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10 Aprile 2011

Come ho imparato l’inglese gratis

Stefano studio

bandiera inglese

Se sette anni fa (quando di anni ne avevo solo quattordici) mi avessero detto che avrei imparato l’inglese alla perfezione, come minimo mi sarei messo a ridere di gusto: invece è successo.

Ho lavorato per un anno negli Stati Uniti, non ho problemi a comunicare e vivo benissimo.

Fino all’inizio del liceo odiavo con tutto il mio cuore la lezione di lingua straniera e i miei voti ne risentivano: non credo esistano molti ragazzi che possono “vantarsi” di aver avuto un’insufficienza in pagella alle scuole medie, ed io ero fra di essi. L’inglese proprio non mi piaceva e non avevo la minima intenzione di impararlo.

All’epoca non avevo nessun metodo di studio eccezionale, e non sapevo come memorizzare efficacemente quei lunghi elenchi di parole.

Eppure qualcosa è cambiato. All’università i due esami di inglese li ho passati senza neppure aprire il libro né andare a lezione. Non solo, ho studiato all’estero per sei mesi sempre in lingua inglese e ho lavorato a Orlando, negli Stati Uniti. Va da sé che prima di avventurarmi al di fuori dei confini nazionali ho dovuto padroneggiare la lingua in misura adeguata a permettermi, quanto meno, di comunicare e capire qualsiasi concetto.

In altre parole se io ho imparato l’inglese così bene, partendo da una completa ignoranza e repulsione verso la lingua, ce la possono fare tutti con il giusto metodo.

In questo articolo voglio spiegarti che metodo ho utilizzato, come evitare gli errori che mi hanno penalizzato e darti alcuni consigli utili. Dopotutto io sono completamente autodidatta, e ho imparato alcuni trucchetti che a scuola non si sognano di dirti.

Anzitutto, per fare un paragone con la tua situazione, qual era il mio livello di partenza? Proprio basso, a livello di studente di scuola media che prende una sufficienza più per compassione che per altro. Insomma le regole grammaticali di base e poco altro, per nulla sufficienti a comunicare con l’esterno. In altre parole: non sapevo niente d’inglese.

Sono in molti a dire che il metodo migliore sia guardare film sottotitolati in inglese: la strategia è buona per imparare la parte orale, ma secondo me non è il modo migliore. Primo perché può risultare noioso e pesante doversi concentrare sulla traduzione, secondo perché non ti dà il tempo di andare a cercare le parole che non conosci sul dizionario.

I termini che utilizzano nei film sono talvolta gergali o appartengono a qualche particolare slang, quindi all’inizio è impossibile conoscerli. Certo si può risalire al loro significato intuendolo dal resto della frase, ma per far ciò serve già una buona padronanza della lingua.

Prima parte: lo scritto

Il problema principale è la voglia: io a studiare l’inglese mi annoiavo a morte, quindi i metodi classici non potevano funzionare. E scommetto che è lo stesso anche per te. Al cervello non piace annoiarsi, cerca sempre degli stimoli. Quindi ecco qui il primo trucco: applica l’inglese alle tue passioni, sfruttando il computer.

Su internet le informazioni in inglese sono molte di più e molto più accurate di quante se ne possano mai trovare in italiano, e puoi sfruttare questo a tuo vantaggio. Sei appassionato di modellini di treni russi degli anni ’30? Su internet c’è anche questo! Io all’epoca ero un grande fan dei film d’animazione Universal degli anni ’90 (Balto o la saga di Fievel, per citarne due) e in italiano di informazioni ce n’erano pochissime: è questo che mi ha spinto a cercare qualcosa di più in un’altra lingua, e mi si è aperto un mondo nuovo.

Inizialmente usavo un traduttore automatico (cosa che volendo puoi fare anche tu, giusto per iniziare), poi mi sono messo con un bel dizionario cartaceo. Ora il cartaceo non serve più, siti come Google Translate fanno il lavoro sporco molto meglio di un vocabolario tradizionale. Anche se devo dire che la bella sensazione delle pagine sulle dita è uno dei piccoli piaceri della vita…

Ma è il secondo passo che ti permetterà di imparare veramente l’inglese: partecipa attivamente alla vita delle comunità online. Sei ancora appassionati di locomotive russe? Bene, perché non scambiare quattro chiacchere con altri appassionati in un forum? 😉 Non ti preoccupare della tua grammatica: gli anglofoni sono abituati a gente che non parla bene la loro lingua, perché i loro forum sono costantemente popolati da gente di tutto il mondo.

Al contrario degli italiani quindi, non si offenderanno se commetterai qualche piccolo errore. A forza di leggere e di scrivere migliorerai a dismisura la tua capacità scritta, e ben presto imparerai la semplice grammatica e tutte le parole più importanti. In più, visto che parli costantemente di locomotive, potrai stupire i tuoi amici traducendo parole tecniche come coppia motore. 😛

Il tutto senza aprire un libro o leggere la noiosa grammatica.

In questo modo il divertimento è assicurato, e imparare l’inglese non sarà più quella grande montagna da scalare che pareva all’inizio. Studierai in maniera naturale e graduale, imparando come si parla veramente: non quell’inglese scolastico che non si usa mai fuori dalle aule, ma il vero inglese che sentiresti se andassi in Inghilterra o negli Stati Uniti.

A ciò si aggiungerà anche una sempre maggiore conoscenza della cultura anglosassone, visto che ci sei a contatto ogni giorno o quasi.

Quando sei soddisfatto del livello che hai raggiunto, è il momento di passare a lavorare di fino e correggere i pochi errori che stai ancora facendo. Non dimenticate infatti che hai imparato l’inglese senza mai guardare la grammatica, quindi con tutta probabilità c’è qualcosa da sistemare. Nessun problema, ci sono siti internet fatti apposta per questo.

Il mio preferito è lang-8.com: tu scrivi un testo qualsiasi nella lingua che state studiando (in questo caso l’inglese), lo metti online e gente madrelingua da tutto il mondo correggerà i tuoi errori nel giro di poche ore. Un po’ come fare una lezione d’inglese privata a costo zero.

