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Alexander_McQueen
10 Giugno 2015

Il programma (scientifico) per diventare felice in 21 giorni

Francesco Cracolici Crescita personale 22 Comments

Se vuoi una farfalla, il segreto è non correrle dietro. È curare il giardino perché lei venga da te.
Mario Quintana.

1969, nascono 2 bambini che probabilmente non si incontreranno mai: Alexander e Ross.

Entrambi nascono a Londra, entrambi hanno una famiglia che li ama e che gli fornisce tutto ciò di cui hanno bisogno, anche se significa fare grandi sacrifici.

Entrambi i loro padri sono tassisti, ed entrambe le loro famiglia li iscrivono in una bella scuola, così che da grandi potranno trovare un lavoro ben retribuito.

Il futuro di quei 2 bravi ragazzi sembra già scritto: scuola, università, lavoro, matrimonio, pensione, tomba. Ma Alexander non è d’accordo.

Alexander non vuole quel tipo di vita, sa che la felicità si trova altrove ed è disposto a tutto pur di ottenerla.

Così mentre Ross si gode la sua gioventù, va a scuola e si preoccupa di prendere buoni voti, Alexander fa tutt’altro: prende baracca e burattini e se ne va a lavorare in una bottega di sarti.

Ross è tranquillo, si diverte e studia. Alexander è inquieto, non si accontenta della vita che i suoi genitori gli avevano predisposto.

Si sveglia ogni giorno prestissimo e lavora fino a tardi, così diventerà più  bravo e potrà avere un negozio tutto suo.

Ross, finita la scuola, va al college: vuole diventare un buon professore di storia.

Alexander va a Milano: vuole diventare il più grande stilista del mondo e finché non lo diventerà non riuscirà a essere felice.

Ross si diverte, sta fuori fino a tardi, studia il giusto e trova una bella ragazza che lo accompagnerà per sempre e che sa come trasformare il suo broncio in un sorriso.

Alexander capisce che non per essere felice ha bisogno di un lavoro di alto livello, così decide di lavorare ancor più duramente e diceva:

Una volta raggiunto il milione di sterline sarò finalmente felice.

Ross si laurea e trova un buon lavoro, ed è contento così. Alexander diventa direttore di Givechy e questo non gli basta. Ross è contento del suo stipendietto da supplente, Alexander è milionario ma insoddisfatto.

Ross diventa professore di ruolo, Alexander direttore di Gucci. Ross ha due figli, Alexander ha 4 premi come “miglior stilista dell’anno”.

Alexander decide di aprire una boutique tutta sua, perché se vuole arrivare al successo deve essere autonomo. Così apre il suo negozio a Londra, che diventa il preferito di Rhianna e Penelope Cruz.

Fama non è sinonimo di felicità

Ross invece si accontenta del suo stipendio da insegnante, della casa con il giardino e di 2 figli che non sanno stare fermi.

Ross è felice così, Alexander No….il destino non ha voluto che lui trovasse la felicità ed è morto suicida nel 2010

E non è solo Alexander, il primo delle persone piene di successo suicide. Potrei parlare dei vari Kurt Cobain, Robin Williams etc..

Ross potrebbe essere chiunque, potrebbe essere tuo nonno che ha lavorato 40 anni per dare un futuro ai figli, oppure potresti essere tu.

Come mai, l’uomo che ha tutto e può tutto è talmente infelice che si suicida mentre il giovane che ha una vita per niente straordinaria è perennemente felice?

Cosa fa la differenza tra una vita felice ed una di tristezza?

Beh, un professore di Harvard, un certo Shawn Anchor, ha scoperto la formula segreta per settare il tuo cervello ad essere felice, e per applicarla c’è bisogno di un piccolo percorso che dura circa 21 giorni. Ma prima di mostrartela lascia che ti spieghi una cosa…

….L’unico motivo per il quale scegli di non essere felice

Uno dei principali crucci degli adolescenti di oggi è questo: trovare un modo per non farsi scoprire dai genitori quando si è ubriachi.

Mi ricordo che, quand’ero più piccolo, per evitare che mi scoprissero ubriaco al ritorno a casa decisi di giocare d’anticipo. Una volta aperta la porta di casa dissi:

“Buonasera Mamma, ti giuro che non sono ubriaco!”

Non mi credettero, forse perché quella frase di sopra la dissi a mio padre e fui punito con un divieto a mangiare Pan di stelle, ma quella è un altra storia.

Comunque il problema del bere è che c’è il rischio che diventi alcolizzato.

Oggi è solo un cicchetto tra amici, domani sono 2, la tua soglia di tolleranza si alza finché il tuo corpo non ne sente il bisogno impellente e ti ritrovi come niente nel tunnel dell’alchool.

La stessa identica cosa avviene con la nostra felicità e coi nostri successi.

Pensaci un attimo: nel momento in cui raggiungi un tuo obiettivo sei super felice, sei entusiasta. Sei concentrato su ciò che hai raggiunto e quindi sei fiero di te stesso.. poi tutto cambia.

Ti rendi conto che ciò che hai ottenuto non è abbastanza, ti manca ancora qualcosa. Quel cicchetto di successo non ti è bastato, ora ne vuoi una bottiglia…

Allora ricominci a guardare ciò che non hai e di colpo la felicità svanisce.

Prima ti ripeti che per essere felice hai bisogno di un po di soldi, e non appena li hai ti rendi conto che te ne servono di più e poi di più ed ancora un po.

Prima ti dici che ” quando avrò un ragazzo sarò felice” poi il fidanzato non basta e la tua nuova frontiera è “ne voglio uno che non passi la domenica a tifare Canicattì Ovest allo stadio”.

L’unico vero ostacolo alla nostra felicità è la nostra ostinazione nel concentrarci su ciò che ci manca e non su ciò che ci rende felici.

E no, non sto dicendo di non essere ambiziosi. Io sono tremendamente ambizioso, ma sto dicendo un altra cosa:
Sto dicendo che se vuoi la felicità non sarà la laurea a dartela, non saranno i soldi o la carriera. La felicità te la darai tu Ora. Ma come? Ecco la soluzione!

Il programma in 21 giorni per settare il tuo cervello a renderti felice

“se pensi che la felicità si trovi oltre il tuo successo , allora non la avrai mai”
Shawn Anchor

Come ti ho già detto, la prerogativa della felicità non è saper raggiungere i propri obiettivi, o guadagnare milioni, ma saper concentrarsi su ciò che ti rende felice adesso. Il problema è che non ci siamo abituati..

Il professore di cui ti parlavo prima, Shawn Anchor, nel suo libro “Before Happiness”, dopo aver visitato circa 1200 aziende, scuole ed ospedali in 40 paesi, spiega come sia possibile, attraverso un processo di 21 giorni, impostare il tuo cervello a concentrarsi su ciò che hai di buono e non su ciò che ti manca.

La cosa strabiliante è che, dopo il processo “magico” della felicità, non solo si era più positivi, ma incredibilmente più produttivi! Per fartela breve, dopo i 21 giorni:

  • I venditori facevano il 37% delle vendite in più
  • I medici facevano diagnosi il 19% più veloci ed accurate
  • Gli studenti avevano medie più alte
  • Etc

E la formula è composta da 4 piccole azioni, da svolgere ogni giorno per 21 giorni.

1. Medita al massimo 10 minuti al giorno

Il primo passo è meditare, dieci minuti al giorno non di più.

Questo ti costringerà a fermare l’assordante rumore dei social network e delle notifiche per pochi minuti e riflettere veramente su te stesso, e su cosa fare della tua vita.

Non sai meditare? No problem! Siamo in 2.

Se hai letto quest’articolo ti ricorderai di Oprah e di Schwarnegger. Oprah ogni giorno passa circa 40 minuti ferma a fissare il vuoto, per lei è il segreto del suo successo e si chiama Stillness. Idem Arnold (per un solo anno però).

Ecco io faccio proprio così, niente di più, solo dieci minuti imbambolato al giorno.

2. Ringrazia una persona al giorno

“I maschi sono tutti degli stronzi”

Avrò sentito dire questa frase centinaia di volte, ed oltre ad essere un brutto esempio di Milton Model, non ha alcun senso!

Martin Luther King era stronzo? E Gandhi allora? E io? No magari io si (e faccio bene)

Comunque il discorso è sempre quello, i maschi sono stronzi perché un maschio ti ha fatto del male, con il risultato che sei triste.

Se però ci concentrassimo su ciò che c’è di buono negli altri,(come ho detto qua) le nostre relazioni aumenterebbero di valore e saremmo più felici.

Se accetterai la sfida, e deciderai di trovare un pregio al giorno ad una persona, avrai anche un altro vantaggio:ti aiuterà a trovare ciò che c’è di bello nelle persone e ti fa rendere conto di quanto sei fortunato.

Prova a fare così (almeno una di queste cose):

  • Invia una mail ad un tuo collaboratore dicendo che sta facendo un buon lavoro
  • Scrivi “ti voglio bene perché..” ad un tuo amico
  • Di a voce perché  lo apprezzi qualcuno a quella persona

Ciò ti aiuterà perché costringerà la tua mente a concentrarsi solo sul belle negli altri. Si lo so che molti sono dei totali incapaci, ma il gioco è proprio questo.. sforzarsi nel trovare il diamante immerso nel letame.

3. Scrivi il tuo successo giornaliero

Questa è semplice: apri un file google drive su tuo cellulare, mettiti una sveglia alle 10 di sera e scrivi per 21 giorni una cosa di cui sei fiero che hai fatto oggi.

Può essere di tutto:

  1. Ti sei alzato presto
  2. Non hai fumato
  3. Hai lavorato senza lamentarti
  4. Non hai litigato con nessuno.

In questo modo darai valore alle cose che fai ed inizierai a sentirti anche più sicuro di te.

Inoltre ti renderai conte che alcune giornate, che all’apparenza sembravano orribili, non sono poi tanto male.

4. Scrivi 3 cose di cui sei grato

Questo è l’esercizio più bello e che ha più effetti.

Sempre lo stesso documento di sopra, mettiti una sveglia la sera e scrivi ogni giorno per 21 giorni 3 cose di cui sei grato. Si lo so, all’inizio non ti verrà in mente niente, ma con il passare dei giorni avrai 50- 100 cose da scrivere.

Ecco degli esempi:

  1. Abiti in Italia e non nel Burchina faso
  2. Non hai malattie gravi
  3. Hai buoni amici/partner
  4. Hai conosciuto delle persone fantastiche
  5. Leggi i miei articoli

No magari l’ultimo punto no, ma insomma… hai capito.

Conclusione

Questo Shawn Anchor ha scoperto il metodo per redendrti più felice.. ma non solo.

Se seguirai queste regole sarai più produttivo, intelligente ed efficace…solo per 21 giorni non devi fare altro che:

  1. Meditare 10 minuti, va bene anche fissare il vuoto (ti consiglio di farlo la mattina)
  2. Mettere una sveglia alle 10 di sera ed aprire un documento google drive
  3. Non appena suona la sveglia ricordati di:
  4. Ringraziare o apprezzare una persona che conosci
  5. Scrivere 3 cose di cui sei grato
  6. Scrivere il tuo successo giornaliero.

Si lo so che stai dicendo, avrai letto questi consigli varie volte, da Robbins a Napoleon Hill o altri super guru.

Ma queste sono le tecniche che hanno reso felici migliaia di persone, ed hanno portato altrettante persone ad ottenere risultati fantastici a lavoro…funzioneranno anche con te?

3 Giugno 2015

Stai decidendo ogni giorno di essere infelice: ecco perché

Stefano Crescita personale 29 Comments

Ti voglio fare questa semplice domanda:

Se avessi una quantità illimitata di soldi, che cosa faresti? Dove vivresti?

Diciamo che guadagni un milione di euro al mese. Dove ti vedi?

Magari in qualche penthouse a New York o Londra con un cuoco, autista, eccetera eccetera.

Questa costa solo 28 milioni.
Questa costa solo 28 milioni.

E passeresti le giornate in una spiaggia a Miami o nelle Baleari, a sorseggiare sex on the beach cullato dal dolce rumore delle onde. D’inverno te ne andresti a Campiglio con il tuo jet privato a sciare, riposando in un hotel a 5 stelle. La domenica andresti in pista a guidare la tua Ferrari.

Ora, niente di male in tutto ciò. Ad averne la possibilità, ammettiamolo, un po’ a tutti piacerebbe fare la bella vita.

Ma non è così che vorrei vivere io.

Non sarò Bill Gates, ma il mio buono stipendio ce l’ho. I soldi non sono fra i miei problemi maggiori. Ma invece di una bella casa in qualche località tropicale, per l’anno prossimo sto cercando una bella casetta tipo questa:

1389033248007-Don-Buchanan

Con l’abitazione più vicina fuori dal mio raggio visivo.

Possibilmente in questa zona del mondo qui:

yukon

La mattina mi alzerei e per prima cosa accenderei il camino per riscaldarmi, invece della Ferrari avrei un gatto delle nevi per non rimanere bloccato nell’inverno artico. Mi farei il mio bel team di cani da slitta. Se non dovessi lavorare, passerei le giornate a tagliare legna e sistemare casa.

