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4 Maggio 2011

Una buona giornata grazie all’umorismo

Stefano Crescita personale felicità 6 Comments

Non c’è molto da fare: puoi leggere tutti gli articoli che vuoi su come raggiungere la felicità o risolvere i problemi, ma una giornata storta prima o poi capita a tutti. Le eventualità della vita giocano un ruolo importante sul nostro umore e non si può mai essere troppo preparati per prevenire un brutto momento.

Quando ciò succede nonostante i nostri sforzi è comunque utile avere qualche metodo per uscire da uno stato d’animo di malumore o tristezza. Ho già parlato in passato di come combattere la tristezza (cambiare d’umore con le posizioni del corpo), e oggi svelerò un altro trucco che personalmente mi piace e applico spesso, perché veloce ed efficace: l’umorismo.

umorismo

Prova infatti a leggere questo divertente articolo, che fa un uso molto sapiente dell’umorismo: non ti senti già meglio? La risata è uno strumento molto potente che consente di interrompere i moduli negativi nella nostra mente, che altrimenti rischierebbero di trascinarci nel baratro molto in fretta. In più è contagiosa, e l’allegria può facilmente spargersi dal singolo ad un gruppo intero.

Quando sei giù di corda, se proprio nulla riesce a consolarti, prova a spezzare con il modulo e ironizza o metti in ridicolo la causa del tuo malessere: se ad esempio sei stato appena licenziati, prova ad immaginare il tuo (ex) capo che si strazia dal dolore per essersi reso conto di aver perso un uomo del tuo calibro.

Immaginalo nella maniera più buffa che riesci, perché qui l’unico obiettivo è ridere: se riesci a strappare una sorriso sincero da questa immagine mentale, allora il più è fatto. Ora non ti resta da fare altro che rimanere focalizzato su questa immagine o ancora meglio crearne di più divertenti, fino a quando anche l’ultimo residuo di tristezza non se ne sarà andato.

Questo metodo lo applico molto spesso, insieme a quello della respirazione per rilassarmi, perché funziona in tutte le situazioni. L’ho scoperto per caso durante una giornata dove tutto sembrava andare male qualche anno fa, e solo dopo qualche ricerca su internet ho scoperto essere un metodo parecchio diffuso. Con un po’ di pratica ti basteranno pochi secondi per liberarsi di tutte le emozioni negative e vedere la vita con il solito ottimismo.

Per concludere, ricordate sempre che con il pessimismo non si va da nessuna parte: non solo sentirsi oppressi da sensazioni negative è molto poco augurabile, ma in questo modo perderai tutte le straordinarie possibilità che ci si presentano di fronte: insomma sorridi alla vita, e la vita ti sorriderà! 😉

3 Maggio 2011

USA e Iraq: perché la guerra va avanti?

Stefano Crescita personale 5 Comments

Cosa succede, mi metto a fare politica? No tranquillo, quello è proprio un argomento che voglio tenere lontano da queste pagine. Studiando da anni le potenzialità del cervello so bene che effetto possono fare certe parole! Fra le mia passioni c’è però la storia militare, quindi cercherò di mantenere toni obiettivi il più possibile anche su di un argomento così spinoso.

soldati

Tuttavia il titolo non è affatto sbagliato, infatti è proprio di questo che tratterò nell’articolo di oggi: perché, in una situazione che al momento attuale sta portando più svantaggi che vantaggi, gli Stati Uniti perseverano nella loro guerra in Medio Oriente?

Il quesito non è affatto banale, e negli anni ho sentito un ventaglio di risposte variegato. Con tutta probabilità ci sono una lunga serie di ragioni eterogenee che hanno portato alla situazione odierna, ragioni che possono anche essere tutte vere, ma il dibattito sulla questione lo lascio volentieri ai talk show politici.

Quello che invece mi interessa, e che interessa a tutti visto che si tratta di un’impronta mentale insita in ogni essere umano, è il meccanismo chiamato escalation. Che riassunto in parole povere si può tradurre nel famoso proverbio “fatto trenta, perché non fare trentuno”.

Per spiegare di cosa si tratta, andiamo avanti a seguire l’esempio degli USA. Ormai quasi un decennio fa la guerra iniziò per annichilire il nucleo di terroristi responsabili dell’attacco alle torri gemelle, iniziando una guerra che poi si estese in Iraq per ragioni che al momento non ci interessano.

Fu qui che i servizi segreti statunitensi presero un abbaglio non da poco, illudendosi di poter vincere facile. Come ben sappiamo questo non è avvenuto, e a molti anni dall’inizio del conflitto (e al molti anni dalla sua fine, sul piano teorico) la situazione non è cambiata poi tanto.

Nonostante all’inizio il piano sembrava portare dei vantaggi non indifferenti, con il tempo la situazione si è rovesciata. Eppure, ciò nonostante, i soldati continuano ad arrivare a frotte.

È proprio di questo ciò di cui si tratta quando si parla di effetto escalation: dopo aver investito delle risorse in un progetto che sembrava vantaggioso, qualora si riveli un fallimento clamoroso, si è portati ad investire ancora di più per farlo funzionare a tutti i costi.

Questa non è che l’estensione del principio del “nulla va sprecato”, ovvero quella sgradevole sensazione che ci accompagna quando dobbiamo gettare al vento un investimento anche molto corposo. E dopo l’investimento massiccio, in soldi e soprattutto in vite umane, degli Stati Uniti, i vertici militari non sono affatto propensi a mollare tutto proprio ora. Fatto trenta, facciamo trentuno…

Un esperimento per tutti

Ma abbandoniamo il deserto iracheno e spostiamoci nello studio del professor Martin Shubik, matematico ed economista all’università di Yale. Egli inventò un divertente esperimento, che puoi riprodurre anche tu con i tuoi amici: quattro risate sono garantite.

