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1 Aprile 2015

Come seguire la via del cane bastardo per vincere nella vita

Francesco Cracolici Crescita personale 50 Comments

Se ti è capitato qualcosa di brutto è solo colpa tua.

Ci hanno da sempre insegnato questo i libri di crescita personale, e nella maggioranza dei casi è anche vero: se sei 3 anni fuori corso, se odi il tuo lavoro, o se la tua vita fa schifo è molto probabile che sia tua responsabilità.

Ci sono però volte in cui è la vita che ti schiaffeggia così forte da farti fischiare le orecchie e tu non puoi fare altro che subire inerme, sperando che finisca presto. Pensa per esempio ai bambini orfani in Siria, oppure ai malati d’Ebola. Anche se sono infelici non è per niente colpa loro.

Un’altra cosa del quale non sei responsabile è la tua indole, il tuo modo più profondo d’essere. Semplificando all’osso, dentro ognuno di noi ci sono due individui che combattono tra loro. Nel nostro intimo convivono due tipi di piccoli cagnolini: un cucciolo di razza e un bastardo.

La tua vita è dura, ma tu di più

Le razze canine sono una convenzione dell’uomo: il chihuahua di Paris Hilton non è più nobile del più pulcioso dei trovatelli, fatto sta che i due vivono vite totalmente diverse.

Penso che ti sia più che chiaro che si tratta di una metafora, rappresenta il nostro modo di reagire alla vita. Non tutti i trovatelli vivono un inferno e non tutti i cuccioli di razza sono venerati dai padroni, ma in linea di massima la situazione è questa:

Il cane di razza fin da piccolo viene accolto a braccia aperte da una famiglia amorevole, che lo coccola, gli spazzola il pelo almeno una volta a settimana e lo nutre con le migliori prelibatezze in circolazione.

Il bastardino passa le sue giornate a rovistare nella spazzatura, perché se è fortunato oggi potrà mangiare qualche sporco avanzo ormai avariato, sperando che non sia un modo per avvelenarlo e ucciderlo.

Quando si fa tardi, il cucciolo, con la pancia piena e stanco di giocare si accuccia sul divano, si fa coccolare un po e poi si addormenta tra le calde braccia di chi lo ama.

Il bastardino, arrivata la notte, non può chiudere occhio. Deve stare all’erta per tutte le minacce, per tutti i topi, per tutti i problemi che vivere in strada comporta. Il bastardino continua a cercare qualcosa da mangiare per distrarsi, per non pensare a quanto è solo.

Il problema del cucciolo è che troppe coccole gli rovinano il pelo

Il problema del bastardo è che troppo freddo lo potrebbe uccidere.

Il cucciolo dipende dagli altri, e se mai avrà la sfortuna di trovarsi per strada verrà sterminato in un paio d’ore

Il bastardo si è forgiato da solo, e se ha bisogno di qualcosa se la va a prendere.

I bastardi non sanno stare con i cuccioli viziati

Adesso ti è lampante, il cucciolo dentro di noi rappresenta la naturale pulsione di ognuno di noi di crogiolarsi, di lamentarci ogni volta che la vita ci da qualche croccantino in meno rispetto a quello che siamo abituati

Il bastardo è la nostra parte vincente, quella che davanti alle difficoltà non smette un attimo di darsi da fare, anche a costo di lasciarci le penne.

Non c’è nulla di male a fare il cucciolo ogni tanto, il problema sussiste quando le nostre scelte da Chihuahua di Paris Hilton distruggono il nostro futuro.

Il cucciolo pensa veramente che ogni volta che qualcuno prende un voto più alto del suo è stato perché  il professore gli ha fatto le domande giuste, il cucciolo pensa che non appena prenderà una laurea o un diploma, contemporaneamente qualcuno ha il dovere di offrigli un lavoro.

Il bastardino sa che passando la vita a sgranocchiare patatine sul divano non otterrà mai niente. Il Bastardino sa che se verrà bocciato c’è un solo responsabile, ed è lui, quindi passa tutta la notte sui libri.. Finché non vedrà il suo 30 sul libretto.

Il cucciolo, non appena prende  una batosta dalla vita pensa che è colpa del destino, allora tiene basso il capo e si allontana. Se non ci riesce allora quella non era la sua strada.

Il bastardo, se le cose vanno male si impegna il triplo. Sa che dipende solo da lui, da tutto se stesso perché se il destino gli è contrario, peggio per lui.

Naturalmente è impossibile sopprimere totalmente la nostra parte da cucciolo, come è impossibile non lamentarsi mai o avere pensieri contro producenti. Per di più cambiare totalmente mentalità è un lungo processo, e leggere un singolo articolo non può stravolgerti la vita.

Nonostante questo ecco di seguito due principi chiave da seguire solo per questa settimana per far uscire dentro di te la tua parte vincente, e fare in modo che il piccolo bastardino che hai dentro uccida una volta per tutte quell’insulso cucciolo viziato. Più li seguirai più vivrai la vita dei tuoi sogni.

Ti chiedo solo la massima attenzione, solo 4 persone su 10 riescono realmente a comprendere questi principi:

1. Essere prima di Avere.

L’idea di Facebook non vale un euro.

Nell’ambiente delle start up tecnologiche, che sto frequentando davvero spesso ultimamente, vige una regola indiscussa:

“Per avere successo l’idea imprenditoriale vale zero, ciò che conta è il Team”.

In parole semplici, non conta nulla avere un idea, ciò che fa la differenza è essere la persona giusta, perché le persone giuste hanno le idee migliori. Questo è un errore che tutti noi facciamo spesso. Pensiamo che AVERE venga prima di ESSERE, ovvero:

  • Ho tanti soldi quindi SONO una persona di successo, invece è al contrario: SONO una persona di successo, per questo ho tanti soldi.

Robin Sharma diceva

“Picasso dipingeva già come Picasso prima di essere Picassso”

Se vuoi fare l’imprenditore, il cucciolo perdente dentro di te ti dirà:

Non Hai tanti soldi, non hai le conoscenze e non hai le occasioni, per questo non SEI un grande imprenditore. Perché la tua parte perdente è convinta che prima venga avere e poi essere.

La tua parte vincente ribalta la situazione: Non sei ancora un grande imprenditore, per questo non hai soldi, conoscenze e occasioni.

Con la differenza che nel primo caso passi la giornata ad  aspettare un treno che non arriverà mai, nel secondo ti muovi le chiappe e ottieni ciò che vuoi.

Chiediti una cosa: “ Perché non ho ancora raggiunto i risultati che voglio?”

La risposta è  “non sono ancora abbastanza preparato”, se ti sei dato un altra risposta è il cucciolo dentro di te che sta parlando.

2. Niente scuse

Ciò che alimenta il tuo cucciolo viziato è l’ammasso di scuse che continui a ripeterti. Non sto parlando di quelle lampanti, come ti ho detto sopra. Ecco le scuse che ti continui a ripetere ogni giorno:

  • Non fa per me
  • Ho troppo sonno
  • Ho freddo
  • Ho caldo
  • Lo faccio dopo mangiato
  • Sono stanco
  • Non ne vale la pena
  • Potrebbe non essere così bello come sembra

E non ci sono solo queste. Stai accampando scuse tutte quelle volte che:

  • Potresti aprire un azienda e darti da fare ma preferisci leggere un libro su come vendere o fare soldi
  • Potresti alzarti e studiare ma preferisci leggerti l’ultimo articolo sulla forza di volontà
  • Potresti fare qualcosa per le persone che ti stanno vicino ma non hai tempo

E dopo aver letto quest’articolo cosa devo fare?

Come hai letto, dentro di te convivono 2 tipi di indole diverse, che faranno la differenza tra una vita di successi ed una di fallimenti. Non puoi annullare una o l’altra indole, puoi solo tentare di far vincere una sull’altra.

Avere una mentalità vincente è un processo lungo, non servono  bullet point o consigli pratici. Quest’articolo è un po diverso dal solito, nessuna tecnica pratica, nessun “fai questo”. Nonostante ciò, se vuoi vivere una vita densa di successo e felicità allora …

…Per la prossima settimana datti un unico obiettivo, pensa solo a massacrare quel cucciolo ingrato e cacciarlo dalla tua testa. SOLO PER i prossimi 7 giorni assicurati di:

  • Non accampare mai e poi mai le tue scuse (quelle di sopra) per questa settimana
  • Ogni volta che non riesci, ogni volta che avrai una delusione, ricordati che c’è un solo motivo: non sei la persona adatta, quindi fai di tutto per diventarlo.

La vita da cucciolo è sempre la più comoda, perché non deve lavorare, non deve faticare, deve solo lamentarsi. Quella del bastardo è la più pesante. Significa accettare che a volte fai schifo, che a volte sei il peggiore, ma significa anche stringere i denti e darsi da fare finché non sarai trionfante su tutti e tutto.

L’impronta del vincente, il marchio di fabbrica di chi non si arrende è impresso nel tuo Dna, e farlo uscire fuori è una tua grande occasione.

Sarebbe un peccato sprecarla, no?

25 Marzo 2015

4 categorie che mi fanno odiare la crescita personale

Stefano Crescita personale 21 Comments

Lo ammetto, quando la gente mi chiede che lavoro faccio, difficilmente pronuncio le parole “crescita personale”. Non perché mi vergogni di amministrare questo bellissimo blog, ma perché è un settore che nuota in un mare di mediocrità. I formatori seri che possono portare un reale beneficio alle persone non sono molti, e vengono eclissati da tutti quei para-guru che abbindolano la gente.

Non giriamoci intorno: la crescita personale è un settore con una pessima reputazione. E non posso biasimare chi la pensa così, visto che questa bellissima disciplina è imbrattata da…

1 – Scopiazzature varie

Che poi, dover copiare una formula così semplice?
Che poi, dover copiare una formula così semplice?

Un problema comune a molti blog che ho visto in giro, ma non solo: anche diversi libri e seminari ripropongono la solita roba già vista.

Il che di per sé non è un male: se una tecnica è efficace, è giusto che venga spiegata in ogni corso. Io stesso l’ho fatto diverse volte, come quando ho parlato di come prendere appunti o della tecnica dei 6 cappelli per pensare. Il problema è da un’altra parte…

Le  cose si fanno pessime quando chi riporta queste tecniche non le ha provate sulla propria pelle, ma le ha solo copiate da una fonte più o meno autorevole senza aggiungere niente. In ogni articolo che scrivo io cerco sempre di aggiungere qualcosa, anche quando ripropongo tecniche conosciute, basandomi sulla mia esperienza. Quando ho scritto il primo articolo di Mindcheats, quel lontano 4 maggio del 2010, una cosa mi sono promesso: di scrivere solo tecniche delle quali ho sperimentato personalmente l’efficacia. Quasi 5 anni dopo, ancora seguo la stessa linea di pensiero.

Qui c’è una lezione di vita che puoi apprendere: aggiungi sempre valore in quello che fai. Prendi qualcosa che già esiste e modificalo, miglioralo. Nella crescita personale questo significa di non applicare alla lettera qualcosa che ha detto il guru/libro/blogger di turno, ma adattarlo alla tua situazione.

Come si fa? È nella risposta a questa domanda che sta la vera crescita personale, ed è una risposta che solo tu puoi darti. Dalla crescita personale puoi apprendere i principi generali, poi sta a te avere l’intelligenza di capire come e dove applicare i consigli pratici. E quando necessario, modificare le strategie apprese per meglio adattarle alla tua situazione.

Nota che una buona metà di “crescita personale” è composta dalla parola “personale” che, per definizione, è personale. Non è una formula matematica, che può essere applicata da chiunque in ogni condizione, ma è soggetta alle particolarità della tua situazione. Per questo a me piace molto parlare di strategie generali: in questo modo sei libero di adattare quello che dico alla tua situazione, senza essere vincolato a tecniche ultra-specifiche che a te potrebbero non andare bene.

Ad esempio? Io ho usato per molto tempo il sonno polifasico per dormire di meno e studiare per gli esami di notte (ho passato diritto commerciale con 27 studiando fra le 4 e le 7 di mattina). Tuttavia ora non lo faccio più perché, nella mia situazione attuale, gli svantaggi che comporta (rigidità della giornata, necessità di dormire ogni qualche ora) sono superiori ai vantaggi (avere dalle 3 alle 6 ore di tempo in più al giorno, a seconda del metodo usato). Magari in futuro, quando la mia situazione sarà diversa, tornerò a usare il polifasico.

