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26 Agosto 2015

La mia opinione onesta (e un po’ controversa) sulla “libertà finanziaria”

Stefano Crescita personale

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“Il momento è giunto”

L’argomento “libertà finanziaria” non l’ho mai toccato su Mindcheats, perché…

  1. È un termine che odio;
  2. Sono convinto che il 90% abbondante delle persone che ne parlano non abbia capito cosa significa.

Ma dopo aver pubblicato un post su Facebook chiedendo chi era interessato all’argomento, e dopo aver notato la quantità di persone interessate, ho deciso di cedere…

Ma non scrivendo il solito post su come raggiungere la libertà finanziaria. No no. Non ti parlerò di come creare la tua attività, o di come andare a vivere alle Barbados. Ti voglio dire quello che penso veramente di questa corrente della libertà finanziaria, di cosa penso che sia, cosa NON sia, e di come la maggior parte delle persone la stiano interpretando nella maniera sbagliata (tirandosi così addosso fallimenti pericolosi).

Cos’è la libertà finanziaria?

Chiariamoci, non ho detto che lavorare non è importante. È un mio motto da diversi anni: visto che per forza di cose la carriera (fra università e lavoro) ti porta via buona parte del tuo tempo da sveglio, è una delle cose più importanti della tua vita e non ci puoi scappare. Per molti, la propria identità è definita dal lavoro (anche se questo significa che tali persone hanno un’autostima un po’ bassa). Ci ho scritto un mega-corso intero sull’argomento, con annesso blog. E nonostante questo fiume di parole, non credo di aver mai usato il termine “libertà finanziaria” in vita mia.

Ma prima, fatti questa domanda: cos’è la libertà finanziaria?

Se cerchi su Google, trovi in prima pagina uno stuolo di articoli che parlano di “reddito passivo”, gente che ti  dice che puoi guadagnare 2000€ al mese da casa senza fare niente, vivere delle tue passioni… Tutta roba che abbiamo già sentito. E tutta roba che funziona solo nel Paese dei Balocchi.

Dopo averci pensato un po’, la definizione più giusta che ho trovato è:

Libertà finanziaria significa avere un lavoro che contribuisce attivamente a migliorare la tua vita e raggiungere i tuoi obiettivi.

Il che non significa reddito passivo, non significa per forza lavorare da autonomo. Significa piuttosto soddisfare tre condizioni:

  • Avere la certezza di guadagnare abbastanza da mantenere lo stile di vita che desideri.
  • Avere abbastanza tempo ed energia mentale da dedicarti e sviluppare le tue passioni.
  • Apprezzare il proprio lavoro.

E in questo articolo ti voglio parlare di questi tre aspetti. Ma prima…

Il falso mito del “imprenditore di te stesso” e del reddito passivo

Io sono contrario a tutta questa moda dello spingere le persone ad aprire una propria attività, perché aprire un’attività non fa per tutti.

E non lo dico in senso dispregiativo, semplicemente richiede un set diverso di abilità rispetto al lavoratore dipendente. Soprattutto in Italia, molte persone vivrebbero meglio da dipendenti che da autonomi.

Non per niente il mio Obiettivo Lavoro si concentra sul crearti una carriera da dipendente, passare dal tuo primo lavoro al dirigente di successo: io sono convinto che per molte persone sia questa la strada da seguire per raggiungere la vera libertà finanziaria. Non vedo cosa ci sia di male nell’essere dipendente: se vedi il lavoro autonomo come requisito fondamentale per raggiungere i tuoi obiettivi personali e migliorare come persona, allora hai sbagliato a definire la crescita personale.

Pensaci. Cosa c’è di liberatorio nel dover stare 10 ore al giorno (sabato compreso) a rincorrere clienti? Nel dover buttare due ore del tuo tempo per un timbro all’agenzia delle entrate? Nell’avere paura di ammalarti, perché se non lavori addio stipendio? Nel non poter mai realmente andare in vacanza? Te lo dico io: niente. Il lavoro da autonomo non è rose e fiori, e può essere più incatenante di un normale lavoro da dipendente.

E il reddito passivo, anche quello è un falso mito. Non so chi abbia messo in giro questa voce, secondo me qualche imprenditore del web dei primi anni 2000 negli Stati Uniti, che per pura fortuna ha beccato l’onda ed è riuscito a fare un mucchio di soldi quando il commercio online è esploso. Ma qui non siamo negli Stati Uniti, non sono i primi anni 2000, e nessuno può sapere quale sarà la prossima grande “onda”.

Il concetto del “reddito passivo” è il seguente, secondo il metodo classico: io creo un ebook, lo metto online, e quando la gente lo compra non devo fare altro che guardare il mio conto in banca crescere giorno dopo giorno. Soldi facili, mentre io me ne sto alle Maldive a sorseggiare un Bahama Mama (o quello che si beve alle Maldive). Ma… Siamo seri? 😉

Lavorare online è un’attività imprenditoriale, uguale spiccicata a un negozio. Il guadagno facile non esiste, e se vuoi creare un business su internet, allora dovrai lavorarci. E sì, significa che dovrai stare ore e ore ogni giorno davanti al computer.

Ora che ci siamo chiariti su questo aspetto, che libertà finanziaria non significa essere imprenditore di te stesso né tanto meno avere un reddito passivo (che non esiste), andiamo a vedere come raggiungere i tre obiettivi di un lavoro potenziante e “liberatorio”:

Avere la certezza di guadagnare abbastanza

Questa frase comprende in realtà due concetti distinti: il guadagnare abbastanza, e avere la certezza di farlo. Che sono tutti e due molto importanti, anche se poche persone si curano del secondo…

Come guadagnare abbastanza

Non so quanti milioni di giovani ancora usino questa falsa scusa: “i datori assumono solo stagisti a 200 euro al mese, non posso farci niente!” Ho rivisto la stessa scusa anche con molti adulti, che si può declinare in vari modi:

  • Sono troppo [giovane/vecchio/inesperto/altro] per essere assunto.
  • Vivo in [zona geografica X] dove nessuno cerca [professione Y].
  • Il mio capo è un inetto.

Sempre la solita solfa: dare la colpa dei propri fallimenti alle circostanze, senza nemmeno pensare a come migliorare le proprie condizioni.

Allora perché ho un sacco di amici che con il loro primo lavoro guadagnano già 1300-1500€ netti più bonus produzione, ferie pagate, e tutto il resto? Freschi freschi di università, zero esperienza.

E come mai, quando ero anche io giovane e senza esperienza, mi è stato offerto un lavoro (che ho rifiutato) da 45.000€ l’anno più bonus, computer e telefono aziendale?

Sono un alieno circondato da amici alieni?

No no, se tu ancora non hai trovato un buon lavoro, significa che stai sbagliando qualcosa nella ricerca. Ed è tuo compito correggere gli errori, migliorare, per arrivare a una posizione lavorativa soddisfacente.

Ti dico io il segreto per avere un ottimo lavoro: scegli un settore, e diventa il migliore. Stampa 3D, traduzione simultanea arabo-italiano, composizioni floreali, installazione e riparazione di lavanderie industriali, cucina messicana tradizionale. Quando sei il migliore in qualcosa, le aziende faranno a gara per assumerti. E se sei addirittura bravo a comunicare ai potenziali datori quanto vali, potrai chiedere cifre anche molto alte.

Avere la certezza di guadagnare

Molti pensano che sia necessario un lavoro da autonomo per avere la certezza di uno stipendio. In realtà no, anzi, molti autonomi hanno meno certezze dei dipendenti.

Puoi essere licenziato? Hai un contratto a termine? È tuo compito sapere cosa dice il tuo contratto di lavoro, quali sono le tue garanzie, e anticipare un possibile licenziamento.

A proposito: nell’economia moderna, è una questione di quando, non di se. Non aspettarti di mantenere lo stesso lavoro tutta la vita. Quindi quello che ti dico in questo paragrafo vale per tutti.

Quando pensi che la tua posizione sia in bilico, allora è il momento di cercarti un altro lavoro. Non hai fatto un patto di sangue con il datore, e se lui può licenziarti, tu allo stesso modo puoi andartene se ti fanno un’offerta migliore da qualche altra parte. Ed è così che dovresti fare: quando il tuo lavoro non ti soddisfa, o sai di non essere al sicuro, vai a cercare di meglio. Se hai seguito il consiglio sopra, di specializzarti e diventare il migliore, con qualche telefonata e qualche curriculum non è nulla di impossibile.

Il mercato del lavoro moderno è flessibile, si evolve velocemente, e questa è una straordinaria opportunità per chi vuole darsi da fare.

Avere il tempo di vivere la vita che desideri

Un motto per il quale sono conosciuto è:

Non ha senso guadagnare tanto, se poi non hai il tempo di goderti i tuoi soldi.

Ed è qui che un lavoro da dipendente ti salva, perché oltre un certo numero di ore non puoi andare.

Io non ho voglia di inseguire qualche pazza carriera che mi porterà ad avere il primo infarto a 45 anni. Preferisco lavorare intelligentemente, piuttosto che lavorare tanto. E raggiungere la libertà finanziaria significa anche questo: avere una vita al di fuori del lavoro. Trovare il giusto equilibrio, in modo da poter godere dei soldi che guadagni e avere il tempo di raggiungere i tuoi obiettivi personali.

Con tempo intendo anche la flessibilità. Avere la possibilità di decidere i propri orari, di ripartire il tempo come vuoi tu. Qui in genere il lavoro da autonomo la spunta, ma anche da dipendente puoi farci qualcosa: ad esempio, lavorando con un progetto e un termine piuttosto che a ore. Alcuni datori più “illuminati” apprezzeranno la proposta.

Apprezzare il proprio lavoro

Dove con apprezzare intendo apprezzare, non amare.

C’è questo falso mito in giro, che l’unico lavoro degno di essere mantenuto è quello che si ama alla follia. Ora, non so se esiste qualcuno che oggettivamente ami il proprio lavoro, ma sono sicuro che la maggior parte di quelli che lo dicono stanno mentendo a loro stessi. Il lavoro lo puoi apprezzare, ti può piacere, ma non lo puoi amare ogni minuto di ogni giorno.

Perché ci sono delle cose che non ti piacerà fare. Alcuni compiti, parti integranti della tua professione, che proprio ti stanno sulle scatole. Non importa se sei dipendente o autonomo.

Una cosa, i guru della libertà finanziaria, l’hanno azzeccata: devi partire dalle tue passioni. Da quello che ti piace fare, dai tuoi hobby. Per due motivi:

  1. Renderà il tuo lavoro più piacevole.
  2. Sei verosimilmente già capace a farlo, quindi un passo più vicino alla specializzazione.

Prendi una cosa che ti piace, e guarda se c’è un mercato del lavoro fattibile alle spalle. Ti potrà piacere giocare a World of Warcraft, ma visto che di soldi in quel mercato non ne girano, niente da fare. Passa al tuo prossimo hobby, alla prossima cosa che ti piace fare, finché non trovi la giusta intersezione fra passione personale e mercato del lavoro. A quel punto specializzati, diventa più bravo, acquisisci tutte le altre competenze che il datore richiede per fare quel lavoro.

Non è il Paese dei Balocchi, ma è la strada più realistica per arrivare a un lavoro che ti piace.

Conclusione

Questa è la mia opinione sulla libertà finanziaria: può essere un po’ controversa, visto che vado contro la legge quasi divina secondo cui l’unica libertà finanziaria la si può raggiungere diventando imprenditore di te stesso e con una rendita passiva, ma questa è la strada che la maggior parte delle persone devono seguire se vogliono veramente raggiungere il successo nella sfera professionale.

E tu cosa ne pensi di questa visione sulla libertà finanziaria? Fammelo sapere qui sotto nei commenti! 🙂

19 Agosto 2015

Cosa puoi imparare dal mozzo di una baleniera al Polo Sud

Francesco Cracolici Crescita personale

“1929, Polo sud

Diario Personale dell’ammiraglio  Richard E. Byrd (bio)

E’ successo di nuovo, anche oggi.

