Perché ho deciso di vivere all’estero (e come decidere se fa al caso tuo)
Un mese fa, dopo aver passato la stagione a prepararmi, mi sono definitivamente trasferito in quel di Gran Canaria. Ho scoperto che alcune dicerie che leggi su internet sul “vivere all’estero” sono vere, altre meno, altre imprecise…
Prima di scrivere un articolo, faccio sempre delle ricerche. Ho scoperto che quasi tutti gli articoli su “come vivere all’estero” sono su portali di turismo, cambiare vita e hanno un tono vagamente paradisiaco. Come se andare all’estero fosse la panacea di tutti i mali.
Parlano del “come”, non del “se” o del “perché”. Ma capire il perché vuoi emigrare, e ancora più importante se dovresti farlo o no, è alla base di tutto. Ed è d questo che voglio scrivere oggi.
Online leggi storie di persone che ce l’hanno fatta, che hanno un lavoro da sogno, foto di gente che sta in spiaggia a prendere il sole a natale e così via.
Ma è tutto vero?
Dipende…
E se anche tu vuoi lasciare l’Italia, questo articolo ti darà un’idea migliore di cosa significa partire per sempre. E ti aiuterà a capire se è una strada che ti porterà alla felicità o al rimorso (la risposta non è così banale).
Perché trasferirsi all’estero
Iniziamo da quelli che sono i motivi per i quali le persone si trasferiscono all’estero, e anche io l’ho fatto.
Visto che non mi piace parlare in termini assoluti (perché non ha senso), farò un confronto Italia contro Estero.
1 – L’economia funziona veramente
È la prima cosa che guardo, perché è impossibile vivere bene se l’economia è allo sbaraglio.
I segnali economici in Italia sono zoppicanti, a dirlo da ottimisti. Ad oggi è ancora possibile trovare un ottimo lavoro velocemente in Italia (ho pure un blog apposito sull’argomento), ma viaggiando, mi sono accorto che nell’ex Bel Paese l’economia stagna. Alcuni esempi:
- Negli Stati Uniti, i cartelli “hiring now” (assumiamo ora) sono sulle vetrine della metà dei locali. Basta farsi una passeggiata in centro per essere assunto.
- In Inghilterra pure, ho trovato un buon lavoro estivo in 6 ore senza difficoltà.
- In Lettonia, dove sono tornato 2 anni dopo averci studiato, lo sviluppo è stato straordinario: non hanno usato la scusa della crisi, invece si sono rimboccati le maniche e hanno ricostruito sulle macerie.
- Qui in Spagna, il governo si sta davvero impegnando per aiutare l’economia e soprattutto le piccole imprese.
Lasciamo perdere quello che TG, giornali e blog chiamano “economia”, quelle sono per il 90% delle stupidate che fanno rivoltare Keynes nella tomba: basta andare all’estero per accorgersi che in Europa l’economia si sta riprendendo e il benessere aumenta, in Italia no. Lo dicono anche le statistiche, ma vederlo con i propri occhi ha tutto un altro impatto.
Più viaggiavo, più mi rendevo conto di quanto il resto del mondo stesse andando avanti senza l’Italia.
2 – Il governo fa almeno finta di essere serio
Dico che fa almeno finta perché, vista la mia scarsa stima verso i politici, non metterei la mano sul fuoco sulla loro sincerità e senso di giustizia.
Però come minimo, le apparenze di un governo giusto ci sono. In Italia ormai i politici nemmeno fanno più finta di essere onesti, tanto non gli succede niente comunque.
Il grande problema è che hanno ragione.
In Italia non voto dal 2010 né seguo la politica, né ho intenzione di iniziare a farlo. Perché? Non mi sento rappresentato da nessuno, quindi non voto nessuno.
“Vota il meno peggio” mi dicono. Il problema è che non c’è nemmeno quello, e la mia vita è troppo breve per stare a incazzarmi e urlare contro la TV. Ho di meglio da fare.
Non dico che tutti dovrebbero fare come me e ignorare la politica. Se ti piace seguirla, seguila. Se vuoi votare, vota. Ma io credo che oggi la scheda nulla sia un segnale più forte del voto a qualsiasi politico.
3 – Il clima è più rilassato
E non parlo della temperatura: vivo alle Canarie, ma a me piace la montagna.
Parlo delle persone.
Sei mai stato a Milano? Anche solo respirare l’aria cittadina mi fa salire lo stress, pure se sono in vacanza. L’italiano medio è stressato.
Stressato dalla politica, stressato dalla crisi, stressato dalle tasse, stressato dallo stress. Chi più ne ha, più ne metta. E non fatico a capirne il motivo, pure io sarei stressato se vivessi in Italia.
All’estero le persone sono più rilassate, più tranquille. Non se la prendono, ti fanno passare se attraversi sulle strisce. O sono andato per puro caso solo in posti tranquilli, o inizio a vedere un trend: l’Italia è un paese che ti prosciuga le energie e la voglia di vivere.
4 – La tecnologia avanza, così come il benessere
L’evoluzione tecnologica degli ultimi quarant’anni è una delle più grandi rivoluzioni della storia dell’uomo. Tecnologia è sinonimo di benessere.
Per trovare qualcosa di lontanamente paragonabile bisogna tornare indietro a Tesla e i suoi studi sull’elettricità, ma solo perché hanno permesso l’evoluzione tecnologica con i computer.
E l’Italia come è messa? Male, anzi peggio.
