reddito, Inglese Dinamico, non esisteva e non l’avevo neppure pensato. Non avevo scoperto il mondo dei cani da slitta e non avevo la minima intenzione di trasferirmi in Alaska. E queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente.

In altre parole, un mondo completamente diverso. In 4 anni, la mia vita è cambiata più volte in maniera così drastica che non sarei riuscito mai a prevederlo.

C’è un detto che gira nella crescita personale, ed è uno dei miei preferiti: “le persone sopravvalutano quello che possono fare in un anno, ma sottovalutano quello che possono fare in dieci”.

È vero: dieci anni sono un sacco di tempo, e se in questo periodo non hai fatto nessun balzo in avanti ciclopico nella tua vita, non hai raggiunto nessun obiettivo straordinario, allora secondo me stai sbagliando qualcosa.

Anzi, dieci anni sono anche troppi. Quattro anni, la distanza fra due olimpiadi, è un lasso di tempo adeguato: è abbastanza per completare quasi qualsiasi progetto, non importa quanto ambizioso. Basta che ci lavori duramente.

Quindi sfrutta quest’occasione per chiederti dove vuoi arrivare prima delle prossime olimpiadi. Poniti un obiettivo particolarmente ambizioso, e cerca di raggiungerlo.

Consiglio: prendi il tuo più grande sogno, e poniti quello come traguardo. Una cosa che ho notato più e più volte negli anni, in me e negli altri, è che se smetti di lamentarti e muovi le chiappe raggiungere gli obiettivi non è lontanamente difficile come potrebbe sembrare all’inizio.

29 Luglio 2016

Il futuro di Mindcheats (e una spiegazione della mia assenza)

Stefano Crescita personale 66 Comments

Cropped hand sweeping dusty room

Come avranno potuto notare quei quattro in croce che ancora seguono questo blog dopo la morte cosmica che ha subito negli ultimi mesi, è dall’inizio del 2016 che non pubblico più articoli con regolarità. Prima l’appuntamento imperdibile era di mercoledì, ore 13:00, e la newsletter arrivava un’ora dopo. Regolarmente, dal 2011 alla fine del 2015. Sono più di 4 anni. Wow.

Mi scuso per essermi volatilizzato così, senza dire niente. Questo articolo arriva con 6 mesi di ritardo. Ma visto che nei commenti agli articoli precedenti ogni tanto spunta fuori il “che fine hai fatto Stefano” (a proposito, grazie!), mi sembra il caso di dare una spiegazione più completa.

Allora, non scrivo più su Mindcheats perché passo tutto il giorno a scrivere e in altro modo lavorare su Inglese Dinamico, un progetto che è partito proprio da Mindcheats, ma che da un anno a questa parte ha spiccato il volo e si è staccato per diventare un business separato.

Questo implica 2 cose:

  1. Non me ne volere, ma a fine giornata, preferisco fare altro piuttosto che continuare a scrivere attaccato a uno schermo.
  2. Non ho più la pressione di dover scrivere un articolo a settimana.

La prima è una ragione semi-valida. Di certo se facessi il carpentiere avrei più voglia di scrivere articoli per rilassarmi, ma se passo le giornate a scrivere articoli, lezioni ed email al computer, la voglia cala. Detto questo il “non ho tempo” è una cazzata, quindi non lo voglio addurre come unica scusante.

La ragione principale è che non ho più la pressione di dover scrivere un articolo a settimana.

A volte è meglio non scrivere

Prima Mindcheats era il mio blog-lavoro. Era quello che mi permetteva di pagare le bollette, l’affitto, la spesa, e l’occasionale tavoletta di cioccolato fondente 70%. Quindi cascasse il mondo, il mercoledì doveva uscire l’articolo. E questo, lo ammetto, a volte mi ha portato a scrivere articoli sotto lo standard qualitativo che volevo mantenere.

Ma ora, questa pressione non c’è più. Questo significa che se per una settimana non ho idee decenti, non scrivo. Non ho una scadenza da rispettare, e questo mi aiuta anche in quello che con un termine ammmmmericano potrei definire “energy management”.

Immagina di partire a inizio giornata con un certo livello di energia. Ogni task che completi, ogni decisione che prendi, ogni scadenza che rispetti, ogni casino che devi risolvere, fa calare questo livello. Più il livello scende, più la tua produttività cala. Quando arrivi a zero, l’unica decisione intelligente è di buttarsi sul divano a giocare alla Playstation, perché non combineresti comunque niente di buono. Inoltre, più cala il tuo livello di energia, più la qualità della tua vita ne risente.

Per questo io sono molto geloso a conservare il mio livello di energia, e cerco sempre di mantenerlo il più alto possibile. In questo modo sono sempre produttivo al massimo quando lo devo essere, e la qualità della mia vita resta elevata. Anche per questo ho deciso di non rispettare più una tabella precisa con Mindcheats: è una scadenza in meno della quale mi devo preoccupare. Perché fidati, qualsiasi cosa, quando diventa un lavoro, ti piace di meno. Anche lo scrivere articoli sul tuo blog.

Quindi, ecco qui il perché Mindcheats è una landa desolata da inizio 2016: per me il blog non è più un lavoro, è diventato un hobby. Un blog personale, potresti chiamarlo.

Cosa diventerà Mindcheats in futuro?

Primo, a me non piace fare troppi piani per il futuro. Io programmo a breve e medio termine, ma il futuro è per me troppo imprevedibile per essere pianificato con una qualche parvenza di precisione. Ad esempio: ho saputo giusto due giorni fa che a ottobre andrò per 6 mesi in Alaska (fino a marzo/aprile) a lavorare per un grosso allevamento di cani da slitta, e questo manda all’aria tutti i piani per lo sviluppo del mio business.

Con questo in mente, il piano a medio termine per Mindcheats è quello di tenerlo un blog personale che può aiutare le persone a vivere meglio, e scrivere solo quando ho cose veramente intelligenti da dire. Può essere ogni settimana, può essere ogni due mesi. Non voglio alzare la frequenza degli articoli, voglio alzare la qualità dei contenuti.

Cercherò di essere un po’ più regolare, perché Mincheats esiste dal 2010 ed è cresciuto tantissimo prendendo una buona fetta del mio tempo libero per anni, e mi dispiace vederlo pieno di ragnatele. Cercherò di essere più presente anche sulla pagina Facebook, che è in un triste stato di abbandono.

Di cosa parleranno i prossimi articoli?

Di quello che mi viene in mente. Ho notato che ultimamente il blog è migrato da uno stile “tecniche per fare XYZ”, l’argomento dal quale è partito, a una specie di “stile di vita per vivere meglio”. Quindi meno tecniche e consigli terra-terra, e più strategie ad ampio respiro e stile di vita in generale.

Per tutte le tecniche del mondo vai a ripescare gli articoli degli anni passati, che ne ho scritti tanti in merito.

In secondo luogo, mi curerò meno dell’opinione di chi legge. Il fatto è che, quando il tuo stipendio è direttamente proporzionale all’indice di gradimento dei tuoi articoli e del tuo blog in generale, tenderai a scrivere cose che piacciono alla maggior parte dei tuoi lettori. Io ho sempre cercato di mantenere il mio stile e non farmi influenzare troppo, ma conterei balle se dicessi che sono totalmente immune dal fenomeno. Nessuno lo sarebbe. Ora che il successo di Mindcheats è in buona parte slegato dal mio stipendio, posso avere una libertà in più.

In altre parole, qui scriverò quello che penso. Scriverò le mie strategie, la mia filosofia di vita, il modo in cui conduco le mie giornate e la mia vita per raggiungere il successo ed essere più felice. Non starò più a pensare “questo forse è meglio ometterlo, mi sa che ai miei lettori non piacerà”. Sto anche valutando di aggiungere un po’ di pubblicità da qualche parte, perché tenere acceso Mindcheats comunque mi costa 40€ al mese vista la mole di traffico che continua a portare.

Alla fine, è questo che un blog come Mindcheats dovrebbe fare secondo me: spiegare i punti di vista dell’autore, come conduce la sua vita per essere più felice e raggiungere gli obiettivi, senza stare a fare copia incolla da qualche altro libro. Perché appunto, è crescita personale. Io dico quello che funziona per me, quello che ho visto portare risultati nella mia vita. E considerato che a 27 ho oggettivamente già raggiunto più risultati di quelli che molte persone raggiungono in una vita intera, penso che i miei consigli potranno tornare utili anche gli altri.

Detto questo, sono consapevole che quello che funzioni per me non deve per forza essere la verità cosmica, e persone diverse possono aver bisogno di strategie diverse.

Tu cosa ne pensi?

Da una parte ho detto che non mi curerò dell’opinione di chi legge, almeno per quanto riguarda le opinioni che espongo negli articoli. Dall’altra, mi piacerebbe sapere quali sono gli argomenti che ti interessano di più, perché lo scopo di Mindcheats è alla fine sempre quello di aiutare le persone. E se posso scrivere articoli su argomenti che possano aiutare più persone possibile, tanto meglio.