2 – Fisica quantistica, santoni e simili

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È da un po’ di tempo che non mi accanisco contro la fisica quantistica, santoni e stregonerie varie (in cui rientrano ora molte “diete miracolose” e integratori che paiono garantire l’immortalità, a sentire chi te li vende). Quindi, rinfreschiamoci la memoria. 😉

La fisica quantistica è di per sé una scienza seria, ed è la nuova frontiera della fisica. La logica quantica trascende le cognizioni di spazio-tempo comuni: particelle che si teletrasportano, vibrazioni che creano materia, spazio a 7 dimensioni e così via (se ti interessa l’argomento, ti consiglio questo libro). Ma non c’è niente di magico: la fisica quantistica è spiegata da accurati modelli matematici talmente complessi che, per essere capiti, necessitano almeno di una laurea in matematica.

È vero, ci sono ancora dei misteri nella fisica quantistica. Ma questo non significa che ci sia dietro la magia. Duemila anni fa la gente non capiva i fulmini, e pensava fossero opera di Zeus. Oggi sappiamo che sono semplici impulsi elettromagnetici. Cinquecento anni fa nessuno sapeva cos’era l’astronomia, e si pensava che nel cielo ci fosse il paradiso. Oggi sappiamo bene che le stelle sono palle di idrogeno incandescenti, e la Terra è solo uno dei miliardi di pianeti nella nostra galassia, che è una delle miliardi di galassie conosciute.

Oggi stiamo facendo lo stesso errore con la fisica quantistica: solo perché non riusciamo a comprendere qualcosa, non significa che non ci riusciremo mai. E soprattutto, non significa che c’è dietro qualcosa di magico: semplicemente, per il momento non abbiamo a disposizione gli strumenti per capire certi fenomeni. Così come duemila anni fa nessuno aveva gli strumenti per capire che i fulmini fossero fatti di banale elettricità.

Quindi un consiglio: se qualcuno ti parla di fisica (o meccanica) quantistica con un tono vagamente magico e/o spirituale, ignora qualsiasi cosa dica sull’argomento.

Nella stessa categoria facciamo rientrare anche guaritori, santoni, esorcisti, gente che parla coi morti eccetera eccetera. È un dato di fatto che la crescita personale sia piena di truffatori che si approfittano delle persone deboli, quelle che si fanno abbindolare da qualsiasi cosa: occhio a chi segui, usa la tua testa, non credere al “potere magico della mente quantica”.

Stiamo parlando di mente, okay, e come ho detto prima le esperienze personali sono fondamentali. Ma questo non significa che il metodo scientifico debba essere abbandonato: un conto è sperimentare una tecnica per capire se può funzionare nella tua situazione specifica, un altro è abbandonare ogni razionalità per seguire la nuova moda che promette successo/risultati senza sforzi.

3 – Palloni gonfiati

Tanto che qualche guru, prima o poi, inizierà a levitare sul palco.
Tanto che qualche guru, prima o poi, inizierà a levitare sul palco.

E io spero di non rientrare in questa categoria. 😉

Il termine che più viene affiancato a crescita personale è “guru”. Molti formatori non disdegnano questa definizione, e anzi fanno di tutto per rafforzare l’idea di una persona senza difetti, che ha raggiunto il massimo successo nella vita e dal successo straordinario. Questo tipo di “formatore perfetto” mi puzza perché una persona che pensa di essere arrivata al top è una persona che ha smesso di crescere, andando contro ai principi che insegna.

La crescita personale necessità di umiltà, di riconoscere i propri errori e impegnarsi a correggerli. Io di cazzate in vita mia ne ho fatte (magari ne parlo in un prossimo articolo) e continuerò a farne, l’unica cosa che posso fare è cercare di migliorare ogni volta nel modo meno doloroso possibile. Molti degli articoli che ho scritto qui su Mindcheats nascono da miei errori che voglio farti evitare.

Il tuo obiettivo non deve essere raggiungere la perfezione, ma migliorare ogni giorno di più attraverso le esperienze di vita. Il modo migliore per crescere in questo senso è quello della Regola Aurea, un articolo che non mi stancherò mai di citare. Definisci un obiettivo potenziante, poi fai di tutto per raggiungerlo: è quello che spiego nel sempreverde Manuale anti-confusione.

Nel momento in cui pensi di non aver più spazio per migliorare, hai perso. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e scoprire, non importa a che punto tu sia arrivato. L’unico vero obiettivo della crescita personale è quello di renderti una persona più felice, qualsiasi cosa questo significhi per te. Certe persone sono felici quando comprano un appartamento all’ultimo piano di quel mega-grattacielo a Manhattan, altre vogliono vivere in una malga montana.

La definizione di felicità è diversa per ognuno di noi, e qui torna il punto precedente: le tecniche per raggiungere il successo non possono essere copiate con lo stampino per tutti, perché persone diverse hanno obiettivi diversi e definizioni di felicità anche molto differenti. L’unica cosa che ci accomuna è la continua ricerca di un miglioramento costante, che è esattamente il contrario di quello che fanno certi cosiddetti guru di crescita personale.

4 – Seminari inutili da migliaia di euro

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Molti venditori di fuffa fanno pagare centinaia, addirittura migliaia di euro a biglietto per i loro seminari.

Ora, io non sono contrario ai seminari da migliaia di euro: ne ho fatti e continuerò a farli. Sono contrario ai seminari inutili da migliaia di euro, quelli che non ti danno niente di concreto per migliorare la tua vita. E ce ne sono, ce ne sono un sacco. Ho visto l’anno scorso un servizio de Le Iene che parlava proprio di questo: hanno seguito tre formatori nei loro corsi, del costo di centinaia di euro a biglietto.

Il primo, tale Roberto Re, si è difeso bene e mi ha fatto un’ottima impressione (almeno dal servizio, non sono mai stato a un suo corso). Ma gli altri due? Il primo ha parlato per tutto il tempo dell’energia quantica (vedi sopra), il secondo ha fatto fare ai propri corsisti un percorso motivazionale e di crescita spirituale di due giorni in un bosco abruzzese. E tutti e due mi hanno lasciato perplesso (a usare un termine gentile).

Io sono il primo a dirti che dovresti investire sulla tua formazione, è il migliore investimento della tua vita a qualsiasi età. Ma questo non significa che devi buttare via i tuoi soldi su formatori mediocri, o senza informarti sulle effettive qualità di ciò che vai ad acquistare.

Anche in questo caso, la cartina tornasole migliore che puoi utilizzare si chiama esperienza personale. Quando hai finito un corso o un libro, non passare subito a quello dopo. Estrapola gli insegnamenti che hai appreso, metti in pratica le tecniche, e guarda se ti sono utili. Prendi quelli efficaci e tienili, scarta quelli che non ti servono. Fatti questa domanda quando valuti la qualità di un corso o di un libro: quali consigli ho implementato nella mia vita, e quanta differenza hanno fatto per il mio successo e la mia felicità? Se non riesci a risponderti o ti inventi scuse del tipo “eh ma ancora non ho avuto tempo”, allora le possibilità sono due:

  1. Quel corso è inutile, ti ha solo dato una botta di motivazione senza però portare cambiamenti a lungo termine che ti serviranno a raggiungere il successo.
  2. Sei in information overload, continui a consumare materiale senza capire che devi anche metterlo in pratica per avere dei benefici concreti (ne parlo in un prossimo articolo).

È per questo che ti consiglio di leggere pochi libri: non è quanto leggi che conta, ma quante tecniche implementi nella tua routine.

18 Marzo 2015

I 3 passi per diventare un maestro della persuasione

Francesco Cracolici Nessuna categoria 22 Comments

Ok, anche oggi non ho i soldi per comprare la cena a mia moglie ed a mio figlio. L’unico  che me li può dare è quel tizio là

Queste erano le parole di Joe, un povero venditore di auto che era in un mare di guai.

Joe era uno che si dava da fare, non stava un attimo fermo pur di portare la pagnotta a casa, ecco perché decise di fare il venditore d’auto. La cosa terribile è che era passato ormai un mese, ma non vedeva mezzo soldo bucato e si sentiva sempre più in difficoltà, non riusciva a vendere niente di niente ed era sempre più povero.

Ci provava in tutti i modi: ogni cliente che entrava lui lo accoglieva con un grosso sorriso, faceva il gentile, chiedeva della famiglia, del lavoro e poi iniziava con la tiritela della macchina. Ne prendeva una a caso ed iniziava a decantarne le qualità, a spiegare quanto fosse super figa… Peccato che non funzionasse mai.

Allora spingeva ancor di più: quando tuo figlio ti chiede “dove è la cena” non hai tempo per pensare. Ogni trattativa era un piccolo spettacolo, in cui Joe dipingeva le macchine come le cose più belle della terra. Così ogni cliente che entrava si doveva sorbirsi il povero Joe cercare di vendere l’auto lodandola come Dante con Beatrice, con gli stessi risultati (un nulla di fatto).

Quel giorno però decise di cambiare tattica. Niente più serenata d’amore alla macchina, niente più “questa è la cosa più super-mega-figa-stratosferica del multiverso”, evidentemente non funzionava e non poteva lasciare la sua famiglia digiuna.

Decise di mettersi per una volta nei panni del cliente, ascoltarlo in silenzio, per cercare di capire cosa volesse veramente, e poi portalo di fronte una macchina, e in silenzio fargli vedere perché quella avrebbe dovuto essere l’auto perfetta per ciò che voleva.

Quel giorno niente “Quest’auto è fantasticaaaaa!” E infatti quel giorno, quel cliente, lo guardò negli occhi, e gli disse: “La prendo!”.

Era il momento più bello della sua vita, aveva appena procurato alla sua famiglia di che mangiare per almeno una settimana. Così decise di sviluppare ancor di più quel “metodo nuovo” e vendette altre 13000 auto, diventando uno dei più grandi venditori al mondo, proprio lui: Joe Girard.

Ti racconto questa storia perché quando vuoi convincere qualcuno, sia che si tratti di farti prestare la macchina da tuo padre, farti portare a Parigi dal tuo ragazzo o convincere tuo figlio a rifare il letto, fai lo stesso errore:

Pensiamo che per convincere qualcuno dobbiamo solo elencare i vantaggi, dire quanto è figo, cercare di intortare gli altri. La verità è che per convincere qualcuno a fare qualsiasi cosa, bisogna soddisfare i SUOI bisogni e farli coincidere con ciò che vuoi.

Immagina come sarà la tua vita se da oggi riuscirai a far sembrare interessante ogni tua idea, immagina come migliorerebbe la tua vita se d’ora in poi tutti ascolteranno interessati ciò che proporrai.

E no, non è che ti basta usare questi tre passi per ammaliare tutti, se no a quest’ora sarei con Sharon Stone nella mia isola privata, invece sono a casa a mangiare patatine guardando “How I met your mother”. E non è nemmeno un modo per fregare qualcuno. E’ una procedura che se usata alla  grande, ti farà capire meglio gli altri e capace di soddisfare il loro desideri (e al contempo i tuoi). Iniziamo?

1. Sei proprio un depravato!

Gli americani, nelle serie Tv, passano le serate sempre al bar. Sembra quasi che per loro la famiglia sia solo un gruppo di conoscenti con il quale mangiare il tacchino il giorno del ringraziamento.

Ora immagina di essere una bella ragazza in un bar americano. Sei sola, stai aspettando le tue amiche con un cocktail in mano. Ora si avvicina un bel ragazzo, è proprio figo.

Ti si avvicina ancor di più, non vedi l’orta che ti parli. Lui lo capisce, ti fissa negli occhi e ti dice” Facciamo sesso? Ho mezz’ora libera!”

Così gli molli uno schiaffo in faccia con la stessa forza di Hulk e ti allontani.

Quando si tratta di convincere qualcuno facciamo lo stesso errore: cerchiamo subito di persuadere l’interlocutore, aggrediamo le persone come venditori da fiera, e li pressiamo finché non fanno ciò che diciamo oppure ci mandano a quel paese.

La cosa che ti penalizza è che il cervello, non appena capisce che il tuo interlocutore ti sta appioppando qualcosa, alza le barriere e non si lascia convincere nemmeno con le bombe.

Se vuoi essere ascoltato e capire i bisogni del tuo interlocutore, dovrai partire molto largo.

Dovrai porre delle domande aperte (tipo queste) per far nascere nel tuo interlocutore il bisogno di ciò che vuoi. Lo so che non c’hai capito un tubo, ecco quindi un esempio.

E visto che non c’è niente di più bello che Parigi in primavera, mettiamo caso che tu debba convincere il tuo ragazzo a portarti a Parigi.