Seconda parte: l’orale

Solo quando hai sistemato la parte scritta puoi passare all’orale.

Evita come la peste la musica: è difficile! Anche io faccio fatica a tradurre molti testi perché utilizzano un accento tutto loro, e immagino tu non voglia trovarti a parlare come Eminem. Già meglio sono i film sottotitolati, anche se pure loro presentano diverse difficoltà grazie alla colonna sonora e accenti che mi lasciano molto perplesso (Silvester Stallone è incomprensibile quando parla).

Punta invece ai documentari di qualsiasi tipo: la voce fuori campo è chiara, lenta e senza accenti particolari, insomma è perfetta per apprendere una lingua. Anche le pubblicità sono eccellenti sotto questo punto di vista.

Quando riuscirai a capire documentari e film, è il momento di passare alla fase finale: imparare a parlare l’inglese in maniera fluida. Spendere del tempo all’estero è il massimo, meglio se da solo: se vai con un amico passerai tutto il tempo a parlare in italiano. Il problema è il costo che non tutti possono sostenere.

Fai quindi quello che ho fatto io: se hai partecipato attivamente al tuo forum sui modellini di locomotive, ti sarai fatto degli amici in giro per il mondo, magari ci parli già su Skype. Bene, è il momento di avanzare al livello successivo.

Il passo successivo è, sempre su Skype, iniziare una conversazione con il microfono: avrai un madrelingua disposto a parlare con te gratis! Secondo la mia esperienza sono in molti che accetteranno (soprattutto altre persone che vogliono imparare l’inglese come te, quindi parlano lentamente e con un accento facile da capire), e lì sarai costretto a comunicare in un’altra lingua.

Ti divertirai un sacco e farai dei progressi rapidi.

È tutto? Sì, ho finito. Senza spendere nulla riuscirai in poco tempo ad avere una discreta padronanza della lingua assolutamente gratis. Quanto ci vuole? Io per comunicare in maniera più o meno decente ci ho messo circa un anno, ma i miei progressi continuano ancora oggi dopo dieci anni.

Col tempo vorrai leggere sempre di più in inglese: ti accorgerai che non c’è paragone per quanto riguarda la mole di informazioni che puoi reperire, e abbandonerai quasi del tutto l’italiano su internet. Potrai poi raffinare sempre di più la tua conoscenza leggendo romanzi o guardando film senza sottotitoli in lingua inglese, questo dipende tutto dalle tue passioni.

Pensa che io Google lo uso solo in inglese e i film li guardo in inglese. 😉

So bene tutte le difficoltà che esistono in Italia sotto questo aspetto: la scuola non insegna nulla di utile, l’università non è messa meglio e i corsi privati costano un sacco di soldi.

Quindi, visto che sono consapevole come te che l’inglese è fondamentale al giorno d’oggi…

Ho creato un mini-corso d’inglese completamente gratuito, che puoi seguire a questo indirizzo:

http://www.mindcheats.net/corso-inglese

Ci vediamo lì. 😉

9 Aprile 2011

Quattro tecniche per smettere di procastinare

Stefano Crescita personale guest post, procastinare, raggiungere gli obiettivi

Questo post è scritto da Marcello Marchese, appassionato di Persuasione e Vendita, fondatore e blogger di PersuasioneSvelata.com – Tecniche di Persuasione per la Vendita. Buona lettura!

Abbattere la Procastinazione

 

orologi

 

La procrastinazione: se non ci fosse probabilmente avremmo tutti delle vite migliori, più attive e con meno preoccupazioni. Procrastinare è un problema molto diffuso e ne siamo stati vittime tutti in qualche momento.

Quel compito di scuola che rimandavamo fino a ritrovarci a studiare la sera, quel pagamento che abbiamo rimandato troppo fino a perdere l’occasione o quel film al cinema che volevamo vederci ma non ci siamo andati fino a che non l’hanno tolto dalle sale.

Procrastinare comporta non solo perdersi un film ma spesso anche perdite di denaro: specialmente per chi è “capo di sé stesso”e non ha nessuno che lo costringe a lavorare rimandare un lavoro noioso ma importante può causare ingenti perdite.

Come possiamo quindi “auto-persuaderci” a svolgere quella mansione?

Vediamo qualche segreto di auto-convincimento…

Comincia…anche a piccoli passi

Il nostro cervello è come il motore di una macchina in un inverno freddo, ha solo bisogno della prima accensione giusta per poi continuare a funzionare.

Quello che può spaventare è il fatto di partire dal nulla e dover arrivare a qualcosa, infatti quando partiamo completamente da zero le possibilità finali sono infinite e non riusciamo a deciderci su quando cominciare seriamente e da che punto.

Per questo è importante essere coscienti di questo effetto e cominciare da subito: se lavori al computer e devi scrivere un libro crea subito il documento di testo e scrivi il titolo in prima pagina. Hai già qualcosa da cui partire e sarà più facile.

Inoltre si è scoperto che una volta che abbiamo cominciato qualcosa molto difficilmente, se questa ci interessa, riusciamo a lasciarla a metà. Quante volte infatti quando hai cominciato un libro hai avuto il pensiero costante di doverlo continuare e finire?

Era come se avessi un meccanismo in moto nel cervello che si poteva fermare solamente finendo la lettura del libro.

Questo effetto si chiama “effetto Zeigarnik” ed è stato scoperto dalla psicologa russa Bluma Zeigarnik mentre era seduta in un bar di Vienna. Notò infatti che i camerieri si ricordavano benissimo le ordinazioni mentre ancora le pietanze non erano state portate al tavolo e poi le dimenticavano subito quando la consegna era stata effettuata.

Si accorse quindi che qualcosa che lasciamo incompiuto agisce inconsciamente su di noi esercitando un potere notevole.

Smetti di studiare e metti in pratica

Tante volte mi capita, come internet marketer, di trovare infinite risorse specialmente americane davvero interessanti che andrebbero studiate tutte.

Il problema che si viene a creare è che si tende a cadere in un atteggiamento passivo con il focus sulla lettura e poca pratica.

