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15 Gennaio 2014

Attenzione: gli obiettivi, da soli, sono inutili

Stefano Crescita personale

Gli obiettivi non sono perfetti, manca un tassello fondamentale senza il quale non li raggiungerai mai.

Io sono un grande fan dei miei obiettivi: l’intero manuale anti-confusione ruota attorno al principio che un obiettivo chiaro è necessario per la felicità e il successo in ogni campo (se non l’hai già fatto, scarica gratis il manuale a questo indirizzo). Avere dei traguardi mi ha aiutato a superare momenti difficili, e mi spinge a migliorare ogni giorno. Ma manca ancora qualcosa, senza il quale gli obiettivi sono inutili.

Oggi parliamo di un elemento che ti aiuta a raggiungere gli obiettivi… Anche se non hai obiettivi.

Il sistema

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Partiamo da alcuni esempi per definire la differenza fra obiettivo e sistema.

  • Se alleni una squadra di calcio, il tuo obiettivo è vincere il campionato. Il sistema è quello che fai fare alla squadra ad allenamento ogni giorno.
  • Se sei uno scrittore, il tuo obiettivo è scrivere un libro. Il sistema è l’orario che ti imponi per scrivere ogni giorno.
  • Se sei un maratoneta, il tuo obiettivo è finire la maratona in tempo record. Il sistema è l’allenamento per quel periodo.
  • Se sei un imprenditore, il tuo obiettivo è fatturare un milione di euro. Il sistema è il modo in cui gestisci marketing e vendite.

Se ignorassi il sistema per focalizzarti sull’obiettivo, otterresti comunque il risultato? No, perché solo definire un obiettivo non basta per raggiungerlo.

Se ignorassi l’obiettivo per concentrarti sul sistema, lo raggiungeresti comunque? Sì, anche se forse non nel modo in cui avevi previsto.

Una volta che hai definito e ramificato gli obiettivi come spiegato nel manuale anti-confusione, è il sistema che fa la differenza: sviluppare un processo che, giorno dopo giorno, ti avvicina al successo. Quando sei uno scrittore che vuole finire il suo primo romanzo (obiettivo), devi sederti e iniziare a scrivere.

In molti mi vengono a chiedere per email cosa fare se non hanno obiettivi. La risposta: focalizzati sul sistema, e i risultati verranno da soli. Segui la regola aurea e comincia a fare quello che ti piace: una volta che hai in piedi un sistema per passare all’azione, da qualche parte arriverai.

Quando l’inverno scorso ho pubblicato il Libro di Mindcheats, una raccolta di tutti i miei articoli, in totale ho contato oltre 450 pagine: se a quell’epoca mi avessero detto di scrivere un libro di 450 pagine, sarei rabbrividito all’idea. Ancora adesso, le dita mi si intorpidiscono alla sola idea.

Ma avevo in piedi un processo: scrivere almeno un articolo a settimana, e con il tempo è venuto fuori un mattone del genere. Non serve avere un obiettivo per raggiungere un risultato, se il processo funziona.

3 problemi degli obiettivi

Ci sono 3 ragioni per cui dovresti pensare meno agli obiettivi, e più ai processi. Sono tre problemi che molti, seguendo gli obiettivi senza avere un sistema, incontrano. Vediamole.

1 – Gli obiettivi riducono la tua felicità

Avere un obiettivo significa che adesso non sei felice, ma lo sarai quando l’avrai raggiunto. Questa è una distorsione del vero significato di obiettivo, ossia uno strumento per migliorarsi. Posticipi la felicità e il successo a un obiettivo sempre più avanti nel tempo, che potrebbe non arrivare mai: una volta raggiunto il traguardo corrente, ne avrai già un altro che ti renderà infelice.

