Come essere alternativo (in maniera intelligente)
Ti sei mai fermato a guardare i pantaloni della gente?
Io ogni tanto lo faccio. Mi fermo in mezzo alla strada, e guardo i pantaloni che portano le persone.
E sai cosa noto ogni singola volta? La maggior parte sono jeans. Di vario tipo, colore, pesantezza, forma. Ma sempre jeans sono. Poi guardo in basso, e vedo che i jeans li sto portando anch’io (di solito). Eppure io andrei in giro in tuta tutto il giorno. Ah, il potere delle norme sociali…
E ogni singola volta, penso a quelli che si sentono tanto alternativi a portare dei jeans leggermente diversi (tipo quelli strappati). Che farebbero poco alternativo anche se venissero indossati da dieci e non dieci milioni di persone sul pianeta, tanto sono banali.
È a quel punto che ogni tanto mi chiedo: in quali ambiti della tua vita le norme sociali e le abitudini impediscono di raggiungere i risultati che ti eri promesso (e che saresti potenzialmente in grado di raggiungere)? Perché finché si tratta di mettere i jeans al posto della tuta okay, non muore nessuno. Ma se il problema fosse più esteso di questo? Se coinvolgesse altri ambiti della tua vita?
Risposta sintetica: sì, lo è. E sì, lo fa.
Ed ecco il perché.
Come essere alternativo (senza essere stupido) – Istruzioni per l’uso
L’alternativo “classico”, io, lo sopporto poco.
Essere punk con i capelli viola era più o meno alternativo ai tempi dei Sex Pistols, ma oggi? È una moda con la quale identificarsi, un altro modo per uniformarsi alla massa. Così come i tatuaggi: esistono da millenni, pure mia mamma ne ha tre. Di alternativo hanno poco.
Ora, non sto dicendo che non dovresti farti la criniera viola o un tatuaggio, se è questo ciò che vuoi. Basta che poi non vai in giro a dire di essere un alternativo DOCG.
Ma non temere, essere alternativo (senza contraddirsi) è ancora possibile. L’unico problema è questo: non puoi essere alternativo e uniformarti alla massa allo stesso tempo. Lo so, sembra una cosa banale, ma i “marchi alternativi” cercano di far passare il messaggio contrario: puoi essere alternativo, e allo stesso tempo identificarti con un gruppo che la pensa esattamente come te. Wow, botte piena e moglie ubriaca!
No, essere alternativo significa essere solo. Ed è per questo che il primo consiglio è…
1 – Non puoi essere alternativo in tutto
È per questo che non puoi essere sempre alternativo in tutto quello che fai. Dovresti ritirarti in qualche rifugio di montagna (costruito da te) sul vulcano Hekla, in Islanda.
Rifiutare tutto quello che è globalizzato significa prendere il computer con il quale stai leggendo questo articolo e lanciarlo dalla finestra, buttare qualche verdura del tuo orto in una sacca, e andartene per sempre.
Uniformarsi non è sbagliato, perché la coscienza collettiva spesso ci azzecca e migliora le condizioni di vita di tutti. Devi differenziarti solo in alcuni aspetti, quelli che ti permettono di raggiungere i tuoi obiettivi. Quali sono questi aspetti?
Tutto inizia dal Manuale Anti-Confusione, la tua risorsa principale per raggiungere gli obiettivi. Quando hai definito il tuo percorso di sviluppo personale, chiediti: in che modo devo differenziarmi, essere unico e alternativo, per raggiungere i miei obiettivi primari e secondari? E questo mi porta al secondo punto…
2 – Ecco come e quando dovresti essere alternativo
Molte persone sono alternative perché va di moda, è un comportamento fine a sé stesso.
“Sono alternativo perché voglio esprimere la mia individualità, essere diverso dagli altri”
Wow, bel controsenso, campione.
Se l’unico modo che hai di essere alternativo è seguendo certi comportamenti che ti danno questa etichetta, allora c’è qualcosa che non va.
Il mio consiglio: parti dai tuoi obiettivi, parti da quello che ti rende felice, non da un’etichetta. Fai un percorso interiore nel quale trovi il tuo sentiero verso il successo e la felicità. Questo percorso significa uniformarsi? Va bene così. E se il tuo percorso personale ti porta ad essere veramente alternativo, a seguire una via diversa e unica? Va bene uguale.
Più spesso, è un mix fra i due: a volte devi seguire gli altri, a volte devi essere unico e alternativo. Facciamo un paragone.
Mettiamo che tu parta da Milano e voglia arrivare a Bassano del Grappa. È il tuo obiettivo finale. La strada più intelligente sarebbe prendere l’autostrada da Milano a Vicenza, poi imboccare la strada di montagna per arrivare a Bassano.
Se seguissi solo l’autostrada ti dovresti fermare alla città più vicina, ossia Vicenza. In altre parole: avvicinarti al tuo obiettivo senza raggiungerlo. Ma se decidessi di evitare del tutto l’autostrada e prendessi solo le stradine minori (essere 100% alternativo), allora ci metteresti un sacco di ore in più a raggiungere Bassano.
L’autostrada è la via più trafficata, quella dove tutti si uniformano in modo noioso: se tutti si uniformano, un motivo magari c’è: si vede che è la strada più veloce ed efficace. Ma a un certo punto dall’autostrada devi uscire, perché altrimenti non arriverai mai al tuo obiettivo finale e dovrai fermarti alle città maggiori.