Ora, perché ti sto dicendo tutto questo?

La maggior parte delle persone prende decisioni sbagliate

Qualcuno preferisce la penthouse a New York, qualcuno la casetta nello Yukon. Qualcuno preferisce la Ferrari, altri il gatto delle nevi. Nessuna di queste scelte, o qualsiasi cosa ci stia in mezzo, è di per sé sbagliata. L’unica scelta sbagliata che puoi fare è quella che non ti rende felice.

Che detto così, sembra una cosa banale. “Ovvio Stefano” mi dirai, “che se voglio vivere in una Penthouse a New York non mi vado a comprare un terreno nello Yukon”. Ma allora…

Perché vedo così tante persone farlo?

Non sto parlando di case ai tropici o al circolo polare artico, ma di persone che fanno scelte che le rendono infelici. Continuano, imperterrite, a prendere decisioni sbagliate per tutta la vita. Anche tu di sicuro ne hai prese, e anche io.

Continuare a fare un lavoro che non ti piace, essere convinto ad andare in un posto che odi, fare un percorso di studi non adatto a te.

Sembra illogico, vero? Scegli di fare qualcosa che rema contro la tua felicità e il tuo successo, ogni giorno della tua vita.

Ci sono varie ragioni per questo fenomeno:

1 – La pressione sociale

Tutti pensano di sapere cosa è meglio per te, ed è una cosa abbastanza ridicola.

Primo, perché la metà delle persone che vogliono darti consigli su come gestire la tua vita, non riescono a gestire nemmeno la loro. Ma per qualche ragione, si sentono il dovere morale di dirti quello che è meglio per te.

Secondo, perché queste persone non sono te. Non ti conoscono, non sanno quali sono i tuoi obiettivi e cosa ti piace fare. All’inconscio umano piace pensare che la maggior parte delle altre persone siano simili a noi: con le stesse ambizioni, gli stessi obiettivi, gli stessi sogni. Quindi vieni sommerso da consigli magari anche validi, ma validi per persone che non sono te.

Quindi anche solo per pura statistica, la maggior parte delle persone ti dirà che stai facendo qualcosa di sbagliato. Perché ognuno ha obiettivi diversi, e ognuno dovrebbe crearsi per conto suo un percorso per raggiungerli.

2 – La paura di fallire

“Se non ci provo, allora non posso fallire” pensa il tuo inconscio, ogni giorno della tua vita. E visto che è il tuo inconscio a prendere le decisioni, ci rimani fregato.

A tutti piace rimanere nella propria zona di comfort. Non fare niente di nuovo, non cercare di migliorare, inventarsi scuse.

“Eh no guarda, a me mi piacerebbe scrivere un libro, però quando torno a casa sono stanco, e poi non ho mai tempo, e poi scrivo lento al computer, e poi tanto so che nessuno lo apprezzerebbe per quello che è, tanto adesso si vendono solo Twilight e 50 sfumature di grigio”

Suona familiare? 😉

Ecco la novità: se non ci provi, allora hai già fallito. Ma soprattutto: se non fallisci, al successo e ai tuoi obiettivi non ci arriverai mai.

Decidere di non sbagliare è la decisione peggiore che puoi prendere, perché l’unico modo per non sbagliare è non fare mai niente che valga la pena di essere ricordato.

3 – L’opinione degli altri

Molte delle cose che voglio fare nella mia vita me le tengo per me, senza dirle a nessuno. Altre le dico solo a certe persone, e non ad altre.

Perché tanto so già la loro reazione: no, non può funzionare, guarda hai sbagliato, stai facendo la cazzata. Magari queste persone sono anche amici che stanno cercando di farti un favore, ma come detto nel punto 1, queste persone non sono te. Hanno obiettivi diversi, ambizioni diverse.

Esempio personale, quando sono venuto a vivere alla Canarie. Anche quella è una cosa che avrei preferito non dire a tutti, ma un cambiamento del genere lo puoi nascondere solo fino a un certo punto. Certo, tanti complimenti e pacche sulle spalle. Ma anche diversi “ma cosa vai a fare” e “ma il lavoro cellai?” e “sì ma tanto sei mesi e torni”.

Una massima da seguire: se nessuno ti sta dicendo che stai sbagliando, allora è un campanello d’allarme. Perché significa che invece di seguire i tuoi obiettivi e i tuoi sogni, stai seguendo gli obiettivi e i sogni degli altri.

4 – Obblighi e ostacoli inesistenti

Questo è un classico dell’Italia, soprattutto nel mondo del lavoro.

Il dover avere il lavoro a tempo indeterminato per forza. Ho conosciuto persone che alla mia età, 25 anni, già fanno i conti per la pensione. Non è una cosa triste? Anche perché, vista com’è messa l’INPS, la pensione non sono così sicuro che arriverà per i giovani di oggi.

È una visione limitata, una catena per il tuo sviluppo e la tua felicità. Molte persone prendono la decisione sbagliata di continuare un lavoro “normale”, un lavoro “sicuro” (per quanto la definizione mi faccia ridere), anche se li uccide piano piano giorno dopo giorno.

Quello che ho scoperto negli anni, è che gli ostacoli maggiori sono più psicologici che reali. Ti convinci di non poter fare qualcosa, quando in realtà ti stai solo inventando delle scuse perché hai paura. E non pensare che sia una cosa rara: lo fanno tutti, me compreso, ogni singolo giorno. È una prigione psicologica potente e onnipresente nella nostra vita, con la differenza che alcune persone se ne rendono conto un po’ più degli altri.

L’ho scoperto nel corso degli anni non solo su me stesso, ma sulle persone che ogni giorno mi inviano email chiedendo consigli per vivere meglio e raggiungere gli obiettivi. Ho notato che la maggior parte di questi obiettivi o “sogni” sono raggiungibili senza problemi, con il giusto impegno. Ma le persone hanno paura di mettersi in gioco e si costruiscono scuse.

Ora la domanda: vuoi continuare a fare così tutta la vita, o vuoi iniziare a investire sul tuo successo? 😉

5 – Non hai gli strumenti giusti

Ci sono le persone ambiziose, le persone che non si fermano davanti a niente, le persone che veramente vogliono crescere, avere successo ed essere felici. Persone pronte a cambiare la propria vita e il mondo.

Non sei bloccato dalla pressione sociale, perché sai cosa vuoi e sai come ottenerlo. Non hai paura di fallire, dell’opinione altrui, non ti inventi scuse per non metterti in gioco. Ma hai questo ultimo limite: gli strumenti.

Puoi essere il migliore artista del mondo, ma senza una matita, non riuscirai mai a fare un bel disegno. Al contrario degli altri quattro limiti, quello degli strumenti è oggettivo: per gli altri ti basta un cambio di mentalità, ma ottenere gli strumenti giusti è un problema concreto che devi indirizzare in qualche modo.

Anche perché se vuoi essere migliore degli altri, non puoi utilizzare gli stessi strumenti che usano tutti. Se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi, e i tuoi sogni, allora ti servono degli strumenti cuciti su misura per te. Che per definizione, sono difficili da ottenere.

È per questo che vedo così tanto potenziale sprecato in giro, persone che potrebbero fare la differenza, ma non sanno come fare o da dove iniziare.

Come ottenere gli strumenti adatti per raggiungere successo e felicità

La filosofia di Mindcheats è sempre stata quella di darti gli strumenti per raggiungere i tuoi obiettivi. Se mi segui già da un po’, allora sai che in ogni articolo ti voglio dare dei consigli che puoi mettere in pratica fin da oggi per arrivare al successo. Qualsiasi cosa “successo” significhi per te, dalla penthouse a New York alla casetta nello Yukon.

Ma io sono una persona ambiziosa. Io cerco sempre di superare i miei limiti, e di fare qualcosa in più.

E questo giro, l’ho combinata veramente grossa… 😉

Prima di mettermi a lavorare su Ero Timido, avevo iniziato ad abbozzare un libro su come raggiungere il successo nel tuo futuro, un libro che ti desse gli strumenti per sfruttare al massimo il tuo potenziale. Poi ho pensato: no, non ci siamo, di libri così ce ne sono già troppi, voglio fare qualcosa di più. Non mi basta.

Ho pensato anche per qualche mese di fare corsi e convegni dal vivo, perché so quanto sia più potente un seminario di 2-3 giorni rispetto al solito libro. Avevo anche messo su carta un programma, stavo scegliendo le città maggiori in cui viaggiare. E visto che a me piace viaggiare, l’idea mi stuzzicava. Ma anche lì mi sono detto: no no, ancora non ci siamo, voglio fare qualcosa di meglio del solito corso in aula.

Ma cosa?

E lì c’era il problema. Perché per mesi sono stato a pensarci, senza trovare una soluzione. Volevo fare qualcosa di veramente rivoluzionario, senza mezzi termini.

Quello che volevo era un sistema completo che ti desse tutti, ma proprio tutti, gli strumenti per avere successo nella vita e raggiungere gli obiettivi.

Ma non solo, volevo dare un’esperienza indimenticabile.

Qualcosa che desse la scossa, sotto tutti i punti di vista, che motivasse le persone a prendere in mano la propria vita. Una sorta di miccia, un innesco che iniziasse una reazione a catena esplosiva.

Sto parlando di obiettivi personali, ma anche obiettivi lavorativi. Perché puoi girarci intorno quanto vuoi, ma il lavoro occupa più della metà del tuo tempo da sveglio fra una cosa e l’altra, e influenza l’altra metà. Quindi è una componente fondamentale per il tuo successo. E l’Italia non è al momento un posto adatto per raggiungere questo tipo di obiettivi, visto l’andazzo.

Qualche mese fa, a cena con altri amici, ho incontrato questo imprenditore italiano. E la sua idea mi ha colpito come un treno in corsa.

Perché quello che aveva in mente era esattamente quello che stavo cercando: un campus per giovani italiani (sotto i 30 anni) ambiziosi, che insegnasse tutte le competenze per avere successo nel lavoro e nella vita. Un percorso di crescita che non ha precedenti in Italia.

La sua idea mi è piaciuta così tanto che il giorno dopo eravamo già a lavorare a testa bassa sul progetto, per mesi l’abbiamo sviluppato in segreto mettendo insieme un team di altissima qualità. E ne siamo venuti fuori con un campus che è veramente una “botta di vita”, una scossa per tutti i giovani che vogliono avere una vita straordinaria ma non sanno da dove iniziare. Io l’ho ribattezzato “l’anello di congiunzione fra il mondo della scuola/università e del lavoro”.

Abbiamo lanciato questo campus solo qualche settimana fa, e visto tutto quello che ci avevamo lavorato, eravamo un po’ preoccupati per come sarebbe andata. Ma nel giro di poche settimane, abbiamo riempito i posti al campus per tutto luglio, agosto e buona parte di settembre.

L’abbiamo chiamato START campus, perché rispecchia pienamente la nostra visione: un campus che dia lo “start”, ossia accenda in te quella miccia che crei un effetto valanga verso il successo e la felicità. Puoi leggere più informazioni qui:

http://startcampus.eu

27 Maggio 2015

2 trucchi per migliorare le tue relazioni sociali

Francesco Cracolici Crescita personale 31 Comments

La vedi la foto di sopra? È una foto scattata a Tokio del parcheggio di biciclette automatico più figo del mondo.

Una volta sceso dalla bici ti basta parcheggiarla davanti ad un cabina che, dopo averti rilasciato un ticket, si prende la tua bici e in maniera automatica la parcheggia sotto terra. Niente più problemi di furti, catene spezzate o che ti dimentichi dove l’hai messa. Al ritorno metti il ticket nella macchina e lei ti restituisce la tua bici da chissà dove.

Tecnologicamente parlando il Giappone  è molto avanti, ma nella mia città natale (Palermo) non abbiamo nulla da invidiare, anzi abbiamo un sistema migliore.

Una volta che parcheggi la bici a Palermo arriva un operatore che la va a parcheggiare in qualche sotterraneo al posto tuo e senza bisogno di prendere il ticket. Funziona meglio del Giappone tranne per il fatto che la bici non la rivedi più, però sono dettagli.

E’ possibile anche il servizio “solo ruote”

Un altro Paese in cui si sta alla grande (ma per davvero) è la Svezia.

E’ tutto perfetto tranne per una cosa:non si sa se per via del clima o della noia ma c’è un altissimo tasso di adolescenti suicidi o drogati.

Un gruppo di scienziati, durante gli anni ’90, conoscendo la forte tendenza al consumo di droghe dei ragazzi svedesi decise di compiere uno studio.

Analizzarono quali erano le principali caratteristiche di chi “non era drogato” (es. faceva sport, passava almeno mezzora al giorno a parlare con i genitori) e di chi invece lo era e capirono, quindi,cosa bisogna evitare e fare per non finire nel tunnel degli stupefacenti.

Una volta compresa questa “secret formula” adatta alla Svezia, suggerirono ad alcuni genitori di seguirla, per garantire un futuro roseo ai figli e fare in modo che non si drogassero.

