Imparare velocemente: questione di atteggiamento?
“Un esperto è una persona che ha commesso tutti gli errori che si possono commettere in un determinato campo”
Questo disse il famoso fisico Niels Bohr, Nobel per la fisica nel 1922. In questa frase è riuscito a catturare un importantissimo aspetto dell’apprendimento: l’errore è l’elemento da cui parte la conoscenza di nuovi campi. Sbagliando s’impara, per dirlo in parole semplici. Adesso non è solo la conoscenza popolare a dirci quanto sia importante sbagliare, ma anche un esperimento scientifico.
L’esperimento
L’esperimento è stato condotto da un team di scienziati capitanati da Jason Moser nell’università del Michigan, Stati Uniti. Oltre a dimostrare l’importanza dell’errore, gli studi di Moser sembrano indicare che la capacità di imparare velocemente sia determinata in buona parte dall’atteggiamento che si ha verso i propri fallimenti.
Ok, bene, cos’è successo in questa ricerca? Prima di tutto serve un po’ di teoria. Tutti sbagliamo, e fin qui nulla di strano. Non tutte le persone reagiscono in maniera uguale all’errore appena commesso, e anche qui niente di nuovo sotto il sole. Tuttavia, ogni persona elabora gli sbagli in due fasi distinte: entrambe possono essere misurate tramite l’elettrocenfalogramma.
La prima fase inizia 50 millisecondi dopo aver sbagliato qualcosa, si sviluppa all’interno della corteccia cingolata superiore (quella che regola l’attenzione), ed è chiamata ERN (error-related negativity). L’attivazione di questa parte della corteccia è involontaria, ed è in buona sostanza indipendente dalla volontà della persona. La seconda fase (error positivity, o PE) inizia invece dopo, da 100 a 500 millisecondi dopo che l’errore è stato commesso. Essa si attiva quando iniziamo a prestare attenzione all’errore e ci interroghiamo sul fallimento.
L’esperimento dava un semplice compito ad un gruppo di volontari, sempre collegati all’encefalogramma: riconoscere la lettera centrale in un insieme di 5 lettere. In una sequenza come MMNMM, quindi, la risposta corretta è N. L’esercizio è molto semplice ed intuitivo, ma anche per colpa della sua noiosità è facile sbagliare di tanto in tanto.
La parte interessante arriva dopo: è stato notato che alcuni soggetti miglioravano le prestazioni con il tempo e alzavano la concentrazione ad ogni errore riconosciuto, mentre altri si mantenevano ad un livello costante (o addirittura decrescente) dall’inizio alla fine. Osservando i dati raccolti, si sono osservate due interessanti caratteristiche che accomunavano tutti i volontari che avevano dimostrato di saper imparare velocemente:
- La prima fase (ERN) è più accentuata, segno che si reagisce in maniera più forte all’errore;
- La seconda fase (PE) è più lunga, segno che si passa più tempo a chiedersi cosa può essere andato storto.
Imparare velocemente: l’atteggiamento corretto
Tutto molto bello fin qui, ma a cosa può servirti questo esperimento per migliorare nella vita quotidiana? Altri esperimenti hanno già dimostrato che la discriminante che decide come la mente reagirà all’errore è principalmente una: la psicologia, e più in dettaglio l’atteggiamento.
In poche parole, l’esperimento ha osservato la reazione all’errore di due gruppi di bambini: dopo un semplice test preliminare ad un gruppo è stato detto che erano molto intelligenti, all’altro che si erano impegnati molto. Un secondo test, questa volta più difficile, diede dei risultati sorprendenti: coloro che si erano sentiti lodare l’intelligenza si impegnavano poco e non davano segno di imparare dagli errori, mentre quelli che secondo il giudizio precedente si erano impegnati molto continuavano a migliorare! E nel primo test preliminare non c’erano differenze di intelligenza fra i due gruppi.
Prima deduzione: il classico “è intelligente ma non si applica” è fra le cose peggiori che si possano dire ad un bambino: si sentirà appunto intelligente, e non avrà più nessuno stimolo per applicarsi (anche per paura di sbagliare). Insomma ci si siede sugli allori, e questo non succede solo ai bambini!