Quindi, se sei arrivato a leggere fino a qui, non essere timido e lasciami un commento di due righe in croce per farmi sapere di quali argomenti vuoi che parli in futuro. Se non lo fai, poi non lamentarti se “Stefano scrive articoli noiosi”. 😉

20 Luglio 2016

Smettila di avere tutte queste opinioni

Stefano Crescita personale 26 Comments

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La gente ha opinioni su qualsiasi cosa. Sul diritto dei matrimoni gay, sull’economia, sul migliore eroe Marvel o la migliore squadra di calcio. Spesso senza avere la più pallida idea di cosa stia parlando, esponendosi a figure da cioccolataio. Anche quando una persona non ha le basi per formarsi un’opinione supportata dai fatti o da una minima cognizione di causa, continua imperterrito ad averla.

“Se non ho un’opinione, sono uno stupido” pensi inconsciamente. Ma non è così. Anzi, avere troppe opinioni è sinonimo di ignoranza. Un esempio?

Già dal 2010 io seguo quella che poi è diventata famosa come “dieta mediatica”, ossia tagliare tutti quei canali di “informazione” (notare le virgolette) che non fanno altro che causare rumore di fondo che ruba spazio alle cose veramente importanti della mia vita. Ma non tutti seguono questo principio, e mi trovo spesso di fronte a conversazioni del tipo:

“Ma tu, signor Mindcheats, cosa ne pensi di [argomento che va per la maggiore sul TG5]?” L’argomento può essere gli nuovi sviluppi sul terrorismo, la politica sociale della Germania, Brexit, eccetera eccetera.

“Boh, niente” rispondo io. Gli altri mi guardano come se fossi un buzzurro troglodita, che vive in una caverna fregandosene degli avvenimenti del mondo. In realtà sto solo ammettendo la mia ignoranza in un argomento sul quale, comunque, non avrò mai una conoscenza sufficiente per formarmi un’opinione ben argomentata. In altre parole, io ci sto facendo una più bella figura perché conosco i limiti di quello che so e posso sapere.

“Ma se non ti informi resterai ignorante!” sento urlare dalla distanza. Al contrario, questo è il primo passo per diventare meno ignorante. Continua a leggere e capirai il perché.

Al contrario, se hai un’opinione su qualcosa di cui non conosci a fondo, o su qualcosa che non merita tutta quell’energia mentale, fai la figura dello stupido e dell’ignorante.

Una parentesi sulla dieta mediatica

Ho sentito dire che informarsi sui fatti del mondo è un “dovere morale” o addirittura un “dovere civico” di qualsiasi persona. Quindi io sto contribuendo a peggiorare il mondo, a renderlo un posto peggiore e più ignorante, non seguendo i TG.

Ora, fatti queste domande:

  • In che modo guardare il TG migliora la tua vita?
  • In che modo guardare il TG migliora il mondo in cui vivi?

Te lo dico io: la risposta è nessuno. Zero. La scusa del “rimango informato perché è un dovere morale” è una scappatoia conveniente per chi non vuole alzare un dito per rendere il mondo un posto migliore, ma vuole illudersi di stare facendo qualcosa.

Diciamo che guardi il TG tutti i giorni, 2 volte al giorno. Sono 7 ore a settimana, se ci aggiungi qualche speciale di Mentana. Se tu la domenica passi mezza giornata (4 ore) a fare volontariato nella tua comunità, hai contribuito a migliorare il mondo molto di più e con meno tempo. Certo, uscire di casa e lavorare gratis è più faticoso che stare sul divano a grattarsi la panza. Ma cosa ci vuoi fare.

Oppure fai qualche piccola donazione ad associazioni che se lo meritano, e hai la coscienza ancora più pulita.

Troppo facile pensare che basti guardare la TV per contribuire a rendere il mondo un posto migliore. Massima ipocrisia.

Differenza fra opinione, interpretazione e verità assoluta

Come avrai già capito a me non piace avere opinioni, preferisco avere verità assolute. Se ti pare arrogante come affermazione, seguimi un attimo e capirai.

Un’opinione, per definizione, è opinabile. Significa che non è né giusta, né sbagliata.

Ad esempio: a me piace la montagna e non il mare. È un’opinione, perché la montagna non è oggettivamente meglio della spiaggia. Se a qualcuno piace abbrustolirsi sulla sabbia, non posso dire che abbia torto. È soggettivo, e come tale, non esiste una verità assoluta.

Al gradino successivo abbiamo le interpretazioni: prendere dati assoluti e incontrovertibili, ed estrapolarne un significato. Le interpretazioni possono essere probabilmente giuste o probabilmente sbagliate. Nota il probabilmente: c’è sempre un margine di errore più o meno elevato. Il gioco è cercare di fare interpretazioni il più corrette possibili, ma non è sempre facile.

Ad esempio, Luca ha preso 18 all’esame e Marco 30. Posso interpretare il fatto dicendo che Marco conosce l’argomento più di Luca, ma non è detto che sia così: magari Luca ha avuto una gastrite e ha dovuto lasciare a metà l’esame, mentre Marco ha spudoratamente copiato tutto.

Infine, troviamo la verità assolute. Sono fatti oggettivi universalmente validi, e sono quelli che mi piacciono di più. L’obiettivo è sostituire quante più opinioni (o interpretazione che lasciano il tempo che trovano) possibili con verità assolute.

L’unico modo per arrivare a conoscere delle verità assolute è attraverso matematica, statistica e fatti accaduti, ed è per questo che tutti dovrebbero conoscere questi argomenti (soprattutto la matematica/statistica). Ad esempio, se sul conto il banca ho 10.000 euro, quella è una verità assoluta. Se il mio libro ha venduto un milione di copie in tutto il mondo e il tuo due, il mio libro è più popolare del tuo: è un’interpretazione, ma è basata su dati incontrovertibili è quindi probabilmente vera. A meno che io non abbia comprato un milione di copie giusto per far credere di essere famoso.

Ho voluto fare un po’ di chiarezza, perché questi tre concetti vengono spesso confusi.

Un problema addizionale: la soggettività

Oltre a questo, dobbiamo aggiungere anche un altro strato problematico chiamato soggettività o relatività: possono esistere due o più verità che si contraddicono fra di loro a seconda della situazione.

Ad esempio, Brexit. Mettiamo, per ipotesi, che sia oggettivamente una buona idea per l’Inghilterra uscire dall’unione. Quindi, gli inglesi hanno fatto bene. Ma l’economia degli stati Europei andrà a risentirne, quindi per un italiano, Brexit è stata oggettivamente una bruttissima idea. Per inciso: non ho idea se quello che ho appena detto abbia una qualche validità, ma è un esempio.

Questo è solo un esempio che rende la verità relativa, non assoluta. Ma questo è un argomento di cui magari parlerò in un altro articolo, qui ho voluto solo accennartelo per farti capire quando la realtà sia più complessa di quello che molti credono.

Troppe opinioni -> Ignoranza e arroganza

Se hai troppe opinioni dimostri la tua ignoranza.

Il fatto è che troppe persone confondono opinioni con interpretazioni e verità assolute. Sono due cose che non possono convivere: un’opinione avviene quando una verità assoluta non può esistere, come nel caso di mare contro montagna, o fragola contro amarena (amarene tutta la vita).

Ma quando hai un’opinione su fatti oggettivi, pur non conoscendoli a fondo, stai dimostrando ignoranza e arroganza. Ti spiego.

Prendiamo il caso Brexit, l’UK che se ne esce dall’Unione Europea. Non ho un’opinione in merito, perché non è una preferenza personale. L’UK ha fatto bene o male? Una risposta giusta esiste ed è oggettiva. Il fatto è io non lo so e non lo saprò mai, così come nessun altro: serve conoscere molto bene l’economia politica di tutti i Paesi interessati, le agende politiche dei vari Stati, e un milione di altre cose.

Io non so quale sarebbe stata la scelta giusta per l’Inghilterra, tu non lo sai, nessuno lo sa a parte i pochi coinvolti ad alti livelli. Quindi piuttosto che lanciarmi in un’interpretazione senza avere la conoscenza e i dati per dire qualcosa di sensato, dico l’unica cosa di cui sono certo: ammetto la mia ignoranza in materia, e mi astengo dal formare un’opinione che sarebbe più un tirare a caso che altro.

Formarsi un’opinione, in questo caso, significa abbandonare completamente il percorso verso la verità e restare a vivere nella propria bolla bambinesca, illudendosi che “quello che dico io è giusto perché è così”.

Hai presente no, i bambini che pensano di avere sempre ragione e non mollano mai anche di fronte all’evidenza? O adulti che credono in cose assurde, tipo che la Terra è piatta o al creazionismo (sì, esistono ancora)? Stessa cosa. Non fare anche tu lo stesso errore.

