Come usare Facebook intelligentemente

Da quanto ho aperto il mio account nel 2010, ho visto di tutto passare su Facebook. E ho visto persone di ogni genere.

Alcuni, lo vivono in maniera ossessiva. Già più volte mi è capitato di uscire al bar, e vedere qualcuno che nel bel mezzo di una birra si attacca a Facebook dal cellulare per controllare gli aggiornamenti.

Dall’altra parte, ho visto i radicali anti-social.

Che attenzione, non sono persone che non hanno Facebook o altro. Quelle sono scelte personali. Ma persone che pensano che nessuno debba usare i social. Queste persone hanno un rapporto malato con i social, tanto quanto quelle del primo gruppo.

Ma visto che ormai Facebook è parte integrante della vita di molti di noi, mi sembra doveroso un articolo in cui spiego come, secondo me, debbano essere usati i social in generale.

Facebook è malvagio?

Iniziamo dalle basi, chiedendoci? Facebook è malvagio?

La ripsota più logica è di associare Facebook a un oggetto. Un coltello è malvagio? Di per sé no, anche se accoltella una persona. In quel caso non è il coltello ad essere malvagio, ma la persona che ne fa uso.

Allo stesso modo, se stai perdendo la vita davanti a Facebook la colpa non è di Facebook, è tua. Non ha senso arrabbiarsi con il buon Zuckerberg, maledire la sua creazione e cancellare il proprio account. Se non cambi tu come persona, troverai un altro modo per buttare le ore. Chessò, Travian.

E così come un coltello, anche Facebook si può usare nel modo giusto.

Ma ci sono anche le persone che vedono Facebook come il male assoluto non per la perdita di tempo che lo accompagna, ma per problemi di privacy vari. Con sistemi che stanno a spiare cosa fai.

Queste teorie sono prive di fondamento.

La preoccupazione di alcuni è che Facebook raccolga informazioni personali per rivenderle alle agenzie pubblicitarie, e creare pubblicità mirate. O addirittura, che Facebook sia un complesso sistema di spionaggio.

Partiamo dalla seconda, che è al limite del complottismo.

Se fossi Bill Gates, potresti avere la buona certezza che ci sono persone là fuori che pagherebbero un sacco di soldi per sapere cosa fai sul tuo computer. O se fossi, chessò, uno dei leader dell’ISIS.

Ma se io sono solo Stefano Mini, una persona fra tante con una vita normale, chi si prenderebbe la briga di spiarmi? Di monitorare tutte le mie attività, e creare un profilo governativo occulto su di me? Per farsene cosa? È una cosa senza senso, quindi non c’è da preoccuparsene.

Privacy e pubblicità su Facebook

D’altra parte sì, Facebook raccoglie dati personali e usa le tue interazioni con il sito per creare un profilo su di te che rivenderà agli inserzionisti. Non è un segreto, è risaputo.

Ora, io per lavoro mi trovo spesso a fare campagne pubblicitarie anche grosse su Facebook, quindi negli anni ho imparato come funziona. E te lo posso assicurare, non c’è niente di cui preoccuparsi.

In pratica, in base alle interazioni che hai sul sito di Facebook, un algoritmo matematico cerca di capire le tue preferenze. Se metti “mi piace” a 10 pagine che parlano di crescita personale, Facebook intuirà che ti piace la crescita personale.

Se a un certo punto un inserzionista ha un prodotto per “avere successo nella vita” ed “essere la migliore persona che puoi essere”, sa che le persone appassionate di crescita personale sono quelle che con più probabilità acquisteranno il mio corso.

Quindi va da Facebook e gli dice “ecco 1000€, manda questa pubblicità alle persone a cui interessa la crescita personale”.

Ora, ci sono due punti fondamentali:

  1. Questi “interessi” vengono determinati da un algoritmo matematico, non c’è un omino che si mette lì a guardare a cosa hai messo mi piace e decide cosa ti interessa e cosa no.
  2. Nessuno può sapere chi è interessato a cosa. L’inserzionista può sapere che in Italia ci sono 1,2 milioni di persone interessate alla crescita personale, ma in nessun caso può risalire ai loro nomi o altri dati sensibili.

Personalmente, non ci vedo niente di male. Permette a Facebook di mandare pubblicità più inerente ai miei interessi, che alla fine è anche piacevole (anche se spesso Facebook fa cilecca nel capire cosa mi piace).

Sono partito un po’ per la tangente qui, ma ho voluto parlare di un aspetto che ha sollevato molta controversia in passato.

Gli utilizzi positivi di Facebook

Quindi, se abbiamo capito che Facebook di per sé non è cattivo, andiamo a vedere quali siano gli aspetti positivi dell’usare il social network.

1 – Rimanere in contatto con le persone

L’umanità da sempre ha avuto paura delle novità.

Quando è stato inventato il disco in vinile, i grandi pensatori hanno detto che avrebbe distrutto l’unicità e l’emozione della musica dal vivo. Quando è stata inventata la stampa, i filosofi pensavano che avrebbe distrutto la cultura perché “le parole che si possono stampare senza un lungo lavoro vengono scritte senza pensare”. Quando è uscita la radio, gli psicologi pensavano che avrebbe alienato i bambini dai loro genitori.