La situazione sta diventando insostenibile, non so fino a quando potremmo resistere.

Nonostante siano trascorsi ormai più di 8 mesi da quando io e tutto il mio equipaggio siamo arrivati qua al Polo Sud, gli uomini a bordo continuano a comportarsi come dei poppanti.

Oggi, dopo aver passato un paio d’ore a studiare la rotta più adeguata, decido di andare a pranzo per godermi un buon pasto ed un’oretta di meritato riposo. Ero molto affaticato.

Così apro la porta della mensa, convinto di poter godere di qualche gioviale momento col mio equipaggio, e cosa trovo?

Trovo quella sottospecie di Proscimmia di Floyd, l’uomo delle comunicazioni radio, con il volto insanguinato, seduto sul petto di Harold, il mozzo del ponte di prua, che tenta di rompergli il muso a pugni.

Gli altri membri dell’equipaggio cercano di dividerli, ma niente. Floyd molla un paio di pugni in faccia al povero Harold, che per proteggersi spacca un piatto di ceramica sulla testa del suo avversario talmente forte che svennero entrambi. Uno per la botta, l’altro per la fatica.

Corro subito a vedere come stanno i due lottatori, ed appena ne ho l’occasione chiedo il perché di quell’ennesima rissa, era la quarta del mese.

” Sarà successo qualcosa di grave” pensai. “Magari uno aveva derubato l’altro. Oppure c’era stato qualche grave atto di nonnismo. “Solo qualcosa di veramente pesante avrebbe potuto scatenare una rissa del genere”. Macché ! Non ero  mai stato così lontano dalla realtà…

… la rissa era nata perché Harold masticava troppo forte.

HAROLD-MASTICAVA-TROPPO-FORTE

Si proprio così, uno aveva picchiato l’altro perché infastidito dal suo sgranocchiare.

Ma come diavolo è possibile? Come è potuto succedere?

Da oltre otto mesi siamo totalmente isolati dal mondo, in uno dei posti più inospitali e freddi della terra, mangiamo solo latte in polvere e cibo in scatola, non abbiamo notizie di parenti ed amici. Abbiamo centinaia, anzi migliaia, di cose di cui lamentarci. 

Dovremmo protestare, sbraitare come pazzi, per averci assegnato a questa missione in questo posto dimenticato persino dal Signore, ed invece? 

Ed invece ci accontentiamo della nostra situazione, la accettiamo. Mentre ci ribolle il sangue quando qualcosa di insignificante ci da fastidio. Ci va bene morire di freddo, ma passiamo alle mani quando qualcuno mastica troppo forte.”

– Diario dell’ammiraglio Byrd

Questa stessa cosa avviene ogni giorno, nella nostra vita. E ce la sta distruggendo piano piano.

Nella nostra testa c’è un bug, un orribile problema, che ci fa fare il diavolo a quattro per cose insignificanti, ci fa arrabbiare come matti per piccolezze passeggere che non contano nulla. Ma quando c’è veramente qualcosa che non va, quando c’è veramente qualcosa per cui vale la pena di morire, ecco... la accettiamo come se ne fossimo destinati.

  • Facciamo casino per un goal in fuorigioco ma stiamo in silenzio quando ci rubano il futuro
  • Ce la prendiamo con il partner o con i genitori, tra le poche persone che ci vogliono veramente bene, per piccoli screzi ma accettiamo quando gli altri ci maltrattano
  • Ci incavoliamo per la giornata di pioggia ma accettiamo  di stare sottomessi in un lavoro non soddisfacente o di stare in una situazione scomoda

Quando una cosa ti disturba ti incavoli.

Quando una cosa ti sta tappando le ali, finisci con l’accettarla e rassegnarti. E nel frattempo la tua vita scorre. Combattendo una cavolata per volta. 

Ed un bel giorno staremo tutti, sul punto di morte, rimpiangendo ogni secondo passato a pensare alle frivolezze, e sentendoci inutili perché non abbiamo impuntato i piedi quando avremmo dovuto.

Ma adesso basta. Adesso è finito il momento di piangersi addosso ed è arrivato il momento di trovare una soluzione a questo dannato problema del Polo Sud che ci sta distruggendo la vita.

Oggi vedrai l’unica soluzione, efficace, e realmente esistente per dare una svolta fantastica alla tua vita, ma prima…

… per favore sposati prima dei 50 anni

Dalle mie parti, quando una donna viene chiamata “Signora” vuol dire che è “maritata, o almeno lo è stata. Quando invece la si chiama “Signorina” allora è “schietta”, quindi nubile. Se invece è avanti con l’età allora è “schietta grande”, come se si fosse appena evoluta in un Pokemon di livello più alto.

Si usa questo termine perché dire “zitella” potrebbe risultare un termine offensivo e si cerca sempre di essere educati.

Non ho alcun tipo di pregiudizio e non penso che questo stereotipo abbia alcun senso. Fatto sta che dire “zitella” è  un insulto per molti. Questa parola viene associata ad una persona sola e scorbutica, che tende a creare liti e ad essere acida.

Si pensa infatti, che quando si ha una vita poco impegnata, perché non si ha ne marito ne figli, si tende ad attaccarsi alle piccole cose molto più degli altri ed a diventare scorbutici. (come ho già detto non ho pregiudizi, e non mi interessa discutere l’argomento).

Se non hai niente di più importante ti attacchi alle piccole cose. Se non hai una cosa di essenziale che cattura la tua attenzione ( come un figlio, o un lavoro) ogni pelo diventa una trave e finisci col rovinarti le giornate a forza di cavolate

La stessa cosa la dice l’ammiraglio Byrd, quello della storia di sopra. Nel suo diario scrisse che le liti tra i suoi uomini erano dovute al fatto che oramai i giorni erano tutti uguali fra loro e  non si distinguevano più. E questa mancanza di “senso” della vita provocava le liti per un nonnulla.

Così, quando lui stesso si ritrovò da solo al polo Sud dieci anni più tardi, capì che avrebbe dovuto impegnarsi la giornata, altrimenti sarebbe impazzito.

Tutti noi abbiamo la sindrome di Jack Nicholoson Shining: quando non c’è nulla da fare o che ci prende, diventiamo matti e ce la prendiamo con chi ci sta vicino

Anche Wiston Churcill diceva:

” Non soffro di crisi di panico e non mi preoccupo delle piccole cose, sono troppo impegnato per farlo”

E invece George Bernard Shaw diceva:

” Il segreto per essere infelici sta nell’avere tempo di domandarsi se si è felici o meno”

Sono sicuro che sarà capitato qualche volta anche a te.

Ti è successo qualcosa di grave, come un emergenza o un lutto, oppure hai trovato qualcosa che ti prende totalmente, come una passione o un lavoro, ed ecco che tutto passa in secondo piano, tutto diventa secondario e le cose che prima ti facevano innervosire o arrabbiare adesso non contano niente.

Ecco, c’è solo una soluzione per evitare di rovinarci dietro le piccolezze e vivere una vita fantastica: trovare un obiettivo chiaro.

Una sola “ragione d’essere” che ti impegni la giornata, ti renda fiero, e che faccia passare tutto il resto in secondo piano. E per farlo riceverai 2 consigli da due pluri-milionari

Come scegliere, creare ed inseguire il tuo obiettivo: le regole dei due milionari

Qualche giorno fa è uscita un intervista su Business Insider a Gary Vee.

Gary è uno dei più influenti e fighi imprenditori della nostra era, ha centinaia di business diversi, ed ha collaborato alla creazione di grandi colossi come “Twitter”.

Quando gli chiesero quale fosse l’abitudine più utile per tutti coloro che vogliono avere successo disse una sola cosa:

“Reverse engineering”

La Reverse engineering (almeno come la intende Gary) è la capacità di saper progettare e pianificare le cose (il proprio futuro, la propria carriera, il proprio successo) partendo dalla fine e andando indietro.

Parti dal tuo fine ultimo, e vai indietro, passo passo, fino a cosa dovrai fare oggi.

  • Vuoi laurearti con 110 e lode? Che media dovrai avere? quali sono i prossimi passi?
  • Vuoi guadagnare un Milione di Euro? Come dovrai farli? Quali competenze e mezzi ti serviranno?

Prendi il tuo obiettivo, chiediti “Qual è la cosa migliore da fare o da ottenere per raggiungerlo?”

Dopo esserti posto questa domanda stabilisci un obiettivo intermedio e ripeti il ciclo finché non troverai un compito che potrai fare persino domani stesso.

E se non hai il tuo obiettivo? Se sei ancora indeciso?

Fortunatamente per te c’è un altro milionario dietro la porta che ha la soluzione. Si chiama Ryan Allis.

Ryan, dopo aver venduto la sua azienda (iContact) per 270 milioni di dollari (ne ho parlato già qua), è stato selezionato da Obama per creare una task force per salvare il mondo. 

Ha un metodo veramente eccezionale per stabilire il suo obiettivo... scrive il suo epitaffio.

Cosa ti piacerebbe che che la gente scriva sulla tua tomba? Come vorresti essere ricordato?

Scrivi adesso il tuo epitaffio. Non avere fretta, e ricordati che dovrai sbagliare circa 30-40 volte per trovare quello giusto.

Il mio per esempio è questo, ed è uscito al 48esimo tentativo.

“Qui giace Francesco, imprenditore di successo e Filantropo, che passò tutta la sua vita tentando di salvare e migliorare il mondo, una persona per volta”

E adesso scrivi il tuo:

Conclusione

  • Nella nostra testa c’è un problema grave: lasciamo perdere le cose per cui dovremmo lottare e lottiamo per le cose che dovremmo lasciar perdere
  • Ci attacchiamo alle frivolezze perché non siamo abbastanza impegnati e non abbiamo qualcos’altro a cui pensare
  • Per avere qualcosa che dia un senso alle nostre giornate dobbiamo stabilire un obiettivo chiaro e seguirlo giorno dopo giorno
  • Per stabilire il tuo obiettivo pensa al tuo epitaffio e modificalo 40-50 volte finché non sarà perfetto
  • Dopo di che ragiona al contrario. Parti dal tuo epitaffio e fai tutti i passi indietro che ti servono per raggiungere il tuo obiettivo.

Se non ti imbarazza lasciami un commento con il tuo epitaffio. Mi piacerebbe molto sapere quello che desideri, oppure se ti piace il  mio di obiettivo.  Abbiamo una sola chance per vivere alla grande, sarebbe un peccato sprecarla!

12 Agosto 2015

Diventare un genio creativo: la teoria della doccia

Stefano Crescita personale

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Capperi, è successo di nuovo, anche ieri…

Vado a correre, torno a casa, mi butto sotto la doccia, e mi viene in mente un’idea geniale.

Magari di questa idea te ne parlo più avanti, non è questo il punto dell’articolo. 😉

Il punto è che le idee migliori mi vengono sempre mentre sono sotto alla doccia. Dopo aver notato il forte rapporto di interdipendenza che intercorre fra doccia e idee geniali, mi sono messo a pensare (sempre sotto la doccia) al perché.

Il mio obiettivo: estrapolare una serie di regole che mi permettano di ricreare la “situazione doccia” ovunque, stimolare la mia creatività e farmi avere sempre nuove idee. Ma prima…

Perché avere un cervello attivo è importante?

Prima di vedere il mio “sistema doccia” per stimolare il cervello e fargli avere nuove idee, andiamo a capire perché è importante.

Se il tuo obiettivo è crescere e migliorare ogni giorno per raggiungere i tuoi obiettivi, allora devi seguire un certo “piano di battaglia”. Questo piano passa attraverso le seguenti fasi:

  1. Ti viene un’idea.
  2. Raffini quell’idea fino a farla diventare una serie di obiettivi pratici per implementarla nella tua vita.
  3. Ti metti in azione, e provi a implementare l’idea.
  4. Vedi cosa funziona e cosa no, impari dalla tua esperienza.
  5. Mantieni quello che funziona, scarta quello che non ti ha fatto avere risultati.
  6. Ripetere a piacere.