Per questo io sto sempre molto, molto attento ad avere opinioni. Mi chiedo sempre se in realtà, questa mia opinione non sia altro che un negare la mia ignoranza, e restare in una parte della bolla di illusioni che mi sono formato. Certo, quella bolla ce l’ho anch’io come tutti, ma almeno faccio il possibile per ridurla.

Perché le opinioni hanno un grande problema:

Le opinioni bloccano la tua crescita

Quando ho un’opinione, penso di avere ragione. E quando penso di avere ragione, non vado a informarmi e a cercare la verità nei fatti e nei numeri. Perché dovrei? Alla fine, io ho ragione.

Questo mi porta a restare ignorante. E l’ignoranza blocca la tua crescita, perché conoscere meno cose ti dà in mano meno strumenti per migliorare il tuo futuro.

Piuttosto che avere opinioni, a me piace ammettere la mia ignoranza su certi argomenti e andare a cercare la verità assoluta nei numeri e nei fatti. Questo mi fa crescere giorno dopo giorno, e mi dà la possibilità di agire per migliorare veramente la mia vita. Perché se pianifichi e agisci in base a credenze sbagliate, otterrai solo fallimenti. Se invece le tue azioni sono guidate da fatti e verità, hai concrete possibilità di successo.

1 Giugno 2016

Come cambiare vita (senza rischiare di distruggerla)

Stefano Crescita personale 14 Comments

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“Non farti fermare dalla paura” dicono le frasi motivazionali su Facebook, in un’immagine con lo sfondo di un tizio che corre scalzo sulla spiaggia al tramonto.

Ma se fosse così facile, staremmo tutti correndo scalzi sulla spiaggia al tramonto. Fare dei cambiamenti di vita radicali non è facile, e illudersi che basti “buttarsi”, ti porterà più frustrazione che altro quando scoprirai che la realtà è ben diversa.

“Vai e buttati” funziona per le piccole cose. Provare la pizza alla diavola con peperoncini ultra-piccanti, buttarsi (letteralmente) col bungee jumping, comprare la macchina che ti è sempre piaciuta quando ti si rompe quella vecchia.

Ma quando si parla di decisioni che cambieranno la tua vita, non è mai così facile. C’è la paura, l’incertezza, la possibilità concreta di mandare a donnine tutto quello che hai costruito finora.

Io di cambiamenti radicali nella mia vita ne ho fatti. Ho vissuto in Italia, Lettonia, Stati Uniti, Inghilterra e ora Spagna. Quest’inverno, se tutto va bene me ne andrò in Alaska per almeno 6 mesi.

Ecco cosa ho imparato su cosa devi fare se vuoi stravolgere la tua vita senza rischiare di finire con le gambe all’aria.

Mollare tutto e cambiare vita non ha senso (e non lo farai mai)

Sei stufo di questa vita, okay, lo capisco. Se stressato, vuoi andare a vivere in un paradiso tropicale senza pensare a niente.

Vuoi mollare il tuo lavoro o la tua attività, e cambiare. Ma se sei ancora nella fase del “vorrei”, significa che non hai fatto passi concreti verso la realizzazione del tuo obiettivo. Dove bada bene, per “concreti” non includo il guardare due pagine su Tripadvisor, fare qualche sogno a occhi aperti, e convincerti che non si può fare.

Questo perché cambiare vita fa paura, e ci mancherebbe altro. E se fallisci? E se non è tutto così bello come credi? E se e se e se?

Ed è normale. Anch’io avrei paura, se dovessi lasciare tutto quello che ho costruito nella mia vita per gettarmi nel vuoto. Non importa quanto lo desideri. E infatti, non l’ho mai fatto né mai lo farò.

Ci sono persone che sono più portate per questo tipo di cambiamento, persone che non si fanno mezzo problema a buttarsi a capofitto in una nuova avventura senza un piano né una certezza. Ma fidati, sono meno di quello che credi. E chi mette frasi motivazionali sulla bacheca di Facebook non rientra nella categoria.

Quindi io non sono qui a dirti “non farti fermare dalla paura e buttati”, perché:

  1. Se vuoi fare dei grossi cambiamenti avrai sempre paura, non importa quanto provi a essere diverso, è la tua natura. Anzi, è la natura dell’essere umano.
  2. Devi ascoltarla la paura, non combatterla. Ti sta dicendo che qualcosa non quadra, è tuo compito capire cosa e rimediare.

Se il tuo obiettivo è mollare tutto e cambiare vita di punto in bianco, la paura ti bloccherà sempre. Rimarrai a sognare, senza mai fare azioni concrete verso il tuo obiettivo. E non posso biasimarti.

Piuttosto, se vuoi fare un grosso cambiamento, ti consiglio di usare la tecnica che prende il nome altisonante di Feedback Loop.

Entra in un feedback loop

Sono convinto che i grandi cambiamenti non esistano, e siano piuttosto il culmine di una serie di cambiamenti progressivi. Anche quando vuoi cambiare radicalmente vita, si tratta di inanellare una serie di piccoli passi uno dietro l’altro. E a ogni passo, decidere se è il caso di cambiare rotta o continuare con il piano prestabilito.

La chiave per cambiare senza paura è di avere sempre la possibilità di tornare indietro: se qualcosa va male nessun problema, faccio un passo indietro e riprovo in un altro modo. Se il cambiamento radicale di vita è l’equivalente di gettarsi nel vuoto, cambiare a piccoli passi significa prendere le scale. Un passo alla volta, e senza mai nessun pericolo.

La domanda che dovresti farti non è come cambiare vita, ma come migliorare gradualmente la tua vita senza rischiare di perdere quello che hai costruito finora. Analizzare ogni piccolo passo, e decidere qual è la scelta migliore per te.

Anche i grandi cambiamenti si fanno in questo modo. Quando sono andato a vivere e lavorare un anno negli Stati Uniti, non ho mollato tutto: mi sono laureato, ho mantenuto aperti i contatti, ho addirittura fondato la mia prima azienda mentre lavoravo come cameriere a Orlando. Non è stato un passo nel vuoto, ma una serie di passi, nessuno dei quali poteva portarmi a un disastro.

Quando sono venuto a vivere a Gran Canaria, è stato dopo una prima visita. Avevo contatti, amici, persone che mi aiutavano. Non ho trasferito tutta l’azienda il giorno dopo aver fatto i documenti, ho fatto tutto con calma. Così se qualcosa andava storto, avevo il tempo di recuperare e non sarei finito con le gambe all’aria.

Voglio andare a vivere in Alaska, ma non mi vedrai mai mollare tutto e prendere un volo per Anchorage. Ci sono andato un mese quest’inverno, girando vari posti. Ci tornerò l’inverno prossimo, per più tempo. Valuterò la situazione, e mi chiederò se veramente vale la pena trasferirsi. E farò in modo che, se dovessi cambiare idea, potrei tornare indietro senza difficoltà.

Feedback Loop significa fare un passo, valutare la situazione, e correggere la mossa successiva se necessario. Ricorda sempre: il peggior piano è quello che non può essere cambiato.

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18 Maggio 2016

Lo schema per risolvere i tuoi problemi (NON è una bacchetta magica)

Stefano Crescita personale 8 Comments

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La vita è una serie di problemi e sfide da superare, e ha successo chi riesce a farlo meglio.

Pare una visione finanche troppo pessimista della vita, ma se punti a un percorso di crescita personale, è utile ogni tanto pensare alla vita come una serie di problemi.

Questo perché ci sono due modi in cui puoi vivere la vita: passivamente, o attivamente.

Vivere la tua vita in modo passivo significa farsi trasportare. Studiare e prendere il 60 diplomatico senza andare oltre, trovare un lavoro a tempo indeterminato senza pretese, e andare avanti così a oltranza. In una vita del genere avrai pochi problemi da superare, perché non generi quello che chiamo “attrito”. Di cosa sia questo attrito te ne parlo meglio più avanti. Pochi problemi, ma anche pochi veri successi.

Il secondo modo di vivere la vita è in modalità attiva. Significa non semplicemente accontentarsi di quello che la vita ti offre, ma impegnarti attivamente per cambiarla. Questo è quello che definisco crescita personale: cercare di cambiare la rotta preimpostata della tua vita verso gli obiettivi che vuoi veramente raggiungere. Per farlo, generi attrito.

Qualcuno lo chiama destino, ma a me questa parola non piace perché implica qualcosa di immutabile. Meglio usare la parola “caso”. Il caso, durante tutta la tua vita, ti assegna certe situazioni. Puoi nascere a Milano, Roma, o New York. O magari Lomé. In campagna, o in città. Nascere in una famiglia ricca o povera, andare in una scuola ottima o squallida. Puoi trovare un lavoro nel settore privato o pubblico, e un miliardo di altri fattori determinati in buona parte dal caso.

Ora, hai due possibilità: puoi accettare quello che il caso (o “la vita”) ti tira addosso, o cercare di sterzare. Di cambiare quella che è la posizione nella quale il mondo ha deciso di metterti. Ogni volta che vuoi cambiare questa posizione, generi attrito. In altre parole, mantenere lo status quo è più facile che cambiarlo.

