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13 Aprile 2016

4 semplici lezioni di vita dall’Alaska

Stefano Crescita personale

C’è chi, quando va in vacanza, prende e se ne va a Tenerife per avere un po’ di caldo. Chi fa le crociere nel mediterraneo, chi preferisce lo sci e va a Campiglio o Asiago.

Chi vuole dire d’aver fatto la “vacanza alternativa” se ne va magari in Thailandia, senza sapere che in Thailandia nel 2014 ci sono stati 250.000 turisti italiani (quindi alternativo non è).

C’è invece chi, come il sottoscritto, abbandona per due mesi il suo blog per viaggiare in Alaska.

Senza offesa Mindcheats, ma lo rifarei.
Senza offesa Mindcheats, ma lo rifarei.

Se leggi qualche blog di viaggio, ti sarai accorto che fioccano articoli su “cosa mi ha insegnato il Cile/Cina/Nepal/Turchia/Messico”. Quindi voglio coglierti l’occasione per parlarti di un posto schifato dalla maggior parte dei travel blogger: le lezioni che ho imparato (o consolidato) dopo un mese in Alaska.

1 – Non abbiamo bisogno di tutte queste comodità

L’Alaska è divisa in due parti: le città e i villaggi.

Le tre città principali, Anchorage, Fairbanks e Juneau, sono bene o male moderne. Ci si può trovare di tutto, compresi ristoranti costosi, negozi di musica e tour operator.

La storia cambia quando si visita la metà occidentale dello stato, dove una delle “città” principali, Nome, conta 3.800 abitanti (includendo la periferia). Perché vedi, una delle caratteristiche principali di questa zona del mondo è la mancanza di strade che collegano i vari villaggi alle città principali. Questo significa che tutte le provviste devono partire da Seattle, prendere una nave o un aereo per Anchorage, prendere un secondo aereo per Nome o Unalakleet (i due centri di distribuzione dell’Alaska occidentale), e un terzo aereo per il villaggio di destinazione.

Per questo non stupisce sentire che un litro di latte costa 4€ al litro, la benzina 2,20€ al litro (anche se l’Alaska è piena di petrolio), una scatola di cereali 3,80€, un singolo peperone 2,8€, mezzo chilo di passata di pomodoro 4€, e una pizza mediocre dai 18€ ai 30€.

E questo solo per le provviste che arrivano, perché in certi posti non è così scontato avere la pasta al negozio di alimentari.

Con prezzi del genere e una disponibilità altalenante, si fa presto a imparare a sopravvivere senza cose che noi consideriamo fondamentali. Quando per trovare un negozio che abbia un telefono in vendita bisogna prendere l’aereo, avere l’iPhone 4 invece dell’iPhone 6 non ti rovina l’esistenza. Quando per avere l’acqua in inverno devi fare un buco nel ghiaccio, di tempo per guardare Uomini e Donne non te ne rimane granché.

Potresti pensare che è un’esistenza tapina e orribile, in realtà è il contrario: per molti aspetti, vivere in Alaska è più bello che vivere in Italia. Più tempo passavo in queste condizioni, e più mi rendevo conto che meno hai, e meno ti preoccupi.

Ha senso: se passo metà della mia vita ad accumulare lusso, ricchezza e oggetti costosi, passerò la seconda metà della mia vita a preoccuparmi di perderli. Anche per questo i soldi non fanno la felicità.

In realtà, non abbiamo bisogno della maggior parte di quelle cose che consideriamo indispensabili nella vita moderna. Gli smartphone e computer in casa, le TV e i tornei a Fifa e Call of Duty, Facebook, la Coca Cola e i cibi chilometro zero, le due settimane di ferie ad Agosto e tutto quello che fai per staccare nel fine settimana. Tutti stratagemmi per riempire una vita vuota e priva di significato.

E lo dico da possessore di tutte queste tecnologie.

Ma quando ti stai divertendo, quando sei sereno e in pace con te stesso, non ti importa di andare a prendere l’acqua dal fiume o accendere la stufa a legna la mattina per riscaldarti. Sono arrivato a pensare che non sei felice quando puoi permetterti tutte le comodità e i lussi che sogni, ma quando arrivi al punto di non aver nemmeno bisogno delle comodità pur avendo la disponibilità economica, perché la tua vita è già bilanciata così com’è.

2 – È tutta una questione di preparazione e mentalità

Per quanto questo sia stato di gran lunga l’inverno più caldo della storia dell’Alaska, quando sono andato a White Mountain il termometro ha toccato i -22 gradi centigradi circa.

white mountain inverno alaska
In questa foto c’è ogni singola casa presente a White Mountain.

“Ma come fai? Io quando va sotto zero muoio di freddo!”

Il fatto è che si tratta di una questione di preparazione e di mentalità.

Preparazione perché, a -20 gradi, senza l’abbigliamento giusto sei un blocco di ghiaccio in pochi minuti. Soprattutto quando tira vento, come ho imparato a mie spese.

Ma anche con il parka da spedizione artica addosso, serve la giusta mentalità per non sentire freddo a -20. Se continui a pensare che hai freddo, allora avrai freddo. Punto.

Se invece la prendi con filosofia, continui a muoverti e non ti fai condizionare dal termometro, scoprirai che una bella giornata di sole può essere gradevole anche a quella temperatura. Quando ho scalato la collina da dove è stata scattata questa foto, ho avuto caldo e mi sono dovuto aprire la giacca.

Quindi a seconda della tua mentalità i -20 possono essere un freddo estenuante che ti costringono a rimanere chiuso in casa, o può essere una bella giornata di sole ideale per una passeggiata all’aperto.

Puoi applicare questo principio a ogni situazione e avvenimento della tua vita: puoi prenderlo nel modo giusto, o nel modo sbagliato. Puoi prendere sconfitte o fallimenti come un disastro, o come un’occasione per imparare qualcosa.

Soprattutto, è il tuo atteggiamento nei confronti del mondo e della vita che plasma il tuo futuro. Io non credo nella legge d’attrazione così come viene formulata dai più, ma ha un fondo di verità e ne ho parlato in questo articolo (che ti consiglio di leggere).

Prendo questa lezione in senso ampio, e considero i -20 gradi come una qualsiasi difficoltà della vita: con la giusta preparazione e mentalità, non è così male. Anzi, impari a vedere il bicchiere mezzo pieno e a divertirti in ogni caso.

3 – I soldi sono sopravvalutati

Fino a qualche anno fa i soldi erano in cima alla lista delle mie priorità.

Ora non dico di essere ricco sfondato, ma con uno stipendio discreto a fine mese mi sono accorto che i soldi non contano poi così tanto per la felicità. Certo, meglio averne di più che di meno, ma guadagnare non è più l’attività che ritengo più importante nella mia vita.

Lo si capisce bene in Alaska. Una delle cose che mi ha sorpreso di più, parlando con le persone, è l’estremo turnover. Ossia: tantissime persone arrivano ogni anno, e tantissime se ne vanno. Credo di aver incontrato più immigrati in Alaska (dagli Stati Uniti continentali, i “lower 48” come vengono definiti da loro) che nativi nati e cresciuti lì.

Molta gente che nasce in Alaska se ne va, perché le condizioni sono oggettivamente difficili. Molte persone che arrivano non si fermano più di un anno o due, perché scoprono che l’Alaska non è come nei loro sogni dopo aver letto Jack London. Quindi chi rimane ha adottato una filosofia che approvo: i soldi sono sopravvalutati, i beni materiali non sono tutto.

Per quanto siano pieni di petrolio e oro, in Alaska non ci sono tanti soldi. Perché puoi avere tutto il petrolio che vuoi, ma quando la città più vicina è a 3000 km di distanza, e devi fare tre ore di aereo abbondanti per raggiungerla, il costo della vita è spropositato (ne ho parlato sopra).

La filosofia che accomuna tutti gli alaskani è quella di non curarsi dei soldi, di voler fare una vita semplice. Una cosa che hanno capito è che se vivi una vita piacevole, i soldi diventano secondari.

4 – Riscopri la natura

L’Alaska ha una superficie di 1.718.000 chilometri quadrati. Più o meno come Italia, Spagna, Francia e Germania messi insieme. La popolazione totale è di 736.000, ossia poco più di Palermo e molto meno di Torino. Di queste persone, 300.000 vivono ad Anchorage. Questo lascia 436.000 persone in un’area grande quanto l’Europa occidentale, che conta 255 milioni di teste.

Non serve fare troppi calcoli per capire che l’Alaska, fuori da Anchorage, è vuota. Vuota a tal punto che le due città più grandi dietro a Anchorage, Juneau e Fairbanks, hanno circa 30.000 abitanti ciascuna. Vuota a tal punto che alcuni villaggi sono talmente isolati che, per essere raggiunti, l’unico mezzo di trasporto fattibile è l’aereo.

L’Alaska è definita The Last Frontier, l’ultima frontiera, e per una buona ragione: fuori dalle tre città, la natura è incontaminata e la presenza umana risibile.

Nei miei ultimi giorni in Alaska ho deciso di guidare da Anchorage a Fairbanks per un paio di giorni, che sono a circa 6 ore di auto di distanza. Sono partito con il serbatoio dell’auto pieno a metà, credendo nella mia ingenuità che avrei trovato un benzinaio da qualche parte nei successivi 200 km. Beh, quando ho trovato il benzinaio più “vicino” il mio serbatoio era in queste condizioni:

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Completamente a secco e minacciosa spia della riserva accesa. Lezione imparata: l’Alaska è vuota, e puoi aspettarti di non trovare benzinai per 200 km sull’autostrada che collega le due città principali dello stato.

Ma c’è di peggio: se da Anchorage si vuole andare in auto nella capitale dello stato, Juneau, devi portarti dietro dietro delle taniche piene di benzina: nemmeno un serbatoio pieno è sufficiente per coprire il tratto di strada che va da un benzinaio all’altro.