Dovrai porre almeno 3 domande per far nascere in lui il bisogno di andare a Parigi, quindi per esempio:

  • Quanto studi al giorno? Sei stanco? Avresti bisogno di una vacanza
  • Quale è il museo più figo del mondo? Quale visiteresti? Veramente non hai mai visto il Louvre?
  • Ti sei reso conto che non abbiamo mai tempo per noi? Come potremmo trovare del tempo? Dove potremmo stare da soli?

Uso spesso questa tecnica del “partire largo” anche nei miei articoli. Come forse avrai notato, inizio spesso con una storiella, o qualcosa che all’apparenza c’entra come Bear Grills in un incontro tra vegani, e poi racconto le mie strategie. Ma questo non basta se poi non…

2. No guardi, sono cattolico

Sinceramente ammiro i testimoni di Geova.

Per quanto trovi inutili le loro strategie, ci vuole del coraggio per passare la domenica mattina a svegliare gente in post sbornia per convertirli. Ci vuole del coraggio che non tutti hanno.

L’errore principale che separa un grande persuasore da uno fastidioso come un testimone di Geova è questo: mentre i testimoni di Geova ti inculcano la loro dottrina, i grandi persuasori fanno leva sul bisogno dell’interlocutore.

Quando riuscirai a far leva sui bisogni altrui diventerai una persona super ammaliante. Così prima di parlare con il tuo interlocutore poniti questa domanda:

“Quale bisogno lo spingerebbe a fare ciò che voglio?” ovvero, nell’esempio di prima:

“Quale bisogno convincerebbe il mio fidanzato a portarmi a Parigi?” 

Una volta che hai trovato il bisogno giusto non ti devi fare altro che utilizzare più volte una di queste 3 frasi di sotto per collegarlo al dolore/piacere.

Io sono un po strano, piuttosto che partire preferisco stare a casa a lavorare su qualcosa che mi stimola, sembra impossibile convincermi ad andare  a Parigi . Se però hai seguito la procedura ti basterà dirmi:

  1. Meno ti riposi, meno rendi a lavoro
  2. Più sei rilassato più farai cose fantastiche nelle tue attività
  3. Quando ti concederai del tempo per te diventerai uno che farà grandi cose.

E fidati che avrò già prenotato il volo 🙂

In altre parole: per convincere qualcuno a fare qualcosa, devi pensare al vantaggio che avrebbe lui, pensare dal suo punto di vista. Dovrai solo fare un’ultima cosa…

3. Non diventare un onorevole

Ultimamente sto studiando comunicazione politica, e sto guardando vecchi video di interviste degli anni 90. Sono rimasto sbalordito da un fatto: in 20 anni, sono cambiati i tempi, le guerre, il mondo ma i politici ripetono sempre le stesse cose.  E lo fanno per 2 motivi:

  1. Fanno leva sulle cavolate della mente
  2. utilizzano un linguaggio facilmente condivisibile (come il Milton)

Infatti non fanno altro che ripetere frasi come:

    • La gente è stanca
    • Ci vuole speranza in questo momento.
    • Così non si può continuare, dobbiamo cambiare


Sono frasi sulle quali puoi solo essere d’accordo ma non dicono niente di utile, creano solo simpatia. Se vuoi convincere qualcuno, dovrai assolutamente evitare questo linguaggio e utilizzare dei termini super specifici e inequivocabili.

Per utilizzare un termine tecnico, si chiama “call to action” ed è la frase in cui inciti il tuo interlocutore a fare qualcosa. E l’unica cosa di utile che puoi fare è essere specifico. Qundi dovrai dire qualcosa del tipo:

Allora vieni con me a prenotare martedì alle 5!

Ricapitolando

Se vuoi diventare uno di quelli che sa convincere tutti e diventare un vero mago della persuasione allora ricorda:

  • Convincere qualcuno non ha a che fare con il tessere lodi, ma con il soddisfare bisogni (altrui)
  • Parigi è fighissima in primavera
  • Se vuoi essere convincente non dare l’impressione di vendere qualcosa, rovineresti tutto
  • Poni 3 domande al tuo interlocutore per far nascere in lui il bisogno
  • Chiediti “Quale bisogno lo spingerebbe a fare ciò che voglio?”
  • Se è Domenica e ti suonano al citofono è un testimone di Geova
  • Utilizza le 3 frasi per collegare ciò che vuoi al piacere del tuo interlocutore
  • Fai una call to action super-specifica

Se ti è piaciuto l’articolo  (vuoi venire a Parigi con me la prossima primavera) lasciami un piccolo commento. Lo so che non esiste un metodo per ammaliare tutti, ma ho scritto l’articolo perché convincere qualcuno a sposarci, assumerci, fidarsi di noi o quant’altro ti tornerà sicuramente utile in futuro.

11 Marzo 2015

“Non ho tempo” – Smetti di raccontarti palle [2 tecniche di time management]

Stefano Crescita personale 39 Comments

Orologio rotto

Quante volte, anche solo nell’ultimo mese, hai pensato o detto:

“Lo farei, ma non ho tempo”

Usando questa frase come banale scusa per giustificarti, per scaricare la colpa su una forza esterna:

“Non è colpa mia se un giorno ha 24 ore” dici. No, non è colpa tua, ma…

È colpa tua se scegli di sprecare il tuo tempo in attività inutili.

Pensaci, qual è un aspetto che ti rende simile a Bill Gates, Gandhi, Einstein e ogni altri essere vivente e non della storia di questo pianeta? Esatto, il tempo. Tutti abbiamo 24 ore in un giorno, nessuno escluso. Alcuni lo usano per fare imprese straordinarie, altri (leggi: la maggior parte) passano metà della loro giornata in attività inutili, e l’altra metà a lamentarsi di non avere tempo.

Quindi, diciamocelo: “non ho tempo” è una delle più grandi palle che puoi raccontare a te stesso. Il problema è che non hai idea di come usare il tempo che hai a disposizione, e oggi imparerai a farlo nel modo giusto.

Il problema è che noi esseri umani, nella nostra ingenuità, siamo programmati per procrastinare il più possibile. Rimandare, rimandare e rimandare ancora fino all’ultimo momento. Ti ci riconosci? Immagino di sì, perché è una condizione naturale. Ti accontenti, non vai oltre i limiti, e questo ti sta costando più di quello che credi.

Ma non riesci a essere onesto con te stesso, ti nascondi dietro alle scuse. Leggi queste due frasi, quale ti suona meglio?

  • “Io potrei essere una persona di successo e felice, ma non ho voglia, quindi continuo a fare giusto l’indispensabile per sopravvivere e resto a grattarmi la pancia per il resto del tempo”
  • “Io sarei felice di diventare una persona di successo e lo farei, ma purtroppo non ho tempo! Ah, se solo avessi 40 ore al giorno, sarei già ricco/famoso/in pensione/sulla luna”

Il “non ho tempo” è il meccanismo che usa il cervello per difendersi dai sensi di colpa. È solo questo, un’illusione, non una realtà.

Animali, piedi congelati e bufere di neve

Storia vera:

Quando l’anno scorso lavoravo volontario a tempo pieno in una fattoria, sai qual era l’orario medio di lavoro in inverno?

90 ore a settimana. O forse di più, ho perso il conto.

Ricordo ancora, in un misto fra stupore (per la mia risolutezza) e gioia masochistica, quel turno di 36 ore filate. Inizio a lavorare alle 6:30 della mattina, e vado a dormire alle 6:30 della sera successiva. In mezzo alla neve, “dormendo” per un paio d’ore in un furgone. Quella volta mi sono congelato l’alluce del piede destro, e ci ho messo 6 mesi per riacquistare la sensibilità quasi completa.

E in tutto questo, ancora riuscivo a scrivere articoli per Mindcheats, controllare i commenti e rispondere alle email. Certo non al livello solito, ma nemmeno per un secondo mi è passato per la mente di dire “non ho tempo per scrivere articoli”. Questo perché non è una questione di tempo, ma di scelte. Tutti abbiamo 24 ore al giorno, è vero, ma hai il pieno controllo di come usarle.

Perché dire “non ho tempo” è una bugia pericolosa

Finché continui a dare la colpa a un elemento esterno e incontrollabile, in questo caso il tempo, non ti dai la possibilità di migliorare. Il primo passo per risolvere un problema è ammettere di averlo: come pretendi di gestire meglio il tuo tempo, se parti dal concetto del “non ho tempo per fare questo e quello”?

Puoi leggere quanti libri di time management (gestione del tempo) vuoi, ma se hai questo preconcetto non farai molti passi in avanti. Finirai il libro, lo metterai a far polvere, e continuerai con la tua vita. Ovvio, nessun libro ha il potere miracoloso di allungarti la giornata. Le ore che hai sono sempre quelle.

Invece, quello che ti serve è un cambio di mentalità. Un cambio radicale: elimina dal tuo vocabolario la frase “non ho tempo”. A volte lo dirai per abitudine, o per cercare una scusa che ti giustifichi un ritardo, un fallimento o la decisione di non metterti in gioco. Ogni volta che ti accorgi che stai dicendo “non ho tempo”, fermati e sostituiscilo invece con questa frase:

“Non è fra le mie priorità”

Perché è vero, è una questione di priorità. Se non stai facendo X, significa che in quel tempo stai facendo Y. Può essere un’attività legittima (dormire quanto basta, lavorare su un progetto personale), ma più spesso è qualcosa di futile. Ti faccio un esempio.

Torni a casa dall’università, mangi e ti metti per un’ora su Facebook. La sera passi due ore a guardare TV spazzatura, o con dei giochini flash inutili. La mattina ti svegli tardi perché “non sono un tipo mattutino”, e perdi un’altra ora. Sono già 3 ore mezza al giorno che stai sprecando inutilmente, e magari ti lamenti che non hai tempo di lavorare sul tuo romanzo che sarebbe sicuramente un best seller.

Ti ho fatto un esempio di fantasia, ma fidati che non è così distante dalla realtà di molte persone. Io stesso, che gestisco il mio tempo in maniera scientifica (come ti spiego fra poco), a volte mi rendo conto di buttarlo via in maniera inutile.

Ogni volta che ti capita di pensare di non avere tempo, ripetiti invece che non è la tua priorità. Chiediti invece cosa fai durante il giorno, e scoprirai che passi più tempo su Facebook, giochini sull’iPad e altra robaccia che sui tuoi importanti progetti personali. Sono veramente queste le tue priorità?

Questa semplice frase è molto potente, perché spazza via tutte le scuse inconsce.

Fallo per una settimana, e ti renderai conto di quanto tempo tu stia sprecando ogni giorno. Non ti servono libri, app sul telefono o tecniche del pomodoro (anche se quest’ultima aiuta): per mettere in ordine la tua vita, è sufficiente che tu ti renda conto di quanto tempo stai sprecando. A questo punto, è il momento di capire come gestirlo come si deve…

Gestire il tempo scientificamente (2 tecniche)

Io ho imparato a gestire il mio tempo come gestisco il mio conto in banca: scientificamente. Questa non è un’analogia scelta a caso, perché il tempo equivale veramente al denaro. È una frase detta e stradetta, ma l’hai mai capita fino in fondo? No? Ecco come calcolare esattamente quanto vale il tuo tempo.

Prendi il tuo stipendio attuale mensile, e dividilo per il numero di ore che lavori. Ti verrà fuori 7, 8, 10 euro l’ora o quello che è: quello è il valore di un’ora del tuo tempo. Se stai studiando e non lavori, usa lo stipendio presunto (ad esempio, se studi ingegneria informatica, può essere 1800€ al mese) e le ore di studio mensile.

Quando hai in mano questo numero, usalo per valutare le tue perdite di tempo. Hai appena guardato Maria de Filippi per 2 ore in TV? Se il tuo tempo vale 10 euro l’ora, sappi che hai appena perso 20€. Ne è valsa la pena? No? Immaginavo. 😉

Il passo successivo: fai questo calcolo in anticipo. Se quindi stai per cedere alla tentazione di guardare Maria de Filippi per 2 ore in TV, chiediti se C’è Posta per Te vale 20€ a puntata. E qui mi auguro che la risposta sia “decisamente no!”

Internet e la saggezza popolare.
Internet e la saggezza popolare.