La soluzione è concentrarti su quello che puoi fare oggi e come puoi farlo al meglio, senza pensare all’obiettivo in grande: con il tempo, quello arriverà. Se perdi troppo tempo a sognare quanto bella sarà la vita una volta guadagnato il milionesimo euro, non avrai più tempo da dedicare al suo raggiungimento. Mantieni le cose semplici, pensa a quello che puoi fare oggi e aderisci al piano. Quando ti focalizzi sul processo invece che sul risultato, ti godrai di più il presente.

2 – Gli obiettivi raramente sono a lungo termine

Potresti pensare che gli obiettivi ti terranno motivato sul lungo termine, ma non è sempre così.

Senza un buon sistema e senza un obiettivo dinamico, il processo positivo terminerà quando l’obiettivo sarà raggiunto. Così se vuoi correre una maratona, smetterai di correre dopo averla completata e riprenderai i chili persi  con gli interessi. Questo crea l’effetto yo-yo tipico delle diete: le persone sovrappeso si impongono un obiettivo di dimagrimento che, una volta raggiunto, non lascia nessuna buona abitudine alimentare. La persona ricomincerà a mangiare come prima, riacquistando i chili persi. Ecco perché una buona dieta si basa sulla creazione di una coscienza alimentare che duri tutta la vita, e il dimagrimento è una conseguenza.

Secondo problema: un obiettivo a breve termine potrebbe distruggere un obiettivo a lungo termine che ne consegue. Faccio un esempio personale.

Qualche settimana fa, mentre correvo, ha iniziato a farmi male la caviglia a circa metà strada. Ho provato ad andare avanti per un po’, ma il dolore non si calmava; non era forte, poco più di un fastidio. Avevo due scelte:

  • Continuare a correre e raggiungere il mio obiettivo di chilometri quel giorno.
  • Tornare indietro.

Sono tornato indietro perché avevo predisposto un sistema: correre ogni giorno e, per evitare di farmi male seriamente, ho preferito tornare a casa a ritmo lento. Se avessi seguito l’obiettivo immediato di fare tutti i chilometri, avrei rischiato un infortunio e pregiudicato quello a lungo termine: so che correre tutti i giorni è più importante di finire l’allenamento quotidiano con rischio di rimanere fermo una settimana.

3 – Gli obiettivi presumono il controllo del futuro

Non puoi predire il futuro. Sconvolgente, vero?

Ma ogni volta che ti poni un obiettivo, stai scommettendo sul tuo controllo di avvenimenti che non puoi controllare. Sono probabili, ma non sicuri. Più l’obiettivo è distante nel tempo, più sono le cose che possono cambiare rendendo obsoleto il tuo piano.

Fra tutti gli obiettivi maggiori che ho avuto in vita mia, non credo ce ne sia mai stato uno che è andato liscio come l’olio. Ci sono sempre stati imprevisti, cambi di rotta, aggiustamenti, miglioramenti. Tutto è in evoluzione, il mondo cambia e i tuoi obiettivi devono cambiare con esso. Non è necessariamente un male: a volte i cambiamenti sono positivi. Sai cosa puoi controllare invece? Il presente. Le decisioni che prendi adesso, i piani che fai da qui a sera. Con un orizzonte temporale limitato, è difficile che un imprevisto si metta di mezzo.

I sistemi si concentrano sul presente, piuttosto che sul futuro. Con meno variabilità e più certezza, potrai concentrarti meglio su quello che devi fare piuttosto su quello che succederà in un futuro non meglio specificato.

Conclusione

Con questo, non sto dicendo che gli obiettivi sono inutili. Restano un capitolo fondamentale di ogni buon percorso di crescita personale, ma non sono l’unico protagonista del tuo sviluppo.

Una volta che hai definito un obiettivo, spezzettalo in parti più piccole e crea un sistema per raggiungere ognuna. Poi rimetti l’obiettivo nel cassetto, e focalizzati su quello che devi fare ogni giorno e come dare sempre il massimo.

8 Gennaio 2014

Altre 7 risorse per studiare gratis nelle migliori università del mondo

Stefano Crescita personale

Questo è il sequel a uno dei miei articoli più popolari: come studiare gratis nelle migliori università del mondo.

