Cosa ho imparato correndo una mezza maratona

marathon

Che fra l’altro ho fatto nell’ottobre del 2013, quindi sono un po’ in ritardo. 😀

Per chiarirci: questo non è il solito articolo sulla filosofia di correre 21 km a piedi, o sul fatto che allenandosi si possa raggiungere qualsiasi obiettivo (anche perché 21 km non sono poi così tanti), o sulla tenacia. Piuttosto, questo articolo parla delle tue credenze limitanti e di come agiscano in modo subdolo nella tua vita.

Infatti, le persone non si rendono conto dei paletti mentali che si impongono. A tal punto che sono arrivato ad essere convinto che eliminarli sia impossibile: possiamo solo sperare di trovarli, uno a uno, più velocemente degli altri. E sostituirli con dei paletti che sono un po’ più in là nel nostro percorso di crescita. Una visione triste magari, ma è la verità.

Quindi, prima di tutto, cosa centra la mia mezza maratona del 2013 con le tue credenze limitanti?

Il paletto che mi sono posto mentre correvo

Ufficialmente, di mezza maratona ne ho corsa solo una. Ne ho fatte di altre per conto mio durante gli allenamenti (l’ultima settimana scorsa), ma prenderò a riferimento questa perché è l’unica che ho corso in una gara vera e propria.

Prima di iniziare l’allenamento, mi sono posto un obiettivo: correrla fra 1 ora e 45 minuti, e 1 ora e 50 minuti. Che non è un gran tempo, ma visto che era la mia prima gara, non ho voluto esagerare.

Da quel momento, passano tre mesi di allenamenti quotidiani. Diversi terreni, climi, vicissitudini, progressi. Poi arriva il momento della gara, che è diversa da quello che mi aspettavo: molto più difficile, con colline e addirittura un pezzo di sterrato.

Ma qual è stato il mio tempo?

1 ora, 47 minuti, 45 secondi.

Preciso preciso in mezzo a quello che mi aspettavo, anche se dalla data in cui mi ero dato questo obiettivo erano passati tre mesi e la corsa in sé era stata più difficile di quello che mi aspettassi. Questo può significare due cose:

  1. Sono un mostro nel calcolare il tempo in cui correrò una mezza maratona fra tre mesi, senza riferimenti precedenti, e su un terreno sconosciuto.
  2. Mi sono posto una credenza limitante, e sono rimasto bloccato a quel tempo perché psicologicamente ero convinto che quello fosse il mio limite.

Ora, secondo te, qual è la risposta giusta? 😉

Sono sicuro che sarei riuscito a limare ancora diversi minuti da quel tempo, ma visto che mi ero posto quel paletto ho limitato la mia prestazione. Che finché stiamo parlando del risultato di una gara non è così grave, ma quando i paletti sono nella tua realizzazione e successo come persona la cosa si fa più seria.

La sottile differenza fra obiettivi e credenze limitanti

Dove per “sottile” intendo “nulla”.

Gli obiettivi, per quanto siano una delle cose più importanti che puoi porti nella tua vita, hanno intrinseca una credenza limitante. Prendendo il mio esempio: dicendo “voglio correre una mezza maratona fra 1h 45′ e 1h 50′” mi sto sì ponendo un obiettivo, ma mi sto anche dicendo che non sarò mai in grado di correrla sotto a quel tempo. Tac! Ecco la tua credenza limitante.

Aver degli obiettivi va bene, ma attenzione a non farli diventare i tuoi limiti. In genere, ogni volta che raggiungi un obiettivo significa che puoi fare di più. Quindi dovresti portarlo sempre un po’ più in là, senza accontentarti di fare qualcosa al di sotto delle tue reali capacità.

Come puoi sapere quando un obiettivo ti sta limitando da sprigionare il tuo vero potenziale?

L’unica è provare, non puoi saperlo in anticipo. Non puoi conoscere i tuoi limiti finché non li testi nella realtà, la teoria serve fino a un certo punto. Capisci che un obiettivo è allo stesso tempo una credenza limitante quando lo raggiungi, e non lo sostituisci subito con qualcosa di più ambizioso.

Va bene fare piccoli passi, ma per definizione questo significa che completato un passo devi fare il prossimo per andare un po’ più avanti, altrimenti ti fermi.

Come superare le tue credenze limitanti

Viviamo tutti immersi nelle nostre credenze limitanti. Che ci limitano nel lavoro, nel guadagno, nelle relazioni sociali, nella realizzazione dei nostri obiettivi. E non credere, anche io ogni giorno mi rendo conto di essere frenato da una serie di paletti che il mio inconscio si pone. Cerco ogni giorno di individuarli e superarli, ma farlo da soli non è facile.

Il sistema più efficace per superare i miei limiti, fra quelli che ho provato, è quello di parlare con persone che già l’hanno fatto. Quindi, persone che hanno raggiunto obiettivi più ambiziosi di quelli che io mi sono posto. Nel business significa fare consulenza con persone di successo (le consulenze costano un sacco, ma valgono dieci volte tanto), nella vita personale significa circondarsi di persone potenzianti che ti stimolino a dare il meglio di te (il circolo sociale in cui ti trovi influenza le tue decisioni e credenze più di quello che credi).

È difficile sapere in anticipo quali siano le tue credenze limitanti: se fosse così facile, allora tutti riusciremmo a superarle. È come giocare a mosca cieca: andare a tentoni finché non trovi quello che stai cercando. Con il tempo e l’esperienza puoi diventare più bravo, ma è sempre una ricerca personale che non può seguire schemi precisi. Come ho detto, la cosa più utile che puoi fare in questo senso è circondarti da persone che sono già almeno un passo davanti a te. In questo modo, quanto meno, hai una traccia da seguire.

O come dice il proverbio: se sei la persona più intelligente nella stanza, significa che sei nella stanza sbagliata.

Il tuo obiettivo dovrebbe quello di non avere obiettivi fissi: mantienili dinamici e flessibili, che si adattano e si sviluppano insieme a te.