Tra le coppie selezionate, una in particolare si rifiutò di seguire la “terapia”, dicendo che bisogna essere naturali e spontanei per educare i figli. Un’altra invece, spaventata dal possibile futuro del figlio, seguì le regole alla perfezione.

Molto tempo dopo il figlio dei genitori “spaventati”, quelli che seguirono le regole a puntino, divenne dirigente in una filiale svedese di una nota multinazionale, e il figlio della coppia “spontanea” morì suicida a 26 anni.

Tempo dopo una cosa simile avvenne in America, stavolta col matrimonio.

Un gruppo di scienziati elaborò una formula che, se seguita a puntino, avrebbe alzato enormemente la probabilità che un rapporto (non solo marito e moglie, ma anche tra amici) durasse.

John Gottman (in foto qui sotto), lo studioso della formula, detto anche lo “scienziato dell’amore”, dopo un breve colloquio riesce a capire, con un accuratezza del 94% se una coppia divorzierà tra 1, 3 o 5 anni, oppure se starà insieme tutta la vita.

Questo studio tiene in considerazione migliaia di fattori, per esempio:

  • Emotività
  • Attitudine a comprendere il linguaggio del corpo
  • Grado di attrazione fisica
  • Numero di figli
  • etc

Ma alla fine è tutto riconducile a 2 principi chiave da seguire per avere una relazione duratura. Prima di mostrartele però, lascia che ti spieghi una cosa.

 

Io mi sarei fatto chiamare “il guru dell’amore”

Il motivo per cui siamo delle persone orribili.

Quando incontriamo uno sconosciuto, per la maggior parte di noi funziona così:

  • Sorridiamo
  • Ci presentiamo
  • Ci dimostriamo disponibili ed affabili
  • Cerchiamo di essere simpatici e apparire interessati.

Quando invece siamo con un familiare la situazione è questa qua:

  • Gli volgiamo bene ma se quel giorno siamo incazzati ci rivolgiamo malissimo
  • Se sbaglia gli urliamo sopra o ci comportiamo male

Com’è possibile che con un perfetto sconosciuto noi cerchiamo di essere i migliori ed invece con le persone che più ci amano siamo antipatici come la diarrea a ferragosto?

Ci sono centinaia di motivi ma il principale è uno, ed è scritto qui sotto…

Forza Italia!

“Non capisci il valore delle cose finché non le perdi”
Anonimo

Fin da quando sono nato sento sempre gente lamentarsi per l’Italia, come se vivessimo in un inferno sceso in terra.

Ma se ci pensi molti Paesi non hanno nemmeno l’acqua potabile nelle case oppure la libertà di parola.

Se ci concentriamo solo sui disastri, oppure su quanto siamo indietro rispetto alla Norvegia, allora pensiamo che siamo veramente messi male.

Se però guardiamo la realtà, ognuno di noi ha la possibilità di parlare, di vivere dignitosamente. Non ti sgozza nessuno se sei una donna ed esci con le spalle scoperte, e nemmeno sei costretto a mangiare spazzatura.

E’ una fortuna vivere in uno dei migliori Paesi su circa 200 al mondo. Non moriamo di fame e non veniamo picchiati se non la pensiamo come vuole il dittatore.

Facciamo parte di quella élite mondiale che vive tra gli agi, mica male no? Ma le lamentele sono infinite.. Sempre.

E si, io ammiro chi cerca di migliorare il paese, ma lamentarsi è da ingrati.

Durante le nostre relazioni avviene sempre la stessa cosa: a volte ci capita di stare con persone straordinarie, ma le diamo per scontate perché non guardiamo tutta la realtà, concentrandoci sui difetti.

Il mondo è pieno di persone orribili, di alcolisti o violenti che hanno rovinato le famiglie, e noi continuiamo a concentrarci sui piccoli difetti di chi ci sta accanto, senza pensare a quanto effettivamente siamo fortunati.

Io mi sono imposto una regola:

Se dico qualcosa di male su qualcuno devo dire subito dopo 3 cose positive!

Ora come promesso eccoti le caratteristiche che avevano tutte le coppie studiate da Gottman che durarono tutta la loro vita:

1. IUSTON UI EV A PROBLEM

Prima della partenza dello Shuttle, un semplice errore di traiettoria impercettibile, anche solo di un millimetro, può essere fatale.

All’inizio nemmeno si nota, ma con il passare del tempo il millimetro diventa un metro, poi un kilometro, e se eri diretto su Marte ti ritrovi su Nettuno.

Gli scienziati della Nasa lo sanno bene, e per questo, durante le prime 48 ore del volo della navicella, fanno oltre 400 aggiustamenti di rotta, per trovare quella ideale.

La stessa identica cosa avviene nelle coppie che durano.

Dopo aver visto oltre 2000 coppie, Gottman si accorse che quelle più durature avevano una caratteristica in comune: parlavano di tutto, affrontavano i loro problemi e quindi “aggiustavano continuamente la loro rotta”.

Queste persone dicevano di tutto al loro partner e il loro partner faceva lo stesso con loro, i problemi venivano fuori e li risolvevano prima che diventassero insostenibili.

Quando qualcosa non va, gli atteggiamenti tipici sono 2

  1. Le coppie più instabili ignoravano il problema finché non diventava ingestibile
  2. Le coppie più durature ne parlavano ed aggiustavano il loro comportamento per risolverlo

Se anche tu vuoi far parte delle seconde ti basta fare queste 2 cose:

  • Cerca di parlare di tutto al tuo partner (vale anche per l’amicizia) e una volta al giorno esponigli cosa non ti va a genio con la stessa calma con la quale leggeresti la lista della spesa
  • Chiedi all’altra persona se c’è qualcosa che non va e spiegagli l’importanza di parlartene

Oltre a questa peculiarità, ce ne era un’altra, che Gottman usava come indicatore per stabilire quanto tempo una coppia sarebbe durata ed era…

2. Non essere INZUPPOSO

E’ più forte di me! Odio profondamente la pubblicità del mulino Bianco con Banderas, mi fa proprio venire i nervi.

Durante tutta la mia infanzia ho sempre adorato Banderas, me lo ricordo come il temerario Zorro. Per me è quel macho che ammazza i cattivi, corre su un cavallo imbizzarito e combatte per la libertà della California, era il mio idolo.

Ma la pubblicità è veramente uno strazio, per me è un colpo al cuore vedere il macho per eccellenza dire “oooh INZUPPOSI” oppure “oooh ROSITA”. L’eroismo è terminato con i suoi dialoghi con la gallina.

Dopo che mandarono in onda la pubblicità, decisi di protestare, di fare qualcosa. Così, più determinato che mai, decisi di fare uno sciopero di pan di stelle: Non ne avrei mangiati più. Furono le 4 ore e 12 minuti più lunghe della mia vita.

Fottiti… rivoglio Alejandro Murrieta

Se la stessa pubblicità l’avesse fatta, che so, Richard Gere o Pippo Baudo, non me ne sarebbe fregato nulla, ma siccome ero abituato a vedere Banderas come un super eroe, il contrasto tra l’eroe californiano e l’uomo che parla con le galline mi ha distrutto.

Ritornando alle relazioni, dai suoi studi Gottman notò che l’indicatore principale di una relazione stabile era questo:

Le coppie più durature quando NON si vedono sono tristi come me quando guardo la Pubblicità Mulino Bianco; e quando si vedono sono felici come me quando guardo Zorro.

Le coppie più durature sono felici di vedersi.

Si, lo so che non si può sempre controllare il proprio umore, e figuriamoci quello del partner, ma se vuoi avere una relazione duratura (non per forza d’amore, ma anche d’amicizia) fai queste due cose:

  • Ogni volta che vedi la persona con la quale vuoi instaurare una relazione duratura sorridi, fingiti di buon umore, e anche lei sarà felice di vederti
  •  Parla e chiedi gentilmente se, ogni volta che vi vedete, può cercare di accoglierti più felice possibile, anche se non è in vena.

No, non è così innaturale come sembra, anzi dopo le prime volte ti assicuro che ne sarai realmente contento.

Conclusione

Oggi hai imparato:

  • Non lasciare MAI la bici a Palermo, MAI
  • In Svezia si distruggono di brutto
  • Sono dipendente dai Pan di stelle

E inoltre:

  • Ci capita spesso di dare per scontato le nostre relazioni, perché ci focalizziamo sui difetti e non sul quadro generale
  • Gottman, dopo aver analizzato più di 2000 coppie ha scoperto due caratteristiche delle coppie di successo che leggi sotto:
  • Se vuoi che la tua relazione duri devi parlare di tutto, specialmente dei problemi. Almeno una volta al giorno chiedi se è tutto ok sia a te stesso che al partner
  • Le coppie che sono in procinto di divorziare sono tristi quando si vedono. Se vuoi fare durare la tua relazione fai in modo di essere felice quando vedi il partner

Se ti è piaciuto l’argomento ti consiglio di leggere il libro di Gottman, e se non sei d’accordo su qualcosa prenditela con lui, perché non sono molto ferrato in materia matrimonio

Ti ricordi i due ragazzi svedesi ad inizio articolo? Uno seguì le regole ed ebbe una vita costellata di successi, l’altro invece morì suicida, e sicuramente la famiglia non si è mai perdonata di non aver seguito i consigli degli scienziati.

Adesso hai la stessa scelta da compiere, seguire la scienza o fare come hai sempre fatto, a tuo rischio e pericolo. Ti chiedo solo di lasciarmi un commento con scritto cosa ne pensi e con cosa farai, ti servirà anche come ammissione di impegno.

Ora devo scappare, mi sono finiti i Pan di stelle.

20 Maggio 2015

Perché NON dovresti ascoltare Steve Jobs

Stefano Crescita personale 30 Comments

Hai presente il famoso discorso di Steve Jobs alla Stanford University?

Questo qui:

(se non l’hai ancora fatto, guardalo ora – merita te lo assicuro)

La versione originale di questo video ha giustamente oltre 22 milioni di visualizzazioni, e se l’hai visto non ti devo spiegare il perché. Siamo tutti d’accordo che Steve Jobs sia un luminare e che abbia più volte rivoluzionato il mondo. Ha scritto libri, fatto conferenze, milioni di persone lo seguono come esempio. Ma tu non dovresti seguire il suo esempio, se vuoi veramente avere successo nella vita e realizzare i tuoi obiettivi.

E porto come esempio Steve Jobs perché è il più famoso, ma scegli pure il tuo eroe preferito: Arnold Schwarzenegger (il cui nome devo sempre cercare su Google per scriverlo giusto), Richard Branson, Mahatma Gandhi, eccetera eccetera. Prenderlo come esempio e seguirlo in tutto e per tutto è la migliore ricetta per il fallimento. In questo articolo ti spiego il perché, e una strategia alternativa più efficace.

Perché seguire i “grandi esempi” è nocivo per te

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Potresti pensare: beh, se voglio diventare o fare X, allora il modo migliore è seguire lo stesso percorso dei migliori che hanno fatto X.

Invece no. Certo seguire i grandi, leggere le loro biografie, può essere uno spunto per tenere alta la motivazione. E ti consiglio di farlo. Ma se vuoi ottenere dei risultati, se vuoi avere dei consigli pratici e un piano da mettere in pratica (che è alla fine quello che conta), allora queste persone sono le peggiori alle quali rivolgersi.

Ecco perché.

1 – I migliori sono i migliori per un motivo

C’è un motivo se i migliori sono considerati i migliori: nessuno è al loro livello. Il che sembra banale da dire, ma come sai se mi segui da un po’, dietro alle banalità si nascondono delle verità che in pochi comprendono.

Significa che nessuno può applicare gli stessi metodi del tuo idolo, e ottenere gli stessi risultati. Non importa quante foto di Schwarzenegger tu abbia appese ai muri, non importa quanto ti alleni, non importa quanti chili di amminoacidi liquidi ti scoli, non arriverai al suo livello. Perché? Perché se fosse così semplice, allora lo farebbero tutti. E se lo facessero tutti, Arnold non sarebbe considerato il migliore.

“Ma aspetta” qui mi dirai tu, “va bene, non raggiungerò i livelli del mio idolo forse, ma se lo seguo in tutto e per tutto, ameno qualche risultato lo otterrò, giusto?”

Sbagliato. 😉

Forse sì, forse no. Di sicuro, non è la strategia ottimale per ottenere risultati, e il fallimenti è dietro l’angolo se la pensi così. E il perché, te lo spiego fra poco.

2 – I migliori sono degli innovatori, non dei copioni

Già solo il fatto di voler copiare qualcosa dai migliori ti rende diverso da loro: stai copiando, non innovando. E tutti i migliori sono innovatori.

Esempio: Pitagora. Il suo teorema lo si studia in tutte le scuole, miliardi di persone lo conoscono, eppure è molto semplice. È anche superato, perché la trigonometria fa la stessa cosa e la fa meglio. Ma Pitagora è considerato un genio. Non perché il suo teorema è così avanzato, ma perché è stato il primo a scoprirlo. Prima di lui, nessuno aveva mai pensato a una cosa del genere.

