Cos’è la felicità e come raggiungerla? Una riflessione personale
Sull’argomento felicità ci si potrebbero scrivere libri interi, e ancora ci sarebbe da dire. Anzi, c’è in effetti chi su questo concetto ci ha basato una collana di manuali, corsi dal vivo e, sostanzialmente, la propria carriera personale. Io non ho di queste ambizioni, e mi limiterò a riassumere quello che ne penso in un solo unico messaggio.
I corsi di miglioramento personale
Da diversi anni ormai leggo libri e seguo corsi che trattano lo spinoso ambiente della felicità. Gli argomenti che vengono proposti sono incredibilmente vari, e a seconda dell’oratore (o dello scrittore) il focus varia enormemente da un giorno all’altro: c’è chi dice che la felicità sono i soldi, chi l’amore, chi gli amici, chi la posizione sociale, chi la politica e così via. Insomma qualsiasi cosa potrebbe diventare il nirvana, e questo crea non poca confusione.
Non mi voglio focalizzare tanto su chi tiene tali discorsi (che ad un occhio esperto possono talvolta sembrare poco genuini), quanto sugli ascoltatori: per ogni corrente di pensiero su come ottenere la felicità ci sono centinaia se non migliaia di seguaci. Con un’eterogeneità spinta a tali estremi è impossibile dichiarare un vincitore, in quanto quello che va bene ad uno non va bene ad altri.
Va da sé che questo ha una conseguenza non da poco: non importa quale sia l’esperto al quale vi affidate, nessuno può farvi raggiungere la felicità per il semplice motivo che i suoi valori sono diversi dai vostri. Per quanto questa frase possa sembrare stereotipata, gli unici che possono decidere la vostra felicità siete voi!
Ma lo dico in una nuova accezione. Solitamente questa frase viene usata come conclusione di un corso, quando si esorta il lettore a mettersi sotto ed applicare quanto appena letto. Io, al contrario, penso veramente che nessuno possa portare nessun altro per mano verso la felicità. L’unica cosa che i grandi del settore possono fare è dare alcuni consigli generici, ma non esiste una vera bibbia inderogabile.
Fate anche voi un esperimento seduta stante: aprite la pagina principale di Mindcheats, e leggete i diversi titoli che trovate. Sono sicuro che ve ne piaceranno alcuni, mentre altri un po’ di meno. È la normalissima differenza di opinioni e di valori che qui entra in gioco, perché non tutti hanno gli stessi gusti. Ed è anche giusto così: io scrivo cose che hanno aiutato me come persona, poi sta ad ognuno decidere se utilizzare questa conoscenza a proprio vantaggio oppure no.
Il rasoio di Ockham e la felicità
“A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”
Questo disse, verso la fine del medioevo, Guglielmo di Ockham nella sua famosa teoria del rasoio. Mi piace molto come frase perché mi ricorda sempre che non serve fare congetture particolarmente articolate, quando la soluzione in realtà potrebbe essere proprio sotto il naso. E per questo applico il principio sopra citato tutte le volte che posso.
Anche quando penso alla crescita personale mi rifaccio a questa massima. Quindi ecco qui la mia personale riflessione: per essere felici bisogna… Fare quello che rende felici!
Oibò, tutto qui? Sì, tutto qui. Dopo aver cercato invano la formula segreta per essere appagato in tutto, ho riportato tutto alla più semplice delle domande: cosa può rendermi felice adesso? La risposta, qualsiasi essa sia, mi dà la direttiva per andare avanti un altro giorno. Non sto quindi a pensare al male di vivere, a quanto il mondo sia brutto o così via. Penso a cosa può regalarmi un piccolo momento di beatitudine oggi, e lo faccio.
Attenzione però, questo non significa ricercare un piacere immediato e vuoto, o fregarsene altamente degli altri pur di appagare i propri desideri. La felicità non è questo. La felicità è sì una pizza in compagnia ma può essere anche un sogno, un progetto che per essere realizzato necessita di fatica e sudore, aiutare il prossimo e ricevere in cambio un sorriso.
Conclusione
E a voi cosa rende più felici? Potreste già avere le idee chiare, o potreste essere ancora un po’ confusi quando vi fate questa domanda. Se appartenete al secondo gruppo fate così: prendete carta e penna (o il blocco note di Windows) e buttate giù qualche idea o proposta che vi passa per il cervello. Non serve essere fiscali, seguite le vostre sensazioni e ricordatevi di non limitare i vostri orizzonti al semplice appagamento dei bisogni immediati. Perfetto, ora che siete riusciti a focalizzare i vostri obiettivi, iniziate a seguirli! Un po’ di audacia non ha mai fatto male a nessuno, quindi non vi preoccupate e buttatevi.
Quasi dimenticavo: ringrazio Umberto, che ne commenti dell’articolo precedente mi ha dato lo spunto! 😉
Marcello Marchese
27 Aprile 2011 @ 21:04
Personalmente vedo la felicità non come una meta ma come un percorso, come qualcosa a cui si tende ma che non si raggiungerà mai veramente perché secondo me è naturale tendenza umana stare in movimento.