Questa storia mi ha fatto capire, ancora più delle statistiche, quanto incontaminata sia l’Alaska. A me è sempre piaciuta la natura, ma nell’Europa occidentale è impossibile immergersi veramente in un ambiente incontaminato: in ogni dove ci sono villaggi, pali della luce, strade e segni della presenza umana. Invece, in un posto come l’Alaska, si può veramente riscoprire la natura. Puoi veramente dire di essere l’unico essere umano nel raggio di 100 chilometri.

In un posto del genere, inizi a pensare al mondo e alla tua vita in un modo diverso. I problemi scompaiono, e ti accorgi di quanto poco senso abbia il correre frenetico dell’esistenza moderna. Ti rendi conto di quanto sia vano rincorrere i possedimenti materiali, e del perché avere successo non significhi avere di più, ma trovare la serenità in una vita più semplice.

24 Febbraio 2016

Il pericolo di essere normale

Stefano Crescita personale

Immagina di essere un cacciatore, 20.000 anni fa, prima dell’invenzione dell’agricoltura.

Tu e il tuo clan vagate le foreste alla ricerca di cibo da raccogliere e cacciare. A mala pena vi basta per il sostentamento, l’unico modo di sopravvivere è cooperare.

La più grande calamità che ti può capitare è di essere escluso dal clan, che significherebbe morte sicura.

Quindi pensandoci un attimo, non è difficile capire perché l’uomo si è evoluto per essere conformista. Guardare quello che fanno gli altri, e ripeterlo. Cercare inconsciamente, sempre, di integrarsi nella realtà preesistente.

Lo facciamo tutti, chi più chi meno. Eccezioni estreme a parte (che, in quanto tali, io non considero mai nei miei articoli), ogni persona su questo pianeta cerca l’approvazione di un gruppo sociale. Anche l’anticonformista cerca l’approvazione degli altri anticonformisti, conformandosi al loro modo di rapportarsi con il mondo. Sembra un paradosso, in realtà è solo un istinto umano primordiale e naturale.

E seguirlo, da una parte, va anche bene. In pochi sono disposti a fare il salto e non interagire più con nessun essere umano, e cercare di farlo sarebbe sbagliato. In più, il bisogno di accettazione e uniformazione è alla base della nostra convivenza civile: è la ragione per la quale non vedi nessuno in giro nudo per strada quando fa caldo.

D’altra parte, non siamo più sulla Terra di 20.000 anni fa. Il cibo si trova al supermercato, essere esclusi da un clan non porta a conseguenze nefaste. Ma il nostro istinto è ancora lì, a dirci di uniformarci alle norme della società o del gruppo nel quale ci identifichiamo maggiormente. Il problema è che, qualunque sia il gruppo a cui fai riferimento, non sa quello che sta facendo.

Sei un cieco che segue un altro cieco

Tendiamo a pensare che gli altri abbiano un metro di giudizio migliore del nostro. Quindi nel dubbio, ci uniformiamo. Non devo stare qui a dirti perché non ha senso: gli altri, come noi, sono pieni di dubbi. E a prescindere da quanto sicuri appaiano, anche loro sbagliano. Spesso, più di quello che potresti fare tu se ragionassi con la tua testa.

Quindi seguendo gli altri non solo non stai alzando le tue possibilità di essere nel giusto, ma stai rinunciando all’importante capacità di decidere quale direzione far prendere alla tua vita.

Ripeto, certe convenzioni hanno senso. Vedi l’esempio del girare nudi per strada. Altre, invece, meno. La tua arma più importante è la domanda: “Perché?”

Per qualsiasi cosa esiste una spiegazione, un perché. Ogni tanto fermati, e fatti questa domanda.

Perché la gente non va in giro per strada nuda? Perché è una convenzione sociale, e se qualcuno lo facesse sarebbe come minimo processato per atti osceni. Quindi okay, convenzione sensata, facciamolo anche noi.

Perché la gente guarda i TG quando pranza e cena? Per restare aggiornata sugli eventi del mondo. Ma perché dovrei restare aggiornato sugli eventi del mondo? In più, siamo sicuro che l’informazione della televisione sia veritiera? Basta andare un attimo in profondità per rendersi conto che la convenzione di guardare il telegiornale non ha senso: ecco una cosa da non fare anche se è accettata come comune.

Fermarsi e pensare: un’abilità che non tutte le persone usano. Non essere superficiali nelle proprie decisioni, andare in profondità, chiedersi il perché e il come delle varie cose che succedono sul pianeta. Lo fanno in pochi, perché è difficile.

Molto più semplice seguire un pensiero comune, senza chiedersi il perché, e vivere la vita in base a uno standard noioso che, sinceramente, ti allontana dall’essere felice. E questo perché…

Nessuno sa cosa vuoi tu

Ti introduco il concetto di piramide di Maslow, un argomento di cui non ho trattato mai su Mindcheats ma che mi prometto di inserire più spesso in futuro (visto che condiziona ogni comportamento umano):

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Cerchiamo di realizzare prima i bisogni più in basso nella piramide, poi via via saliamo sempre più in alto.

In genere, i primi due livelli (fisiologia e sicurezza) sono sempre soddisfatti. L’appartenenza è quello di cui ho parlato in questo articolo: volere conformarsi a un gruppo. Il problema è che, ciò facendo, ci precludiamo l’accesso alla parte alta della piramide: stima e autorealizzazione.

Per essere felice, un uomo deve almeno arrivare al quarto livello. E se i primi tre gradini sono uguali per tutti, i concetti di autostima e realizzazione sono diversi per ognuno di noi. Per questo, se vuoi andare oltre il banale “mangio, lavoro ed esco con gli amici” e puntare a fare veramente qualcosa di più con la tua vita, non puoi affidarti agli altri. Devi iniziare a pensare con la tua testa.

Per definizione, se vuoi avere autostima e sentirti realizzato, devi fare qualcosa per conto tuo. Realizzare qualcosa di unico, uscire dagli schemi.

Questo è il pericolo dell’essere normale. È il pericolo di basare i propri comportamenti su quelli degli altri, o su quello che gli altri si aspettano.

L’ho detto in un sacco di articoli, ma continuo a ripeterlo perché nessuno, in realtà, riuscirà mai a liberarsi da questo schema inconscio. Perché l’inconscio, per definizione, è tarato nella nostra genetica. Io non ne sono immune, tu non ne sei immune. Chi pensa di aver superato questo limite è uno stupido o un illuso.

Più te lo ripeto, e più te lo ripeti tu nel corso della tua vita, meglio ti entrerà in testa. Con il tempo, prenderai sempre più decisioni tue e meno decisioni condizionate dagli altri. Ma soprattutto, imparerai una cosa importante:

Non c’è nulla di sbagliato nel non essere normale

“Tu non sei normale” non è un complimento diffuso.

È la reazione più comune che sento quando dico alle persone cosa ho fatto negli ultimi 3 anni, e quali sono i miei piani nei 3 che verranno. Un “tu sei matto” aggiuntivo è opzionale.

Ma non c’è nulla di sbagliato in questo.

Primo, perché essere normali è noioso. Non voglio vivere la mia vita facendo quello che fanno tutti,  perché solo io so cosa mi piace fare e quali sono le mie ambizioni.

Secondo, perché essere normali è una convinzione limitante. Se fossi convinto che il mio massimo potenziale sia un lavoro normale, tapperei la mia crescita personale ancora prima di iniziarla.

Perché “non essere normale” significa anche andare oltre quello che le persone normali fanno in una vita intera, raggiungere obiettivi che gli altri considerano impossibili. Il mio amico Alexander ha scritto un bell’articolo sui 5 rimpianti più grandi, e guarda caso, ruotano quasi tutti intorno al fatto di non aver osato vivere una vita meno normale.

Conformarsi poteva andare bene quando essere espulsi dal clan significava morte certa. Ora che rifiutare il pensiero comune ti può solo portare ad essere più felice, è il momento di combattere contro il nostro istinto di uniformarci a tutti i costi.

10 Febbraio 2016

Nella vita devi compromettere: ecco come

Stefano Crescita personale

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Nota per i lettori affezionati: sono quasi 2 mesi di pausa che ho fatto dall’ultimo articolo di Mindcheats. Dopo la classica pausa di natale di 3 settimane, sono stato impegnato su altri fronti (lavorativi e personali) e mi sono… Dimenticato di aggiornare il blog. 😀 Punto di tornare ad essere più puntuale in futuro.

Questa è una discussione venuta fuori qualche settimana fa con un mio amico che ha una ditta sua, parlando di lavoro: da una parte lui sostiene che, se fai il lavoro che ti piace, non devi scendere a compromessi in quello che fai. Io invece la penso al contrario: per quanto il tuo lavoro ti piaccia, devi spesso compromettere il tuo divertimento per il fatto che si tratta prima di tutto di un lavoro, quindi di un mezzo per portare a casa qualcosa.

Se non stai compromettendo niente, allora sei in una di due situazioni:

  1. Quello che fai non è un lavoro, ma un hobby (è questa la grande differenza fra i due, il compromesso per pagarsi l’affitto e la spesa).
  2. In realtà stai compromettendo parte delle tue entrate, ma non te accorgi.

A parte il dibattito sul compromesso nel lavoro, nei giorni successivi ci ho pensato e sono arrivato alla conclusione che tutta la vita è una questione di compromessi. E chi vince è la persona che sa compromettere meglio. O in altre parole: il “io non scendo mai a compromessi” lasciamolo ai film, per  favore.

Viviamo in un mondo fatto di limiti

Il mondo in cui viviamo, per quanto grande, è pieno di limiti.

Lo spazio è limitato, e con 7 miliardi e mezzo di persone sul pianeta (a febbraio 2016), non è che che ne sia poi così tanto per tutti.

Le risorse, si sa, sono limitate. Tutte quante.

E il tempo è limitato pure lui, come ti ho già detto in questo articolo.

Quindi, vivendo in un mondo in cui tutto è limitato, dobbiamo scendere a compromessi su quello che possiamo e vogliamo ottenere.