(Parlo meglio di obiettivi anche in questo articolo)

La maggior parte di questo processo è meccanico: applichi una serie di regole (o anche solo di buon senso), e vai avanti senza difficoltà. L’unico passaggio intangibile è il primo, il farti venire un’idea. Quella è creatività pura, inventarsi sempre nuove strategie da provare. Più ne hai, più ne provi, e prima raggiungerai il successo. Le nuove idee sono il motore del tuo sviluppo.

La “teoria della doccia”, come ho deciso di battezzarla, serve proprio a questo: farti avere una serie di idee, una più bella dell’altra, per portare avanti il tuo percorso di crescita. Andiamo a vederla…

1 – Metti in equilibrio la tua vita

Non puoi essere creativo quando sei circondato da una marea di altri pensieri e preoccupazioni. Per questo il primo passo verso la creatività avviene prima di “entrare in doccia”, ma quando ti preoccupi di non avere una vita troppo stressante.

Senza stare a spiegarti tutti gli effetti dello stress, ecco quello che ti interessa: gli ormoni che rilasci sotto stress vanno a inibire la parte del cervello che riguarda la memoria. Visto che creatività significa prendere due idee distinte e metterle insieme per creare qualcosa di nuovo, allora senza memoria non andrai da nessuna parte. In più lo stresso ti rende effettivamente più stupido, inibendo la tua capacità di pensare in maniera laterale.

Okay, bell’idea, ma nella pratica cosa devi fare? Prova con queste idee:

  • Datti degli orari definiti: se il tuo lavoro o studio straborda prendendosi altre parti della tua vita, definisci degli orari lavorativi e rispettali. Il tuo obiettivo è riuscire a fare tutto il necessario e qualcosa in più nel tempo che ti sei concesso, non correre tutto il giorno per fare più dell’umanamente possibile nelle 15 ore che alla fine lavori ogni giorno.
  • Metti ordine: hai presente il “disordine creativo”? Ecco, no. È una scusa, la razionalizzazione di un comportamento sbagliato. “Ma cosa c’è di male se ho la scrivania in disordine? Alla fine trovo tutto” dirai. E io rispondo: sicuro? Non stai proprio MAI a cercare qualcosa che “ero sicuro di averlo messo lì”? 😉 Ricorda che il disordine fisico porta al disordine mentale: se vuoi fare ordine nella tua testa, inizia a fare ordine in casa tua. Vedrai, aiuta.
  • Gestisci il tuo tempo nel modo giusto: al contrario di quello che molti pensano, gestione del tempo NON significa fare più cose durante la tua giornata, e “ottimizzare” il tempo è un concetto diverso da quello che credi ora. Ne parlo meglio in questo articolo.
  • Accontentati di quello che hai: aspirare ad avere sempre di più è sinonimo di una persona ambiziosa, e va bene così, ma se questo ti porta allo stress allora stai sbagliando qualcosa. Il tuo obiettivo più elevato dev’essere la felicità, non la realizzazione professionale. Cosa te ne frega di avere un mucchio di soldi, se non hai il tempo e le energie mentali per usarli?

Una volta che hai messo a posto questo fondamentale aspetto, puoi passare ai punti successivi…

2 – Prenditi un momento per te

Quando hai messo a posto la tua vita lavorativa, avrai più tempo da dedicare a te stesso. Potresti portare avanti altri progetti: un hobby, scrivere un libro, guardare una serie TV… Sono tante le cose che puoi fare, e ti consiglio di seguire quanto ho detto nell’articolo sull’ozio produttivo.

Ma quella volta al giorno, prenditi “il tuo momento”. Ossia un periodo, anche di pochi minuti (la durata di una doccia), dove ti isoli dall’esterno e non pensi a niente. Per essere creativo, per farti venire nuove idee, devi prima liberare la tua mente dal resto e lasciarla vagare per conto suo.

Questo non significa che devi provare a non pensare a niente, quello è impossibile: il tuo cervello programmato per pensare sempre a qualcosa, sgomberare del tutto la mente tipo monaco zen è impossibile. Piuttosto, lasciati la libertà di pensare a quello che vuoi. Ciò che hai fatto quel giorno, canticchiare la tua canzone preferita, notare quello che vedi e senti intorno a te. Non ci sono regole, la creatività è per definizione un processo creativo. 😉

Per avere nuove idee devi interrompere il modulo secondo il quale la tua mente pensa: con paletti, scadenze, processi logici. Niente logica, qui. Prendi il filone di pensiero che la tua mente sceglie, e vedi dove ti porta. Fatti guidare dall’inconscio.

3 – Metti il cervello sul pilota automatico

Quindi, dovresti sederti sul divano senza stimoli esterni e provare a seguire il consiglio qui sopra? Magari con te funziona, ma con me no. Perché vedi, io devo sempre fare qualcosa. Io sono una persona che è poco capace a stare ferma: anche quando lavoro al computer, ogni tanto mi devo alzare e camminare lungo il corridoio per qualche secondo. E la mia mente non fa eccezione.

Quello che mi piace fare è mettere il pilota automatico: fare azioni semplici e ripetitive, che richiedono uno sforzo mentale minimo. Tipo, appunto, la doccia. Questo perché se non fai assolutamente niente ti annoi, e quando ti annoi il tuo livello di stress aumenta: la tua mente ti costringe a fare qualcosa. Quando fai qualcosa di ripetitivo, giusto il necessario per non annoiarti, sei nella condizione ideale per spingere la tua creatività.

Io dico doccia, ma non dev’essere per forza quello: ascoltare musica funziona, e anche quando guido su una strada che conosco a memoria mi vengono ottime idee. Evita compiti complessi: anche leggere richiede troppa concentrazione, anche se stai leggendo Naruto.

4 – Stancati

È dimostrato che quando sei stanco, sei più creativo. Questo perché la mente compensa la mancanza di pensiero logico: ragionare con l’emisfero sinistro, con la corteccia prefrontale, richiede uno sforzo maggiore. Quando sei stanco e la mente non ha più molte risorse, diventa più difficile usare queste aree del cervello. Quindi inizia a emergere l’emisfero destro, quello creativo, quello che ti fa venire le idee nuove.

In altre parole, un requisito per farti venire nuove idee è stancarti sia fisicamente che mentalmente, almeno fino a un certo limite: quando sei distrutto, anche le funzioni dell’emisfero destro ne risultano compromesse. Nella mia doccia, la stanchezza deriva da due fattori:

  1. Sono appena tornato da una corsa, e visto che mi sto allenando per una gara, non è la solita corsetta giusto per tenersi in forma.
  2. Vado a correre prima di cena, con già una giornata di lavoro sulle spalle.

Il mattino è perfetto per tutti i compiti che richiedono logica, matematica, un metodo. Ma se vuoi essere creativo, allora la sera è il momento ideale.

Metti in pratica questi consigli per essere più creativo, e se ottieni risultati, torna su questo articolo e fammelo sapere nei commenti! 🙂

5 Agosto 2015

Come aumentare l’autostima: 3 idee che funzionano

Francesco Cracolici Crescita personale

Ieri ho riletto un mio vecchio diario di quand’ero ancora un piccolo bambino dolce e carino di soli 5 anni. Dal quel momento sono cambiate moltissime cose. A parte gli errori di grammatica, quelli sono rimasti.

Questa lettura mi ha fatto venire in mente una vecchia storia che avevo ormai rimosso, la storia del piccolo Richi.

Richi era un bambino che veniva a scuola con me che non voleva giocare mai a calcio. Forse un po per paura, forse perché non pensava di essere abbastanza bravo, ma ogni volta che noi inseguivamo il pallone lui se ne stava triste e mogio sui gradini a guardarci.

La verità è che il povero Richi, e sto citando testualmente il mio diario “Era super mega fortissimo a calcio”, ma siccome aveva sempre giocato con ragazzi che (cito di nuovo il mio diario)“avevano almeno millemila anni in più di lui” si considerava una frana. Loro erano molto più bravi di lui.

Richi giocava come un campione ma pensava di non esserlo. Si considerava inadeguato e scarso, con il risultato che, mentre noi giocavamo, non si  azzardava nemmeno ad avvicinarsi al campetto per paura di fare delle pessime figure, nonostante fosse il più bravo.

Lui ci guardava seduto, impaziente di toccare il pallone e pronto a scattare, però poi sentiva una vocina. Era una vocina che gli diceva “Richi, lascia stare, ma non ricordi che non sai giocare?”. Quindi si sedeva e continuava a guardarci triste all’angolo.

Finché un giorno, costretto dalla maestra, dovette giocare, dovette mostrare tutto il suo potenziale e da quel momento non stette nemmeno un secondo in più a guardarci. Era davvero bravo.

La stessa identica cosa succede a noi: abbiamo grandi, grandissime potenzialità, potremmo veramente raggiungere mete straordinarie e lasciare gli altri di stucco, ma una vocina interiore ci ripete:

“Hey, ma non ti ricordi che non sei capace? Hai fallito tantissime volte! Perché dovrebbe essere diversa la situazione ora ?”

Oggi faremo questo, uccideremo una volta per tutte questa vocina, ma prima dovrai..

… Imparare come si distruggono le prigioni

Brenè Brown, professoressa e ricercatrice dell’università di Houston, ha fatto una scoperta sensazionale. Ha scoperto che c’ UNA ed UNA SOLA variabile di differenza tra chi si sente apprezzato e amato e chi invece è sempre sottovalutato e si sente un rifiuto…

….Entrambi pensano di meritarselo. Se pensi di meritarti di sentirti apprezzato ecco che ti sentirai apprezzato, se invece pensi di non meritartelo non ti sentirai mai apprezzato.

E sai cosa fa la differenza di stato d’animo? sai cosa ti fa sentire di meritarti l’una o l’altra situazione?  E sai cosa è che ci fa “sentire inadeguati” giorno dopo giorno?

Le esperienze.

Si, funziona così, siamo tranquilli e calmi finché non falliamo. Il fallimento ci destabilizza e ci fa sentire incapaci e sopratutto ci fa pensare che “non meritiamo ciò che abbiamo”.

Cosi la volta successiva le nostre abilità saranno minori, ci sentiremo peggio, saremo mal disposti e falliremo nuovamente, e ancora una volta la nostra autostima scende.

E’ come se ogni fallimento fosse un mattone. E via via che questi si accumulano vanno a costruire una cella che ti rinchiude, che ti separa dalla grandezza e da risultati strabilianti.

Ci provi, fallisci, non ci provi più.

Non sono qua per dirti che “devi credici” oppure qualche altra frase motivazionale che suona bene ma poi non conclude niente, non è quello di cui hai bisogno se vuoi scappare da questa prigione.

Per spazzare via la cella in cui ti trovi dovrai fare lo stesso procedimento che hai fatto per crearla. Ovvero un mattone per volta.

Esiste un solo modo per sentirsi più sicuro di se a lungo andare ed è quello di fare delle piccole azioni di successo ogni giorno, distruggere la tua cella mattone per mattone. 

E no,  non dovrai fare cose strambe o sfide alternative per uscire dalla zona comfort, dovrai fare le stesse cose che fai per adesso nella tua vita quotidiana solo che dovranno essere precedute da 3 tecniche specifiche ed ultra efficaci. 

1. Vai a cercarti un bel lavoro

Qualche anno fa, una famosa ricercatrice, Amy Cuddy, fece una scoperta sensazionale. Scoprì che basta una semplice mossa, un piccolo movimento, da fare prima di un incontro o un colloquio per essere molto più rilassati e sicuri di se. Prima però di divulgare la scoperta decise di testarla:

Così la giovane dottoressa si recò ad un colloquio di lavoro, prese 4 candidati a caso su 20 e li porto in disparte e disse loro di fare “esattamente” le istruzioni che gli avrebbe dato. A fine giornata furono assunti solo 4 canditati su 20, indovina quali? 🙂

Praticamente la ricercatrice ha scoperto che per essere più sicuri di se momentaneamente  basta assumere per 10 minuti consecutivi una posa come quella in foto (power pose) prima di un incontro. E no, non è una cosa così banale come pensi. 

