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4 Giugno 2014

Come sfruttare al meglio ogni minuto della tua vita: l’energy management

Stefano Crescita personale

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Nell’articolo di 2 settimane fa, ti ho parlato di 4 tecniche anti-procrastinazione. Li applichi con diligenza, eppure c’è ancora qualcosa che non va: non riesci a smettere di procrastinar. Lo sai perché? Il time management, la gestione del tempo, da solo non ti porterà da nessuna parte. È solo una delle due direttive sulle quali si muove ogni tuo progetto, è solo uno dei due punti cardine sui quali devi lavorare.

Negli Stati Uniti il mio lavoro aveva orari strani: a volte lavoravo dalle 10 di mattina alle 5 di pomeriggio, altre dalle 4 di pomeriggio alle 10 di sera. Se volevo prendermi cura di Mindcheats, dovevo farlo negli orari che mi lascia libero il lavoro: o di mattina (turno di sera) o nel tardo pomeriggio (turno di giorno).

Mi sono accorto che durante la mattina sono molto più produttivo: sveglia presto, colazione, Facebook e un telefilm. Per le 8 e mezza sono di fronte al PC a scrivere un articolo, leggere un ebook di crescita personale, lavorare al mio prossimo progetto. Il tempo passa, fino alle 11 e mezza non mi stacco dallo schermo. Il tempo scorre velocemente, scrivo molto, mi sento soddisfatto. Poi fuori a correre, doccia, qualche minuto di relax, preparo da mangiare e vado al lavoro.

E quando lavoro di mattina?

Torno a casa, so che dovrei andare a correre prima che faccia buio ma non sempre lo faccio, scrivo in maniera poco ispirata e dopo cena mi ritrovo a guadare un film.

Il tempo ce l’avrei, non è quello il problema. Di sera spreco le ore che potrei dedicare ad altre attività più produttive, mentre di mattina non ho problemi a lavorare. Se torno a casa già un po’ stanco, la mia produttività crolla.

È lì che ho capito come il time management, da solo, non può portarti al successo. Deve esserci qualche altra forza che influisce.

La teoria dell’energia

L’illuminazione mi è venuta dopo aver letto un articolo di Scott Young. Ho capito che puoi lavorare su qualcosa senza procrastinare solo quando hai due cose:

  1. Il tempo.
  2. L’energia.

Se manca una di queste due componenti, il tuo progetto fallirà. Ed è per questo che molte persone fanno fallire i loro buoni propositi anche se hanno il tempo per portarli avanti: non sanno come ottimizzare la loro energia.

Così come il tempo, l’energia è limitata e non puoi fare niente per aumentarla: puoi solo imparare a sfruttarla al meglio. Se sprechi la tua energia in attività inutili, non te ne avanzerà più per portare avanti i progetti che ti renderanno la persona che hai sempre voluto essere.

Come funziona l’energia

Il tempo è facile da comprendere: scorre in avanti in maniera lineare, lo conosciamo in maniera intuitiva. L’energia crea qualche problema in più. Chiarisco: l’energia non è qualche entità magica da medium di quattro soldi. Io non credo in magia, astrologia, spiritualità. Io credo nella scienza e nella psicologia.

Pensa all’energia come a una vasca da bagno con il rubinetto leggermente aperto: più passa il tempo, più la vasca si riempie. Quando è piena al massimo, il livello dell’acqua raggiungerà lo scarico e non salirà più.

Allo stesso modo l’energia viene accumulata dentro di te fino a un livello massimo, oltre il quale non potrà mai andare. E così come la vasca, anche le dimensioni del tuo contenitore di energia non possono essere cambiate.

Così si crea l’energia. Ma come la si usa? Ogni volta che stai facendo un’attività faticosa, usi energia. Può essere una fatica fisica o mentale:

  • Studiare
  • Giocare a calcio
  • Lavorare
  • Correre

Sono tutte attività che usano energia. È come togliere il tappo dalla vasca da bagno: anche se il rubinetto resta aperto, l’energia che esce è maggiore di quella che viene creata.

Quando la tua energia raggiunge un livello troppo basso, non riuscirai a fare niente. Potresti essere motivato, avere il tempo e le condizioni giuste, ma non farai niente. Non studierai, non lavorerai. Per molti sostenitori dei time management questa è una situazione frustrante: hanno ottimizzato il loro tempo, ma si ritrovano comunque con le mani in mano. Non capiscono che il tempo, da solo, non basta. Credono di essere poco motivati, di essere dei procrastinatori cronici, di aver bisogno di obiettivi più chiari. Mentre impazziscono a cercare la soluzione con tecniche sbagliate, peggiorano la loro situazione sprecando energia in attività inutili.

Come usare la teoria dell’energia per realizzare i tuoi sogni

Una volta che conosci l’energia, devi imparare a sfruttarla al meglio. Così come il tempo, è una risorsa limitata. Quando l’energia finisce, non avrai la forza per lavorare sulla tua crescita personale. Non avrai motivazione, cederai alla tentazione del divano.

Per sfruttare al massimo la tua energia, devi lavorare su due direttive:

  1. Non sprecare la tua energia in attività inutili.
  2. Non lasciare l’energia al massimo per troppo tempo.

Se sprechi la tua energia in cose che non ti servono, te ne rimarrà di meno per lavorare sulle cose che ti stanno veramente a cuore.

Sprechi energia ogni volta che ti arrabbi con qualcuno, studi senza conoscere le giuste tecniche, mangi male, esci troppo spesso.

Se la tua energia è già al massimo, non avrai spazio per accumularne altra. Immagina ancora la vasca da bagno: se è al livello massimo ma lasci il rubinetto aperto, tutta l’acqua che esce verrà sprecata.

Lo fai ogni volta che la domenica ti svegli tardi, la mattina procrastini invece di fare quello che sai di dover fare. Per questo la mattina presto è il momento ideale per studiare: la tua energia è al massimo e darai il meglio di te. Poi fai una pausa a metà giornata, riacquisti energia e nel riparti al massimo.

Se vai a scuola di mattina quando torni pranza, guarda Dragonball e i Simpson, poi pronto a studiare.

In questo modo ottimizzerai la tua energia, potrai dedicarti ai tuoi progetti per più tempo e quel tempo sarà più produttivo.

Rivalutare la pigrizia

La teoria dell’energia rivaluta un aspetto che viene trascurato dalle teorie di time management, ed è la causa del fallimento di molti: il tempo libero. l’energia viene recuperata lentamente e le scorte massime sono piccole, dovrai fare delle pause. In questi attimi di tranquillità fai quello che vuoi:

  1. Guarda un film
  2. Ascolta musica
  3. Telefona a un amico
  4. Controlla Facebook

I momenti di svago sono indispensabili per farti recuperare l’energia che ti servirà da investire nei tuoi progetti, non trascurarli. Se cerchi di rendere produttivo ogni secondo della tua vita la tua energia rimarrà a zero, se cerchi di fare tutto non farai niente.

Impara a gestire l’energia oltre al tempo e non avrai più ostacoli per il tuo successo.

28 Maggio 2014

2 modi per essere sempre felici

Francesco Cracolici Crescita personale

Buongiorno! Oggi diamo tutti un caloroso benvenuto a Francesco, che in futuro mi affiancherà a scrivere articoli per Mindcheats. Ci divideremo il calendario a settimane alterne: questa settimana pubblica un suo articolo, settimana prossima scrivo io, quella dopo ancora Francesco e così via. È uno scrittore di talento, e tutti i suoi articoli sono pieni di consigli utili e applicabili da subito, in vero “stile Mindcheats”. 😉

Prima di esporti i due modi per essere felice ti volevo parlare del “Club 27”

Sai di cosa parlo?
È uno sfortunato gruppo di super rock star morte a 27 anni per i motivi più disparati!

Kurt Cobain si è suicidato con un colpo di fucile in bocca

 

In totale i membri sono una ventina: di questi 17 sono morti tra suicidio e overdose. Vuoi  qualche nome? Kurt Cobain, Amy Winehouse, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison.

“In questo mondo siamo gettati come un cane senza osso”

– Jim Morrison

 

“Non avrò arti, in compenso ho una coscia di pollo” Cit. Nick Vujicic riferendosi al suo “Piede sinistro”

Poi ti presento lui: Nick Vujicic (bio)!

Vittima di una rarissima malattia, nacque senza arti e per questo venne sempre preso di mira dai suoi compagni di classe, tanto da entrare in depressione e tentare il suicidio a 8 anni. Poi qualcosa in lui cambiò, ora ha una bellissima famiglia con un bebè, è uno dei motivatori (uno dei pochi che apprezzo) più famosi ed è una delle persone più felici che abbia mai visto.

Come mai Nick, nonostante tutto, è felice mentre c’e gente che ha tutto dalla vita che invece non lo è? La verità che Nick sa e che i poveri membri del Club 27 non hanno saputo è che la felicità viene da dentro.
Loro, invece di cercare la felicità nel loro interno, la cercavano fuori e trovavano solo apparenza : soldi, droga, alcool.

Perciò non aspettare che succeda qualcosa per essere felice, non aspettare di laurearti, di diventare ricco, di fidanzarti e  non fare in modo che dipenda da come vieni trattato; se viene da dentro implica che non l’avrai nemmeno dopo che sarai laureato o milionario. Allora  perché non esserlo ora ?

Fin qui tutto bello, ma come si fa?

Ci sono una miriade di modi per essere felici, qua ne trovi 28,  quelli che mi hanno più influenzato e che tuttora continuo ad usare li trovi di seguito

1 – Foth

Hai presente quella scena del Re Leone dove muore Mufasa? Oppure il finale di Million Dollar Baby? A me ogni volta viene un nodo alla gola, mi immedesimo in Simba o in Clint Eastwood e scoppio a piangere.

Perché diventi triste? Dopotutto, abbiamo le nostre cose a cui pensare, però per una volta che ci siamo concentrati su qualcos’altro, questo nostro oggetto di concentrazione determina  il nostro stato d’animo.

Facciamo l’esempio opposto: siamo super tristi per qualcosa poi però ecco che in tivù c’è quel comico che ci piace tanto, gli diamo un occhiata, non pensiamo più ai nostri affari; ed ecco che ad un certo punto ci scappa una risata.

Ma non eravamo tristissimi? Cosa ci ha fatto cambiare stato d’animo? È stato il comico?

No! È stato il fatto che ci siamo concentrati su qualcos’altro! Abbiamo rivolto la nostra attenzione a qualcosa che ci diverte, questo vuol dire che assumiamo uno stato d’animo in base a ciò su cui ci concentriamo.

Più noi ci concentriamo sulla parte più triste della vita, più saremo tristi. Concentrarsi sulle cose belle che abbiamo ci rende persone felici.

Sembra facile a dirsi, ma in maniera pratica come dobbiamo fare a dire al nostro cervello di concentrarci sulle cose belle della nostra vita? Come si fa a spostare la nostra attenzione su ciò che abbiamo di bello invece che su ciò che non abbiamo?