E la stessa cosa in tutti i campi: i Beatles, Claude Monet, Mike Tyson. Non sono ricordati per essere stati gli unici a fare qualcosa, ma per essere stati i primi a raggiungere un certo risultato. Quelli che vengono dopo sono imitatori, e i loro nomi non vengono citati negli articoli di Mindcheats.

Quindi se vuoi essere un innovatore, seguire i tuoi idoli è già un errore. E allora dirai: “perfetto, farò qualcosa di totalmente nuovo! Sarò un innovatore!” E anche lì, la risposta è no. Pessima idea. E il motivo è che…

3 – Anche i migliori hanno avuto delle botte di culo fuori misura

A parte eccezioni rare.

Ed è per questo che ce ne sono così pochi.

Facebook non ha inventato chissà cosa: non è stato il primo social network, e anzi, Mark Zuckerberg ha preso spunto da siti già esistenti. Ma per qualche ragione, ha avuto un successo senza precedenti dentro a Harvard.

Perché? La ragione è meno mistica di quello che puoi pensare: Mark ha avuto una botta di culo come pochi prima di lui. Ha creato un social network nell’esatto periodo in cui le persone erano pronte a condividere le loro informazioni su internet, ma prima che qualcun altro facesse la stessa cosa: cinque anni prima, Facebook non avrebbe avuto successo. E ha creato, sempre per un colpo di fortuna, esattamente il tipo di social network che le persone avrebbero amato alla follia.

Tu mi risponderai: “eh ma Zuckerberg è un genio, lui ha intuito che Facebook avrebbe avuto successo, ci ha lavorato giorno e notte, e alla fine ce l’ha fatta”.

E io rispondo: hai idea di quante persone pensino di avere l’intuizione geniale, lavorino giorno e notte, e alla fine restino in mutande? 😉

La maggior parte. Un buon 99%, e sono ancora generoso. Seguire la tua intuizione per quella nuova idea geniale, che nessuno ha mai fatto, è una strada per il disastro. Ho visto non sai quante aziende fallire per questo motivo. Ripetiti questo mantra: se nessuno l’ha mai fatto, un motivo c’è.

Il problema è che chi ha l’intuizione “giusta” ma fallisce lo stesso viene dimenticato, mentre chi ha l’intuizione giusta e fa i soldi diventa famoso. Questo ti porta a credere che se hai l’intuizione giusta, allora sei a posto. In realtà, no. Dammi un attimo, e ti spiego meglio cosa dovresti fare invece che seguire l’intuizione.

4 – I migliori sono persone diverse da te

Ogni persona è diversa, e deve crearsi una strada personalizzata per raggiungere i propri obiettivi. Per questo nel Manuale Anti-Confusione non trovi un percorso già steso per te, ma una serie di strumenti per costruirti il tuo di percorso.

Quando il tuo idolo dà un consiglio, lo sta facendo basandosi sulla sua esperienza personale e quello che ha funzionato per lui, non su quello che funzionerà per te. Ovvio, perché non ti conosce.

L’esempio più lampante è Stephen King, uno dei più grandi scrittori di sempre. Ha scritto un libro, On Writing, dove parla in dettaglio di come fa lui a creare un best seller. E tanti scrittori in erba lo seguono, pensando di poter diventare grandi scrittori anche loro. Indovina che fine fanno? Esatto, il loro grande manoscritto non viene nemmeno pubblicato. 😉

Perché King è un genio della letteratura. Lui si mette alla tastiera, inizia a scrivere, e quando arriva all’ultima pagina ha già fra le mani un capolavoro. Quando inizia a scrivere ha una bozza in mente, ma poco altro. Se un qualsiasi scrittore seguisse il suo stesso metodo, scriverebbe una schifezza. Perché se non ti chiami Stephen King, scrivere un romanzo senza pianificazione è un suicidio.

5 – Le condizioni ambientali potrebbero essere diverse

Steve Wozniak ha creato il primo PC lavorando da solo negli uffici di IBM, e così ha rivoluzionato il mercato dell’informatica. John Carmack ha creato il primo motore grafico per computer sempre da solo, con la sola compagnia di pile di scatole di pizza da asporto vuote.

Vuoi creare la prossima rivoluzione dell’informatica nel garage di casa tua? Buona fortuna, ti servirà un miracolo. E non nel senso che è difficile, ma nel senso che è impossibile. Nemmeno Wozniak o Carmack, oggi, riuscirebbero a tirare fuori dal cappello una rivoluzione del genere da soli. E infatti, tutti e due si affidano a una schiera di programmatori che lavorano per loro. Il motivo è che l’informatica, ora, è troppo complessa per essere innovata da una singola persona.

Lenoardo da Vinci era un maestro un po’ in tutte le arti esistenti all’epoca. Vuoi fare la stessa cosa adesso? Anche qui, buona fortuna. Per diventare un massimo esperto di medicina non ti basta più leggere quei quattro libri disponibili, sezionare cadaveri e prendere appunti. Senza nulla togliere al buon Leonardo, che è stato uno dei più grandi uomini della storia, la medicina moderna è così evoluta che non basta una vita intera per capirla tutta a fondo. Figuriamoci avere il tempo per diventare fisico, pittore, scrittore, matematico e tutto il resto. È per questo che esistono le specializzazioni: non puoi diventare il massimo esperto di tutta la medicina, al massimo delle malattie cardiache.

Il mondo non è più quello di una volta, e anche se il tuo eroe è contemporaneo, se vive in un Paese diverso dall’Italia è cresciuto in un ambiente diverso con opportunità diverse. E questo rende molti dei suoi insegnamenti inutili.

Ecco cosa dovresti fare invece che seguire i tuoi eroi

Okay, cosa dovresti fare invece?

1 – Fai quello che funziona

Non guardare i migliori, quelli che vanno nei telegiornali e finiscono su libri e interviste famose. Guarda invece tutti gli altri, quelli che hanno raggiungo il tuo stesso obiettivo ma non sono definiti i migliori. Queste persone sono più vicine a te, e ti possono dare una certezza che gli Steve Jobs non possono darti: la statistica. Mi spiego meglio.

Se il tuo obiettivo è diventare un imprenditore, non guardare quello che ha fatto Steve Jobs. Quello che ha fatto Steve Jobs è perfetto per Steve Jobs, non per Mario Rossi. Prendi invece un campione di mille imprenditori di successo, anche se non sono considerati i migliori, e trova delle strategie comuni che hanno usato.

Noterai che ci sono alcune cose che continuano a ripetersi, delle tattiche usate da tutti. Se vuoi una conferma ulteriore, nota se quelle tattiche che hai individuato sono proprio quelle che non vengono usate dalla maggior parte delle persone che falliscono. Alcune di queste cose sono le stesse che fanno anche i grandi, i migliori, altre no. Ad esempio: pochissimi scrittori hanno lo stesso metodo di Stephen King, questo dovrebbe farti capire che non dovresti usarlo nemmeno tu.

Sia Bill Gates che Steve Jobs non hanno finito l’università, nemmeno il già citato Mark Zuckerberg se non sbaglio, ma sono le eccezioni e non la regola. Quindi, continua a studiare (a meno che tu non abbia qualcosa di meglio da fare)

2 – Percorri strade già battute

Questo è un errore che vedo commettere dalla maggior parte delle persone: cercano di seguire una strada completamente diversa dagli altri.

E allora ti chiedo io: il lavoro che hai fatto qui sopra, di analizzare quello che funziona, che ti è servito a fare? 😉

Fare qualcosa di nuovo in modo nuovo richiede tanta esperienza, capacità e un po’ di fortuna. Ripetiti questo mantra: prima di fare qualcosa in modo nuovo, devo essere il migliore a farla nel modo vecchio. Questo è uno dei Sacri Principi di ogni azienda che vuole sperare di non andare in bancarotta, ma come spesso accade, i principi dell’economia valgono anche nella sfera privata.

Conclusione

Questo sistema non sarà il più emozionante e motivante dell’universo, non è quello che ti dice “sì, ce la puoi fare, la tua idea è grandiosa, vai e diventa il nuovo Mark Zuckerberg”. Perché non succederà. E se provi a inventare il nuovo Facebook, non arriverai da nessuna parte.

Ma questo è un sistema che porta risultati. È un approccio scientifico, calcolato, che si basa sugli aumenti incrementali. Guarda quello che funziona, provalo, se funziona anche per te tienilo, altrimenti scartalo. Poi passa al prossimo miglioramento.

Un mio principio è che ogni grande cambiamento deriva da piccoli passi: fanne abbastanza, e arriverai dove vuoi. È vero che basta una goccia per far traboccare il vaso, ma prima quel vaso lo devi riempire.

P.S. Visto che oggi è il mio compleanno, sia Inglese Dinamico che Obiettivo Lavoro sono in promozione con un 30% di sconto. Usa questo coupon: 8135F20F

13 Maggio 2015

Come diventare una persona di successo stando da solo

Francesco Cracolici Crescita personale 46 Comments

“La solitudine dà origine alla luce che c’è in tutti noi”
Thomas Mann

Se sei nato negli anni novanta, probabilmente, i tuoi genitori ti hanno cresciuto a Cartoni della Disney. Nel mio caso forse non è stata un idea geniale, me ne sono accorto quando ho alzato il mio gatto con due mani e ho urlato:

“AAAAAZIWEGNAAAA”

Soo close

Data la mia irrefrenabile passione per il Re Leone, ho deciso di vedere un altro cartone animato dello stesso regista, un certo “MR. Peabody e Sherman“.

Mr. Peabody è un giovane cane che ha passato tutta la sua vita in solitudine perché nessuno ha mai voluto adottarlo.

Visto che quel povero cucciolo non aveva nessuno da coccolare, decise di dedicarsi interamente alle sue passioni e ai suoi hobby. E con il passare del tempo:

  • Ha risolto il problema delle energie rinnovabili
  • Ha portato la pace nel mondo
  • Ha imparato a suonare oltre 100 strumenti
  • Ha inventato la Zumba

È cartone animato, ma c’è un fondo di verità: la solitudine è essenziale per essere grandi.

Perché a volte odiamo stare soli

“Senza la solitudine nessun lavoro serio è possibile”
Picasso

Nell’era dei social network, stare soli diventa sempre più difficile.

Come ti ho già detto qualche altra volta, il nostro cervello è lo stesso dell’uomo primitivo. Ed il nostro antenato aveva una paura matta di stare solo.

La tribù sapeva bene che era meglio stare in gruppi numerosi, perché in questo modo i vari predatori non si sarebbero mai avvicinati, e saremmo stati al sicuro. Così nacque in ognuno di noi il bisogno di compagnia.

Il fatto ancor più brutto è che, una volta che l’uomo primitivo era in un gruppo (specialmente se numeroso) tirava fuori di se tutti gli istinti animaleschi, perché il suo cervello gli diceva di fare così.

E si , se te lo stai chiedendo una cosa simile avviene anche a noi, ti faccio 3 brevi esempi:

  1. Hitler e Mussolini (ed anche altri politici più recenti) sfruttavano le grandi masse di persone per istigarle alla violenza ed ad atti di guerra che i singoli individui da soli non avrebbero mai appoggiato.
  2. In discoteca molte persone si scatenano in modi che se da soli o in un piccolo gruppo non farebbero mai (non è una critica, a volte ci vado anche io 🙂 ).
  3. Durante le manifestazioni politiche o le partite allo stadio alcuni individui si trasformano e diventano vandali, ma al di fuori della folla sono docili come Bambi.
    Pensi che un “no-expo” da solo avrebbe mai distrutto una vetrina o bruciato una macchina?

Tutto ciò era un meccanismo primitivo di difesa, oggi però non ci sono più tigri dai denti a sciabola pronte a sbranarci, ma il bisogno è rimasto, con tutti i suoi lati negativi.

Come raddoppiare le idee creative stando solo

“Le grandi idee non nascono in aule affollate, ma in piccole stanzine dove un uomo solo da tutto se stesso”
Albert Einstein

Come ti ho già detto in quest’articolo, ho letto oltre 50 biografie di personaggi famosi, e tutti avevano una prerogativa: stavano molto tempo da soli. Giusto per farti qualche esempio:

  1. Leonardo Da Vinci passò quasi tutta l’infanzia da solo, immerso nella natura
  2. Napoleone stava ogni giorno almeno un paio d’ore, ad ammirare il paesaggio della Corsica
  3. Darwin camminava ore e ore per la foresta quando aveva un problema
  4. Einstein, prima di diventare ricco, passava la notte a lavorare perché era l’unico momento in cui poteva stare da solo

Infatti, secondo lo Psicologo della Washington University Kayne Sawer, gli individui singoli hanno circa il doppio delle idee che un gruppo di Brainstorming.

Quando è da sola, la mente è più rilassata ed emette onde Alfa che rendono più intelligenti e creativi.

Una altro grosso vantaggio dello stare soli, che i grandi uomini sanno è che ti rende molto, ma molto più produttivo. Infatti non appena siamo in gruppo, nel nostro subconscio si insinua l’idea che se non facciamo qualcosa la farà qualcun’altro per noi.