Ipersemplificando, Cuddy, ha scoperto che assumere una power pose ha due grandissimi effetti collaterali.

1. Il tuo cervello capisce dal tuo linguaggio del corpo che tutto va bene e si tranquillizza.

2. Più il tuo cervello è tranquillo più è vicino allo stato Alfa, ovvero lo stato celebrare che ti rende più creativo ed intelligente

2. Fai lo squalo

Steven era un ragazzino molto timido, ma veramente tanto.

Era così timido che, nonostante fosse un vero e proprio genio, non riusciva  a comunicare ed esprimersi con gli altri. La timidezza lo assaliva e lo bloccava.

Se incontrava qualcuno, riusciva a mala  pena a sussurrare un timido saluto e poi sprofondava nell’imbarazzo più totale.

Il suo sogno era quello di sfondare nel mondo del cinema, ma difficilmente, per quanto talentuoso potesse essere, ci sarebbe riuscito se avesse continuato ad aver una paura matta di parlare con gli altri.

Così decise di fingersi ciò che non era, decise di indossare la “maschera ” del regista famoso ed immediatamente la sua timidezza svanì.

Non era infatti lui ad essere timido, ma era l’abitudine che lo costringeva. Infatti quando impersonò un “famoso regista” e non più il “timido Steve” l’imbarazzo se ne andò via.

Probabilmente ciò non bastò. Infatti non ebbe molto successo ad Hollywood ma lui continua a provarci. Vai Steven Spielberg siamo tutti con te!

Anche nella nostra quotidianità avviene una cosa simile. A volte siamo timidi o insicuri perché le nostre abitudini ci dicono di esserlo.

Basterebbe, solo e soltanto nelle situazione che ci stanno particolarmente a cuore, indossare una maschera.

Basterebbe, ogni volta che hai un ostacolo di fronte, chiederti ” che persona sarebbe in grado di risolverlo? ” e poi impersonarla.

E no, non sto dicendo di essere degli impostori o di fingersi qualcun’altro, sto solo dicendo che, prima di un incontro importante, per eliminare le tue insicurezze, fai finta di essere qualcuno che non le possiede.. semplice!

3. Sposati

Quando sei fidanzato da poco sei in piena fase di prova.

Lei piace a te e tu piaci a lei, ma non hai la confidenza necessaria per dirgli cosa ami o cosa odi veramente perché hai paura che potrebbe rimanerci male. E’ una fase delicata, e pur di non fare figuracce diresti di si a qualsiasi cosa.

E così vi ritrovate entrambi ad un concerto di musica tipica Slovena perché entrambi non avete il coraggio di dire no all’altro.

Nelle relazioni sociali, avviene lo stesso. I 60 secondi dopo che incontri una persona sono i più difficili. Il tuo interlocutore non sa ancora se sei una persona normale o un pazzo omicida, e nemmeno tu sei sicuro di quale delle due tu possa essere.

Così tendiamo a starcene in disparte, a non dare confidenza a nessuno per paura di fare figuracce.

Da oggi però basta. Adesso hai una sfida da compiere:

Ogni volta che ti ritrovi in un posto con accanto sconosciuti hai 60 secondi di tempo per attaccare bottone.

E no, non ti sto dicendo di rimorchiare, anzi ti consiglio vivamente di farlo con persone del tuo stesso sesso. Almeno così eviterai inutili misunderstanding.

Non è nemmeno una tecnica per conoscere nuova gente o farsi nuovi amici. Si tratta solo di scambiare un paio di frasi di cortesia, ed a lungo andare sarai molto più sicuro di te. Sarà il tuo modo di spaccare i mattoni che formano la tua prigione

Ecco alcune frasi da poter dire ( basta dirne una  ad uno sconosciuto e avrai superato la sfida):

  • Che caldo che c’è oggi
  • Che freddo che c’è oggi
  • Ma è sempre così affollato qua?
  • Ma è sempre così deserto qua?
  • Sapevi che Francesco di Mindcheats è proprio bravo?

Ecco invece alcune frasi da NON dire:

  • Sai, assomigli molto al mio cane
  • Per un attimo mi sei sembrato una statua
  • Ma con quelle orecchie quante stazioni radio prendi?
  • Da quanti mesi sei in cinta? (da evitare ASSOLUTAMENTE con gli uomini)
  • Sai mi hai fatto venire in mente che devo andare in bagno.

Ricapitolando

La bassa autostima sta praticamente bloccando la parte migliore di te. Come il piccolo Richi hai tutte le carte in regola per raggiungere grandi mete ma sei fermo sul gradino a guardare gli altri che si danno da fare.

Se vuoi veramente raggiungere le tue mete e lasciare gli altri di stucco allora:

  1. Ricordati che più la tua autostima è bassa più peggiorerà, è un circolo vizioso
  2. Una bassa fiducia in se stessi non si costruisce in un giorno, ma è frutto di varie esperienze fallimentari.
  3. Se vuoi distruggere la prigione della bassa autostima in cui ti trovi dovrai farlo un mattone per volta, attraverso piccoli successi quotidiani. Per esempio:
  4. Prima di entrare ad un colloquio o un incontro importante passa 10 minuti in una power pose
  5. Quando hai di fronte una situazione ostica indossa la “maschera” di qualcuno che è in grado di risolvere il tuo problema
  6. Chiediti “chi non avrebbe alcun problema a risolvere questa situazione”? ed il gioco è fatto
  7. Quando vai in un luogo affollato scambia 2 frasi contate con uno sconosciuto, a lungo andare aumenterà la tua autostima.

Ora basta chiacchere, tocca a te! Per i prossimi 10 giorni mettiti una sveglia alle 10 di mattina e ricordati che dovrai applicare 1 sola tecnica di quelle di sopra.

Al termine dei 10 giorni sarai incredibilmente più sicuro di te, perché avrai neutralizzato 10 mattoni della tua prigione. Ricorda: la sicurezza in se stessi è un’abilità e come tale può essere imparata.

Ricordi la storia di Richi? Sappi che hai una vita sola, sarebbe un vero peccato sprecarla seduto in disparte per via delle varie insicurezze, specialmente ora  che hai la formula per neutralizzarle, no?

29 Luglio 2015

Come diventare il protagonista della tua vita

Stefano Crescita personale

Quando leggi un bel libro o guardi un bel film, ti è mai capitato di immedesimarti nel protagonista, e chiederti cosa faresti tu al suo posto?

I protagonisti di queste storie sono così popolari perché, in un modo o nell’altro, riescono sempre a uscire a testa alta e risolvere sconfiggere il “cattivo”. Amiamo seguire l’eroe nel suo percorso di crescita, fino al punto in cui ha imparato abbastanza da poter superare le difficoltà.

Un attimo… Ci vedo lo spunto per un articolo. 😉

Perché anche se la maggior parte di queste storie sono inventate, possiamo tutti imparare qualcosa dai protagonisti delle nostre storie preferite. Da Frodo Beggins a Luke Skywalker, da Jason Bourne a Simba del Re Leone, fino a Renzo e Lucia. Tutti condividono dei tratti comuni, che anche tu puoi sviluppare per diventare il protagonista della tua storia e della tua vita.

1 – Un protagonista sa rialzarsi

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La maggior parte dei libri e film funziona così: ci viene presentato il protagonista nella sua situazione normale, il suo status quo. A un certo punto succede qualcosa di inaspettato che sconvolge la sua vita. Ma per la fine della storia, l’eroe ha saputo rialzarsi e sistemare le cose. Uno dei tratti fondamentali di ogni buon romanzo è la capacità del protagonista di reagire agli eventi. E se vuoi diventare protagonista della tua vita, anche tu devi fare la stessa cosa.

Le persone, reali come quelle dei libri, cercano uno status quo: una situazione di sicurezza, immutabile e senza sorprese. Purtroppo per te, il mondo non è d’accordo: l’ambiente in cui vivi influenza la tua vita, e a volte ti tira addosso del letame. Ci saranno dei momenti in cui qualcosa ti mette i bastoni nelle ruote, i tuoi piani non vanno come previsto, succede qualcosa che non ti aspettavi. Quando succede, hai due modi per reagire: il modo preventivo, e il modo reattivo.

Il modo preventivo

Significa creare un margine di sicurezza per quando le cose vanno male. Ad esempio:

  • Tieni un po’ di soldi in banca nel caso in cui ti esploda la macchina due giorni dopo lo scadere della garanzia.
  • Tieni aperta una seconda possibilità di carriera/lavoro nel caso venissi licenziato.
  • Se usi il tuo computer per lavorare, ti tieni un piccolo laptop di scorta.

Questa è la tecnica del “non si sa mai”: pensare a quello che potrebbe andare storto, e prevenire ogni potenziale problema. L’idea è di avere un piano di riserva per tutte le attività più importanti della tua vita, in modo che non esista un singolo evento che da solo può rivelarsi catastrofico per te.

Per quanto sarebbe la situazione ideale, il mondo è troppo imprevedibile. Prima o poi ti capita quella cosa che non avevi previsto, o così improbabile che non potevi pensarci, o talmente catastrofico che la tua preparazione non sarebbe mai bastata. Ed è qui che entra in gioco…

Il modo reattivo

Che come dice la parola, significa reagire quando la vita ti mette di fronte a una situazione difficile. Qui puoi fare due cose: reagire e affrontarla, o scappare ed evitarla. Se scegli la seconda, allora non sei protagonista della tua vita: quante volte hai visto il tuo eroe scappare dalle difficoltà? No, un vero protagonista affronta i suoi problemi. Può scappare nei primi capitoli, e ogni volta che scappa la sua situazione si fa ancora peggiore. Ma è quando decide di affrontare la forza antagonista che diventa il vero eroe della vicenda.

La stessa cosa puoi fare tu, con i tuoi problemi. Prima o poi la batosta arriva, e il tuo futuro dipende da come reagisci. È nei momenti di difficoltà che cresci maggiormente: senza difficoltà, non hai nessuno stimolo per migliorare e rimarrai nella mediocrità. Reagire ai problemi significa non lasciare che siano loro a influenzare la tua vita, ma essere assertivo e riprendere il controllo delle tue decisioni.

2 – Un protagonista impara e migliora

Ogni romanzo può essere diviso in due metà, con rare eccezioni: nella prima metà, l’antagonista è più forte del protagonista. Nella seconda metà, il protagonista comincia a farsi valere e a ottenere le prime vittorie.

Altre volte, il protagonista non fa niente e si prende il merito.
Altre volte, il protagonista non fa niente e si prende il merito.

Tutta la storia si concentra sull’evoluzione del protagonista, da persona qualunque a vero eroe. Non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, e soprattutto non si lascia scoraggiare dagli insuccessi. In qualsiasi libro, un protagonista che tenta da subito di ritornare allo status quo è destinato a fallire. Non è ancora il momento, prima deve evolversi, imparare qualcosa, e migliorare.

Alla fine, se ci pensi è intuitivo: se ti capita un problema, non puoi sperare di risolverlo con la stessa mentalità e gli stessi strumenti che avevi quando si è presentato. Devi cambiare il tuo modo di pensare, usare strumenti nuovi, in altre parole devi diventare una persona migliore. Ed è questo che fa un protagonista: migliora. E lo fa attraverso una serie di fallimenti: un insuccesso dopo l’altro, che lo fanno andare avanti un passettino alla volta. Dopo una lunga serie di passettini (e di fallimenti), arriva il momento in cui è abbastanza forte da raggiungere il successo in un finale epocale.