Torniamo a noi: qual è l’atteggiamento che bisogna avere per imparare velocemente le lezioni della vita? La risposta è una: analisi dell’errore! Non è assolutamente vero che certe persone sono geneticamente meglio predisposte ad imparare, mentre altre sono destinate a fallire. Questo è un atteggiamento demotivante, una scusa che il cervello si crea per scaricare la colpa su un fattore estero (la sfortuna, la genetica) invece che ammettere la sconfitta.
Come ho già scritto in diversi articoli precedenti, al cervello non piace sbagliare. Cerca scuse in ogni dove: lo fanno tutti, perché (questo sì) è un fattore genetico e immutabile. Ma come dimostrato ampiamente dagli esperimenti, basta solo una parola per passare da un atteggiamento squisitamente autosabotativo ad uno più costruttivo, adatto a migliorarsi giorno dopo giorno.
Convinciti di avere le capacità necessarie per potercela fare, che l’obiettivo che ti sei prefisso è raggiungibile, questo è il primo passo per migliorare. Probabilmente quando hai letto il titolo hai pensato all’apprendimento classico, ovvero come imparare velocemente a scuola o sui libri: vediamo come applicare questo principio allo studio. Bene, anzitutto trova un obiettivo: e dammi qualcosa di motivante, qualcosa che ti faccia sentire un’emozione! Un “devo prendere almeno 28 all’esame altrimenti sono rovinato” è da escludere: la paura può creare motivazione, okay, ma di sicuro non è l’atteggiamento adatto! Una volta trovata la tua motivazione, abolisci tutte le scuse: l’esperimento sopra citato dimostra che l’impegno è cento volte più importante dell’intelligenza innata. Una volta distrutte le scuse, il tuo cervello sarà più motivato: se fallisci la colpa è solo tua.
Lo disse Steve Jobs in uno dei suoi migliori discorsi di sempre: “Siate affamati. Siate folli”. Perché limitarsi allo studio? Ad esempio, io ero assai sovrappeso fino a pochi mesi fa. Poi mi sono dato un traguardo folle, uno che richiede un fisico perfetto e delle capacità di sopravvivenza in ambienti ostili. Inutile dire che serve una condizione fisica ottimale per arrivare al traguardo, e questo mi ha dato la motivazione per iniziare una dieta e un allenamento regolare. Ho iniziato a rendermi conto di tutti gli errori che stavo facendo, e così sono migliorato giorno dopo giorno.
Impegno significa provare, e provare significa sbagliare. Quando succede fermati un attimo, e a mente fredda ripensa al tuo errore, a come l’hai commesso e cosa puoi migliorare. Io lo faccio sempre: ormai per me è naturale analizzare gli errori, e questo mi porta sempre un passo più avanti.
Per motivarti a fare il passo iniziale, ti lancio una sfida: ripensa adesso ad un errore che hai fatto recentemente, descrivimelo in un commento a questo articolo e trova un modo per migliorare! Sei abbastanza motivato per iniziare subito? 😉
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Mauro
17 Ottobre 2011 @ 16:27
Gran bell’articolo Stefano!
L’ho sempre pensato anch’io che imparare fosse un questione di atteggiamento e mi ha fatto decisamente piacere leggere dell’esperimento sugli errori.
Molto bella anche la frase d’apertura.
Mindcheats
18 Ottobre 2011 @ 08:07
Grazie Mauro. 🙂 Mi piace molto pubblicare su queste pagine le ricerche scientifiche, perché cerco di risolvere un problema comune: spesso vengono rilasciate senza un minimo commento o spiegazione, e sono quindi molto difficili da capire e interpretare correttamente. Io cerco sempre di analizzarle e renderle più chiare.
Erevircs
17 Ottobre 2011 @ 18:09
Davvero un articolo notevole, Stefano, l’atteggiamento è fondamentale per imparare e, come già scrissi in passato, non è possibile imparare senza quello giusto.
Complimenti per l’articolo!