Lo si vede, per fare un esempio, dalla velocità delle connessioni a internet. Secondo Net Index Explorer, siamo 96° al mondo su 197 Paesi. Più lenti di Grecia, Messico, Brasile e Kwait, per dire. E se andiamo a vedere la velocità di upload, indispensabile per le aziende che lavorano molto su internet, il risultato è ancora peggiore.
La situazione non cambierà, perché il governo in Italia non investe sulle infrastrutture tecnologiche. Anzi ha messo qualche anno fa una “tassa sulla tecnologia”, passata in sordina, che aumenta il prezzo dei componenti informatici.
Il futuro dei Paesi industrializzati lo si vede dal loro livello di informatizzazione. E per l’Italia, il futuro è buio.
Quindi l’Italia non ha speranze?
Se potessi dare una risposta certa a questa domanda, mi chiamerei Mago Merlino.
Al massimo posso dire che ci sono Paesi che al momento hanno un benessere maggiore dell’Italia, e in futuro probabilmente continueranno ad averlo.
Posso esserne certo? No, ma se dovessi scommettere su chi vincerà la prossima Coppa Italia, punterei sulla Juventus e non sulla Reggina.
Magari mi sbaglio, non ho la sfera di cristallo. Anzi spero di sbagliarmi, spero che entro pochi anni l’Italia tornerà ad essere il Bel Paese con un boom economico senza precedenti. Ma non è saggio restare nella casa in fiamme sperando che arrivino in tempo i pompieri.
Se le mie previsioni saranno sbagliate, allora sarò felice di tornare.
I problemi del trasferirsi
Ok, fin qui ti ho parlato della parte bella. Ma questa ormai è la terza volta che vado a vivere in un Paese a migliaia di chilometri da casa, e anche se ci ho fatto il callo, esistono dei problemi ricorrenti.
Sono problemi che dovresti valutare prima del trasferimento, e chiederti se ne vale la pena.
1 – Amici e famiglia
Sì, all’estero ti fai pile di amici in poco tempo. Ogni volta che sono andato a vivere fuori dall’Italia, entro breve avevo il calendario pieno di eventi. Ma non c’è niente da fare, secondo me gli amici insieme ai quali sei cresciuto non si battono.
L’allontanamento viene vissuto da ognuno a modo suo. Chi lo sente di più, chi di meno. Chi sceglie di non partire anche solo per questo motivo. È comunque un aspetto che devi tenere in considerazione.
Soprattutto se sei introverso. Gli introversi fanno più fatica a fare nuove amicizie se non conoscono nessuno nel Paese di destinazione, e ancora peggio se non parlano bene la lingua del posto. A proposito: il mio prossimo libro si chiamerà proprio “relazioni sociali per introversi” (titolo provvisorio), e credo che sarà pronto fra uno o due mesi. 😉
2 – Lingua e usanze diverse
E in questo ci aggiungo anche il cibo: ho viaggiato molto e ogni Paese ha i suoi piatti tipici molto buoni. Ma come livello medio, la cucina italiana rimane su un altro pianeta.
Poi, la lingua. Se la sai bene sei a posto, altrimenti all’inizio è una rottura. Qui alle Canarie nessuno conosce l’inglese, e intendo proprio nessuno nessuno, quindi all’inizio è stato un bell’impatto. Non ho mai studiato lo spagnolo, e anche se è molto simile all’italiano, le prime settimane ho fatto un attimo di fatica.
Soprattutto perché ho dovuto fare cose complesse tipo cambiare residenza, aprire un’azienda e affittare un appartamento in una lingua che conosco poco.
A questo si aggiungono le usanze diverse, che possono creare una barriera culturale e rendere più difficili i rapporti sociali e di lavoro. Ad esempio, nei Paesi anglosassoni i rapporti fra colleghi nelle aziende sono meno formali, e anche il processo di assunzione è diverso. In Giappone, le persone parlano poco e hanno un grande rispetto verso l’autorità.
Queste differenze possono piacere o no. In Spagna pranzo e cena sono spostati molto più avanti che in Italia, ma a me piace svegliarmi presto e mangiare presto. Però sono molto più rilassati e si godono la vita, e questo invece mi piace.
Il modo in cui le persone si comportano e interagiscono con te è soggetto alle differenze culturali specifiche del Paese, e non puoi sapere se le differenze ti piaceranno o no quando arrivi. Non esistono culture “oggettivamente” migliori o peggiori di altre, è tutta una percezione.
Un esempio lampante: gli Stati Uniti. Ad alcuni gli americani stanno simpatici per il loro modo di fare molto esuberante, ad altri stanno sui nervi per la stessa ragione.
3 – I costi
Trasferirsi all’estero costa, soprattutto se lo vuoi fare in maniera definitiva. All’inizio non te ne rendi conto, ma spendere fra una cosa e l’altra qualche migliaio di euro non è così difficile.
E non parlo di trasferimenti temporanei per qualche mese, o di nomadi digitali che continuano a viaggiare (scelte comunque valide). Se vuoi stabilire delle basi a lungo termine in un altro Paese, devi spenderci dei soldi. Più di quanti ne spenderesti se lo facessi in Italia.
4 – Lo stress del cambiamento
Nei racconti che leggi sui blog le persone parlano di quanto sia bello vivere all’estero, di quanto ci abbiano guadagnato a trasferirsi. Ma al massimo accennano brevemente alle difficoltà, seguite da un “… ma ne è valsa la pena”.