La vita, in questo, non è tanto diversa dai romanzi. La strada per il successo non è una linea retta crescente, un costante miglioramento senza passi falsi. Piuttosto, è una strada tortuosa fatta di alti e bassi, e costellata di fallimenti. Qualsiasi obiettivo ambizioso che ti puoi porre è fatto di difficoltà. Anzi, se il percorso è troppo facile, vedilo come un campanello d’allarme: significa che c’è qualcosa di sbagliato, forse non sei stato abbastanza ambizioso, forse ti sei dimenticato qualcosa.

Quello che di sicuro non vedrai mai fare a nessun protagonista è restare fermo, non evolvere nel corso della storia. Altrimenti sarebbe una storia noiosa, con un protagonista debole. Allo stesso modo, se tu non migliori ogni giorno, la tua vita sarà noiosa. Lo stesso lavoro, la stessa vita, la stessa routine per i prossimi cinquant’anni. Se vuoi ottenere dei risultati diversi, se vuoi cambiare la tua vita in meglio, allora sei tu a dover migliorare. Come ho già detto in questo articolo i miglioramenti sono graduali: significa che devi fare dei piccoli passi ogni giorno.

3 – Un protagonista è proattivo, non reattivo

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Fra gli scrittori e sceneggiatori professionisti, esiste una semplice regola. Una regola che li separa dagli amatori, da chi scrive storie solo per divertimento senza guadagnarci niente. La regola è: il protagonista deve essere il protagonista (almeno nel finale).

Sembra semplice, ma non hai idea di quante storie abbia letto che non rispettano questo semplice principio. Significa che deve essere il protagonista, con una sua azione e decisione, a fare la differenza. Deve essere lui a dirigere gli eventi, tutto il resto deve ruotare intorno all’eroe e alla sua capacità di risolvere il problema che lo tormenta dal capitolo 1. L’errore commesso da troppi principianti è lasciare che sia un evento esterno a decidere le sorti del protagonista nella parte finale. Esempio: pensa a come sarebbe stato deludente Rocky 4 se Ivan Drago avesse dominato il match fino al round 12, per poi venire stroncato da un ictus fulminante.

C’è un motivo se gli sceneggiatori di Hollywood evitano questo tipo di finale come la peste: è irrealistico e insoddisfacente.

Irrealistico, perché non è così che va il mondo. Se non sei tu ad essere l’artefice del cambiamento, allora non puoi aspettarti che una forza esterna ti porti a raggiungere il successo. Magari una volta ogni tanto può succedere, ma se fai sempre affidamento sulla fortuna, allora farai la stessa fine di chi vende l’auto nella vana speranza di fare jackpot alle macchinette a Las Vegas. Il modo migliore per raggiungere il successo è togliere la fortuna dall’equazione: se un obiettivo richiede della fortuna per essere raggiunto, allora stai facendo un grave errore.

Insoddisfacente, perché un protagonista che non è la forza proattiva della sua storia non è un vero protagonista. Con “forza proattiva” intendo la capacità di influenzare il mondo intorno a te. Se vuoi ricavarti uno spazio tuo su questo pianeta, se vuoi crearti lo spazio vitale entro il quale puoi agire per raggiungere i tuoi obiettivi, allora devi essere proattivo nel crearlo. Non puoi aspettare che sia qualcun’altro ad aiutarti, perché tutti sono troppo impegnati ad aiutare loro stessi.

Prendere in mano il tuo destino significa capire che se vuoi ottenere un risultato, allora sei tu a doverti impegnare per raggiungerlo. E se non lo raggiungi? Allora significa che hai sbagliato qualcosa. A quel punto ti trovi di fronte a un bivio: abbandonare e scappare, o farti forza, rialzarti e riprovare. Fai riferimento al punto 1 di questo articolo per capire qual è la scelta migliore.

15 Luglio 2015

Come essere pigro (portando a casa risultati)

Stefano Crescita personale

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L’anno scorso, mi è stato chiesto di tenere un intervento sul metodo di studio all’università di Foggia.

Ho aperto il discorso parlando del perché mi sia interessato alle tecniche per studiare più efficacemente:

“Perché sono pigro” ho iniziato.

“Ho creato un metodo di studio efficace, che vi insegnerò in questa presentazione, per ottenere gli stessi risultati nella metà del tempo”.

Cosa vuoi, sono onesto io. 😉

Io genere, io non sono una persona alla quale piace ammazzarsi di lavoro. Il mio concetto di successo è particolare: per me significa essere felice e godermi la vita, non avere qualche autorità esterna che misuri quanto io sia ricco, famoso, in alto nella gerarchia. Sono tutte cose che non ti puoi godere senza il tempo libero per farlo.

Ed è per questo che ho iniziato a studiare e ottimizzare la mia gestione del tempo: non per riuscire a fare più cose nel corso di una giornata, ma per fare tutto quello che devo e avere comunque del tempo libero da dedicare ai miei hobby.

Così ho sviluppato la mia “teoria della pigrizia produttiva”, ossia: bilanciare lavoro (o studio) e tempo libero, cercando di ottimizzare il primo per avere più del secondo.

Perché dovresti essere pigro (almeno un po’)

Nonostante tutte le metafore, il cervello non è un motore. Non importa quanto tua sia in riserva, una macchina continua ad andare sempre uguale finché finisce la benzina e il motore si spegne. Ma il cervello, visto che non può spegnersi del tutto, ha prestazioni decrescenti con l’accumularsi della fatica.

Questo significa che se lavori tanto, lavori male.

L’efficienza nel fare qualsiasi cosa decresce tanto più crescono le ore di lavoro, fino al punto in cui non vale neppure più la pena continuare a lavorare. A questo serve la teoria della pigrizia: sapere quali sono i tuoi limiti, e privilegiare l’efficacia alle semplici ore. Abbracciare la pigrizia e accettarla nella tua vita, se lo fai nel modo giusto, potrebbe addirittura farti diventare più produttivo. Specialmente se il tipo di lavoro che devi fare è più intellettuale che fisico: la mente, quando stanca, cala di prestazioni più dei muscoli.

C’è questo preconcetto stacanovista in giro, che la tua produttività è direttamente proporzionale alle ore di lavoro.

Se lavoro tanto devi sentirti bene, se lavori poco devi sentirti in colpa. Ma non è per forza così.

Questo è un concetto obsoleto che poteva andare bene nell’Unione Sovietica di cento anni fa, ma ad oggi, ha poco senso di esistere. La tua produttività sul posto di lavoro si misura solo con i risultati che ottieni. Quindi se lavori 2 ore al giorno con risultati straordinari, sei più produttivo della persona che sgobba 12 ore al giorno senza portare a termine granché.

Sospetto che questo sistema venga adottato poco perché è impietoso. Lavorare tanto è facile: basta mettersi a correre da una parte all’altra come una gallina senza testa, e fingersi indaffarati. Ma ottenere risultati non è facile, bisogna essere bravi e impegnarsi. Per questo molte persone, senza la forza di volontà di farsi un’analisi di coscienza per ammettere i propri limiti, continuano a lavorare tanto per illudersi di essere produttivi. Queste persone sono facili da scoprire, sono quelle che si lamentano perché il mondo ce l’ha con loro e non ottengono risultati anche se lavorano tanto.

A parte i vantaggi nella tua produttività, essere un po’ pigro nel lavoro ti consente di dedicarti ai tuoi hobby e attività parallele. In altre parole, significa aumentare la tua cultura generale. Che, di conseguenza, porta ad aumentare la tua creatività. Quindi essere pigro non significa (necessariamente) stare davanti alla TV e mangiare patatine mentre guardi Maria de Filippi, ma impegnarti in tutta una serie di attività che non fanno parte del tuo lavoro principale.

Ed è qui che entra in gioco la mia teoria della pigrizia produttiva: va bene essere pigri, ma anche le tue ore di riposo dovrebbero aiutarti a portare a casa dei risultati. La mia teoria delle pigrizia produttiva ti aiuta a bilanciare lavoro, successo personale e relax, ed è complementare alla mia ormai nota Regola Aurea.

La teoria della “pigrizia produttiva”

Quello che piace fare a me è dividere le mie ore di riposo, ossia la mia parte pigra, in due metà uguali: la prima metà è pigrizia produttiva, la seconda metà è pigrizia pura. Ecco come funziona il mio sistema.

La pigrizia produttiva

Anzitutto, ti ricordo che essere pigro (ossia oziare) per me significa “tutto quello che non è strettamente collegato all’attività lavorativa”.

Essere un pigro produttivo significa fare attività diverse dal lavoro, ma che comunque hanno dei benefici di altro tipo. Di solito, in questa categoria faccio rientrare due attività:

  1. I miei obiettivi personali: se mi sto allenando per una gara di corsa (e non sono un atleta professionista), allora tutti i miei allenamenti rientrano nella pigrizia produttiva.
  2. L’apprendimento orizzontale: imparare e fare tutte quelle cose non direttamente utili per il lavoro, ma che portano comunque benefici diretti o indiretti. Cose come pulire casa, leggere un manuale, imparare l’inglese…

Queste sono tutte attività mediamente rilassanti: non sono il tuo lavoro quindi le fai più volentieri, ma richiedono comunque la tua attenzione.

La pigrizia pura

Questa è la vera pigrizia: il non fare niente. Guardare la De Filippi, giocare ai videogiochi, andare in spiaggia a fare l’aragosta, concedersi pizza e cinema con gli amici.

Snobbata da molti, fra cui fin troppi guru di crescita personale, io sono convinto che la pigrizia pura abbia il suo posto come attività che migliora la qualità della tua vita. Diciamocelo: una vita in cui ogni minuto è programmato, in cui ogni cosa che fai deve portare a un risultato, a un miglioramento, è insostenibile.

Puoi andare avanti così un mese, un anno, dieci anni magari. Ma a forza di tirare la corda, prima o poi si spezza. Avrai un crollo, o ti accorgerai che hai sbagliato tutto e buttato anni della tua vita a cercare un successo fasullo. Così come per la tua alimentazione, anche il tuo stile di vita deve essere sostenibile per sempre. Altrimenti, così come con le famose diete yo-yo (regimi estremi che non possono essere portati avanti per più di qualche settimana), anche la tua vita avrà degli sbalzi enormi fra momenti iper-stressanti di lavoro estremo, e crisi in cui passi le giornate a non fare niente perché “non ce la faccio più”. Come puoi immaginare, questo non è un buono stile di vita per la tua salute mentale.

Per valutare la qualità della tua vita, fatti questa domanda: “non vedo l’ora di andare in vacanza?”

Se la risposta è sì, allora devi fare dei miglioramenti nel tuo stile di vita: magari trovare un lavoro che ti piace, o aumentare la tua efficienza nel lavoro per poterti concedere di essere più pigro nel tempo libero. Se invece non senti il bisogno di andare in vacanza, e lo fai perché ti piace piuttosto che per la necessità di “staccare”, allora continua così.

8 Luglio 2015

4 piccole tecniche per convincere qualcuno a seguirti

Francesco Cracolici Crescita personale

Il consumo di patate è un toccasana per l’economia.

Beh adesso non è proprio così, ma ai tempi del regno di Prussia era vero.

Ai tempi di Federico Secondo d’Asburgo non era raro che ci fossero carestie e periodi di magra, durante i quali i contadini morivano letteralmente di fame.

Il re aveva ben chiaro questo concetto, così gli venne una grossa pensata:

“Se il popolo avrà un altra fonte di carboidrati oltre i derivati del grano, (come le patate) allora le carestie diminuiranno e il popolo sarà più contento! “

Ora non so come abbia fatto il re a sapere che le patate contengono carboidrati. Sono magro come un palo della luce ed ho la stessa cultura alimentare del mio cane: mi mangio tutto ciò che mi riempe la ciotola, quindi non è mai stato un problema per me. Ma non è questo il punto.

Il punto è che il re, dall’alto del suo trono, decise di obbligare tutti i contadini del regno a dedicare parte del terreno alla coltivazione di patate.

Fece una comunicazione massiccia, fece spargere la voce che le patate erano buonissime…. Ma niente.