Questo metodo  l’ho imparato quando ho iniziato ad agire come uno dei miei Eroi: Anthony Robbins. Si chiama “ Focus On Happy Things”.

Il metodo FOHT consiste nel porti le domande giuste in maniera tale da tenere il tuo cervello concentrato solo su ciò su cui ti vuoi concentrare. Quando fai una domanda il cervello, a differenza di quando fai  delle affermazioni, infatti trova sempre le risposte.

Le domande potenzianti sono queste :

  1. Di cosa sono fiero? in che altro modo mi fanno sentire queste cose oltre che fiero?
  2. Di cosa sono orgoglioso? In che altro modo mi fanno sentire queste cose oltre che orgoglioso?
  3. Cosa potrebbe rendermi felice nella mia vita? In che altro modo mi fanno sentire queste cose oltre che felice?
  4. Di cosa sono grato?
  5. Quali sono le cose che mi rendono fortunato? Perché mi fanno sentire fortunato?

Sono domande che, a detta di  Robbins, dovremmo porci ogni mattina, per iniziare la giornata felici e motivati. Trova almeno due risposte per ogni domanda. Io le ho provate ed hanno un effetto immediato, poi sono il miglior passatempo nei momenti vuoti della mattinata!

Potresti ripetertele mentre ti fai la doccia o fai colazione, anche mentre sei sul bus o in macchina. Sarebbe un attività più produttiva che fissare le pareti della doccia o giocare al telefonino! Inoltre immagina come sarà la tua giornata se inizi sempre col piede giusto.

“La cosa più importante è non smettere mai di porsi domande”

– Albert Einstein

Le domande devono, poi, essere modificate in ogni situazione, tenendo sempre conto dell’obbiettivo, ovvero concentrarsi sulle parti belle della tua vita!

A questo proposito, quando sei annoiato ti potresti chiedere “Cosa potrei fare che mi renderebbe felice ora?” Quando hai problema potresti chiederti “ Come ne posso trarre vantaggio?”

“Tutti abbiamo dei problemi, piccoli o grandi che siano, gli unici che non ne hanno sono sotto terra in qualche cimitero, ma è il nostro concentrarci sulla parte buona di essi che ce li fa superare”

– Anthony Robbins

2 – Fisiologia

Se una persona ti si presenta con le spalle curve e rivolte verso il basso, lo sguardo a terra e una camminata molto lenta, che penseresti? Per me è triste, per te?

Se invece ti si para davanti un ragazzino con un enorme sorriso stampato in faccia che saltella allegramente, non riesce a stare fermo e dondola con le spalle, io direi che è felice.

Fin qua tutto normale, il fatto che  le nostre emozioni influenzano il nostro modo di muoverci è risaputo, la cosa sensazionale è che questo processo avviene anche al contrario! Vuol dire che la maniera in cui agiti e muovi il tuo corpo determina anche cosa provi a livello emozionale.

Il cervello ha creato legami così forti tra stato d’animo e movimento correlato che non è più possibile provare qualcosa senza che il nostro corpo adotti la corrispondente fisiologia e viceversa! Sei scettico? Provaci! È qualcosa che potrà aiutarti tantissimo se gli darai un’occasione, quindi, cosa aspetti a provarci?

Una persona felice al posto tuo, seduta nella tua sedia, davanti al tuo computer , secondo te cosa farebbe? Secondo me ora starebbe a fissare il computer con un enorme sorriso in faccia. Adesso imitala!

Passa i prossimi 5 minuti della tua vita con un sorriso in faccia, anche se non è sincero, anche se non hai nulla per cui ridere ma provaci ora lo stesso e poi scrivimi nei commenti come ti senti! Quindi fermati un attimo, imposta il timer e poi continua a leggere e vedrai cosa succede!

Fatto?

Questo è uno degli esercizi preferiti di Jim Rohn, che probabilmente ti cambierà la vita. Più ridi ,più sei felice. Lo stesso vale per le altre azioni tipiche di questo stato emotivo: ricalcale e copiale.

Conclusione

Questi sono i due metodi più efficaci per essere felice. Non sto parlando di felicità assoluta (per quello non esiste nessun metodo) sto parlando di poter affrontare tutto ciò che ci succede con un sorriso in faccia. Parafrasando Aristotele: indipendentemente dall’obiettivo che ci siamo prefissati di raggiungere, il nostro fine ultimo è sempre la felicità!

“ Il segreto della felicità non è fare ciò che si ama ma amare ciò che facciamo!”

– Anita Roddick

Non esiste modo migliore per amare ciò che facciamo che quello di prenderne la parte migliore e concentrarsi solo su quella. Una volta che hai provato i due metodi fammi sapere se con te funzionano, se li hai adattati oppure se conosci altri metodi.

21 Maggio 2014

4 tecniche per eliminare la procrastinazione dalla tua vita

Stefano Crescita personale

La procrastinazione, ossia il “tanto c’è tempo e lo faccio domani”, è il nemico numero uno della produttività.

Pensa agli ultimi giorni: quante volte la vocina nel cervello ti ha detto che hai ancora tempo per studiare? Troppe, vero?

Ecco 4 tecniche per motivarti ed eliminare la procrastinazione dalla tua vita.

1 – Mangia rane a colazione

O baciale, come preferisci.
O baciale, come preferisci.

“Mangia una rana viva a colazione, almeno saprai che la parte più brutta della giornata è andata.”

Non sono d’accordo con questa frase. La mia colazione con yogurt, cereali, marmellata e fette biscottate (per stare leggero) non me la toglie nessuno, è la ragione che mi fa alzare presto ogni mattina. Però la citazione mi piaceva.

All’inizio della tua giornata, fai quello che ti garba di meno. Se vai a scuola, è una scelta obbligata: in questo caso lo stesso discorso vale per il primo pomeriggio, quando devi studiare.

Se invece sei a casa e nessuno ti obbliga a darti una mossa, o hai un lavoro che ti dà un po’ di libertà, spetta a te darti una disciplina mentale.

Quando impari a svegliarti presto, il mattino è il momento più produttivo della giornata. Anche io mi consideravo un notturno, uno che di mattina non connette. Poi ho imparato a dormire bene e mi sono reso conto che stavo sbagliando tutto. Messo a posto il sonno, tutto il resto è stato una passeggiata: ora il mio momento produttivo è prima di pranzo, mentre di pomeriggio mi dedico ad attività più leggere.

Più lavori, più ti stanchi. E più ti stanchi, meno voglia hai. Se di mattino hai poca voglia di affrontare i compiti più difficili della giornata, ne avrai ancora di meno il pomeriggio. Quindi rimanderai al giorno dopo, che non arriverà mai. È così che i progetti importanti rimangono a far polvere, e gli studenti hanno il panico quando si accorgono di non avere più molto tempo per studiare.

Prima fai le cose importanti, urgenti e difficili. Poi puoi rilassarti, e dedicarti con calma a tutto il resto.

Non solo aumenterai la produttività e ridurrai la procrastinazione, ma vivrai anche meglio perché non avrai la costante angoscia di dover fare quello che non ti piace: te lo levi di torno subito, e non ci pensi più.

2 – Usa la tecnica del pomodoro

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È una tecnica famosa perché funziona: alterna 25 minuti di lavoro a 5 minuti di pausa. O 45 minuti di lavoro e 15 di pausa, come preferisci.

Se la tua giornata non è così piena, io preferisco diluire il lavoro in più tempo piuttosto che fare rush quando sono con l’acqua alla gola: se so che una cosa mi prenderà 20 ore e ho 10 giorni prima della scadenza, preferisco lavorare 2-3 ore al giorno (finendo con un giorno d’anticipo, che non si sa mai), piuttosto che arrivare agli ultimi 4 giorni e lavorare 5 ore al giorno.

Anche all’interno della stessa giornata, se non sono pieno di impegni, faccio un poco al mattino e ancora qualcosa al pomeriggio. Alterno momenti di relax e di lavoro per non abituarmi a considerare il pomeriggio un periodo di riposo totale.

Questo è uno dei punti cardine del mio metodo di studio: pianificare in anticipo e prepararsi con calma (metodo perfetto anche per passare la maturità senza ansia).

L’obiettivo qui è di creare una produttività a lungo termine. Ecco un comportamento tipico: leggi un articolo motivante, ti senti carico, lavori come un matto per i primi giorni, poi arriva la stanchezza, la motivazione cala, e torni con le vecchia abitudini procrastinatrici.

Se non vuoi che succeda anche a te, devi avere un ritmo sostenibile. Ossia fare sì tutto, ma con calma. È la continuità che conta, non l’intensità dello sforzo. Pensa fin da subito che stai creando un’abitudine da mantenere per gli anni a venire: se non ti dà piacere, è inutile anche provarci.

3 – Fai qualcosa di nuovo ogni giorno

A parte tutti i discorsi motivazionali e le belle storie di perseverare, dopo un po’ la noia vince. Esistono tecniche per mantenere la motivazione, ma prima o poi capita di perdere la voglia. E non è detto che ritorni.

Ti è mai capitato di lavorare su qualcosa per così tanto tempo da non ricordarti più il perché?

È la condizione degli studenti universitari: hanno iniziato con l’ardore tipico delle matricole, poi la loro passione è andata scemando. Alcuni arrivano a odiare la professione che una volta sognavano.

Il modo migliore per iniziare a odiare qualcosa è studiarlo a scuola.

Regola non valida con la Nutella.
Regola non valida con la Nutella.

Fuori da scuola, puoi decidere cosa fare e cosa mettere da parte. Nel manuale anti-confusione, per aumentare la motivazione, consiglio di suddividere l’obiettivo in passi semplici: il motivo è anche questo. Quando ti stanchi di fare qualcosa, hai già una lista con una serie di attività complementari da fare. In questo modo allontani la noia e non rischi di battere la fiacca.

Il peggior nemico della produttività è la noia, che causa procrastinazione: quando ti annoi, è la fine. Devi sempre essere stimolato a fare, perché nessuno è lì a darti il voto, a obbligarti ad avere successo. Il tuo successo dipende da te.

Ogni giorno, chiediti cosa potresti fare di nuovo per rendere la tua vita più emozionante. Per quanto una routine sia importante (vedi sotto), bilanciala con imprevisti e novità. O meglio: fai sì che le novità facciano parte della tua routine.

4 – Prendi ritmo

Mi hanno detto che chi inizia è a metà dell’opera.

Hanno ragione.

L’essere umano è un animale abitudinario, non gli piacciono le novità e odia i cambiamenti. Le routine sono sicure, non riservano sorprese, ti danno sicurezza. Per questo l’inconscio ha un desiderio irrazionale di conservare lo status quo.

Quando hai preso ritmo, hai creato una buona abitudine, non dovrai nemmeno più impegnarti per non procrastinare. Saprai già cosa fare durante la giornata, come dividere il tuo tempo, quanto lavorare e quanto riposarti.