Ora, chiunque ti dice che andare a vivere all’estero non comporta nemmeno un grammo di stress, ti sta contando una balla. O se la sta contando a sé stesso.
Perché la mente umana ha paura dell’ignoto, e per definizione abbandonare il proprio Paese significa buttarsi nell’ignoto. Puoi fare tutti i preparativi che vuoi, ma le preoccupazioni ci saranno sempre.
Ognuno di noi reagisce in maniera diversa allo stress. Chi ne soffre molto, chi meno. Ma tutti ne sono influenzati.
Chiediti: tu come reagisci di solito allo stress? Come ti sei comportato in passato in situazioni in cui dovevi affrontare l’ignoto? Molte persone tornano in Italia dopo poche settimane, perché non riescono a sopportare lo stress associato al trasferimento.
Chi NON dovrebbe andare a vivere all’estero
Un mio amico mi ha detto la sua teoria: molte persone vanno a vivere all’estero, ma tutte prima o poi tornano. Io non sono d’accordo, ma è vero che il tasso di fallimento è elevato. Come puoi evitare di rientrare in questa statistica?
Segui il tuo istinto, fai delle prove. Visita un posto, torna in Italia, lascia passare qualche mese. Sei ancora convinto che fa per te? Trasferisciti per un po’, magari passaci tutte le ferie, impara la lingua se ancora non la conosci. Informati sulle opportunità di lavoro e di alloggio.
Non fermarti alle copertine dei tour operator e al termometro, chiediti veramente se il posto fa al caso tuo: c’è vita notturna o è pieno di pensionati? Ho già conosciuto persone simpatiche del posto? Come sono gli affitti? E i servizi? Si trovano buoni lavori? La cultura è adatta a me?
Dopo aver fatto tutte le tue ricerche, se sei ancora convinto, prova a trasferirti per un po’. Non qualcosa di definitivo, nel caso cambiassi idea. Non c’è niente di male nel tornare indietro: io ho passato 2 mesi in Inghilterra vicino Exeter, bel posto ma troppo noioso, e sono tornato a casa.
Se non ti piace un Paese, magari te ne piacerà un altro. Se in Italia non ti senti “a casa”, trova la cultura che più si avvicina alla tua. Può essere quella spagnola, inglese o giapponese.
Scopri il piacere del viaggio: non le gite con i tuor operator, ma la scoperta di culture nuove e diverse dalla tua. Ti si aprirà un mondo, ed entrare in contatto con culture diverse ti aprirà la mente come poche altre cose. Tornerai più ricco di prima.
Quindi, chi NON dovrebbe trasferirsi all’estero?
1 – Chi non sa cosa significhi
Alcuni dicono di volersi trasferire all’estero perché va di moda. Ma non hanno mai viaggiato, e non sanno cosa significa veramente. Lo dicono come sinonimo di “l’Italia mi fa schifo”.
Queste persone di solito parlano tanto, ma non si trasferiscono mai veramente.
2 – Chi vuole portarsi dietro l’Italia
Alcuni espatriati vogliono portarsi dietro l’Italia, le sue tradizioni e la sua cultura. Uscire e mangiare la pizza, bere caffè e cornetto al bar la mattina, andare al supermercato e trovare Parmigiano e Asiago. Sono quelli che si creano una bolla di amici italiani, ed escono solo con loro. A mala pena imparano la lingua locale, e con poca voglia.
Se vuoi vivere all’estero, devi prepararti ad assorbire le abitudini e la cultura del Paese ospitante. Altrimenti tanto vale che resti in Italia, dove il Parmigiano lo puoi trovare veramente al supermercato.
Se non ti interessa la cultura di un Paese e non ti emoziona l’idea di integrarla nella tua vita, allora non è il Paese giusto per te.
3 – Chi già sta bene in Italia
C’è anche questa categoria, niente di male. Se stai bene in Italia, perché dovresti andartene? Perché è sulla bocca di tutti e pare sia all’ultima moda? Guarda, non seguirle le mode.
Hai già un buon lavoro, sei felice e rilassato, un giro di amici e magari sei sposato. La tua vita sta andando bene. Continua così. Ti consiglio comunque come minimo di imparare l’inglese e creare un piano B, nel caso in cui le cose in Italia prendano una brutta piega.
Dall’altra parte, se le cose qui ti stanno andando male, prova con l’estero.
Una volta stavo parlando con un ragazzo che si lamentava del fatto che non riusciva a trovare lavoro, che aveva mandato curriculum ovunque senza risposta. Io gli ho chiesto: “se trovassi lavoro all’estero, andresti?”
“Subito”, mi ha risposto.
Molte persone nemmeno si rendono conto che possono lavorare all’estero, e costruirsi una vita. Quella persona ha mandato un curriculum in Spagna, ed è stata assunta. Ora mi ringrazia ogni volta che mi vede, perché gli ho dato un’alternativa alla quale non aveva mai nemmeno pensato.
Il mondo è più grande dell’Italia. Se dove stai non ti piace, cambia. Senza stare complicarti la vita inutilmente.
4 – Chi lo fa per l’avventura
Se vai all’estero per cercare avventura, allora vai in cerca d’avventura. Continua a viaggiare, scopri nuovi posti e nuove culture. Niente di male, anche io l’ho fatto per anni e continuerò a farlo.
Ma per trasferirti definitivamente devi avere una ragione più profonda.
L’estasi della novità, del vedere un Paese nuovo, ha per definizione una durata limitata. Se sei in questa categoria, buon per te! Ma se decidi di trasferirti all’estero, parti con la consapevolezza che sarà temporaneo.