Già solo questa prima tecnica ti aiuterà a scremare tutte quella attività che ti stanno rubando tempo importante, tempo che potresti usare per altre attività per le quali ora stai dicendo “non ho tempo”. Ma ce n’è anche un’altra più avanzata, che è la mia preferita, ossia…

La tecnica del tempo-opportunità

Quando un’azienda deve fare un investimento, non può guardare solo al guadagno che le si prospetta di fronte. Se investe 1 milione di euro e il ritorno dopo un anno è di 1,2 milioni di euro, potrebbe lo stesso perdere soldi. Questo perché se dall’altra parte ha un altro investimento sempre di 1 milione di euro con un ritorno, sempre dopo un anno, di 1,5 milioni di euro, allora l’azienda sta di fatto perdendo 300.000 euro.

Questo perché ha investito sul primo progetto, e non ha più soldi da investire nel secondo. Questo è un concetto di cui ho già parlato, e si chiama costo-opportunità. La stessa cosa vale per il tuo tempo: ne hai una quantità limitata in ogni momento della tua vita, e devi decidere come usarlo.

Quindi decidi con cura quello che devi fare ogni giorno, come allocare il tuo tempo libero: scegli sempre l’opzione che massimizza il beneficio a parità di tempo. In altre parole, chiediti:

“In questo momento, qual è l’attività migliore che posso fare in un dato lasso di tempo?”

È così che raggiungi l’eccellenza, è così che non avrai più la sensazione di essere sempre con l’acqua alla gola.

Avrai tempo di fare tutto quello che vuoi grazie a queste tecniche? Capperi, no! Le ore sono sempre 24, dovrai fare delle scelte. Scartare qualcosa. È naturale ed è giusto che sia così, significa che sei una persona piena di idee e attiva. L’alternativa è la noia.

Ma almeno, ed è questa la cosa importante, riuscirai a fare una scala delle priorità: decidere cosa è importante nella tua vita, e cosa invece lasciare perdere. L’obiettivo non è fare tutto il concepibile, ma dire con coscienza che non fai qualcosa perché non è la tua priorità senza inventarti la palla del “non ho tempo”.

La critica #1 che mi viene fatta

Quando parlo di questa tecnica, la critica più comune è questa:

“E il tempo libero?”

L’hai pensato anche tu, vero? Che usando le 2 tecniche qui sopra ti troverai senza un briciolo di tempo libero, perché non esiste attività di svago che valga il tempo che occupa.

In realtà no, le cose vanno diversamente. E la colpa non è mia né tua, ma della visione distorta che le persone hanno del successo.

Cos’è veramente il successo?

In molti associano il successo ai soldi o alla fama. No, sbagliato.

Il successo è la felicità. Sono sinonimi. Quando io dico “avere successo”, è come se dicessi “essere felice”.

La gestione del tempo serve a renderti una persona di successo, ovvero renderti una persona felice. In questo, il tempo libero riveste un ruolo fondamentale.

Ho scoperto che la vera felicità, quella duratura, si ottiene bilanciando lavoro e svago. Se procrastini tutto il giorno arrivi a sera pieno di sensi di colpa, e ancora peggio: se procrastini tutto il giorno, fra 10 o 20 anni ti accorgerai che la tua vita è stata un fallimento. Non lo ammetterai mai a te stesso, ma sotto sotto saprai che è vero. E lì, addio felicità.

D’altra parte, se passi troppo tempo a studiare o lavorare sarai troppo stanco per goderti i frutti del tuo lavoro. Ti sentirai senza energie, schiacciato dalle responsabilità e dall’ansia di “avere successo”, senza capire che avere successo significa essere felice da oggi. Se ti ammazzi di lavoro adesso, ti ammazzerai di lavoro per il resto dei tuoi giorni. Non arriverà mai quel momento in cui dirai “ok, ora ho lavorato abbastanza, è il momento di rallentare”.

Ed è per questo che io do un immenso valore al tempo libero, ma proprio perché ha un valore immenso non puoi sprecarlo. Usalo per fare qualcosa che ti renda veramente felice, ti faccia sentire bene. Vai a fare una corsa in collina (è quello che farò io dopo aver finito la bozza di questo articolo), dedicati a una tua passione. Non guardare TG pieni di disinformazione, non passare le ore sui giochini di Facebook. Quello non è tempo libero, quello è tempo sprecato.

4 Marzo 2015

3 strategie di sopravvivenza alla battaglia universitaria

Francesco Cracolici studio 21 Comments

La leggenda dice che Spartacus puzzasse tantissimo.

Gesù, giù quelle braccia!
Gesù, giù quelle braccia!

Il gladiatore che mise in ginocchio l’impero romano con un esercito di schiavi armati di limette per unghie e forbici da cucina non amava farsi il bagno, anzi lo odiava.

Un giorno, prima di andare al mio allenamento di tennis mi preparai un panino con la mozzarella. Il guaio fu che, dopo l’allenamento, lo dimenticai nella borsa, insieme ai calzini usati e alla maglietta sudata, e lì ci resto per una settimana.

Ok immagina quanta puzza faceva quella borsa… Spartacus puzzava almeno il doppio. Nonostante il suo lezzo da ammazza arbre magique, non lo ricordi per questo. Ti ricordi di Spartacus perché era il terrore di Roma.

I suoi commilitoni erano pochi e poco allenati, più che guerrieri sembravano usciti dall’ultima puntata de “La casa di Topolino” e con tutto ciò è riuscito a battere le legioni romane con facilità imbarazzante.

Non aveva truppe, ma aveva cervello. Spartacus vinceva perché aveva capito una cosa che ai romani non era chiara: per vincere non bisogna solo avere i numeri, bisogna saper fare le scelte giuste.

Più sei bravo a scegliere il campo di battaglia, più sei bravo a scegliere che strategia utilizzare, più vincerai.

Questo è un errore che facciamo anche noi universitari. Pensiamo che prendere buoni voti sia SOLO questione di numeri, di quante ore studi, di quante ore vai a lezione. Pensiamo che uno studente modello sia uno che studia dalla mattina alla sera.

Il vero studente modello non deve solo studiare, deve anche fare le scelte giuste, l’università, a differenza del liceo è un gioco d’astuzia. 

Si lo so, senza studiare non passerai nemmeno gli esami delle urine all’ospedale, le tue scelte influiscono al massimo un 30% sui tuoi voti e io non sono nessuno per dirti cosa dovrai fare. Però oggi voglio dei mezzi chiari per fare scelte giuste e dare una svolta alla tua carriera di studente. E ti insegnerò come:

  1. Scegliere se accettare o rifiutare un voto
  2. Andare a lezione o meno
  3. Quale materie preparare

1. Accetto o no?

Il quartiere dove sono nato è pieno di gente anziana, sembra di essere sul set di “The Walking Dead”.  Visto le tante saggezze popolari che avevo attorno, da piccolo adoravo farmi raccontare vecchie storie di vicende passate. Tra tutte, la mia preferita era quella della zia Tina.

La zia Tina aveva un solo pensiero fisso in testa, giocare alla lotteria. Fino a quel momento non aveva mai vinto un tubo, ma quel giorno la fortuna le sorrise e vinse un terno al lotto.

Il caso volle che, quello stesso giorno un suo compaesano, segretamente innamorato di lei, le chiedesse di sposarlo. Era un brav’uomo, era dolce e simpatico ma non era proprio bellissimo. Io non do molta importanza all’aspetto fisico ma quel signore era proprio brutto, se lo avessero preso per recitare nel Grinch avrebbero risparmiato sul trucco.

Per sua fortuna, la zia Tina quel giorno era felice come una pasqua e disse si alla sua proposta di matrimonio. Era talmente felice per quella vittoria che, presa dall’euforia, decise di passare tutta la vita con quell’uomo senza pensarci due volte.

A volte ci capita la stessa cosa: in sede d’esami siamo talmente carichi di emozioni che facciamo scelte stupide e finiamo per “Sposare” voti che non dovremmo.

Una soluzione a tutto ciò esiste ed è quella di stabilire prima dell’esame che voto accetterai o no. Praticamente devi stabilire in partenza quale sarà la soglia minima sotto il quale rifiutare.

BELLO….ma come si fa? Ecco un metodo in 3 passi.

1 – Stabilisci il tuo voto di laurea

Con che voto vuoi laurearti?

Lo so, non è una domanda facile , per questo ho preparato delle linee guida

  • Se vorrai seguire una specialistica dopo la triennale scegli il voto di ammissione alla specialistica che più ti piace. In genere la soglia minima è 85, e per prenderla bisogna avere una media del 23 (di solito)
  • Se sei in un ambito con tantissima concorrenza ( leggasi Lettere e filosofia) punta al 110, in genere basta la media del 27.

2 – Calcola che voto dovrai prendere per mantenere la tua media desiderata

Prendi i tuoi voti precedenti e fatti la media.

3 – Modificalo a seconda della materia

È una materia difficile? Non sei un fenomeno? Abbassa la soglia di qualche punto. E’ facile? Sei molto preparato? Allora alza di qualche punto la soglia.

Io per esempio, dopo aver fatto questo calcolo, ho scoperto che non devo accettare voti inferiori al 24. Una volta trovata la tua media scegli se…

2. Vado a lezione o no?

Mio zio ha un problema serio.

La sera, davanti alla televisione (che io e Stefano non vediamo), passa tutto il tempo a sbraitare contro i politici che parlano. E se gli chiedi il perché ti risponde con soddisfazione che “Sta lavorando per il suo paese”

No zio, ci stai solo massacrando i timpani, sei più fastidioso della pubblicità di Spotify. Lavorare per il proprio paese vuol dire far qualcosa di concreto per cambiare le cose, non basta più nemmeno votare (io e Stefano non facciamo nemmeno quello).

Quando si tratta di andare a lezione, a volte, siamo come mio zio. Sentiamo di stare facendo qualcosa di giusto, ci sentiamo soddisfatti del nostro operato, quando in verità stiamo solo perdendo tempo. 

Siamo passivi e guardiamo in faccia il prof, quando faremmo meglio a starcene a casa a studiare.

La prossima volta che vai a lezione chiediti “Cosa è più utile? stare a casa a studiare o andare a lezione?” Ed agisci di conseguenza!

Si lo so, ci sono materia che non potresti capire da solo. E si, lo so che se non vai a lezione a casa non riesci a studiare, ma sempre meglio fare una prova. A volte i sensi di colpa ti assalgono e finisci con studiare per due ore filate, che equivalgono a 3 lezioni. Ma dipende sempre dalle materie che hai scelto….

3. Che materie preparo?

Non esiste niente di più forte che la voglia di cazzeggio di un universitario ad ottobre.

Sia Hulk che la “La cosa” non possono battere la voglia di non far nulla di un universitario che non è vicino alla sessione d’esami nemmeno se si prendono una Redbull. E’ troppo forte.

La verità è che senza un appello imminente che ci fa sentire in un mare di cacca, non abbiamo lo stimolo a toccare libro, è il principio del pessimismo (ti servirebbero queste tecniche per motivarti).

Un trimestre dura circa 100 giorni (sessione compresa), ma nonostante questo ci riduciamo a fare maratone di studio il giorno prima dell’esame, perché fino a quel momento non troviamo la forza o la concentrazione necessaria.

Quando chiedo a qualcuno quante materie sta preparando, in genere mi dice “Solo 2! Meglio poche ma almeno le passo!”

Questa cosa non ha totalmente senso per 2 motivi:

  • Spesso gli esami sono questione di fortuna, potresti anche avere un po di sfiga, e se sarai sfortunato rimarrai con zero materie.
  • Più ti senti impegnato e in difficoltà più cresce la tua voglia di studiare e renderai di più.

Un altro vantaggio di preparare tante materie è che, comunque vada, avrai già studiato una materia in più.  E si lo so che scegliere le materie dipende da tantissimi fattori, come le volte in cui puoi provarle o la frequenza obbligatoria, ma cerca sempre di porti degli obiettivi leggermente al di sopra della tua portata. 

E’ scientificamente provato che renderai di più dei tuoi colleghi ( dalle ricerche del Dottor Snyder, cfr Goleman). Infatti gli studenti migliori sono quelli con obiettivi più ambiziosi.

Conclusione

I grandi studenti sono grandi strateghi, se vuoi assicurarti dei bei voti per la prossima sezione ricordati di:

  • Prima dell’esame assicurati di aver chiaro la soglia sotto la quale rifiuterai il voto. Così sarai certo di fare una scelta intelligente e non emotiva.
  • Per farlo scegli che media ti serve e che voto dovrai prenderla per mantenerla, e poi aumentalo o diminuiscilo in base a quanto pensi di poter accettare.
  • Vai a lezione solo se pensi che il tempo che passerai in aula è più proficuo di quello passato a casa a studiare.
  • Se preparerai più materie che puoi, anche se pensi di non farcela, riuscirai a dare il massimo e male che vada avrai già studiato.