Servono come minimo altre due persone per iniziare l’esperimento, o gioco, che prende le sembianze di un’asta: i due o più offerenti fanno delle offerte al rialzo per un oggetto, e l’offerta più alta se lo aggiudica. L’oggetto in palio è… Una moneta da un euro! Inoltre quest’asta ha una importante peculiarità: il secondo offerente, quello che perde l’asta, dovrà comunque pagare il 100% della sua offerta senza però ricevere nulla in cambio.

L’offerta base sarà di soli 10 centesimi, ma presto gli astanti alzeranno la posta. Offerti 10 centesimi l’altro ne offrirà 11, e a questo punto il primo si dirà: “se smetto perderò 10 centesimi, quindi mi conviene andare avanti”. Il ragionamento andrà avanti esattamente così fino al raggiungimento di cifre considerevoli: secondo il professor Shubik, in media, la moneta da 1€ viene “venduta” ad un prezzo fra 1,20€ e 1,50€. Insomma, anche il vincitore non ha fatto proprio un bell’affare!

Come difendersi?

Il gioco qui sopra riportato illustra immediatamente l’importanza dell’escalation nella nostra vita, e altri studi lo dimostrano ampiamente. Quando in palio non c’è un euro ma milioni di euro, o addirittura la vita di migliaia di uomini, imparare come difendersi e prevenire questa trappola mentale è fondamentale.

  • Il primo metodo, a dire la verità abbastanza fine a sé stesso, è quello di riconoscere la trappola in anticipo. Questo però avviene molto raramente, perché come ho detto in precedenza inizialmente ci sono tutte le ragioni per pensare che si stia per dare inizio ad una strategia efficace.
  • Il secondo, molto più utile, è quello di analizzare criticamente la situazione. Quando ti accorgi di stare applicando questo ragionamento fermati un attimo, e pensa a cosa faresti se non avessi investito nulla fino a quel momento: andresti comunque avanti nel progetto o lo considereresti una spesa inutile e infondata?

Scoprirai con grande sorpresa che la maggior parte delle volte porti avanti un’iniziativa solo perché sei ancorato al passato, e non perché hai qualche speranza di successo. Interrompi il modello il prima possibile, e risparmiati costi aggiuntivi. Certo all’inizio la sensazione di aver buttato via qualcosa è grande, ma è un passo necessario se non vuoi perdere ancora di più. E non dirmi che non ti interessa risparmiare che non ci credo. 😉

1 Maggio 2011

I piccoli cambiamenti che influenzano la nostra vita

Stefano Crescita personale 5 Comments

stalattiti
Una stalattite si forma in migliaia di anni.

Avete mai letto la metafora della rana che finì cotta senza accorgersene?

 

Questa storia, per quanto romanzata, si può applicare pienamente alla nostra vita e alla nostra mente: il cervello non riesce a registrare piccoli cambiamenti graduali quanto uno solo molto grosso.

 

Ciò avviene perché il cervello non è in grado di prendere decisioni a livello assoluto e si basa su esperienze passate, abitudini e confronti. E non solo quando si parla di mente: pensate quando passate da un ambiente caldo ad un freddo o vice versa, come ad esempio quando d’estate entrate in un locale climatizzato. All’inizio sentite fresco, ma entro pochi minuti la temperatura vi sembrerà normale. Al contrario, quando uscite di nuovo sotto il sole, l’ambiente vi sembrerà molto più caldo.

 

E così bisogna fare molta attenzione a quei piccoli cambiamenti che non notiamo ma che in realtà, se accumulati nel tempo, hanno un effetto dirompente sulla nostra vita. A questo si aggiunge il fatto che molto spesso diciamo “ma sì, alla fine per così poco non importa”. Quindi anche quando notiamo questi cambiamenti non siamo affatto propensi a dar loro il peso che si meritano. E così finiamo anche noi cotti nella pentola, proprio come la rana.

 

Questo può avere anche degli importanti risvolti finanziari, come ho detto nell’articolo di ieri: si spendono cinque ero qua e là senza accorgersene, ma a fine mese queste piccole sviste vengono a pesare anche molto sul bilancio.

 

Questo modo di pensare viene da sempre utilizzato dal cervello, in quanto sottolinea la capacità che ha reso l’uomo la specie più evoluta del pianeta: l’adattamento. Adattarsi alle situazioni più disparate e imparare da esse ha garantito all’uomo di sopravvivere per centinaia di migliaia di anni, e anche adesso gioca un ruolo importante nella società. Ma purtroppo niente è perfetto, e anche questa abilità ha i suoi punti deboli.

 

Per annullare il problema, dovete concentrarvi e pensare attentamente ad ogni piccola variazione nella vostra vita che fino a questo momento vi è sembrata insignificante. Fate così: moltiplicate quello scostamento per cento, e immaginate cosa succederebbe se si verificasse. Bene, adesso valutate se è il caso di continuare su questa strada o se è meglio cambiare atteggiamento.

 

Fortunatamente non tutto il male viene per nuocere, e questa stessa abitudine del nostro cervello può essere usata per assumere gradualmente un comportamento positivo, che però richiede uno sforzo nel breve periodo. Mettiamo ad esempio il caso che vogliate alzarvi prima la mattina, ma portare indietro di un’ora la sveglia non è certo una prospettiva che vi alletta: se invece anticipate di soli due minuti al giorno, in un mese avrete raggiunto il vostro obiettivo senza nemmeno pensarci.

 

O in alternativa volete andare a correre per dimagrire, ma fare un’ora di fila vi sembra troppo. Potete iniziare con soli venti minuti, e aumentare la durata dell’allenamento man mano che mente e corpo si abituano ai nuovi ritmi: il segreto è crescere lentamente ma in maniera costante per raggiungere anche gli obiettivi più ambiziosi.

 

E visto che siamo in tema di obiettivi ambiziosi, potrebbe interessarti sapere come farli sembrare più semplici. 🙂

30 Aprile 2011

5 modi per risparmiare con la psicologia

Stefano risparmiare 8 Comments

NOTA: Non condivido più alcune delle idee in questo articolo. Più informazioni

modi per risparmiare
Un euro risparmiato è un euro guadagnato!