Un po’ è la forza dell’abitudine, un po’ è l’esperienza. Sai le tue potenzialità e i tuoi limiti, sai che ogni giorno puoi fare un certo numero di ore alla massima produttività. Se ti abitui a procrastinare, quel limite non lo troverai mai e la tua mente sarà felice di avvicinarlo il più possibile dentro alla zona di comfort.

Preso il ritmo, gli altri pezzi andranno al loro posto da soli.

14 Maggio 2014

Come diventare un eroe in 4 passi

Stefano Crescita personale

Questo è un articolo scritto da Francesco Cracolici, un lettore del blog. Ho letto molti articoli di crescita personale negli anni, ma questo si distingue per la qualità dei contenuti e mi ha impressionato. Buona lettura!

Da bambino ti bastava metterci un lenzuolo sulle spalle , salire in piedi sulla sedia e alzare in alto il pugno ed ecco che eravamo uguali a Superman.

Basta imitare le azioni di qualcuno per diventare quel qualcuno, dopotutto noi siamo quello che facciamo.

“Un albero si vede dai frutti che produce”

– Gesù Cristo

Il modelling, ovvero l’imitazione , è un ottima forma di apprendimento. Permette di arrivare a un risultato riproducendo le azioni chi l’ha già ottenuto.

Quindi perché non imitare i nostri eroi, i nostri miti, così da poter agire come loro?

Dopotutto anche Napoleon Hill consiglia di avere un circolo di eroi immaginario con il quale consultarsi e d imitarne le azioni.

Non intendo che se ti fai i capelli alla Rodolfo Valentino te le farai tutte, sto dicendo che se avessi la tenacia di Einstein forse riusciresti ad andare meglio a scuola, e se avessi la determinazione di Napoleone forse non avresti tutti quei progetti inutili accumulati, e che forse mai svilupperai.

Ora passiamo al metodo vero e proprio, quello che mi ha consentito di raccogliere ed emulare i migliori tratti caratteriali dei grandi del presente e del passato:

1 – Studia

Hai presente quel personaggio che ti affascina un casino? Quello che vorresti essere? Quello che è riuscito a fare tutto ciò che tu vorresti fare? Ecco, lui.

Io continuo a crederci.
Io continuo a crederci.

Studialo! Analizzalo in tutto e per tutto, non ti fare sfuggire una virgola della sua vita .

Guarda documentari, interviste, spezzoni di vita; Leggi la biografia, il suo pensiero, le sue opinioni, non ti far sfuggire niente. Questa è la parte stimolante, è come parlare con il tuo mito, scoprire lati nascosti che nemmeno immaginavi (Per esempio Mike Tyson ha una passione per i piccioni e Bill Gates aveva una collezione di giornaletti sconci)

Inoltre avresti un alternativa valida alla nostra solita scorpacciata di tivù spazzatura; e la sera, anziché vedere Gordon Ramsey che stronca le belle speranze del poveretto di turno , vai su youtube e cerchi tutto ciò che puoi sul tuo eroe da imitare.

2 – Seleziona

Una volta raccolte tutte le informazioni che esistano sul tuo mito è il momento di capire quali di queste sono utili. Tendiamo a pensare che siano perfettamente perfettissimi, ma non sono usciti da nessun fumetto della Marvel, sono umani come noi.

Adesso seleziona tutti i tratti caratteristici del tuo eroe che vuoi imparare e possedere.

La sua grande sapienza, la sua irriducibile tenacia, l’abilità a trasformare i problemi in occasioni.

Insomma i veri motivi che hanno fatto in modo che lui raggiungesse i suoi obiettivi e che possano portarti lo stesso risultato.

Per esempio io adoro Steve Jobs, un uomo di una tenacia incredibile, ma se volessi imitarlo non dovrei assolutamente tenere conto della sua vena vegetariana, dei suoi digiuni periodici e delle sue scenate di rabbia in pubblico. Non sono certo quelle le cose che lo hanno reso lo Steve Jobs che ammiro.

3 – Applica

Ora che sai chi è il tuo eroe , sai cosa l’ha reso tale , non ti resta che diventarlo. Come?

Segnati una ed una sola caratteristica del tuo eroe che vorresti imparare e applicala ogni volta che puoi. Fai questa sfida solo per un mese  e poi cambia caratteristica.

Questo non basta, per essere come lui devi immaginarti come lui, fingi di essere il tuo eroe. Quando apri gli occhi la mattina non lo fare da chi sei realmente ma fallo da Anthony Robbins o da Martin Luther King. Immagina quanto sarai più sicuro di te parlando agli altri come se fossi Giulio Cesare.

4 – Ricorda

Si queste qua sopra sono tutte belle parole , ma non sono altro.

E’ facile dire “comportati come farebbe Churcill” Oppure “ Comunica come Obama “ ma è molto difficile farlo in ogni momento. La ragione: te lo dimentichi.

Probabilmente a mente fredda e con il senno di poi finiamo col pentircene ma abitualmente ci scordiamo della nostra promessa. Come averlo sempre in testa?

Dobbiamo fare di tutto per avere il nostro obiettivo davanti agli occhi, segnamolo nell’agenda, nelle note dell’iPhone, mettiamo la sua foto come sfondo del desktop e parliamone agli altri. Appiccica al muro qualche foto.

Esempio Pratico

“ Si ma alla fine tutta sta tiritera funziona?”

A voglia se funziona! L’ho sperimentato sulla mia pelle e ora ti mostro come:

Il personaggio da me scelto è Sylvester Stallone , per imitarlo mi sono basato molto anche sulla figura di Rocky (Almeno quello del primo film).

Di sicuro non questo.
Di sicuro non questo.

Adesso tu dirai “ cosa c’entra ?! Rocky non è reale!” Si hai ragione, ma studiando meglio ho scoperto che Rocky non è altro che la biografia di Stallone trasportata dall’ambiente del cinema a quello della box.

1 – Studia: Ho passato intere serate a vedermi tutte le biografie possibili di Stallone, i documentari dedicati ai suoi film, i suoi film, le sue interviste , leggere i suoi comunicati stampa, cercare di carpire la sua filosofia di vita.

2 – Seleziona: Non ero interessato ai suoi metodi per rimorchiare, o al fatto che si definisce un esperto di sesso. Al contrario ero affascinato dai suoi ideali e da come fossero così influenti sulla sua vita, nonché dalla sua capacità di trasformare disagi in occasioni.

Era un attoruncolo fresco di matrimonio ma aveva deciso di lasciare un segno nel mondo così, una volta chiesto ai produttori se sarebbero stati disposti a leggere un suo scritto, si chiuse in casa per tre settimane a scrivere, dormendo solo 5 ore al giorno. Decise addirittura di dipingere le finestre di nero per non rendersi conto di che ora fosse …. Insomma un duro!

Una volta accettata la sua sceneggiatura, Il budget per produrre il suo film (Rocky) era low cost , tanto che per le 94 persone della troupe era disponibile un solo bagno da condividere con tutti. Nonostante ciò lui seppe sempre ribaltare qualsiasi situazione da sfavorevole a favorevole.

Per esempio la produzione non poteva permettersi delle comparse per la scena del pattinaggio di Rocky con Adriana, allora Stallone decise che avrebbero pattinato nella pista da soli fingendo fosse chiusa e corrompendo il custode. Così nacque la scena più romantica e dolce del film.

Una volta fatto questo avevo la mia lista:

  • Creati una filosofia di vita e applicala.
  • Poniti un obiettivo e lavoraci costantemente.
  • Trasforma le mancanze in risorse.

3 – Per due mesi ho rispettato le regole come se fossero parte di un testo sacro ed ora fanno parte delle mie abitudini. Inoltre era fantastico svegliarsi da Rocky: ogni mattina avevo l’impressione di essere indistruttibile, mi guardavo allo specchio e sapevo di aver già raggiunto i miei obiettivi.

Certo, sembra di vivere una finzione, ma visto quali sono i risultati e quello che si prova vale la pena provare.

4 – In quel periodo facevo di tutto per ricordare a me stesso la mia promessa! Stallone era lo sfondo del mio smartphone e del mio Ipad, inoltre ogni mattina mi facevo una grande “X”sulla mano, è un metodo infallibile per ricordarsi le cose ( anche se riceverai 1000 domande invadenti).

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7 Maggio 2014

5 comportamenti comuni che ti rendono mediocre

Stefano Crescita personale

Ti piacerebbe essere uno dei tanti?

Quello che fa la vita da invisibile, un numero nella società. Nessun grande titolo di studio, un lavoro appena sufficiente a tirare avanti, vivere frustrato con la paura di uscire dalla zona di comfort e morire annegando nei rimpianti. Senza mai realizzare i propri sogni.

Se hai queste 5 abitudini, è lì che finirai.

1 – Sei troppo “occupato”

Ecco, magari certe cose lasciamole stare.
Ecco, magari certe cose lasciamole stare.

Uhh, no.

Quando lavoravo a tempo pieno negli Stati Uniti stavo allo stesso tempo scrivendo il mio primo corso, Inglese Dinamico (che ha da poco superato le 700 copie vendute), a un buon ritmo. In più avevo tutto il lavoro di manutenzione di Mindcheats, fra cui l’articolo a settimana, decine di email e commenti al giorno, eccetera eccetera.

In questa situazione leggo del NaNoWriMo: una sfida contro sé stessi per scrivere un romanzo di 50.000 parole in un mese, ossia 1667 parole al giorno. A seconda di quanto sei bravo e veloce, significa da una a due ore di tempo al giorno. Era da qualche anno che avevo un romanzo in cantiere, quindi accetto e inizio a scrive anche quello.

In tutto questo riuscivo a prendermi il tempo per cucinare, leggere e divertirmi.

Se dici di non avere tempo, la ragione è una di queste:

  • È una scusa per mascherare il “non ho voglia”.
  • Hai un pessimo sistema di gestire il tempo.
  • Ti sei autoconvinto di essere occupato, perché ti fa sentire produttivo e pulisce la coscienza: “io ci ho provato.”

O più spesso, una combinazione dei tre.

“Non ho voglia” è una delle parole più potenti dell’inconscio. La motivazione è l’unico vero “segreto” del successo, tutto il resto è una conseguenza. A volte ti rendi conto di non avere voglia: ad esempio, quando dovresti studiare ma stai guardando una puntata di Breaking Bad. Altre volte è più difficile, quando credi alle scuse che l’inconscio si inventa per giustificare la pigrizia.

La regola è che non sei mai troppo occupato. Ogni volta che te lo dici, stai mentendo a te stesso. Cerca di capire in quale delle tre categorie rientri, e applica le contromisure necessarie.

2 – Pensi troppo al lavoro (o ai soldi)

Se proprio vuoi farlo, non usare banconote da 20 sterline...
Se proprio vuoi farlo, non usare banconote da 20 sterline…

Sai già quello che penso: a volte è meglio licenziarsi.