Questo principio, detto di “Oziosità sociale”, è quello che non ti fa mai riordinare la casa o lavare i piatti perché tanto c’è qualcuno che lo farà al posto tuo.

E no, se te lo stai chiedendo, la solitudine non ti renderà un amico peggiore e nemmeno più depresso: Secondo Erin Cornell della Cornell university le persone che vivono da sole hanno relazioni umane più sincere e più durature, perché stanno con gli altri solo se ne hanno bisogno.

Si ok, l’hai capito, da soli si sta alla grande, ma cosa dovrai fare per migliorare la tua vita ora che hai letto quest’articolo?

Il metodo di Oprah e di Arnold Schwarznegger per sfondare

Sono rimasto così scioccato da questa “ossessione per la solitudine” dei grandi uomini che decisi di creare un mio metodo per sfruttare al massimo il tempo passato da solo che puoi usare anche tu.

Ho sempre pensato che il programma più pagato del mondo fosse Pingu (perché in Antartide la vita costa cara) invece no. Il programma più pagato al mondo è l’Oprah Winfrey Show, e la famosa Oprah è la donna più pagata di tutti i tempi.

Se le chiedete il segreto del suo successo vi risponderà che è lo stillness. Ovvero, ogni giorno per 2 volte, sta da sola e ferma a pensare alla sua vita e fare il punto della situazione. Anche Swarznegger, ha ammesso che il suo successo è dovuto in parte allo stillness.

Quando era giovane e stava sbarcando il lunario, era così confuso che decise, per un anno consecutivo, di passare 30 minuti al giorno da solo a meditare. E da allora non ebbe più alcun problema.

Ok, passerò 20 minuti da solo ogni giorno, ma a cosa devo pensare? Solo 3 cose:

1. Quale è la mia strada?

Intorno ai 4o anni, ognuno di noi ha un momento in cui si chiede:

“E ora?”

Magari hai una bella famiglia, magari hai un bel lavoro, ma la tua vita frenetica finisce sempre con il distrarti dai tuoi obiettivi, e ti ritrovi ad aver lavorato una vita intera per ottenere qualcosa che non volevi.

Più passa il tempo più inizi a vivere per inerzia. Ogni tuo obiettivo svanisce, perché sei troppo preso dalle vicende quotidiane.

Il tempo passa e nemmeno te  accorgi. E quando te ne accorgi è troppo tardi. Ti è mai capitato?

Secondo Sherrie Bourg Carter, autrice dello Psicology Today, la solitudine rischiarisce le idee e rende cristallino cosa bisogna fare. Ecco quindi, dovrai porti una domanda, durante quei 20 minuti chiediti:

E’ questa la mia strada? Cosa sto facendo oggi per raggiungere il mio obiettivo?

2. Affila la lama

Un uomo sta camminando nel bosco quando incontra un boscaiolo intento a segare un albero. Il boscaiolo è affaticato: lavora da 5 ore  ed ha molta fretta di finire il lavoro. L’uomo nota che la lama non taglia bene e lo fa notare al boscaiolo, suggerendogli di fermarsi ad affilare la lama della sua sega. Il boscaiolo stizzito risponde: « Non si rende conto che ho fretta? Non ho tempo di fermarmi per affilare la lama, devo abbattere questo albero al più presto». (Stephen Covey)

Sono più che certo che mentre mi stai leggendo sei nella stessa condizione del boscaiolo, lascia che ti spieghi:

Noi dedichiamo il nostro tempo a 4 tipi di attività:

  1.  Attività Urgenti e utilii: come esami e/o scadenze di lavoro
  2. Attività Urgenti e inutili: come rispondere ad una chiamata o un messaggio
  3. Attività non urgenti e inutili: come uscire a divertirsi
  4. Attività non urgenti ed utili: quelle che “affilano la lama”

Le ultime sono le più importanti, perché sono quelle che ti permettono di ottenere i migliori risultati, e che nessuno fa perché troppo poco urgenti.

Siamo troppo occupati a rispondere alle urgenze, ed una volta terminato ci dedichiamo al riposo (quindi attività inutili e non urgenti)

Sono le attività che rimandiamo sempre a domani, come imparare la lettura veloce (per gli universitari) o ad imparare a comunicare. Sono le attività che migliorano nettamente i tuoi risultati… come fai a sapere quali sono nel tuo caso?

Semplice.. chiediti “Qual è la cosa migliore che potrei fare/imparare ora che mi migliorerebbe la vita?”

oppure: Cosa, una volta imparato/fatto, mi farà ottenere risultati molto più alti in ciò che sto facendo?

Nel mio caso, per esempio, come studente, decisi di dedicare 20 minuti al giorno per imparare un nuovo metodo di studio e ti assicuro che ora studio la metà degli altri e prendo voti molto più alti.

Visto i buoni risultati di questo metodo decisi di applicarlo anche al lavoro: in questo modo capì quale erano le 3-4 attività chiave da portare avanti, e ottenni risultati fantastici.

3.Il curioso caso di Benjamin Franklin

Sei felice?

Se la risposta è no, secondo Benjamin Franklin, dipende dai tuoi valori.

Infatti secondo quello strambo scienziato americano, la felicità di ognuno di noi si realizza quando incarniamo a pieno in nostri valori.

Ogni mattina, appena sveglio Franlink, leggeva in ordine i suoi principi da seguire e si impegnava a rispettarli.

Ho provato a farlo anche io ma parlando onestamente era troppo noioso. Una variante un po più utile è quella di Covey, con la sua dichiarazione di Intenti:

Basta scrivere i 3 principi chiave che ti rendono orgoglioso e felice. Le 3 massime che vorresti sempre rispettare; ecco i miei (che da un po rileggo ogni mattina):

1. Cercherò sempre di difendere i più deboli e di aiutare chi ne ha bisogno
2. Darò ogni giorno il massimo per raggiungere i miei obiettivi
3. Non scenderò mai a compromessi in materia di onestà e giustizia

Fidati quando dico che non esiste modo migliore di iniziare la giornata 🙂

Conclusione

  • L’uomo ha un costante bisogno di stare in compagnia, e ciò impedisce di prenderci del tempo per noi
  • Stare soli migliora i rapporti sociali, la produttività e la creatività
  • Stare in grandi gruppi fa uscire la nostra parte animalesca, e i politici lo sanno bene
  • Tutti ma proprio TUTTI i grandi uomini di successo adoravano stare da soli
  • Uno dei segreti del successo di Oprah e Schwarznegger è praticare lo stillness, ovvero 20 minuti al giorno di non fare niente.
  • Se vuoi dare un boost alla tua vita passa 20 minuti al giorno da solo a non fare niente.
  • Durante questi chiediti “E’ questa la mia strada? Cosa sto facendo oggi per raggiungere il mio obiettivo?
  • Chiediti: cosa potrei fare oggi per migliorare nettamente i miei risultati?
  • Scrivi e leggi le tue 3 principali dichiarazioni di intenti.

Ti lascio con una citazione, e per favore, se ti è piaciuto l’articolo lasciami un commento con scritto ciò che pensi.

Tutta l’infelicità degli uomini deriva da una sola causa, dal non sapere starsene da soli, in una camera.
(Blaise Pascal)

6 Maggio 2015

Come essere alternativo (in maniera intelligente)

Stefano Crescita personale 15 Comments

Ti sei mai fermato a guardare i pantaloni della gente?

Io ogni tanto lo faccio. Mi fermo in mezzo alla strada, e guardo i pantaloni che portano le persone.

E sai cosa noto ogni singola volta? La maggior parte sono jeans. Di vario tipo, colore, pesantezza, forma. Ma sempre jeans sono. Poi guardo in basso, e vedo che i jeans li sto portando anch’io (di solito). Eppure io andrei in giro in tuta tutto il giorno. Ah, il potere delle norme sociali…

jeans

E ogni singola volta, penso a quelli che si sentono tanto alternativi a portare dei jeans leggermente diversi (tipo quelli strappati). Che farebbero poco alternativo anche se venissero indossati da dieci e non dieci milioni di persone sul pianeta, tanto sono banali.

È a quel punto che ogni tanto mi chiedo: in quali ambiti della tua vita le norme sociali e le abitudini impediscono di raggiungere i risultati che ti eri promesso (e che saresti potenzialmente in grado di raggiungere)? Perché finché si tratta di mettere i jeans al posto della tuta okay, non muore nessuno. Ma se il problema fosse più esteso di questo? Se coinvolgesse altri ambiti della tua vita?

Risposta sintetica: sì, lo è. E sì, lo fa.

Ed ecco il perché.

Come essere alternativo (senza essere stupido) – Istruzioni per l’uso

L’alternativo “classico”, io, lo sopporto poco.

Essere punk con i capelli viola era più o meno alternativo ai tempi dei Sex Pistols, ma oggi? È una moda con la quale identificarsi, un altro modo per uniformarsi alla massa. Così come i tatuaggi: esistono da millenni, pure mia mamma ne ha tre. Di alternativo hanno poco.

sexpistols
A proposito, grande gruppo.

Ora, non sto dicendo che non dovresti farti la criniera viola o un tatuaggio, se è questo ciò che vuoi. Basta che poi non vai in giro a dire di essere un alternativo DOCG.

Ma non temere, essere alternativo (senza contraddirsi) è ancora possibile. L’unico problema è questo: non puoi essere alternativo e uniformarti alla massa allo stesso tempo. Lo so, sembra una cosa banale, ma i “marchi alternativi” cercano di far passare il messaggio contrario: puoi essere alternativo, e allo stesso tempo identificarti con un gruppo che la pensa esattamente come te. Wow, botte piena e moglie ubriaca!

No, essere alternativo significa essere solo. Ed è per questo che il primo consiglio è…

1 – Non puoi essere alternativo in tutto

È per questo che non puoi essere sempre alternativo in tutto quello che fai. Dovresti ritirarti in qualche rifugio di montagna (costruito da te) sul vulcano Hekla, in Islanda.

Rifiutare tutto quello che è globalizzato significa prendere il computer con il quale stai leggendo questo articolo e lanciarlo dalla finestra, buttare qualche verdura del tuo orto in una sacca, e andartene per sempre.

Uniformarsi non è sbagliato, perché la coscienza collettiva spesso ci azzecca e migliora le condizioni di vita di tutti. Devi differenziarti solo in alcuni aspetti, quelli che ti permettono di raggiungere i tuoi obiettivi. Quali sono questi aspetti?

Tutto inizia dal Manuale Anti-Confusione, la tua risorsa principale per raggiungere gli obiettivi. Quando hai definito il tuo percorso di sviluppo personale, chiediti: in che modo devo differenziarmi, essere unico e alternativo, per raggiungere i miei obiettivi primari e secondari? E questo mi porta al secondo punto…

2 – Ecco come e quando dovresti essere alternativo

Molte persone sono alternative perché va di moda, è un comportamento fine a sé stesso.

“Sono alternativo perché voglio esprimere la mia individualità, essere diverso dagli altri”

Wow, bel controsenso, campione.

Se l’unico modo che hai di essere alternativo è seguendo certi comportamenti che ti danno questa etichetta, allora c’è qualcosa che non va.

Il mio consiglio: parti dai tuoi obiettivi, parti da quello che ti rende felice, non da un’etichetta. Fai un percorso interiore nel quale trovi il tuo sentiero verso il successo e la felicità. Questo percorso significa uniformarsi? Va bene così. E se il tuo percorso personale ti porta ad essere veramente alternativo, a seguire una via diversa e unica? Va bene uguale.

Più spesso, è un mix fra i due: a volte devi seguire gli altri, a volte devi essere unico e alternativo. Facciamo un paragone.

Mettiamo che tu parta da Milano e voglia arrivare a Bassano del Grappa. È il tuo obiettivo finale. La strada più intelligente sarebbe prendere l’autostrada da Milano a Vicenza, poi imboccare la strada di montagna per arrivare a Bassano.

Se seguissi solo l’autostrada ti dovresti fermare alla città più vicina, ossia Vicenza. In altre parole: avvicinarti al tuo obiettivo senza raggiungerlo. Ma se decidessi di evitare del tutto l’autostrada e prendessi solo le stradine minori (essere 100% alternativo), allora ci metteresti un sacco di ore in più a raggiungere Bassano.

L’autostrada è la via più trafficata, quella dove tutti si uniformano in modo noioso: se tutti si uniformano, un motivo magari c’è: si vede che è la strada più veloce ed efficace. Ma a un certo punto dall’autostrada devi uscire, perché altrimenti non arriverai mai al tuo obiettivo finale e dovrai fermarti alle città maggiori.

3 – Non pensare in termini di “uniforme” e “alternativo”

Già solo dividere il mondo fra uniforme e alternativo è sbagliato. È una distinzione fittizia, che non ha senso. Sono concetti variabili, che si modificano con il tempo e nello spazio. Due esempi:

  1. Nei primi anni ’90, avere un indirizzo email e un sito internet era alternativo e all’avanguardia. Ora, chi non usa l’email è alternativo (e retrogrado).
  2. In Italia, mangiare tutti i giorni cibo tradizionale vietnamita è alternativo. In Vietnam, mangiare tutti i giorni cibo italiano è alternativo.