Al giorno d’oggi il meccanismo dell’economia si è molto evoluto rispetto a qualche decennio fa: se nel secondo dopoguerra i beni erano scarsi e un’impresa non aveva problemi a vendere tutto quello che produceva, il benessere nel quale viviamo oggi ha creato più di qualche grattacapo ai dirigenti delle grandi e piccole industrie. E così, col tempo, si è giunti ad un nuovo modello economico: il consumismo. In altre parole si cerca di far spendere ben oltre i bisogni dell’individuo, per farlo rimanere costantemente a secco di soldi.

 

Il problema: c’è chi studia anni per imparare a vendere, ma nessuno ci insegna come risparmiare. Questo pone il cliente in una netta posizione di svantaggio, e per questa ragione un esperto avrà vita facile. Ho quindi deciso di creare un articolo con cinque pratici suggerimenti che vi permetteranno, senza fatica, di risparmiare un po’ di soldi.

I modi per risparmiare

1 – La comodità si paga. Tendenzialmente, se un prodotto è disponibile in maniera comoda e senza costringervi a sacrifici anche piccoli, è più costoso di quanto dovrebbe. Prendete ad esempio i cibi surgelati: possono essere preparati senza il minimo sforzo, è vero, ma preparando in casa lo stesso piatto il risparmio sarebbe notevole. Quindi fate attenzione alle comodità, e sappiate che le state pagando a caro prezzo. Questo non significa che dovete eliminarle tutte: ogni tanto qualche lusso ci può stare, altrimenti che vita sarebbe?

2 – Il rapporto qualità / prezzo. È ormai assodato che i prodotti più economici sono quelli con un migliore rapporto fra qualità e prezzo, ovvero quelli nei quali ogni euro che spendete è ben investito. Se volete comprare qualcosa di più costoso, quindi, pensate prima di tutto al fatto che con tutta probabilità i benefici offerti non compensano il maggiore esborso.

3 – Sconto sì, sconto no. I piccoli sconti che ogni tanto si trovano al supermercato fanno gola e a volte sono effettivamente un ottimo affare, ma a volte sono studiati apposta per farci spendere più del dovuto. In linea di massima consiglio di andare a prendere le offerte solo quando effettivamente rientrano nella vostra lista della spesa: magari potete prendere il prodotto di un’altra marca, o due prodotti simili (carne di manzo invece che di maiale), ma non comprate qualcosa solo perché è in offerta: costa poco, ma avete comunque compiuto un esborso inutile. State inoltre attenti alle offerte così dette 3×2, che vanno ignorate totalmente. Insomma, fate attenzione agli sconti.

4 – Uscite con i tagli grossi. Se vi portate nel portafogli la banconota da 5 euro non ci penserete due volte prima di usarla, e le monete sono ancora peggio. Se invece vi portate dietro banconote da 50 euro, almeno psicologicamente, farete più fatica a staccarvene; anche se riceverete un resto di 45 euro. Questo è un ottimo trucco per risparmiare sulle piccole spese quotidiane, largamente inutili.

5- Calcola le spese. Questo è un metodo un po’ più complesso degli altri, ma i risultati sono garantiti. Se avete la costanza di segnare su di un foglio (anche elettronico) tutte le spese intraprese nel corso di un mese, avrete immediatamente sott’occhio il numero degli acquisti inutili e la loro entità. In questo modo saprete quanto vi costa quel caffè al giorno, o quella sigaretta ogni tanto.

Hai altri consigli o strategie per risparmiare? Dillo nei commenti!

27 Aprile 2011

Cos’è la felicità e come raggiungerla? Una riflessione personale

Stefano Crescita personale felicità 10 Comments

NOTA: Non condivido più alcune delle idee in questo articolo. Più informazioni

Sull’argomento felicità ci si potrebbero scrivere libri interi, e ancora ci sarebbe da dire. Anzi, c’è in effetti chi su questo concetto ci ha basato una collana di manuali, corsi dal vivo e, sostanzialmente, la propria carriera personale. Io non ho di queste ambizioni, e mi limiterò a riassumere quello che ne penso in un solo unico messaggio.

I corsi di miglioramento personale

 

seminario

Da diversi anni ormai leggo libri e seguo corsi che trattano lo spinoso ambiente della felicità. Gli argomenti che vengono proposti sono incredibilmente vari, e a seconda dell’oratore (o dello scrittore) il focus varia enormemente da un giorno all’altro: c’è chi dice che la felicità sono i soldi, chi l’amore, chi gli amici, chi la posizione sociale, chi la politica e così via. Insomma qualsiasi cosa potrebbe diventare il nirvana, e questo crea non poca confusione.

Non mi voglio focalizzare tanto su chi tiene tali discorsi (che ad un occhio esperto possono talvolta sembrare poco genuini), quanto sugli ascoltatori: per ogni corrente di pensiero su come ottenere la felicità ci sono centinaia se non migliaia di seguaci. Con un’eterogeneità spinta a tali estremi è impossibile dichiarare un vincitore, in quanto quello che va bene ad uno non va bene ad altri.

Va da sé che questo ha una conseguenza non da poco: non importa quale sia l’esperto al quale vi affidate, nessuno può farvi raggiungere la felicità per il semplice motivo che i suoi valori sono diversi dai vostri. Per quanto questa frase possa sembrare stereotipata, gli unici che possono decidere la vostra felicità siete voi!

Ma lo dico in una nuova accezione. Solitamente questa frase viene usata come conclusione di un corso, quando si esorta il lettore a mettersi sotto ed applicare quanto appena letto. Io, al contrario, penso veramente che nessuno possa portare nessun altro per mano verso la felicità. L’unica cosa che i grandi del settore possono fare è dare alcuni consigli generici, ma non esiste una vera bibbia inderogabile.