È più facile vivere a Milano o a Roma? Dipende: se sei nato a Milano è più facile vivere a Milano, se sei nato a Roma è più facile vivere a Roma. Accettare quello che è stato deciso dal mondo/caso/destino/vita/divinità è più facile che cambiarlo.

Non è detto che tu voglia per forza cambiare lo status quo. A volte la vita ti mette di fronte a ottime occasioni, e tu non devi fare altro che allungare la mano. Se ti capita in mano un’eredità milionaria di qualche parente che non sapevi nemmeno di avere, ha poco senso lottare per cambiare la cosa.

Ma facendo la somma di tutto, seguire il caso ti porterà a una vita mediocre. Non eccellente, non pessima. Nella media. Ti capiteranno cose belle, e ti capiteranno cose brutte. Verrai assunto in un lavoro mediocre con una paga mediocre. E per certe persone, va bene così. Nulla di sbagliato nel non avere troppe ambizioni, perché generare meno attrito significa avere meno problemi.

Ma se stai leggendo questo articolo, immagino che tu voglia qualcosa di più di una vita mediocre. Per passare da mediocre a straordinario, dovrai uscire dai binari che la vita ha preparato per te. Dovrai cambiare rotta, e questo significa attrito. Significa incontrare problemi, perché ogni volta che vai contro lo status quo delle cose, ogni volta che cerchi di cambiare, devi superare uno o più ostacoli.

Visto che io di combattere contro lo status quo ormai ne ho fatto un’abitudine, ti voglio parlare di come identifico e risolvo i miei problemi per raggiungere i miei obiettivi.

Una precisazione sulla bacchetta magica

A scanso di equivoci, ho messo “NON è una bacchetta magica” direttamente nel titolo. Questo perché se non hai voglia di muovere le chiappe e faticare, allora ti consiglio già in partenza di rimanere nello status quo. Migliorare la tua vita e raggiungere i tuoi obiettivi significa non arrenderti alle difficoltà, avere una mentalità proattiva piuttosto che passiva.

Se non sei pronto a implementare radicali cambiamenti nella tua vita e nel tuo modo di pensare, allora non andrai da nessuna parte. Non sono Mago Merlino.

Lo schema problema-soluzione

Il mio sistema per risolvere ogni problema non è poi così complesso. Una delle ragioni di vita di Mindcheats è quella di parlare di cose che ti fanno dire “ah cavolo, ma è facile!” Sarà anche facile, ma sono cose alle quali molte persone non hanno mai pensato. O se ci hanno pensato, non le hanno mai messe in pratica. La difficoltà non è tanto nel processo, quanto nella tua mentalità e nella tua voglia di cambiare e impegnarti.

Se ti sembra un po’ tutto nebuloso per il momento, continua a leggere e capirai meglio cosa intendo.

Individua i problemi in modo specifico

Cavolo, non hai idea di quante volte abbia sbattuto la testa contro il muro per questa cosa. A causa di tutte le persone che si dimenticano di questo fondamentale passo: prima di risolvere un problema devi individuarlo.

E se credi che sia facile individuare un problema, mi dispiace ma non hai idea di quanto tu ti stia sbagliando. Esempio: un tuo grosso problema è quello di non essere in grado di individuare i problemi, e finora non te ne sei mai accorto. E non lo dico con malizia: individuare i problemi è molto difficile. Nemmeno io li ho trovati (e risolti) tutti, altrimenti starei già vivendo in qualche mega villa senza bisogno di lavorare.

Quando le persone pensano ai loro problemi, lo fanno tenendo bene a mente due caratteristiche:

  • Sono problemi generici.
  • Sono indipendenti dal controllo dell’individuo.

Alcuni esempi: c’è la crisi, ho una costituzione robusta, non ho i soldi, non ho tempo.

Ti ho messo i primi che mi sono venuti in mente, e dire cose del genere è la morte della crescita personale.

I problemi generici non li risolverai mai. Pensa a una ricetta per una torta:

  • Prendi un po’ di farina
  • Aggiungi qualche uovo
  • Metti dello zucchero
  • Un certo quantitativo di cioccolato
  • Se proprio hai voglia del lievito

Non andrai molto lontano come pasticcere. Se non definisci in maniera specifica i tuoi problemi non riuscirai a risolverli, così come non riuscirai a fare una torta se gli ingredienti non sono scritti con dosi specifiche.

Seconda caratteristica di un problema formulato male, è il fatto di essere fuori dal tuo controllo. Allora, lo sappiamo tutti che ci sono problemi che non puoi risolvere. La fame nel mondo, il riscaldamento globale, i piccioni che ti sporcano il davanzale. Ammetterlo non fa male. Quello che fa male è usare questi problemi come scusa per rinunciare a qualsiasi tipo di miglioramento.

Nel tuo paesello non c’è lavoro? Non puoi cambiare la macroeconomia del tuo comune, certo. Ma qual è un problema che puoi risolvere? Tu sei nel comune sbagliato, prova a cambiarlo. E tu mi dirai: ma è difficile, ma questo ma quello. E io ti rispondo: certo, per questo ti ho fatto tutta la pappardella sull’attrito all’inizio dell’articolo. Migliorare lo status quo richiede sempre fatica.

E qui introduciamo il secondo punto, che è forse il più critico in assoluto…

Non pensare in termini di “ma però”, ma in termini di “quindi”

Una volta che hai identificato i problemi nel modo giusto, il passo successivo è di sostituire ogni “ma” e “però” con “quindi”. Proviamoci!

Invece di dire “mi piacerebbe visitare Londra, ma non ho i soldi”, prova con “mi piacerebbe visitare Londra, quindi… Mi serve un modo per mettere insieme i soldi”.

Invece di dire “vorrei imparare l’inglese, però sono una capra con le lingue”, prova con “vorrei imparare l’inglese e sono una capra con le lingue, quindi devo trovare un sistema diverso che funzioni per me”.

Avrai notato che questo processo fa venire fuori altri problemi. Certo, per visitare Londra devo metter via dei soldi, okay, ma come faccio? Congratulazioni, sei appena entrato nel mondo magico dei problemi spezzettati! Ho scritto un report da 100 pagine che ne parla, quindi non tornerò sull’argomento qui.

Non prendere a testate i muri

Mi sorprende sempre vedere quanto le persone vedano solo due modi di superare un muro: o lo prendono a testate finché non cade (buona fortuna), o si arrendono e tornano indietro.

Quello che faccio io e che consiglio a tutti: ci giro intorno.

Difficilmente troverai nella tua vita un ostacolo che non puoi aggirare con un minimo di astuzia e creatività. Ma per farlo, ti serve una delle doti più importanti e rare di questo pianeta: la flessibilità mentale.

Flessibilità mentale significa non andare in giro con il paraocchi, significa trovare soluzioni creative ai problemi. Significa pensare e chiedersi: cosa potrei fare di diverso per raggiungere l’obiettivo? Non intestardirsi contro un ostacolo, ma cercare piuttosto il percorso con l’attrito minore.

Immagina di dover andare da A a B. Il percorso più breve è una linea retta, lo sanno anche i bambini. Ma se in mezzo a questo percorso retto trovi una montagna impervia, cosa fai? La scali pur di andare sempre dritto, o allunghi il percorso facendoci il giro intorno? Aggirare gli ostacoli per raggiungere i tuoi obiettivi è la stessa cosa. Il problema è che molti, quando vedono la montagna, o provano inutilmente a scalarla o si arrendono.

Attenzione: questo è un sistema sbagliatissimo se stai solo cercando una scusa per giustificare i tuoi fallimenti. Mi dispiace ma se stai cercando una scusa, non sarò certo io a dartela.

Esempio concreto: l’altro giorno un mio amico e collega mi ha chiamato, dicendomi di avere l’ennesimo problema con la sua stampante wi-fi in ufficio. Io di questi problemi non ne ho, perché ho collegato tutto via cavo. Invece di risolvere i problemi che si porta dietro qualsiasi sistema wi-fi, ho deciso di cablare tutto alla vecchia maniera.

Non confondere l’obiettivo con l’ostacolo. Nel mio esempio, l’obiettivo sia mio che del mio amico è di stampare documenti in ufficio. Quindi la domanda da porsi è: qual è il sistema più semplice ed efficace per stampare? La cosa sbagliata da fare è confondere obiettivo e ostacolo: se hai un problema con la stampante wi-fi il tuo obiettivo non è risolvere il problema wi-fi per stampare, ma stampare a prescindere dalla presenza o no del wi-fi.

Cos’ho fatto? Mi sono concentrato sull’obiettivo successivo, quello vero. Mi sono tolto il paraocchi. Un passo ancora più avanti potrebbe essere chiedersi: ho veramente bisogno di stampare? Come posso raggiungere il mio obiettivo senza dover stampare nessun documento? Se è una cosa possibile (non è detto che lo sia), posso girare attorno all’ostacolo della stampa del tutto.