5 – Chi la legami che lo fermano
Legami come dei figli, o un lavoro a tempo indeterminato. In altre parole, se hai molto da perderci.
Andare all’avventura è bello, ma non se metti a repentaglio la vita che ti sei costruito col sudore della tua fronte.
Eppure, ci sono persone che continuano a farlo: si fanno stregare dalla bellezza di un posto esotico e dai racconti su internet, mollano tutto e partono all’avventura.
Se fai delle ricerche, troverai solo storie di chi dice che è stata la decisione migliore della loro vita. Ovvio: tutti quelli che falliscono non te lo vengono a raccontare. Ma ce ne sono, eccome se ce ne sono.
Quindi se hai molto da perdere e nulla di sicuro all’estero (come un contratto già firmato), non fare pazzie di cui potresti pentirti. Se proprio vuoi andartene cerca di porre delle basi senza pregiudicare la tua vita in Italia, e potrai fare il grande passo quando sarai sicuro che sia la cosa giusta da fare.
Conclusione
Io non posso sapere se trasferirti all’estero è la scelta giusta per te. Qui ho cercato di darti i pro e i contro, che puoi pesare per conto tuo. Sono le differenze nel tuo carattere e nel tuo sistema di credenze a determinare la scelta più adatta alle tue esigenze.
Io ho fatto la scelta giusta, e sono felice di essermene andato dall’Italia. Se tu ancora sei indeciso, potresti provare a trasferirti solo per qualche mese e lavorare in qualche capitale europea: male che vada impari diverse lezioni di vita, migliori la conoscenza di una lingua straniera, e magari ti ritrovi con qualche soldo extra.
Alessandro Cosimetti
11 Febbraio 2015 @ 14:17
Ciao Stefano, come sai anche io ero in procinto di trasferirmi proprio alle Canarie. Non dico di aver scartato questa opzione, ma nel corso dei mesi mi ero accorto che il trasferimento non mi avrebbe dato ciò che volevo veramente. E, proprio perché – come tu giustamente hai sottolineato – reputo impegnativo un trasferimento di residenza (e tutto ciò che ne concerne) ho “congelato” la cosa.
Ripeto, non è detto che non lo faccia ma per ora mi “limiterò” a delle lunghe permanenze estere (Canarie comprese).
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:15
E fai bene. Se il tuo “sesto senso” ti dice che qualcosa non va, fai meglio a non partire. Mica sei obbligato, no? Come giustamente dici, magari un giorno capisci che è arrivato il momento di andartene.
Anonimo
28 Febbraio 2015 @ 14:59
Ciao Stefano vorrei leggere i tuoi libri… quali sono i titoli?
Stefano
3 Marzo 2015 @ 00:37
Inglese Dinamico e Obiettivo Lavoro. 😉
Anonimo
6 Novembre 2017 @ 16:05
ciao io penso che l’estero e nel mi caso valensia o valenza che dir si voglia sarà la mia strada futura perché dopo averla vista questo anno credo e sono sicuro sarà il mio futuro questo per come si dice o si diceva in passato io credo sarò felice con me stesso perché qui in italia la mia vita e davvero un inferno di problemi che se vorrete vi spieghero poi
Edoardo
11 Febbraio 2015 @ 14:26
Un articolo davvero ben fatto. Sono in erasmus in Polonia e posso dire che è vero che all’estero tante cose funzionano meglio, ma dico anche che in Italia non si vive male, se uno riesce ad ottenere un lavoro più che buono ed ad avere una situazione tranquilla e felice.
Personalmente al mio ritorno proverò a stare in italia e nella mia città e farcela li, dando tutto per realizzarmi, perchè alla fine avere comunque la famiglia e gli amici veri vicino è più importante di qualche mb di internet in più, ed è strano che proprio io che odio tutto ciò che non funziona in italia dica questo 😉
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:13
Bellissima la Polonia, ci sono stato 2 volte (Breslavia e Cracovia). Guarda come ho detto, è una scelta personale: c’è chi preferisce trasferirsi, e chi stare in Italia. Però un consiglio te lo do: il futuro dell’Italia è molto incerto, quindi magari creati un piano B giusto in caso. 😉
MOIRA
11 Febbraio 2015 @ 14:47
Dalla serie: puoi scappare dall’Italia ma non dagli italiani!
E magari mi trovo uno Stefano Mini (con i suoi amici blogger al seguito) e il fedele cane che percorre la mia Avenida o spaparanzato sulla spiaggia di Amadores. Mi spiace che non avevo disponibilità nel mio appartamento per ospitarti, altrimenti saresti stato il mio primo inquilino V.I.P ^_^
Nos vemos.
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:11
Amadores non è distante da dove sto io (Arinaga), vivi anche tu qui? 😀
abacus
11 Febbraio 2015 @ 14:48
Uno dei migliori articoli sul trasferimento, complimenti! Curiosità: come mai sei tornato dagli States, se c’era tanto lavoro e ti eri integrato socialmente?
Te lo chiedo perchè mi affascina come paese e cultura. Hai visto qualcosa di “negativo” lì?