Qual è il tuo obiettivo del 2014? Qualunque sia, il secondo dovrebbe essere: imparare qualcosa di nuovo. Con quello che ti dirò in questo articolo, avrai abbastanza da imparare per i prossimi 12 mesi. E per i 12 dopo, e quelli dopo ancora.

Imparare è ciò che rende la vita bella, interessante, di successo. Studiare qualcosa in modo approfondito è indispensabile per trovare un buon lavoro, fra le altre cose. Non ti serve buttare tempo e soldi in un’università, quando con il computer puoi imparare tutto quello che ti serve gratuitamente dalle migliori università del mondo. Tutte le risorse sono in inglese, perché in Italiano si trova veramente poco e di livello spesso non eclatante: per i pochi corsi meritevoli nella nostra lingua, fai riferimento all’articolo prequel. O ancora meglio, al corso per imparare l’inglese da casa. 😉

Una buona metà della vita universitaria.
Una buona metà della vita universitaria.

1 – MIT OCW

Un immenso portale in cui il Massachusetts Institute of Technology mette online i suoi corsi: ce ne sono 2150 al momento, seguiti da un milione e mezzo di persone al mese in tutto il mondo.

Il progetto è 100% libero sia per i professori che per gli studenti. Questo significa che tu puoi entrare nel sito, scegliere il corso, scaricare il materiale e gli esercizi, leggere gli appunti, acquistare i libri consigliati. Il professore è libero di caricare il materiale che si sente di condividere, che varia in base al docente: alcuni mettono online tutto, altri solo certe porzioni. In genere si tratta comunque di corsi completi che ti permetteranno di farti una cultura approfondita su qualsiasi disciplina esistente su questo pianeta.

Vista la natura libera del corso, non sono previsti crediti formativi, percorsi o certificazioni: i corsi sono lì, online, disponibili a tutti senza registrazione. Puoi scaricare il materiale e impararlo al ritmo che vuoi. Dopo puoi scaricare le prove d’esame e verificare la tua conoscenza. Ma il MIT non rilascerà un certificato, ti darà qualcosa di più: la possibilità di imparare da una delle migliori università del mondo, gratuitamente.

Link al sito

2 – Future Learn

Future Learn offre una grossa selezione di corsi online di alta qualità e gratuiti, provenienti da alcune delle migliori università del mondo e altre istituzioni riconosciute. I corsi sono accessibili dal telefono, tablet o computer, così da poterle consultare quando vuoi. Partecipare è molto semplice, una volta che ti sei registrato:

  • Scegli un corso fra quelli proposti: nella pagina principale c’è scritto la data in cui iniziano, la durata totale e le ore di lezioni a settimana. In attesa della data d’inizio, puoi completare il tuo profilo e conoscere altre persone del corso.
  • Una volta che il corso è partito, vedrai un link nella tua pagina personale: ti porterà alla “to do list”, che ti mostrerà i compiti che ti sono stati assegnati per quella settimana. Per la lezione successiva, dovrai completare uno o più compiti assegnati dal professore. Future Learn continua ad aggiungere nuovi video, articoli e file audio per aiutarti nell’apprendimento.
  • Puoi entrare nella pagina interattiva per fare domande agli altri studenti del corso, o vedere le domande e risposte fornite dai professori.
  • Fai gli esami, che possono essere intermedi o alla fine del corso. Quando hai passato il test, riceverai un’attestato che certifica la tua partecipazione.

Al momento gli attestati non sono legalmente validi, ma a breve arriverà anche questa funzionalità. Intanto, te lo ripeto: il certificato non è che un pezzo di carta, quello che conta veramente è ciò che hai imparato.

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3 – Open Courseware

Open Courseware è una comunità internazionale che racchiude centinaia di università e associazioni, che condividono gratuitamente l’educazione offerta da queste istituzioni. Contiene al momento 40.818 corsi di 72 istituzioni diverse. Questo è un motore di ricerca di corsi, più che un sito che li ospita: una volta trovato un argomento che ti interessa, andrai sul sito dell’istituzione per prendere parte alle lezioni. Tutto quello che passa su Open Courseware è gratuito e di qualità assoluta.