Quindi, smetti di pensare a come essere alternativo. Cosa te ne frega? Cosa ce ne ricavi? Piuttosto, pensa a come essere felice e raggiungere i tuoi obiettivi. Pensa alla strategie più efficace per avere successo nella vita. Poi esegui il tuo piano nella maniera più efficace possibile, a prescindere che questo ti porti a seguire una via principale o la stradina di montagna. Spesso, ti accorgerai che è un mix fra i due.

Un altro modo per dirlo è: per esprimere la tua individualità, devi prima uniformarti.

Almeno in parte.

Se rifiuti i supermercati, col cavolo che avrai il tempo di pensare a qualcosa che non sia procurarsi il cibo e altri bene di prima necessità. Se rifiuti il metano, col cavolo che avrai la voglia di raggiungere i tuoi obiettivi personali quando passi tutto il giorno a fare legna per scaldarti.

Per questo non mi fa ridere l’alternativo che va alla manifestazione in auto, di per sé. Significa che è un essere umano a cui piacciono alcuni comfort moderni. Mi fa ridere il fatto che pensi di essere alternativo in tutto e per tutto. Ma tu, ora, hai la mentalità e gli strumenti per fare di meglio.

29 Aprile 2015

Come utilizzare tecnica dei politici per convincere la folla ad amarti

Francesco Cracolici Crescita personale 18 Comments

Vuoi scoprire qual è la strategia di comunicazione più efficace al mondo per convincere gli altri? Ti piacerebbe sapere come poter persuadere chi ti sta davanti in 3 semplici passi?

In quest’articolo voglio insegnarti la stessa tecnica che usano i grandi esponenti politici di quasi tutto il mondo, ma anche formatori e CEO delle più grandi multinazionali.

E si, se te lo stai chiedendo, è un trucchetto un po’ innaturale, e non so fino a che punto sia etico utilizzarlo (la usano i politici infatti 🙂 ) . Fatto sta che se leggerai l’articolo almeno sarai in grado di  riconoscerla e difenderti quando la vedrai. Pronto?

Iniziamo! 

A Janet le discoteche fanno schifo…

Se c’è una cosa più brutta di sbattere il mignolo del piede contro il comodino o dell’ultimo album di Anna Tatangelo è sicuramente non poter uscire la sera mentre i tuoi amici si divertono.

Nonostante questo a Janet, quella sera, non pesava tanto stare a casa, così quando i suoi amici le proposero di andare in discoteca gli disse che non sarebbe venuta.

I suoi amici erano molto stupiti…. Lei era una di quelle che amava fare festa, bere come una Fiat Uno del 1974, e quando usciva era scatenata come Hulk negli Avengers.

un normale martedì sera di Janet

Fatto sta che per ogni sabato, per circa un mese, mentre i suoi amici andavano in discoteca lei rimase a casa, triste come me quando muore Marley in “Io e Marley”.

Come mai quella festaiola accanita decise di stare un mese a casa pur di non andare in Discoteca?

Lo psicologo Jeffrey Zeig, fondatore dell’Erickson Institute, scoprì che tutto ciò era dovuta ad un associazione inconscia: qualche mese fa era stata aggredita e derubata da uno scippatore e dal quel momento, ogni volta che solamente pensava ad una discoteca gli venivano i brividi lungo la schiena.

E’ il famoso principio dei cani di Pavlov che sicuramente conosci, praticamente il suo cervello aveva associato così tanto dolore ad un luogo da renderlo inavvicinabile per lei.

Due giorni fa mi è successa una cosa simile, anche se questa volta in positivo:

Ero all’università e non so perché ma decisi di andare a studiare in un’aula lontana senza alcun motivo, l’aula numero 3.

Tornato a casa mi venne in mente il perché: avevo scelto quell’aula proprio perché qualche tempo fa avevo preso là un bellissimo voto, e il mio inconscio mi aveva detto di andare in aula 3 perché aveva collegato emozioni positive a quel luogo.

Ecco la tecnica che utilizzano i politici è proprio questa: collegare a se stessi lo stesso piacere mio nei confronti dell’aula 3 ed alle alternative lo stesso dolore di Janet per le discoteche.

La scaramanzia e la superstizione derivano da questo: associo due eventi scollegati, e mi convinco che uno causi il secondo. Razionalmente sappiamo tutti che questo non ha senso, ma visto che l’inconscio è più forte della mente razionale, così tante persone credono ancora nella scaramanzia.

Vuoi sapere come  fare?

1. Gli altri fanno schifo

Il primo passo per convincere qualcuno a votarti è questo: collegare tutto le emozioni spiacevoli a un luogo nello spazio.

Per farlo basta fare così:

  1. Mettersi in un punto alla destra o alla sinistra del proprio interlocutore.
  2. Spiega il “problema”, ovvero perché il tuo interlocutore non dovrebbe fare ciò che non vuoi.
  3. Amplifica il problema, ovvero spiega tutte le possibili conseguenze cattive che possono succedere se non fanno ciò che dici.
  4. Concludi con una frase Milton…. (tipo queste qua), ovvero frasi che fanno di tutta l’erba un fascio.

Ti devo confessare che la politica non mi interessa, preferirei guardarmi un documentario sulla dermatite dei babbuini del Madagascar piuttosto che un dibattito. Comunque visto che siamo in tema, ecco cosa potrebbe fare Renzi o Grillo.

  1. Mettersi a destra del palco.
  2. Dire che se voti Berlusconi le tasse si alzano.
  3. Elencare almeno 4 catastrofiche conseguenze delle tasse più alte (come più criminalità, case ipotecate ect).
  4. Dire qualcosa tipo ” Più gente vota Berlusconi, più l’Italia va allo scatafascio”.

2. Io sono il più bello

Ok abbiamo appena detto peste e corna su cosa il nostro interlocutore non dovrà fare mai e poi mai…ora è il momento di dire cosa dovrà fare.

Ecco che stavolta basta ripetere gli stessi passaggi di prima ma al contrario:

  1. Spostati in un lato diametralmente opposto, se prima eri a destra ora mettiti a sinistra.
  2. Parla dei vantaggi del fare quello che dici tu.
  3. Parla di 3/4 conseguenze fantastiche del fare quello che dici tu.
  4. Concludi con una frase che generalizza.

Ecco di nuovo l’esempio che capirebbe anche un suricato della savana.

Questo è un suricato (tipo Timon)
  1. Renzi si mette a sinistra (prima era a destra)
  2. Spiega che se diventa presidente lui le pensioni diventano più alte
  3. Se si alzano le pensioni gli anziani fanno più compere e diventiamo tutti più ricchi
  4. Frase finale ” quando verrò votato inizieremo a diventare ricchi”

3. Ripetere 3 o 4 volte, infornare per 40 minuti a 180 gradi

Ok in linea di massima ci siamo, ovvero:

  • Dire tutte le cose brutte a destra
  • Dire tutte belle a sinistra

Come forse sai però non basta dire un paio di frasi per collegare dolore ad un “luogo” e piacere ad un altro Ecco quindi che dovrai ripetere il processo all’incirca 2/3 volte per essere sicuro che l’interlocutore ne sia emozionalmente colpito, quindi per almeno due volte:

  1. Dì le cose che non deve fare e perché a destra
  2. Dì le cose che deve fare e perché a sinistra

Naturalmente, per motivi di etichetta non sempre è possibile muoversi sul palco come un ossesso quindi spesso si usano solo i movimenti delle mani, ti basta guardare un qualsiasi video di Obama per notarlo su youtube.

4. Fai la tua scelta

Una volta che ripetuto il processo almeno 2 o 3 volte ecco che devi scagliare il fendente finale:

Mettiti nello stesso punto nel quale hai detto le cose belle, dove hai collocato piacere. E di ” cosa farai ora?” Oppure “E quindi?”.

Metti il tuo interlocutore davanti ad una scelta netta, solo che per lui sarà facile scegliere, sarà un po’ come chiedere:

Preferisci passare le prossime due ore nel posto in cui sei stata aggredita o dove hai preso per 3 volte 30?

Conclusione

Ok ecco finita la tecnica, sono sicuro che d’ora in poi la noterai più spesso… Le nostre scelte (oltre che dai nostri eroi), sono influenzate dal nostro inconscio, che collega dolore o piacere ad un luogo anziché ad un altro, quindi se vuoi convincere qualcuno:

  • Mettiti da un lato
  • Parla di cosa e perché non deve fare il tuo interlocutore dal suo punto di vista
  • Cambia lato
  • Parla di cosa e perché deve fare il tuo interlocutore dal suo punto di vista
  • Ripeti il tutto almeno 3 volte
  • Mettiti nel lato “positivo” e chiedigli “cosa farai?”

Si lo so che ti sembra molto innaturale, magari anche banale.. so anche che non ci credi molto ma ti assicuro che funziona alla grande..

Entro oggi prova una sola volta ad applicarla… solo una, rimarrai stupido di quanto sia forte. Chiedi a qualcuno di fare qualcosa, chiedigli di accompagnarti da qualche parte, aiutarti a fare qualcosa o semplicemente un favore, ne rimarrai sbalordito.

Tu l’hai mai notata? che altre tecniche conosci che usano i politici? Fammelo sapere con un commento e sopratutto mettila in pratica.

 

22 Aprile 2015

5 comuni fonti di stress (e come rimuoverle dalla tua vita)

Stefano Crescita personale 23 Comments

Lo sapevi che esistono diversi tipi di stress, e per ogni tipo, esiste una soluzione specifica?

Non esiste la pillolina magica anti-stress. A meno che tu non voglia prendere letteralmente una pillolina, il che è eccessivo nella maggior parte dei casi: è l’equivalente dello spazzare lo sporco sotto al tappeto e fare finta che sia tutto pulito.

Se ti senti stressato, il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di cambiare il tuo stile di vita in modo da eliminare le fonti di stress e vivere meglio. È più difficile del classico “4 semplici passi per eliminare lo stress dalla tua vita”? Capperi, sì. Ma a differenza dei 4 semplici passi il cambio dello stile di vita è duraturo ed efficace, va a colpire ed eliminare il problema alla radice.

Ecco quindi le 5 fonti di stress più comuni, e come rimuoverle dalla tua vita…

Se hai da integrare con altri tipi di stress, aggiungi pure ai commenti in fondo all’articolo. 😉

1 – Stress dello studente

stess studente

Lo stress, per lo studente serio che vuole prendere buoni voti, viene dall’ansia di verifiche e esami. Con il liceo me la sbrigo subito: se proprio va tutto male e succede qualche calamità, perdi un anno. Sai che roba. Un anno è un blip insignificante nella tua vita, nulla di cui preoccuparti.

Ma se hai questo tipo di stress, significa che ti prepari e ci tieni a fare bene, a dare il meglio di te. Bene, significa che non perderai l’anno sicuramente. A questo punto, chiediti: il voto in questa verifica è veramente importante? La risposta è: no. Non conterà nulla nella tua vita. Quindi anche preoccuparsi è inutile. Un consiglio: rilassati, e goditela! 😉

Nell’università la pressione inizia a salire, ma anche lì gli esami che contano sono pochi.

Il mio ultimo esame all’università è stato diritto privato, era la quinta volta che lo provavo e me lo trascinavo da due anni e mezzo. Lì la posta in gioco era alta perché…

Ero già stato assunto per un lavoro negli Stati Uniti di 12 mesi, e se non passavo diritto in quella sessione, non sarei riuscito a laurearmi in tempo prima della partenza. La sesta bocciatura avrebbe significato o non partire per l’America, o non laurearmi. Quindi sì, ero giusto un attimo teso. Sapevo il libro a memoria, ma me ne andai con solo un misero 23 a causa dello stress (che si sa, inibisce la memoria).

In questo caso sì, la tensione è giustificata perché le conseguenze di un fallimento sono gravi. Ma per tutti gli altri esami? Pensaci: cos’è la cosa peggiore che può succedere?

Venire bocciato. Okay, non è una bella cosa, ma nulla di irrimediabile. Non vieni licenziato, ti toccherà giusto studiare un po’ di più. Di esami che fanno la differenza ce ne sono, i “mattoni” che devi studiare per 2 mesi a tempo pieno non è bello portarseli dietro per anni, ma è solo una seccatura. Nulla di più. Se studi con costanza senza battere la fiacca, le botte di culo andranno a pareggiare quelle di sfiga.

Non è legge d’attrazione, è pura statistica. 😉

2 – Stress lavorativo

stress lavoro

Questo tipo di stress si può verificare in due situazioni:

  1. Quando il lavoro non ce l’hai
  2. Quando il lavoro ce l’hai

Se non hai un lavoro, ti rimando dritto dritto al blog “figlio” di Mindcheats, Mindcheats Curriculum, con tutti i consigli per farti assumere. In questo caso il modo per risolvere lo stress è uno solo: trovare un lavoro. E se segui i consigli del blog, un lavoro lo troverai. Basta impegnarsi, ed è qui che mi cascano le persone…

“Impegnarsi” non è solo una questione di tempo, ma di risultati. Se ti impegni tutto il giorno in attività inutili, allora hai solo perso tempo. E questo lo stress lo aumenta.