Per questo bisogna suddividere bene il tempo e dedicarne almeno un 50% alla pratica. E’ normale rendersi conto di non sapere tutto della materia ma c’è anche un altro fattore: quello che si impara con i propri errori rimane molto più impresso e possibilmente la prossima volta non si sbaglia.

Uccidi le Distrazioni

Questo è un mega-problema e sicuramente Msn, Facebook ed email non aiutano. Quante volte capita di fare 10 minuti di lavoro e poi magari 15 di social network? Se ti accorgi che ti distrai facilmente cerca di eliminare il problema alla radice. Se lavori al pc per esempio disconnetti il router e concentrati sul tuo lavoro, automaticamente ad un certo punto aprirai il browser e cercherai di collegarti al tuo sito preferito ma ti accorgerai che non c’è connessione ed il motivo per cui l’hai fatto.

Anche l’ambiente influisce sulla tua capacità di concentrazione: investi su una buona sedia comoda che ti permetta di stare con la schiena dritta e che non sia troppo bassa o troppo alta rispetto alla scrivania.

Chiuditi in una stanza senza altre persone in giro in modo che nessuno ti possa interrompere e addobbala con elementi potenzianti come poster motivazionali, foto di persone che ti ispirano, ti motivano e ti ricordano di dare sempre il massimo.

Scrivi i tuoi obiettivi

Questo personalmente è il metodo che mi aiuta di più a realizzare i miei obiettivi. Quello che devi fare è il piano (della giornata o della settimana) elencando uno dopo l’altro i passi da realizzare. Obbligati a non poter fare il secondo se prima non termini il primo.

Questo metodo funziona perché in qualche modo hai deciso che quelli sono i task da realizzare oggi e quindi ti sentiresti deluso se rimanessero incompiuti. Inoltre ti da l’opportunità di organizzare meglio il tuo lavoro capendo quali sono le priorità e i piccoli passi per completare l’opera.

Spezzetta il Lavoro

Troppo spesso abbiamo un grosso lavoro di fronte a noi e ci paralizziamo perché lo immaginiamo come un problema insormontabile, il risultato è che non cominciamo mai.

I romani dicevano divide et impera cioè dividi e conquista, riferendosi al loro metodo di gestire il grande impero che si erano creato dividendolo in piccole regioni autonome in modo da gestirle meglio.

Anche tu puoi e devi utilizzare lo stesso metodo perché qualsiasi lavoro è comunque costituito da una serie di passi da seguire: spezzettandolo in questo modo avrai sempre di fronte un piccolo e facile obiettivo e sentirai meno questo senso di “paralisi” che può bloccarti.

Il Regalo

“Prima il dovere poi il piacere” diceva la nonna. Come possiamo utilizzare questo antico detto in modo costruttivo ancora oggi? Semplicemente decidendo di premiarci con un regalino alla fine di quello che dobbiamo fare.

Scegliamo qualcosa che ci stia veramente a cuore: può essere un film, un buon gelato, una passeggiata rinfrescante, qualsiasi cosa desideriamo veramente che ci può dare la carica per finire tutto in tempo.

Buon lavoro!

 

5 Aprile 2011

Consigli libri: Scoprire le bugie di David Lieberman

Stefano Crescita personale mentire, pnl, recensioni

david lieberman scoprire le bugie
La copertina del libro.

Quest’oggi voglio fare qualcosa di un po’ diverso rispetto ai miei soliti post, nei quali sono io stesso a scrivere la mia esperienza e i miei consigli per il miglioramento personale e lo sfruttamento della mente: vi voglio consigliare un testo che lo farà al posto mio. Il titolo è Scoprire le Bugie, scritto da David J. Lieberman (che all’estero ha fatto non poco successo nel decennio precedente).

 

Il titolo credo che non abbia bisogno di spiegazioni: viene spiegato come riconoscere qualcuno che sta mentendo. Il libro (sul quale, ammetto, ho parzialmente basato alcuni post del mio blog) tratta dei più svariati argomenti, e non si limita a girare intorno all’argomento come invece fanno molti altri: si inizia dal livello più elementare, come il linguaggio paraverbale ed il linguaggio non verbale, fino alle tecniche più avanzate. La seconda sezione del libro, infatti, passa in rassegna varie strategie per estorcere la verità da qualcuno con la psicologia, insomma convincerlo a confessare. Partendo da quella che io chiamo tecnica 4-3-2-1 e passando, fra gli altri, al rafforzo positivo e negativo.

 

Il tutto è condito da diversi aneddoti e lunghe parentesi di carattere psicologico e sociologico, che sono sicuro faranno la feliciti di chi come me vuole apprendere qualcosa sull’argomento a più ampio spettro. Una volta arrivati all’ultima pagina si vorrà subito iniziare da capo: il libro infatti è veramente stracolmo di informazioni tutte importanti e interessanti, tanto che è impossibile ricordare tutto dopo una sola lettura.

 

Ed è qui, forse, il principale difetto dell’opera. Come ho spesso ribadito in passato io preferisco l’informazione “in pillole”, ovvero poca e concentrata. È inutile spendere un milione di parole per elencare diecimila concetti, se poi il lettore se ne ricorda a mala pena mezzo. Molto meglio prendere solamente un punto e spiegarlo con la massima attenzione possibile per renderlo facilmente ricordabile, che è proprio quello che cerco di fare con questo blog: se notate, dalla sua apertura non ho mai fatto elenchi troppo lunghi (ok, quasi mai). Anzi spesso semplifico apposta i concetti, proprio per renderli meglio assimilabili. La stessa cosa non fa questo libro, il che lo rende quasi più un manuale da studiare che una piacevole lettura serale, se si vogliono apprezzarne tutti i benefici. Ma alla fine stiamo parlando di un libro, non di un intervento in un blog (fra l’altro gratuito, aggiungo), quindi bisogna trovare un modo per giustificare il prezzo. Meglio troppe informazioni che troppo poche, giusto?

 

Lo scrittore, il già citato David Lieberman, non è il primo venuto: dopo una laurea e un master in psicologia ha sviluppato la tecnica psicologica oggi chiamata analisi neuro-dinamica. I suoi cinque libri sono tutti dei best seller negli Stati Uniti ed esportati praticamente in tutto il mondo, oltre ad aver ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Ha collaborato con diversi studi televisivi per la realizzazione di interviste e documentari sulla psicologia, e attualmente tiene seminari in giro per il globo. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, inoltre, le tecniche da lui descritte vengono utilizzate con successo dalla polizia e dagli organi investigativi americani.