Il problema: sono in pochi a rendersene conto, mentre la maggioranza delle persone lascia che sia il caso fortuito a scegliere cosa sacrificare nella propria vita. In altre parole, le persone si lasciano guidare dagli eventi senza averne il controllo.

Da quando ho capito questo concetto, vedo la mia vita come una serie di compromessi in cui ottengo qualcosa sacrificando altro.

  • Se scelgo di lavorare di più, ottengo soldi in cambio del mio tempo libero e relax.
  • Quando ho scelto di fare una vacanza di 4 settimane in Alaska, ho sacrificato parte del mio guadagno per divertirmi.
  • Anche quando ho un giorno libero, devo scegliere se andare al mare o in montagna.

E così, ogni scelta conscia o inconscia che prendi nella tua vita è un compromesso a cui scendi su come utilizzare le risorse limitate di cui disponi. Risorse materiali come i soldi, certo, ma anche di tempo: una risorsa scarsa di cui in pochi si preoccupano, che è invece la più preziosa: di soldi ne potrai sempre guadagnare di più, ma il tempo sempre quello rimane. Ed è da come gestisci quello che dipende tutto il resto della tua vita, non ci sono storie.

Anche perché, te lo ricordo, il tempo prima o poi finisce per tutti.

Come compromettere nella tua vita

Il punto principale è l’essere conscio che la vita è fatta di compromessi.

Una volta  che te ne rendi conto e inizi a vedere le tue giornate come una continua scelta su come occupare le tue risorse materiali e immateriali, ti renderai conto di molte cose che fino a quel punto ti erano sfuggite.

Ad esempio, quando stai facendo un lavoro che ti blocca dal raggiungere i tuoi obiettivi ed essere felice.

D’altra parte, capire che tutti devono scendere a compromessi ti aiuta a capire quanto è importante quello che hai: okay, magari non puoi trasferirti a Cuba e aprire il tuo bar in spiaggia, o non puoi scalare il K2 perché già solo il biglietto A/R è fuori dalla tua portata. Ma d’altra parte, ti sei fatto una famiglia e hai la sicurezza di una casa tua. Anche quello è un compromesso, e visto in quest’ottica, forse è meglio avere una famiglia che scalare il K2.

Chi mi conosce lo sa, sono uno che ragiona in maniera matematica. Quindi quando devo compromettere qualcosa, mi chiedo sempre cosa mi renderebbe più felice a lungo termine. Ci penso fregandomene di quello che dicono gli altri, di quello che considerano “normale”. Perché dopo un po’ che fai questo esercizio, ti accorgi che il “normale” a volte non ha il minimo senso. Che le convenzioni sociali, quelle che in molti  seguono, sono vetusti residui di un’epoca passata che non tornerà più.

Compromettere significa da una parte scegliere, e dall’altra non piangere su quello che perdi o non hai. Perché se raggiungi la consapevolezza nel sapere che dalla vita non puoi avere tutto, che devi compromettere, allora non ti peserà mai più di tanto rinunciare a qualcosa (almeno finché sai di aver scelto qualcosa di migliore). O che per avere, dovresti compromettere troppo qualcos’altro.

Il che, a sua  volta, significa godere di quello che hai senza farti venire l’ulcera per quello che non hai. Alla fine, essere felice è anche questo.

13 Gennaio 2016

8 Benefici Pazzeschi che ha la Meditazione sul Cervello

Stefano Crescita personale

Questo è un guest post di Gennaro Romagnoli, di Sviluppo Personale Scientifico.

Se almeno una volta nella vita hai sentito parlare di meditazione, di certo ne avrai sentito parlare come una pratica che porta molti benefici, anche se nell’immaginario comune meditare sembra essere solo un metodo esotico per rilassarsi. Ma c’è molto di più di tutto questo!

La verità è che chiunque, con un po’ di esercizio costante della meditazione, può sperimentare un gran numero benefici diretti e indiretti, e tra poche righe vedremo 8 inaspettati benefici della meditazione.

Prima di continuare, è bene ribadire che questi benefici si verificano solo attraverso una pratica regolare della meditazione. Inoltre la durata della sessione meditativa non è importante quanto la frequenza settimanale: si raggiungeranno i risultati sperati molto più facilmente meditando per 5-10 minuti al giorno, 5 giorni a settimana, piuttosto che dedicare alla nostra meditazione una sola sessione di 30 minuti, una volta alla settimana.

1. Migliora le patologie fisiche provocate dallo stress mentale

Uno studio ha dimostrato che le ripercussioni fisiche legate allo stress mentale includono malattie cardiache, condizioni autoimmuni, e moltissimi altri problemi. Mentre va da sé che la meditazione da sola non è un elemento che può garantire al 100% uno stato di buona salute (uno stile di vita regolato e la dieta sana giocano un ruolo enorme), la mente e il corpo sono profondamente connessi.

Quando ci si sente in una situazione di forte stress, abbiamo una reazione fisiologica che può avere un impatto negativo anche sulla nostra salute a lungo termine. Dare al nostro corpo una pausa dagli effetti fisici dello stress può contribuire ad alleviare i sintomi fisici acutizzati dallo stress.

2. Migliora l’accettazione di sé

Quando meditiamo, diventiamo più consapevoli e più in grado di “controllare” i nostri pensieri. Una parte fondamentale della meditazione ruota intorno all’osservare i nostri pensieri. Questa pratica ci aiuta ad osservare i nostri pensieri senza identificarci con loro, esercizio che via via ci insegna naturalmente ad accettare maggiormente noi stessi.

3. Migliora la fiducia in sé stessi

La fiducia in noi stessi è costruita sulla rappresentazione che abbiamo di noi stessi e così come la meditazione ci aiuta a sviluppare l’accettazione di sé, risulta anche molto utile per costruire la nostra autostima.

Uno studio ha dimostrato che quando i pensieri o sentimenti negativi su noi stessi ci raggiungono durante la meditazione, riusciamo ad abituarci a considerarli semplicemente per quello che sono, pensieri del momento, appunto e non verità oggettive.

Nel corso del tempo, questa abitudine acquisita ci renderà maggiormente abili a gestire il nostro dialogo interno negativo anche quando non stiamo meditando.

4. Migliora le relazioni

È provato scientificamente da diversi studi che la meditazione può aiutare a migliorare le nostre relazioni in due modi: in primo luogo, ci fornisce il tempo di ristabilire il contatto con noi stessi. Siamo più tranquilli, più socievoli e maggiormente in grado di mostrare il nostro lato migliore con le altre persone.

In secondo luogo, la meditazione aiuta anche a sviluppare la nostra consapevolezza riguardante le diverse relazioni che abbiamo intrecciate con le persone che fanno parte della nostra vita privata e lavorativa. Oltre a notare pensieri e sentimenti su noi stessi, la meditazione ci offre la possibilità di vedere le relazioni e gli episodi che ci circondano da una prospettiva diversa.

5. Migliora la creatività

Il blocco creativo è causato da una serie di fattori interni ed esterni. Qualunque sia la causa, il risultato di solito è che ci si blocca in alcuni modelli di pensiero, non si riesce ad uscire da questa immobilità mentale.

Quando cerchiamo di lottare per rompere uno di questi blocchi, la cosa migliore da fare sarebbe prendersi del tempo per meditare: una ricerca del 2002 ha dimostrato che il risultato sarebbe equivalente a premere il pulsante di reset della nostra mente. Quando attraverso la meditazione ci allontaniamo da quei modelli mentali che ci bloccano, rendiamo più facile muoverci oltre questi ostacoli che ci auto imponiamo e spiccare con nuove creative soluzioni ai problemi che incontriamo tutti i giorni.

6. Controlla il dolore

Uno studio del 2011 condotto presso il MIT di Boston ha dimostrato che la meditazione potrebbe essere efficace anche per alleviare il dolore, o per meglio dire, la regolazione neurofisilogica del dolore.

Nello studio, i soggetti si sono addestrati a meditare concentrandosi sulle sensazioni fisiche di alcune parti del loro corpo soggette a dolori cronici, e i ricercatori hanno verificato che questi soggetti riuscivano a imparare ad ignorare il dolore localizzato. Pare che le persone che soffrono di malattie croniche possano essere in grado di allenarsi ad abbassare il livello di percezione del dolore fisico.

Infatti la meditazione, come l’ipnosi, non ci dà solo l’impressione che non ci sia dolore, non si tratta di una suggestione, ma regola davvero i centri del dolore, proprio come farebbe un farmaco.

7. Migliora la concentrazione

La meditazione aiuta ad aumentare la concentrazione. Una volta che impariamo a concentrarci sul nostro respiro, accorgerci quando veniamo attraversati da mille pensieri, e ritornare quindi ad uno stato di concentrazione attraverso il nostro respiro, possiamo tradurre questa abilità a tornarci utile in molte altre situazioni in cui abbiamo bisogno di focalizzare la nostra attenzione per svolgere un compito particolare.

Già nel 2010 uno studio dimostrava che attraverso la meditazione regolare, ci abituiamo anche a riportare la nostra attenzione sul compito principale che stavamo svolgendo, dopo esserci distratti momentaneamente da questo.

8. La meditazione promuove una sensazione di “pienezza”

Questo è probabilmente il beneficio più arduo da definire, in quanto è qualcosa che è difficile da spiegare se non la si è mai sperimentata in prima persona.

Molti studi hanno chiarito che non bisogna mai sottovalutare l’enorme importanza di trovare il tempo, anche pochi minuti al giorno, per mettere in collegamento la nostra mente con il nostro corpo. In questo modo si produce questo innato senso di benessere che può essere descritto come unità, stabilità, un senso di prospettiva, o auto-collegamento.

In un mondo dove la maggior parte del nostro tempo è speso concentrandosi su attività esterne, prendendoci anche pochi minuti al giorno per ristabilire il contatto con i nostri sentimenti e le nostre sensazioni interne può davvero cambiare la nostra percezione del mondo.

