3 lezioni che ho imparato dalla mia vacanza in Italia
Ormai, io torno in Italia ogni paio di mesi circa. Per rivedere famiglia e amici, per fare le quattro pratiche e poco altro.
Dopo aver vissuto in tre Paesi esteri diversi in due continenti, ormai vedo l’Italia con occhi diversi: non con gli occhi di qualcuno che ci vive dentro, ma più come un osservatore esterno. Questo mi permette di notare alcune differenze e peculiarità dell’Italia rispetto agli altri Paesi in cui ho vissuto, e questo è lo spunto dell’articolo della settimana: 3 lezioni che ho imparato dalla mia vacanza in Italia, e cosa puoi imparare dal fallimento dell’ex Bel Paese.
1) Troppe persone pensano in piccolo
Gli americani possono piacere o non piacere, ma hanno un pregio indiscutibile: cercano sempre di crescere, di migliorare. Sognano e pensano in grande (e non solo al McDonald). Anche per questa ragione sono più avanti degli italiani.
In Italia invece le persone pensano in piccolo, non hanno obiettivi ma solo sogni vaghi. La differenza è che:
- quando hai un obiettivo ti impegni a raggiungerlo, hai un piano verso il successo.
- quando hai un sogno vago, dici “mi piacerebbe ma è impossibile”.
Per questo l’italiano medio è infelice, e se ne sta a consumare la sua vita in un lavoro mediocre che non lo soddisfa. Il suo unico obiettivo è la pensione, e scappa dalla desolazione della sua esistenza una volta l’anno con questa fuga che chiama “vacanza”.
Io parto domani per la mia prima vacanza “vera” in quasi due anni non perché non ne ho avuto le possibilità, ma perché non ne ho mai sentito il bisogno. Quando la tua vita è in equilibrio, hai trovato la tua dimensione, allora le ferie non ti servono più. Anche perché come fai a goderti le ferie, quando sai di dover tornare a una vita d’inferno?
Il cambiamento devi volerlo tu, non puoi aspettare che te lo tiri in testa la Madonna. Se continui a pensare in piccolo, a non fare niente per raggiungere i tuoi obiettivi, allora per forza i tuoi sogni rimarranno sempre impossibili. Quello che ti serve, è un cambio di mentalità.
“Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”
– A. Einstein
Una differenza costante che ho notato ogni singola volta fra le persone che hanno avuto successo (lavorativo e personale), e quelle che invece hanno fallito, è questa: i vincenti partono con l’idea che, se si impegnano, prima o poi arriveranno dove vogliono. I perdenti invece dicono “ok dai, se ho un po’ di tempo ci provo, ma tanto so già che non funziona”. O quelli che amano definirsi “disillusi” o “realisti(ci)”, dicono: “non è così semplice come credi, io c’ho i probbblemi”. Questa è la finta scusa che va più di moda: i problemi ce li abbiamo tutti, ma solo alcuni hanno la forza di volontà per superarli.
Attenzione a non confondere la determinazione con l’illusione. Che per quanto ne dica qualcuno, sono cose ben diverse.
Anzitutto, “illusione” è una parola usata da chi ha paura. Quando dieci anni fa io dicevo che volevo lavorare a tempo pieno su internet, tutti mi rispondevano che ero un illuso e che dovevo “essere realistico”. Ora io vivo alle Canarie e loro sono inchiodati in Italia con uno stipendio al più mediocre. Il “sei un illuso” è la scusa usata da chi non vuole uscire dalla zona di comfort e ammettere i propri limiti.
Sei un illuso, e questa volta veramente, quando non sei disposto ad ammettere i tuoi errori e i tuoi limiti. Non siamo perfetti, e tutti commettiamo degli errori necessari per imparare: il mio primo libro mi ha fatto guadagnare 100€, il secondo nemmeno quelli.
Nessun problema, se sbagli significa che sei sulla strada giusta. Ma è indispensabile imparare a riconoscere i propri errori e usarli per migliorare. Ogni fallimento ti può insegnare qualcosa: chiediti cosa avresti potuto fare di diverso, dove hai sbagliato. Perché la sfortuna conta meno di quello che credi: il risultato è una conseguenza diretta delle tue azioni.