 

Il libro lo si può acquistare online su ibs.it o su amazon.it.

 

Se anche voi vorreste consigliare un libro, fatelo pure nei commenti! Sono sempre affamato di nuova conoscenza sull’argomento. 😉

 

2 Aprile 2011

Lo sconto che ti fa spendere di più

Stefano risparmiare tecniche di vendita

Offerta speciale
Grande promozione!

Stavo giusto leggendo le categorie del mio blog, e ho notato una cosa piuttosto triste: il mio unico articolo su come risparmiare al supermercato se ne sta lì da solo, senza niente ad accompagnarlo. Il che è un peccato sia perché è un argomento che interessa a molti in questo periodo, sia perché sono un laureato in economia (e se si studia come far spendere soldi alla gente, si impara anche come farli risparmiare). Via quindi, prendo il mio libro di marketing e pubblicità e vado alla ricerca di un argomento che catturi la mia attenzione. Ed eccolo lì, come hai intuito dal titolo sto parlando di…

Offerte speciali e promozioni! Tecnica che assume grande importanza nella vendita online, e si sta diffondendo sempre di più anche nei centri commerciali. È per via della sua sempre crescente diffusione che ho deciso di parlare di questo aspetto, oltre al fatto che anche io spesso cado nella trappola. Infatti nemmeno i più grandi pubblicitari al mondo sono immuni dalle tecniche che loro stessi utilizzano, l’unica cosa che si può fare è cercare di limitare i danni.

Ma prima di scoprire perché bisogna guardarli con sospetto, vediamo un po’ cosa sono. Le offerte speciali, o coupon, sono quei famosi sconti di entità varia che possono essere divisi in tre principali categorie, a seconda della loro funzione; anzi in verità sono otto, ma visto che non siamo all’università basta conoscere le tre principali. Ognuno dei tre gruppi ha inoltre delle caratteristiche particolari che lo contraddistinguono: vediamo quali.

1 – Svuotare il magazzino

Uno sconto può venir proposto quando ci si vuole sbarazzare di tutti gli esemplari di un certo prodotto in tempi brevi, e qui le ragioni sono veramente tantissime.

Se è un prodotto alimentare magari è in procinto di scadere, se si parla di un computer è più probabile che sia diventato obsoleto e i negozi vogliono venderlo velocemente per evitare che cali troppo di valore con il tempo. Il denominatore che accomuna questi ed altri casi è una caratteristica del prodotto che lo rende meno attraente. Generalmente questa tipologia la si può riconoscere dal fatto che viene proposta dal singolo negozio piuttosto che da un’azienda produttrice.

Ad esempio le offerte dei centri commerciali sono spesso di questo genere. Per quanto la maggior parte delle volte ci sia dietro un trucco di qualche tipo, non siate troppo sospettosi: capita a volte che un negozio decida di ridurre drasticamente il magazzino in tempi brevi, scontando una marea di prodotti senza difetti.

2 – Marketing

Questa è una categoria bella grande, tanto da poterla definire con un “tutto quello che non rientra nel punto 1”. In sostanza, un’azienda investe dei soldi per fare degli sconti così imponenti che il pubblico non potrà fare altro che accorrere. L’esempio più lampante è quello della Ryanair con i suoi voli a 1€ tutto incluso: ti propongono di viaggiare gratis, pagano loro tutte le tasse, ma in compenso attraggono tantissimi clienti.

Ora Ryan è una delle compagnie aeree più grandi d’Europa, quindi la strategia funziona. Un altro esempio è quello dei centri commerciali: scontano un prodotto per attrarre la folla, e in seguito cercano di vendere altre cose a prezzo pieno.

3 – Vendere

È in pratica una sotto-categoria del punto secondo. Questa è la categoria più pericolosa per le tue tasche  e ne parlerò più approfonditamente nei paragrafi a seguire. Sono quelli che io chiamo non-sconti: piazzare un prezzo a listino estremamente alto, e poi scontarlo pesantemente ogni poco tempo. Due esempi sono l’industria della moda (con i loro saldi stagionali) e il negozio di videogiochi Steam (per chi lo conosce).

Ora, come ho detto, la terza categoria è quella più pericolosa perché ha lo scopo puro e semplice di vendere a gente che non avrebbe mai acquistato il prodotto, o lo avrebbe acquistato in quantità minore. Dopo degli studi che si sono susseguiti per decenni, è ormai chiara una cosa agli esperti del settore: anche se scontando qualcosa tu guadagni di meno, il flusso maggiore di clienti ripagherà ampiamente il mancato introito. Ovviamente tutto ciò a danno dei consumatori che si trovano in casa un sacco di robaccia inutile.

Il secondo aspetto che rende gli sconti temibili è la fretta che mettono: le offerte sono per un tempo limitato, non lasciano al potenziale cliente il tempo di riflettere prima di procedere all’acquisto. Un cliente dubbioso, molto spesso, alla fine non comprerà. Un motivo c’è: il dubbio significa che non si è sicuri dei benefici che l’acquisto potrebbe portare. Se non si lascia il tempo per pensare, l’acquisto è invece automatico.

Ora che abbiamo capito il potenziale negativo di queste offerte, si passa a come evitarle. La frase canonica che si usa dire in questi casi è “valutare attentamente prima di acquistare un prodotto in offerta”, ma secondo me questa non è che retorica: i pubblicitari sono sempre un passo avanti, cercare di batterli con l’astuzia è un suicidio. Propongo invece un metodo estremamente più drastico e funzionale: ignorare bellamente qualsiasi tipo di sconto! Fai come se non esistessero, prendete sempre a riferimento il prezzo di listino. Se quello che vuoi merita i soldi che normalmente dovreste pagare per averlo, allora procedi. Se invece ti accorgi di essere allettato unicamente dallo sconto, lascia perdere: non ti serve.