Una lezione importante da imparare è: risolvere i problemi per raggiungere i tuoi obiettivi è meritevole. Ma raggiungere i tuoi obiettivi evitando i problemi è molto più furbo. Puoi ottimizzare più della metà della tua vita con solo questo semplice passo.

Ragiona in termini di problema -> soluzione

Scavalcare i problemi è intelligente, ma non è sempre possibile. Ce ne sono alcuni che devi affrontare per forza se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi, e allora ti tornerà utile ragionare in termini di problema -> soluzione.

Puoi farlo a mente, o con una mappa mentale se preferisci. Prendi il problema, e cerca di capire da cosa deriva. Ci sono alcune cose che potrai modificare, e altre che sono immutabili. Per le cose che sono sotto il tuo controllo pensa a tutte le soluzioni possibili, anche le più ridicole o inattuabili. Poi inizia a scremare, finché non trovi il sistema più adatto alla situazione. Per approfondire, leggi il mio articolo sui sei cappelli per pensare.

Dovrai sacrificare qualcosa

Nella vita, devi compromettere. Ne ho già parlato, e mi sembra opportuno riprendere l’argomento anche qui.

Quando la mia azienda ha iniziato a fare numeri interessanti, ho preso i bagagli e me ne sono andato all’estero. Certo, ho lasciato molto in Italia. Amici, famiglia, spiedo bresciano. Ma ho bilanciato fattori positivi e negativi, quello che ci guadagnavo e quello che ci perdevo. Sono arrivato alla conclusione che, mettendo insieme i più e i meno, il bilancio sarebbe stato comunque positivo. Quindi, ho preso la decisione e me ne sono andato.

Questo ragionamento in pochi lo fanno. Sempre prendendo l’esempio del vivere all’estero, in molti dicono: eh sì, vorrei vivere a Londra, ma lascerei amici e famiglia. E stop, il loro ragionamento finisce lì.

Il mio sospetto? Che queste persone stiano solo cercando una scusa per giustificare il fallimento. Queste persone non vogliono veramente vivere a Londra, vogliono solo illudersi che sia impossibile, così da avere una scusa per lamentarsi senza fare niente. Conservare lo status quo è più facile che cambiarlo.

Io valuto la motivazione di una persona in base a quanto sono disposte a compromettere. Se sei veramente convinto che qualcosa ti renderà più felice, allora non avrai problemi a sacrificare qualcosa per raggiungerlo. I “lagnosi cronici” sono una categoria che mi sta sui nervi.

Conclusione

Questo articolo mi è venuto fuori particolarmente lungo. Pazienza, ne è valsa la pena, e spero che tu abbia trovato di che riflettere in queste righe. Per riassumere i punti principali:

  • Ogni volta che vuoi cambiare lo status quo, affronterai dei problemi.
  • Per avere successo devi lavorare sodo, altrimenti andrai verso una vita mediocre.
  • Non parlare in termini generici, individua problemi specifici che puoi risolvere.
  • Affrontare e superare gli ostacoli è nobile, ma evitarli è più intelligente.
  • Prendi ogni problema, e rifletti sul modo più efficace di superarlo.
  • Per crescere come persona, devi essere disposto a fare dei sacrifici minori per raggiungere la felicità
11 Maggio 2016

4 straordinarie lezioni di crescita dal regno animale

Stefano Crescita personale 6 Comments

Nell’ultimo paio d’anni, la mia crescita personale ha svoltato verso una vita più naturale e semplice, meno frenetica. Trovo benefico nell’allontanarmi dalle città, perché la natura offre un ambiente più rilassante e vivibile. Ho già parlato del perché di questa mia scelta in un articolo precedente.

Stare nella natura significa anche entrare a contatto con gli animali che ci vivono all’interno. In un modo diverso da quanto la maggior parte delle persone è abituata a fare. Questo mi ha portato a scoprire che possiamo imparare molto dagli animali, e possiamo usare questi insegnamenti nel nostro percorso di crescita verso la felicità. Cose come…

1 – Darwin e l’evoluzione

No, l'altro Darwin.
No, l’altro Darwin.

Uno scivolone che commettono in molti quando pensano alla teoria darwiniana dell’evoluzione, è che premi il migliore con la sopravvivenza e punisca tutti gli altri con l’estinzione. Questo sarebbe vero in un mondo statico, il problema è che questo mondo non è statico ma dinamico.

Le condizioni mutano, l’ambiente si modifica. Eventi climatici e l’evoluzione di altre specie porta con sé nuove sfide. La gara dell’evoluzione non viene vinta dal più forte, ma da chi si adatta meglio e più velocemente alle condizioni mutevoli dell’ambiente condiviso.

Prendi i dinosauri. È chiaro che un t-rex sia più forte di un topo del mesozoico, eppure i t-rex si sono estinti e i criceti girano ancora sulla Terra. La ragione è che, a seguito di un evento distruttivo che ha cambiato le condizioni di vita del pianeta (il famoso meteorite), i piccoli mammiferi si sono adattati. Molti dinosauri, no. Quelli che sono riusciti ad adattarsi sono diventati i moderni uccelli.

In genere, tendiamo a pensare al mondo come qualcosa di statico. In realtà le condizioni in cui viviamo continuano ad evolversi, e lo fanno velocemente. Allora perché non ce ne accorgiamo? Ci ho pensato, e mi vengono in mente due ragioni principali.

1 – L’uomo odia (e non accetta) il cambiamento

L’essere umano si è evoluto per evitare e respingere ogni cambiamento, fino al livello della paranoia. Credi che sia una cosa del passato? Pensa al forno a microonde: esiste da mezzo secolo, eppure c’è ancora gente che si ostina a credere che cucinare i cibi nel microonde faccia male alla salute, come se fosse radioattivo. È la paura irrazionale del cambiamento in azione, la paura di tutto quello che c’è di nuovo e al quale non siamo abituati.

E il motivo è da ricercare nell’inconscio, come al solito: nelle condizioni passate e presenti siamo sopravvissuti, ma un cambiamento potrebbe portare alla morte dell’individuo o estinzione della specie. Il cervello primordiale, che ragiona ancora in termini di sopravvivenza, odia il cambiamento perché porta con sé incertezze. Per questo lo evita e lo ignora quanto più possibile.

2 – La nostra percezione del tempo è sbagliata

Il nostro cervello ragiona per secondi, minuti, al massimo ore. Ogni cambiamento che non può essere visto a occhio nudo non esiste, per quanto apparente sia. Un cambiamento che avviene in un arco temporale di anche solo un anno è troppo diluito per essere visibile, e per questo declassato come non importante o inesistente.

Ma il mondo cambia, eccome. Già da un paio d’anni Mindcheats conta più visite da smartphone che da computer. Io sono rimasto indietro con i tempi perché il telefono lo uso per telefonare e mandare messaggi (al limite come GPS), ma il trend non si può ignorare. Quindi anch’io, sì, soccombo di fronte alla resistenza al cambiamento. Sono un essere umano.

Ogni ambito della tua vita è in costante movimento. Quello che è vero oggi non sarà più vero un domani, e vice versa. Quindi smetti di pensare al mondo come a una situazione statica e immutabile, ma impara a vedere la vita come una costante mutazione delle condizioni di qualsiasi cosa. Questo significa che ogni anno avrai nuove sfide da affrontare e nuove opportunità da sfruttare, e il tuo successo nella vita sarà determinato dalla capacità di adattarti a ogni nuova situazione.

2 – L’unione fa la forza

Nel 2014, credo di aver interagito più con animali che con esseri umani. Quindi una cosa o due sul loro comportamento l’ho capita, più di quanto si potrebbe fare da dietro le sbarre di uno zoo.

Una delle cose che mi ha colpito di più è la complessa struttura sociale che si nasconde dietro alle apparenze. Gli animali più evoluti vivono in una società non troppo dissimile da quella umana. Certo è anni luce più semplice, ma mi ha aiutato a ricordare che gli uomini sono alla fine degli animali anche loro.

Gli animali devono lavorare in gruppo per sopravvivenza: sanno che formando delle comunità ci si può aiutare a vicenda, e la forza del gruppo è superiore a quella della somma delle singole parti. Noi, oggi, ce lo siamo un po’ dimenticati.

Ce lo siamo dimenticati perché non dobbiamo più lottare per la sopravvivenza, cibo e sicurezza ce li abbiamo comunque garantiti. Ma oggi l’asticella si è alzata. Non è più per la sopravvivenza che lottiamo, ma per il successo personale. Il nuovo bisogno a cui aspiriamo è la felicità.

E per raggiungerla, dobbiamo riscoprire il concetto de “l’unione fa la forza”. Capire che l’aiutarsi e farsi forza a vicenda dà a tutti un netto beneficio. Valorizzare gli altri e avere una mentalità improntata al miglioramento della società è, nel lungo termine, la scelta vincente.