Per oggi è tutto, se vuoi capire come iniziare a meditare qui trovi un articolo

 

16 Dicembre 2015

Lascia stare i buoni propositi: fai questo

Stefano Crescita personale

Il peggior giorno dell’anno per andare in palestra è il 3 gennaio, perché è sempre piena di persone con buoni propositi di inizio anno.

Il miglior giorno dell’anno per andare in palestra è il 15 gennaio, perché è sempre vuota.

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Questo è un tipico adagio sui buoni propositi di inizio anno: tutti fanno grandi promesse che il nuovo anno sarà diverso, che finalmente cambieranno la loro vita, ma è una motivazione che dura una settimana o due al massimo.

Perché cambiare è difficile, non basta volerlo tanto tanto per portare a qualche risultato. Ma soprattutto, le persone tendono a sottovalutare quanto sforzo sia necessario per rompere uno stato di inerzia che magari dura da anni: non bastano due settimane di palestra per vedere i primi risultati se sei stato sul divano così tanto tempo che ha preso la tua forma, e i più abbandonano quando si rendono conto che non è una passeggiata. Per questo le palestre sono vuote già a partire da metà gennaio.

Se la volontà e i buoni propositi non sono sufficienti, allora cosa serve?

La risposta è: un sistema.

Un sistema per implementare cambiamenti veri e duraturi nella tua vita, non le solite botte di motivazione che durano solo qualche giorno. Quella sensazione inebriante che ti dà l’impressione di poter fare qualsiasi cosa non durerà per sempre, ed è qui che la maggioranza sbaglia: pensa di poter raggiungere i propri obiettivi con la sola motivazione. Il che può anche succedere in qualche raro caso, ma si tratta dell’eccezione e non della norma.

Quando la motivazione svanisce, ci sono due possibilità:

  1. Se hai creato un sistema e passi la fase del calo di motivazione, sarai sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo.
  2. Se un sistema non ce l’hai, e finora sei andato avanti con la sola motivazione, allora non andrai da nessuna parte (a meno di non trovare qualcos’altro che la mantenga alta).

Quindi abbiamo capito che non serve a niente avere dei buoni propositi di inizio anno, se non sono accompagnati da delle buone abitudini.

Andiamo a vedere quali sono i passi per massimizzare le tue chance di avere un 2016 veramente straordinario.

Parti dai tuoi grandi obiettivi

Lo so che continuo a parlarne, ma fidati, non è per pubblicità ma perché veramente è il punto di partenza di tutto: il manuale anti-confusione parla di grandi obiettivi, i sogni ambiziosi che vuoi realizzare a lungo termine.

Un anno non è propriamente lungo termine, ma è una sua parte costituente: il tuo obiettivo per il 2016 non deve essere isolato né fine a sé stesso, ma parte integrante di un progetto più ad ampio respiro.

Sempre nel manuale anti-confusione ti dico che il sistema migliore per raggiungere qualsiasi obiettivo è di creare una mappa mentale con tutti i sotto-obiettivi e le sotto-abitudini che devi fare per raggiungerlo: è da lì che devi partire anche per definire cosa vuoi far diventare questo nuovo anno.

Scegli una e una sola abitudine che ti renda una persona migliore, e che ti avvicini al tuo obiettivo. Sfrutta la motivazione del “anno nuovo vita nuova” per darti la spinta iniziale, per iniziare a creare un sistema (o abitudine) che ti porti al risultato finale un passettino alla volta.

Quello che le persone non capiscono è che i grandi cambiamenti non esistono, e non sarà certo la magia di fine anno a cambiare questa inossidabile verità. Ogni cambiamento avviene per piccoli passi, un giorno alla volta, con costanza. Per questo le buone abitudini, quei sistemi che ti permettono di portare avanti un cambiamento per lungo tempo, sono di gran lunga più importanti delle esplosioni improvvise (ma brevi) di motivazione.

Crea la tua buona abitudine

Come ho detto devi partire dalle buone abitudini per cambiare vita, non dai buoni propositi.

Una buona abitudine si crea definendo qualcosa da fare ogni giorno, alla stessa ora, con la stessa modalità e con lo stesso fine.

Il cervello funziona per abitudini: è il sistema più facile di ottimizzare le risorse cerebrali, e inserire il pilota automatico in certe attività. Il classico esempio è quello del guidare: ormai non devi più pensare a come cambiare marcia, è un movimento automatico. Questa semplice abitudine rende facile e naturale un compito che all’inizio sembrava complesso.

La stessa cosa succede anche per tutte le altre abitudini che hai già instaurato nella tua vita: se sei abituato a fare colazione con latte e Pan di Stelle (mi vien fame solo a scriverlo), passare a succo d’arancia con pane e marmellata non ti sembrerà naturale.

Ora, il trucco è instaurare una buona abitudine a comando, e lo fai seguendo le stesse regole:

  1. Fai qualcosa ogni giorno: il ciclo circadiano del cervello suddivide il tempo in cicli giorno/notte.
  2. Fallo alla stessa ora, altrimenti non è una vera e propria abitudine e il cervello non si abituerà mai al cambiamento.
  3. Fallo sempre nelle stesse modalità: se continui a cambiare quello che fai ogni giorno, allora il tuo inconscio lo interpreterà come una serie di azioni disgiunte, non come un’abitudine quotidiana. Anche in questo caso, il risultato è che non ti abituerai mai.
  4. Avere lo stesso fine non è strettamente necessario per creare l’abitudine, ma lo è per renderla efficace: se non concentri tutti gli sforzi quotidiani sullo stesso obiettivo, allora non andrai mai da nessuna parte.

Rimani flessibile

Io sono una persona molto matematica, e se mi segui da un po’ l’avrai già capito. Io cerco di ridurre tutto a schemi e formule certe: è una gran cosa per il lavoro che faccio, ma la vita privata è tutto un altro paio di maniche.

Perché non puoi sempre pianificare tutto: la vita è imprevedibile, ed è anche quello il bello. Continuano a presentarsi occasioni sempre nuove, e non avere flessibilità significa rinunciare a tutti quei cambiamenti inaspettati ma positivi che si possono presentare.

Per questo ho già parlato di abitudini dinamiche: se le condizioni cambiano, allora devono farlo anche le tue abitudini. Ma ancora più importante, non rinunciare a un’opportunità solo perché non è prevista nella tua routine giornaliera, o nella tua mappa mentale degli obiettivi.

Può sembrare strano, ma è una cosa che ho visto succedere più volte: va bene schematizzare, ma la vita è imprevedibile e dovresti…Beh, prevederlo nel tuo piano per il 2016. 😉

Questo è uno schema semplice, a cui ti consiglio di mettere in pratica fin da ore per essere pronto a darti da fare a partire dal primo di gennaio. È solo una convenzione e non si concentra nessuno strano potere astrale nel nuovo anno, ma è una buona leva per la tua motivazione.

Non devi fare grandi cose. Non devi pianificare di andare sulla luna, o diventare l’uomo più ricco del mondo. Inizia con obiettivi che siano sì ambiziosi, ma raggiungibili. Sia nella sfera privata che nella sfera professionale. Devi sempre riuscire a scrivere un piano dettagliato per raggiungere il tuo obiettivo: se non sai nemmeno da dove iniziare, significa che hai scelto l’obiettivo sbagliato (o ti sei posto delle credenze limitanti).

Ecco cosa faccio io:

Detto questo, io il processo qui sopra non lo seguo granché. Te ne ho parlato perché è quello che ho visto funzionare meglio per la maggior parte delle persone, ma io ho una strategia un po’ diversa (che continua a non basarsi sui buoni propositi, comunque).

A inizio anno non mi prometto niente, se non una singola cosa: che quell’anno dovrò fare qualcosa di epico. Non so cosa sarà, ma nel corso dei mesi mi trovo sempre di fronte un’occasione per cambiare totalmente vita. E allora capisco: è quello che stavo aspettando. Da quel momento in poi, modello le mie abitudini per raggiungere l’obiettivo che mi sono posto entro il 31 dicembre.

Questo è un processo più creativo e aperto alle opportunità del mondo, ma può essere troppo generico per la maggior parte delle persone. Ma te ne ho voluto comunque parlare, visto che Mindcheats è un blog personale dove parlo delle mie esperienze di vita. Finora questo processo, che uso dal 2012, mi ha portato molto avanti. E ne sono sicuro, continuerà a farlo!

Detto questo, Mindcheats come da tradizione se ne va in vacanza qualche settimana: ci vediamo con il prossimo articolo, il 13 di gennaio! Buon natale e buon anno! 😉

P.S. A proposito di buoni propositi e buone abitudini… Per chi è interessato, fino al 23 dicembre Inglese Dinamico Power, il mio corso online per diventare fluente in inglese in 6 mesi da autodidatta, è in promozione 2×1 (acquisti una copia, la seconda è gratis): http://inglesedinamico.net/idpower-natale/

9 Dicembre 2015

Come capire la personalità di qualcuno i 37 secondi

Francesco Cracolici Crescita personale

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Tra tutte le domande esistenziali che mi sono posto in tutta la mia vita, da quelle sulla creazione a quelle sulla divinità, il quesito che più mi occupava la mente era:

Perché i cinesi hanno gli occhi a mandorla?

Non capivo il perché, fino a qualche tempo fa.. quando lessi un articolo.

Come sai i tratti somatici dei vari appartenenti al pianeta terra dipendono dai nostri antenati e dal loro bisogno di adattarsi all’ambiente.

Così se per migliaia e migliaia di anni si era esposti ad un sole cocente la pelle si scurisce per “difendersi dai raggi” . Anche per gli orientali è successa la stessa cosa.

Tutto l’Oriente infatti, prima era circondato dal deserto del Gobi e le popolazioni locali, per poter vedere meglio attraverso le varie tempeste di sabbia, erano costretti a socchiudere gli occhi e mantenere la forma “a mandorla”.

Con il passare degli anni questa loro abitudine è diventata parte integrante del loro aspetto fisico.

La stessa identica cosa avviene, anche se in piccolo, a noi ogni giorno.