Se sei determinato, ma non fai l’illuso, allora sì che avrai successo. Soprattutto in Italia: con così poche persone che pensano in grande, hai il campo libero dalla concorrenza.
2) Le potenzialità, da sole, non bastano
Io sono convinto che l’Italia abbia un potenziale turistico estremo. Fra storia, arte e cucina, tutto il resto d’Europa messo insieme non si avvicina nemmeno a una ricchezza del genere. Eppure l’Italia ha 47 milioni di turisti l’anno, la Francia 84 milioni. E le Canarie 10 milioni, suddivisi fra 4 isole così piccole che posso percorrere per tutta la lunghezza in una sola giornata.
Avere un grande pontenziale è inutile, se non lo sai sfruttare. E di contro: non importa quanto sia piccolo il tuo potenziale, se ti impegni. Qui ci riattacchiamo al punto sopra: è la tua determinazione che fa la differenza, non il potenziale.
Restando in tema turismo, prendi le isole Canarie: a parte il clima, non hanno niente. Le spiagge sono per la maggior parte rocciose, zero storia, l’entroterra è fatto di sassi. Ma hanno 10 milioni di turisti l’anno, e in totale saranno poco più grandi della provincia di Brescia. Il motivo è che hanno fatto di tutto per spingere il turismo, al contrario dell’Italia dove viene bloccato da una politica miope e retrograda. Quindi, sul PIL totale, il turismo incide alle Canarie molto, molto più che in Italia.
Ho già parlato di questo punto in un articolo precedente: il talento non esiste. Dove talento è sinonimo di potenzialità.
Anche tu hai del potenziale. Magari ancora non te ne sei accorto, magari devi ancora scoprire la tua vera strada. Non ti preoccupare, è normale. Esiste un solo sistema per trovare quello che fino a qualche anno fa veniva chiamato “destino”: provare a fare cose diverse. Continuare a scoprire cose nuove, finché non senti di aver trovato la strada giusta per te.
In soldoni, ecco quello che ti consiglio di fare: se sei giovane, vai a fare almeno 6 mesi all’estero. Vai a Londra, trova lavoro in un pub, restaci almeno mezzo anno. Vivere da solo, lontano dalla rete protettiva della famiglia, ti aiuta a mettere tutto in prospettiva. Scoprirai nuove cose su te stesso, metterai per la prima volta alla prova le tue abilità nel mondo reale. E se non ne hai nessuna, allora ancora meglio: imparerai un sacco di cose. Guarderai l’Italia con occhi nuovi.
Il che mi porta al punto successivo…
3) L’indipendenza deve essere il tuo primo obiettivo
Ricordo che qualche anno fa, quando ancora guardavo la TV, è venuta fuori questa polemica perché qualche politico aveva chiamato i giovani italiani dei “mammoni”.
Non ricordi chi fosse, ma aveva ragione.
L’italiano è mammone, nel senso che per lui è una cosa naturale restare attaccato alla famiglia più a lungo possibile. Non parlo solo dei giovani che ancora vanno all’università, ma anche di trentenni con anni di lavoro alle spalle e una posizione a tempo pieno.
Ora, lo so che l’economia italiana è in rovina. Lo so che andare a vivere da solo costa di più. Ma è questo che significa crescere: diventare indipendente e padrone della propria vita e del proprio futuro.
Non puoi avere velleità di crescita personale, se non sei nemmeno pronto a fare questo passo verso la tua indipendenza fisica. E senza l’indipendenza fisica, allora anche l’indipendenza finanziaria non la raggiungerai mai.
Il fatto è che non hai nessuno stimolo per il cambiamento. Rimani nel tuo status quo, stagnante senza cercare di migliorare. Perché non ne hai motivo, “le cose vanno bene così” dici. Peccato che lo status quo non esista, visto che il tempo va avanti comunque: ogni giorno che passa, invecchi sempre di più. E quel tempo che stai perdendo non tornerà indietro.
Un giorno può sembrare poco, ma incastrane cinque o seicento, e già abbiamo fatto due anni. A seconda di come decidi di condurre (o non condurre) la tua vita, un anno può essere un sacco di tempo o volare via in un attimo.