Mindcheats
18 Ottobre 2011 @ 08:11
Ti ringrazio Erevircs, era già nota la relazione che lega atteggiamento e apprendimento, mentre ora si può anche sapere il perché e come migliorare le condizioni.
shady
3 Novembre 2011 @ 05:33
ok non sono d’accordo di pubblicare cose di questo tipo ma essendo nell’anonimato piu totale.posso far un’eccezione…non lo prendo come un’obbligo…
l’errore qual’e stato:ora sono all’estero a crearmi una nuova vita…e non sono molto pratico nelle relazioni con gli altri…quindi volevo costruirmi un circolo sociale che non sono riuscito a creare…
l’errore e stato quando tra tutti quelli che ho conosciuto non sono riuscito a creare un rapporto in modo da creare dei legami. Tipo fare delle amicizie e non solo conoscere delle persone con cui esco ogni tanto…
a questo punto l’obbiettivo prefissato e: conoscere nuove persone con quali uscire ad una festa che andro tra 2 settimane circa…quindi per ora voglio finire di leggere Social intelligence di D. Goleman..e Unstoppable confidence di Ross Geffries..
con questi 2 libri penso che mi aiuteranno ad aumentare la mia confidenza e riuscire nell’intento…forse sembrera strano ma non tutti siamo predisposti a creare legami con altri persone tanto facilmente
sarei felice di ogni consiglio che potrei ricevere al riguardo…grazie.
buona giornata,
shady
Mindcheats
3 Novembre 2011 @ 20:00
Ciao Shady, io ho studiato all’estero per 6 mesi e ho viaggiato molto conoscendo persone in Paesi diversi, quindi posso esserti d’aiuto. 🙂
Anzitutto, posso chiederti dove ti trovi ora? Se è un Paese con una cultura molto diversa da quella italiana secondo me è molto interessante creare nuovi rapporti con la scusa di imparare una nuova cultura, e insegnare la propria agli stranieri. Io mi sono divertito molto in questo modo, in più ho notato che praticamente tutti sono affascinati dal made in Italy! Poi immagino tu condivida una stanza o un appartamento con almeno un’altra persona, in questo caso è molto più semplice fare nuove amicizie semplicemente tramite la persona che già conosci (basta invitare o chiedere di essere invitati).
Per quanto riguarda la sicurezza, ho recensito non molto tempo fa un libro che potrebbe interessarti: si intitola Sicuro di te in 60 giorni e potrebbe fare al caso tuo. 😉
Se invece il problema è di tipo linguistico, puoi provare a leggere il mio articolo su come ho imparato l’inglese partendo da zero.
Come hai detto tu non siamo tutti predisposti a creare relazioni con le altre persone, ma è sempre un’abilità che si può imparare con la pratica.
claudio
5 Novembre 2011 @ 20:43
Da sempre nella mia vita, non esattamente giovane, ho accumulato successi e poi regolarmente distrutto tutto con errori, secondo me, incredibili; una sorta di reiterazione continua, un film breve che si ripete all’infinito come quelli degli schermi delle manifestazioni.
La consapevolezza che mi sono sempre risollevato ha impedito di sprofondarmi in depressione, al tempo stesso sto gonfiando di rabbia nei miei confronti per il fatto di continuare a mettere sempre i piedi nelle solite tracce.
Ho sperimentato personalmente nel corso della mia vita, che quanto hai scritto funziona e per questo invito chiunque voglia migliorare a seguire quel percorso.
Se c’è qualcuno che come me non vuole uscire dalla propria zona di confort, (negativa, ma conosciuta) l’unica strada che secondo me deve essere percorsa deve passare da un rafforzamento della propria volontà e non mollare mai.
Complimenti per gli articoli sono davvero interessanti e ben costruiti
Mindcheats
5 Novembre 2011 @ 21:15
Grazie Claudio, spero veramente che quanto ho scritto possa esserti utile. 🙂
Se hai qualche dubbio o domanda specifica, chiedimelo pure via e-mail o tramite commenti.
Henry.Miller
25 Maggio 2013 @ 22:46
Quindi il professore di matematica che continua a ripetere in classe che “i più bravi ” hanno una mente predisposta alla matematica sbaglia?
Mi spiace, era così convinto della sua tesi.
Sempre detto io che non era portato.
Stefano
26 Maggio 2013 @ 09:44
Sbaglia. I professori da liceo non sono proprio la fonte più affidabile di informazioni nella maggior parte dei casi. 😛
“Non sono portato” è una scusa, meglio dire “non mi piace”.
Carmine
26 Maggio 2013 @ 12:21
Sono completamente d’accordo con le tue parole, Stefano, “non sono portato” è la frase peggiore che si possa usare!
🙂