Nei primi anni della tua vita adulta, una delle tue preoccupazioni principali dovrebbe essere cercare un lavoro che non ti incateni a qualcosa che odi. Quando hai individuato il lavoro che ti piace, chiediti cosa ti serve per ottenerlo e acquisisci le competenze necessarie: questo è lo schema base per ottenere ogni lavoro.

Una volta che hai il tuo posto sicuro, non pensare che per guadagnare di più tu debba lavorare di più. Piccolo consiglio: per guadagnare di più, devi lavorare meglio. Che senso ha lavorare un sacco, per non avere l’energia mentale per godersi i frutti?

Il lavoro migliore è quello che ti fa sentire realizzato. Quando torni a casa felice di quello che hai fatto, quando senti di stare usando al meglio le tue capacità. Molte persone pensano invece che il lavoro migliore sia, al contrario, quello più semplice: non faccio niente tutto il giorno, prendo il mio stipendio e torno a casa.

Hai presente quei i dipendenti statali quarantenni frustrati che odiano la vita? Ecco, adesso sai perché sono così acidi.

La società di oggi pone troppa enfasi sul denaro. Non è poi così importante: finché ne hai abbastanza per essere felice, non ti serve altro. Più soldi portano solo stress e malessere.

Se non lo impari, finirai con l’entrare nel circolo vizioso: il tuo lavoro ti stressa, quindi usi i soldi guadagnati per comprare qualcosa che ti faccia sentire meglio. Ma per permetterti sempre più roba, devi guadagnare sempre di più. Quindi lavori più duramente e aumenta lo stress. È una storia comune.

3 – Pensi che il mondo ti debba qualcosa

Più o meno la nostra posizione nell'universo, in una scala MOLTO generosa (clicca per ingrandire).
Più o meno la nostra posizione nell’universo, in una scala MOLTO generosa (clicca per ingrandire).

O l’universo, che è la stessa cosa.

Ma il mondo non ti deve niente, e l’universo di te se ne frega.

Solo tu ti devi qualcosa. Tu sei responsabile del tuo benessere e della tua felicità. Non vari “altri”, governi, universi e mondi. Solo tu. Se aspetti che qualcuno dica “hey, Peppe è una brava persona, andiamo tutti a dargli una mano”, preparati ad aspettare tutta la vita.

Per molti, diventa il governo e il diritto: ho diritto a lavorare, ho diritto allo stipendio, ho diritto a questo e quello. Gente che va in giro a sventolare diritti.

Ora, tali diritti possono essere legittimi o non legittimi, non è questo il punto. Il punto è che stai scaricando la responsabilità: ti faccio un esempio che c’entra più di quello che credi.

Sei a scuola, a fare un lavoro di gruppo. Sei insieme a un’altra persona, e il voto dipende dalla qualità del vostro lavoro combinato. Ma il tuo compagno se ne frega: per quanto gli riguarda, può prendere 2 ed essere bocciato. La profe non vuole sentire ragioni, il tuo partner te lo tieni. Qual è la scelta più razionale? Hai due opzioni: continui a lamentarti, prendi 2 e vieni rimandato; oppure ti prendi carico del lavoro e prendi il tuo 7-8-9.

Tu puoi lamentarti quanto vuoi, ma questo non cambierà la situazione. Rimboccarti le maniche cambierà la situazione.

4 – Sei legato agli oggetti

È ordine creativo, ok,  mi fido.
È ordine creativo, ok, mi fido.

E una volta lo ero pure io. Poi mi sono chiesto: ma ne ho veramente bisogno?

Tutti gli indizi puntavano verso il no: quando ero a studiare all’estero vivevo in una stanza spoglia, mi ero portato dietro giusto quello che sarebbe entrato in valigia: vestiti, computer e poco altro. Così come ogni buono studente all’estero, i soldi per arredarmi casa me li sognavo.

Quindi quando sono tornato a casa ho iniziato a pensarci. Dopo qualche mese, ho deciso di buttare tutto quello che non mi serviva più usando queste 2 strategie.

Una liberazione.

Ho scoperto che non solo potevo vivere con meno, ma che liberarsi degli oggetti mi aveva permesso di concentrarmi su quello che conta veramente. Gli oggetti servono per riempire malamente un vuoto interiore più grande: se non hai nessun vuoto, gli oggetti non servono. Piuttosto che continuare a comprare, chiediti quale problema stai mascherando e risolvilo. Poi usa i soldi in più che ti ritrovi in un modo più intelligente.

5 – Hai un circolo sociale mediocre

La realtà non è qualcosa di oggettivo, ognuno la plasma in base agli stimoli che riceve. La mia realtà è diversa dalla tua, e questa è la ragione di molti problemi di comunicazione.

Il tuo circolo sociale, ossia le persone che frequenti, sono una fetta importante dei tuoi stimoli: per un noto condizionamento psicologico, sei portato a vedere la realtà come le persone che ti circondano. E a fare le stesse scelte.

Se ti circondi di persone mediocri, non potrai che essere mediocre anche tu. Quindi un passo importante per cambiare marcia è fare nuove conoscenze con persone che hanno già messo il turbo. Attenzione però: non sto dicendo di troncare le tue vecchie amicizie, dire a gente che conosci da anni “mi dispiace ma per me sei troppo mediocre, addio.” Nemmeno io sono così cattivo.

Ma puoi conoscere nuove persone che appartengono a un circolo sociale che rispetti, persone che vuoi seguire come modello. Incontrale, impara da loro, assorbi la mentalità vincente che li contraddistingue. Imparerai che esistono diversi modi di interpretare la realtà, e puoi scegliere cosa ne sarà del tuo futuro.

La vita non è un corridoio: studio, lavoro, pensione. Questa è un’interpretazione triste, sbagliata. La vita è fatta di opportunità e avventure. Allarga i tuoi orizzonti e lo capirai.

30 Aprile 2014

3 consigli pratici per rendere lo studio divertente e veloce

Stefano studio

Studiare mi ha sempre fatto abbastanza schifo.

Sono convinto che esistano modi migliori di apprendere, ma non giriamoci intorno: a meno che tu non sia un genio, ti serve come minimo una laurea triennale per sperare di avere successo lavorativo.

Quindi, visto che la scuola è una sorta di male necessario che occuperà buona parte della tua vita fino oltre i 20 anni, dovresti cercare di ottimizzare lo studio.

Da qui partono i vari filoni dell’apprendimento rapido, tecniche di studio e di memorizzazione, lettura rapida eccetera. Oggi però voglio fare qualcosa di diverso: non solo tecniche di studio efficaci, ma anche utili per studiare divertendosi.

1 – Prendi appunti coloriti

Gli appunti colorati sono la base delle mappe mentali e delle tecniche per sottolineare, il passo successivo e più divertente sono gli appunti coloriti, ossia con intermezzi poco adatti ad essere citati in un sito di crescita personale.

Come le belle parole che ti vengono quando vedi questo sullo schermo.
Come le belle parole che ti vengono quando vedi questo sullo schermo.

Ho scoperto questa tecnica l’ultimo anno dell’università: peccato, trovarla prima avrebbe reso il mio studio più interessante. Da quando ho iniziato a portarmi il computer a lezione per prendere appunti, ho aumentato così tanto la velocità di scrittura che sarei riuscito a trascrivere la lezione parola per parola.

Visto che non è un metodo efficace, ho deciso di usare la mia maggiore produttività per rendere lo studio più divertente: inserendo battute di poco (nessun) gusto, osservazioni colorite e imprecazioni di vario genere fra le nozioni vere e proprie.

Questo mi ha aiutato a:

  • Rendere più divertenti le lezioni.
  • Non staccare il cervello dopo mezz’ora.

Non so se è un problema solo mio, ma ho sempre avuto difficoltà a restare concentrato più di qualche decina di minuti di fila. Quindi o trovo un modo per tenere alta l’attenzione, o addio benefici delle lezioni.

Se prendi bene gli appunti e stai attento a estrapolare le informazioni importanti in aula, puoi più che dimezzare lo studio a casa (anche se non ascolti): questa è un’ottima strategia per rimanere concentrato, perché darai sempre nuovi stimoli al cervello.

Vantaggio bonus: visto che perdi tempo a inserire intermezzi coloriti, non puoi trascrivere parola per parola la lezione. Questo ti costringerà a selezionare le informazioni rilevanti e scartare le altre, rendendo gli appunti più leggeri. Quando torni a casa, hai diversi benefici con la tecnica degli appunti coloriti:

  • Il ripasso è più divertente.
  • Hai prestato più attenzione in aula, quindi ti ricordi più informazioni.
  • Gli appunti sono più snelli, perché non hai avuto tempo di scrivere ogni dettaglio inutile. Migliori così la tua capacità di sintesi.

Da qui, puoi procedere in due direzioni:

  1. Continuare a studiare su quegli appunti.
  2. Riscrivere gli appunti con solo le informazioni importanti.

Il metodo più efficiente è il secondo, perché ogni volta che rileggi gli appunti originali perdi qualche secondo su informazioni inutili (le battute sulla cravatta del professore). Tuttavia, penso che il più efficace sia il primo.

L’efficienza non è tutto. Se ti annoi mentre studi a casa, sarai meno concentrato e passerai metà del tempo a pensare quanto sarebbe bello essere fuori a giocare a pallone. Per quanto possano essere ottimizzati i tuoi appunti, se non sei motivato e non ti concentri sui libri, è tutto inutile.

Non dico che gli appunti coloriti possano da soli rendere divertente lo studio della macroeconomia, ma di sicuro la rendono molto meno noiosa. Se in più ti aiutano a restare concentrato a lezione, hai anche risparmiato del tempo.

Se puoi portarti un computer, tanto meglio: con un po’ di pratica puoi imparare a battere molto più velocemente di quanto scrivi (io ho usato questo programma per imparare), e con meno fatica alla mano. Gli appunti su carta tornano utili in due circostanze:

  1. Nelle lezioni di matematica, o comunque con tanti numeri o elementi grafici.
  2. Se sei già abituato a usare mappe mentali.

2 – Fai giochi d’ascolto con i compagni di banco

Qui servono compagni di banco che stiano al gioco.

Ci sono diversi modi di giocare. Quello base prevede di stabilire una parola chiave e segnarsi ogni volta che il professore la dice. Si può partire dalle più banali, come quelle riguardanti l’argomento che sta trattando il professore, ma consiglio cose più divertenti:

  • Parole di intermezzo preferite dal professore, come il “cioè”.
  • Difetti di pronuncia.
  • Schiarirsi la voce.

Questo ti obbliga a prestare attenzione alla lezione, anche solo per spirito di competizione. Se nello stesso momento cerchi anche di prendere appunti stai costringendo il cervello a mischiare due flussi di informazione: è una delle tecniche per aumentare il QI.

Gli appunti che prenderai in questo modo non sono così efficaci come quelli che avresti se stessi effettivamente attento, ma se proprio ti stai annoiando, degli appunti inefficaci sono meglio che dormire sul banco.