A me non piacciono i “buoni propositi di inizio anno”, perché statisticamente sono uno spreco di tempo. Ma qualcosa il primo gennaio me lo prometto: voglio ricordare ogni anno per aver fatto qualcosa di straordinario. Non importa cosa, ma deve essere qualcosa che mi cambia la vita. Dal 2010 a oggi, ho rispettato questo comandamento. E se lo fai anche tu, allora un anno è più che sufficiente per pianificare e raggiungere un obiettivo straordinario.
D’altra parte, se ti immergi nella routine quotidiana senza fare mai niente per migliorare, allora un anno ci mette poco a passare. Poi due, cinque e dieci. Molte persone fanno passare dieci anni senza un singolo cambiamento degno di nota nella propria vita, ed è lì che ti accorgi di aver sbagliato qualcosa.
1 Luglio 2015 @ 14:41
Ciao, bell’ articolo mi concentro sui punti 1 e 3.
Il primo, condivido tutto quello che dici e mi accorgo che avolte sono di mentalità ristretta pure io. Senz’altro però io dopo la laurea sono andato via dalla mia città e sono andato a vivere a Milano per cercare gli stimoli, le opportunità che l amia città non mi avrebbe offerto.
Dopo svariati anni però mi ritrovo ad essere un disilluso malgrado abbia cambiato due aziende. Non sono totalmente soddisfatto.
Alcuni miei amici rimasti nella città natale, che facevano fatica a cambiare perfino la pizzeria il sabato sera, sono entrati in un posto fisso e solido , hanno tempo libero, buon stipendio, benefit ecc.
Questo significa che in Italia ci si puo anche provare ma fai poca strada. Gli stipendi son quelli che sono anchese sei un ingegnere o un avvocato (io sono ingegnere) e purtroppo il mercato è quello che è e tra tasse e ancora tasse in tasca resta poco. La voglia, lo stimolo ecc puo trovare consarazione solo all’estero.
Il punto 3 invece mi trova d’accordo. Io sono andato via di casa dopo la laurea e vivere da solo, fare la spesa, stirare, lavare, pagare le bollette ecc è una cosa ch eti fa crescere. Troppo comodo stare a lavoro tanto poi la sera la mamma ti prepara la cena e a te basta solo impugnare le posate.
Dicontro però c’è anche da dire che per una persona che non ha una famiglia alle spalle, pensare di andare a vivere da sola in una città come milano dove chiedono fino a 600 euro per una stanza al mese è dura.
I popoli del nord europa a 18 anni vanno gi avia di casa, ma a differenza nostra :
1) hanno piu mentalità nel sapersi arrangiare e accontentare
2) trovano lavoro subito in italia NO
concludendo dico ch eè tutto giusto sulla carta, però poi a metterlo in pratica ce ne vuole. E anche riuscendo a farlo spesso ci si scontra davanti al sistema fatto di furbetti, paraculati , approfittatori e “ammanigliati” che vanifica i tuoi sforzi, le tue ambizioni ecc
1 Luglio 2015 @ 16:10
Ciao Stefano, non ho mai scritto un commento ad un articolo, ma oggi mi sento di farlo senza troppe paranoie 🙂
Condivido tutto di questo articolo e lo trovo molto ispirante e motivante, così come altri che hai scritto. Quello che apprezzo e stimo più di tutto di te è che realmente tu le cose le esperimenti , le verifichi e ti metti in gioco. Ecco quindi che quello che scrivi ha un carattere più obiettivo e stimolante.
Grazie
2 Luglio 2015 @ 22:31
Allora benvenuto nella sezione commenti, grazie del feedback.
1 Luglio 2015 @ 18:16
Stefano, hai perfettamente ragione, anche il grande Maccio Capatonda è riuscito nel suo genio con il film “Italiano Medio” a darci una figura (ironica) dell’Italia e dei suoi cittadini “medi”. Se vuoi rifarti due risate ti lascio il link del trailer: https://www.youtube.com/watch?v=MP3qVe8uh70
🙂
2 Luglio 2015 @ 22:32
Visto e amato 🙂
1 Luglio 2015 @ 18:58
Stefano anche io non sempre condivido i tuoi punti di vista, ma in questo caso, concordo pienamente. Solo, mi deve essere sfuggito l’articolo, che insegna a distinguere i sogni realizzabili, da i sogni impossibili ( insomma a 46 anni suonati anche volendo non si può pensare di fare la velina)
1 Luglio 2015 @ 20:47
Ciao,
leggendo l’articolo mi viene da ripensare a una cosa che si dice in America ai bambini : “Se ti impegni, diventerai il prossimo presidente” (così io me la ricordo, ma non ne sono sicuro).