3 – Non pensare in termini di “uniforme” e “alternativo”
Già solo dividere il mondo fra uniforme e alternativo è sbagliato. È una distinzione fittizia, che non ha senso. Sono concetti variabili, che si modificano con il tempo e nello spazio. Due esempi:
- Nei primi anni ’90, avere un indirizzo email e un sito internet era alternativo e all’avanguardia. Ora, chi non usa l’email è alternativo (e retrogrado).
- In Italia, mangiare tutti i giorni cibo tradizionale vietnamita è alternativo. In Vietnam, mangiare tutti i giorni cibo italiano è alternativo.
Quindi, smetti di pensare a come essere alternativo. Cosa te ne frega? Cosa ce ne ricavi? Piuttosto, pensa a come essere felice e raggiungere i tuoi obiettivi. Pensa alla strategie più efficace per avere successo nella vita. Poi esegui il tuo piano nella maniera più efficace possibile, a prescindere che questo ti porti a seguire una via principale o la stradina di montagna. Spesso, ti accorgerai che è un mix fra i due.
Un altro modo per dirlo è: per esprimere la tua individualità, devi prima uniformarti.
Almeno in parte.
Se rifiuti i supermercati, col cavolo che avrai il tempo di pensare a qualcosa che non sia procurarsi il cibo e altri bene di prima necessità. Se rifiuti il metano, col cavolo che avrai la voglia di raggiungere i tuoi obiettivi personali quando passi tutto il giorno a fare legna per scaldarti.
Per questo non mi fa ridere l’alternativo che va alla manifestazione in auto, di per sé. Significa che è un essere umano a cui piacciono alcuni comfort moderni. Mi fa ridere il fatto che pensi di essere alternativo in tutto e per tutto. Ma tu, ora, hai la mentalità e gli strumenti per fare di meglio.
Antonio
6 Maggio 2015 @ 15:00
Il ragionamento non fa una piega.
Stefano
6 Maggio 2015 @ 23:16
Si vero? 🙂
Ari
6 Maggio 2015 @ 15:18
Alle superiori mi sono infilata in un gruppo di “alternativi” perché ero stufa di chi mi voleva cambiare: non mi andava di seguire le mode idiote e volevo essere accettata per com’ero. Risultato: venivo comunque tagliata fuori perché mi piaceva vestirmi elegantemente e non ero particolarmente estrosa, quindi non ero abbastanza alternativa.
Lì mi sono resa conto che l’unico modo per essere alternativi è smettere di chiedersi cosa è alternativo e cosa no, ed essere semplicemente chi si vuole essere. Inutile definirti alternativo e tollerante se in fondo segui anche tu un codice rigido!
Stefano
6 Maggio 2015 @ 23:19
La storia del “non abbastanza alternativo per gli alternativi” è vecchia come il mondo, e mi fa sorridere ogni volta. La filosofia dell’infischiarsene, invece, non sbaglia mai 😀
Massimo Calvo
6 Maggio 2015 @ 16:45
Chiaro e divertente. Però per andare a Bassano dopo Vicenza si prende la Valdastico e si arriva in un attimo……
Stefano
6 Maggio 2015 @ 23:18
Massimo.. C’hai ragione..
Alessandro
7 Maggio 2015 @ 12:24
Ottimo articolo come sempre, ma… Bassano non è in montagna… siamo a 120 metri sul livello del mare… praticamente come Milano…
juno
7 Maggio 2015 @ 13:29
Questo è il mio primo commento, ma l’articolo è un piccolo capolavoro!!:) Una domanda: secondo te lo stesso discorso vale per i social network (facebook in primis)?..a volte ho molte difficoltà nello spiegare le ragioni non del mio essere “alternativa”-non sono “contro”, per intenderci- ma semplicemente le mie esigenze vengono soddisfatte da altri social…è un ragionamento semplice o “alternativo”?
Gianluca
7 Maggio 2015 @ 14:40
Ho sempre pensato che anche il voler a tutti costi viverla da “alternativo” sia sempre, in fin dei conti, conformarsi ad un qualcosa. E dal momento che non mi piace molto il conformismo quando vedo gli uni (chi FA l’uniformato) e gli altri (chi FA l’alternativo), mi scappa sempre da ridere. Condivido in pieno che in fondo uniformati ed alternativi lo siamo tutti, più o meno in diverse misure. Se è solo questione di abbigliamento, credo che da esso traspaia il nostro modo di ESSERE senza nessuna preoccupazione. Grazie per l’articolo!
lanfranco
7 Maggio 2015 @ 14:45
Se per qualcuno essere alternativi è un obiettivo allora io gli suggerirei di essere se stesso, questo vuol dire essere alternativi
Anonimo
7 Maggio 2015 @ 20:33
Esatto!chi può mai essere più alternariva di me dal momento che sono una sola nel mondo? Io ho sempre sostenuto di non appartenere a nessuna categoria e mi fanno ridere quelli che si sforzano a darmi un etichetta!
Antonio
8 Maggio 2015 @ 13:12
Hai perfettamente ragione. Oggi se vuoi essere alternativo ( ma anche ieri ) è cercare di ragionare con la tua testa, e pensare cosa è giusto per te. Il vero alternativo è quello che riesce a stare in mezzo agli altri e fare quello che ritiene più giusto ed essere se stesso, senza pensare a cosa è alternativo e non. Se devi pensare di essere alternativo non sei un alternativo DOC.
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3 Settembre 2015 @ 15:57
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