Anche così, ti assicuro, non è semplice liberarsi dai meccanismi perversi del marketing pubblicitario. Ma è già un passo avanti, e ti accorgerai nell’arco di poche settimane del risparmio che comporta. Solo in seguito si può iniziare a fare selezione fra le offerte buone e quelle cattive: ad esempio io approfitto spesso di quelle Ryanair, e con 40€ vado in tutta Europa andata e ritorno. Ma una ragione sotto deve esserci sempre per non rendere l’acquisto fine a sé stesso: ad esempio, a me piace viaggiare.

31 Marzo 2011

Ecco cosa ne penso delle tecniche di seduzione

Stefano Crescita personale pnl, seduzione

seduzione
Seduzione all’antica.

Spesso, molto spesso e forse troppo spesso, quando si parla di persuasione, psicologia e PNL l’argomento che immancabile spunta fuori è quello delle tecniche di seduzione, ovvero come conquistare la donna dei propri sogni. Dico donna e non uomo, perché la maggior parte di questi siti o e-book che si trovano in commercio è stato scritto per un pubblico prettamente maschile. Gli esempi contrari ci sono, certo, ma sono in numero molto minore. Questo post parlerà soprattutto di ragazzi che vogliono conquistare una ragazza proprio perché è l’argomento che va per la maggiore, non me ne vogliano le lettrici! 🙂

Io invece non ne ho mai parlato su Mindcheats, e adesso mi sembra il momento opportuno per dire la mia su questo argomento che fa girare così tanti soldi nell’industria online. Tagliando tutti i preamboli inutili, passiamo subito alla domanda che interessa più di tutte le altre: queste tecniche funzionano?

Secondo me sì, ad una condizione: devono essere serie. Ci sono una marea di finti esperti là fuori che si pubblicizzano dicendo di conoscere il segreto per diventare Casanova, ma non fanno altro che riproporre i soliti tre o quattro trucchetti che girano da anni per la rete. Che per carità funzionano se applicati correttamente, ma non sono nulla di così sconvolgente.

Ecco, adesso che ho attirato la tua attenzione, posso precisare: funzionano solo in teoria, in pratica molto di meno. Perché? In questo caso la risposta non è così immediata ed è necessaria una spiegazione un po’ più lunga.

Partiamo dal profilo tipico di chi acquista o comunque si interessa a cosa del genere: come ovvio che sia, è chi non riesce a conquistare una ragazza per conto suo. Non che questo sia un male, visto che non mi piace una società basata sull’equivalenza del “chi ha tante ragazza è una persona da stimare, chi non ne ha nessuna è un perdente”, chiariamoci. D’altra parte è assodato che chi non ha problemi con l’altro sesso non andrà a spendere soldi per dei consigli in proposito.

Ora, andiamo ad analizzare queste persone, e in particolare perché di ragazze non riescono a trovarne. Anzitutto, premetto che quello che sto per dire è valido in linea generale e per la mia esperienza personale, non è mia intenzione dare sentenze insindacabili universalmente vere. Dicevo, quello che ho notato in moltissime persone è la timidezza che le caratterizza. Di contro chi è aperto, spigliato e sicuro di sé solitamente non ha alcun problema di sorta. Infatti il corpo non mente mai: per una questione prettamente evolutiva gli insicuri tendono ad essere meno attraenti, e il loro stato d’animo è facilmente intuibile da una serie di movimenti e comportamenti involontari che si manifestano in presenza di una ragazza.

Secondo, ai timidi manca qualcosa che serve sempre in qualsiasi settore: l’esperienza. È quella la chiave di tutto, e senza di essa è difficile fare passi avanti. Logicamente l’esperienza la si acquisisce facendo pratica sul capo e non studiando sui libri le varie nozioni di programmazione neurolinguistica, e le persone più timide hanno una certa carenza in questo.

Penso quindi che sia questo il punto nodale di tutta la questione: la timidezza e l’esperienza. I corsi che si trovano online spiegano delle tecniche effettivamente valide per sedurre, ma non aiutano sotto nessuno dei due aspetti da me individuati. Qualcuno può essere anche il persuasore più bravo al mondo sul piano teorico, ma se si giaccia di fronte ad una bella donna tutte le tattiche che ha imparato sono assolutamente inutili. Ed è per questo che dico che le tecniche di seduzione sono efficaci solo sul piano teorico: ti insegnano cose utili, ma non fanno altro che girare attorno al vero problema.

Chi è sicuro di sé non avrà bisogno della “seduzione segreta” o simile, e voglio concludere il post con un consiglio per chi, magari, ha iniziato a leggere la pagina pensando di trovarla. Non esiste una giuria di grandi professori a decidere se siete bravi seduttori o no, state tranquilli che è più facile di quanto potreste pensare. Quello che conta è l’attitudine e la sicurezza in sé stessi, ed è inutile girarci attorno: quella la si trova solo con l’esperienza, non con le scuse.

Ciò non significa che partirò sempre prevenuto nei confronti dei corsi di seduzione: se mai ne troverò uno che effettivamente aiuta, perché spiega come superare i propri timori e le insicurezze non a livello teorico ma pratico, non esiterò a consigliarlo su queste pagine. Se ne conoscete qualcuno, sarò ben felice di ascoltare il vostro parere nei commenti!

28 Marzo 2011

Basta procastinare, fallo e basta!

Stefano Crescita personale procastinare, raggiungere gli obiettivi

orologio veloce
Il tempo fugge, se non si sa come usarlo.

Come ormai ho ripetuto fin quasi alla nausea, Mindcheats è un blog poco più che personale: racconta le mie esperienze e i miei risultati nell’area della psicologia e della sociologia, condividendo quello che trovo più interessante in modo da aiutare anche gli altri. E ancora di più questo post, che racconta una specie di monologo interiore che mi sono fatto in questi giorni riguardo alla procastinazione, ovvero la poco simpatica abitudine di rimandare i propri impegni e doveri all’infinito, a meno che non si abbiano scadenze ben precise.

Un esempio lampante, dal quale poi è scaturito tutto il discorso che faccio qui di seguito, è questo stesso blog: nessuno mi obbliga a scrivere e nessuno mi paga (anzi, sono io che pago il noleggio del server), quindi nonostante la mia passione per l’argomento talvolta la voglia di scrivere latita. In special modo considerando lo scarso numero di visitatori e fan su Facebook, i risultati non sono quello che si possono definire appaganti.