Forse un po per orgoglio della propria cultura alimentare, forse perché ancora la pubblicità di Rocco con Amica Chips non era uscita, ma i contadini odiavano le patate.

I Prussiani si rifiutarono di piantare anche un solo seme di albero di patate (crescono sugli alberi no?) nel proprio terreno. Si narra per giunta che vi furono delle condanne a morte.. ma nessun risultato.

Il re era afflitto, non capiva come tutto il suo buonsenso e la sua saggezza non servissero a niente. Poteva comandarli, fare guerre, schiavizzarli, ucciderli ma non riusciva a fargli mangiare patate. Eppure lo faceva per il loro bene.

Ad un certo punto gli venne una grossa pensata,un’idea geniale, più geniale di quello che ha inventato la coperta con le maniche.

sexy come mia nonna quando lavora a maglia

Ordinò che dietro ogni grande castello, dietro ogni abitazione nobiliare dell’intera Prussia ci fosse un piccolo orticello con un pascolo di patate (le patate pascolano no?).

E non solo, tutti questi orti dovevano ASSOLUTAMENTE essere sorvegliati 24 ore su 24 da guardie armate. “Sorvegliatele!” disse il re, “Ma non troppo bene”.

I prussiani, d’un tratto videro che ogni nobile aveva un orticello nel quale coltivava uno strano cibo, e per giunta era difeso da guardie armate..

… Se una cosa è difesa da guardie armate allora deve essere una cosa buona, talmente  buona che valga la pena di pagare ed armare due guardie per proteggerla.

In men che non si dica, in tutto il regno:

  • si sparse la voce che le patate erano fantastiche, una cosa da nobili
  • divennero parte integrante della dieta del prussiano Doc
  • le inserirono nelle ricette della “Prova del cuoco Prussa”

Ma sopratutto le carestie diminuirono e il re fu felice e contento.

Sì… ma questo che c’entra?

Questa storia è molto importante perché rappresenta l’errore chiave di tutti noi: quando vogliamo convincere qualcuno ad affrontare un percorso o a seguirci in un progetto in genere cerchiamo di imporgli la nostra idea come il re con le patate.

Anche se lo facciamo per il bene di chi abbiamo di fronte, gli illustriamo la nostra alternativa come la migliore e tentiamo di imporgli una strada che non ha scelto. E otteniamo solo clamorosi “NO!”

Se invece vogliamo che qualcuno adotti il comportamento che vogliamo noi non dobbiamo vendergli le patate, ma rendere il “nostro progetto” così esclusivo che farà di tutto per volerne farne parte! 

Si lo so, è  bello a dirsi… ma come si fa? Ecco di sotto 3 esempi pratici ma tu stesso ne puoi creare infiniti con un po di fantasia.

  1. Accenna al progetto e poi rimangiati subito quello che hai detto, come se fosse un segreto (provalo, funziona)
  2. Non proporre mai un progetto nuovo a qualcuno, invece elenca i casi di successo di altri finché non sarà il tuo interlocutore a chiederti del progetto.
  3. Se ti qualcuno che vuoi includere nel tuo progetto ti chiede qualcosa gli dici “guarda dipende,è una cosa che funziona ma non è per tutti”.

Ora però passiamo agli altri 2 trucchetti.

2. Non passare a vodafone

Spesso la gente insulta gli operatori call center.

Io penso che sia una cosa ingiusta: certo spesso disturbano, e a volte sono più fastidiosi di una vespa nelle mutande, ma è pur sempre gente che lavora duramente e cerca di portare il pane a casa. Non merita insulti.

Qualche giorno fa mi arrivò una chiamata dal call center dicendo che mi facevano una super tariffa: io stavo per accettare, ma per farlo avrei dovuto:

  1. Dare tutti i miei dati
  2. Estrarre la sim del telefonino e comunicare un codice
  3. Dare la mia disponibilità un giorno a settimana
  4. Dichiarare di accettare la proposta.

Visto che la procedura era troppo lunga, ringraziai e misi giù il telefono. Questo avviene perché tutti noi adoriamo le cose brevi e semplici ma ODIAMO quelle lunghe e complesse. Pensaci un attimo:

Se devi andare un weekend a Miami allora ti dirai:

  • prenoto
  • faccio la valigia e parto

Se invece devi andare un weekend in Molise per la sagra del carciofo ti dirai:

  • vado sul sito
  • seleziono la meta
  • prenoto
  • faccio la valigia
  • faccio il bagaglio a mano
  • vado in aeroporto
  • aspetto
  • parto

Quindi se vuoi che il tuo progetto sia appetibile allora rendilo più semplice che puoi!

3 Vota McCain

McCain è quel politico americano che sfidò Obama nel 2008, nella corsa al suo primo mandato da presidente, e perse.

Quella non fu la sua prima esperienza. Infatti nel 2004 aveva già provato a candidarsi, era in testa, la folla lo adorava ed era ad un passo dalla vittoria… ma fallì.

Infatti, anche se prossimo alla vittoria, pochi giorni prima dell’elezione, qualcuno mise in giro la voce che il senatore avesse una figlia di colore nata da un rapporto extra coniugale.

 

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la famiglia mcCain

La verità è che sua figlia era stata adottata, ma il politico non fece in tempo a smentire le falsità riguardanti la figlia illegittima che perse migliaia di preziosi elettori. La verità non servì a niente, la gente aveva già etichettato il senatore come fedigrafo.

Ormai era troppo tardi, e perse le elezioni.

La stessa cosa identica avviene quando qualcuno ti fa un’obiezione. Puoi anche avere la migliore risposta pronta del mondo, puoi avere super ragione, ma nel tuo interlocutore resterà sempre il dubbio che non sia vero, come agli elettori è rimasto il dubbio della figlia illegittima di McCain.

Fortunatamente il buon Francesco, anche se non sa come crescono le patate, in comunicazione se la cava ed ha trovato la soluzione.

Effettivamente, una volta fatta un obiezione, non puoi mai eliminarla del tutto dalla mente del tuo interlocutore, ma puoi fare in modo che non ti venga MAI fatta… come?

Anticipandola!

E’ abbastanza semplice:

  • Pensa a due obiezioni che potrebbe farti il tuo interlocutore
  • Risolvile prima che te le chieda

E no, non è difficile come credi, (ti sto risolvendo un obiezione anche adesso xD) lasci che ti mostri un esempio:

Se hai paura che il tuo progetto sia un dispendio troppo grande di tempo, quando parli con una persona che vuoi includere dovrai dire (prima che te lo chieda):

E no, non è un progetto troppo impegnativo! Sai conosco un tipo che si chiama Federico Secondo d’Asburgo che impiega al massimo 10 minuti al giorno!

E no, anche se l’esempio è assurdo non ti sto dicendo di mentire.

Conclusione

Se vuoi includere qualcuno in un progetto o fargli affrontare un percorso che vuoi tu, ti basta:

  1. Fai crescere il suo desiderio verso il progetto fino a fare in modo che sia lui a voler entrarci e non tu a proporlo.
  2. Non cercare di “vendergli le patate” ma fai in modo che “le rubi dal tuo orto”
  3. Spiega il progetto in 3 passi iper semplici
  4. Neutralizza le prime 2 obiezioni che possono venire in mente al tuo interlocutore prima che te le faccia.

E’ iniziata l’estate, adesso più che mai è difficile portare avanti da soli i propri progetti. Se troverai un collaboratore l’intero viaggio sarà fantastico.

Applica il metodo e trova un compagno di avventure il prima possibile. Ti pentirai di non averlo fatto prima.
Oggi hai la possibilità di trovare un socio, un amico, un compagno per la vita, sarebbe un peccato sprecarla.

1 Luglio 2015

3 lezioni che ho imparato dalla mia vacanza in Italia

Stefano Crescita personale

Ormai, io torno in Italia ogni paio di mesi circa. Per rivedere famiglia e amici, per fare le quattro pratiche e poco altro.

Dopo aver vissuto in tre Paesi esteri diversi in due continenti, ormai vedo l’Italia con occhi diversi: non con gli occhi di qualcuno che ci vive dentro, ma più come un osservatore esterno. Questo mi permette di notare alcune differenze e peculiarità dell’Italia rispetto agli altri Paesi in cui ho vissuto, e questo è lo spunto dell’articolo della settimana: 3 lezioni che ho imparato dalla mia vacanza in Italia, e cosa puoi imparare dal fallimento dell’ex Bel Paese.

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1) Troppe persone pensano in piccolo

Gli americani possono piacere o non piacere, ma hanno un pregio indiscutibile: cercano sempre di crescere, di migliorare. Sognano e pensano in grande (e non solo al McDonald). Anche per questa ragione sono più avanti degli italiani.

In Italia invece le persone pensano in piccolo, non hanno obiettivi ma solo sogni vaghi. La differenza è che:

  • quando hai un obiettivo ti impegni a raggiungerlo, hai un piano verso il successo.
  • quando hai un sogno vago, dici “mi piacerebbe ma è impossibile”.

Per questo l’italiano medio è infelice, e se ne sta a consumare la sua vita in un lavoro mediocre che non lo soddisfa. Il suo unico obiettivo è la pensione, e scappa dalla desolazione della sua esistenza una volta l’anno con questa fuga che chiama “vacanza”.

Io parto domani per la mia prima vacanza “vera” in quasi due anni non perché non ne ho avuto le possibilità, ma perché non ne ho mai sentito il bisogno. Quando la tua vita è in equilibrio, hai trovato la tua dimensione, allora le ferie non ti servono più. Anche perché come fai a goderti le ferie, quando sai di dover tornare a una vita d’inferno?

Il cambiamento devi volerlo tu, non puoi aspettare che te lo tiri in testa la Madonna. Se continui a pensare in piccolo, a non fare niente per raggiungere i tuoi obiettivi, allora per forza i tuoi sogni rimarranno sempre impossibili. Quello che ti serve, è un cambio di mentalità.

“Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”
– A. Einstein

Una differenza costante che ho notato ogni singola volta fra le persone che hanno avuto successo (lavorativo e personale), e quelle che invece hanno fallito, è questa: i vincenti partono con l’idea che, se si impegnano, prima o poi arriveranno dove vogliono. I perdenti invece dicono “ok dai, se ho un po’ di tempo ci provo, ma tanto so già che non funziona”. O quelli che amano definirsi “disillusi” o “realisti(ci)”, dicono: “non è così semplice come credi, io c’ho i probbblemi”. Questa è la finta scusa che va più di moda: i problemi ce li abbiamo tutti, ma solo alcuni hanno la forza di volontà per superarli.

Attenzione a non confondere la determinazione con l’illusione. Che per quanto ne dica qualcuno, sono cose ben diverse.

Anzitutto, “illusione” è una parola usata da chi ha paura. Quando dieci anni fa io dicevo che volevo lavorare a tempo pieno su internet, tutti mi rispondevano che ero un illuso e che dovevo “essere realistico”. Ora io vivo alle Canarie e loro sono inchiodati in Italia con uno stipendio al più mediocre. Il “sei un illuso” è la scusa usata da chi non vuole uscire dalla zona di comfort e ammettere i propri limiti.

Sei un illuso, e questa volta veramente, quando non sei disposto ad ammettere i tuoi errori e i tuoi limiti. Non siamo perfetti, e tutti commettiamo degli errori necessari per imparare: il mio primo libro mi ha fatto guadagnare 100€, il secondo nemmeno quelli.

Nessun problema, se sbagli significa che sei sulla strada giusta. Ma è indispensabile imparare a riconoscere i propri errori e usarli per migliorare. Ogni fallimento ti può insegnare qualcosa: chiediti cosa avresti potuto fare di diverso, dove hai sbagliato. Perché la sfortuna conta meno di quello che credi: il risultato è una conseguenza diretta delle tue azioni.

Se sei determinato, ma non fai l’illuso, allora sì che avrai successo. Soprattutto in Italia: con così poche persone che pensano in grande, hai il campo libero dalla concorrenza.