Secondo lo Psicologo Luis Corman, autore di “iniziazione alla morfopsicologia” il nostro stato d’animo ci fa assumere delle posizioni che lo rispecchiano e via via che le assumiamo queste modificano il nostro volto e la nostra postura.

Così se da piccolo eri molto allegro, da grande avrai un viso più disteso e rilassato rispetto ad un tuo coetaneo che ha passato l’infanzia con il broncio.

Detto ciò ci sono diverse cose da guardare nel proprio interlocutore che  ci permettono di capire nel più breve tempo possibile il suo carattere.

Alcune di queste mi hanno sbalordito e hanno detto molte cose giustissime sulla mia personalità, altre invece mi sono sembrate delle gran panzane.

Ma dopo aver chiesto a qualche amico mi sono reso conto che ci avevano azzeccato. Allora iniziamo subito…

1. Gli occhi

Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno, è guardare gli occhi come parte del volto, l’altro, è guardare gli occhi e basta… come se fossero il volto.
(Alessandro D’Avenia)

Gli occhi , secondo Christophe Drouet, psicologo esperto nell’ambito della morfopsicologia, sono la prima cosa da guardare. Infatti:

Se gli occhi sono grandi (come i miei) allora la persona che hai davanti è:

  • Molto ricettiva e sveglia, non ha caso uno che ha sonno ha gli occhi semi chiusi
  • Estremamente curiosa ed molto attratta dalle novità
  • Con una mentalità aperta

Di solito si tratta di persone che, da una parte sono molto di compagnia e attente a te, dall’altra hanno spesso problemi di attenzione e focus e non riescono a concentrarsi più di tanto su qualcosa.

Se invece si tratta di qualcuno con gli occhi piccoli allora:

  • Non molto emotivo ma molto schematico
  • preciso e riflessivo

Quindi anche se non sono molto aperti alle novità sono persone che sanno programmare e portare a termine le cose con scrupolosità.

Detto ciò la prossima volta che incontri qualcuno, dai un occhiata ai suoi occhi e ..

  1. Se li ha piccoli cerca di non dire qualcosa fuori luogo e non prenderti troppa confidenza
  2. Se ha gli occhi grandi apprezzerà la tua voglia di fare amicizia e accetterà il tuo invito a fare bunjee jumping.

2. La camminata

Il nostro modo di camminare riflette la nostra personalità, ma ci sono delle eccezioni:

  1. Il lavoro: per esempio atleti e modelle hanno imparato a modificare la propria andatura
  2. Lo stato d’animo: se sei stanco oppure sei al quarto cocktail la tua andatura sarà diversa da quella che è realmente.

Comunque ecco i principali tipi di personalità individuabili dalla camminata

Se trovi qualcuno che cammina in maniera sgraziata e scomposta, e magari inciampa da qualche parte mentre cammina, allora stai pur certo che si tratta di una persona estremamente fantasiosa e creativa. Spesso ha lo sguardo verso l’alto e una mentalità scientifica.

Questi individui adorano parlare delle proprie passioni, quindi fai una domanda aperta su ciò che gli piace e diverrai i loro migliore amico.

  • Se qualcuno strascica i piedi a terra, cammina lentamente e ha lo sguardo basso probabilmente è un pessimista. Non gli dare troppo conto se ti dice che qualcosa non si più fare…
  • Se invece qualcuno ha una falcata ampia e decisa, oscilla molto le braccia e calca i piedi a terra sai che è una persona irascibile e spesso molto emotiva.
  • Se infine vedi qualcuno che cammina lentamente, ha la schiena dritta e lo sguardo in avanti ed oscilla le braccia(a volte anche troppo) si tratta di persone sicure di sé, spesso leader del gruppo.

Non ha caso è il modo di camminare dei politici.

  • Sia perché per voler essere politici hanno uno spiccato senso di Leadership.
  • Sia perché i loro consulenti di immagine glielo impongono, poiché in questo modo esprimono maggiore fiducia.

Ti consiglio di imitare la loro camminata e di imparare a oscillare le braccia. Così non solo sembrerai più sicuro di te ma lo sarai anche.

Infine c’è una terza cosa da guardare:

3. La stretta di mano

Dalla stretta di mano, secondo Marco Pacori, esperto di linguaggio del corpo, puoi riuscire ad individuare un solo tratto del carattere di un individuo, ma sia secondo lui che secondo me, è il tratto più importante:

La Dominanza.

Infatti da come qualcuno ci stringe la mano capiamo la sua attitudine a comandare e a esser leader. Potrai dire:

“Ma che mmeenefrega amme!”

La verità è che una volta capito se davanti hai un tipo dominante o no, potrai capire diverse cose su di lui:

Se è un dominante:

  1. Non considera importante fare amicizia con te.
  2. E’ disposto a litigare pur di far valere le proprie opinioni.
  3. Se è il caso, tenterà di far valere le sue opinioni sulle tue.
  4. Non ha difficoltà a scegliere ma le ha nel darti fiducia.

Se invece non si tratta di un NON dominante:

  1. Tiene alla discussione e spesso ti darà ragione.
  2. Odia trovarsi in situazioni scomode.
  3. Per lui è difficile fare delle scelte.

Una stretta di mano dominante ha una di queste caratteristiche (una basta e avanza):

  1. Tende a ruotare il polso cosicché la sua mano sia sopra la tua
  2. Ti  mette una mano sulla spalla
  3. E’ forte e vigorosa

Attenzione però, se la stretta è troppo forte forse si tratta di un esibizionista più che di un dominate.

Invece un Non dominante:

  1. Ha una stretta di mano debole.
  2. A volte offre solo le dita.
  3. È spesso sudata.

Anche qua, se qualcuno ha la mano sudata non vuol dire assolutamente niente, ma potrebbe essere un segnale.

Ricapitolando

  • Il nostro aspetto è determinato in parte dal nostro carattere
  • Se incontri qualcuno che ti stringe la mano da dominante cerca di farti percepire come degno di rispetto (così da non farti sopraffare) e dovrai aspettare molto prima che si fidi di te
  • Se la sua stretta di mano è da NON dominante sappi che non avrà problemi a fare amicizia ma ne avrà a scelgiere qualcosa
  • Se il tuo interlocutore ha gli occhi grandi raccontagli delle novità e si amichevole
  • Se ha gli occhi piccoli stai attendo a non esagerare e sii  molto preciso se devi vendergli o convincerlo di qualcosa
  • Se qualcuno cammina in maniera sgraziata e inizi a chiedergli delle sue passioni lo farai felice
  • Se qualcuno invece ha una falcata calcata, veloce ed ampia si che si potrebbe arrabbiare facilemente
  • se invece qualcuno oscilla molto le braccia e cammina fiero è un leader, imita la sua camminata

Secondo uno studio   pubblicato recentemente su una rivista accreditata, ilComputational Biology, questo tipo di correlazione tra carattere e aspetto fisico è così forte che la nostra mente la capisce prima di noi.

Se domani incontri qualcuno con gli occhi grandi il tuo cervello lo ha già catalogato come una persona curiosa e aperta alle novità.

Prima di lasciarti però ti porgo una sfida.

Anziché lasciar scorrere quest’articolo e aver sprecato gli ultimi dieci minuti della tua vita fai quest’esercizio. Dovrai individuare il carattere delle prossime 5 persone che incontrarai. in modo da esercitarti e sopratutto far entrare queste conoscenze che hai appena letto nel tuo cervello e non farle uscire più.

E diventarai una specie di Sherlock Holmes.

Per finire, una nota importante…

Queste sono regole generiche e probabilistiche: significa che sono probabilmente vere, ma non sempre. Un solo segnale non è mai sufficiente per valutare il carattere di una persona, e dovresti averne almeno tre o quattro prima di azzardarti a fare un’analisi di questo tipo.

2 Dicembre 2015

3 piccole azioni intelligenti che puoi fare questo natale

Stefano Crescita personale

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E anche quest’anno, sta arrivando il natale. Bello tutto, l’atmosfera, il mega-pranzo con arrosto e patate, la festa di capodanno che ormai bussa alla porta. Ma per noi amanti della crescita personale, significa anche un’altra cosa: fare il punto di quello che è stato il 2015, e di quello che sarà il 2016.

Com’è stato quest’anno? Che obiettivi hai raggiunto, e quali invece sono rimasti nel cassetto a fare polvere? Dei propositi di inizio anno parlerò fra due settimane, in quello che sarà l’ultimo articolo di questo quinto anno di Mindcheats, mentre oggi ti voglio parlare di come chiudere il 2015 nel migliore dei modi: con 3 piccole azioni intelligenti che puoi fare durante queste feste di natale, e che ti renderanno una persona migliore per tutto il prossimo anno (e anche di più, si spera).

1 – Fai beneficenza

Non sono un filantropo estremista che ti ferma all’angolo per chiederti donazioni varie, ma sono uno che sa guardare i fatti: le persone che fanno beneficenza e volontariato sono anche le più felici. Coincidenza? Io non credo. Avere questo tipo di atteggiamento è fra le cose migliori che puoi fare tutto l’anno per essere più felice, accrescere l’autostima e migliorare il mondo in cui vivi già che ci sei. Visto che a natale siamo tutti più buoni, perché non iniziare da qui?

Non è il semplice atto di donare soldi (beneficenza) o il tuo tempo (volontariato) che ti rende più felice, non è uno scambio dove metti le tue risorse e ne tiri fuori felicità. Piuttosto, fare beneficenza ti insegna a vedere il tuo denaro in un altro modo. Una delle abitudini più deleterie che puoi mantenere, un’abitudine che ti riempie di ulcere, è quella di pensare sempre e solo ai soldi. Di misurare il tuo successo in termini monetari e null’altro.