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4 – Udacity

Vuoi un’istruzione di livello superiore, ma flessibile? Udacity ha pochi corsi, giusto qualche decina, ma tutti curati nei minimi dettagli. Sono gratuiti e, nella funzione base, offrono materiale in abbondanza per approfondire l’argomento trattato.

Ma se vuoi andare al livello successivo, puoi passare alla versione a pagamento e avere accesso a un corso riconosciuto, con certificato ufficiale erogato da un’istituzione riconosciuta a livello mondiale. Non sono corsi economici (intorno ai 75€ al mese, e durano 2-3 mesi) ma si sa, la qualità si paga. Avrai anche a disposizione un professore che ti riceverà personalmente.

I corsi non sono sviluppati dalle università, ma da Udacity in collaborazione con alcune delle figure professionali più importanti al mondo. Ad esempio: un corso di analisi statistica è presentato da Dean Eckles e Moira Burke, due manager nel reparto statistica di Facebook. Un corso di sviluppo web su cellulari è curato da due ingegneri di Google.

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5 – Stanford Online

Qui sono racchiusi tutti i corsi messi online dall’università di Stanford, una delle istituzioni più famose e accreditate al mondo. Stanford non ha una piattaforma proprietaria per erogare le lezioni, quindi si affida ad altri portali come Coursera e Novoed. Tutti i corsi sono gratuiti da seguire, e per un piccolo pagamento (di solito intorno ai 50 euro) puoi ricevere un certificato ufficiale dalla Stanford University.

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6 – Codecademy

Una delle competenze fondamentali del nuovo millennio è l’informatica: se sai un linguaggio di programmazione bene, sarai un gradino sopra tutti gli altri. Questo è un settore che non conosce crisi, ed è in continua espansione. Se non sai che carriera fare, il programmatore è una delle scelte più felici che potresti fare. Codecademy ti insegna a programmare gratis, ed è il sito web più famoso al mondo sull’argomento.

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6 – Khan Academy

Sal Khan è un uomo straordinario. Dopo aver ottenuto tre lauree al MIT e un master a Harvard, ha deciso di mollare il suo lavoro ben pagato per fondare un’organizzazione no profit e insegnare di tutto alle persone, gratis. Il portale ha tanti corsi: ho rinunciato a contarli tutti, ma sono centinaia.

Se vuoi iniziare a imparare qualcosa ma non ti senti pronto a intraprendere un’impresa seria come quella proposta dalle piattaforme precedenti, Khan Academy ti permette di iniziare con qualcosa di più tranquillo (giusto qualche video su Youtube con argomenti meno complessi) senza sacrificare la professionalità. Potrai poi passare a equazioni differenziali, decadimento radioattivo e l’equilibrio di Nash.

Se non hai mai provato l’ebrezza dell’istruzione online, ti consiglio di partire da qui: non vengono rilasciati certificati ufficiali, ma l’impatto non è così traumatico come con altri siti.

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18 Dicembre 2013

6 domande scomode per fare il punto sulla tua vita

Stefano Crescita personale

È quasi capodanno, nel 2013 rimane solo un articolo di Mindcheats oltre a questo (perché noi tutti contiamo il tempo in base agli articoli del blog). Che ne dici, facciamo un po’ il punto della tua vita?

Fermati un attimo a pensare, rispondi sinceramente a queste cinque domande che ti faranno capire se stai veramente vivendo una vita come si deve, oppure ti stai trascinando giorno dopo giorno senza un obiettivo preciso. Sono domande scomode, ma ti aiuteranno a capire dove migliorare.

1 – Sto facendo qualcosa che verrà ricordato?

Un esempio a caso (e facilmente raggiungibile).
Un esempio a caso (e facilmente raggiungibile).