Fate anche voi un esperimento seduta stante: aprite la pagina principale di Mindcheats, e leggete i diversi titoli che trovate. Sono sicuro che ve ne piaceranno alcuni, mentre altri un po’ di meno. È la normalissima differenza di opinioni e di valori che qui entra in gioco, perché non tutti hanno gli stessi gusti. Ed è anche giusto così: io scrivo cose che hanno aiutato me come persona, poi sta ad ognuno decidere se utilizzare questa conoscenza a proprio vantaggio oppure no.

Il rasoio di Ockham e la felicità

“A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”

 

rasoio

 

Questo disse, verso la fine del medioevo, Guglielmo di Ockham nella sua famosa teoria del rasoio. Mi piace molto come frase perché mi ricorda sempre che non serve fare congetture particolarmente articolate, quando la soluzione in realtà potrebbe essere proprio sotto il naso. E per questo applico il principio sopra citato tutte le volte che posso.

Anche quando penso alla crescita personale mi rifaccio a questa massima. Quindi ecco qui la mia personale riflessione: per essere felici bisogna… Fare quello che rende felici!

Oibò, tutto qui? Sì, tutto qui. Dopo aver cercato invano la formula segreta per essere appagato in tutto, ho riportato tutto alla più semplice delle domande: cosa può rendermi felice adesso? La risposta, qualsiasi essa sia, mi dà la direttiva per andare avanti un altro giorno. Non sto quindi a pensare al male di vivere, a quanto il mondo sia brutto o così via. Penso a cosa può regalarmi un piccolo momento di beatitudine oggi, e lo faccio.

Attenzione però, questo non significa ricercare un piacere immediato e vuoto, o fregarsene altamente degli altri pur di appagare i propri desideri. La felicità non è questo. La felicità è sì una pizza in compagnia ma può essere anche un sogno, un progetto che per essere realizzato necessita di fatica e sudore, aiutare il prossimo e ricevere in cambio un sorriso.

Conclusione

E a voi cosa rende più felici? Potreste già avere le idee chiare, o potreste essere ancora un po’ confusi quando vi fate questa domanda. Se appartenete al secondo gruppo fate così: prendete carta e penna (o il blocco note di Windows) e buttate giù qualche idea o proposta che vi passa per il cervello. Non serve essere fiscali, seguite le vostre sensazioni e ricordatevi di non limitare i vostri orizzonti al semplice appagamento dei bisogni immediati. Perfetto, ora che siete riusciti a focalizzare i vostri obiettivi, iniziate a seguirli! Un po’ di audacia non ha mai fatto male a nessuno, quindi non vi preoccupate e buttatevi.

Quasi dimenticavo: ringrazio Umberto, che ne commenti dell’articolo precedente mi ha dato lo spunto! 😉

 

25 Aprile 2011

Vincere alla lotteria? Non rende più felici

Stefano ricerche e scoperte scientifiche felicità 8 Comments

soldi
I soldi fanno la felicità?

Molto spesso durante le ricerche che faccio per portare su Mindcheats solo materiale di qualità mi imbatto in decine se non centinaia di siti che promettono, spesso sotto compenso, di rivelarti la formula per diventare ricco e felice. In queste pagine viene ricordato ogni due righe il parallelismo fra ricchezza e felicità, tanto che in molti credono che sia una cosa scontata. E in effetti se ci si sofferma un attimo la tesi non è nemmeno troppo fuori di testa: tutti vorrebbero comprare qualcosa che non si possono permettere, di conseguenza ottenere l’oggetto dei propri desideri renderebbe felici.

 

Ma come ho imparato negli ultimi anni, non sempre le cose che in apparenza possono sembrare semplici in realtà lo sono. E così, perplesso da quello che mi sentivo dire di giorno in giorno, sono andato alla ricerca di prove che confermassero o smentissero questa correlazione fra soldi e felicità. La risposta mi è arrivata dallo psicologo sociale Philip Brickman, che ha condotto uno studio a riguardo nell’ormai lontano 1978. Intervistò ventidue vincitori della lotteria, ponendo loro una semplice domanda poco dopo la riscossione della vincita: “quanto sei felice?” Non è difficile immaginare le risposte: sull’onda dell’entusiasmo tutti gli intervistati si dichiararono felicissimi per l’inaspettata fortuna che li aveva colpiti.

 

Ma l’indagine è andata oltre questi risultati scontati. Mesi dopo il dottor Brickman tornò dalle stesse persone e pose loro la stessa domanda. Adesso questi uomini avevano fatto viaggi, comprato auto di lusso e ville con piscina, avevano appagato tutti i loro desideri. Fu qui che i feedback furono inaspettati: i vincitori della lotteria non erano più felici, o meglio, dichiaravano un livello di felicità pari a quello di altre persone prese a caso fra la popolazione statunitense.

 

“Ingrati” penserete voi, “non sanno apprezzare la loro fortuna”. Eppure si tratta di un fenomeno diffuso, che colpisce tutti. Pensate anche alla vostra situazione, e vi renderete conto che ci sono persone che il vostro tenore di vita nemmeno se lo sognano. E invece che essere felici, magari vi sentite tristi o depressi riguardo alla vostra situazione. E allora anche voi siete degli ingrati che non sanno apprezzare le fortune della vita? Forse, ma non sono certo io che devo dirlo. Invece preferisco soffermarmi sui motivi e sui meccanismi mentali che sono alla base di questo curioso fenomeno.

 

Tornando al nostro studio, la ragione per la quale chi aveva ottenuto tutto non era più così felice risiede in una delle capacità che al cervello riescono meglio di tutte: l’adattamento. Ho già accennato ad alcune sfaccettature di questa abilità quando ho parlato di smettere con le cattive abitudini, e qui torna alla carica. Ma se la maggioranza delle volte questo adattamento ha una funzione benefica per la nostra sanità mentale, questa volta svela l’altra faccia della medaglia: ci fa abituare alle fortune della vita, ai grandi eventi che ci dovrebbero invece condizionare con forza.