Pensando all’Italia, in pochi ti stimolano per dare il massimo, molti ti dicono di fare il minimo sindacale e il resto ti dice di non fare niente ed è così che, fin da quando sei piccolo ti imponi di non fare niente.
Questo mi rattrista pensando che se ti lasciassero “campo libero” o almeno usassero la tua buona volontà che hai per fare qualcosa di buono a te o alla comunità, ti sproni di più e aiuteresti gli altri.
L’esperienza che mi viene da citare è quella che è successo a me in questi giorni: avevo visto che bisognava fare un lavoro e chiedendo in giro, mi dissero che mi avrebbero riferito se avessi potuto dare una mano, ma da un mese mi dissero che non era così semplice da fare. Allora da un paio di giorni chiesi in prestito uno strumento per fare il lavoro anche sa solo, ma appena lo vennero a sapere una persona dopo l’altra, mi diceva una effetto “cattivo” di quello che poteva succedere e mi dissuadeva. Alla fine non lo farò e mi dispiace perchè adesso che rifletto a mente fredda, guardo come in Italia, al posto di semplificarti le cose, te le ingigantiscono, come se per tagliare l’erba dovresti avere i requisiti per costruire uno space shuttle e mi rattrista vedere bambini che sono demotivati fino al punto che la loro vita si riduce a dire: “Le mie giornate le passo davanti alla tele e il resto è noia”.
Mi scuso per la lunghezza del mio commento, ma è la prima volta che ne faccio uno e quindi se avete dei consigli per scrivere “meglio” non avete il timore di scrivermi.
Grazie mille in anticipo per i commenti che riceverò.
1 Luglio 2015 @ 21:41
Purtroppo é la veritá!
2 Luglio 2015 @ 22:35
Concordo, il pressapochismo e il “non ne vale la pena” dilagano in Italia, e a forza di sentirselo dire è facile crederci pure.
1 Luglio 2015 @ 22:37
Ciao Stefano,
il politico cui ti riferisci al punto 3 era il ministro Padoa-Schioppa (deceduto nel 2010).
Era venuto fuori con un termine particolare: diceva ai giovani di essere dei “bamboccioni” 😀
2 Luglio 2015 @ 22:36
Grazie della precisazione, avevo dimenticato!
1 Luglio 2015 @ 22:56
Salve Stefano,
quello che dici mi sembra anche giusto, però permettimi di non essere d’accordo su alcuni punti.
Prima di tutto credo che desiderare un posto fisso e una famiglia tradizionali non siano per forza un difetto: perché schifare a priori la sicurezza? La lega Nord non prenderebbe così tanti voti altrimenti
Poi questa storia che l’Italia sia il “Paese dei mammoni” non mi va per niente giù. Perché dobbiamo per forza imitare altre culture che valorizzano molto di meno gli affetti e hanno un tasso di suicidi di gran lunga maggiore del nostro? Noi abbiamo questa dedizione alla famiglia che io vedo come un qualcosa di positivo. Dobbiamo vergognarcene solo perché lo ha stabilito qualche economista filo-americano che vede le persone solo come consumatori?
Non nego che anche da me (abito in una provincia del centro-sud) sia pieno di giovani che già lavorano ma continuano a stare con la famiglia d’origine. Sono dei mammoccioni? E se ti dicessi che sono cento volte più in gamba dei “giovani belli e intraprendenti” del Nord Europa?
Bada bene che io sono il primo a odiare quei vomitevoli discorsi pseudo-patriottici che tanto vanno di moda in questo periodo, però davvero certe volte temo che ci colpevolizziamo troppo solo perché non siamo uguali agli americani. (Come si è potuto vedere ultimamente con la questione lgbt)
E questo, secondo me, nonè giusto.
2 Luglio 2015 @ 19:16
Gomblotto!!1!
Liberate i nostri maro’!!1111!
Ma zittto dai, tu scometto che sei un mammone di prima categoria e l’artcolo ti ha lasciato turbato. Povera stella!