Ora, non sto dicendo che dovresti vivere come un eremita senza comfort con 800 euro al mese, o magari trasferirti a Bangkok per tirare avanti con 4-500 euro. Quello significa andare all’altro estremo, che è deleterio uguale. I soldi non fanno schifo a nessuno e, ipocrisia a parte, tutti vorremmo un conto in banca più grasso. Nulla di male in questo, ci mancherebbe. Nulla di male anche nell’avere ambizioni lavorative, nel voler far carriera o ampliare la propria attività.

Il problema inizia quando la tua vita si identifica unicamente nel tuo lavoro. Quando annulli i tuoi hobby, le tue passioni, i tuoi pensieri esterni alla professione. Significa non concederti nessuno sfizio, oppure al contrario, spendere tutti i tuoi soldi comprando oggetti inutili per cercare di liberarti dallo stress accumulato in ufficio e ostentare opulenza fasulla. Tutti sintomi che non stai conducendo una vita sana dal punto di vista psicologico.

Va bene pensare ai soldi, ma in un modo sano. Farsi bastare quelli che si hanno, e soprattutto puntare a non avere una vita dove le uniche soddisfazioni che si hanno sono quelle comprate.

In tutto questo, fare donazioni ti insegna a vedere il denaro nel giusto modo. Ti insegna a liberarti dall’idea, comune nella società, che il tuo valore corrisponde al tuo conto in banca. Che più sei ricco, e più hai successo. Dimenticatene: la verità è che più sei felice, e più hai successo. Fare beneficenza di qualsiasi tipo ti renderà più felice, garantito.

Ora un appunto, perché non devi per forza donare alle solite associazioni. Quelle famose, quelle che secondo la società sono quelle “giuste”. Tipo per le vaccinazioni in Africa, o per Medici Senza Frontiere. La donazione, in quanto tale, deve essere per qualcosa in cui credi e che ti fa sentire bene. Ci sono un sacco di associazioni, nel mondo, che sopravvivono grazie alle donazioni. Trova le tue preferite, e inizia da lì. Ad esempio io proprio oggi ho fatto una donazione ad Archive.org, e la settimana scorsa alla Yukon Quest.

Stessa cosa per il volontariato, che è come la donazione: l’unica differenza è che doni tempo invece che denaro. E sì, dovresti fare anche quello. Non solo perché ti sentirai meglio, ma anche perché conoscerai un sacco di persone che creeranno nuove opportunità per il tuo futuro.

2 – Sfrutta al meglio il tuo tempo

Durante le ferie di natale, non stare a girarti i pollici e a oziare davanti a Facebook e la TV. Nulla di male in queste attività, ma c’è una dose sana oltre la quale è meglio non andare.

Durante l’anno, siamo tutti a dire “eh, se solo avessi tempo…” Ma quando arrivano le ferie, ecco che il tempo viene sprecato nell’ozio totale da mattina a sera. Natale e primo gennaio sono scusati, ma durante tutti gli altri giorni, non c’è motivo di tardare ulteriormente.

Sono sicuro che hai delle ambizioni nella tua vita. Qualcosa che vuoi raggiungere, un grande obiettivo. Puoi usare queste tecniche per avere tempo di raggiungere i tuoi obiettivi personali e professionali anche durante il resto dell’anno, ma le ferie natalizie sono un ottimo momento per iniziare una buona abitudine che ti trascinerai dietro per tutto l’anno. Anzi, per tutta la vita.

Ci sono molte metafore sull’importanza del tempo, ma io te lo voglio dire in maniera brutale: è la tua risorsa più preziosa, e quello che sprechi non ti tornerà più indietro. Niente seconde chance in questo caso. Quindi la prima cosa a cui dovresti pensare è: come posso usare nel modo migliore il tempo delle mie giornate, per diventare una persona migliore e più felice in ogni ambito?

La risposta è una: agire.

A parole, siamo tutti bravi ad allenare la nazionale. Ma la differenza fra te e Antonio Conte (se Wikipedia mi ha dato il nome giusto) è che uno è bravo a parole, l’altro ha trasformato quelle parole in fatti e azioni concrete.

Per questo ti consiglio di rileggere l’articolo sulle regola aurea, il punto di partenza di qualsiasi percorso di crescita personale, e metterne in pratica gli insegnamenti per fare qualcosa di concreto prima dell’epifania.

3 – Inizia una, e una sola buona abitudine

La crescita è fatta di piccoli passi: una serie di gradini sono meno faticosi da scalare che un numero ridotto di gradoni alti un metro. È così anche per instaurare le nuove abitudini: una alla volta, con passi graduali.

E voglio che, prima dell’inizio del nuovo anno, tu abbia instaurato almeno una nuova buona abitudine nella tua vita. Ma da quale dovresti partire?

È facile, se hai letto il manuale anti-confusione. Dovresti avere già la tua bella mappa mentale, con una ramificazione grazie alla quale sai esattamente cosa devi fare per raggiungere il tuo obiettivo. Fra questi sotto-obiettivi, ce n’è sicuramente almeno uno che prevede l’instaurazione di una nuova buona abitudine. Beh, puoi partire da lì e sarai più vicino a raggiungere il tuo obiettivo. Se questa mappa mentale ancora non ce l’hai, allora fila a leggere il manuale. Niente scuse. 😉

Ricorda che una buona abitudine deve avere queste caratteristiche:

  • Potenziante, ossia farti diventare una persona migliore ogni volta che la porti avanti.
  • Integrata in un obiettivo più ampio, ed è esattamente la ragione per la quale non dovresti mai uscire di casa senza il manuale anti-confusione.
  • Definita, non vaga. Se c’è un’area grigia fra il successo e il fallimento quotidiano dell’abitudine, allora stai sbagliando. “Correre 30 minuti al giorno” va bene, ma “correre un po’ al giorno” no.

Secondo la letteratura classica, ci vogliono 30 giorni per instaurare una buona abitudine. Io ho constatato che se l’abitudine è quotidiana, ossia 7 giorni su 7, allora i tempi sono quelli. Ma se sgarri anche solo di uno o due giorni alla settimana, allora quel tempo raddoppia o triplica fino a 60-90 giorni. Per questo il modo migliore di iniziare una buona abitudine è di non cedere mai alla tentazione e seguire il piano pedissequamente giorno dopo giorno. Una volta che l’abitudine è instaurata, beh, allora non ti verrà più nemmeno voglia di sgarrare.

Segui questi tre consigli durante le tue vacanze di natale, e questo dicembre potresti fare più progressi verso il tuo successo di quanti tu ne abbia fatti il resto dell’anno. 😉

25 Novembre 2015

3 passi per trovare e alimentare la propria passione

Francesco Cracolici Crescita personale

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Ciao a tutti ragazzi, mi chiamo Carl.
Come posso diventare più ambizioso così da non fermarmi di fronte alle difficoltà?

-Ciao Carl

Nella mia esperienza ho visto che esistono 2 tipi di persone ambiziose:

  1. Chi ha una mentalità estremamente competitiva (ed è merito della famiglia)
  2. Chi ha un vuoto dentro che solo i risultati sembrano poter colmare

Se non fai parte di queste due categorie c’è poco da fare per te, non so aiutarti.

C’è solo un’altra possibilità  che ho visto nella mia vita (e non sono certo una giovincella) che ha trasformato persone moderate in gente incredibilmente ambiziosa.

Ed è quella di trovare un interessante hobby o una passione che ti metta il fuoco dentro.

SE (ed è un grande SE) troverai qualcosa- e potrebbe essere di tutto: un interesse, un prodotto, un posto-che aumenta la tua curiosità, amore, gratitudine e devozione, così tanto da non poter stare senza questa cosa, e ogni pensiero è dedicato a questa cosa…

ecco… così hai le basi per diventare ambizioso e competitivo e fare della tua vita tutto ciò che vuoi

Ma questo è l’unico modo che abbia mai visto

Questa è una domanda che qualche tempo fa un ragazzo postò su Quora (una sorta di Yahoo Answers fatto bene) e che volevo condividere con te, perché oggi appunto ti insegnerò un metodo in 3 passi per trovare qualcosa che ti piace veramente e poterla alimentare fino a farla diventare una tua eccellenza, una tua passione, il tuo fuoco, il tuo asso nella manica, la tua arma segreta.

Ecco il metodo, ma prima…

Nulla avviene per caso

Molti di noi pensano:

“Non ho mai avuto la fortuna di trovare niente che mi piace nella vita, non ho passioni”

Ovvero riteniamo che chi abbia un super hobby o una forte passione che lo spinge a dare il massimo sia un privilegiato, e che noi, dopotutto, non siamo così fortunati.

La verità è che nessuno nasce con una passione per qualcosa, e se la trova non è questione di fortuna.

La verità è che avere una forte ossessione per un attività è il risultato di un lungo processo della tua mente, che collega un enorme piacere a quella specifica attività fino a farla diventare la cosa più importante nella tua vita.

Pensa a chi ha la passione del calcio. Come fai ad essere appassionato da 22 uomini che inseguono un pallone?

Non è il calcio che ti appassiona, ma le emozioni che hai collegato al calcio. Quando pensi al calcio pensi alle vittorie che hai riscosso, alle mattinate perse a correre con  i tuoi amici etc.. e con il tempo questa è diventata la tua passione.

Quindi se vuoi trovare la tua passione, è solo una tua responsabilità e dovrai fare di tutto per trovarla. Adesso però passiamo al punto uno.

1. Anziché andare a scuola resta a dormire sotto la scrivania.

Bill Gates, fino a qualche anno fa, continuava a dormire in ufficio perché doveva lavorare.

Così passava le nottate immerso nella programmazione finché non sveniva dal sonno e si addormentava sotto la scrivania.

Era già più che miliardario, aveva già raggiunto il suo obiettivo. Non aveva bisogno di lavorare ma continuava a farlo perché gli piaceva.

La sua motivazione era così forte perché non aveva il dovere di lavorare ma faceva quel che gli pareva (motivazione intrinseca, te ne ho già parlato).

Infatti quando fai qualcosa solo nell’ottica di cosa ne puoi ottenere la tua carica motivazionale dura veramente poco.