Questa è la base del gioco, ma ci possono essere varianti infinite. Ad esempio, con un mio amico cercavamo di trovare il maggior numero di frasi e atteggiamenti che, presi fuori contesto, sarebbero potuti diventare metafore sessuali: non mi sono mai divertito tanto in una lezione di matematica finanziaria.

Quella del microfono è la prima che ci è venuta in mente.
Quella del microfono è la prima che ci è venuta in mente.

3 – Usa associazioni divertenti

Il cervello impara per associazione: ogni nuovo ricordo viene legato a un altro esistente, in una catena che include ogni aspetto della tua memoria. Quando cerchi di memorizzare senza capire prima il concetto, o senza associarlo a qualcosa che già conosci (ovvero quello che vuole farti fare la scuola), l’efficienza dello studio crolla.

Ho già spiegato come fare associazioni in questo articolo, che ti consiglio di leggere. Oltre all’estrema potenza della tecnica, si può usare anche per studiare divertendosi.

Le associazioni che funzionano meglio sono quelle divertenti, questo è un punto di partenza. Ma anche quando non devi associare niente, crea esempi per applicare quello che hai studiato. Ad esempio:

  • Quando ho studiato la legge di conservazione dell’energia, ho calcolato a che velocità dovrei scagliare una mela contro la Terra per fermare la sua rotazione attorno al Sole (per la cronaca, è 72.000.000.000.000.000.000.000.000 km/h, ossia quasi 67 milioni di miliardi di volte la velocità della luce).
  • Nell’esame di diritto privato, per le leggi più ostiche mi sono immaginato situazioni divertenti in cui si sarebbe applicata la legge, spesso immaginandomi anche dibattiti alla Forum (usando la tecnica dei 5 sensi).

Vantaggio bonus: questa tecnica ti costringe non solo a studiare qualcosa, ma anche a impararlo. Se non hai capito il perché di una formula o una legge, non riuscirai ad applicarla a un caso immaginario. Questo ti obbliga ad usare tutti e due gli emisferi del cervello: quello destro per lo studio, e quello sinistro per applicare ciò che hai imparato.

L’uso dei due emisferi è un passaggio fondamentale per la memorizzazione a lungo termine, perché ti costringe ad elaborare le informazioni: in questo modo il cervello penserà che si tratta di informazioni importanti, quindi le immagazzinerà nella memoria a lungo termine.

Se studi qualcosa senza applicarlo te lo dimenticherai dopo poco, spesso prima della verifica/esame che stai preparando, e dovrai ristudiarlo con grande frustrazione e perdita di tempo. Associazioni ed esempi immaginari renderanno lo studio iniziale un filo più lungo, ma molto più divertente ed efficace: ti ricorderai molte più cose senza il bisogno di riaprire il libro.

23 Aprile 2014

Come aumentare il QI: 4 metodi scientifici

Stefano ricerche e scoperte scientifiche

765666Cos’è il QI?

Prima di parlare di come aumentare il QI, cerchiamo di capire cos’è.

Il QI è il risultato di un test che stabilisce l’abilità cognitiva di un soggetto rapportato a quella della popolazione generale. Anche se ci sono differenze storiche e statistiche, l’idea è quella di avere una mediana di 100 punti. A ogni scostamento positivo o negativo di una deviazione standard corrisponde una variazione del punteggio di 15 punti. O detta in modo comprensibile: il 68,2% della popolazione testata ha un QI compreso fra 85 e 115, e il 95% è fra 70 e 130.

Quindi il numero non è un risultato assoluto, ma rapportato al resto della popolazione.

Il QI è l’abilità di risolvere problemi e capire concetti complessi. Questo include diverse aree:

  • Abilità spaziale: l’abilità di visualizzare forme tridimensionali nello spazio e manipolarle mentalmente.
  • Abilità matematica: capire e risolvere problemi logici.
  • Abilità linguistica: la capacità di completare una frase in modo coerente o riconoscere una parola anche con le lettere in ordine sbagliato (tipo gioco dell’impiccato).
  • Abilità di memorizzazione: l’unica che ti insegna la scuola. 😉

I test standard vanno a ricoprire ognuna di queste aree, e il risultato medio dà il tuo punteggio nel QI. Quindi non è detto che due persone con risultato uguale abbiano un cervello identico: uno può essere più bravo con la matematica, l’altro nella memorizzazione.

Visto che i test misurano la tua abilità a capire e non le informazioni che già conosci, studiare non aumenta automaticamente in QI. Lo studio può esercitare la mente, che a sua volta migliora il quoziente d’intelligenza, ma non c’è una relazione diretta.

Quindi, come si aumenta il QI? Ecco cinque metodi scientificamente dimostrati.

1 – Giochi di strategia

In questa immagine: il secondo sport nazionale del Korea del Sud dietro al calcio.
In questa immagine: il secondo sport nazionale del Korea del Sud dietro al calcio.

Salta fuori che il cervello è come ogni altro muscolo: più lo eserciti, meglio funziona.

L’esercizio ideale per la mente è uno che ti costringe a trovare nuove soluzioni ai problemi: per questo non considero lo studio mnemonico un buon sistema per aumentare il QI. Può aiutare, ma c’è di meglio.

I giochi di strategia, quelli dove la vittoria richiede di usare la testa, sono divertenti ed esercitano il cervello a usare le informazioni conosciute per arrivare a nuove soluzioni, secondo un studio: è la definizione stessa di QI. Alcuni giochi che puoi fare sono:

  • Scacchi.
  • Sudoku.
  • Lumosity (di cui ho già parlato).
  • Dual N-back (premi A quando il quadrato appare nella stessa posizione, premi L quando senti la stessa lettera).
  • Videogiochi strategici (Starcraft, Dwarf Fortress).

Attenzione però: così come con la palestra, continuare a fare lo stesso esercizio porta a una riduzione dell’efficacia. Lo scopo di questi giochi è stimolare la mente, è quello che aumenta veramente il QI. Dopo un po’ di tempo anche i giochi più complessi diventano parte della routine, lo stimolo svanisce e addio benefici.

Quindi piuttosto che diventare un campione in qualcosa, ruota vari stimoli: l’obiettivo non è diventare bravo, ma aumentare il QI.

2 – Esercizio fisico

No, il curling non vale.
No, il curling non vale.

Secondo uno studio, fare regolare esercizio fisico aiuta la produzione di BDNF, una proteina nel cervello indispensabile per la creazione di nuovi neuroni e sinapsi.

In questo libro, l’autore menziona una ricerca fatta a Chicago a partire dall’inizio degli anni ’90: nella scuola superiore di Naperville, la prima ora della giornata era sempre destinata all’educazione fisica. Nel 1999, gli studenti della terza superiore non solo erano fra i più in forma della nazione (3% di obesità contro una media nazionale del 30%), ma anche fra i più intelligenti al mondo: primi in scienze e sesti in matematica, in un test internazionale con 230.000 studenti.

Il tuo obiettivo: suda almeno una volta al giorno. Corsa, bici, calcio, sesso. Tutto va bene. Ci guadagnerai in salute e in QI.

Bonus: l’esercizio fisico stimola la produzione di endorfina, un ormone che ti rende più felice, e aumenta la tua predisposizione ad affrontare compiti complessi (sì, quelli che fanno aumentare il QI).

3 – Prova nuove esperienze

Tipo, chessò, il curling.
Tipo, chessò, il curling.

Con i giochi citati nel punto 1, stai facendo nuove esperienze in un ambiente controllato: sei di fronte al computer, e sai che stai per fare un giochino per aumentare il QI. Questo aiuta, ma limita le potenzialità di miglioramento in virtù di un maggiore comfort e praticità.

Vuoi andare al livello successivo?

Allora elimina la campana di vetro che ti circonda. Prendi e vai a fare esperienze diverse, prova qualcosa di nuovo. Le opportunità di crescita sono ovunque, tranne che nel placido comfort di casa.

4 – Una buona dieta

Ho già parlato di come una dieta sana possa aumentare la memoria, ma non solo. Una dieta ricca di Omega 3 aumenta la capacità di apprendimento, soluzione dei problemi, focus, memoria e comunicazione fra neuroni. L’omega 3 è aiuta anche il buon umore e rallenta l’invecchiamento (fonte). Alcuni cibi ricchi di questo lipide sono:

  • Noci
  • Olio di lino
  • Fagioli
  • Pesce

Una buona parte del cervello è fatta di grasso, soprattutto la mielina (una molecola che velocizza le sinapsi e rende il cervello più efficiente). Non importa quanto esercizio fai, se il corpo non ha i mattoni per costruire connessioni sinaptiche, il tuo QI rimarrà fermo.

Secondo uno studio dell’università di Bristol, gli alimenti non naturali (tipo patatine, dolci) e pieni di grasso e zuccheri, potrebbero danneggiare lo sviluppo del cervello. Anche se gli effetti sugli adulti non sono così chiari, e uno studio non è sufficiente per dimostrare niente, gli (ampiamente dimostrati) effetti negativi del McDonald sono già di per loro una buona ragione per evitarlo. A prescindere dagli effetti sul QI.

Dal punto di vista mentale ho riscontrato su di me che, da quando seguo questi 10 principi d’alimentazione, sono più attivo, felice e sperimentatore. Ho imparato a fare sport ogni giorno, e la mia vita ha subito un netto miglioramento. Anche se direttamente un’alimentazione sana non ha effetti sul QI, i benefici  indiretti valgono l’investimento.

16 Aprile 2014

3 lezioni per aumentare la produttività che avrei voluto sapere 10 anni fa

Stefano Crescita personale

Sei uno di quelli che sogna di voler fare di tutto, ma giorno dopo giorno non ottiene nulla?

Hai un progetto nel cassetto che fa polvere da anni?

Tranquillo, non metterti sulla difensiva. Succede alla maggior parte delle persone.

Ecco tre semplici consigli per aumentare la tua produttività personale giorno dopo giorno.

1 – Il perfezionismo non paga

Perfect-score

L’idea comune è credere che, prima di fare qualcosa, servano le condizioni ideali. Da qui nasce la procrastinazione: c’è sempre un imprevisto che ti blocca.

O per meglio dire: stai cercando una scusa per la tua fiacca. Dire “vorrei farlo, ma non ci sono le condizioni adatte” suona meglio di “dovrei farlo, ma non ho voglia.” L’inconscio si convince di essere nel giusto e crea scuse dal nulla.

Quando sei realmente motivato, non ti interessa se le condizioni non sono ideali: te ne freghi e lo fai lo stesso. Me ne sono accorto quando ho iniziato a correre, all’inizio della mia dieta. Cercavo delle scuse per non andare: mi fa male il ginocchio, è troppo tardi, fa troppo freddo, piove.

Poi correre ha iniziato a piacermi. E da allora non c’è diluvio che tiene, vado a correre. Le scuse non esistevano più.