Ma se ti impegni e ottieni risultati concreti ogni giorno, allora riesci a tenere lo stress sotto controllo. Perché ottenere risultati è il modo migliore di aumentare la tua autostima.

Se invece un lavoro già ce l’hai, il tuo problema è probabilmente opposto: lavori troppo e questo ti fa salire lo stress. Oppure, sei in un ambiente stressante. Partiamo da questo secondo tipo.

Se il tuo lavoro ti stressa a prescindere dall’orario (può essere a causa del capo, dei colleghi, di quello che fai, etc), la soluzione è più semplice di quella che credi: cambia lavoro.

No aspetta, non consegnare ancora la tua lettera di dimissioni. Grave errore.

Lo sapevi che i datori sono più propensi ad assumere persone che hanno già un lavoro? È la riprova sociale: se io ho già un lavoro significa che sono bravo in quello che faccio, e già qualcuno mi sta pagando per farlo. Quindi risulto automaticamente più allettante agli occhi del nuovo datore. Usa il tuo tempo libero per cercare un altro lavoro: alzati presto la mattina, manda email di sera, fai telefonate, usa il networking.

Se il tuo problema è il troppo lavoro, allora il problema è di mentalità. E probabilmente sei un autonomo. Ci è stato insegnato che lavorare bene significa lavorare tanto, che è l’unico modo per guadagnare di più (che in Italia, ormai, significa galleggiare appena sopra la soglia della sopravvivenza) è lavorare di più. Ma non è vero: lavorare bene significa massimizzare l’efficienza, non lavorare tanto.

L’efficienza è il rapporto fra stipendio netto e ore di lavoro. Quindi lavorare tanto significa, in molti casi, lavorare male. Se sei un professionista o hai una piccola azienda, è tua responsabilità concentrarti solo su quegli aspetti che massimizzano il tuo profitto a parità di ore di lavoro. Il time management per te è particolarmente importante. Tieni una tabella in cui segni in che modo suddividi la tua giornata lavorativa: noti qualcosa di strano?

Con buona probabilità, ti accorgerai che stai sprecando tempo in attività accessorie, attività a valore aggiunto vicino allo zero. In queste condizioni, ci credo che riesci a mala pena a tirare avanti. La strategia che uso io è:

  • Faccio una lista dei compiti più importanti, quelli a valore aggiunto maggiore, e li metto in ordine dal più alto (importante) al più basso.
  • Parto dal primo, poi passo al secondo, e così via.
  • Se c’è qualcosa che devo assolutamente fare ma è in basso nella lista delle priorità, lo faccio fare a qualcun altro.

(questo è un framework che puoi usare in tutta la tua vita, non solo nel lavoro: parti dalle cose più importanti, non da quelle inutili)

Questa è la mentalità che separa il professionista dall’imprenditore: il professionista fa tutto da sé, l’imprenditore delega le cose meno importanti agli altri. Il tempo è una risorsa come il denaro, e se stai sprecando tempo in compiti che ti portano solo stress e zero valore aggiunto, allora stai sprecando soldi.

Impara a gestire la tua azienda o attività con questa mentalità, e avrai già fatto un bel passo avanti per risolvere lo stress. Quando hai un problema non lamentarti, cerca soluzioni. Sii creativo, non seguire la massa.

3 – Stress politico

È lo stress di chi segue la politica. Un po’ in tutto il mondo immagino, ma l’Italia è come al solito messa peggio degli altri. Ti riassumo il concetto con le parole di Maccio Capatonda:

E c’è una grande verità: seguire la politica è uno stress. Non puoi fare niente per cambiare certe cose, quindi perché preoccupartene? Io ho eliminato questa costante fonte di stress scegliendo di non guardare più la TV (tanto, Sky a parte, ci sono solo schifezze), ed evitando qualsiasi fonte di informazione su cronaca e politica.

Perché anche la cronaca è inutile. Cosa me ne frega a me di sapere chi ha ucciso chi, o di qualche gossip? I telegiornali, ormai parlano solo di queste cose. Se c’è qualche evento geopolitico importante lo vengo comunque a sapere, e lì posso decidermi di informarmi per conto mio da fonti più autorevoli e obiettive dei giornalisti italiani, e con dei libri piuttosto che con le notizie distorte dei TG.

4 – Stress tecnologico

stress tecnologia

Questo è un tipo di stress subdolo, perché non è facile riconoscerlo e non si manifesta così prepotentemente nella tua vita. Ma è comunque una forma di stress, o meglio, è un malessere che peggiore la qualità della vita senza che tu te ne accorga.

Lo stress tecnologico sorge quando sei troppo avvolto nel benessere, e perdi il contatto con la natura e il mondo che ti circonda. Il corpo umano ha bisogno dei suoi spazi, dell’aria aperta e di un po’ di attività fisica. Se ti dimentichi di questo aspetto vivrai in uno stato di costante malessere: non abbastanza acuto per obbligarti a muovere le chiappe, ma sufficiente per peggiorare la qualità della tua vita.

Risolvere questo tipo di stress è facile: cerca di fare qualcosa ogni giorno. Esci, vai a correre, fai sport. Se riesci, una volta a settimana fai qualche gita fuori porta. È un toccasana sia per la mente che per il corpo.

5 – Stress sociale

stress sociale

Lo stress sociale è tipico di chi non ha il circolo sociale che vorrebbe, o per meglio dire, degli introversi che ancora non hanno imparato ad accettarsi.

L’introversione è un tratto genetico, non una parte del carattere che può essere modificata. Cercare di cambiarlo è come cercare di cambiare sesso, non è qualcosa che puoi fare a tua discrezione. Per questo se sei introverso e non riesci ad accettarti, lo stress sociale sarà sempre un problema per te: non avrai mai un milione di amici, e per certi versi, è meglio così. Non sarai mai un animale da discoteca, e le situazioni altamente sociali ti faranno sempre sentire a disagio.

Ma l’introversione ha anche dei suoi punti di forza. Ad esempio le tue amicizie non sono tante in numero, ma “tante” in qualità: stringi dei rapporti più stretti con le persone che conosci, le tue amicizie sono più profonde. Altri vantaggi dell’introversione sono la capacità di ascoltare, il focus nello studio, la concentrazione… E molti, molti altri.

Il rimedio per questo tipo di stress è l’accettazione: smetti di sentirti inferiore a un estroverso nei rapporti sociali, perché avete due metri di giudizio diversi. L’estroverso è peggio di te in molte altre cose.

E nel mio prossimo libro, che riguarderà proprio come vivere bene da introverso, parlerò esattamente di questo. 🙂

15 Aprile 2015

Ecco come il tuo inconscio sceglie al posto tuo: gli 8 eroi

Francesco Cracolici Crescita personale 37 Comments

I cani (si, io e Stefano siamo fissati con i cani) sono la versione addomesticata dei lupi.

Non proprio tutti, ma in linea di massima le razze canine hanno come antenato il lupo.

Nella preistoria poteva capitare che alcuni lupi con un’indole molto docile si avvicinassero agli uomini per mangiare i loro avanzi.  Se questi lupetti erano così tanto buoni da farsi “addomesticare” dagli uomini, diventavano parte della tribù e fedeli aiutanti. E con il passare delle ere si sarebbero trasformati nei nostri cani.

Non tutti i lupi però si facevano addomesticare, alcuni erano troppo aggressivi e “dominanti” per stare alle regole degli uomini e preferivano morderli. Fin qui niente di nuova, ma continua a leggere per il colpo di scena...

Infatti  i lupi, come tutti gli animali che vivono in branchi, hanno un problema:

  • Se ci sono troppi lupi mansueti allora il branco è inefficente
  • Se ci sono troppi lupi aggressivi finisce che si litiga in continuazione.

Per questo motivo madre natura, o la selezione naturale, ha fatto in modo che, durante il primo anno e mezzo di vita, ogni lupo avesse sempre solo una di queste due attitudini.

  1. I lupi con una pulsione naturale per il comando, quindi aggressivi e diffidenti.
  2. I lupi a cui sta bene l’essere comandati, quindi più mansueti e amichevoli.

La stessa identica cosa avviene negli umani: nel corso della nostra vita sviluppiamo un’indole precisa, per ricoprire un ruolo ideale nella vecchia tribù degli uomini.

In pratica funziona così: ognuno di noi ha in testa un eroe e per tutta la nostra vita il nostro unico obiettivo, in ogni nostra scelta, è quello di assomigliare il più possibile a lui.

A livello inconscio, ogni volta che dobbiamo compiere una scelta ci chiediamo: questo mi aiuterà a diventare il mio eroe?

Ci sono in totale otto tipi di eroi, e ognuno di noi si identifica con uno di questi.

Proprio come i lupi, per garantire che i “branchi di umani” fossero equilibrati, con il giusto numero di leader e il giusto numero di seguaci, la natura ha fatto in modo che ognuno di noi avesse il bisogno di ricoprire uno di questi otto ruoli.

“Il mondo è bello perché c’è un solo Dalì, un solo Picasso ed un solo Einstein. Se ci fossero 300 Dalì, Picasso, e Einstein il mondo sarebbe un inferno”
– Salvador Dalì

E no, non è una teoria ignota o che ho inventato io, è una delle basi della cultura contemporanea. Questa teoria la insegnano:

  • A tutti gli sceneggiatori di serie tv, fumetti e film. Se non ne sei al corrente difficilmente verrai assunto
  • In molte tra le scuole di vendita più famose del mondo
  •  Nelle più grandi agenzie pubblicitarie degli Usa.

E’ molto probabile che leggendo ti riconoscerai in almeno uno degli otto eroi. E no, non c’è ne uno migliore di altri, e nemmeno uno più scarso, si tratta di pulsioni diverse che sono scritte nel nostro DNA.

1 – I 4 membri Alfa

I primi 4 eroi che ti sto per fare vedere hanno una naturale propensione al comando. Le persone con questo tipo di “archetipo” in testa non hanno problemi a farsi valere, o a mettersi in mostra, anche a costo di litigare. Si concentrano sempre sul loro obiettivi e sopratutto raramente parlano di quanto hanno “faticato”. Solo il 25% circa delle persone ha in testa uno di questi eroi.

In ogni serie TV di successo, dagli anni 70 in poi (anche italiana) se ci sono 4 protagonisti ognuno di loro rappresenta un Eroe.

Anche A team

 

2 – I 4 membri Beta

A differenza dei primi questi non hanno ambizione di comando, o di superare chi gli sta attorno, preferiscono stare più tranquilli.  Proprio come i lupi più docili stanno bene con tutti, non litigano quasi mai, anche se hanno qualche problemino in più  nel fare scelte. Gli Alfa si concentrano sul risultato, i Beta sul processo. Per fare un esempio, se chiedi a qualcuno “come va all’università?”

  • Un Beta si concentra sul processo, quindi ti dirà “studio tanto”
  • Un Alfa si concentra sul risultato quindi ti dirà ” Ho dato 3 esami”

Ti ripeto che non c’è nulla di male nell’essere Alfa o Beta, vediamoli nel dettaglio

Alfa 1: Il comandante

Alcuni di noi hanno una pulsione naturale per cercare di essere sempre i migliori. L’obiettivo di chi ha un eroe “comandante” è quello di essere il migliore, di avere prestigio, di farsi valere sempre e spesso non accettano di avere torto.

La paura di queste persone è quella di essere inferiore agli altri, di essere superato e battuto, e nella preistoria queste persone erano i capi-tribù.

ALFA 2: La Lady Gaga

La neo-regina del pop una volta ha indossato un vestito fatto di carne, praticamente è unica. Le persone di questa categoria hanno sempre accanto un eroe che impone di essere unici.

Non temono le novità, la loro più grande paura è essere comuni, indistinguibili, vogliono essere diversi dagli altri a tutti i costi. Non migliori, ma unici. Nelle nostre antiche tribù queste persone erano quelle che sperimentavano tutto ciò che potevano, e spesso erano gli “originali” e per via della loro imprevedibilità erano spesso i capi delle varie tribù.

Alfa 3: I 30 e lode

Alcune persone studiano per il piacere di sapere e se il tuo Eroe è un 30 e lode sei uno di questi. Il loro Eroe vuole dimostrare al mondo di essere all’altezza e l’unico modo che ha per farlo è far vedere quante cose sa. Deve far vedere al mondo che la sa lunga.

Gli interessano i dettagli, sa e dimostra di sapere, e ha una sola grande paura: non essere abbastanza preparato; nella tribù questo individuo era uno studioso, oppure un inventore.

Alfa 4: Il signor Scrooge.

In “Xmas Carol” di Dickens il protagonista è il signor Scrooge, ovvero uno ricco ma ancor più tirchio. Se il tuo eroe è Scrooge vuol dire che non hai problemi a fare sacrifici per una causa superiore, e il tuo fine principale è risparmiare in vista di qualcosa di più importante.