Seppur con caratteri differenti, sono sicuro che molte persone hanno sperimentato o tutt’ora sono in una situazione del genere: si prende in mano un progetto grande ed ambizioso, ma pian piano lo si fa cadere nel nulla a causa della pigrizia. Per lo meno so che a me è successo numerose volte: ho una lunghissima serie di progetti in corso d’opera ma ben lungi dall’essere finiti, che restano lì a far la polvere in attesa che io mi decida a riprenderli in mano almeno una volta ogni tanto.

Ho già parlato di questo problema e di una soluzione per risolverlo: spezzettare gli obiettivi. Ma non sempre questo è possibile, e qualora lo fosse non è certo detto che la tecnica da sola basti per uscire da una situazione di stallo. Per quanto si presuppone che quello che volete fare vi dia alla fine dei benefici di qualche tipo (anche solo la soddisfazione personale), spesso questi non sono sufficientemente vividi e vicini nel tempo per costruire la spinta necessaria a superare tutte le difficoltà.

Beh dico io, magie a parte, è tutta una questione di convinzione personale: se non si è decisi e saldi nelle proprie intenzioni non c’è tecnica che tenga, non si riuscirà a portare a termine il proprio progetto. Si sente una specie di “obbligo morale” che ci dice di andare avanti, ma la voglia e poca.

È qui che, almeno io, inizio a cercare delle scuse più o meno valide per auto-giustificarmi a me stesso. Curiosa come cosa, perché visto che non c’è nessuno a controllarmi o a valutarmi non dovrei averne assolutamente bisogno. Eppure lo faccio, per attenuare il senso di colpa. Ci ho azzeccato non è vero? Anche voi provate il famoso senso di colpa quando dovete lavorare per raggiungere un vostro obiettivo, ma non avete la voglia di farlo.

Bisogna quindi interrompere questo pericoloso circolo vizioso ed iniziarne invece uno virtuoso più positivo per il nostro futuro: “hey, alla fine sono io che mi gestisco la mia vita, non è vero?” bisogna dirsi, e bandire le scuse. Perché queste poco credibili giustificazioni sono in realtà segno inequivocabile della nostra debolezza e non aiutano di sicuro la crescita personale. Riducete quindi il tutto ad una semplice domanda: “ho veramente abbastanza forza di volontà per andare fino in fondo e raggiungere miei obiettivi?” Se la risposta è sì, allora mettetevi subito al lavoro senza più cercare scuse! Se invece continuate a rimandare, potete anche lasciare definitivamente il vostro progetto: ogni grande obiettivo richiede un grande sforzo per essere realizzato, e lavorarci solo sporadicamente non porterà a nulla. A questo punto, forse, sarebbe il caso di ridimensionare un pochino le vostre ambizioni.

Sono stato un po’ troppo crudele? Forse sì, ma è questo quello che mi è venuto in mente quando ho pensato alla mia situazione. La risposta che mi sono dato? Ho scritto questo post. 😉 Se ti interessa l’argomento, puoi leggere quattro tecniche per smettere di procrastinare.

17 Marzo 2011

L’effetto sociale: ecco perché festeggiamo l’unità d’Italia

Stefano Crescita personale sociologia

bandiera italiana

Oggi prendo spunto da un interessante mini-articolo del Tagliablog (che consiglio a tutti di leggere) per parlare di un argomento che reputo molto interessante: l’appartenenza ad una nazione. Ovvero: perché stiamo festeggiando l’unità d’Italia.

Lo ammetto, la scala dei festeggiamenti per l’unità è di gran lunga superiore a quanto avrei mai potuto immaginare, e non nascondo una certa sorpresa nel leggere così tante frasi patriottiche su Facebook: a quanto pare sono ben lontani i tempi del proverbio “Francia o Spagna, basta che se magna”.

Soprattutto per una nazione che, in generale, di patriottismo ne conserva ben poco. Non passa giorno senza che qualcuno si lamenti di qualcosa, e predica l’apocalisse per lo stivale nostrano per cause varie: ora sono i fascisti, ora i comunisti, ora il nucleare, ora i verdi, ora i razzisti, ora gli immigrati, ora i leghisti, ora i mafiosi.

E potrei andare avanti ancora un bel po’ con la lista, perché in Italia va parecchio di moda lamentarsi un po’ di tutto. Per quanto abbia riscontrato anche all’estero un atteggiamento simile, negli altri Paesi il fenomeno non raggiunge il livello preoccupante dell’Italia. Insomma, proprio non riusciamo a semplificarci la vita.

È per questo che mi aspettavo dei festeggiamenti tiepidi, non infuocati come quelli che ho visto in questi ultimi tre giorni. Ma adiamo oltralpe: durante i miei viaggi ho notato che le feste nazionali fanno scoppiare un rinvigorito spirito patriottico un po’ in tutto il mondo, e non solo nel Bel Paese. Perché?

Lasciamo da parte la componente politica: l’importante ricorrenza è stata ampiamente strumentalizzata da tutti gruppi politici e ideologici (parlamentari e non) e questo ha certamente aiutato ad aumentare la scala dei festeggiamenti, ma non è questo il punto. Pare proprio che gli italiani siano fieri di essere italiani, nonostante tutto.

Un successo così grande mi ha fatto pensare, e vorrei condividere con te le mie conclusioni: secondo la mia personale opinione si tratta semplicemente dell’estensione massima di un effetto sociale fra i più famosi al mondo: il senso di appartenenza.

Come è stato infatti teorizzato da Maslow (da non confondere con Pareto) nel 1954, secondo un modello che viene ampiamente utilizzato ancora oggi, quando una persona ha soddisfatto i propri bisogni fisiologici (cibo, sonno) e di sicurezza (casa, salute, lavoro), la cosa che cercherà prima di tutte le altre è il senso di appartenenza a un gruppo.