Con quest’articolo non voglio insegnarti a studiare, ma farti capire l’importanza della strategia all’università, e sopratutto dari un’alternativa intelligente a molte scelte irrazionali che facciamo. Ti chiedo solo di lasciarmi un piccolo commento, e dimmi che ne pensi, se ti è piaciuto o meno,

Tu cosa fai di solito? Le adotterai queste tecniche?

Ora devo andare perché non riesco più a scrivere, è iniziato il tg e mio zio sta già urlando.

25 Febbraio 2015

7 consigli per studiare in maniera più intelligente ed efficace

Stefano studio 11 Comments

Il metodo di studio della maggior parte degli studenti non ha senso.

Questa è la conclusione degli psicologi Henry Roediger e Mark McDaniel, che hanno speso la loro vita a ricercare le migliori tecniche di apprendimento che hanno pubblicato nel loro libro “Make it Stick”.

La maggior parte degli studenti studiano tramite la ripetizione del testo e degli appunti, ma le ricerche dei due scienziati hanno dimostrato che si tratta di un pessimo sistema. Usare attività che definiscono di “apprendimento attivo” come diagrammi, mappe mentali e quiz, garantisce dei risultati migliori in meno tempo. In un’intervista che Henry ha rilasciato per la rivista Vox, ha parlato dei sette consigli più importanti per uno studente.

(È bello vedere che molte di queste strategie le ho già implementato nel mio metodo di studio)

1 – Non limitarti a rileggere gli appunti

Prendere appunti

“Sappiamo dai sondaggi che quasi tutti gli studenti, quando studiano, rileggono e ripetono le loro note e appunti. Molti di loro dicono che è la loro strategia più utilizzata.”

Ma quando gli studenti ripetono qualcosa a memoria, non mostrano miglioramenti nell’apprendimento dice Henry.

“La prima volta che leggi qualcosa estrai un sacco di informazioni dal testo. Ma nella seconda lettura approcci il materiale con un senso di ‘questo lo so, quello lo so’. In altre parole, non processi le informazioni. Questo sistema è pericoloso perché ti dà l’illusione di sapere più cose di quelle che in realtà riusciresti a ripetere a libro chiuso.”

2 – Fatti molte domande

Una buona tecnica da usare è quella di leggere una volta, poi farti delle domande usando il questionario a fine capitolo, o creandotelo per conto tuo durante lo studio. Richiamare alla mente le informazioni è la chiave per fissarle nella memoria a lungo termine.

E anche quando ti dimentichi qualcosa, quando sbagli la risposta, ti dà una diagnosi accurata di quello che non sai, così da poter andare a ristudiarlo immediatamente. Questo aiuta a creare un feedback e rendere più efficiente lo studio.

3 – Connetti l’informazione a qualcosa che già conosci

Questa è la tipica strategia dell’ancoraggio: il cervello non lavora per compartimenti stagni, e richiama le informazioni a catena; se memorizzi qualcosa in maniera isolata senza fare connessioni (ancoraggi), ricordartela sarà un problema.

Ho già parlato in dettaglio dell’ancoraggio nella tecnica immagine-film, qui un riassunto: durante la lettura, metti in relazione quello che leggi con qualcosa che già conosci.

Ad esempio sei stai studiando in che modo i neuroni trasmettono impulsi, leggerai che ogni neurone è circondato e protetto da una membrana adiposa di mielina, e se c’è poca mielina nel cervello potresti avere problemi a ricordare le cose.

Come paragone potresti pensare a un tubo dell’acqua che, se troppo sottile, potrebbe bucarsi.

4 – Disegna le informazioni in maniera visiva

Un’eccellente strategia è di fare diagrammi di flusso o mappe mentali. Se non sei sicuro di aver appreso qualcosa nella maniera giusta, prova a spiegare il concetto con un diagramma di flusso (ossia evidenziando il rapporto causa-effetto): se non ce la fai, devi riprendere il libro.

5 – La tecnica del “chi vuol essere milionario”

Quando hai finto di studiare per un esame, dovresti avere pronta una serie di domande da farti per testare la tua conoscenza. Le domande possono andare da semplici a complesse.

Mescolale, così da non ripetere gli argomenti in maniera sequenziale (è un aiuto mnemonico che all’esame non avrai), e rispondi a tutte le domande. Fallo più volte, e scoprirai che dopo la prima lettura a mala pena ti servirà riprendere in mano il libro di testo.

6 – Diluisci lo studio

Molti studenti aspettano fino all’ultimo minuto, poi studiano tutto il materiale nei pochi giorni precedenti all’esame nuotando in un mare di stress. Questo potrebbe farti prendere un voto decente all’esame, ma ti dimenticherai tutte le informazioni dopo poco.

Usa lo schema della memorizzazione a lungo termine: studia qualcosa ogni giorno, ripassalo dopo 10 minuti, 24 ore, 7 giorni e 30 giorni. Non devi ripetere qualcosa un milione di volte per infilarlo nella memoria a lungo termine, bastano quattro ripassi.

Concediti molto più tempo di quello che pronostichi per studiare qualcosa: più diluisci l’apprendimento di qualcosa, meglio te lo ricorderai.

7 – Le attitudini non esistono

Ne ho già parlato nel mio articolo sul talento: semplicemente, non esiste.

Gli studenti approcciano una material con una fra due mentalità:

  • La prima è una mentalità di apprendimento fisso: “ho un determinato talento per questo argomento, sono bravo finché non raggiungo il mio limite, dopo le cose diventano troppo difficili e non riesco più a imparare.”
  • La seconda è una mentalità di apprendimento dinamico: “le mie capacità e la mia conoscenza in questa materia dipendono unicamente da quanto tempo ci dedico, e dalla qualità del mio studio.”

Il tipo di mentalità predice con accuratezza il risultato degli studenti. Quelli che credono nell’apprendimento dinamico non si rassegnano alle prime difficoltà dicendo “non sono portato”, e ottengono risultati migliori dei loro colleghi che pensano di non essere portati per qualcosa perché si impegnano di più e non accettano la sconfitta.

Tu hai già implementato alcuni di questi consigli nel tuo studio? Come ti stai trovando? Fammelo sapere nei commenti! 🙂

18 Febbraio 2015

Come essere simpatico (3 passi)

Francesco Cracolici Crescita personale 71 Comments

Homer Simpson è un’icona del 21° secolo.

Certo, c’è a chi piace ed a chi non piace, ma è indubbio che è conosciuto da tutti. Non ho mai sentito dire a nessuno: “HOMER? Homer chi?”. E’ più probabile che qualcuno dica:

  1. Quindi Jack e Rose non si sposano? E il Titanic come finisce?
  2.  Aspetta…. Hitler non ha vinto? Ma come? 
  3. Tu mi stai dicendo che, alla fine, Simba diventa il re della giungla?

Ti parlo di Homer per poterti spiegare quale è la chiave per essere il più simpatico di tutti. Durante una puntata  Homer, che come sai è un ciccione menefreghista che tutti odiano, inizia ad essere considerato da tutti il più simpatico della città.

Infatti era successa una cosa che l’ha trasformato: è passato da essere un idiota al quale non importa nulla degli altri ad una persona amata da tutti.

E no, non aveva imparato a parlare di più, o meglio. Il contrario! Aveva imparato a stare zitto. Infatti un incidente lo aveva costretto a non poter parlare e quindi era costretto ad ascoltare gli altri. In breve tempo, la gente iniziò ad apprezzare le sue capacità d’ascolto ed in ben che non si dica fu apprezzato da tutti i cittadini.

Le puntate dei Simpson sono più profonde di quello che lasciano intendere. Pensiamo che essere apprezzati dagli altri dipenda da come parliamo, pensiamo che per essere simpatici si debba saper dire sempre la cosa giusta. Invece no, il segreto per essere simpatici agli occhi degli altri è comprenderli, ascoltarli e metterli al centro dell’attenzione!

Immagina che, da domani, non avrai più problemi di nessun tipo a relazionarti con le persone, immagina di essere quel tipo disinvolto che tutti apprezzano. E quando entra in una stanza la illumina.

Si, lo so che non è essenziale apparire simpatici agli altri. Lo so che bisogna sempre essere naturali, e in quest’articolo non ti voglio insegnare a intortare nessuno, ma ci sono dei piccoli accorgimenti che permetteranno agli altri di sentirsi meglio in tua compagnia, e a te di essere più apprezzato.

1 – Ma come hai fatto a… ?

Essere di natura introversi, o estroversi, è una cosa quasi innata,che si sviluppa durante i tuoi primi 3 anni di vita. Essere estroversi però non è sinonimo di essere simpatici. Infatti, sono sicuro che ti sarà capitato almeno una volta di incontrare un individuo super brillante, con la battuta sempre pronta, e che attacca subito bottone.

All’apparenza queste persone dovrebbero essere le più simpatiche di tutti, ma invece sono percepite come  leggermente fastidiose agli altri, proprio per il loro carattere estroverso. Io li chiamo individui SZC ( Stai zitto c#!#)

Invece esistono persone più tranquille, dei timidoni, che, dopo averle conosciute diventano i più apprezzati dal gruppo (io faccio parte dei logorroici). Quest’ultimi, a differenza dei SZC, sono maestri nel saper ascoltare e mettere gli altri al centro dell’attenzione durante una conversazione. Infatti, questi tendono ad ascoltare molto di più rispetto ai primi.

Esistono infatti, delle specifiche domande che una volta poste all’interlocutore, nel 90% dei casi, lo mettono di buon umore e lo fanno parlare no-stop, con il risultato che risulterai più simpatico.

Queste domande, dette di “warm-up” sono state testate e consigliate dalla Sandler sales school ( il più grande centro formazione per venditori del mondo) per creare un forte rapporto tra cliente e venditore. Si tratta di chiedere informazioni su scelte e\o imprese di successo del proprio interlocutore. Per esempio:

  1. Come sei riuscito a fare…(qualcosa di meritevole)
  2. Come mai hai scelto di…(qualcosa di importante)
  3. Come sei arrivato ad essere…(qualcosa di figo)

Naturalmente devi conoscere qualcosa sul tuo interlocutore, come che lavoro fa, oppure che facoltà frequenta. Nella maggioranza dei casi funzionano alla grande: per esempio, negli ultimi tempi io tendo a non dare molta confidenza alle persone. Se però qualcuno mi chiede “Come sei riuscito a scrivere per Mindcheats?” Oppure “Come hai scelto di aprire una start-up?” Io divento entusiasta, e non smetto di parlare nemmeno se mi imbavagli e mi picchi con una mazza chiodata sulle gengive.

Come avrai intuito, non per tutte le persone è così. Esistono persone che non zittisci nemmeno se gli rompi una ceramica sul cranio, ma ne esistono anche di altre che ti rispondono a mono sillabi anche se gli chiedi “Che prendi da bere“. Ecco che quindi avrai bisogno del secondo punto.

2 – Dammi quel pollo

Io ho un bellissimo cane. Uno dei miei  hobby principali è quello di addestrarlo, infatti il mio cucciolo alza la manina a mo’ di saluto, e nel farlo, sa anche distinguere la destra dalla sinistra. Non è complicato insegnargli a salutare perché, per sua natura, dà tutto se stesso per cercare di comprenderti e aiutarti.

Ho anche 2 gattini. Ora io ho provato ad addestrare anche loro, ma ti assicuro che sarebbe più facile vincere Masterchef con un piatto di spaghetti conditi con Coca Cola.

Ai gatti non gliene frega una mazza di darmi la zampina, e no, ti assicuro che non sono stupidi. Infatti, se ho un pezzettino di pollo in mano, ecco che subito capiscono tutto. Se, di solito non mi calcolano, pur di avere quel pezzo di pollo sarebbero disposti a recitarmi la divina commedia su due zampe.

Le persone sono più simili ai gatti, piuttosto che ai cani: non fanno niente se non gli dai almeno un pezzettino di pollo per renderle felici.

Il pezzettino di pollo si chiama feedback, ed è la prova che hai ascoltato e capito cosa ha detto il tuo interlocutore. La gente adora chi li comprende, specialmente nel dolore. Non devi condividere tutto ciò che dice, è impossibile se hai una personalità, ma solo comprendere.