 

Da qui Brickman è arrivato alla conclusione generale già ipotizzata dagli psicologi antecedenti a lui, e confermata dai successivi: i grandi eventi della nostra vita non influenzano la felicità tanto quanto pensiamo. Né in un modo né nell’altro: nemmeno quei grandi accadimenti negativi, in quasi tutti i casi, avranno un impatto significativo sulla qualità della nostra vita. E in questa categoria vi sono anche i soldi. Un’altra analisi è stata condotta a livello di nazioni: si è cercato di trovare una relazione fra la ricchezza della popolazione di uno stato (ovvero lo stipendio medio e la distribuzione della ricchezza stessa) e la felicità degli abitanti dello stesso. Ebbene, si è visto che i Paesi più ricchi non è detto che siano i più felici!

 

La ricerca si ferma qui, ma Mindcheats no. 🙂 La domanda seguente che ci si pone è: cos’è che determina veramente la felicità? La risposta è: le piccole cose. Il susseguirsi di quegli eventi quotidiani che ci danno emozioni è quello che, alla lunga, determina la nostra felicità. Una birra con gli amici, fare sport, avere un sogno, una piccola gratifica nel lavoro: questi sono i mattoni sui quali si costruisce la felicità.

 

Invece di rincorrere l’inutile mito della ricchezza, focalizzate la mente su quello che possedete adesso e che vi rende felici. Eliminate le emozioni e i pensieri negativi dalla vostra vita, e i benefici saranno immediati. Facendo così, sarete già probabilmente più felici di quel riccone che va in giro col Maserati!

 

23 Aprile 2011

Come risparmiare soldi: non farsi fregare dall’upselling

Stefano risparmiare tecniche di vendita 0 Comments

Ryanair
“Ma col poco che costa non è che cade?”

Ricordi, qualche settimana fa, quando ho scritto riguardo il pericolo degli sconti nei negozi? All’epoca non sapevo se i lettori avrebbero apprezzato la novità dell’argomento, ma i feedback mi hanno rassicurato.  Quindi ho deciso di continuare il filone, e in futuro non mancherò di pubblicare altro in proposito.

Quest’oggi parlerò di un altro aspetto utilizzato molto spesso per farci spendere più del necessario: l’upselling. L’ho scelto perché per molto molto tempo anche io ci sono cascato ripetutamente, si tratta di una tecnica subdola perché molto difficile da notare e neutralizzare. Ma una volta che la si conosce diventa abbastanza innocua, a patto di saper mettere in campo le contromisure adeguate.

Di che cosa si tratta? L’upselling è la tattica di vendere due prodotti a prezzi molto simili, di modo che il cliente pensi “ma sì, dopotutto costa quasi uguale, quindi mi prendo il prodotto migliore”. La tecnica funziona benissimo anche qualora si parli di servizi aggiuntivi facoltativi (i cosiddetti optional, tanto utilizzati nelle concessionarie di auto).

Come funziona, perché funziona e cosa ha a che fare con Mindcheats? L’upselling sfrutta a suo vantaggio un processo che utilizza il cervello per dare delle definizioni coerenti: i punti di riferimento. Come disse Einstein, tutto è relativo. Questo la nostra mente lo sa già da milioni di anni, e per questo non dà mai dei giudizi a livello assoluto e cerca sempre un termine da paragone. Diciamo che vuoi comprare un nuovo televisore, e vuoi prendere un bel 42”. Entrate nel centro commerciale e cosa vedi? Un enorme 52” a un centinaio di euro in più. Come si fa a non prendere al volo l’occasione? Alla fine il prezzo è molto simile, quindi si può fare.

In realtà il prezzo è solo in apparenza basso, perché il cervello ha già preso come riferimento il costo del 42”: confrontando l’aumento della diagonale con l’aumento del prezzo, sei indotto a pensare che l’incremento non sia poi così grande. Ma cosa succederebbe se avessi visto direttamente il prezzo del 52” senza avere come punto di riferimento quello del 42”? Avresti pensato che è troppo costoso per le tue tasche.

La grande efficacia e scarsa riconoscibilità dell’upselling è data dal fatto che non forza il cervello a pensare a cose innaturali: avere dei termini di paragone è un’operazione naturale e molto salutare per la mente, ma in questo caso viene manipolata per altri scopi. Quello che viene fatto è alzare artificiosamente il punto di riferimento per far sembrare più bassi gli altri prezzi. Non è il 52” a costare poco, è il 42” a costare tanto. Ma quando si riesce a far credere alla mente che il prezzo del 42” è normale, allora automaticamente il 52” diventerà conveniente.

Rimani allerta ogni qual volta vedi due prodotti analoghi a prezzi simili, perché molto probabilmente si sta parlando di upsell.

Come difendersi? La tecnica che utilizzo io con ottimi risultati è quella di decidere le caratteristiche e solo in seguito guardare il prezzo. Scelgo il prodotto, e solo dopo mi informo sul costo dello stesso. In questo modo non sarò tentato di prendere più di quello che mi serve: questo metodo funziona molto bene sia per prodotti costosi che per quelli più economici.

Proprio perché questa tecnica di vendita è facile da riconoscere la si può combattere meglio, in modo da non essere più invogliati a comprare più di quanto non abbiamo realmente bisogno. Stabilire in anticipo i nostri desideri, al riparo dalle tecniche di marketing, è in linea di principio valido sia per questa che per altre strategie di vendita.

16 Aprile 2011

Vuoi essere più creativo? Ecco come fare

Stefano Crescita personale creatività 1 Comment

Siamo nel 1452, e a Vinci nasce uno dei più grandi geni della storia: Leonardo. Già all’età di pochi anni il giovane artista stava dimostrando di saperci fare con tutte le arti che gli si paravano di fronte: molto curioso e vivace aveva una forte passione sia per il disegno che per tutte le scienze naturali e matematiche. Ma con un problema: non riusciva a trovare qualcosa che lo rendesse veramente felice. Difatti come scrive lo storico Giorgio Vasari: “egli si mise a imparare molte cose; e, cominciate, poi l’abbandonava.”