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:09
Mi è scaduto il permesso di lavoro, lì sono molto restrittivi, e di rimanere come irregolare (come fanno molti italiani) sinceramente non ne avevo voglia. Altrimenti sarei rimasto. 😉
Viandante
11 Febbraio 2015 @ 15:24
Ottimo articolo, sarebbe interessante dedicare anche un paragrafo a chi ha un po’ di soldi da parte e potrebbe valorizzarli ulteriormente trasferendosi in un posto dove il costo della vita, con il cambio, è nettamente vantaggioso e allo stesso tempo si ritrova in un paese in cui ci sono servizi più avanzati ed efficienti dell’Italia. Ad esempio mi sembra di aver capito che in Lettonia nonostante la vita costi di meno si ha già una situazione a livello di infrastrutture migliore dell’Italia, o no?
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:10
Ciao Viandante. Per un ottimo rapporto qualità della vita/costi, tre consigli ti posso dare se vuoi stare in Europa: se ti piace il caldo isole Canarie, se ti piace il freddo Polonia ed Estonia. 😉
La Lettonia è ottima ma le altre sono un gradino sopra come servizi secondo me.
Andrea
11 Febbraio 2015 @ 15:28
Mi piace lo spirito di questo articolo, più di molti altri pubblicati da te o dal tuo collega in passato. Non si parla di cose che “tutti devono fare”, ma ci si focalizza sull’individualità: elenchi i vantaggi così come gli svantaggi, senza perderti in chiacchiere sui primi e senza sminuire i secondi, e ripeti più volte che a fare la vera differenza non è proprio il Paese in cui si sta, ma come lo si accoglie “dentro se stessi”. La Conclusione di questo articolo è d’obbligo per chi crede che esista una sola via nella vita (e sono in tanti): se una persona, magari autorevole e apparentemente senza problemi come un blogger molto seguito, fa una certa cosa, non significa che questa cosa vada bene per tutti.
Mi piacerebbe leggere articoli in cui si parla proprio dello sviluppo dell’individualità e si spieghi come spesso si vada in contro a errore nel seguire sconsideratamente gli altri.
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:07
Grazie dello spunto Andrea, è un argomento che anche a me ispira, me lo segno nella cartella “articoli da scrivere”. 🙂
Daniel
11 Febbraio 2015 @ 16:51
Se ti piace la montagna fatti un giro sul Teide, a Tenerife 😉
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:06
Hmm, è nei miei piani. Però voglio partire da valle, e fare 3000+ metri di dislivello. 😀
Manu
11 Febbraio 2015 @ 19:13
Ahia… hai pigiato un mio tasto dolente. Come dici tu bisogna cercare di fare un attimo il punto della situazione per capire se vale la pena o no di fare una scelta così radicale. Apprezzo molto il realismo che hai messo in questo articolo, bravo.
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:05
Grazie Manu. Durante le mie ricerche, un po’ mi ha infastidito che tutti gli articoli fossero un “wow che bello qui è tutto perfetto”.
Roberto
12 Febbraio 2015 @ 00:40
Bel articolo, io da un po’ di mesi vivo a Reading una cittadina vicino Londra, sto cercando il terzo lavoro, ma anche dopo un training non riesco a trovare un lavoro in un albergo, in fondo tutto e’ relativo
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:04
Bella quella zona, ottima scelta. Di lavoro ce n’è, probabilmente stai sbagliando qualcosa nella ricerca. Poi ovvio, nemmeno l’UK è il Paese dei Balocchi, e per trovare lavoro bisogna sempre convincere il datore che sei la scelta migliore. 😉
Daniela
12 Febbraio 2015 @ 00:43
….Bell’articolo…come tutti gli altri…ma scusami la precisazione…il plurale di curriculum é curricula…quindi quel ragazzo si lamentava di aver lasciato curriculA ovunque….comunque complimenti ti seguo con interesse…
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:03
C’hai ragione, me lo dimentico sempre che il plurale è curricula. XD
Daniela
12 Febbraio 2015 @ 13:09
🙂
asd
24 Febbraio 2015 @ 22:27
Veramente no, il termine “curricula” non esiste. E’ solo una vecchia cazzata che gira ancora ora 🙂
Stefano
25 Febbraio 2015 @ 10:01
Ho controllato ora, secondo la Crusca si dice curricula: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/plurale-curriculum
Gianluca
12 Febbraio 2015 @ 09:24
Perché trasferirsi all’estero
Manca il punto 5 – Perchè esiste il diritto alla difesa: se un rapinato uccide un rapinatore, riceve un encomio dalle autorità locali (in Italia vale solo per la raccolta differenziata)
Stefano
12 Febbraio 2015 @ 10:02
Guarda, ho preferito non entrare in questo tema perché non lo conosco bene, però c’hai ragione. 😛
Guido
12 Febbraio 2015 @ 09:59
Grazie per questo ottimo articolo, mi hai lasciato molti spunti di riflessione
Daniele
12 Febbraio 2015 @ 11:29
Complimenti, sei riuscito a descrivere la reale situazione di chi va all’estero non per un fattore di moda o per lasciarsi tutto alle spalle, ma per cercare realmente quello stile di vita, che purtroppo abbiamo perso piú di 20 anni fà in Italia.
Io ora sono a Valencia e sottoscrivo fermamente la descrizione che hai fatto dello stile di vita spagnolo, percepisci il loro vivere sereni, non solo la giornata ma il singolo minuto che la giornata gli offre.
Qui senti sempre dire “disfruta”(goditi) “aprovecha” (approfitta) de lo que tienes e lo trovo veramente semplice ma allo stesso tempo ideale come modo do vivere.
Grazie per l’ottimo articolo.