2 Luglio 2015 @ 22:39
Valorizzare gli affetti e dedicarsi alla famiglia non significa rimanere dipendente dai genitori, è l’indipendenza quella da cercare, non il distacco emotivo dai parenti 🙂
11 Luglio 2015 @ 14:18
L’Italia è un paese fondato sul “tengo famiglia”. Ecco perché è alla deriva.
E per favore, basta con la solita argomentazione trita e ritrita del “i paesi nordici hanno il più alto tasso di suicidi”. Se è per quello, l’Italia ha il più alto tasso di corruzione in Europa. Mi pare una forma di suicidio non da poco.
Fra le altre cose, l’italiota medio è non solo mediocre (e privo di senso civico) ma anche e soprattutto invidioso, quindi non può tollerare che qualcun altro, molto più sveglio e intraprendente, possa raggiungere il successo, ecco che la denigrazione è uno degli sport nazionali (“chissà chi l’ha raccomandato”, “sarà andata a letto con tutti per arrivare dov’è”, “sicuramente pagava mazzette a destra e a manca”).
In Italia è meglio tornarci da turisti, e neanche spesso, il mondo è grande 😉
12 Luglio 2015 @ 19:33
“92 minuti di applausi” cit.
2 Luglio 2015 @ 09:52
Stefano non colpevolizzare gli italiani hanno già fin troppi problemi con un governo fantoccio manovrato dalla troika e un sistema socialista che distrugge le aspirazioni del singolo. Gli italiani non pensano in piccolo, fanno impresa in un sistema dove più crescono più lo stato li massacrerà di tasse e allora giù ad investire tanto tempo nell’evasione nelle scappatoie piuttosto che nella riuscita dell’azienda, in modo che al primo soffio di vento l’impresa chiude, non ha capitali da reinvestire perchè rubati dallo stato oppure se li ha evasi non può comunque usarli in alcun modo.
Questo è doveroso dirlo, perchè è impossibile paragonare gli italiani agli americani. Comunque Mindcheats non è per chi si piange addosso, perciò vi racconto cosa mi è successo due anni fa. Due anni fa ho letto un libro e oggi da niente sono diventato proprietario di ben 8 unità immobiliari nella mia zona. Di questo libro (che insegna a raggiungere la libertà finanziaria con gli immobili) gli italiani però lamentano che può funzionare in America, ma non in Italia. Beh vi dirò che non è stato facile, ma sto riuscendo, ho dovuto far leva su tutte quelle capacità che avevo ma non riuscivo a sfruttare, sto passando momenti a cui non ero preparato, a dover risolvere problemi con risolutezza, convivere con i debiti (anche se buoni sono sempre debiti), insomma non è proprio una passeggiata e non è per chi vuole rimanere comodo in poltrona a guardare un film e uscire il fine settimana. L’esperienza che ho acquisito in questi anni è impagabile, e mi sta dando l’opportunità di avere un futuro florido e stabile anche qui in italia. Se avete le palle per provare a realizzare i vostri progetti vi dò alcuni consigli: in Italia non potete sopravvivere senza un bravo COMMERCIALISTA (ne esistono due tipi, quello per cui tutto è possibile, quello per cui niente si può fare, capite subito con quale dei due vi trovate davanti, scegliete il primo e non sprecate un soldo col secondo) due-tre AVVOCATI (possibilmente specializzati in materie diverse e che vi interessano) un nutrito gruppo di COLLABORATORI con la mentalità giusta e qualcuno che stimate che crede in voi, cercatelo e non parlate più con i disfattisti (anche se come nel mio caso sono i vostri genitori), parlate piuttosto con chi è riuscito nel vostro stesso sogno, vedrete che diventerete amici anche se la persona è importante rispetto a voi, perchè avete gli stessi interessi. I ricchi ad esempio amano parlare di come fare i soldi e non del calcio, sicuramente all’inizio ascoltate, ascoltate e ascoltate, avrete molto da imparare. Per ultimo, anche se vi siete attornati di tutte queste persone indispensabili, dovete capire di ogni cosa, capire di fisco e tasse, capire di legge, capire del lavoro dei vostri collaboratori, quasi al punto da poter fare da soli, ma senza mai la presunzione di farlo veramente. Perciò se siete quel tipo di persone che capiscono solo del loro lavoro e non gli interessa di altro non sperate di avere successo, ne qui ne altrove. Buona fortuna sognatori.