Come ben sanno gli studiosi e anche i lettori del mio blog, senza un po’ di focalizzazione mentale è difficile arrivare da qualche parte. E questa era una cosa che al giovane Leonardo proprio mancava: con tutte le sue mille passioni non riusciva a dedicare abbastanza tempo ad un’arte in particolare. Fu il padre a dare una raddrizzata alla sua vita: notando i suoi bellissimi disegni lo mandò a studiare in una bottega d’arte, e questo fu il suo punto di svolta. In città non solo imparò l’arte della pittura, ma entrò in contatto con un mondo nuovo, dinamico e pieno di stimoli. Fu grazie alle attenzioni del padre che oggi Leonardo è conosciuto per opere come la Gioconda o L’ultima cena.

 

L’esempio qui sopra ci aiuta a capire che la creatività, anche nei più grandi geni della storia, va aiutata e veicolata nel modo giusto. Ed è proprio studiando dei casi come questi che gli esperti sono arrivati alla conclusione che bisogna cercare la propria ispirazione personale nell’esperienza di ognuno di noi. Le qualità di ogni singolo individuo solo raramente si manifestano prima dell’adolescenza, piuttosto tendono a farsi notare nell’età adulta come è successo per Leonardo e a molti altri.

 

Tutti hanno un dono, nessuno escluso. L’unica cosa che bisogna fare è cercarlo e iniziare a sfruttarlo. A questo è dovuto il fatto che la creatività non si manifesta immediatamente, ma solo dopo un certo periodo. Questo perché ha bisogno di stimoli da processare e dai quali prendere spunto per mostrarsi, un po’ come un “cibo” del cervello. L’alimento del quale si nutre la nostra creatività, che è a sua volta la radice del successo personale e professionale, si trova nella cultura: qualsiasi cosa può far scattare la scintilla, o associazione, dalla quale nasce un’idea.

 

L’unica cosa che bisogna fare è tenere la mente attiva e sempre pronta a conoscere e recepire nuove idee. L’uomo nasce curioso: i bambini vogliono provare e sperimentare qualsiasi cosa, poi con il tempo la scuola e la società diseducano a questi sani principi. È invece la sete di conoscenza che ci permette di evolverci, come specie e come individui.

 

Non si sa mai da dove potrebbe venire l’ispirazione, perché la mente lavora con associazioni che possono sembrare talvolta illogiche: per questo il modo migliore di imparare è quello di imparare un po’ di tutto, senza focalizzarsi su di un unico aspetto o campo, almeno per quanto riguarda l’allenamento alla creatività. Mettendo poi insieme vari frammenti presi da diverse sfere di conoscenza, si può trovare un’idea geniale. Un esempio è quello del velcro: il materiale ora utilizzato in tutto il mondo deriva da un’escursione in montagna. L’inventore del velcro notò che i piccoli semi delle piante si agganciavano al suo maglione tramite piccoli uncini, e da lì gli venne l’idea.

 

Come dimostra quanto scritto sopra la flessibilità mentale e l’immaginazione devono comunque servirsi di qualcosa come base di partenza per creare nuove idee. Ricordiamo difatti che il cervello lavora per associazione, e anche i pensieri che appaiono completamente originali derivano in realtà da processi di trasformazione di uno o più stimoli provenienti dall’esterno. Migliorare la nostra cultura generale, qualunque sia l’ambito di studio, fornirà al nostro cervello il materiale per permettergli di sprigionare la sua incredibile creatività.

 

E se ti è piaciuto questo articolo, vorrai sicuramente leggere altri esercizi per la creatività. 😉

12 Aprile 2011

Associazione mentale: come vincere i dibattiti con la persuasione

Stefano Crescita personale persuasione, pnl 12 Comments

Per qualche ragione oggi mi sento cattivo, quindi il mio articolo varierà un po’ da quello a cui sei abituato: non tecniche per sfruttare la propria mente, bensì una strategia di attacco sfruttando un giochetto mentale che sta facendo un successone negli ultimi anni. L’associazione.

Conoscere questa tecnica non ti permetterà solo di utilizzarla quando necessario, ma anche e soprattutto di saperla riconoscere e difendersi efficacemente da essa.

dibattito televisivo

Prima di andare a vedere di che cosa si tratta, facciamo una parentesi sull’associazione in generale. Questo trucco psicologico viene usato da sempre, da ben prima dell’esistenza della psicologia o della PNL: è semplice e funziona, è questa la ragione del suo successo. Talmente semplice che quando la descriverò qui sotto penserai “impossibile, io non ci casco mai!” E invece no, tutti ci cascano. Ma dopo aver letto questo articolo un po’ di meno. 🙂

Si tratta di mettere in relazione due idee distinte in maniera inconscia, anche se non esiste alcuna relazione logica.

Un esempio può essere (l’associazione che fa la mente è in parentesi): “questa bistecca puzza e ci vedo sopra uno strato di muffa (quindi non posso mangiarla)”. Qui l’associazione è logica: la bistecca è ammuffita, so che la muffa è cattiva, quindi non posso mangiare la bistecca.

L’associazione velocizza l’apprendimento e può essere utilizzata nello studio, è una delle ragioni per le quali l’uomo è l’animale più intelligente del pianeta.

Il passaggio mentale è automatico, non appena si sente puzza di muffa si lascia stare senza dover pensare se è una cosa positiva o negativa. Fin qui niente di sbagliato.

Il problema sorge quando si scopre che questo processo può essere indotto con estrema facilità e nel giro di pochi secondi, senza l’utilizzo di alcuna tecnica psicologica articolata. La mente è talmente abituata a fare associazioni che ormai non ci pensa nemmeno più, è disposta a dar per buone quelle che gli vengono proposte.