Questo è uno dei motivi per cui la scuola è una palla per i studenti. Si studia per il dovere di accumulare voti non per il piacere di imparare.

Se dovrai trovare la tua passione dovrai, anche tu, viverla,almeno in prima battuta, come un cazzeggio, come un passatempo divertente non come un dovere:

Tutte le passioni inziano come hobby e cazzeggio mai come lavoro. C’è però un problema:

Quando hai tempo libero tu non lo passi ad imparare nuove discipline o altro. Se hai una settimana di vacanza la passeremo spaparanzati sul divano non ad imparare a suonare qualcosa, a sperimentare un nuovo sport o imparare nuove abilità.

Il tempo libero lo passiamo su facebook, davanti la TV, oppure su youtube, non cercando la nostra passione.

Quindi il primo passo per trovare la tua ragion d’essere è:

Trovare del tempo libero e NON dedicarlo ad attività comuni ed improduttive

In parole povere ti basta fare una cosa:

Smetti per i prossimi giorni di:

  • Non guardare tv o playstation
  • No facebook per oltre 20 minuti al giorno

E avrai molto più tempo da dedicare a te. Ed ora il passo 2:

2. Capisci cosa ti piace

Oliver Emberton, esperto di crescita personale, dice:

Visto che la passione nasce da qualcosa in cui tu sei incredibilmente bravo, per essere appassionati bisogna trovare qualcosa che ti faccia sentire bravo.

Quindi adesso, visto che grazie alla dieta mediatica hai del tempo libero, dovrai riempirlo con attività che ti piace fare, che ti rendono felice o nelle quali sei bravo. 

Ecco quindi che ho preparato per te 3 domande da porti.

Ad ognuna di queste  dai 4 o 5 risposte, anche se assurde o stupide ma rispondi. Alla fine avrai un elenco di 15 possibili attività che ti piacciono.

  1. Quale attività mi rende ad oggi felice o potrebbe farlo in futuro?
  2. In cosa sono bravo e cosa mi rende orgoglioso?
  3. Cosa mi piace fare e faccio ad oggi solo per divertirmi?

Una volta ottenuta la tua bella lista di 15 passioni potenzialmente interessanti chiediti:

” Quale di queste attività mi va di fare adesso?”

Ecco quindi terminato il passo 2 e si passa al..

3. Datti da fare

Le attività che ci appassionano sono le stesse che ci danno più soddisfazione e ricompense (emozionali) nella nostra vita.

Immagina di iniziare un corso di disegno.

Lo trovi facile. Ti rendi conto che migliori più degli altri e man mano che continui sei sempre più bravo.

Questo accresce il tuo stimolo e ti fa percepire il disegno come una passione. E questo stimolo continua a farti lavorare ancor di più, migliorandoti e eliminando le tue debolezze.

Il problema è che i risultati non arrivano subito. Non diventi Giotto dopo una lezione, nemmeno dopo 2. Ma nemmeno dopo 10.

Qualsiasi cosa tu voglia fare è necessario  imparare, faticare e fallire prima di ottenere i risultati.

Se per esempio vuoi suonare la chitarra dovrai passare giorni e giorni a strimpellare prima di saper suonare la prima canzone.

Il problema è che spesso ci scoraggiamo e non portiamo mai a termine niente perché abbandoniamo prima di poter vedere i risultati.

Ecco quindi che ti lancio la sfida.

Una volta scelta l’attività che ti piace di più tra le 15 (che hai scritto tu) dovrai passare almeno 21 giorni allenandoti senza pensare al risultato, senza pensare al successo ma solo così per divertirti.

La verità è che se ti poni un obiettivo, se ti stressi perché non riesci subito ad ottenere il grado di abilità che vorresti, finisci col demotivarti come un bimbo a scuola, perché il tuo cervello percepisce quell’attività come un dovere.

Se invece per 21 giorni ti impegni senza pensare ad altro allora avrai lo stesso tipo di motivazione di Bill Gates, agire per il piacere di agire.

Ricapitolando

Se vuoi trovare la passione che incendia la tua anima e dà uno sprint alla tua giornata segui questo schema:

  • Chiediti ” Quale attività  mi rende ad oggi felice o potrebbe farlo in futuro?”
    E scrivi 5 risposte
  • A fare cosa sono bravo e cosa mi rende orgoglioso?
    E scrivi 5 risposte
  • Cosa mi piace fare e faccio ad oggi solo per divertirmi?
    E scrivi 5 risposte
  • A questo punto scegli da questa lista l’attività che più ti va di fare ora in questo momento, senza pensare ad altro.
  • Per i prossimi 21 giorni fai una dieta mediatica, ovvero al massimo 20 minuti al giorno di TV o social (sommati) e nient’altro.
  • Passa i prossimi 21 giorni ad esercitarti sulla tua “passione” che hai scelto senza pensare ad obiettivi o a risultati ma solo a cazzeggiare

Ho scritto quest’articolo perché gran parte dei grandi uomini sono mossi da passione per ciò che fanno ogni giorno. Una passione incrollabile che gli fa ottenere grandi risultati e li spinge sempre al massimo.

Tendiamo a pensare che questa sia una sorta di magia innata quando non è così. La loro passione, come tutto, è nata da un singolo evento, da una scintilla, che li ha portati ad ottenere grandi risultati.

La scintilla è primo pallone toccato da Ronaldo, la scintilla è il primo accordo di John Lennon, la scintilla è il primo capitolo di JK Rowling.

Oggi, dopo aver letto quest’articolo, vai a trovare la tua di scintilla e inizia ad accendere quel grosso fuoco di passione che renderà la tua vita un capolavoro.

Dopotutto abbiamo solo una vita, perché sprecarla?

18 Novembre 2015

Perché ho scelto di correre 4 maratone in 40 ore

Stefano Crescita personale

“Ma tu sei matto” è la frase standard che mi sento dire da chi mi ha appena conosciuto, e che sente cosa voglio fare nei prossimi mesi.

Come ho scritto un mesetto fa, mi sto preparando per una gara di 150 km a piedi, in Finlandia, in pieno inverno.

Rovaniemi
Nella città di Babbo Natale (veramente).

Quello di cui non ho parlato nell’articolo di cui sopra, però, è tutta la parte che viene prima della gara: l’allenamento.

Chi ha corso una maratona sa quanto la preparazione sia intesa, se la si vuole fare bene: mesi di allenamenti programmati, alimentazione sotto controllo e di conseguenza niente buona birra artigianale. Ora pensa che di maratona non ne stai facendo una, ma quasi quattro di fila. E le fai a 20 gradi sottozero.

Per le persone abituate ai piaceri edonistici della vita moderna, la scelta di rinunciare ai piaceri del cibo e dell’ozio per andare a fare una gara del genere non ha senso. E per quanto a volte pensi la stessa cosa, anche questo fa parte del mio sviluppo come persona.

Ma la parte che ti interessa è: da questa mia avventura, puoi imparare qualcosa anche tu sugli obiettivi.

1 – I tuoi obiettivi sono diversi da quelli degli altri

Cosa che può sembrare scontata, ma come spesso accade, è proprio nei fondamentali che sbagliamo.

Io voglio fare una gara di 150 km all’artico, bene, ma questo non significa che dovresti farlo anche tu.

Ognuno di noi ha una serie di obiettivi diversi. Come ho spiegato nel manuale anti-confusione, i tuoi obiettivi derivano dai tuoi principi. E i tuoi principi derivano di quello che ti fa stare bene, quindi ogni obiettivo deve avere come scopo finale quello di renderti una persona più felice in almeno un ambito della tua vita.

Quello che ci rende felici non è standard, perché siamo tutti persone diverse. Da questo ne deriva che anche i nostri obiettivi, per forza di cose, devono essere diversi.

Ecco, quello che invece vedo nella società, è che esistono una serie di obiettivi che “devono” essere raggiunti da tutti. Come il guadagnare più soldi possibile, o mettere su famiglia.

È tutto relativo. Ad alcune persone questo può fare piacere e buon per loro, ad altre no. Non sarai mai soddisfatto se basi i tuoi obiettivi su quello che la società vuole che tu faccia, perché la società non ha idea di cosa ti renda veramente felice.

2 – No lavoro, no party

E su questo punto continuo a fissarmi, perché è un ingrediente fondamentale per il successo. Come la farina per il pane.

Nella mia vita, non ho mai ottenuto grandi risultati senza aver prima fatto un lavoro altrettanto rilevante. Per una gara a febbraio, ho iniziato ad allenarmi ad aprile. Sono 10 mesi, quasi un anno di alimentazione controllata e allenamenti rigorosi.

Più è grande il tuo obiettivo, più dovrai impegnarti per raggiungerlo. Tutto il resto viene dopo, ma questa è una cosa che devi capire fin dal principio. Prima di pubblicare e rendere Inglese Dinamico uno dei sistemi più popolari in Italia per imparare l’inglese da autodidatta, ho lavorato quasi 10 anni per perfezionare un sistema che funzionasse veramente partendo da zero.

Se non sei disposto a fare questo genere di sacrifici, allora l’unica soluzione è abbassare il tiro e lasciar perdere qualsiasi progetto ambizioso. È solo una perdita di tempo.

Se a te può sembrare una cosa banale, ricorda che nel mondo è pieno di gente che cerca e ti vende “scorciatoie”, sistemi per ottenere grandi risultati in pochissimo tempo e senza sforzo. La nostra società ne è permeata. Leggi questo libro, e farai un mucchi di soldi in 30 giorni. Mangia questi 3 succulenti cibi miracolosi e resterai in forma fino a 70 anni senza mai ammalarti (e il similare “mangia questa erbetta e ti curi il cancro senza chemio”). Condividi su Facebook il fiocco nero con il tricolore francese sullo sfondo, e hai già fatto la tua parte per aiutare i parigini.

Ci piace pensare che esistano delle scorciatoie, ma la verità è che non c’è nessun sostituto al lavoro duro e costante.