3 – Specializzarsi è il segreto del successo

Prendi questa prugna:

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Questa è la Prugna del Casuarius, un frutto estremamente tossico per qualsiasi animale del suo habitat naturale, ossia la Nuova Guinea. L’unico animale in grado di digerire questa prugna senza lasciarci le penne è il casuarius, un volatile che assomiglia a un tacchino. Il casuarius mangia il frutto, e completata la digestione espelle il seme che va a formare una nuova pianta.

Qui abbiamo un esempio di doppia evoluzione iper-specializzata: il casuarius si è evoluto per produrre un enzima in grado di mangiare la prugna, che essendo tossica per qualsiasi altro animale, si trova in abbondanza. Dall’altra parte, la prugna si è evoluta per lasciarsi mangiare dal casuarius e solo da lui.

Nel mio blog Mindcheats Curriculum, che non aggiorno da tempo ma ancora pieno di risorse utili, batto molto il chiodo sulla specializzazione come scelta indispensabile per far decollare la tua carriera lavorativa: a nessuno interessa qualcuno che sa fare un po’ di tutto senza eccellere, ma tutti vogliono assumere il migliore in un campo molto molto specifico. Quindi se parliamo del mondo del lavoro, specializzarsi in qualcosa è di gran lunga la scelta più intelligente che tu possa fare. Partendo dalle università (anche gratis).

Quando impari qualcosa, devi decidere fra due scelte possibili: conoscenza orizzontale o conoscenza verticale. Conoscenza orizzontale significa sapere un po’ di tutto, mentre verticale significa conoscere poche cose ma diventare il migliore in esse. Qual è la strada migliore? Se hai seguito gli ultimi paragrafi, adesso sarai con la mano alzata a dire “verticale! Verticale!” E in buona parte e vero, ma senza esagerare.

A me piace la via di mezzo. Ho quelle poche competenze che mi stanno veramente a cuore, sia a livello professionale che personale, che imparo in maniera verticale. Ma non tutte le mie risorse vanno in quella direzione, perché trovo utile avere anche una certa conoscenza orizzontale. Essere troppo focalizzato sulla conoscenza verticale ti darà poca flessibilità e diminuirà la tua creatività (che si basa sul conoscere molte cose in settori diversi), ma il contrario significa rimanere a vita una persona superficiale.

4 – Gli ostacoli vanno aggirati

Questo deriva dal punto precedente: avere tanta specializzazione significa che non si può individuare un migliore e peggiore in assoluto. Sarebbe come chiedere: qual è l’animale migliore? Può essere un’opinione, ma non un dato oggettivo. Migliore dove? Come? Quando? In che condizioni? Qual è il criterio?

Se parliamo di diffusione per biomassa, le formiche sono l’animale migliore al mondo. Se parliamo come numero di individui autonomi, qualche batterio. Come intelligenza, l’uomo. Come resistenza fisica, i tardigradi. Nel deserto del Sahara il serpente a sonagli è meglio del pinguino, ma al polo sud è il contrario.

Anche nella tua vita, non esiste un migliore in assoluto in nessun campo. Esiste il migliore per un certo periodo, in una certa situazione, e solo in presenza di determinate condizioni. Questo è un concetto che ti può aiutare in molte situazioni, perché significa che puoi giocare su molte variabili per raggiungere i tuoi obiettivi.

Una cosa ho visto mancare a molte persone: la flessibilità mentale di aggirare gli ostacoli. Quando certa gente incontra un ostacolo, o lo abbatte o si blocca. Esiste una terza strada più intelligente: evitarlo, passarci intorno. In altre parole, renderti le cose semplici.

Anche il miglior piano incontrerà degli imprevisti. Il tuo successo o fallimento dipendono dalla tua capacità di girarci intorno. Non devi essere il migliore in ogni cosa per avere successo, devi semplicemente essere in grado di aggirare gli ostacoli che non riesci a superare. Un esempio?

Il mio lavoro principale è su Inglese Dinamico, un sistema per diventare fluente in inglese in 6 mesi o meno senza studiare in maniera tradizionale. Capitano sempre degli studenti che mi dicono: ma Stefano, io questo non lo so dire, come faccio? E la risposta è sempre: cerca un modo diverso per dirlo!

Se vuoi tradurre una frase molto complessa dall’italiano all’inglese e non hai buone competenze nella lingua, allora ti trovi di fronte a un ostacolo. Bloccarsi significa ostinarsi a tradurre parola per parola, cercando di buttare giù il muro a testate. Aggirare l’ostacolo significa fare un passo indietro e chiedersi: okay, come posso dire questa cosa utilizzando la grammatica e il lessico che conosco?

Se voglio dire “la mela è mangiata da Giorgio” ma non so come formulare una frase passiva in inglese, posso sempre dire “Giorgio mangia la mela”. Stesso concetto, mille volte più semplice. Questo è quello che devi fare ogni volta che incontri un ostacolo: non renderti le cose difficili, non cercare di buttarlo giù a forza. Piuttosto, fai la scelta furba e cerca di aggirarlo senza fatica. Esci dagli schemi, e usa la tua testa.

E passa più tempo con gli animali, che c’è sempre da imparare qualcosa. 😉

4 Maggio 2016

Perché ho scelto di lavorare domenica 1 maggio

Stefano Crescita personale 11 Comments

 

La scorsa domenica c’era una doppia scusa per non lavorare: primo, per definizione, era domenica. E come se non bastasse era il primo di maggio, festa dei lavoratori.

A parte il fatto di aver originato battute tipo quella qui sopra, era la perfetta occasione per avere non una, ma ben due giustificazioni per battere la fiacca.

Io in quel bellissimo dì di primavera ho puntato la sveglia alle 6:30 della mattina, e dopo una colazione abbondante e un po’ di lettura ricreativa, mi sono messo a lavorare come in un qualsiasi altro giorno feriale. Non perché ero obbligato dal datore, ma perché ho scelto di farlo.

La ragione che mi ha spinto a questa pazzia (secondo molti) non è la mole di lavoro che non mi permette di fare nemmeno un giorno di riposo, ma una scelta deliberata che ho preso a cuor leggero. A tal punto da farmi dire che…

Tutti dovrebbero voler lavorare di domenica 1 maggio

Quando dico che nel mio mondo ideale tutti non battono ciglio all’idea di lavorare di domenica 1 maggio, e scelgono di farlo come me, non è perché sogno un mondo nel quale i diritti del lavoratore che questa festa celebra cessano di esistere. Il mio mondo ideale è un mondo nel quale nessuno senta il bisogno di una festività per poter staccare dallo stress lavorativo, perché lo stress lavorativo proprio non esiste.

Non solo il primo maggio, ma l’esistenza di qualsiasi giorno festivo denota due preoccupanti verità del mondo in cui vivi. Prova a pensarci, se hai un lavoro o ne hai avuto uno in passato: questi punti si applicano anche a te? Immagino di sì.

Odi il tuo lavoro

Immagina di stare facendo qualcosa che adori. Correre, giocare all’Xbox, leggere, fare una partita a calcetto. Ti è mai capitato di guardare incessantemente l’orologio nell’impaziente attesa di poter smettere l’attività? L’unico modo che qualcuno ha di convincerti a farlo è pagarti uno stipendio? No, ovvio.

Nessuno ti deve pagare per fare qualcosa che ti piace. Lo fai perché, appunto, ti piace. Ma buona parte della popolazione non pensa che questo si possa applicare anche al lavoro. Un gran peccato, perché odiare il tuo lavoro non è una necessità imprescindibile. Il tuo stipendio non varia in base alla quantità di stress che accumuli dal lunedì al venerdì.

Inizi a capire perché tutti dovrebbero voler lavorare di domenica 1 maggio? Così come di domenica 1 maggio ti piace andare a pesca, uscire al bar, giocare a calcetto. Se ti piace farlo non importa che giorno è, se hai tempo ti ci metti. Sempre meglio che stare a oziare sul divano tutto il giorno e annoiarti di fronte all’ennesima replica di quella puntata su Discovery Channel.

Ma questo non è il solo requisito per voler lavorare il primo maggio, c’è anche il tempo da tenere in considerazione.

Non hai raggiunto un buon equilibrio fra lavoro e vita privata

Per quanto semplificare faccia sempre bene, l’essere umano non può essere ricondotto a una sola attività o passione. Per quanto ti possa piacere il tuo lavoro, non sarà mai l’unica attività che vorrai fare in vita tua. Ognuno di noi ha i più svariati interessi, e vuole coltivare altre cose al di fuori del lavoro. Altri hobby, relazioni con le altre persone, cose così.

Anche se adori la tua occupazione, fare la stessa cosa tutto il giorno, ogni giorno, dopo un po’ ti viene a noia. A me piace la quattro formaggi, ma se la mangiassi sempre a pranzo e cena, dopo un po’ mi farebbe venire la nausea.

Una parte importante della tua relazione con il lavoro (e con la vita) dipende da come riesci a gestire il rapporto fra tempo speso a lavorare e tempo speso a fare tutto il resto. Serve una relazione bilanciata: lavorare abbastanza da raggiungere i tuoi obiettivi personali, ma lasciarti abbastanza tempo libero da non rendere il lavoro una tortura.