In il cervello cerca di semplificare al massimo qualsiasi cosa, ed ecco la spiegazione del fenomeno. Un esempio di associazione illogica usata nelle pubblicità è la seguente: “la nostra banca esiste dal 1752 (quindi siamo una compagnia professionale)”. Viene utilizzata molto spesso, ma non c’è motivo per il quale una marca debba essere migliore solo perché esiste da 250 anni invece che da 50.

L’esempio è raffinato: non ci dice in maniera diretta che la banca è migliore perché esiste da oltre due secoli, ma ce lo imprime nell’inconscio. Il trucco è quello di dirlo in un modo tale da far credere che sia naturale valutare la qualità di una banca in base all’anno di apertura, così la maggior parte delle persone ci crederà senza fare altre domande.

Basterebbe un attimo di riflessione per capire che questo non ha senso, ma sono in pochi quelli che fanno questo sforzo ulteriore. Nemmeno tu ci hai mai pensato, vero?

La stessa tecnica di persuasione la si può utilizzare anche in maniera più esplicita, funziona bene quando l’idea che si vuole imprimere tramite l’associazione non è così immediata come nell’esempio poco sopra. Ad esempio: “guarda che baffi strani che ha quell’uomo, dev’essere proprio stupido!” In questo caso l’associazione è fatta fra lo stile dei baffi e l’intelligenza della persona, è molto usata nelle sue varianti nei dibattiti televisivi, visto che è molto immediata.

In questo caso la variazione consiste nello screditare la persona che espone una tesi in qualsiasi modo, per poi fare l’associazione che le tesi espresse da quella persona non hanno senso perché dette da lui. Il che può essere  vero in parte (non mi faccio dare consigli di moda da uno che vai al supermercato in tuta), ma più spesso l’associazione è usata per manipolare la mente.

E ora, si passa alla difesa da questa tecnica. Non c’è molto da dire in verità, vista la semplicità della strategia e la mancanza di preparazione che la caratterizza. Fortunatamente quindi, basta un po’ di ragionamento.

Se si pensa con attenzione a quello che la gente dice è abbastanza semplice riconoscere un’associazione, proprio perché ha dei caratteri che non possono essere confusi con nient’altro. A questo punto devi capire se l’associazione che hai fatto ha senso oppure no.

Paradossalmente è questo il punto più difficile: talvolta l’associazione è orchestrata così bene che, seppur riconoscibile, sembra naturale. Si può ovviare a questo problema isolando completamente la prima idea che fa partire l’associazione, ed elencare brevemente a mente cosa comporta e quali sono le associazioni più probabili.

Ad esempio, riprendendo l’esempio dei baffi stravaganti: possono denotare una scarsa cura o poco gusto, non scarsa intelligenza. Questo da solo basterà per metterti al riparo da molte manipolazioni!

10 Aprile 2011

Come ho imparato l’inglese gratis

Stefano studio 768 Comments

bandiera inglese

Se sette anni fa (quando di anni ne avevo solo quattordici) mi avessero detto che avrei imparato l’inglese alla perfezione, come minimo mi sarei messo a ridere di gusto: invece è successo.

Ho lavorato per un anno negli Stati Uniti, non ho problemi a comunicare e vivo benissimo.

Fino all’inizio del liceo odiavo con tutto il mio cuore la lezione di lingua straniera e i miei voti ne risentivano: non credo esistano molti ragazzi che possono “vantarsi” di aver avuto un’insufficienza in pagella alle scuole medie, ed io ero fra di essi. L’inglese proprio non mi piaceva e non avevo la minima intenzione di impararlo.

All’epoca non avevo nessun metodo di studio eccezionale, e non sapevo come memorizzare efficacemente quei lunghi elenchi di parole.

Eppure qualcosa è cambiato. All’università i due esami di inglese li ho passati senza neppure aprire il libro né andare a lezione. Non solo, ho studiato all’estero per sei mesi sempre in lingua inglese e ho lavorato a Orlando, negli Stati Uniti. Va da sé che prima di avventurarmi al di fuori dei confini nazionali ho dovuto padroneggiare la lingua in misura adeguata a permettermi, quanto meno, di comunicare e capire qualsiasi concetto.

In altre parole se io ho imparato l’inglese così bene, partendo da una completa ignoranza e repulsione verso la lingua, ce la possono fare tutti con il giusto metodo.

In questo articolo voglio spiegarti che metodo ho utilizzato, come evitare gli errori che mi hanno penalizzato e darti alcuni consigli utili. Dopotutto io sono completamente autodidatta, e ho imparato alcuni trucchetti che a scuola non si sognano di dirti.

Anzitutto, per fare un paragone con la tua situazione, qual era il mio livello di partenza? Proprio basso, a livello di studente di scuola media che prende una sufficienza più per compassione che per altro. Insomma le regole grammaticali di base e poco altro, per nulla sufficienti a comunicare con l’esterno. In altre parole: non sapevo niente d’inglese.

Sono in molti a dire che il metodo migliore sia guardare film sottotitolati in inglese: la strategia è buona per imparare la parte orale, ma secondo me non è il modo migliore. Primo perché può risultare noioso e pesante doversi concentrare sulla traduzione, secondo perché non ti dà il tempo di andare a cercare le parole che non conosci sul dizionario.

I termini che utilizzano nei film sono talvolta gergali o appartengono a qualche particolare slang, quindi all’inizio è impossibile conoscerli. Certo si può risalire al loro significato intuendolo dal resto della frase, ma per far ciò serve già una buona padronanza della lingua.

Prima parte: lo scritto

Il problema principale è la voglia: io a studiare l’inglese mi annoiavo a morte, quindi i metodi classici non potevano funzionare. E scommetto che è lo stesso anche per te. Al cervello non piace annoiarsi, cerca sempre degli stimoli. Quindi ecco qui il primo trucco: applica l’inglese alle tue passioni, sfruttando il computer.