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 11:53
Bella Valencia, Daniele, ci sono stato una volta e mi è piaciuta. 😀 Poi i voli interni per i residenti delle Canarie costano veramente poco (abbiamo uno sconto).
Felice di sapere che ti stai trovando bene!
Francesca
12 Febbraio 2015 @ 13:08
Ciao Ste!! Io volevo migliorare la lingua spagnola mi consiglieresti di venire li? 😉 🙂
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 11:54
Ciao Francesca, dipende: qui hanno un accento molto molto forte, quindi se vuoi imparare uno spagnolo perfetto, le Canarie lasciale perdere. Se invece ti basta riuscire a capire e parlare la lingua, eccome. 😀
rossella
12 Febbraio 2015 @ 17:45
Complimenti per l’articolo: molto obiettivo e ponderato nell’analizzare pro e contro, soprattutto col consiglio di valutare bene la propria inclinazione a lasciare l’Italia. Purtroppo, come dici tu, ultimamente va molto di moda esaltare il trasferimento all’estero come se fosse una scelta adatta a tutti, trascurando la storia personale di ognuno.
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 11:55
Grazie Rossella. Infatti, come dici tu: a me ogni volta che qualcuno dice “X è sempre la scelta migliore”, senza valutare pro e contro né i casi particolari, mi scatta un campanello d’allarme. 😉
Zero
12 Febbraio 2015 @ 18:32
Io sono molto incerto su cosa fare: mi piace il rispetto verso il prossimo e le infrastrutture moderne ed efficienti del Giappone, ma odio il cibo e alcuni modi di essere delle persone che trovi “falsi” e troppo formali. Dell’Italia invece odio proprio le persone superficiali, volgari e menefreghiste, senza contare i servizi inesistenti (treni/corriere sempre in ritardo, vecchi/e e rovinati dai soliti teppisti), e l’ambiente tutto sporco e troppo rurale/novecentesco, mentre preferirei qualcosa di più moderno. Sto pensando ai paesi scandinavi nonostante io soffra il freddo, ma lo preferisco comunque di gran lunga al caldo eccessivo perché mi piace vestirmi pesante a più strati e odio sudare. Tu che ne pensi di Finlandia, Norvegia e Svezia? Ricordo ancora uno dei tuoi articoli riguardo il sistema educativo che ne lodava i pregi. Ammetto comunque di avere una capacità di adattamento mediocre e l’abilità innata di trovare sempre difetti in tutto.
Fabio
13 Febbraio 2015 @ 16:40
CIao Stefano, penso proprio che hai scritto questo articolo in risposta alla mai email? vero? Diciamo che sto pensando di andare a G.C. per un mesetto e vedere come si sta , integrandomi con la gente. Mi sto formando per poter lavorare online poichè li non penso ci sia molto lavoro per quello che faccio (informatico). Consiglio a tutti di provare un mese e fare colloqui prima di trasferirsi (almeno che uno non sia già pensionato). Cmq provare a starci anche tre mesi ti aiuta a capire se è la tua vita.
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 12:00
Di lavori per informatici ce ne sono, basta ingegnarsi. È pieno di italiani che lavorano online qui, e hanno bisogno di esperti per aiutarli. Se passi da GC mandami un’email che ci incontriamo. 😉
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 11:59
Ciao Zero, ottimi anche i Paesi scandinavi, io infatti pensavo di trasferirmici e sono ancora nella lista dei candidati. L’ostacolo più grande è la lingua, e il freddo se non ci sei abituato.
Massimo
14 Febbraio 2015 @ 12:53
2 figli. 1 moglie. Dirigente. Quindi rimango qui? E pensate che ero in Belgio tanti anni fa e sono tornato.
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 14:02
Questa è una cosa che devi valutare tu. Ho conosciuto diverse persone con moglie e figli che si sono trasferite alle Canarie, e ne parlano come a una delle migliori decisioni della loro vita. Sta a te decidere se sono più i pro o i contro. 😉
Alexander
14 Febbraio 2015 @ 15:41
Ciao Stefano,
grazie per aver raccontato le cose per come stanno: sì è vero, l’immagine che ti danno di chi si trasferisce all’estero è sempre da cartolina, ma la realtà è diversa. Me ne rendo conto nel mio piccolo essendo cresciuto a Venezia, ho spesso sentito persone ospiti dire “che bello deve essere vivere qui !”
La mia risposta è sempre stata “Dipende: fare vacanza in un posto è sempre diverso dal viverci…”
Ottimo il consiglio di fare delle prove, prima di trasferirsi: anche mio padre prima di decidere di trasferirsi alle Hawaii aveva fatto una prova di 2 mesi.
Ci è rimasto una quindicina d’anni e anche lui, complice il permesso di soggiorno scaduto e condizioni più restrittive dopo il crollo delle Torri Gemelle, è tornato in Germania. Ma alla fine ha pesato anche quello che hai detto tu: gli amici di lunga data e la famiglia (nel frattempo era diventato nonno) hanno un forte richiamo, nonostante mio padre si fosse perfettamente integrato, era appassionato ballerino di hula nella scuola più antica dell’isola e le persone per strada lo scambiavano per autoctono.
Tornando a te Stefano, in bocca al lupo per la nuova esperienza (e il nuovo libro) e vorrà dire che la prossima chiacchierata ce la faremo via Skype 😉
ciao
Alexander
Stefano
14 Febbraio 2015 @ 17:03
Ciao Alex. 🙂
Il discorso che hai fatto su Venezia secondo me si può estendere a tutta l’Italia: il miglior posto del mondo per farsi una vacanza, ma è impossibile viverci.