2) Le potenzialità, da sole, non bastano

Io sono convinto che l’Italia abbia un potenziale turistico estremo. Fra storia, arte e cucina, tutto il resto d’Europa messo insieme non si avvicina nemmeno a una ricchezza del genere. Eppure l’Italia ha 47 milioni di turisti l’anno, la Francia 84 milioni. E le Canarie 10 milioni, suddivisi fra 4 isole così piccole che posso percorrere per tutta la lunghezza in una sola giornata.

Avere un grande pontenziale è inutile, se non lo sai sfruttare. E di contro: non importa quanto sia piccolo il tuo potenziale, se ti impegni. Qui ci riattacchiamo al punto sopra: è la tua determinazione che fa la differenza, non il potenziale.

Restando in tema turismo, prendi le isole Canarie: a parte il clima, non hanno niente. Le spiagge sono per la maggior parte rocciose, zero storia, l’entroterra è fatto di sassi. Ma hanno 10 milioni di turisti l’anno, e in totale saranno poco più grandi della provincia di Brescia. Il motivo è che hanno fatto di tutto per spingere il turismo, al contrario dell’Italia dove viene bloccato da una politica miope e retrograda. Quindi, sul PIL totale, il turismo incide alle Canarie molto, molto più che in Italia.

Ho già parlato di questo punto in un articolo precedente: il talento non esiste. Dove talento è sinonimo di potenzialità.

Anche tu hai del potenziale. Magari ancora non te ne sei accorto, magari devi ancora scoprire la tua vera strada. Non ti preoccupare, è normale. Esiste un solo sistema per trovare quello che fino a qualche anno fa veniva chiamato “destino”: provare a fare cose diverse. Continuare a scoprire cose nuove, finché non senti di aver trovato la strada giusta per te.

In soldoni, ecco quello che ti consiglio di fare: se sei giovane, vai a fare almeno 6 mesi all’estero. Vai a Londra, trova lavoro in un pub, restaci almeno mezzo anno. Vivere da solo, lontano dalla rete protettiva della famiglia, ti aiuta a mettere tutto in prospettiva. Scoprirai nuove cose su te stesso, metterai per la prima volta alla prova le tue abilità nel mondo reale. E se non ne hai nessuna, allora ancora meglio: imparerai un sacco di cose. Guarderai l’Italia con occhi nuovi.

Il che mi porta al punto successivo…

3) L’indipendenza deve essere il tuo primo obiettivo

Ricordo che qualche anno fa, quando ancora guardavo la TV, è venuta fuori questa polemica perché qualche politico aveva chiamato i giovani italiani dei “mammoni”.

Non ricordi chi fosse, ma aveva ragione.

L’italiano è mammone, nel senso che per lui è una cosa naturale restare attaccato alla famiglia più a lungo possibile. Non parlo solo dei giovani che ancora vanno all’università, ma anche di trentenni con anni di lavoro alle spalle e una posizione a tempo pieno.

Ora, lo so che l’economia italiana è in rovina. Lo so che andare a vivere da solo costa di più. Ma è questo che significa crescere: diventare indipendente e padrone della propria vita e del proprio futuro.

Non puoi avere velleità di crescita personale, se non sei nemmeno pronto a fare questo passo verso la tua indipendenza fisica. E senza l’indipendenza fisica, allora anche l’indipendenza finanziaria non la raggiungerai mai.

Il fatto è che non hai nessuno stimolo per il cambiamento. Rimani nel tuo status quo, stagnante senza cercare di migliorare. Perché non ne hai motivo, “le cose vanno bene così” dici. Peccato che lo status quo non esista, visto che il tempo va avanti comunque: ogni giorno che passa, invecchi sempre di più. E quel tempo che stai perdendo non tornerà indietro.

Un giorno può sembrare poco, ma incastrane cinque o seicento, e già abbiamo fatto due anni. A seconda di come decidi di condurre (o non condurre) la tua vita, un anno può essere un sacco di tempo o volare via in un attimo.

A me non piacciono i “buoni propositi di inizio anno”, perché statisticamente sono uno spreco di tempo. Ma qualcosa il primo gennaio me lo prometto: voglio ricordare ogni anno per aver fatto qualcosa di straordinario. Non importa cosa, ma deve essere qualcosa che mi cambia la vita. Dal 2010 a oggi, ho rispettato questo comandamento. E se lo fai anche tu, allora un anno è più che sufficiente per pianificare e raggiungere un obiettivo straordinario.

D’altra parte, se ti immergi nella routine quotidiana senza fare mai niente per migliorare, allora un anno ci mette poco a passare. Poi due, cinque e dieci. Molte persone fanno passare dieci anni senza un singolo cambiamento degno di nota nella propria vita, ed è lì che ti accorgi di aver sbagliato qualcosa.

richardbransoninagwclothes
24 Giugno 2015

I 3 segreti dell’uomo che ha creato 42 aziende da 50 milioni l’una

Francesco Cracolici Crescita personale

“Dì la cosa giusta oppure stai zitto”
cit. Personaggio di cui parlerò a breve

Un giorno incontrai un’uomo che possedeva una piccola azienda di macchinari industriali nel nord Italia. L’aveva creata lui negli anni 80, tra sudore e fatica, e sopratutto tanti sacrifici…

… praticamente mentre lavorava per il suo capo si rese conto che avrebbe potuto fare meglio di lui, avrebbe potuto creare un azienda migliore che fosse più attenta alle esigenze dei clienti.

Nel parlare con lui notai che aveva addosso un aurea straordinaria, una sorta di mistico modo di fare, tipico di chi nella vita ha rischiato tutto, ha lavorato fino allo stremo ed alla fine ha vinto.

Quest’uomo aveva tonnellate di cose da insegnarmi, le sue regole di vita che se seguite avrebbero creato una fortuna, sia in termini morali che monetari.

I suoi modi di fare e le sue credenze, se insegnate a noi, aumenterebbero di gran lunga le nostre prestazioni.

Oggi però non ti spiegherò le regole di vita di quel signore, bensì di un suo collega, che di aziende ne ha fondate circa 40 e grazie a queste ha un patrimonio di circa 3 Miliardi di Dollari! Sto parlando di Richard Branson…

Le 3 regole di vita di Richard Branson

Molti lo conoscono come lo stravagante miliardario, quello che passa la  giornata tra windsurf, nuoto stile libero con le balene in Argentina o quello che possiede un isola privata.

Pochi sanno che ha passato oltre due anni vivendo in un appartamento con altre 30 persone, o che a 16 anni convinse il cantante dei Rolliing Stones a rilasciargli un esclusiva.

Adesso passa il tempo a fare sport estremi (a 60 anni passati), con i figli, oppure tenta di salvare il mondo (crea campagne contro l’Aids in Africa)

Yacht ridicoli, aerei privati e immense limousine non fanno godere la vita di più, e inviano messaggi terribili per le persone che lavorano per questi. Sarebbe molto meglio se quei soldi fossero stati spesi in Africa: si tratta di ricercare un equilibrio.
R. Branson

Nella sua biografia lascia trasparire alcune regole che lo hanno accompagnato nei momenti più difficili, e che ti potranno essere molto utili, prima di mostrartele però lascia che ti dica una cosa…

Come sai il mio obiettivo e quello dei miei articoli è migliorarti almeno di un briciolo la vita, insegnarti cosa hanno fatto i grandi prima di noi per superare le tue stesse difficoltà che stai attraversando per ora.

E no,  non ti elencherò le regole e basta ma prima di raccontartele ti dirò quale fa per te ed alla fine come potrai applicarla alla tua vita.

1 – Fai schifo?

Si è anche quello che è andato sullo spazio ed ha creato un’azienda per farlo

Fai molta attenzione a questa regola se hai un grosso difetto che pensi sia insuperabile e che ti ostacola.

Un giorno del 1968 il giovane Richard fu invitato a parlare in un convegno contro la guerra in Vietnam. Gli speaker erano importanti e illustri, vi erano capi di partiti, Hippie, ex parlamentari e senatori.

Richard era stato invitato perché era il redattore di Student, una rivista per giovani, ed era molto agitato. Non era mai stato bravo a parlare in pubblico, anzi faceva proprio schifo. Era più che convinto che avrebbe fatto una figura pessima.

Ma non fece una figura pessima… andò molto peggio.

Salì sul palco, balbettò le prime 3 frasi del suo discorso, poi gli venne un mancamento e vomito pranzo e colazione non appena sceso dal palco,

Ma non si arrese, anzi continuò a provare. Sapeva che il “public speaking” è una competenza essenziale per diventare un grande imprenditore ed infatti adesso, dopo innumerevoli tentativi…. fa ancora schifo.

Richard dice ” Non è un problema essere incapace a fare qualcosa, non si può essere perfetti e non si può saper fare tutto”

La storia è piena di gente incapace che ottiene grandi risultati, da Churchill che era balbuziente a Ronaldo che aveva problemi di cuore.

Hai un grosso difetto? hai qualcosa che ti ostacola enormemente? Don’t Worry! Non è la fine del mondo ..continua a provarci, migliorati, accettalo, ma non permettergli mai di allontanarti dai tuoi sogni.

2 – Non sai che diavolo fare?

Questa è dedicata a tutti coloro che si sentono inadeguati o stanno iniziando un nuovo progetto e non sanno come comportarsi.

All’inizio della sua carriera Richard fondò, come ho detto prima, un giornale: Student.

Era una sorta di magazine per universitari e liceali, inoltre offriva anche servizi molto utili per i problemi giovanili di quell’epoca, come consulenze e dialogo per sieropositivi o ragazze che volevano abortire.

Certo il lavoro era molto divertente e stimolante, ma poi si rese conto che se non ci fossero stati abbastanza soldi per la stampa dei giornali, per i giornalisti o per vivere non avrebbero potuto continuare: quindi decisero di chiamare inserzionisti perché acquistassero delle inserzioni pubblicitarie.

Ma come avrebbe potuto un piccoletto biondo di 16 anni poter convincere banche e aziende ad investire su un piccolo giornaletto?

Richard sapeva che NESSUNO avrebbe mai potuto acquistare qualcosa da un gruppo di ragazzini inesperti, così si immagino in maniera chiara come si dovesse comportare il redattore di un giornale di successo ed immediatamente fece finta di esserlo.

Così iniziò a comportarsi come un redattore che vende milioni di copie, un fenomeno del giornalismo, anche se era quasi in banca rotta.

Chiamava la coca cola e diceva “Scusate è rimasto un trafiletto pubblicitario nella pagina dopo quella della pepsi.. avete intenzione di comprarlo?”

Oppure quando qualcuno veniva nel suo ufficio faceva finta di rispondere alla chiamate del ministro, di John Lennon, di Mike Jagger etc…

Una sorta di Fake it till you make it

E no, non sto dicendo di prendere in giro gli altri, ma se vuoi ottenere grandi risultati un ottima strategia è quella di comportarti come se li avessi già raggiunti

Una cosa molto simile l’ha fatta Spielberg, che prima di diventare l’enfant prodigie del Cinema fece finta di essere un regista molto noto.

Ed infine questa stessa cosa l’ho applicata con successo io qualche mesetto fa. Dopo l’apertura della mia azienda mi ritrovai catapultato in un mondo nuovo, non ero più tra le aule universitarie, stavolta ero costretto a parlare con fornitori, clienti, agenti etc..

Ero totalmente spaesato, non sapevo come comportarmi e mi sentivo inadeguato. Finché non feci finta di non avere più problemi e mi comportai come se fossi già un grande manager. Ecco che tutti i miei problemi svanirono.

Se ti senti a disagio, oppure ti senti inadeguato, comportati come farebbe qualcuno che non ha  di questi problemi e tutto svanirà (lo dice anche Amy Cuddy di Stanford 😉 )

3 – Agisci, sempre!

Un martedì mattina, quando ormai aveva guadagnato il suo primo milione di Dollari, arrivò una chiamata a Richard, era un ex amministratore delegato.