Quando ti accorgi che stai cercando delle scuse per non fare qualcosa che dovresti fare, ma non hai la motivazione al massimo, fermati lì: blocca il tuo monologo interiore, e renditi conto che sono tutte scuse.

Ma perfezionismo significa anche essere motivati, ma non fare niente comunque perché sai di poter far meglio. È un’altra causa comune della procrastinazione.

Per migliorare devi fare, devi sbagliare. Quando ho aperto Mindcheats nel 2010, non ero granché bravo a scrivere. Se vai a rileggere gli articoli più vecchi, sono brutti tanto. Ora, dopo 4 anni, 278 articoli e 5 libri, sono uno scrittore decente. Non bravo, decente. Fra altri 4 anni, magari sarò anche bravo. Ma se non avessi iniziato quando ero incapace, adesso sarei ancora incapace.

Fra questi 278 articoli, ce ne sono di belli e meno belli. Ma anche quelli che non mi sono riusciti al meglio mi hanno aiutato a crescere, mi hanno insegnato qualcosa.

Questo vale per ogni aspetto della tua vita: personale e professionale. Anche nel lavoro, fare qualcosa è più importante dell’aspettare finché non raggiungi la perfezione: è per questo che l’esperienza pratica è più importante degli studi.

Questo principio è alla base della Regola Aurea, che spiega come la pratica sia il pilastro fondamentale di ogni cosa.

Attenzione: questo non significa che devi dimenticarti della qualità. Fai le cose al massimo delle tue possibilità, ma falle. Anche se il tuo massimo non equivale alla perfezione, accontentati: la prossima volta farai meglio.

2 – Prevenire è meglio che curare (no, veramente)

Detto anche: fai manutenzione.

Nonostante il proverbio sia diffuso, in pochi lo applicano: aspetti fino all’ultimo momento per correggere un problema latente, quando ormai è troppo tardi per prevenirlo. Questo è uno spreco di risorse enorme. Aspettare il mal di denti per andare dal dentista, non andare dal meccanico finché si rompe l’auto, non iniziare a studiare fino all’insufficienza, non mettersi a dieta prima del primo infarto. Sono tutti esempi di come un po’ di manutenzione e pianificazione ti risparmierebbero un sacco di problemi.

La manutenzione richiede un investimento adesso per prevenire un possibile danno futuro. L’inconscio non capisce né le cose astratte (un possibile danno) né che il futuro prima o poi arriverà. Quindi, senza un esercizio costante, fare manutenzione non ti sembra naturale.

La manutenzione è un compito semplice, ripetitivo e che prende poco tempo alla volta: è perfetto per diventare una buona abitudine. Dedica un po’ di tempo, ogni giorno, a contrastare la naturale usura delle cose: tutto quello che ti circonda ha bisogno di manutenzione. Ogni volta che usi un oggetto o fai qualcosa, chiediti:

  • Quali strumenti ho usato?
  • Come posso evitare che fra 10 anni siano a pezzi?

Gli strumenti possono essere qualsiasi cosa: oggetti, parti del tuo corpo (occhi, lingua, piedi), relazioni sociali. Sì, anche quelle hanno bisogno di manutenzione e, oltre ad essere un ottimo modo per aumentare la produttività, ti aiuteranno ad avere successo e a essere produttivo: è il principio del networking.

3 – Il processo conta più del risultato

Concentrarsi sui risultati porta via focus da quello che veramente conta: quello che fai giorno dopo giorno. Certo spezzettare funziona, ma fino a un certo punto.

C’è un indicatore semplice per capire se avrai successo: chiediti se ti piace il processo. Se ti piace scrivere diventerai un bravo scrittore, se ti piace sognare di avere un libro pubblicato no.

Ecco, prendiamo questo esempio. A chi non piacerebbe essere uno scrittore famoso? Sono sicuro che è un sogno comune. Eppure, quelli che si mettono a scrivere seriamente sono pochi. Tanti iniziano, pochi finiscono. Già arrivare al manoscritto completo è un’impresa non da poco, e se questo viene rifiutato, la motivazione crolla.

Chi vuole pubblicare un libro ma non ama scrivere, abbandonerà l’impresa dopo poco. Soprattutto se si tratta di un romanzo, che richiede un sacco di pianificazione. Cercherà di fare tutto velocemente, di arrivare alla conclusione il prima possibile: la qualità finale ne risentirà.

Chi invece ama scrivere e gli interessa poco se viene pubblicato o meno, continuerà a esercitarsi giorno dopo giorno. Gli interessa fare un buon lavoro, indipendentemente da quanto ci mette. Col il tempo diventerà bravo, e allora sì che potrà scrivere un romanzo che viene pubblicato.

Il risultato è sopravvalutato, quello non è che una conseguenza del processo. Va bene sognare in grande per mantenere alta la motivazione, io lo faccio tutti i giorni, ma il tuo obiettivo più importante è un altro: muovere le chiappe adesso, e fare quanto è in tuo potere per avvicinarti all’obiettivo.

Tutto il resto sono sogni e pianificazione. Nessuno dei quali ti aiuterà.

Non sto dicendo che la pianificazione non serve. Io sono un pianificatore, e anzi ti consiglio di pensarci bene prima di intraprendere qualche impresa: un giorno di pianificazione può farti risparmiare una settimana buttata via per errori banali. Ma quella è solo la seconda cosa più importante: puoi raggiungere qualsiasi obiettivo, per quanto inefficacemente, se ti concentri sul processo senza pianificare; ma senza azione, tutta la pianificazione del mondo non ti porterà da nessuna parte.

9 Aprile 2014

4 domande a cui non hai mai pensato, che dovresti farti tutte le mattine

Stefano Crescita personale

La mattina è il momento in cui la tua mente è più recettiva.

Appena sveglio, sei pronto a programmare la giornata e fare il punto sulla tua vita. Ecco 4 domande che dovresti farti ogni mattina, e che ti aiuteranno ad avere un futuro migliore.

1 – Cosa imparerò oggi?

La tua vita può evolversi in 3 modi:

  1. Stabile.
  2. Crescita lineare.
  3. Crescita esponenziale.

La stabilità la ottieni quando quello che fai ogni giorno serve solo a compensare le perdite, ma non migliori mai. Il grafico ha questa forma:

save

Sei in questa situazione quando hai un lavoro stabile, ma non fai altro. I soldi dello stipendio li usi per pagare l’affitto, l’auto, la vacanza ogni tanto. Non metti da parte soldi e non investi in niente che possa migliorare la tua situazione.

Non hai sogni, o li reputi così fantasiosi che non ti impegni a raggiungerli.

Il problema della situazione stabile è che… Non è stabile. Lo sarebbe se il mondo fosse prevedibile, ma non lo è. Gli imprevisti capitano: malattie, la caldaia che si rompe, vieni licenziato.

Quando succede un imprevisto, la tua condizione stabile peggiore. Ma visto che non hai attivato il motore del miglioramento, ti assesti nella nuova situazione: con la caldaia rotta, una malattia latente o un lavoro peggiore. Passano gli anni, e la vita ti si stacca pezzo per pezzo.

Se ti accorgi di essere in questa situazione, attento! Correggi subito la rotta per evitare guai seri.

La crescita lineare ha questa forma:

save (1)

Più passa il tempo, più la tua situazione migliora.

È la situazione più comune fra le persone che vivono una vita normale: un lavoro con promozioni ogni tanto, investono una parte dei loro soldi, fanno migliorie qua e là.

Non inseguono però i loro sogni, ancora troppo lontani. La crescita lineare è pericolosa, perché se è troppo lenta potrebbe essere a mala pena sufficiente per coprire gli imprevisti: se ti esplode la macchina e l’assicurazione non paga, ma hai appena speso tutti i soldi per una vacanza, non riesci più ad andare al lavoro e addio stipendio. Resta una situazione critica

La crescita lineare non ti porta a grandi successi: il massimo a cui puoi ambire è la stabilità. Bilanciare gli imprevisti con una crescita lenta, e puntare a tirare avanti fino alla pensione. Chi vive questa vita arriva alla vecchiaia senza scossoni o grandi paure, ma pieno di rimpianti per non aver ambito a qualcosa di più.

La terza è la crescita esponenziale:

save (2)

La partenza è simile alla crescita lineare, ma la curva punta sempre più in su: migliori sempre più velocemente, usi quello che hai fatto in passato come trampolino di lancio per i successi futuri.

Ci sono poche cose che rientrano in questa categoria, e l’apprendimento è una di queste: più impari, più migliori velocemente.

Il motivo è che quello che apprendi rimane con te per sempre. Non lo perdi, non te lo dimentichi. Anzi, puoi usare la conoscenza acquisita per:

  • Apprendere ancora di più.
  • Ottenere risultati concreti.
  • Fare esperienza pratica.

Se impari a riparare una moto puoi usare la tua conoscenza come base per imparare a riparare una macchina. Ma allo stesso tempo puoi lavorare come meccanico di moto: guadagnare e imparare ancora di più sull’argomento grazie all’esperienza che fai.

Imparare ha benefici diffusi su tutta la tua vita. Non è una serie di compartimenti stagni, dove ogni conoscenza ti torna utile solo quando la usi direttamente. Quello che conta è il processo, l’abitudine: se sono abituato a imparare e ragionare, sarò globalmente più intelligente. Il QI varia in base a quanto apprendi. Il cervello è come un muscolo: più fa qualcosa, più impara a farlo bene. Quindi se continui a imparare, imparerai sempre più velocemente.

Dove per imparare non intendo studiare. Io odio studiare, ma adoro imparare.

Ogni giorno chiediti cosa puoi imparare oggi: non devi per forza leggere un libro, ecco alcuni spunti:

  • Cercare su Google il movimento più efficace per pulirsi i denti.
  • Andare in un posto nuovo e imparare a orientarsi.
  • Chiedere a un amico informazioni su qualcosa nel quale è esperto.
  • Fare pratica deliberata.

Ci sono molti modi per imparare: usane almeno uno tutti i giorni.

2 – Come mi avvicinerò al mio sogno?

Chiariamoci: dovresti avere un grande sogno. Da anni ne sono convinto e ogni giorno ne ho la prova: avere un obiettivo ti rende più felice e ti mette sulla strada del successo personale e professionale.

Professionale, è ovvio: senza un piano per sviluppare la tua carriera, sei in balia degli eventi: del capo, del collega stronzo, della crisi. L’unico modo per avere un lavoro stabile e ben pagato, al giorno d’oggi, è avere un piano. Ma per fare un piano, devi sapere dove andare: è il tuo obiettivo professionale. Dove vorresti essere fra 10 anni? Usalo come punto di riferimento per sviluppare le tue competenze e il tuo lavoro.

(Se ti interessa l’argomento, allora dovresti controllare il mio nuovo manuale Obiettivo Lavoro – è scontato di 40€ fino a questo venerdì)

Ma il tuo obiettivo finanziario è solo un mezzo per raggiungere il tuo altro vero obiettivo, quello personale: ciò che ti rende felice. Può essere di due tipi:

  • Evento singolo.
  • Continuato.