Per dare un feedback corretto ed essere super comprensivo dovrai fare 3 cose:

  1. Ascolta chi parla
  2. Individua cosa ha provato o cosa prova
  3. Esprimerlo a parole tue

Nell’esempio di prima, se sei riuscito a zittirmi dopo avermi chiesto come mai scrivo in questo blog, dovrai dirmi qualcosa del genere “Cavolo, sei orgoglioso di quello che fai” Ed ecco che d’ora in poi saremo super amici. 🙂

3 – Ora fai lo stronzo e chiama Anacleto

Durante la stagione degli amori, i cervi femmina prediligono i cervi maschi con le corna più grosse.

Una cosa simile avviene nell’uomo: noi siamo attratti dagli stronzi. Per motivi dovuti ai nostri antenati primitivi che trovi qua, gli uomini venerano coloro che sembrano sicuri di sé, poco interessati agli altri e determinati.

Immaginati quindi un’individuo, super determinato, che se ne frega di tutto perché troppo impegnato dai suoi obiettivi. L’hai immaginato? Ok, d’ora in poi lo chiameremo Anacleto.

Nei due punti precedenti ti ho detto come far parlare gli altri, ma arriverà il momento in cui dovrai parlare anche tu. Hai presente quando ti senti in imbarazzo dopo aver detto qualche castroneria? Ok, non esiste tecnica per dire sempre la cosa giusta, ma questa che ti sto per dire ti eviterà il 90% delle frasi imbarazzanti.

Ti ricordi Anacleto? Prima di dire una cosa a qualcuno, specialmente se sei teso,chiediti 

“Ma Anacleto la direbbe?”

Naturalmente bisogna sempre essere naturali, e sopratutto non puoi sempre chiamare Anacleto per qualsiasi cosa dovrai dire per il resto della tua vita, ma almeno puoi utilizzare questa tecnica in situazioni più delicate!

Conclusione

Se vuoi essere più simpatico agli altri prova a:

  • Porre domande di “warm-up”, specialmente su eventi piacevoli.
  • Mentre il tuo interlocutore risponde mettiti nei suoi panni.
  • Dopo aver capito cosa ha provato, dagli il pollo, ripetilo a parole tuo.
  • Quando tocca a te parlare, e sei in un momento delicato, chiediti: “Anacleto lo direbbe?”

Ok, ecco tre piccoli accorgimenti per essere più simpatico. Non si tratta di trucchetti per convincere le persone, bensì di una strategia win/win, dove l’altro viene compreso e tu vieni apprezzato. 

A te è mai capitato di incontrare una persona troppo estroversa? Oppure di essere entrato nelle grazie di qualcuno che parla poco? Fammelo sapere con un commento, e fammi anche sapere se ti è interessato l’articolo! 

Se ti è sembrato almeno un po utile l’articolo ho una brutta notizia per te: non lo userai mai! Infatti hai tantissime cose  a cui pensare, che porteranno quest’articolo nel dimenticatoio. Se, invece vuoi imparare ad essere apprezzato, allora accetta la sfida: Entro domani applica tutte e tre le tecniche ad almeno 3 persone, e poi fammi sapere nei commenti come è finita.

11 Febbraio 2015

Perché ho deciso di vivere all’estero (e come decidere se fa al caso tuo)

Stefano Crescita personale 61 Comments

Un mese fa, dopo aver passato la stagione a prepararmi, mi sono definitivamente trasferito in quel di Gran Canaria. Ho scoperto che alcune dicerie che leggi su internet sul “vivere all’estero” sono vere, altre meno, altre imprecise…

Prima di scrivere un articolo, faccio sempre delle ricerche. Ho scoperto che quasi tutti gli articoli su “come vivere all’estero” sono su portali di turismo, cambiare vita e hanno un tono vagamente paradisiaco. Come se andare all’estero fosse la panacea di tutti i mali.

Guarda caso, sempre con immagini tipo questa.
Guarda caso, sempre con immagini tipo questa.

Parlano del “come”, non del “se” o del “perché”. Ma capire il perché vuoi emigrare, e ancora più importante se dovresti farlo o no, è alla base di tutto. Ed è d questo che voglio scrivere oggi.

Online leggi storie di persone che ce l’hanno fatta, che hanno un lavoro da sogno, foto di gente che sta in spiaggia a prendere il sole a natale e così via.

Ma è tutto vero?

Dipende…

E se anche tu vuoi lasciare l’Italia, questo articolo ti darà un’idea migliore di cosa significa partire per sempre. E ti aiuterà a capire se è una strada che ti porterà alla felicità o al rimorso (la risposta non è così banale).

Perché trasferirsi all’estero

Iniziamo da quelli che sono i motivi per i quali le persone si trasferiscono all’estero, e anche io l’ho fatto.

Visto che non mi piace parlare in termini assoluti (perché non ha senso), farò un confronto Italia contro Estero.

1 – L’economia funziona veramente

È la prima cosa che guardo, perché è impossibile vivere bene se l’economia è allo sbaraglio.

I segnali economici in Italia sono zoppicanti, a dirlo da ottimisti. Ad oggi è ancora possibile trovare un ottimo lavoro velocemente in Italia (ho pure un blog apposito sull’argomento), ma viaggiando, mi sono accorto che nell’ex Bel Paese l’economia stagna. Alcuni esempi:

  • Negli Stati Uniti, i cartelli “hiring now” (assumiamo ora) sono sulle vetrine della metà dei locali. Basta farsi una passeggiata in centro per essere assunto.
  • In Inghilterra pure, ho trovato un buon lavoro estivo in 6 ore senza difficoltà.
  • In Lettonia, dove sono tornato 2 anni dopo averci studiato, lo sviluppo è stato straordinario: non hanno usato la scusa della crisi, invece si sono rimboccati le maniche e hanno ricostruito sulle macerie.
  • Qui in Spagna, il governo si sta davvero impegnando per aiutare l’economia e soprattutto le piccole imprese.

Lasciamo perdere quello che TG, giornali e blog chiamano “economia”, quelle sono per il 90% delle stupidate che fanno rivoltare Keynes nella tomba: basta andare all’estero per accorgersi che in Europa l’economia si sta riprendendo e il benessere aumenta, in Italia no. Lo dicono anche le statistiche, ma vederlo con i propri occhi ha tutto un altro impatto.

Più viaggiavo, più mi rendevo conto di quanto il resto del mondo stesse andando avanti senza l’Italia.

2 – Il governo fa almeno finta di essere serio

Dico che fa almeno finta perché, vista la mia scarsa stima verso i politici, non metterei la mano sul fuoco sulla loro sincerità e senso di giustizia.

Però come minimo, le apparenze di un governo giusto ci sono. In Italia ormai i politici nemmeno fanno più finta di essere onesti, tanto non gli succede niente comunque.

Il grande problema è che hanno ragione.

In Italia non voto dal 2010 né seguo la politica, né ho intenzione di iniziare a farlo. Perché? Non mi sento rappresentato da nessuno, quindi non voto nessuno.

“Vota il meno peggio” mi dicono. Il problema è che non c’è nemmeno quello, e la mia vita è troppo breve per stare a incazzarmi e urlare contro la TV. Ho di meglio da fare.

Non dico che tutti dovrebbero fare come me e ignorare la politica. Se ti piace seguirla, seguila. Se vuoi votare, vota. Ma io credo che oggi la scheda nulla sia un segnale più forte del voto a qualsiasi politico.

3 – Il clima è più rilassato

E non parlo della temperatura: vivo alle Canarie, ma a me piace la montagna.

Parlo delle persone.

Sei mai stato a Milano? Anche solo respirare l’aria cittadina mi fa salire lo stress, pure se sono in vacanza. L’italiano medio è stressato.

Stressato dalla politica, stressato dalla crisi, stressato dalle tasse, stressato dallo stress. Chi più ne ha, più ne metta. E non fatico a capirne il motivo, pure io sarei stressato se vivessi in Italia.

All’estero le persone sono più rilassate, più tranquille. Non se la prendono, ti fanno passare se attraversi sulle strisce. O sono andato per puro caso solo in posti tranquilli, o inizio a vedere un trend: l’Italia è un paese che ti prosciuga le energie e la voglia di vivere.

4 – La tecnologia avanza, così come il benessere

L’evoluzione tecnologica degli ultimi quarant’anni è una delle più grandi rivoluzioni della storia dell’uomo. Tecnologia è sinonimo di benessere.

Per trovare qualcosa di lontanamente paragonabile bisogna tornare indietro a Tesla e i suoi studi sull’elettricità, ma solo perché hanno permesso l’evoluzione tecnologica con i computer.

E l’Italia come è messa? Male, anzi peggio.

Lo si vede, per fare un esempio, dalla velocità delle connessioni a internet. Secondo Net Index Explorer, siamo 96° al mondo su 197 Paesi. Più lenti di Grecia, Messico, Brasile e Kwait, per dire. E se andiamo a vedere la velocità di upload, indispensabile per le aziende che lavorano molto su internet, il risultato è ancora peggiore.

La situazione non cambierà, perché il governo in Italia non investe sulle infrastrutture tecnologiche. Anzi ha messo qualche anno fa una “tassa sulla tecnologia”, passata in sordina, che aumenta il prezzo dei componenti informatici.

Il futuro dei Paesi industrializzati lo si vede dal loro livello di informatizzazione. E per l’Italia, il futuro è buio.

Quindi l’Italia non ha speranze?

Se potessi dare una risposta certa a questa domanda, mi chiamerei Mago Merlino.

Al massimo posso dire che ci sono Paesi che al momento hanno un benessere maggiore dell’Italia, e in futuro probabilmente continueranno ad averlo.

Posso esserne certo? No, ma se dovessi scommettere su chi vincerà la prossima Coppa Italia, punterei sulla Juventus e non sulla Reggina.

Magari mi sbaglio, non ho la sfera di cristallo. Anzi spero di sbagliarmi, spero che entro pochi anni l’Italia tornerà ad essere il Bel Paese con un boom economico senza precedenti. Ma non è saggio restare nella casa in fiamme sperando che arrivino in tempo i pompieri.

Se le mie previsioni saranno sbagliate, allora sarò felice di tornare.

I problemi del trasferirsi

Ok, fin qui ti ho parlato della parte bella. Ma questa ormai è la terza volta che vado a vivere in un Paese a migliaia di chilometri da casa, e anche se ci ho fatto il callo, esistono dei problemi ricorrenti.

Sono problemi che dovresti valutare prima del trasferimento, e chiederti se ne vale la pena.

1 – Amici e famiglia

Sì, all’estero ti fai pile di amici in poco tempo. Ogni volta che sono andato a vivere fuori dall’Italia, entro breve avevo il calendario pieno di eventi. Ma non c’è niente da fare, secondo me gli amici insieme ai quali sei cresciuto non si battono.

L’allontanamento viene vissuto da ognuno a modo suo. Chi lo sente di più, chi di meno. Chi sceglie di non partire anche solo per questo motivo. È comunque un aspetto che devi tenere in considerazione.

Soprattutto se sei introverso. Gli introversi fanno più fatica a fare nuove amicizie se non conoscono nessuno nel Paese di destinazione, e ancora peggio se non parlano bene la lingua del posto. A proposito: il mio prossimo libro si chiamerà proprio “relazioni sociali per introversi” (titolo provvisorio), e credo che sarà pronto fra uno o due mesi. 😉

2 – Lingua e usanze diverse

E in questo ci aggiungo anche il cibo: ho viaggiato molto e ogni Paese ha i suoi piatti tipici molto buoni. Ma come livello medio, la cucina italiana rimane su un altro pianeta.

Poi, la lingua. Se la sai bene sei a posto, altrimenti all’inizio è una rottura. Qui alle Canarie nessuno conosce l’inglese, e intendo proprio nessuno nessuno, quindi all’inizio è stato un bell’impatto. Non ho mai studiato lo spagnolo, e anche se è molto simile all’italiano, le prime settimane ho fatto un attimo di fatica.

Soprattutto perché ho dovuto fare cose complesse tipo cambiare residenza, aprire un’azienda e affittare un appartamento in una lingua che conosco poco.

A questo si aggiungono le usanze diverse, che possono creare una barriera culturale e rendere più difficili i rapporti sociali e di lavoro. Ad esempio, nei Paesi anglosassoni i rapporti fra colleghi nelle aziende sono meno formali, e anche il processo di assunzione è diverso. In Giappone, le persone parlano poco e hanno un grande rispetto verso l’autorità.

Queste differenze possono piacere o no. In Spagna pranzo e cena sono spostati molto più avanti che in Italia, ma a me piace svegliarmi presto e mangiare presto. Però sono molto più rilassati e si godono la vita, e questo invece mi piace.