E da quando è uscito Facebook, tutti a dire che sta aliendo le persone dalla realtà. È sempre la solita storia, ma non è altro che un sistema per comunicare.

Prima di Facebook, esistevano gli SMS, le chat, le email. Prima ancora il telefono. Ora le persone si tengono in contatto con Facebook, che è più veloce, flessibile e pratico (e gratuito).

Io vivo in Spagna e ho ancora molti amici in Italia. C’è what’s app che funziona bene, ma più spesso ci parlo via Facebook. E mi tengo al corrente di quello che sta succedendo, per quelli che pubblicano aggiornamenti.

Cosa c’è di male in questo?

2 – Svagarsi

C’è una bella differenza fra il rilassarsi su Facebook, e il farsi condizionare la vita da quella bacheca.

Io qualche volta al giorno, quando mi sto rilassando, magari scelgo di dare un’occhiata veloce a Facebook. Scorro un attimo la bacheca, rispondo ai messaggi, do un’occhiata alle pagine che seguo e cose così.

La cosa importante è che uno, lo faccio solo qualche volta al giorno per qualche minuto alla volta, quando mi sto rilassando per i fatti miei.

E due, non sento l’impulso ossessivo di leggere gli aggiornamenti anche mentre sto facendo altro. Ad esempio, sono a cena fuori.

Il classico esempio che faccio è quando vado a lavorare volontario in fattoria d’inverno, dove magari passo settimane senza guardare Facebook. Semplicemente perché ho di meglio da fare.

Come si usa Facebook intelligentemente?

La differenza fra un uso intelligente di Facebook e uno irresponsabile sta proprio qui, nel non farlo diventare una dipendenza.

Usalo per uno scopo. Per me, questo scopo può essere di rimanere in contatto con i miei amici in Italia. O rilassarmi qualche minuto prima di tornare al lavoro, o fare due risate nei gruppi e sulle pagine che seguo. O nel mio caso, anche per lavoro.

Ma quando Facebook diventa una dipendenza, allora c’è qualcosa che non va. Lo stai usando in maniera irresponsabile, e dovresti fermarti e riflettere.

I campanelli d’allarme sono:

  • Ti trovi su Facebook solo per perdere tempo, a rileggere aggiornamenti già visti.
  • Quando non guardi la bacheca per troppo tempo senti l’irrefrenabile bisogno di controllarla, anche se stai facendo un’altra attività.
  • Anche nella vita reale, le conversazioni che fai tendono sempre a parare su quello che altri fanno o dicono su Facebook (pettegolezzo facilitato dai social).

Questi sono sintomi di una dipendenza vera e propria. E così come ogni dipendenza, non è salutare.

In questo caso ne perdi in salute mentale, in energia, in risorse, e in tempo. Allora sì che Facebook diventa lo strumento del demonio, che distorce la realtà e ti aliena dalla società. Ma sei tu che l’hai permesso, e dovresti dare unicamente a te stesso la colpa.

Non c’è niente di male nel svagarsi. Il momento di svago, per definizione, lo puoi usare come vuoi tu. Non credo in tutta quella moda del rendere lo svago produttivo. Tranne che per una percentuale insignificante di persone, nessuno può essere produttivo al 100% sempre. Lo svago è svago, punto. Basta sapergli porre dei paletti temporali.

Io guardo film, ascolto musica, leggo fumetti vari e libri poco impegnati, gioco ai videogiochi. Se fra queste attività ci butto anche controllare Facebook, poco male. Tanto è svago.

L’importante è che tutte queste attività di svago siano delle pause per recuperare le energie dal lavoro e dalla produttività. Se iniziano ad assorbire la tua vita non importa che si tratti di un romanzo o di Candy Ninja Birds, è comunque un problema.

Come risolvere la dipendenza da Facebook

Ma anche se sei dipendente da Facebook, la soluzione non è di cancellare l’app dal telefono ed eliminare il tuo account. Quella è una soluzione temporanea, ma non a lungo termine. Come ho detto, se non sistemi il problema di fondo, sostituirai Facebook con altro.

Quindi, qual è la ragione per la quale le persone si fanno prendere da Facebook a tal punto da farlo diventare una dipendenza?

La ragione principale è il non avere niente da fare. La noia. L’essere senza un obiettivo e una forza motivante ci porta verso lo stato umano di base della pigrizia. Che a volte gravita verso la TV, altre verso Facebook. Ma è la stessa cosa.

Quello che consiglio io è sempre di partire dal manuale anti-confusione a questo indirizzo, se sei una persona che non sa cosa vuole fare nel proprio futuro.

(Sì, questo manuale lo tiro fuori in metà degli articoli che scrivo, ma lo faccio proprio perché è il punto di partenza di qualsiasi percorso di crescita personale efficace)

Perché se stai leggendo questo articolo, ci sono buone probabilità che in questo momento sei insoddisfatto dalla vita che conduci, e vuoi migliorare in qualche aspetto. E se vuoi migliorare, avere un piano che ti motivi e non ti faccia girare in tondo è il miglior punto di partenza.

Quindi, per riassumere, esiste un modo di usare Facebook intelligentemente: con moderazione.

Vederlo per quello che è: un ottimo strumento per tenersi in contatto con gli altri, e un modo per svagarsi nei momenti di svago che hai. Momenti che devono essere ben definiti e limitati, a prescindere dal mezzo utilizzato.