Gli eventi singoli, sono appunto, singoli: lo raggiungi una volta solo. Esempi: correre una maratona, mangiare 1 chilo di lasagne, dormire per 20 ore di fila.

Gli eventi continuati si protraggono per un tempo più lungo, come ad esempio: guadagnare 50.000 euro l’anno, raggiungere e restare sotto i 70 chili, diventare un missionario in Africa.

Molti credono che il loro sogno sia impossibile, quando in realtà bastano solo pochi anni per raggiungerlo. Esempio: il mio sogno è andare a vivere all’estero! Niente di più facile: puoi trasferirti dove vuoi nell’Unione Europea senza permessi particolari. Ti basta solo conoscere la lingua e trovare un lavoro. La lingua la impari in 6-12 mesi (soprattutto l’inglese), il lavoro è probabilmente più facile trovarlo all’estero che qui.

Andare negli Stati Uniti è già più difficile, ma non impossibile: io ci ho lavorato per un anno, e ho trovato l’opportunità senza cercarla poi così tanto.

Per molti, credere che il proprio sogno sia irrealizzabile è un modo per non mettersi in gioco: mi auto-convinco che sia impossibile, quindi non ci provo nemmeno. Non mi impegno, tanto fallirò. Così funziona una delle trappole mentali peggiori: la profezia auto-avverante.

È molto più difficile sedersi e indagare su come raggiungere il tuo sogno. Scoprirai che si può fare. La regola è: se l’hanno già fatto più di 100 persone, allora è più che fattibile. Niente scuse. Il resto è forza di volontà.

3 – Cosa avrei potuto fare meglio ieri?

Impara dal passato per migliorarti in futuro: ogni giorno chiediti cos’hai fatto ieri, i tuoi successi e i tuoi fallimenti, cosa avresti potuto migliorare. Per questo può esserti utile tenere un diario: usalo ogni mattina per analizzare la giornata precedente, e già che ci sei, rispondi anche alle altre 3 domande dell’articolo in forma scritta. Io uso il diario online Penzu.

Alcuni giorni andranno lisci: hai lavorato bene e hai fatto un passo per migliorare, hai raggiunto gli obiettivi che ti eri prefissato per la giornata. Hai imparato qualcosa e ti sei avvicinato al tuo sogno. Altre volte capitano degli imprevisti.

Secondo la tradizione giapponese, ci sono due tipi di sconfitte:

  1. Onorevole.
  2. Disonorevole.

Quando non completi l’obiettivo prefissato, chiediti: è stata una sconfitta onorevole o disonorevole?

È onorevole quando, a mente fredda, non potevi farci niente. È successo un imprevisto grave, e ti è stato impossibile portare avanti il tuo piano. Può succedere, nulla di grave: gli imprevisti capitano una volta ogni tanto, riprovaci oggi.

La sconfitta è disonorevole quando per mancanza di volontà o coraggio ti sei auto-convinto di non potercela fare, quando invece ti serviva solo la giusta motivazione. Questo è un passo falso che devi correggere subito: se ti manca la motivazione, usa le tecniche di cui parlo nel manuale anti-confusione.

Non solo devi correggere gli errori dei giorni prima, ma imparare cosa puoi ottimizzare. Per questo è utile tenere un calendario in cui segni le tue attività giornaliere: quanto hai lavorato (o studiato), quanto ti sei svagato e quanto tempo hai dedicato alla tua passione. Ottimizza il tempo seguendo la regola aurea e, se ne hai comunque poco, ottimizza il sonno.

4 – Dove voglio essere fra 5 anni?

Per raggiungere il tuo obiettivo devi lavorare a testa bassa sui traguardi a breve termine: spezzetta gli obiettivi e fanne uno alla volta. Ma ogni tanto fa bene anche ricordarsi del perché stai lavorando sodo adesso: è un modo per mantenere alta la motivazione.

Le persone sopravvalutano quello che possono fare in un anno, ma sottovalutano quello che possono fare in cinque. Il motivo è che il cervello non vede il tempo in modo lineare, e fa fatica a concepire periodi più lunghi di 12 mesi.

Tieni sul tuo diario l’elenco dei traguardi che raggiungi, ogni tanto vai a controllarli: ti accorgerai che, anche se i progressi giornalieri sono risibili, a fine anni sei anni luce più avanti di quando avevi iniziato. Metti insieme i progressi per cinque anni, e ti renderai conto di quanto potenziale hai. E stiamo parlando di solo 5 anni, un intervallo di tempo risibile se paragonato alla vita che ti rimane.

Il cambiamento è incrementale, i grandi cambiamenti non esistono: ogni successo va costruito pezzo per pezzo, con piccoli passi quotidiani. Una casa si costruisce mattone per mattone, non in un colpo solo.

A volte può essere frustrante: arrivare alla fine di una lunga giornata di lavoro e dover pensare ancora alla crescita personale. Il traguardo è così distante che non ti motiva più, la carica iniziale della prima settimana è svanita. Ma se tieni un diario dei tuoi progressi e non fai fatica inutile perché hai chiaro il tuo obiettivo, guarderai indietro e ti spaventerai nel pensare a quanti progressi hai fatto l’ultimo mese.

5 (bonus) – Dov’ero 5 anni fa?

Questa è una domanda che puoi farti cinque anni dopo aver iniziato il tuo percorso di crescita esponenziale e successo. Guardati indietro e renditi conto di quanto hai fatto in passato. Io, che sono appassionato di crescita personale da 4 anni, posso guardare al 2010 quando ho deciso di dare una svolta alla mia vita. Da allora, ne ho fatta di strada.

Se i prossimi 4 anni saranno come gli ultimi 4, nemmeno i miei sogni più ottimisti riescono a immaginare dove sarò. E nel 2018 avrò solo 29 anni.

Penso che una delle soddisfazioni più grandi della vita sia arrivare a capodanno e dire: se l’anno nuovo mi porterà il successo dell’anno passato, mi vengono i brividi a pensare dove sarò.

Quindi datti da fare per poterlo dire il 31 dicembre 2014: hai ancora quasi 9 mesi a disposizione, non sprecare nemmeno un giorno.

2 Aprile 2014

4 pericolose bufale che seducono il tuo inconscio

Stefano Crescita personale

La maggior parte delle persone crede almeno in una di queste bufale.

Ci sono credenze innocue, che male che vada ti fanno fare brutta figura. Ma ce ne sono altre che sono potenzialmente pericolose.

Ecco 4 pericolose bufale che fanno leva sul tuo inconscio, e potrebbero costarti più di quello che pensi.

1 – Omeopatia e medicina alternativa

"I miei medici si stanno consultando per una diagnosi."
“I miei medici si stanno consultando per una diagnosi.”

“I tuoi pensieri possono ferirti più del tuo peggior nemico.”

– Buddha

Alcune bufale sono innocue: credere nei rapimenti alieni o nel mostro di Loch Ness al massimo ti può causare qualche sguardo strano. Altre sono più pericolose, come la medicina alternativa: un immenso business che fattura trilioni di euro l’anno in tutto il mondo, basato sulla morte.

Prima di continuare, definiamo la medicina alternativa. Anzi, diciamo cosa non è: provata con il metodo scientifico. Tutto quello che fa parte della medicina alternativa non è dimostrato con dati oggettivi. Un rimedio alternativo efficace che viene confermato col metodo scientifico entra a far parte della medicina tradizionale. Esempio: l’aspirina, il cui principio attivo è estratto da una pianta. Quindi è probabile che alcuni rimedi alternativi funzionino, più o meno.

Il problema: prima di scoprire quali sono efficaci, potresti essere già morto per colpa di qualche altro rimedio tossico. Secondo gli standard medici, “alternativo” significa “non provato.” Hai presente nei telefilm, quando il medico tira fuori questo nuovo farmaco sperimentale che potrebbe salvarti la vita ma potrebbe avere effetti collaterali letali? Ecco, quella è la definizione di medicina alternativa.

Per sopravvivere nel business la medicina alternativa non può affidarsi alle prove scientifiche (che, per definizione, non può avere) ma su marketing, pubblicità e trucchi mentali.

Con questo non voglio dire che la scienza c’azzecca sempre (vedi punto 4). Ma se un centinaio di laureati in camice bianco qualche volta sbagliano, non oso pensare la percentuale di errore di un santone che si compra l’auto vendendo acqua miracolosa.

Ma allora, perché la medicina alternativa tira?

  • È “naturale”: chiariamoci, vivere nella natura è una figata pazzesca, ma qui lo si fa nel modo sbagliato. La teoria: è più sicura e senza effetti collaterali, rispetto a ingerire capsule fatte in plastica in qualche laboratorio chimico. Sembra allettante. Tuttavia, “naturale” non significa niente. Il petrolio è naturale, il cianuro è naturale, il metano è naturale, il batterio della peste bubbonica è naturale. Ma non li vorrei mangiare. Senza contare che molti prodotti “naturali” sono sintetizzati in fabbrica come i medicinali tradizionali.
  • Tradizione: È il ritorno alle origini: una volta si stava meglio, quindi ricominciamo a usare i rimedi tradizionali. Se la pensi così, la prossima volta che vai dal dentista per togliere una carie, chiedigli di non usare l’anestesia: è un’invenzione recente. E quando hai mal di testa, invece del terrificante acido acetilsalicilico (aspirina) prova con le sanguisughe. Un secolo fa non si stava meglio, solo le persone erano troppo impegnate a non morire di fame per lamentarsi.
  • Costa poco: non sempre, ma la medicina alternativa da banco costa poco. Un’erba miracolosa da 5€ è più allettante di un farmaco da 50€, per chi è in ristrettezze economiche.
  • Paura: questo è il fattore inconscio, il più importante. Quando una persona è malata seriamente, ha paura. Quando le persone hanno paura, spengono il cervello razionale. La medicina tradizionale spiega i fatti: tu hai la malattia X, c’è il rimedio Y che forse ti guarirà fra 6 mesi, e dovrai restare in ospedale tutto il tempo. Il santone ti dice: succhia questa radice una volta al giorno e fra una settimana sei pronto a fare la maratona. Quando il tuo cervello è condizionato dalla paura, non hai la lucidità per fare la scelta giusta. L’omeopatia è l’equivalente dell’email “hai vinto la lotteria nigeriana, clicca qui per ritirare 1 milione di dollari”: promettono benefici così grandiosi che le menti più deboli non si chiedono nemmeno se è plausibile.
  • Decorso naturale: il corpo sa badare a sé stesso e, anche senza medicine, guarisce da solo. I farmaci, spesso servono giusto a velocizzare la guarigione o ridurre il dolore. Se prendi un farmaco alternativo e il corpo guarisce per conto suo, darai il merito all’infuso di mirtilli del Nicaragua.

2 – Teorie del complotto

Una prova schiacciante!
Una prova schiacciante!