Alla fine tutti diventiamo vecchi,  alla fine tutti moriremo. Giusto per iniziare con una botta d’allegria.

In quei momenti, guarderai indietro e ti chiederai se quello che hai fatto nella vita ha avuto un significato. Se hai lasciato un segno nel mondo, se verrai ricordato per qualcosa.

In quel momento non te ne frega più niente. Puoi chiamare il tuo capo e mandarlo a cagare, se non è trapassato prima di te. Tanto cosa può farti? Ammetti a te stesso i tuoi errori, le opportunità sprecate, quello che avresti potuto fare per avere una  vita significativa.

Ma non pensiamo a cosa farai fra novant’anni. Pensiamo a ora, questo momento: cosa stai facendo per rendere ogni giorno memorabile? Ti mantieni nella mediocrità, o cerchi di fare qualcosa per costruire, mattone su mattone, qualcosa di epico? Stai mantenendo i motori al minimo perché non hai voglia di impegnarti in qualcosa che valga la pena fare?

Dai, sii sincero con te stesso, ammetti che è questa la causa del tuo malessere. L’inconscio sa che ti manca qualcosa nella vita, ma non vuole ammettere che la colpa è tua.

Per questo pensi che non sia il momento adatto per cambiare aria, aspetti e ti prometti che farai qualcosa quando l’occasione si presenterà. Sai che sei in grado di fare cose straordinarie, ma sei sfortunato e hai già questo e quello.

Ma indovina: l’occasione non arriverà mai, devi creartela tu. Se non ti aggrappi a ogni opportunità, non combinerai granché. Se aspetti la fata turchina, ancora meno.

Da qui la prossima domanda.

2 – Sto sfruttando ogni giorno della mia vita?

Una tranquilla  gita di famiglia.
Una tranquilla gita di famiglia.

E il suo corollario: sto veramente facendo quello che mi piace fare?

Il tempo è più veloce, giuro. Fino ai 18 anni non scorreva mai, poi puf! Inizi a macinare anni che nemmeno te ne accorgi. E cos’è successo? Fa quasi paura.

Quindi mi sono detto: basta, d’ora in poi, ogni giorno della mia vita non passerà invano. E ho scoperto che se fai poco ogni giorno, a fine anno ti guarderai indietro e ti renderai conto che hai fatto qualcosa di straordinario.

Il segreto è di fare piccoli passi: non pensare alla grande rivoluzione che puoi fare fra un anno, ma alla singola, piccola azione pratica che puoi intraprendere adesso. Un anno è distante, un anno non conta. Tu sei vivo oggi. Inizia a costruirtela adesso, la tua grande rivoluzione, poi si vedrà. Non è mai troppo presto.

Una volta che hai imparato a metterti in moto e cominci ad apprezzare il concetto di migliorare ogni giorno, puoi passare al passo successivo: avere un piano a lungo termine sul quale lavori con costanza. E ti accorgerai che per quanto grande sia il tuo obiettivo, potrai raggiungerlo con meno sforzo di quello che credi. Io lo so, io l’ho fatto: i miei grandi piani richiedono sempre meno sforzi di quello che credevo all’inizio.

E ti dirai: quanto sono stato stupido a credere che il mio sogno fosse irrealizzabile, in realtà è a un tiro di schioppo. Ma se non inizi a fare piccoli passi quotidiani, non te ne accorgerai mai.

Questo vale per i grandi obiettivi, ma non per i piccoli: le piccolezze, quelle cose che fai ogni giorno, ti porteranno via più tempo del previsto. In parte sono cose necessarie, spesso sono rumore di fondo. Ti sei mai detto massì, sto altri cinque minuti su Facebook poi studio? E i minuti sono diventati  trenta? A quel punto basta, inizi quando scocca l’ora per fare cifra tonda.

Il cervello percepisce il tempo in modo strano: non si rende conto di quanto può fare nel lungo termine, se si impegna per poco tempo da oggi. Se sapessi a che punto ti può portare un po’ di dedizione, non butteresti le tue giornate a giocare a Fruit Ninja sull’iPhone.