Io sono cresciuto a Brescia, una delle provincie più produttive d’Europa (e la seconda d’Italia dietro Bolzano). Da una parte è una bella cosa, perché una produttività elevata è oggettivamente migliore in termini economici. Dall’altra ho visto un sacco di persone che non hanno capito il concetto di equilibrio. Ossia persone che lavorano troppo, pensando che l’unica vera soddisfazione nella vita sia quella di lavorare di più.

Ora, chiariamoci. Il benessere economico lo raggiungi quando hai abbastanza soldi da poterti permettere tutto quello che desideri.

Il problema: molte persone desiderano sempre qualcosina in più rispetto a quello che si possono permettere a prescindere dallo stipendio. Se guadagnassero il doppio, desidererebbero il doppio e qualcosa in più. Come un asino che muore di fiatone a rincorrere la carota.

Il segreto è di abbassare le aspettative, non necessariamente alzare lo stipendio. Sono il primo a dire che guadagnare di più dà sempre una mano, ma se l’unica soddisfazione che conosci è quella economica, allora mi dispiace per te.

Il lavoro non sarà mai un hobby, e va bene così

Hai presente tutte le frasi motivazionali dei coach che dicono “guadagna insegnando la tua passione!” o millantando lavori in cui ti diverti e basta? O qualche anno prima, con i vari “guadagna lavorando 3 ore al giorno da casa”?

Ancora oggi, la stessa brodaglia viene riproposta in conferenze di gente anche molto nota. Gente che ti dice di poter fare soldi facendo roba che adori, come nel Paese dei balocchi.

A scanso di equivoci: sono tutte stronzate.

Perché da una parte sì, ho detto che l’ideale sarebbe avere un lavoro che ti piace. Ma un lavoro è pur sempre un lavoro, dove per definizione devi compromettere.

Io adoro il mio lavoro, non lo cambierei con nient’altro al mondo. Mi piace e sono bravo a farlo. Ma non è tutto rose e fiori, ci sono cose che non mi piace fare. Stamattina ho messo insieme le fatture da mandare al mio commercialista, per dire. Fare quelle scartoffie non mi piace. L’altro giorno sono dovuto stare al PC tutto il giorno a fare ricerca: non male rispetto a molte altre cose, ma avrei preferito fare una passeggiata in montagna.

Ci sono i fallimenti, ci sono le volte in cui proprio non hai voglia di lavorare e te ne staresti a letto. Ma le bollette non aspettano, è questo il fatto.

In tutti i lavori, anche il più bello, ci sono cose che ti piacciono di più e altre che ti piacciono di meno. È normale. È un lavoro, deve pagarti le bollette e magari anche qualcosa in più. Non puoi farti guidare solo da quello che ti va di fare in quel momento.

Ma va bene così, perché il tuo lavoro non deve per forza essere sempre un hobby. Basta che ti piaccia abbastanza da non arrivare stremato al fine settimana, a non bramare il primo di maggio come se fosse una benedizione divina. E apprezzarlo abbastanza che, quando ti va di farlo, non è un problema lavorare anche nei festivi.

Dipendente VS Autonomo

Potresti pensare che questo ragionamento si applica solo ai lavoratori autonomi, e ti sbaglieresti.

Non è una novità che io preferisca essere autonomo: nella mia “lunga” carriera ho fatto solo un anno tondo tondo da dipendente, appena fuori dall’università, negli USA. E per quanto fosse un bel lavoro, non ci tornerei. Essere autonomo ti dà, come dice la parola stessa, autonomia. Puoi prendere in mano la tua vita e il tuo tempo, e farne ciò che vuoi. Sei in pieno controllo del tuo destino. Può essere una cosa positiva o una cosa negativa.

D’altra parte, al contrario di molti che elogiano la vita imprenditoriale, sono convinto che non sia per tutti. Perché essere autonomo ha anche i suoi svantaggi. Non essere mai veramente in vacanza, orari indefiniti, stipendio che va e viene, nessuna garanzia di alcun tipo di cui godono i lavoratori dipendenti. E in Italia, un regime fiscale da strozzinaggio pesante. Serve una mentalità diversa, il che nono significa che sia migliore o peggiore da quella da dipendente: semplicemente diversa.

Se sei dipendente hai meno flessibilità, ma non significa che devi inventarti scuse e rinunciare alla tua felicità e realizzazione personale. Il lavoro può sempre essere cambiato, e con gli anni dovresti aspirare a raggiungere una posizione soddisfacente. Avere un buon lavoro con una buona autonomia, andare al di là del minimo sindacale dei giorni di ferie. Lavorare per qualcun’altro non significa abbandonare ogni speranza di autorealizzazione, e soprattutto non significa distruggere i tuoi sogni.

Per me lavorare domenica uno maggio significa questo: avere un lavoro tale che non mi dispiace mettermi a lavorare anche in un (doppio) festivo.

27 Aprile 2016

5 veloci step per essere il 90-95% più produttivo se hai tante cose da fare

Francesco Cracolici Crescita personale 17 Comments

Ricordi Francesco, che fino a qualche mese fa scriveva a settimane alterne qui su Mindcheats? Ha aperto un nuovo blog tutto suo, e mi ha chiesto di scrivere un guest post su Mindcheats. Io ho detto, ovvio! I suoi articoli sono sempre interessanti, e sono sicuro che apprezzerai anche questo… Lascio la parola a Francesco. 🙂

So che ti senti un fallito…

Si è molto che non ci sentiamo, nel frattempo mi sono dedicato ad un altro sito tutto mio (performancetop), ma sono sicuro che ti capita spesso di sentirti inutile.

Si magari nella tua vita hai raggiunto degli ottimi risultati in alcuni ambiti, magari le cose ti stanno andando anche bene per ora, ma succede sempre la stessa storia…

Ti fai un bel piano d’azione, una bella to do list di cose da fare, e tanti buoni propositi ma poi finisci con il fare altro

E ti senti un fallito… Ci sentiamo inutili per davvero.

Ma adesso mi sono stancato di questa situazione! E tu?

Ti piacerebbe arrivare a fine giornata estremamente soddisfatto perché hai fatto tutto ciò che ti eri prefissato? Vorresti smettere di sentirti in colpa perché non hai fatto un tubo anziché lavorare sodo per raggiungere i tuoi obiettivi?

Oggi ti farò vedere le 2 migliori strategie in assoluto per smettere di procrastinare, per alzarsi in piedi ed andare a prenderci quello che ci spetta, senza più raccontarci inutili scuse e  finalmente raggiungere i nostri obbiettivi..

Sai perché ? Perché ce lo meritiamo! Adesso iniziamo..

Perché la sera non si vendono minigonne nemmeno in Jamaica

Qualche tempo fa decisi che era arrivato il momento di buttarmi in un altro progetto, volevo aprire un negozio di Moda Online, ovvero un E-commerce e assoldai uno sviluppatore Jamaicano (era quello più economico)

Ora, ero già abbastanza impegnato con l’università e con il lavoro, ma comunque decisi di continuare. Si, stai pensando (o almeno mi piacerebbe che pensassi)…

“Che figo! Vorrei davvero essere come te! io non riesco a conciliare tutte queste cose !

E no comandante, sei completamente fuori strada…

Ero il più grande cazzeggiatore seriale di sempre.
Se ci fosse stato un premio per la procrastinazione sarei arrivato primo, ma non avrei ritirato nemmeno il premio “Lo avrei fatto domani!”

Certo, obiettivamente (grazie alla caterva di libri che ho letto) andavo abbastanza forte a lavoro e anche nello studio. Perché in entrambi i casi c’è sempre un datore che ti controlla o un esame che deve essere svolto.

Ma quando si tratta di lavorare per conto proprio o di fare qualcosa per se stessi, non c’è nessuno che ti controlla, che ti boccia o altro.Ci sei solo tu , tu e il tuo pc. E se non fai niente non ottieni niente .Stop

Procrastinare non è una cosa da pigri o da stupidi ma semplicemente un problema che si risolve in un attimo (con le giuste tecniche).Comunque torniamo a noi…

Ecco che cavolo ci succede

Allora, inizialmente adottai la tattica “lavoro quando mi va”. Ma  immaginati la scena..

Sono le sei e mezza di sera, hai fatto 4 ore di studio/ lezione belle piene, poi ti è toccato andare a lavoro per altre 4 ed infine sei tornato a casa e tecnicamente è il momento di prendere il Pc e faticare almeno 2 ore sul tuo progetto…

Il fatto è dopo 8 ore di lavoro preferiresti fare il giocoliere con dei fichi d’india, oppure una bella partita a mosca ceca in autostrada del sole piuttosto che lavorare…

E quindi la prima strategia andò subito in fumo, e si passò alla fase “Ogni giorno lavora 1 ora sul tuo business”

E devo dire che la situazione andò abbastanza bene per qualche giorno. Arrivavo a casa e mi prendevo 5 minuti di relax e poi iniziavo a fare ciò che dovevo..