Il modo in cui le persone si comportano e interagiscono con te è soggetto alle differenze culturali specifiche del Paese, e non puoi sapere se le differenze ti piaceranno o no quando arrivi. Non esistono culture “oggettivamente” migliori o peggiori di altre, è tutta una percezione.

Un esempio lampante: gli Stati Uniti. Ad alcuni gli americani stanno simpatici per il loro modo di fare molto esuberante, ad altri stanno sui nervi per la stessa ragione.

3 – I costi

Trasferirsi all’estero costa, soprattutto se lo vuoi fare in maniera definitiva. All’inizio non te ne rendi conto, ma spendere fra una cosa e l’altra qualche migliaio di euro non è così difficile.

E non parlo di trasferimenti temporanei per qualche mese, o di nomadi digitali che continuano a viaggiare (scelte  comunque valide). Se vuoi stabilire delle basi a lungo termine in un altro Paese, devi spenderci dei soldi. Più di quanti ne spenderesti se lo facessi in Italia.

4 – Lo stress del cambiamento

Nei racconti che leggi sui blog le persone parlano di quanto sia bello vivere all’estero, di quanto ci abbiano guadagnato a trasferirsi. Ma al massimo accennano brevemente alle difficoltà, seguite da un “… ma ne è valsa la pena”.

Ora, chiunque ti dice che andare a vivere all’estero non comporta nemmeno un grammo di stress, ti sta contando una balla. O se la sta contando a sé stesso.

Perché la mente umana ha paura dell’ignoto, e per definizione abbandonare il proprio Paese significa buttarsi nell’ignoto. Puoi fare tutti i preparativi che vuoi, ma le preoccupazioni ci saranno sempre.

Ognuno di noi reagisce in maniera diversa allo stress. Chi ne soffre molto, chi meno. Ma tutti ne sono influenzati.

Chiediti: tu come reagisci di solito allo stress? Come ti sei comportato in passato in situazioni in cui dovevi affrontare l’ignoto? Molte persone tornano in Italia dopo poche settimane, perché non riescono a sopportare lo stress associato al trasferimento.

Chi NON dovrebbe andare a vivere all’estero

Un mio amico mi ha detto la sua teoria: molte persone vanno a vivere all’estero, ma tutte prima o poi tornano. Io non sono d’accordo, ma è vero che il tasso di fallimento è elevato. Come puoi evitare di rientrare in questa statistica?

Segui il tuo istinto, fai delle prove. Visita un posto, torna in Italia, lascia passare qualche mese. Sei ancora convinto che fa per te? Trasferisciti per un po’, magari passaci tutte le ferie, impara la lingua se ancora non la conosci. Informati sulle opportunità di lavoro e di alloggio.

Non fermarti alle copertine dei tour operator e al termometro, chiediti veramente se il posto fa al caso tuo: c’è vita notturna o è pieno di pensionati? Ho già conosciuto persone simpatiche del posto? Come sono gli affitti? E i servizi? Si trovano buoni lavori? La cultura è adatta a me?

Dopo aver fatto tutte le tue ricerche, se sei ancora convinto, prova a trasferirti per un po’. Non qualcosa di definitivo, nel caso cambiassi idea. Non c’è niente di male nel tornare indietro: io ho passato 2 mesi in Inghilterra vicino Exeter, bel posto ma troppo noioso, e sono tornato a casa.

Se non ti piace un Paese, magari te ne piacerà un altro. Se in Italia non ti senti “a casa”, trova la cultura che più si avvicina alla tua. Può essere quella spagnola, inglese o giapponese.

Scopri il piacere del viaggio: non le gite con i tuor operator, ma la scoperta di culture nuove e diverse dalla tua. Ti si aprirà un mondo, ed entrare in contatto con culture diverse ti aprirà la mente come poche altre cose. Tornerai più ricco di prima.

Quindi, chi NON dovrebbe trasferirsi all’estero?

1 – Chi non sa cosa significhi

Alcuni dicono di volersi trasferire all’estero perché va di moda. Ma non hanno mai viaggiato, e non sanno cosa significa veramente. Lo dicono come sinonimo di “l’Italia mi fa schifo”.

Queste persone di solito parlano tanto, ma non si trasferiscono mai veramente.

2 – Chi vuole portarsi dietro l’Italia

Alcuni espatriati vogliono portarsi dietro l’Italia, le sue tradizioni e la sua cultura. Uscire e mangiare la pizza, bere caffè e cornetto al bar la mattina, andare al supermercato e trovare Parmigiano e Asiago. Sono quelli che si creano una bolla di amici italiani, ed escono solo con loro. A mala pena imparano la lingua locale, e con poca voglia.

Se vuoi vivere all’estero, devi prepararti ad assorbire le abitudini e la cultura del Paese ospitante. Altrimenti tanto vale che resti in Italia, dove il Parmigiano lo puoi trovare veramente al supermercato.

Se non ti interessa la cultura di un Paese e non ti emoziona l’idea di integrarla nella tua vita, allora non è il Paese giusto per te.

3 – Chi già sta bene in Italia

C’è anche questa categoria, niente di male. Se stai bene in Italia, perché dovresti andartene? Perché è sulla bocca di tutti e pare sia all’ultima moda? Guarda, non seguirle le mode.

Hai già un buon lavoro, sei felice e rilassato, un giro di amici e magari sei sposato. La tua vita sta andando bene. Continua così. Ti consiglio comunque come minimo di imparare l’inglese e creare un piano B, nel caso in cui le cose in Italia prendano una brutta piega.

Dall’altra parte, se le cose qui ti stanno andando male, prova con l’estero.

Una volta stavo parlando con un ragazzo che si lamentava del fatto che non riusciva a trovare lavoro, che aveva mandato curriculum ovunque senza risposta. Io gli ho chiesto: “se trovassi lavoro all’estero, andresti?”

“Subito”, mi ha risposto.

Molte persone nemmeno si rendono conto che possono lavorare all’estero, e costruirsi una vita. Quella persona ha mandato un curriculum in Spagna, ed è stata assunta. Ora mi ringrazia ogni volta che mi vede, perché gli ho dato un’alternativa alla quale non aveva mai nemmeno pensato.

Il mondo è più grande dell’Italia. Se dove stai non ti piace, cambia. Senza stare complicarti la vita inutilmente.

4 – Chi lo fa per l’avventura

Se vai all’estero per cercare avventura, allora vai in cerca d’avventura. Continua a viaggiare, scopri nuovi posti e nuove culture. Niente di male, anche io l’ho fatto per anni e continuerò a farlo.

Ma per trasferirti definitivamente devi avere una ragione più profonda.

L’estasi della novità, del vedere un Paese nuovo, ha per definizione una durata limitata. Se sei in questa categoria, buon per te! Ma se decidi di trasferirti all’estero, parti con la consapevolezza che sarà temporaneo.

5 – Chi la legami che lo fermano

Legami come dei figli, o un lavoro a tempo indeterminato. In altre parole, se hai molto da perderci.

Andare all’avventura è bello, ma non se metti a repentaglio la vita che ti sei costruito col sudore della tua fronte.

Eppure, ci sono persone che continuano a farlo: si fanno stregare dalla bellezza di un posto esotico e dai racconti su internet, mollano tutto e partono all’avventura.

Se fai delle ricerche, troverai solo storie di chi dice che è stata la decisione migliore della loro vita. Ovvio: tutti quelli che falliscono non te lo vengono a raccontare. Ma ce ne sono, eccome se ce ne sono.

Quindi se hai molto da perdere e nulla di sicuro all’estero (come un contratto già firmato), non fare pazzie di cui potresti pentirti. Se proprio vuoi andartene cerca di porre delle basi senza pregiudicare la tua vita in Italia, e potrai fare il grande passo quando sarai sicuro che sia la cosa giusta da fare.

Conclusione

Io non posso sapere se trasferirti all’estero è la scelta giusta per te. Qui ho cercato di darti i pro e i contro, che puoi pesare per conto tuo. Sono le differenze nel tuo carattere e nel tuo sistema di credenze a determinare la scelta più adatta alle tue esigenze.

Io ho fatto la scelta giusta, e sono felice di essermene andato dall’Italia. Se tu ancora sei indeciso, potresti provare a trasferirti solo per qualche mese e lavorare in qualche capitale europea: male che vada impari diverse lezioni di vita, migliori la conoscenza di una lingua straniera, e magari ti ritrovi con qualche soldo extra.

4 Febbraio 2015

Come prendere 30 all’esame: 2 tecniche scientifiche

Francesco Cracolici studio 53 Comments

Oggi ci prendo un bel voto, magari anche 30! Ne sono certa!

Queste erano le parole di Federica poco prima dell’interrogazione. A parte il fatto che dire queste cose prima dell’esame porta sfiga, Federica era la numero uno.

Tiè!
Tiè, Francesco!

Aveva studiato 5 ore al giorno per un mese di fila, aveva ripetuto tutto il libro, capitolo per capitolo, paragrafo per paragrafo. Aveva imparato ogni concetto, ogni cavillo, sapeva tutto.

Ora era il momento dell’esame, e tu sai cosa si prova prima dell’esame vero?

  • Hai la stessa calma zen dell’ “Incredibile Hulk” a cui hanno appena rigato la macchina
  • Senti di avere le stesse possibilità di farcela del mio gatto di vincere Masterchef
  • Ti senti scricchiolare come una cristalliera sotto una mandria di elefanti.

Ora, continuando la nostra storia, accanto alla nostra Federica c’era un’altra ragazza: Chiara. Lei non aveva studiato tutto il libro a memoria, anzi ne aveva studiato bene solo la metà; aveva poco tempo a disposizione perché aveva dovuto dare altre materie.

Per carità, era preparata ma non da impazzire. Quando qualcuno gli chiese come si sentiva, lei rispose:

Bene! Non mi interessa come va, io l’ho studiata tanto per! Se mi bocciano pazienza, se la passo… beh tutto grasso che cola!

Qualche oretta dopo, ad esame concluso, Federica, che aveva studiato tutto, si prese un mediocre 25, e Chiara (la ragazza Kamikaze) 28.

Questa storia ti sarà già capitata centinaia di volte, e ti continuerà a capitare sempre. Questo avviene perché nessuno ti giudica in base a quello che sai, ma in base a quello che dimostri di sapere.

Il motivo per il quale, anche tu, prenderai almeno 4 punti in meno ad ogni esame

Il nostro problema è questo: studiamo, studiamo, studiamo, ma quando poi si tratta di essere interrogati riusciamo a dimostrare di sapere solo la metà delle cose che sappiamo.

Quando ripeti a casa sei  grintoso come Rocky contro Ivan Drago. Quando però è il momento dell’interrogazione, l’ansia e la paura ti trasformano da leone a coniglio. Così se sei calmo come Chiara prendi voti alti, se sei agitata come Federica risulterai più insicura e quindi prenderai voti minori. E no, la soluzione al problema non è andare a tutti gli esami tentando la fortuna ma saper gestire la calma.

Anche se sei il più preparato del mondo e sei ansioso,  quando ti siedi davanti al prof ti capita di:

  • Farfugliare qualcosa di incomprensibile in quella che pare essere una lingua del tardo medioevo
  • Gesticolare in maniera inconsulta
  • Guardare il compito e scorrere gli esercizi, con la faccia sconvolta come se avessi visto Platinette nuda

Tutto ciò è dovuto al così detto stato Alfa. Se impari a sfruttarlo, cambierai la tua vita per sempre. Lo stato Alfa è lo stato in cui si trova il tuo cervello quando sei rilassato. Esso favorisce il collegamento fra le idee, la memoria, l’astuzia. Gestire l’ansa e riuscire a rimanere sempre rilassato aumenterà il tuo QI e capacità di ricordare a dismisura.

L’altro lato della medaglia è che più sei agitato e in ansia, più non riesci a connettere il cervello, organizzare le frasi, dire le parole giuste, anche quelle che sai alla grande. E a quel punto, il 30 te lo puoi forse sognare.

Le due grandi scoperte che faranno diventare, anche te, una calamita per i 30

Si , lo so cosa stai pensando: Come faccio a stare tranquillo e sereno quando:

  • Il mio professore mi guarda come se gli avessi appena rigato la macchina con un rastrello
  • Le assistenti mi fissano tipo toro nell’arena
  • Eccetera eccetera

La soluzione a questo problema te la darà uno dei più grandi esperto al mondo di psicologia:  Daniel Goleman, che tempo fa disse:

 “ Per cambiare il nostro stato d’animo abbiamo solo 2 alternative:

  1. Modificare il nostro linguaggio del corpo

  2. Dirigere la nostra concentrazione

Dopo aver lasciato questa intervista all’Harvard Business Review disse anche:

“I migliori articoli del mondo li scrive Francesco su Mindcheats, veramente ragazzi, seguitelo!”