“Se il governo ha veramente simulato l’atterraggio sulla luna, l’ha fatto molto meglio di qualsiasi altra cosa abbia mai tentato di fare.”

– Stephen Hawking

Io con i complottisti non ci parlo nemmeno più. È inutile, uno spreco di tempo. La solfa è sempre quella: “io ho ragione, ecco perché. Tutte le fonti che dicono qualcosa di diverso sono parte del complotto, quindi ho ragione.” Facile così: quello che dici tu è giusto, ma non ci sono prove perché i potenti hanno nascosto tutto. Ma quello che dico io è sbagliato anche se ci sono prove , perché sono fabbricate dai potenti per tenerti in riga.

Qui andiamo a minare le basi del metodo scientifico: se ci sono prove è sbagliato, ma se non ci sono prove è giusto? Com’è che funziona?

Le teorie del complotto sono costruite su collezioni di piccoli eventi, che presi singolarmente non sono necessariamente impossibili. Ma da lì viene tratta una conclusione che va al dì la della ragione. Del tipo: “io respiro ossigeno, le rose sono rosse, quindi 2+2 fa 5”.

Anzitutto, è sbagliato mettere insieme tutte le teorie del complotto in un grosso mucchio. Alcune potrebbero essere vere, così come alcune medicine alternative possono funzionare. Ce ne sono di più plausibili e di meno plausibili. Ma tutti e due hanno il punto debole in comune: per definizione, non sono provati. La medicina alternativa, quando provata, diventa medicina tradizionale. Le teorie del complotto, quando provate, diventano indagini ufficiali.

Non dubito che nel mondo ci siano complotti, riunioni segrete e tentativi di controllare le masse. D’altra parte, dubito che chi governa il mondo da una città sotterranea sia così pirla da farsi scoprire dal primo complottista che apre un blog su internet. E nel caso, dubito che lo lascerebbe vivere abbastanza a lungo da pubblicare il secondo articolo. Almeno se sono così demoniaci come tale autore scrive.

Io credo nelle prove. Portami prove schiaccianti, non indizi, e crederò in qualsiasi teoria del complotto. Il problema che le prove schiaccianti farebbero nascere un’indagine ufficiale, quindi non sarebbe più una teoria del complotto. Una volta non credevo nella teoria del complotto che “gli elettrodomestici sono programmati per rompersi”, ho cambiato idea quando ho avuto prove scientifiche.

Ci sono diverse ragioni inconsce per colpa delle quali i complotti vanno forte:

  • Schemi: il cervello cerca schemi e connette i punti anche quando le connessioni non esistono, come nella bufala della fortuna.
  • Ignoto: il cervello ha paura dell’ignoto. Ci sono alcune cose che non possiamo conoscere, la teoria del complotto è un modo per avere la falsa convinzione della conoscenza suprema.
  • Semplicità: il mondo è complesso. Tanto. Risultato: non puoi sapere tutto. Ma questo, l’inconscio, non lo accetta. Le teorie del complotto sono un modo sbagliato per spiegare realtà altrimenti troppo complicate. E così l’orizzonte troppo vicino nella foto di Neil Armstrong dà origine al complotto dell’atterraggio lunare simulato dal governo. È molto più facile di informarsi e scoprire che il diametro inferiore della luna causa una maggiore curvatura della superficie, che a sua volta avvicina l’orizzonte.
  • Scaricare la colpa: se qualcosa va male, incolpare un’entità astratta come “i potenti” è più facile che indagare il vero responsabile. Che potresti essere tu. Per questo in Italia va forte il complotto del signoraggio: l’economia va male per colpa delle banche, o dei politici, o di qualche altra entità. È la caccia alle streghe, la ricerca disperata di un capro espiatorio per sviare l’attenzione dal vero colpevole. La realtà può essere scomoda e difficile da trovare, alcuni prendono la scorciatoia con la teoria del complotto. Vantaggio bonus: visto che l’entità fautrice del complotto non esiste, non può difendersi dalle accuse.
  • Statistica: una delle cose che più odio della mia professione, l’economia, è che chiunque si crede più esperto di me dopo due articoli su internet e un video su Youtube. Tu andresti da un ingegnere aeronautico a dirgli “io conosco l’aerodinamica meglio di te perché ho visto un video su Youtube”? Spero di no. Ma quelle stesse persone vanno dagli economisti a dire che sanno l’economia meglio di loro. E si buttano a interpretare le statistiche. Il problema: la statistica è una scienza complessa. I sondaggi della televisione non sono una statistica, ma un tentativo di manipolazione. I complottosti vedono una statistica incompleta e, credendosi dei geni, si lanciano in interpretazioni sbagliate. Un consiglio: la statistica è una delle 5 competenze fondamentali, ma studiala prima di azzardare interpretazioni.

3 – Religione

“Se Dio ha parlato, perché il mondo non è convinto?”

– Percy Bysshe Shelley

Dopo aver evitato il mare di richieste via email che mi sono arrivate chiedendomi di parlare di religione, questo mi sembra l’articolo giusto per farlo.

Da una parte, è giusto rispettare le opinioni di tutti. Nel rispetto della mia massima “fai quello che vuoi finché non vieni a rompere le scatole a me”, ognuno ha il diritto di credere in quello che vuole. Dall’altra, è giusto affrontare il discorso religione così come si affronta qualsiasi altra entità sovrannaturale: basandoci su prove scientifiche. Anzi si deve essere ancora più scrupolosi, visto che chi crede in Bigfood non ha mai dichiarato guerra a chi crede nel Chupacabra.

Spero che nessuno prenda questa sezione sul personale, non intendo esserlo. Voglio solo portare uno spunto di riflessione.

Un errore comune è pensare che non credere in nessun dio equivalga a credere che nessun dio esista. Non esistono prove che dimostrino la non esistenza di una divinità: a meno di esplorare tutte le dimensioni dello spazio e del tempo, in questo e in altri universi, non possiamo sapere se Thor esiste; possiamo solo dire che non ci sono prove a sostegno.

Anche se io voglio crederci.
Anche se io voglio crederci.

Per questo considero l’ateismo una forma di religione: basato su dogmi non dimostrabili.

Può aiutare pensare che quando si parla di divinità, tutti sono non credenti. Alcuni di più, altri di meno: tutti i cattolici convinti non credono nell’esistenza di altri dei, e così per ogni altra religione della storia. Assumendo che nell’ultimo millennio sono passate 100 religioni (una stima conservativa), siamo tutti almeno 99% non credenti. E tutti sono veloci a dire come le altri religioni non abbiano senso, siano illogiche, i loro testi sacri sono pieni di errori. E possono avere anche ragione.

L’unica differenza: i non credenti lo dicono di tutte le religioni, i credenti di tutte le religioni tranne la loro. Non siamo poi così diversi. Mi affascina sempre sentire un credente che smonta scientificamente le altre religioni, ma non applica la stessa logica a quella in cui crede.

Da qui nasce un’altra considerazione: almeno la grande maggioranza dei credenti nella storia avevano torto. Se va bene, solo una religione c’ha azzeccato: anche prendendo la più grande del mondo (cristianesimo), è una minima parte dei credenti dell’ultimo milione di anni. L’inferno deve essere un posto affollato, ed è popolato in buona parte da persone che hanno deciso di credere nel Dio sbagliato.

Domanda: in che modo le persone scelgono una religione?

Risposta: non la scelgono.

La prova più schiacciante contro la religione, ogni religione, è che non è scelta ma imposta. Pochi credenti scelgono di credere in una religione autonomamente, da adulti. Molti sono introdotti al Dio locale dalla famiglia, senza scelta o dibattito: la mente di un bambino assorbe, non fa ragionamenti critici. Se tutti intorno a lui gli dicono di credere a Dio, lui ci crederà. E penserà che è stato lui a volerlo.  Il macchinario dogmatico risponde con la “fede”, ossia credere in qualcosa senza prove. Mi dirai: certo, la religione per definizione non è dimostrabile, bisogna credere. E allora perché dovrei credere in Gesù e non nei folletti? Cosa c’è di diverso?

Questo è tristemente evidente dalla relazione fra la religione prevalente in una comunità e la “decisione” di un bambino su quale Dio scegliere. In Italia, un bambino nato in una famiglia cattolica diventerà cattolico. In Egitto, musulmano. In Thailandia, buddista. Dio ha il monopolio: non viene data la possibilità di scegliere, non ci sono esibizioni di prove o confronti fra religioni. Una volta che la credenza è imposta, l’inconscio fa il resto: elimina ogni prova contraria al preconcetto.

4 – Scienza

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“‘Scientificamente provato’ è un ossimoro: un pilastro della scienza è lasciare aperta la porta per i dubbi.”

– Carlo Rovelli

Abbiamo parlato di religione, parliamo di scienza: anche quella è lontana dalla perfezione.

Credo che il mondo sarebbe un posto migliore se le persone iniziassero a fidarsi della scienza, invece che dei 3 punti sopra citati. D’altra parte, queste persone qualcosa di giusto lo dicono: la scienza non è perfetta. Né lo sarà mai. Gli scienziati sono esseri umani e, come tali, con un inconscio che ogni tanto gli tira brutti scherzi. Newton, non contento di aver scoperto il movimento dei pianeti, ha passato un sacco di tempo a cercare di trasformare il piombo in oro.

Un secolo fa, i luminari della scienza erano convinti che la forma della testa fosse un indicatore affidabile dell’intelligenza del soggetto. Gli esseri umani non sono perfetti, anche quando hanno un “Dott.” davanti al loro nome sbagliano.

Per quanto imperfetta, la scienza è ad oggi il sistema migliore che abbiamo di capire il mondo. Se ti ammali, hai più possibilità di essere curato da un medico che da uno sciamano animista. Forse la cura medica non è perfetta, ma è molto meglio di un infuso di finocchio e una danza intorno al fuoco per vincere il favore di Ifrit.

La scienza si basa sull’errore: guardare qualcosa, notare che non va bene, cercare di migliorare. Da lì qualcun altro prenderà il lavoro e farà un altro passo. “Scientificamente provato” è un “probabile”, più che un “sicuro”. Il metodo scientifico consiste nel:

  • Uno scienziato pubblica un’ipotesi.
  • Tutti gli altri scienziati al mondo cercano di distruggerla.
  • Se l’ipotesi regge, probabilmente è giusta e diventa una teoria.

Lo so, sarebbe bello se tutto fosse più semplice, se gli ingegneri fossero infallibili. Ma questa è la realtà: la scienza è imperfetta, ma rimane anni luce meglio delle alternative.

Soprattutto, diffida quello che viene detto da uno scienziato singolo. La sua opinione vale quanto la tua, ha le sue credenze, i suoi interessi. Laurea o no, rimane una persona. Credi a qualcosa solo quando è dimostrato da così tanti studi che è improbabile (non impossibile) sia sbagliato.

Alcuni siti utili

  • Paolo Attivissimo: bufale e complotti.
  • Medicina alternativa e simili.
  • Signoraggio.
  • Complotti vari.
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