Quindi la mia personale felicità è nel miglioramento costante di me stesso, delle mie conoscenze e dei miei business consapevole che bisogna comunque godersi il momento attuale e capire quanto siamo fortunati semplicemente ad essere in vita.
Bella riflessione Stefano la tua,
A presto,
Marcello
Mindcheats
28 Aprile 2011 @ 11:24
Interessante anche il tuo punto di vista, Marcello. Alla fine non esiste nulla di più soggettivo della felicità, ed è anche per questo che sottolineo fin dal titolo che si tratta di una semplice riflessione personale.
Il miglioramento costante, secondo me, ricade nella categoria dell’avere un sogno o un obiettivo da perseguire. Non solo vedere il traguardo avvicinarsi sempre di più aumenta la felicità, ma è anche un ottimo mezzo di crescita personale (e perché no anche professionale).
Umberto
28 Aprile 2011 @ 07:40
Grazie Stefano per avermi citato 😉
Comunque in questo articolo dici una cosa assolutamente verissima.
Nessuno può farvi raggiungere la felicità, gli unici che possono farlo siete voi.
Condivido al 100%, e questo non significa che quando siamo in compagnia del partner piuttosto che di un amico o di un famigliare, non possiamo essere felici, anzi..
Le altre persone possono accentuare il nostro stato emotivo, in un senso o nell’altro: se siamo già felici perchè abbiamo trovato la nostra strada e la stiamo percorrendo, gli altri potrebbero contribuire ad aumentare ancor di più questa sensazione.
Viceversa se siamo sempre tristi, arrabbiati o delusi dalla vita, troveremo più facilmente persone che enfatizzeranno oltremodo questi stati d’animo.
Poi può anche succedere il contrario ovviamente, ma questo per dire che parte sempre tutto da noi stessi e da come percepiamo le cose.
Mindcheats
28 Aprile 2011 @ 11:21
Ecco perché adoro i commenti, possono sempre venir fuori idee interessanti! 😉
Hai ragione quando parli che gli altri amplificano le nostre emozioni e ne sono a loro volta influenzati, come è già stato dimostrato in passato. Ed è anche questa un’ottima ragione per cercare di essere sempre allegri!
lidia
23 Marzo 2012 @ 21:29
Da poco tempo ho capito e nn scopero,xkè bisogna capire cosa é la felicità.Sono felicissima di averlo capito! 🙂 ” La felicità” una parolina che sembra difficile da decifrare xchè l uomo la vorrebbe assoluta,vorrebbe essere felice in ogni secondo della propria vita…Questo nn avrebbe senso.”Io sono felice” nn significa nn avere problemi anche gravi.Ma io sono felice quando mi sveglio la mattina e nn vedo l ora di abracciare e odorare mia figlia,sono felice quando c é il sole,sono felice quondo mangio,quando canto,bacio e amo,sono felice quando progetto,quando cucino,quando vedo il mare e potrei continuare fino a quando vi addormentate 😛
Stefano
24 Marzo 2012 @ 08:33
Grazie per la tua riflessione Lidia. 🙂
Mi ha fatto pensare la tua frase “Io sono felice non significa non avere problemi”. Come mio solito da qui sono partito a fare i miei viaggi mentali, e sono arrivato alla conclusione: è impossibile essere sempre felici, il cervello non lo permette. Non per le fatalità della vita, ma per colpa della psicologia.
Il cervello si adatta alle nuove condizioni e le considera normali. Se quindi viviamo un’esistenza senza problemi, ci abitueremo e inizieremo a considerarla normale. Prendi un contadino del medioevo, costretto a lavorare la terra 16 ore al giorno, 365 giorni all’anno, per tutta la vita. La peste che incombe, e l’incertezza di avere abbastanza grano per sopravvivere all’inverno. Per lui la felicità più assoluta sarebbe lavorare 40 ore a settimana e avere assicurato un pezzo di pane ad ogni pasto. Eppure, nella nostra società, queste persone sono gli operai sottopagati.
Tutto è relativo, anche la felicità.
Cosa ne pensi?
lidia
25 Marzo 2012 @ 16:51
ciao Stefano,l esempio ke hai fatto riguardo il contadino cm oggi gli operai: si é vero sarebbero più felici se…ma mai in assoluto,sarebbero tristi x altri motivi hahaha. C é sempre qualcosa x essere tristi,io lo trovo normale.la tristezza esiste come la felicità,bisogna xrò con la forza mentale misurare le due cose mettendoci più felicità nell apposito bilanciere…es. quando si va a lavoro pensa a quando rientrerai a casa e troverai una buona cenetta o un bagno caldo,inventarsi prima qualcosa in modo da passare la giornata più allegramente. il lunedì,giornata odiata dalla più stramagioranza xkè lo si trascorre senza fare nulla di particolare sl x il fatto ke é lunedì hahah…
Stefano
25 Marzo 2012 @ 19:29
La tristezza è necessaria per la felicità, è la nostra cartina tornasole. L’importante è riuscire a bilanciare i due, magari tendendo sempre di più all’ottimismo. È l’ottimismo che genera la felicità, e quello lo si può “allenare” proprio qui su Mindcheats. 😛
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