Questi erano i guerrieri della tribù, quelli che, pur di difendere il proprio popolo, passavano notti insonni e pasti a base di vermi. Oppure organizzavano le risorse dell’accampamento.

Beta 1: L’orso abbraccia tutti

Passando a coloro che non hanno più l’istinto del comando, il primo è l’orso abbraccia tutti. L’obiettivo di questa persona è fare tutto in funzione delle persone che ama e vuole bene. Se compie una scelta vuole che questa vada a vantaggio di chi gli sta vicino. Praticamente il partner perfetto. 🙂

Beta 2: L’insicuro

La maggior parte delle persone ha questo Eroe impresso in testa, e la sua più grande paura è sbagliare, è essere insicuro. Così compiono una scelta solo se sono sicuri al 500% che non sia un flop. Se non riconosci l’eroe di qualcuno è molto probabile che sia un insicuro.

Beta 3: Quello della sveglia alle 13

Lo stimolo di questa persona è quello di esser comodo e tranquillo. Nessuno problema, nessuna preoccupazione e nessuna bega: questo è il suo ideale.

Hakuna Matata, insomma.

Vuole diminuire al minimo i suoi problemi e ha paura delle cose troppo complesse da fare.

Beta 4: Il risparmiatore

Questo tipo di persona è legata al risparmio. Non si tratta di qualcuno che vuole tanti soldi, ma di uno che fa di tutto pur di non perdere i suoi. Ha una sola paura: perdere le sue risorse.

Conclusione

Ok abbiamo finito, ci tengo a dirti che, anche se molte persone hanno due o più eroi, c’è sempre uno preponderante.

La prossima volta che incontri qualcuno, allenati a capire subito se si tratta:

  1. Di un Alfa che ha una tendenza ad essere leader
  2. Di un Beta a cui non importa di essere leader
  3. Se non ha assolutamente alcun problema nel fare sacrifici per una causa più grande è uno Scrooge
  4. Se noti che ha qualcosa di molto originale che lo distingue è un Lady Gaga
  5. Se vuole emergere attraverso la sua conoscenza è un 30 e lode
  6. Se il suo obiettivo è essere il più figo stai certo che è un Comandante
  7. Se fa tutto in funzione dei suoi cari SPOSALO
  8. L’eroe della maggior parte delle persone è uno che desidera solo la sicurezza
  9. Se odia le cose complicate è un comodista
  10. Se è disposto a tutto pur di risparmiare qualche soldo è un risparmiatore

Ogni volta che capisco l’eroe di chi mi sta di fronte, mi basta allinearmi a come ragiona per subito entro nelle sue grazie.

Divento meritevole di fiducia, affascinante e sopratutto la gente mi segue.

Per questo ti propongo una sfida: per la prossima settimana allenati a riconoscere gli Eroi di almeno 10 persone, e in ben che non si dica sarai il più simpatico che abbiano mai visto.

E tu in quale profilo ti riconosci? Fammelo sapere qui sotto nei commenti! 🙂

8 Aprile 2015

Come eliminare l’information overload dalla tua vita

Stefano Crescita personale 18 Comments

Il comfort moderno ti sta uccidendo.

I nonni dicevano “il troppo storpia”: quando hai troppo di qualcosa, per quanto bello possa essere, inizia a perdere il suo valore/bellezza/efficacia.

Puoi mangiare una porzione di polenta con funghi e gorgonzola, ne puoi mangiare due, ne puoi mangiare tre, se sei un eroe ne mangi quattro. Ma alla quinta, come minimo corri in bagno.

polenta
Ma ne sarà valsa la pena.

Stai vivendo nel mondo del troppo: troppo cibo ti intasa le arterie e ti ammazza più veloce delle Marlboro. Troppo lavoro ti tira su lo stress finché non ti scatta l’ictus. Troppe cose “a portata di mano” ti alienano dal mondo e ti fanno dimenticare i piccoli piaceri della vita.

E sì, troppe informazioni ti bloccano dall’azione. Quell’azione di cui hai bisogno per avere successo nella vita.

Ho già parlato di questo argomento, in maniera limitata, quando ho scritto perché dovresti leggere pochi libri.

Oggi affrontiamo l’argomento di petto e parliamo di un problema che io ho avuto per anni, e molti lettori mostrano tutti i sintomi della sindrome.

Cos’è l’information overload

Il cervello umano, mannaggia a lui, ci mette qualche milione di anni per evolversi in maniera sostanziale. La tua mente si è evoluta quando c’erano le riunioni della tribù al posto di Sky TG 24, e graffiti sulla roccia al posto delle foto dell’iphone su Instagram.

È quindi abituato a processare un numero limitato di informazioni, e processarle bene. Se aumenti la mole di dati da elaborare in poco tempo, il tuo cervello non ha le risorse per gestirli adeguatamente.

Inconsciamente ogni essere umano è programmato per ricercare la novità, le informazioni, la conoscenza. Quando impari qualcosa di nuovo, il tuo cervello rilascia endorfine (l’ormone della felicità) per ricompensarti. Anche se quel “qualcosa di nuovo” è inutile. Ecco perché ti porti l’iphone in bagno: sei alla ricerca di nuovi stimoli e informazioni.

In epoca antica, questo comportamento era sacrosanto: le informazioni erano poche e difficilmente reperibili, potevano fare la differenza fra la vita e la morte. Ma oggi? Non proprio. Anzi, troppe informazioni fanno male.

Come capire quando sei drogato di informazioni

Visto che apprendere rilascia endorfine, l’informazione crea dipendenza come le sigarette. Non riesci a staccarti dal TG, guardi un documentario del National Geographic dietro l’altro, leggi libri di crescita personale a nastro senza fermarti a pensare al perché lo stai facendo.

Hai un problema di information overload quando controlli le email ogni dieci minuti, prendi il telefono a ogni whatsappata, vai su Facebook appena ti svegli perché cavolo non puoi perderti nemmeno un post in bacheca, dividi la tua attenzione su troppe cose contemporaneamente (il pericoloso multitasking).

Per dare una definizione in una riga:

Hai un problema di information overload quando l’accumulo di informazioni è fine a sé stesso.

Attenzione, qui sto parlando di lavoro e crescita personale, non di tempo libero: se la sera per rilassarti ti guardi History Channel non stai facendo niente di sbagliato, finché sai che fa parte del tuo tempo libero. I problemi arrivano quando:

  • Continui a interrompere il tuo flusso lavorativo per controllare Facebook/Twitter/TGcom/whatsapp.
  • Leggi un libro di crescita personale (o altro argomento), e passi al prossimo senza pensare a come implementare quelle strategie nella tua vita.
  • Continui a studiare e ricercare informazioni su un argomento, senza mai fare esperienza pratica.
  • Non sai resistere al fascino del nuovo, indipendentemente dalla sua utilità.
  • Vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime notizie di un particolare settore.
  • Pensi che “informarsi” equivalga a “crescere”.

Questi sono i segnali di pericolo più comuni.

Il problema è che molte persone che soffrono di information overload non se ne rendono conto, perché hanno la mentalità del “imparare qualcosa di nuovo va sempre bene”. No.

Imparare qualcosa di nuovo va bene nella misura in cui migliora la tua vita in qualche modo. Può essere un aggiornamento sul tuo lavoro che ti permette di fare meglio nella tua attività, un libro di crescita personale che le cui tecniche ti aiutano a diventare una persona migliore e più felice, strategie per dormire meglio che applichi ogni giorno.

Come combattere l’information overload

Puoi combattere l’information overload in 3 passi:

1 – Screma l’informazione fine a sé stessa

Prima di investire tempo in qualcosa, chiediti: in che modo quello che sto per imparare migliorerà la mia vita in modo concreto?

Nota l’enfasi sul “modo concreto”: significa che le risposte ariose del tipo “mi farò una cultura generale più forte” o “potrebbe servirmi in futuro” non contano. Questo tipo di informazioni possono essere un “passatempo”, non un “investimento”. Un investimento (anche di tempo), per essere tale, deve avere dei risultati concreti e misurabili.

Se non riesci a risponderti a questa domanda, significa che sei vittima di information overload: accumuli informazioni senza un piano preciso, senza sapere in che modo ti torneranno utili.

Sei libero di farlo, se ti piace, nel tuo tempo libero. A me piace l’astronomia, e passo il mio tempo libero a leggere libri di meccanica quantistica perché sono appassionato della materia. Ma sono consapevole che sto leggendo questi libri per diletto, non come investimento sul mio futuro. Non voglio diventare un astronauta.

Il classico esempio è la casella email: ti iscrivi a decine di newsletter, e non ne leggi manco mezza (tranne Mindcheats). Quello è information overload: ricevi informazioni che non userai mai, sono una perdita di tempo. Cancellati da quelle newsletter (tranne Mindcheats).

2 – Metti in ordine le priorità

Già facendo questa prima scrematura ti toglierai un sacco di attività succhia-tempo che non ti stanno portando benefici. Ma la strada è ancora lunga.

Ora prendi le fonti di informazione che ti rimangono, e chiediti: quali sono quelle più importanti per il mio successo e la mia felicità? Mettile in ordine dalla più importante alla meno importante.

Questo lo stai facendo perché non importa quanto scarti, ci saranno sempre, sempre e ripeto SEMPRE più informazioni di quelle che riuscirai mai a elaborare e interiorizzare. Se vuoi diventare un esperto del black jack, ci sono più libri sul black jack di quanti ne riusciresti mai a leggere in tutta la tua vita.

Abbandona l’idea di imparare tutto quello che puoi sapere: non succederà mai. Non perché sei stupido, ma perché le informazioni vengono prodotte a un ritmo mille volte superiore a quello che ci metteresti tu a studiarle. Stare al passo è impossibile.

Prendila con filosofia: fai una lista delle priorità, e rassegnati al fatto che alcune cose non le saprai mai. Non intercetterai tutte le novità del mondo, pazienza. Non ti servono.

Gli esperti del marketing sono bravi a farti desiderare la novità. Il nuovo film de Lo Hobbit, il nuovo iPhone 6 ancora più grosso, questo articolo in promozione super-mega che scade fra 24 ore.

Ma indovina un po’? Non te ne fai una cippa. Vivrai bene uguale (anzi, meglio).

Ora sei pronto per l’ultimo passo…

3 – Segui la Regola Aurea

Ecco un sintomo dell’information overload: passi così tanto tempo a informarti, che non te ne rimane per mettere in pratica quello che hai imparato.

Eppure, l’accumulo di informazioni dovrebbe essere solo in funzione dell’azione. Dell’applicare le strategie imparate, testarle sul campo e adattarle alla tua situazione personale. Perché qualsiasi strategia va adottata per i suoi principi generali, ma spesso ci sono delle piccole modifiche personali da fare. È la differenza che passa fra la teoria e la pratica.

Per questo uno dei miei articoli preferiti è quello sulla Regola Aurea della crescita personale, che ti consiglio di leggere ora. Parafrasandola per l’information overload, la Regola Aurea dice che:

Per ogni due minuti che spendi a ricercare e immagazzinare informazioni, devi passarne almeno uno a usarle in maniera concreta. Semplicemente seguendo questa regola, ti obbligherai a ridurre l’information overload. Con il tempo chissà, fare qualcosa di concreto potrebbe iniziare a piacerti. 😉

4 (bonus) – Butta via

L’abbiamo commesso tutti questo errore: per un periodo nella nostra vita tutti siamo stati vittime dell’information overload, e abbiamo accumulato robaccia. Questa può essere robaccia fisica (oggetti inutili acquistati) o digitale (iscrizioni a newsletter, corsi online comprati). Questo è un freno psicologico che ti crea confusione mentale, e quando sei confuso risolvere l’overload di informazioni è impossibile. Devi prima di tutto avere le idee chiare.

La mia regola, come ho spiegato in questo articolo, è: se non lo usi da 6 mesi, allora buttalo. Ci sono delle eccezioni? Sì. Ma sono la regola? Per definizione, no. Un esempio di eccezione: hai uno scantinato pieno di cose che ti servono per lavoro, e a volte passano mesi prima che ti servano di nuovo. Di altre eccezioni ce ne sono poche, a parte i costumi da bagno (e altri indumenti stagionali).

Ma se un capo non lo usi per tutta la stagione? Allora buttalo.

È uno spreco, dirai. No, ti rispondo. Perché in questo modo imparerai che non tutti quello che compri ti serve. E con il tempo, imparerai a non riempirti di roba inutile. E non dovrai buttare più niente.

Per l’overload digitale, io mi impongo una regola: non compro un nuovo prodotto finché non ho spremuto al massimo quello precedente. Nel tuo caso, se hai una pila di corsi che fanno polvere nella libreria virtuale, non comprarne di altri finché non li hai finiti tutti nel modo intelligente.

Dove per modo intelligente intendo: seguine uno, e applica i consigli a pieno prima di passare al successivo.

Segui queste semplici regole, ed eliminerai l’information overload dalla tua vita.

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