2 Luglio 2015 @ 16:27
Beccato Stefano! Hai letto il libro di Robert K. 😉 Mi piace molto la tua storia e soprattutto gli investimenti immobiliari, comprati in poco tempo (invidia!). La penso come te, soprattutto sui collaboratori… una delle cose più difficili è trovarne di validi.
Stefano (Mini)… tra tutti questi viaggi alle Canarie che facciamo vuoi vedere che ti becco una volta sul volo aereo? Probabilmente partiamo dallo stesso aeroporto in Italia. Non penso di riconoscerti ma in caso ti saluto.
2 Luglio 2015 @ 22:41
Su mindcheats trovi qualche mia foto, e ovviamente se mi becchi fermami, mi fa sempre piacere incontrare utenti 🙂
12 Luglio 2015 @ 00:44
Citare per intero la fonte, è chiedere troppo?
Robert K., troppo generico…
Pensa a chi ti legge e cerca un immediato riscontro.
Grazie.
2 Luglio 2015 @ 22:46
Ciao Stefano, grazie per aver condiviso la tua esperienza, sempre utile circondarsi da gente competente e soprattutto che sa quello che fa.
Per quanto riguarda colpevolizzare gli italiani, dopotutto il governo (e i governanti) sono loro stessi italiani e la situazione politica da terzo mondo è stata causata anche dall’italiano medio, quindi merita anch’esso una buona dose di colpa.
3 Luglio 2015 @ 19:24
Ciao Stefano (imprenditore immobiliare), ti posso chiedere se questi immobili il affitti o li risistemi per rivenderli ? E in che provincia ? Grazie !
5 Luglio 2015 @ 13:38
Se potessi darei il mi piace a questo commento. Mi segno quello che hai detto, mi servirà sicuramente!! (Il libro è quello indicato da Moira?)
2 Luglio 2015 @ 10:14
Emergere in Italia è difficilissimo perchè vanno avanti i “pacchi raccomandati” o le persone che riescono a infilarsi grazie ad “aiutini” traversi via parrocchia, via partito, via amicizie lobbystiche ecc.
Lo vedo e l’ho visto nella mia vita e conosco almeno 3 persone che grazie agli agganci giusti si possono permettere di fare i maestri di vita e i Self made men.
Io credo poco a chi si fa da solo in Italia. Dice bene l’ utente sopra, in Italia se emergi sei oberato di tasse e di ostacoli.
Esiste un livellamento verso il basso che spegne ogni iniziativa e libera propensione a migliorarsi.
I tg, programmi tv politici, giornali continuano a fare terrorismo: i giovani sono precari, i giovani non trovano lavoro, i giovani vivono con 1000 euro al mese ecc.
Ecco perchè ci sono milioni di giovani che si fanno i selfie allo specchio sperando che la loro foto venga vista da qualche agente e possano iniziare una vita nel campo della moda o pubblicità.
La via piu semplice e veloce, insomma, per guadagnare esibendo il proprio corpo.
Alla fine come dar loro torto: se in italia sei valido e per bravura, fortuna, capacità riesci a ottenere un lavoro nel 90% dei casi è sottostipendiato.
Lavori in cui ogni giorno devi mettere la testa e impegnarti per la stessa retribuzione di uno ch eè entrato per grazia di dio in qualche azienda a mandar email oppure che fa un lavoro da scimmia alle poste.
Se fossi nato bello e palestrato anche io mi sarei fatto i selfie nella speranza di fare il modello, guadagnare in un servizio fotografico quello che guadagno in 3 mesi, divertirmi, trombarmi il mondo e viaggiare anzichè investire in anni di studio e fatica, rinunciando a divertirmi talvolta, per poi trovarmi con uno stipendio di 1500 euro e ancora dover dire grazie a chi me lo da’ facendomi lavorare da sfruttato.
I bei discorsi stanno a 0. Io credo poco ai maestri di vita, ad articoli come questi, seppur spesso veritieri e in cui mi ritrovo.