E quale miglior gruppo della nazione? È grande, ha dei confini ben delineati (che aiuta non poco), accomuna la popolazione con cultura, storia e lingua simili. Senza contare che storicamente i movimenti nazionali sono nati perché un popolo dai tratti simili voleva essere riconosciuto ufficialmente. Ultimo ma non ultimo la maggior parte delle persone nascono e vivono sempre nello stesso stato, e come è facile intuire questo aiuta di molto il senso di appartenenza: dopotutto, quella del proprio Paese è l’unica cultura che si conosce approfonditamente.

La grande festa che si sta facendo, quindi, la vedo principalmente come una celebrazione atta a rafforzare quella sensazione positiva che ci dà un gruppo, perché è questo che rappresenta una nazione, qualsiasi nazione: l’appartenenza a qualcosa di più grande.

Bada bene che questa è la mia opinione! 🙂

14 Marzo 2011

Schermi LCD e insonnia: una relazione complicata

Stefano sonno tecnologia

NOTA: Non condivido più alcune delle idee in questo articolo. Più informazioni

schermo lcd
Gli LCD tendono ad affaticare l’occhio.

Con le nuove tecnologie che stanno prendendo sempre più piede nel mondo moderno, è importante imparare a conoscerle più a fondo di quanto non facciano le maggior parte delle persone. È vero da una parte che nell’ultimo ventennio hanno rivoluzionato qualsiasi aspetto della vita, ma dall’altra parte bisogna riconoscere che i computer non sono una tecnologia priva di controindicazioni. Per quanto tali aspetti negativi non siano che una goccia nel mare di pregi e comodità, ciò non significa che non sia indicato prendere delle controindicazioni adeguate.

E per fortuna le ricerche sull’argomento ci sono, e anche tante. Oggi tratterò della relazione che intercorre fra il computer e il sonno, o meglio l’insonnia. È ormai risaputo che i vecchi schermi CRT (a tubo catodico, quelli grossi che si usavano anni fa) non sono il massimo per la salute degli occhi in particolare: i campi elettromagnetici e i raggi X, anche se in quantità moderata, non sono un toccasana per il bulbo oculare. Per quanto i danni permanenti siano praticamente nulli, le radiazioni possono avere effetti nocivi sulla qualità del sonno, se il computer viene usato poco prima di coricarsi.

Fortunatamente, però, adesso siamo passati ai più sicuri schermi LCD. Purtroppo il problema è ancora lungi dall’essere risolto, anche se viene accentuato fortemente dai nuovi pannelli: per scoprire il perché bisogna prima di tutto capire il meccanismo che sta dietro a questa nuova tecnologia.

Sostanzialmente, un LCD è composto da un pannello che emette una forte luce bianca (una specie di lampadina), con migliaia di filtri interposti fra di esso e l’utente. Questi filtri sono in grado di assorbire certe tipologie di raggi, e ne lasciano passare altri. Ogni filtro (chiamato in gergo pixel) è così in grado di visualizzare qualsiasi colore, e in questo modo si crea l’immagine a schermo.

Hai già visto il problema? Alla base della tecnologia c’è un pannello luminoso. Anche se viene filtrato la luce affatica particolarmente l’occhio, e soprattutto ai livelli di luminosità alti fa credere al cervello che sia ancora pieno giorno.

A dimostrare gli effetti negativi della tecnologia LCD sul ciclo del sonno è la National Sleep Foundation: secondo i ricercatori la luce artificiale di qualsiasi tipo dopo il tramonto sopprime la produzione di melatonina, un ormone molto importante per la qualità del sonno. Infatti è quello che ci fa addormentare (per dirlo in parole povere), e se non viene liberato si fa molta più fatica a prendere sonno. Per questo gli esperti raccomandano di non usare dispositivi elettronici di alcun genere per almeno un’ora prima di andare a letto: se siete fra quelli che si rigirano fra le lenzuola per mezz’ora, allora forse il problema è proprio qui.

Per quanto anche le semplici lampadine creino problemi da questo punto di vista, la luce diretta e costante di un schermo del computer amplifica gli effetti. Se ti interessa l’argomento del sonno e non vuoi fermarti qui, sono sicuro che apprezzerai anche l’articolo sull’addormentarsi velocemente.

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7 Marzo 2011

Leggere velocemente grazie a Spreeder

Stefano studio lettura veloce, tecnologia

spreeder
Spreeder è un programma che velocizza la lettura.

Prima di iniziare a leggere questo articolo, fatti una domanda: quanto tempo passi a leggere ogni giorno? Mettendo insieme lettura a computer e su carta stampata, sono sicuro che vi verrà fuori un bel malloppo di tempo. E ora poniti una seconda domanda: quanto tempo risparmieresti se potessi raddoppiare la velocità di lettura già da oggi?

I miei stoici lettori di lunga data forse ricorderanno che l’argomento non è affatto nuovo: ho già parlato di lettura veloce l’anno scorso, e in quell’articolo mi sono soffermato su una tecnica che funziona principalmente con i testi su carta. Ma con l’evoluzione della tecnologia anche la lettura si è evoluta: ormai si leggono sempre meno libri o documenti stampati, e ad essi si preferiscono le comode pagine di un sito internet o di un documento Word.

E quindi mi sono detto: come si possono sfruttare le nuove tecnologie per la lettura veloce? Fortunatamente non sono il primo ad essersi posto questa domanda, esistono programmi appositamente studiati per aiutarci nel compito. Non devi nemmeno installare niente sul computer: tutto quello che devi fare è andare sul sito ufficiale Spreeder, inserire il testo e iniziare a leggere.

Per quanto sulla pagina sia presente una spiegazione dettagliata, chi non mastica l’inglese potrebbe trovarsi in difficoltà. È tutto molto semplice comunque: prima di tutto, incolla il testo che vuoi leggere nel box di testo che trovate sulla pagina. A questo punto fai click su spreed! e infine sul tasto play. Per cambiare testo, utilizzate il tasto new sulla destra. Il tasto settings, invece, permette di regolare due importanti parametri: la velocità del testo (words per minute o WPM, parole per minuto) e il numero di parole per blocco di testo (chunk size).