Su internet le informazioni in inglese sono molte di più e molto più accurate di quante se ne possano mai trovare in italiano, e puoi sfruttare questo a tuo vantaggio. Sei appassionato di modellini di treni russi degli anni ’30? Su internet c’è anche questo! Io all’epoca ero un grande fan dei film d’animazione Universal degli anni ’90 (Balto o la saga di Fievel, per citarne due) e in italiano di informazioni ce n’erano pochissime: è questo che mi ha spinto a cercare qualcosa di più in un’altra lingua, e mi si è aperto un mondo nuovo.

Inizialmente usavo un traduttore automatico (cosa che volendo puoi fare anche tu, giusto per iniziare), poi mi sono messo con un bel dizionario cartaceo. Ora il cartaceo non serve più, siti come Google Translate fanno il lavoro sporco molto meglio di un vocabolario tradizionale. Anche se devo dire che la bella sensazione delle pagine sulle dita è uno dei piccoli piaceri della vita…

Ma è il secondo passo che ti permetterà di imparare veramente l’inglese: partecipa attivamente alla vita delle comunità online. Sei ancora appassionati di locomotive russe? Bene, perché non scambiare quattro chiacchere con altri appassionati in un forum? 😉 Non ti preoccupare della tua grammatica: gli anglofoni sono abituati a gente che non parla bene la loro lingua, perché i loro forum sono costantemente popolati da gente di tutto il mondo.

Al contrario degli italiani quindi, non si offenderanno se commetterai qualche piccolo errore. A forza di leggere e di scrivere migliorerai a dismisura la tua capacità scritta, e ben presto imparerai la semplice grammatica e tutte le parole più importanti. In più, visto che parli costantemente di locomotive, potrai stupire i tuoi amici traducendo parole tecniche come coppia motore. 😛

Il tutto senza aprire un libro o leggere la noiosa grammatica.

In questo modo il divertimento è assicurato, e imparare l’inglese non sarà più quella grande montagna da scalare che pareva all’inizio. Studierai in maniera naturale e graduale, imparando come si parla veramente: non quell’inglese scolastico che non si usa mai fuori dalle aule, ma il vero inglese che sentiresti se andassi in Inghilterra o negli Stati Uniti.

A ciò si aggiungerà anche una sempre maggiore conoscenza della cultura anglosassone, visto che ci sei a contatto ogni giorno o quasi.

Quando sei soddisfatto del livello che hai raggiunto, è il momento di passare a lavorare di fino e correggere i pochi errori che stai ancora facendo. Non dimenticate infatti che hai imparato l’inglese senza mai guardare la grammatica, quindi con tutta probabilità c’è qualcosa da sistemare. Nessun problema, ci sono siti internet fatti apposta per questo.

Il mio preferito è lang-8.com: tu scrivi un testo qualsiasi nella lingua che state studiando (in questo caso l’inglese), lo metti online e gente madrelingua da tutto il mondo correggerà i tuoi errori nel giro di poche ore. Un po’ come fare una lezione d’inglese privata a costo zero.

Seconda parte: l’orale

Solo quando hai sistemato la parte scritta puoi passare all’orale.

Evita come la peste la musica: è difficile! Anche io faccio fatica a tradurre molti testi perché utilizzano un accento tutto loro, e immagino tu non voglia trovarti a parlare come Eminem. Già meglio sono i film sottotitolati, anche se pure loro presentano diverse difficoltà grazie alla colonna sonora e accenti che mi lasciano molto perplesso (Silvester Stallone è incomprensibile quando parla).

Punta invece ai documentari di qualsiasi tipo: la voce fuori campo è chiara, lenta e senza accenti particolari, insomma è perfetta per apprendere una lingua. Anche le pubblicità sono eccellenti sotto questo punto di vista.

Quando riuscirai a capire documentari e film, è il momento di passare alla fase finale: imparare a parlare l’inglese in maniera fluida. Spendere del tempo all’estero è il massimo, meglio se da solo: se vai con un amico passerai tutto il tempo a parlare in italiano. Il problema è il costo che non tutti possono sostenere.

Fai quindi quello che ho fatto io: se hai partecipato attivamente al tuo forum sui modellini di locomotive, ti sarai fatto degli amici in giro per il mondo, magari ci parli già su Skype. Bene, è il momento di avanzare al livello successivo.

Il passo successivo è, sempre su Skype, iniziare una conversazione con il microfono: avrai un madrelingua disposto a parlare con te gratis! Secondo la mia esperienza sono in molti che accetteranno (soprattutto altre persone che vogliono imparare l’inglese come te, quindi parlano lentamente e con un accento facile da capire), e lì sarai costretto a comunicare in un’altra lingua.

Ti divertirai un sacco e farai dei progressi rapidi.

È tutto? Sì, ho finito. Senza spendere nulla riuscirai in poco tempo ad avere una discreta padronanza della lingua assolutamente gratis. Quanto ci vuole? Io per comunicare in maniera più o meno decente ci ho messo circa un anno, ma i miei progressi continuano ancora oggi dopo dieci anni.

Col tempo vorrai leggere sempre di più in inglese: ti accorgerai che non c’è paragone per quanto riguarda la mole di informazioni che puoi reperire, e abbandonerai quasi del tutto l’italiano su internet. Potrai poi raffinare sempre di più la tua conoscenza leggendo romanzi o guardando film senza sottotitoli in lingua inglese, questo dipende tutto dalle tue passioni.

Pensa che io Google lo uso solo in inglese e i film li guardo in inglese. 😉

So bene tutte le difficoltà che esistono in Italia sotto questo aspetto: la scuola non insegna nulla di utile, l’università non è messa meglio e i corsi privati costano un sacco di soldi.

Quindi, visto che sono consapevole come te che l’inglese è fondamentale al giorno d’oggi…

Ho creato un mini-corso d’inglese completamente gratuito, che puoi seguire a questo indirizzo:

http://www.mindcheats.net/corso-inglese

Ci vediamo lì. 😉

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