Purtroppo questo pezzo dell’intervista è andato perduto.

Comunque ecco di seguito, tre passi per superare l’esame pensati a posta per te!

1) Muoviti alla Don Vito Corleone

Marlon Brando, El Padrino.

La dottoressa Amy Cuddy di Harvard, esperta in Business Psychology, qualche anno fa dimostrò quello che qualche millennio fa aveva detto Cicerone. Scopri che se ti muovi in un certo modo, se fai dei movimenti precisi PRIMA di un incontro diventi molto più calmo e rilassato Ma quali sono questi movimenti?

Qualche tempo dopo decise di mettersi alla prova e svelò questo segreto a quattro canditati per un colloqui di lavoro! Al termine del colloquio i datori di lavoro, tra 34 canditati, ne scelsero solo quattro. Secondo te chi erano?

Esatto, erano quei quattro.

Funziona così, tu ti muovi come se andasse tutto alla grande, ti rilassi, fai finta di essere il boss. Il tuo cervello capisce che è tutto sotto controllo, abbassa la quantità di cortisolo e riduce lo stress. Questo avviene perché il tuo cervello, non appena capisce che tu sei il leader, ti aiuta in tutti i modi rendendoti più sveglio e preparato. Un ottima variante è quella di portarsi un oggetto come una penna da tenersi in mano durante l’esame.

Dieci o venti minuti prima dell’esame, assumi una posa rilassata, fai finta che tutto va alla grande, fingiti Don Vito Corleone oppure Barney di How I met you Mother. Ti assicurò che andrà alla grande!

2)  Usa il pugno di Pollice!

Ho già parlato del fatto che adoro il pessimismo: ogni volta che non mi va di fare qualcosa mi viene in mente lo scenario peggiore e divento iper-produttivo. Nonostante questo, se applichi questa strategia prima dell’esame, non appena il professore ti farà una domanda, sarai talmente ansioso che scapperai dall’aula urlando

“Io università non ne volevo fare!”

Sia per dirigere la tua concentrazione, sia per rilassarti un po’ il consiglio è uno solo: pensa positivo.

Certo so che non è molto facile essere positivi quando sei davanti al plotone d’esecuzione, ecco perché ho preparato 3 domande che dovrai farti prima di ogni esame:

  • Cosa mi faccio regalare dai miei se prendo un bel voto?
  • Quali argomenti so alla grande?
  • Quanto influirà questo esame sull’intera mia vita? (spoiler: la risposta è “molto poco”)

Porti queste domande ti renderà più positivo, aumenterà la connessione fra le tue idee  e la tua calma.

3)  Preparati a tutto

Una cosa che mi ha compito è stato sapere che gli agenti segreti della CIA,  prima di qualsiasi operazione fanno circa 300 prove, per questo sono i migliori al mondo.

Se ti sono piaciute le tecniche di sopra, questa la adorerai. Anche tu dovrai testare le tue risposte almeno 2 volte prima dell’esame. Ti chiarisco tutto nello specifico:

Circa 20/30 minuti prima dell’esame fatti fare al massimo 4 domande da qualcuno e rispondi come se fossi davanti al professore. Se però vuoi veramente prendere un bel voto devi seguire questi 2 punti:

  • Prima di ogni risposta fai un lungo respiro (entrerai in stato Alfa)
  • Dopo aver risposto continua a parlare, non ti fermare mai per nessun motivo, anche se non sai la risposta, finché il professore non ti ferma. Sembrerai super preparato.

Così addestrerai la tua mente a rispondere con calma e senza fermarsi anche davanti al professore e ti assicuro che farai un figurone!

Conclusione

Ok siamo in periodo d’esami, se vuoi fare una scena grandiosa allora dovrai ricordarti che:

  • Non importa quello che tu sai ma ciò che dimostri di sapere
  • Per andare alla grande in un esame devi entrare in Stato alfa, altrimenti sei nei guai (usa la respirazione)
  • Ci si può rilassare attraverso il linguaggio del corpo o la propria concentrazione
  • 30 minuti prima dell’esame fai una simulazione d’esame
  • Fai un lungo respiro prima di ogni risposta
  • Dopo aver risposto non stare mai zitto, continua a parlare finché il professore non ti ferma
  • I 10 minuti precedenti all’esame assumi una posa rilassata e da leader
  • Nel frattempo poniti le domande “pugno di pollice” per essere positivo

Ho appena condiviso con te le mie tecniche per mantenere la calma durante gli esami. Se hai mai avuto questo problema, oppure vuoi sapere qualcosa in più lasciami un commento. E se prendi un bel voto, lasciamene un altro!

28 Gennaio 2015

4 lezioni che ho imparato dai manuali di sopravvivenza

Stefano Crescita personale 10 Comments

sopravvivenza

Qualche mese fa, ho avuto una brutta avventura in montagna.

Il mio obiettivo era il Monte Zingla, un’escursione semplice, da circa 4 ore.

Così prendo lo zaino, ci butto dentro due panini e mezzo litro d’acqua, lascio la macchina in un parcheggio sterrato e inizio a salire.

In poco più di 2 ore sono in vetta, ma non è stata quella la parte difficile quanto la discesa…

A un certo punto, penso: “hmm, questo pezzo di sentiero non lo riconosco, vediamo dove porta.”

L’inizio della fine.

Mi ritrovo fuori sentiero, su una ripida parete, e un burrone invalicabile di fronte a me. Evidentemente, avevo preso la strada sbagliata in un momento di distrazione. Lo Zingla non è un monte famoso, e non vine battuto mai da nessuno.

“Nessun problema” penso fra me e me, “torno fino all’ultimo punto dal quale sono sicuro di essere passato, e da lì cerco di trovare il sentiero per scendere.”

Nessun problema un corno, perché poco dopo mi sono trovato di fronte a un altro burrone.

Ed è lì che l’idea si è fatta largo nella mia mente: mi ero perso.

La giornata era particolarmente arida e il mezzo litro di acqua che mi ero portato dietro era già finito, ma avevo ancora sete. Sotto il sole cocente, sudavo ma non c’erano torrenti fino a valle. Per mia colpa, ero anche senza mappa: “tanto è un escursione breve”, avevo pensato.

A un certo punto decido: al diavolo il sentiero, io inizio ad andare in discesa, che prima o poi la montagna dovrà finire. Mi faccio largo in una vasta pineta, il pendio al limite del praticabile, con difficoltà.

Poi trovo una traccia di un vecchio sentiero non segnato sulle mappe, e lo seguo. Poi svanisce insieme alla mia speranza di essermi ritrovato. Poi scopro un minuscolo torrente, bevo copiosamente, e seguo lui. Infine ecco il vero sentiero, che mi riconduce alla civiltà. Arrivare in vetta mi aveva preso due ore, tornare a valle cinque.

Mentre scendevo per il bosco, ho pensato: “devo proprio scrivere un articolo su Mindcheats su questa avventura”, ma poi l’ho ribattezzato: 4  lezioni che ho imparato dai manuali di sopravvivenza (e che puoi applicare alla vita).

Eccole.

1 – Pensa a quello che puoi fare

Dallas Seavey, musher ed esploratore artico, nel suo libro dice che osservando i suoi cani ha imparato una lezione importante sulla vita: non importa quanto sia grave la tua situazione, fregatene e pensa alla singola cosa più importante che puoi fare adesso.

Questo ragionamento gli ha salvato la vita quando si è trovato in un overflow, una condizione che permette all’acqua dei fiumi di essere liquida anche quando fuori fa -40°. È forse la cosa più pericolosa dell’artico.

Dopo essersi completamente bagnato in uno di questi overflow, un esploratore sa che potrebbe rimanerci secco. È facile farsi prendere dal panico. Così Dallas, da solo e in mezzo allo Yukon, si è chiesto: qual è la singola azione più importante che posso fare adesso?

Tirare fuori i cani e la slitta dall’acqua. E poi?

Valutare la mia posizione e quella del rifugio più vicino. E a quel punto?

Rimettermi sulla slitta e raggiungerlo.

Se sei un lettore di vecchia data, forse riconosci in queste parole la tecnica di spezzettare gli obiettivi, un “classico” di Mindcheats che continua a dare risultati a chiunque la applica: non pensare in grande, a tutte le difficoltà che dovrai affrontare, ma concentrati sulla singola cosa più importante che puoi fare adesso.

Pensa, e non farti prendere dal panico quando vedi che non riesci a raggiungere i traguardi o trovi un ostacolo imprevisto, ma chiediti come superarlo nella maniera più efficace.

2 – Aspetta e vedi cosa succede

Bear Grylls si tuffa in laghi ghiacciati per prendere pesci a mani nude, fa a pugni con gli orsi per il miele, si lancia con delle liane alla Tarzan per scendere dei burroni.

Se segui alla lettera i consigli di Grylls, se mai dovessi trovarti in una situazione di pericolo in mezzo al nulla…

Con buone probabilità moriresti.

La realtà è invece più monotona: se sei in pericolo nella natura fermati, riparati, trova un modo per rivelare la tua posizione (ad esempio con un fuoco) e aspetta i soccorsi. Puoi sopravvivere 72 ore senza mangiare o bere, il tuo unico compito è rimanere vivo, non diventare il nuovo Indiana Jones.

Da qui puoi apprendere una serie di lezioni:

  • Se non sai quello che stai facendo, non rischiare di peggiorare la situazione.
  • La vita non è come un film (o uno show su Sky).
  • Se non puoi fare qualcosa da solo, chiedi aiuto.
  • A volte è meglio aspettare e vedere cosa succede.

Quindi prima di fare qualcosa, chiediti se non sia forse meglio aspettare.

3 – Un grammo di prevenzione vale una tonnellata di cure

Il modo migliore per sopravvivere a una situazione di emergenza è non essere mai in una situazione di emergenza.

Quando io vado in montagna lascio sempre aperta sul computer la mappa della zona dove andrò, e dico a qualcuno che giorno parto. Se non torno per la notte e non era in programma la permanenza notturna, allora c’è almeno una persona che sa che qualcosa non va. Quindi mi capitasse qualcosa (incrociamo le dita), dovrei solo fermarmi e aspettare i soccorsi qualche ora.

Questa è una delle più importanti lezioni di qualsiasi manuale di sopravvivenza, e una delle migliori che puoi applicare nella tua vita: un grammo di prevenzione vale una tonnellata di cure.

Pianifica, chiediti quello che può andare storto, e fai in modo di minimizzare o annullare il rischio. Se non è possibile, metti in moto delle misure che riducono l’impatto negativo degli eventi imprevisti.

Questo è un tema fondamentale nel lavoro, a me tanto caro da aver iniziato a scrivere un blog a parte: se sai che potresti perdere il lavoro, fai prevenzione e cercane uno nuovo da adesso. Non aspettare quando sei licenziato, senza soldi e con delle spese fisse, per scrivere il tuo curriculum.

Ci sono persone che si prendono tanti rischi, e altre che se ne prendono pochi: io sono della seconda filosofia, perché secondo me per una vita felice serve un certo grado di sicurezza. Questo non significa che non dovresti rischiare, anzi è  una delle cose migliori che puoi fare, ma dovresti farlo con coscienza.

4 – Impara qualcosa prima che ti serva

Quando ti perdi nel deserto non è il momento migliore per leggere un manuale su come trovare acqua nel deserto.

E se non hai mai acceso un fuoco con solo legna bagnata e una scatola di fiammiferi, di sicuro non ce la farai quando devi riscaldarti per non morire assiderato.

Devi imparare le abilità più importanti prima che ti servano, per essere sempre pronto. Apprendere qualcosa nel modo giusto può richiedere settimane o mesi, e a quel punto la tua finestra di opportunità potrebbe essersi chiusa.

Un esempio? Se vedi un bando lavorativo che fa per te ma richiede l’inglese, non farai a tempo a impararlo per prendere quel lavoro. Invece se ti eri premunito e avevi imparato l’inglese con il metodo giusto in partenza, a questo punto stavi già lavorando.

Scegli alcune competenze chiave, e apprendile prima che ti servano: quando verrà il momento di utilizzarle, sarai in una posizione di vantaggio. Se non sai con cosa partire, puoi iniziare da queste 5 competenze fondamentali.

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