Nicola
14 Febbraio 2015 @ 19:48
ho aperto un dibattito sulla questione economica on Italia sul gruppo “il mercato italiano del lavoro” di linkedin.
Concordo con te sul fatto che la situazione non solo è drammatica, ma anche che non stiamo facendo nulla di concreto per risolverla. Ho sempre sostenuto che noi italiani giardiamo troppa tv, in cui si fa tanta disinformazione. Infatti il messaggio che circola è che la situazione è drammatica, ma anche dalle altre parti è cosi. Ci fanno vedere che il tasso di disoccupazione è inferiore a quello della Germania, senza specifocare che abbiamo il più alto tasso di precariato, che il cuneo fiscale è in linea con gli altri paesi, senza specificare che la quantità e la qualità dei servizi è nettamente inferiore a quella degli altri paese e soprattutto che a causa di una pressione fiscale spropositata, in media l’80% del reddito di una famiglia italiana se ne va in spese. Quello che però mi fa arrabbiare è al codardia con cui ce ne “scappiamo” all’estero, senza neanche provare a cambiare la situazione, giustificandoci dietro una apparente impotenza…
Zero
14 Febbraio 2015 @ 21:56
Onestamente non vedo alcuna codardia nel “fuggire” all’estero. Come ha detto giustamente Stefano nel suo articolo, trasferirsi è una situazione che causa irrimediabilmente stress nell’individuo, quindi direi piuttosto che è coraggioso colui che riesce a lasciarsi tutto alle spalle. Trovare la forza di andarsene denota soltanto l’aver compreso la realtà dei fatti, e cioè che per questo paese non c’è futuro (almeno io la vedo così).
Nicola
17 Febbraio 2015 @ 17:56
Io non ho fatto nessun paragone con quello che ha scritto Stefano. Bensì ho riportato un dato di fatto dello stereotipo dell’italiano che va a lavorare all’estero perché a casa sua non c’è lavoro.
Un conto è farsi un’esperienza (utilissima) un altro conto è scappare dai problemi a “casa”. Avete mai pensato che se da altre parti si sta bene è forse perché qualcuno in passato lì si è dato da fare per far funzionare le cose? Non possiamo aspettare che la situazione cambi!
asd
24 Febbraio 2015 @ 22:31
beato te che credi di vivere per 1000 anni…forse non lo sai ma la vita media di un essere umano in buona salute si attesta sugli 80-85 anni, spendere 5-10 o piu anni della mia vita per salvare un paese popolato da ignoranti non rientra nelle mie priorità 🙂 poi per carità ognuno fa quello che vuole
Alice
29 Aprile 2021 @ 01:53
Capisco che visto che vada di moda, tutti tendano a pensare che gli italiani che “fuggano” all’estero lo facciano per lavoro e per lasciare l’Italia in cerca di un futuro migliore. Con questo stereotipo mi trovo in disaccordo. Perche’ ogni persona che parte ha aspirazioni, motivi e ragioni diverse. E se fosse invece per un’arricchimento personale, per conoscere nuove culture e confrontarsi con usanze, stili e modi di vivere diversi dall’Italia? Se ti accorgi che mentalmente e culturalmente l’Italia ti sta stretta e la tua mentalità non corrisponda a quello di un italiano medio? Ognuno parte alla ricerca di qualcosa di diverso.
Anonimo
15 Febbraio 2015 @ 22:10
Ciao Stefano
Complimenti per il tuo articolo spero pieno di tuo vissuto.Personalmente io sono propio innamorato dell Italia,anche se soffro molto nel vedere lo scempio continuo che subisce questo nostro meraviglioso paese.Cerco di viaggiare sempre molto perche l unico modo di capire come vanno le cose è vederle di persona e sono consapevole che esistono situazioni all estero che vivono un energia migliore della mostra.Sono nato vicino Roma ma vivo in Romagna da 25 anni perche’ qui trovai quell Italia che mi piaceva dove la gente non si piange addosso e reagisce con positivita’alle situazioni negative facendole diventare punti di forza.Sono ancora molto legato a questa terra dove anche oggi nonostante la crisi le cose non vanno malissimo.Naturalmente se oggi vedo le cose con un serio ottimismo è perchè nella vita ho sempre cercato di anticipare i problemi prima che ti arrivassero addosso.ho fatto il fotografo per 15 anni con successo ma ancora prima che il settore crollasse ero già entrato in un nuovo settore che ha avuto un grande sviluppo.Condivido molto la ricerca di un posto adatto alla propio indole ma una volta trovato il mazzo te lo devi fare lo stesso perchè la vita non ti regala niente.Grazie
Lorenzo
17 Febbraio 2015 @ 22:19
Bellissimo articolo Stefano e…se ripassi da Cracovia sei il benvenuto! 😉
Mi piace molto la tua analisi lucida dei pro e contro del trasferirsi all’estero, Secondo me c’è un’altra possibilità interessante: trasferirsi all’estero per un periodo di tempo determinato. Nel mercato italiano la parte più difficile oggi, soprattutto per un giovane, è trovare il primo lavoro e maturare esperienza nel campo che ha scelto. Trasferendoti all’estero ti puoi specializzare più facilmente, puoi perfezionare l’inglese e sei obbligato ad imparare a cavartela da solo. Dopo un paio di anni puoi decidere se è arrivato il momento di riportare quello che hai imparato in Italia, rimanere dove stai o cominciare una nuova avventura da qualche parte! 😉
Stefano
18 Febbraio 2015 @ 09:53
Mazza, ho inviti da tutto il mondo. 😀
Ottimo punto il tuo: lavorare all’estero è un ottimo inizio per la carriera.