Chi si puo permettere la serenità di affrontare temi come questi e trovare il lato positivo o è uno insensibile o è uno con il “grano” gia in partenza, che comunque cade sempre in piedi e si puo permettere di girare il mondo che tanto quando è tornato puo fare il pistolotto moralista che le cose qualcuno, nel frattempo, gliele ha sistemate.
2 Luglio 2015 @ 22:49
Con i se e con i ma non si fa la storia!
ps: non son né insensibile né tantomeno ricco 😀
4 Luglio 2015 @ 22:20
Parlo di fatti concreti senza pretendere di aver fatto la Storia.
6 Luglio 2015 @ 19:58
Ciao Stefano (imprenditore immobiliare), ti posso chiedere se pagando l’imu su ben 8 immobili (che sicuramente non sono considerati 1* casa) alla fine dei conti conviene veramente? Ho qualche dubbio…
7 Luglio 2015 @ 10:48
Bravo Antonio, concordo. In Italia nessuno si inventa. I self made man non esistono.
Quelli ke fanno il pistolotto sono persone agganciate.
L’ ho visto con l’ esperienza. L’ho visto sulla mia pelle dopo una laurea in ingegneria come funziona il mondo del lavoro, dove sei trattato come uno sfruttato.
E poi, se uno si bea dei bei discorsi va bene, ma se uno vuole essere concreto, basta che guarda la propria busta paga e vede quante trattenute di tasse si hanno per cpaire che i discorsi stanno a zero.
Basta vedere che uno che ha un ristorante deve pagare il 60 % dell’ incasso in tasse allo stato e con il 40% restante pagare il resto.
Lo credo che i prezzi aumentano e la qualità diminuisce.
8 Luglio 2015 @ 05:03
Ciao Stefano, ti seguo da diverso tempo ma non ho mai lasciato un commento ai tuoi articoli. Questo articolo fa eccezione in quanto condivido con piacere tutto quello che hai detto.
Penso che il problema principale delle persone frustrate che non riescono a combinare niente nella propria vita sia quello di aggrapparsi in continuazione ad eventi esterni. In sostanza non hanno il coraggio di prendere in mano le redini della propria vita e si lasciano influenzare facilmente.
Io ho deciso di cambiare completamente vita circa un anno fa, quando ho deciso di trasferirmi in Thailandia per riuscire a diventare un “nomade digitale” come te 🙂
Buona continuazione e buon successo!
9 Luglio 2015 @ 16:52
In effetti in Thailandia ci sono “attività” interessanti da intraprendere
9 Luglio 2015 @ 22:29
Ciao Roberto, allora benvenuto tra i commenti 🙂
Quello che hai detto è verissimo, le persone grasse hanno problemi alla tiroide e le persone pigre non ottengono quello che vogliono perchè sono tutti raccomandati 😉
8 Luglio 2015 @ 19:08
Ciao Stefano, riguardo al punto 1 si potrebbe fare un analisi più fiosofica. Guardando le nostre radici e quelle degli americani, noi siamo cattolici e loro protestanti. Max weber scrisse un libro intitolato “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. Invece la nostra etica cattolica è quella del “soffri sulla terra, perchè godrai dopo nella vita eterna”. Così facendo siamo “tutti figli di Dio” e dipendiamo da lui, come dipendiamo dal governo per sussidi, pensioni, ci lamentiamo che non troviamo lavoro ma in realtà non ci mettiamo poi più di tanto in gioco. Infatti la carriera lavorativa di molti è del tipo “soffri sulla terra”: quando si lavora “si fanno tanti sacrifici”, ma non si vede l’ora di arrivare alla pensione (alla “vita che c’è dopo”). Poi però si arriva alla pensione e non si è più soddisfatti o più felici di prima. Come probabilmente si arriva alla morte e non c’è niente dopo di essa (come non c’è niente prima di nascere). Quello che voglio dire è che bisogna cambiare il nostro mindset, le nostre credenze e iniziare a pensare in grande, perchè la vita è ora e sta finendo minuto per minute. E l’unico peccato è buttarla
9 Luglio 2015 @ 22:36
Visto l’orrendo dibattito sul creazionismo/evoluzionismo, mi pare di capire che sono fin troppo religiosi, a modo loro ovviamente 😀
Comunque è vero, le tradizioni americane e italiane sono molto diverse, basta vedere la storia che hanno avuto, religione inclusa.