3 – Gli oggetti sono inutili

Se mi incontrassi, non noteresti niente di particolare: vestiti economici, affitto in appartamento modesto con dentro appena il necessario, sotto casa una Polo noleggiata. Niente di che.

Il fatto è che a me, degli oggetti, me ne frega relativamente. C’è gente che compra per il solo gusto di comprare, per quel rush di endorfina che prova quando porta a casa un nuovo oggetto che nel giro di qualche giorno/settimana (mese se va bene), prenderà la polvere. E allora ecco che si passa al prossimo ciclo dello shopping selvaggio.

Le varie mode esistono proprio per questo. Ed è la ragione per la quale ogni anno esce il nuovo telefonino aggiornato con ancora più funzioni.

Non io. Se ricorri all’acquisto impulsivo, significa che c’è qualcosa che non va nella tua vita. Significa che sei in una situazione che non ti fa stare bene, che non ti rende felice: dovresti chiederti cos’è, e come risolvere il vero problema che ti sta perseguitando. Perché quando la tua vita è bilanciata, allora non lo senti nemmeno il bisogno di continuare a comprare roba.

Lo ammetto, io sono un estremista sotto questo aspetto, ma in un certo grado è una verità universale che vale per tutti. Più osservo le persone, più questa mia teoria viene confermata giorno dopo giorno.

Al contrario, io preferisco spendere soldi in esperienze. Come questa gara, o le 3 settimane che farò in Alaska subito dopo.

Perché le esperienze non sono qualcosa che metti nel cassetto: te le porti dietro per tutta la vita, e contribuiscono a renderti una persona migliore in tutti i sensi. Perché allargano i tuoi orizzonti, ti fanno scoprire cose nuove. Ovviamente, non sto parlando della vacanza tutto incluso con tour guidato a Tenerife. Quello può essere relax, ma non è un vero viaggio. Per me viaggiare significa scoprire e imparare, fare delle esperienze vere.

Applica questi 3 principi, e farai 3 passi in avanti per raggiungere i tuoi obiettivi.

marc-márquez-is-ready-for-motogp-in-2015
11 Novembre 2015

Le mostruose tecniche di persuasione di Adolf Hitler

Francesco Cracolici Crescita personale

Marc Marquez infame,
Per te solo le lame

marc-márquez-is-ready-for-motogp-in-2015-2

Ieri, per le vie della mia città, vedevo questa enorme scritta su un muro di una via del centro. Ancora fresca fresca di vernice.

Un insulto pieno d’odio per un pilota colpevole di aver fatto perdere il mondiale ad un Italiano.

Perché?  Perché? Qualcuno ha scritto questo frase?

E no, non sto parlando di moralismo, di motociclismo o di odio nello sport. Mi sto chiedendo un’altra cosa.

Perché questo Motomondiale ha catturato l’interesse di tutti?

Perché un evento così ci ha unito tanto? A mio avviso il Moto mondiale non è così tanto seguito, ma in questo caso ha unito stretto il popolo italiano più di qualsiasi altro tipo di manifestazione, processo, elezione etc.

Non è questione di Sport, dopotutto è abbastanza frequente che ci siano grandi ingiustizie o errori in qualsiasi disciplina.

E non c’ è entra nemmeno il fatto che in mezzo  ci fosse un Italiano. Dopo tutto ci sono stati centinaia di grandi vittorie di Italiani nel Tennis, ciclismo etc ma non hanno riscosso così tanto successo e odience. Non è stato il fatto che ci fosse un ‘individuo da amare e supportare…

… la chiave che ha fatto appassionare tutti è stato che c’era qualcuno da odiare.

Odiare un nemico comune, combattere contro il cattivo è la cosa che più ci stimola. Se Valentino avesse perso o vinto, come è accaduto altre decine di volte, non ci sarebbe stato così tanto rumore. Ma sta volta era colpa di qualcuno, era colpa di Marquez.

La moto GP è uno sport per appassionati, ma quando c’è da odiare qualcuno diventa un affare di tutti

Ecco questa è la prima tecnica manipolatoria di Hitler:

1. Creare un nemico comune che unisca tutti

E così a discapito dei poveri ebrei, ma anche di tutti gli slavi e di coloro che avevano costretto la Germania a firmare il patto di Versailles, diede un nemico comune da sconfiggere al popolo tedesco.

Su quel muro non c’era scritto “Forza Vale” ma “a morte Marquez”

Se fai un attimo d’attenzione è esattamente la stessa cosa che fanno i politici odierni (naturalmente in maniera molto più pacata). Non importa in quale partito militi, tutti loro hanno almeno un grande nemico:

  1. I comunisti
  2. La casta
  3. Gli immigrati.

E no, non è nemmeno una critica alla politica, è semplicemente la prova che è una tecnica super funzionale. Come dicevano i queen:

“Dammi soltanto qualcosa da amare o da combattere”

Se ci rifletti un attimo, potrai usare anche tu questa tecnica, ecco alcuni esempi  che io stesso ho usato o continuo ad usare ( forse sono un po’ uno stronzo).

  • Se devi convincere tuo figlio o tuo fratello a studiare, il nemico comune sono i professori cattivi che lo vogliono bocciare a meno che non studia, oppure il nemico comune è semplicemente la voglia di cazzeggiare.
  • Se devi convincere qualcuno a fare una vacanza con te, digli che lavora troppo e  che tutti i suoi problemi sono dovuti ad un unico nemico, il duro lavoro
  • Se devi convincere qualcuno a comprare qualcosa da te, usa i metodi della concorrenza ( non la concorrenza, quello è proprio brutto) come “cattivo ” della situazione e causa di tutti i mali.

Le tecniche di Hitler

“Molti sono coloro che lo vedono [Hitler] come un modello, con una fede quasi commovente nelle sue doti di protettore, di salvatore, di colui che li libererà dalla loro disperazione”
-Louis Solmitz, insegnante di Amburgo, 1932.

Questa stessa tecnica la usano anche i marketer, gli influencer e vari altri opinion leader che cercano di venderti il loro prodotto.

Per farti percepire il loro servizio come il  migliore, denigrano tutto ciò che può essere concorrenziale o anche alternativo. Sono sicuro che in giro te ne sarai accorto.

Quest’articolo infatti non serve solo a darti la possibilità di imparare queste tecniche di “persuasione” ma anche ad imparare a difenderti dalle centianaia, se non migliaia, di persone che ad oggi le usano con te e nemmeno te ne accorgi

Allora partiamo con la prossima:

Chiedi Vendetta

Da allagare alla tecnica del nemico comune c’è quella di chiedere vendetta.

Se fai capire al tuo interlocutore che tutti i suoi problemi non sono colpa sua, ma colpa di un agente esterno ecco che subito il tuo discorso sarà estremamente interessante e sopratutto susciterai in lui il bisongo di seguirti per ottenere rivalsa.

Dì  a qualcuno che se fa schifo non è perché si non si è impegnato nemmeno un po’ ma perché:

  • La colpa è dell’altro partito
  • E’ tutta colpa dei professori
  • Sono gli altri che non ti capiscono
  • Non è che sei stronzo è che lavori troppo e diventi nervoso.
  • Non è che sei scarso è il tuo lavoro che non ti si addice
  • Non sei grasso, è colpa delle multinazionali
  • Non è che non sai educare tuo figlio ma è lui che frequenta le brutte compagnie
  • Non sei tu che sei un nulla facente, sono i tuoi che non ti hanno saputo educare.

Ecco così farai appello alla vocina che ognuno di noi ha in testa, quella che ti dice che  non è mai tua responsabilità ma degli altri ed immediatamente scatterà una voglia di vendetta che mai immagini. 

Una cosa che funziona molto è quella di essere drastico, come diceva Hitler

“Più grande la menzoga più grandi le probabilità che venga creduta.”

Ancora, ancora e ancora

La mia amica Giulia ha una paura matta dei cavalli.

Non che i cavalli siano poi così cattivi, ma Giulia proprio non riesce ad avvicinarsi.

Il fatto è che quando era piccola un cavallo erroneamente l’aveva colpita con un calcio ed ancor oggi non riesce a superare la paura.

Secondo Robbins, è dovuto al fatto che c’è un legame così forte tra dolore e il cavallo nella mente di Giulia, che ormai ha creato una convinzione fortissima che il cavallo sia pericoloso.

Stessa cosa faceva Hilter con i suoi discorsi, cercavi di collegare emozioni di odio e violenza (attreverso le due tecniche di sopra), ma spesso non basta.

E’ difficile suscitare così tante emozioni in un discorso anche se si prova al massimo.

Esiste però un altro fattore che fa la differenza:

La ripetizione

Ripetere, ripetere e ripetere infinite volte la stessa cosa finché  non entra in testa e non esce più. Egli prese ispirazione dalla chiesa, dicendo che:

Sono trascorsi più di 1000 anni ma la chiesa ripete sempre le stesse cose

Ma questa è una tecnica che usano tutti i politici e i grandi marketer e venditori online. Ti ripetono le stesse cose fino allo sfinimento, finché non cedi. 

Scrivono e dicono le medesime cose della volta prima ma da aspetti diversi in maniera tale da infilarti il germe in testa.

Ecco anche tu, se vuoi convincere qualcuno ripeti le cose 100-1000 volte finché non saranno chiare.

Ricapitolando

Queste di sotto sono le tecniche che hanno utilizzato e che utilizzano tutt’oggi i potenti, i dittatori, venditori etc  per convincerti delle loro ideologie e dei loro prodotti.

Certo le puoi usare, ma se le impari, allora impari anche a difenderti da  chi le usa contro di te. Eccole

  • Niente unisce di più le persone che un nemico unico
  • Uno dei sentimenti più forti sulla quale fare leva è la vendetta
  • Per creare un sentimento di vendetta nei confronti di qualcuno o qualcosa dai a lui la colpa di tutto
  • La gente tende a credere di più ad una grossa bugia che ad una piccola, quindi tenta di essere drastico
  • La vera chiave però è la ripetizione, ripetere fa  in modo che il tuo interlocutore inconsciamente si convinca.
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