“Hey Richard, vuoi fondare una compagnia aerea? Abbiamo un aereo in più!” OK CI STO- rispose lui. E dopo circa 6 mesi era tutto pronto per il primo volo.

Stessa cosa avvenne qualche tempo dopo, con altri progetti, tutti iniziavano con “Hey Richard.. “ e poi proseguivano con:

  1. Vuoi fondare una compagnia di treni?
  2. Vuoi fare il giro del mondo in mongolfiera?
  3. Vuoi salvare mio fratello rapito da Saddam? (storia vera, salvò degli ostaggi americani da Saddam)

E lui ogni volta rispondeva “SI! CERTO!”

La sua regola chiave è questa “AGIRE SEMPRE E NON STARE MAI FERMI”

Questa non è dedicata a nessuno in particolare ma a tutti noi, è il principio chiave della sua vita.
La verità è che passiamo la maggior parte del nostro tempo a seguire gli altri, a guardare cosa fanno online, a studiare ed imparare pensando che ci possa essere utile,

La verità è che tutta la formazione, tutti gli articoli, tutti i libri ed i blog del mondo non servono a niente se non c’è l’azione.

Guarda, fai un esempio. Prova a scrivere su un gruppo Facebook un post in cui chiedi consigli di Business. Tutti hanno la risposta, tutti ti sapranno consigliare qualcosa di fantastico, ma quasi nessuno ottiene i risultati.

Come è possibile che tutti sanno come fare ma nessuno ci riesce? Semplice.. manca l’azione.

Ricapitolando

Ecco di seguito i 3 segreti che hanno reso Richard Branson l’uomo che è oggi, ti consiglio di seguirne almeno uno, solo per questa settimana, e se ti porterà grandi vantaggi continua ad esercitarlo.

1. Se fai schifo in qualche cosa non ti preoccupare, probabilmente non smetterai mai di fare pena in quell’ambito ma ciò non è assolutamente un problema

2. Se ti senti inadeguato o se non sai come comportarti fai finta che tutto vada bene e che tu abbia già raggiunto il tuo obiettivo, ed ogni tuo problema  magicamente sparirà.

3. Esiste una sola via per raggiungere i propri obiettivi: L’azione.

Ora che l’articolo è finito fai una cosa, agisci! Ora e subito! Non rimandare, fai il primo passo adesso per fondare la tua azienda da 50 milioni di dollari, la prima di 40!

17 Giugno 2015

Come diventare intelligenti… Facendo lo stupido

Stefano Crescita personale

come diventare intelligenti

Chi non vorrebbe diventare più intelligente?

Ammettilo, per quanto possa essere alta la tua autostima, almeno un pochino ti piacerebbe alzare la tua intelligenza.

Non è solo una questione di vanità, è anche un’abilità pratica che ti torna utile in diversi ambiti della tua vita: nel mondo del lavoro, le persone più intelligenti sono quelle che avanzano di carriera più rapidamente e riescono a trovare professioni migliori. Anche se parliamo di obiettivi personali che vuoi raggiungere, avere più risorse mentali ti darà una mano.

Ora, ci sono mille e uno libri su come diventare più intelligenti, aumentare il QI, migliorare la tua cultura generale eccetera. Se ne hai già letti, sai che hanno tutti una loro interpretazione di intelligenza e di metodi per raggiungerla. Il fatto è che la stessa definizione di essere intelligenti non è facile né univoca, quindi prima di buttarmi nel metodo che ti spiega come diventare intelligente, vediamo un po’ di capire cosa significa veramente intelligenza.

Cosa significa essere e diventare intelligenti

Anzitutto, intelligenza non significa erudizione.

L’erudizione è la conoscenza dei concetti, lo studio. Se vado all’università e memorizzo ogni nozione senza capirla, allora sono erudito ma non necessariamente intelligente.

L’intelligenza, invece, è una combinazione anche di altri fattori. Sapere tante cose, ossia essere erudito, è solo una piccola parte. Non esiste nessuna definizione condivisa di conoscenza, perché è un concetto molto difficile da capire e spiegare. Quella che mi piace di più è: l’abilità di capire qualcosa, e interpretarla correttamente, in maniera autonoma.

Se hai mai fatto un qualsiasi test sul QI online, sai di cosa parlo: quiz logici dove devi capire qualcosa, afferrare un concetto, risolvere un indovinello o un problema matematico. Per quanto questi test abbiano una validità scientifica nulla, ti fanno capire più o meno il concetto di intelligenza: capire qualcosa in maniera intuitiva.

Quindi, per diventare intelligenti, bisogna aumentare questa capacità di capire qualcosa e dedurre autonomamente la risposta giusta a un problema. Che equivale a dire: arrivare alla giusta soluzione partendo da informazioni incomplete o disordinate.

I diversi tipi di intelligenza

Per complicare le cose, non esiste un solo tipo di intelligenza. Sono poche le persone universalmente intelligenti in qualsiasi situazione, quasi tutti invece possono essere considerati intelligenti o stupidi in base a due parametri:

  1. Il tipo di intelligenza
  2. Il contesto sociale

Andiamo a vedere ognuno di questi aspetti…

La teoria delle intelligenze

La teoria delle intelligenze multiple è una teoria che suddivide l’intelligenza in diverse modalità distinte, piuttosto che vederla come una singola abilità generale. Quindi una stessa persona può essere intelligente per qualcosa, e meno intelligente per un’altra.

Hai presente quando dici “sono portato per X, non per Y”? Ecco, quello che stai dicendo in realtà è che possiedi un tipo di intelligenza piuttosto che un altro. Ad esempio io riesco a capire con facilità tutto quello che riguarda la matematica, mentre nel capire le altre persone non sono fra i migliori: a seconda del contesto e del tipo di abilità che mi è richiesta, ho un tipo di intelligenza rispetto ad un’altra.

L’intelligenza nel contesto sociale

Ho un amico (lettore di Mindcheats) molto intelligente. Ha una cultura generale spaventosa, e riesce a capire qualsiasi cosa in poco tempo. Infatti ha avuto una carriera lavorativa impeccabile. Ma ovviamente nessuno può sapere tutto, e questo mio amico non è molto bravo ad usare i computer.

Quindi se lo mettiamo in un contesto sociale di informatici che parlano di informatica, fra persone che lo conoscono per la prima volta, potrebbe sembrare stupido perché è in un contesto che non gli appartiene, dove si parla di cose che non conosce.

Puoi applicare questo anche alla tua vita: ogni persona ha dei punti forti e dei punti deboli, pensaci un attimo e scoprirai che è così. Quindi in certi contesti sociali sarai considerato più intelligente che in altri: è una cosa normale.

Secondo: la tua intelligenza è relativa alle persone che ti circondano. Se sei in mezzo a dei laureati di Oxford, probabilmente sarai uno stupido relativamente a loro a discapito della tua intelligenza effettiva.

Le 2 trappole dell’intelligenza

Bene, siamo quasi arrivati al punto dove ti spiego come diventare più intelligente. Ma prima, ci sono due trappole che ti devo spiegare: sono due trappole comuni, che bloccano il tuo processo di crescita.

1 – Credere che sia la cosa più importante

Prima, un avvertimento: l’intelligenza è sopravvalutata.

Certo è una cosa utile da avere, e se ne hai la possibilità dovresti svilupparla, ma da sola è inutile. Primo, perché la cosa più importante per te è la felicità. Essere stupido e felice è meglio che essere intelligente e triste, con buona pace di Leopardi.

Secondo perché l’intelligenza da sola non ti aiuterà a raggiungere i tuoi obiettivi, personali o professionali che siano. La mia filosofia è che, se vuoi diventare una persona migliore sotto ogni aspetto, devi porti e raggiungere degli obiettivi: se ti concentri troppo sulla sola intelligenza, ma non la usi per ottenere dei risultati concreti, allora stai facendo uno sforzo inutile. È lo stesso concetto che spiego nella regola aurea.

2 – Usarla come strumento di vanità

Vedo fin troppe persone che usano la loro intelligenza come strumento fine a sé stesso, per soddisfare la loro vanità: essere considerate intelligenti le fa sentire bene. Mi verrebbe quasi da dire che queste persone hanno appena dimostrato che la loro intelligenza non è così alta come vorrebbero credere.

Ora, non c’è niente di male a sentirti bene perché sei intelligente. Ci mancherebbe, mentiresti a te stesso se ti dicessi che non è una motivazione. Ma occhio: è un freno alla tua crescita. E il motivo è qui sotto.

Come diventare intelligenti: il sistema

Il titolo di questo articolo recita:

“Come diventare intelligenti… Facendo lo stupido”

Ora è venuto il momento di spiegare cosa significa.

Il mio sistema per diventare più intelligente prevede di farti diventare stupido (relativamente). Ti ricordi più in alto nell’articolo, quando ti ho detto che la tua intelligenza è relativa alle persone che ti circondano? Se sei in mezzo a persone più intelligenti di te allora sei uno stupido, se sei in mezzo a persone più stupide di te sei l’intelligente.

Di tecniche per diventare più intelligenti ce ne sono a migliaia, e ogni tanto ne scopro qualcuna di nuova. Il problema di queste tecniche, da quello che ho visto, è che sono limitate: non sono un vero sistema completo, a tutto tondo, per migliorare la tua intelligenza. Per questo il mio approccio è molto più “alla larga”, ma alla fine dei conti più efficace.

Circondati di persone più intelligenti di te: questo significa fare lo stupido, ed è il motore del tuo sviluppo. In un gruppo di persone, non dovresti essere mai la persona più intelligente. Metti da parte la tua vanità, affronta sempre nuove sfide e mettiti in difficoltà ogni volta che puoi. Ci sono diverse ragioni per questo:

1 – È uno stimolo per migliorare

Non so te, ma io sono stimolato dall’essere attorno a persone migliori di me. Se ti circondi di persone mediocri, ti allineerai al loro livello e non avrai nessuno stimolo per diventare una persona migliore giorno dopo giorno. Non trascurare la motivazione quando ti poni un obiettivo: senza di quella, non arriverai da nessuna parte.

2 – Apprendi per osmosi

Io sono un grande fan dell’apprendimento per osmosi: quando sei in mezzo a persone che condividono un tratto comune, inconsciamente ti allineerai a loro. Nel caso del diventare più intelligente, questo significa vedere i comportamenti delle altre persone, il loro modo di ragionare e i loro valori. Queste sono tutte cose che con il tempo apprendi in maniera naturale, e ti aiuteranno nel tuo percorso.

3 – Impari tipi di intelligenza diversi

Non è vero che siamo naturalmente predisposti a imparare qualcosa piuttosto che un’altra: la genetica non conta, tutti possono apprendere qualsiasi cosa. Se pensi di avere delle predisposizioni genetiche, è perché finora ti sei orientato solo a un certo tipo di intelligenza e hai sviluppato solo quella, ma non hai nessun limite naturale. Ad esempio: io non sono capace a disegnare, ma so se che se mi ci mettessi, potrai imparare nel giro di qualche anno come fanno tutti.

Stando con persone diverse, apprenderai diversi tipi di intelligenza perché ognuno si focalizza su un singolo talento. Questo ti dà delle competenze più complete, più globali, ed evita la trappola di focalizzarsi sul solo tipo di intelligenza che ti è più congegnale. Inoltre, grazie a questo sistema, puoi scoprire le tue lacune e tapparle più velocemente.

Conclusione

Questo è il sistema che ho scoperto per diventare più intelligenti: è un approccio diverso, che ha il vantaggio di essere semplice da seguire (ti basta circondarti di persone migliori di te) e a tutto tondo: con questo sistema migliori in qualsiasi aspetto, non è limitato come la maggior parte delle tecniche che ho letto nei libri.

Ti lascio con una delle frasi che preferisco in assoluto:

Se sei la persona più intelligente in una stanza, allora sei nella stanza sbagliata.

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