L’applicazione non fa altro che prendere il testo inserito e spezzettarlo parola per parola, per poi mostrarle una alla volta alla velocità che hai scelto. Inizialmente, la velocità è impostata su 300 parole al minuto (una parola alla volta), una velocità abbastanza bassa che permette a tutti di comprendere il significato del testo: un risultato niente male, visto che in media la velocità di lettura tradizionale si attesta sulle 200 parole al minuto! Bene, dopo aver provato ad una velocità bassa, raddoppiala: 600 parole al minuto (visualizzando sempre una parola alla volta), il triplo della lettura normale. Con tutta probabilità non capirai niente: nessun problema, è normale. Adesso abbassate la velocità a 400: il tuo cervello ha appena cercato di capire 600 parole al minuto, quindi 400 gli sembrerà poco. E infatti sono sicuro che capirai tutto lo scritto: sono passati pochi minuti e riesci già a leggere a velocità doppia!

Continua questo procedimento: alza e abbassa la velocità, vai avanti a piccoli passi, fino a quando non raggiungerai una velocità ottimale.

A questo punto, puoi passare alla seconda opzione: le parole per minuto. Per quanto fin dalle elementari ti venga insegnato a leggere una parola alla volta, è stato scientificamente provato che il cervello è capace di comprendere una frase intera in una frazione di secondo, perché gettare alle ortiche una potenza simile? Scegli di visualizzare due parole alla volta invece che una: in questo modo potrai aumentare ancora di più il numero di parole al minuto, perché il cervello ci mette più o meno lo stesso tempo a comprendere una o due parole. Con l’esercizio potrai poi passare a tre o quattro parole contemporaneamente, sta a te trovare il limite.

Personalmente io utilizzo questo programma ogni volta che mi trovo di fronte un testo particolarmente lungo: non solo mi velocizza, ma non mi concede pause che uccidono la produttività: le parole scorrono sempre alla stessa velocità, e non ci si può distrarre nemmeno un attimo per guardare fuori dalla finestra. Mi aiuta molto quando devo informarmi per scrivere dei posti qui su Mindcheats, visto che spesso la mole di articoli da leggere è notevole!

28 Febbraio 2011

Sinapsi celebrali: studiare aiuta a studiare

Stefano ricerche e scoperte scientifiche memoria

libri su scaffale
Leggere aiuta a mantenere la mente attiva.

Sì lo so, il titolo confonde un po’ le idee, non è altro che un brutto giro di parole che alla fine non significano nulla. Ma se leggete più avanti, capirete che è appropriato per l’articolo che mi accingo a scrivere.

Ero dal dentista oggi, e mentre aspetto in sala d’attesa mi cade l’occhio sulla famosa rivista Focus: non è fra le mie preferite, perché tratte le notizie in maniera un po’ troppo superficiale per i miei gusti, ma leggerla ogni tanto mi fa piacere. E in copertina salta fuori un articolo interessante: le attività che aiutano il cervello a tenersi sano e in forma. Neanche a dirlo salto subito alla pagina indicata, e inizio a leggere.

Da quello che ho letto ho preso spunto per questo post, che illustra il punto più utile e interessante della mia lettura: tenere il cervello occupato in attività complesse lo aiuta a creare nuovi neuroni, nuove sinapsi (collegamenti fra neuroni) e a migliorare quindi i processi cognitivi.

Da qui il mio titolo: se si legge o si studia qualcosa, si innesta un circolo virtuoso grazie al quale si apprenderà sempre più facilmente e velocemente, il che a sua volta porterà a stimolare maggiormente il cervello. Uno stimolo maggiore si traduce, naturalmente, in un ulteriore incremento dell’attività celebrale e così via.

È per questa ragione che intelligenza ed erudizione vanno spesso a braccetto: chi ha sempre tenuto la mente allenata è maggiormente in grado di ragionare per conto suo. Man mano che la ricerca va avanti, si trovano sempre più prove che il cervello può essere assimilato ad un muscolo, per quanto riguarda il suo sviluppo puramente fisico. Se siamo sempre seduti in poltrona non si correranno mai i 100 metri piani in 10 secondi netti; allo stesso modo, se lasciamo che il cervello si rilassi troppo e non gli diamo mai nuove sfide da completare, non sarà mai in grado di svilupparsi al suo pieno potenziale. E ci tradirà quando dovremo memorizzare qualcosa, ad esempio.

Questo può tradursi in un grosso handicap a scuola, ma anche nel lavoro e nella vita personale. Un cervello attivo e brillante ci permetterà di risolvere i problemi quotidiani, da quelli grandi a quelli più piccoli, ridurre lo stress e anche migliorare la nostra situazione finanziaria. Non bisogna mai sottovalutare l’importanza che la mente riveste in tutte le attività giornaliere, provare per credere. Spesso si sente dire che l’intelligenza è un dono. In parte è così, perché la genetica ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo del cervello, ma i fattori esterni hanno altrettanta importanza.

Oltre a questo, un cervello mantenuto elastico resta giovane più a lungo: è un dato di fatto che con l’età i neuroni muoiano ad un ritmo sempre maggiore, e questo causa malattie come l’Alzheimer o il Parkinson. Se a queste cellule morte se ne sostituiscono altre appena nate, create grazie ad un po’ di sana lettura, si limita la possibilità che problemi del genere possano insorgere ad età avanzata.

Adesso abbiamo capito che allenare il cervello aiuta, bene, ma come si fa? La curiosità è il motore della ricerca: se vi interessa qualcosa, qualsiasi cosa, ora sapete che approfondire l’argomento che vi appassiona non è uno spreco di tempo, ma un investimento per il vostro cervello. Anche se vi interessa la storia dei cartoni animati nessuno può dirvi che state buttando il vostro tempo a leggere tutto il leggibile sul Re Leone, perché state comunque esercitando la mente. Prendete la vostra passione e mettetevi alla prova, è questo il mio consiglio: studiare quello che vi sta a cuore è certamente più divertente che studiare il greco antico, ma alla fine produce gli stesso effetti. Dipende tutto da quanto vi impegnate, non dalla materia che studiate.

Oppure puoi provare qualche programma online, magari Lumosity, che è fatto apposta per stimolare il cervello, o potete variare e provare con qualche esercizio per la creatività.

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