Luca
20 Febbraio 2015 @ 17:11
Ciao Stefano,
Ho scoperto da poco il tuo blog tramite un amico, proprio per l’argomento trattato in questo articolo.
Complimenti sia per i contenuti che per il tono utilizzato in questo post che aiuta chi, come me, è lì e lì per decidere da che parte piantar le tende 😉
Io personalmente mi occupo di sviluppo software (game), anche io sto cercando di spostarmi proprio in Gran Canaria e guardacaso sono pure un tuo coetaneo 😛
Magari ti posso anche aggiungere su Skype che facciamo quattro chiacchere?
Stefano
24 Febbraio 2015 @ 16:59
Ciao Luca, in questo periodo proprio di stare su Skype non ho tempo. Comunque sto dando consigli su come trasferirsi su una newsletter per la quale ti puoi iscrivere qui: http://forms.aweber.com/form/20/1877349620.htm
Michele
21 Febbraio 2015 @ 14:26
Ciao Stefano! Da un pò leggo ogni tanto qualche tuo bell’articolo e stavolta, visto l’argomento che mi tocca, voglio proprio lasciarti un saluto.
Circa 4 anni fa ho preso anch’io la decisione di andarmene dall’Italia, prima per lunghi periodi, ora direi più o meno stabilmente. Avevo già viaggiato molto, ma non avevo mai lasciato il lavoro, così mi sono lanciato in una svolta radicale. Ho pensato che per una buona soluzione poteva essere abbinare una residenza tropicale ‘invernale’ ad un posto più europeo e dinamico in estate. Così sono andato non lontano da dove sei tu ora, a Capo Verde (ti piacerebbe, si fanno dei trekking spettacolari!). Qui ho una mia piccola casetta sull’Oceano e ho aperto un’attività in cui promuovo turisticamente il posto.
Per 3 volte primavera-estate sono andato a Londra. In realtà il mio sogno è sempre stato la Spagna, ma ho scelto UK sia per via della crisi spagnola, sia perchè volevo rafforzare l’inglese (con lo spagnolo ero già ben messo e a Capo Verde sto acquisendo il portoghese). Ho sempre trovato lavoro velocemente a Londra, senza esperienza specifica senza conoscere nessuno e con un’età che in Italia sarebbe decisamente ‘fuori gioco’! Questa è la realta’! Con tutte le difficoltà che saggiamente elenchi nell’articolo e che anch’io ho vissuto come tutti in prima persona, prendermi il rischio di cambiare vita è stata la decisione più bella, non me ne pentirò mai.
Ora che mi sono presentato, vorrei chiederti un paio curiosità.
1) come mai un amante della montagna è andato a vivere al mare? 🙂
2) li da te si può trovare lavoro a qualsiasi età senza discriminazione come in UK o fanno come in Italia (la Spagna potrebbe essere la mia prossima meta…)?
Ciao!
Stefano
24 Febbraio 2015 @ 17:00
Ciao Michele. 🙂
– Perché era la cosa più veloce da fare per andarsene, ora decido se restare o andare da qualche parte fra 1-2 anni. 😉
– Secondo le statistiche, la discriminazione per età è MOLTO inferiore che in Italia.
Stefano
22 Febbraio 2015 @ 20:58
Prevedo una colonia di Mindcheatsiani a Gran Canaria in un futuro prossimo! 😉
Stefano
24 Febbraio 2015 @ 17:02
Già di italiani ce ne sono un sacco (troppi). Già ho conosciuto qui un paio di persone che mi conoscevano da prima che mi trasferissi tramite Mindcheats. 😛
Vivere all’estero: cosa sapere prima di fare il grande salto | Pensa fuori dalla scatola
16 Marzo 2015 @ 08:04
[…] su cosa devi sapere prima di mollare tutto e trasferirti all’estero, che puoi integrare con questa ottima […]
Oscar
10 Luglio 2015 @ 04:32
Salve io ho 26 anni adesso.. che dirvi anni fa’ quando avevo 23 sono andato a Londra solo senza agganci e nulla e senza programmi ho fatto un biglietto con partenza dopo 3 giorni figuratevi e sono stato via 5 mesi dopo ciò torno d’urgenza per la mia ragazza e dopo un anno di fermo in Italia mi lascio con la mia ragazza e per colpo di testa faccio un biglietto per miami con partenza dopo 4 giorni senza nulla di programmato e senza agganci parto sto li un mese trovando un lavoro come cameriere parto per new york dove mi sistemo come aiuto chef ( mai fatto in vita mia ) a manhattan dopo mesi attendendo un visto parto per i Caraibi e mi trasferisco per tre mesi ha Santo domingo 🙂 so cosa pensate sono un pazzo
Stefano
12 Luglio 2015 @ 19:34
Se ti piace non ci vedo nulla di male!
pie
7 Febbraio 2023 @ 00:47
Buonasera Stefano, ma esisti? ho pagato per un corso e non ricevo risposta da nessun canale,email, sito, facebook, twitter, sembra che non esisti, spero di non aver perso i miei soldi. saluti
Stefano
4 Aprile 2023 @ 14:27
Esisto anche se MC non lo guardo quasi più. Che hai preso?