Ora, qualche volta riuscii a lavorare, ma la maggior parte delle volte, finiva che:

  1. I 5 minuti di relax diventavano 6 ore e 45 minuti
  2. Accendevo il pc per lavoraci ed invece passavo la successiva ora a cazzeggiare online o fare cose poco importanti

e anche dopo che “sei riposato” continui a non fare un tubo o meglio a guardare serie tv

Immaginati la sera a casa. Hai due possibilità

  1. Una bella ora di lavoro piena verso  qualcosa che non sai se funziona
  2. Una bella serie tv in streaming che ti fa sentire bene al 100%

Il fatto è che alle otto di sera non ti importa più del tuo business, c’è Frank Underwood che sta per conquistare la casa Bianca, non ho intenzione di perdermelo!

Così anche quel giorno mi sentivo inutile ed andavo a letto. Ma se c’era un giorno in cui davvero mi sentivo una cacca era il weekend. Potrai dirmi:

“Ma Francesco nel weekend sei più riposato. No?”

E no stellina, la verità è che anche nei weekend (e anche nei giorni festivi in generale) poco ti importa di lavorare.

Dici che completerai quel report, che farai quella cosa che ti eri prefissato di fare, ma prima…
” Ma prima entro un attimo su Feisbuuuk” oppure “ Prima mi guardo l’ultima puntata, tanto sono solo 10 minuti…”

  • I 10 minuti diventano 25
  • Si fanno le 4 e 17, alle 4 e 30 inizio
  • i 10 minuti diventano un’ora
  • Ormai si è fatto troppo tardi, meglio evitare per oggi.

E i sensi di colpa ti assalgono e ti senti inutile. E’ uno dei Killer della tua produttività.Ma per risolvere questo problema ecco la soluzione…

Ecco il tuo vero problema (e come risolverlo)…

Ora, il tuo vero problema non è che hai poco tempo. Gates,Obama e compagnia bella hanno il tuo stesso tempo e ciò non gli ha impedito di fare grandi cose..

E non è nemmeno un problema di motivazione. Lo so che i vari esperti e guru ti dicono che devi essere motivato, ti dicono che ” Devi credici” e che “Walt Disney si è fatto il giro di oltre 300 banche prima di avere i finanziamenti…”

Si zio, sta cosa la sappiamo da tempo.

Il fatto che queste proscimmie non capiscono è che se sei seduto sul divano a guardarti Breaking Bad da 3 ore, non è che dici ” Hey ma Walt Disney si è fatto il giro di 300 banche, meglio iniziare a lavorare DAII!“.

Poi questo tipo di motivazione (detta estrinseca) è debole e di breve durata, lo sanno anche le matricole di Psicologia..

Comunque, se il tuo vero problema non è il tempo e la motivazione, qual è?

L’ENERGIA!

Si proprio così. Il tuo vero problema è l’energia. Se vuoi avere più tempo infatti basta che lavori o studi di notte..

Il fatto è che di notte hai poca energia, e poi il giorno dopo (essendo stanco) ne avresti ancora meno.

Se tu avessi energie infinite tutti i tuoi problemi sparirebbero. Lavoreresti tutto il giorno per i tuoi obiettivi senza battere ciglio. 

Più energia hai più cose fai, ed ecco come averne a palate.

[meglio che non leggi] 4 modi per avere più energia

Ok, se desideri più energia ci 4 modi semplici. Tu li conosci già, sono cose ovvie. Non le applichiamo (io compreso) perché ci secca. Quindi leggili soltanto e poi ti darò io il sistema chiave per avere più energia.

  1. Mangia meglio
  2. Dormi meglio
  3. Medita
  4. Fai sport

Ok, siccome so che non applicherai nessuno di questi, ti faccio vedere una tecnica in 4 passi davvero figa per fare tutto ciò che ti sei prefissato. La tecnica Francesco Cracolici!

Iniziamo:

Step 1: Calcolati quante ore reali hai a disposizione questa settimana.

Con ore Reali intendo davvero reali. La sera dopo il calcetto non hai ore reali, sei troppo stanco.

La domenica pomeriggio tecnicamente ne hai 4-5, peccato che passerai il pomeriggio a sonnecchiare per il pranzo pesante quindi di “ORE REALI” ne hai una.

Cerca di non metterti mai troppe ore, anzi mettine di meno di quante realmente ne hai. Se lavori a tempo pieno e ne hai 10 o sei superman o sei un cazzaro.

Devi fare quest’operazione ogni Lunedì della tua vita. Se ti viene difficile il lunedì perché fanno Gomorra, allora falla il Martedì o quando vuoi ma falla sempre una volta a settimana

Quindi una volta che hai capito quante ore hai..

Step 2 riempi le ore con 15 attività

Ok, adesso hai capito quanto tempo hai devi subito riempirlo con 15 piccole, anzi piccolissime attività da fare. Se non hai 15 attività, prendi quelle che hai e spezzettale fino ad arrivare a 15. Per esempio:

Un capitolo di 12 pagine lo puoi dividere in 4 attività del tipo “studia 4 pagine

Oppure, un articolo lo dividi in

  • Scrivi la scaletta
  • Scrivi la prima parte
  • Scrivi la seconda
  • Correggi la bozza (e in totale sono 4 attività)

Anche questa volta meglio che fai poco che programmarti centinaia di cose e demotivarti.

To do list semplice da fare= tanta  motivazione..
Fai in modo che queste attività riempano al massimo il 70% del tuo tempo.

Ogni sera, guarda la tua lista e chiediti cosa farai l’indomani, e fai in modo di farlo.

Lo so che stai pensando: ” io non ho tempo, poi mi scordo di fare queste cose“. Beh è una grossa cavolata, questa cosa è molto semplice e ti prenderà al massimo 5 minuti ( e sto esagerando) .

Quindi mettiti una sveglia dove vuoi ma falla!

Step 3: Ziegarnik è un figo.

Nonostante tu abbia una grossa To list finisci sempre con il non fare un tubo. Ecco quindi che ti vengo in aiuto…

Ogni volta che ti rendi conto che stai cazzeggiando dovrai fare una cosa:

Scegli l’attività più semplice da fare e falla. Dopo di che avrai concluso la tua giornata.

Si esatto, ti basta svolgere una sola attività delle 15 e potrai considerare la tua giornata produttiva e continuare a cazzaggiare!

Si, so già che stai pensando ” ma così faccio una sola cosa !E’ poco!”

E no capitano, se farai anche solo una delle attività che hai scritto e poi torni su youtube, si attiverà l’effetto Ziegarnik e ti verrà voglia di lavorare.

Ma per rendere il tutto ancora più figo.

Step 4: Ziegarnik è davvero un figo.

Circa un mesetto fa lascia una cosa incompleta a lavoro e andai a casa.  Poi presi la macchina per andare in centro, una classica birretta con gli amici.

Peccato che, durante tutta la sera, pensai a quella cosal lasciata incompleta al lavoro.

Ora, io sono uno che se ne frega altamente, figuriamoci poi la sera. Ma quella cosa proprio non mi voleva lasciare.

Il fatto è che quando lasci una cosa a metà quella ti perseguita finché non la fai. Ok fai la stessa cosa tu.

Non smettere di lavorare finché non avrai almeno un attività svolta solo a metà, così il giorno dopo avrai la motivazione per svolgerla, inizierai a lavorare e farai tutte le altre attività!

Perché questo metodo è una figata

Per ottenere il doppio dei risultati in meno tempo, ecco la mia strategia:

  1. Ogni settimana vedi quante ore hai a disposizione
  2. Scrivi 15 micro attività a settimana ed ogni giorno scegli quante ne devi fare
  3. Se stai procrastinando fai quella più semplice e poi sarai libero
  4. Non smettere di lavorare se non hai almeno un attività incompleta

Sai perché il metodo Francesco Cracolici è una figata?

N.1 Ti concentri sulla tua energia e non sul tuo tempo.

Infatti vedi le ore reali a tua disposizione, non quelle che hai davvero

N.2 Eviti di procrastinare

Infatti, grazie al punto 3 smetti totalmente di cazzegiare.

N.3 La smetti di sentirti insoddisfatto e in colpa la sera

Una volta che hai finito le tue attività per quel giorno  hai finito. Sei davvero un gran lavoratore e stop, anche se potresti fare di più.

Dalla tua produttività dipende tutta la tua vita..

Adesso se sei interessato a fare davvero della tua vita un capolavoro allora concentrati sulla tua produttività e su come migliorare il tuo rendimento. Se vuoi, fai un salto su performance top e scoprirai tecniche per fare in un ora ciò che prima facevi in 5-6 ore.

Ti ricordo che io, tu Obama e chiunque altro abbiamo solo 24 ore al giorno. La differenza tra il successo ed il fallimento sta nel come le utilizziamo.

Oggi hai la possibilità di raggiungere i tuoi obiettivi ed essere finalmente felice… sarebbe un peccato sprecarlo no?

 

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