O aggiornare sempre le stesse notizie su Facebook.

O rincoglionirti di fronte alla TV.

O leggere articoli su Mindcheats senza applicare mezzo consiglio (beccato 😉 ).

Queste sono vie di fuga dalla realtà. Sono i demoni che ti peggiorano la vita, ti danno un rimedio temporaneo ma si prendono la tua felicità a lungo termine. Ogni sera, prima di dormire, chiediti: oggi ho fatto veramente quello che mi rende felice?

Ti accorgerai che la TV, il telegiornale, Uomini e Donne non ti rendono felice. Ne riparliamo al punto 6.

3 – Il mio corpo mi appartiene?

Una delle sensazioni più belle al mondo è riuscire a correre due ore senza essere (troppo) stanchi. L’uomo è fatto per muoversi, ma forse ancora non te ne sei reso conto perché hai passato tutta la vita imprigionato in casa. Due ore di educazione fisica a scuola, e basta. Magari un’ora o due di calcio, ma senza mai faticare troppo. E poi oh, è inverno, c’è la neve, c’è la bora. No dai, resto a casa.

Ti è stata sottratta la libertà di muoverti, il tuo corpo soffre nella prigione della pigrizia. Ma visto che non conosci la libertà di disporre del tuo corpo, non te ne accorgi. Quando abbatti la barriera, quando ricominci a vivere in un corpo che risponde a quello che gli chiedi, allora dirai: come ceppa ho fatto a vivere finora?

Allora non penserai all’inverno, la neve, la bora. Penserai che è una bella giornata, e non vedi l’ora di uscire a correre.

Io per lavoro sto chiuso in casa, di fronte al computer, a scrivere, scrivere, scrivere… Ogni tanto (poco) devo alzarmi a fare due passi, il mio corpo si rifiuta di stare fermo. Il mese scorso mi si è infiammato un ginocchio e sono dovuto stare a riposo 3 settimane, è stato bruttissimo: mi sentivo stanco, privo di energie, meno concentrato.

Una buona metà degli articoli che scrivo per Mindcheats mi vengono in mente quando corro. Lo sport ossigena il cervello, ti fa pensare meglio, ti schiarisce le idee. Rilascia endorfine che, come il piccolo chirurgo ti dirà, ti rendono più felice. Come la morfina, ma senza lo sgradevole effetto collaterale che ti stecchisce.

Il tuo corpo è l’unico posto in cui puoi vivere. Trattalo bene.

4 – Ho un futuro?

Ouch. Questa fa male.

Ammettiamolo, i soldi non fanno la felicità, ma senza la pancia piena non sei l’uomo più felice del mondo. Serve una giusta via di mezzo, e la trovi facendoti questa domanda in anticipo.

Vedo molte persone che non hanno idea di cosa fare nella vita. Finite le superiori non sanno se andare all’università, si mettono a cercare un lavoro senza un piano preciso. Avanti di vent’anni, sono quelle persone che si accorgono di avere una certa età ma nessuna esperienza rilevante che permetta loro di aspirare a un buon lavoro con uno stipendio decente.

Se hai un piano per la tua carriera, ottimo! Passa al prossimo punto. Ma se ancora non sai cosa farai fra dieci anni, se non sai in quale settore vuoi inserirti, è il momento di farti seriamente questa domanda. Senza una strategia per trovare lavoro, non andrai molto lontano.

Se hai già scaricato il manuale anti-confusione, sai che gli esercizi ti fanno trovare i tuoi principi morali e ti danno la bussola da seguire per raggiungere i tuoi obiettivi ed essere felice. Puoi applicare gli stessi consigli con il lavoro: trova quello che vuoi fare, e poi scendi a valle con passi sempre più semplici che puoi fare oggi per indirizzarti verso una carriera.

Se rimani al livello più basso della catena alimentare, verrai mangiato da chi ha più esperienza di te. La competizione è sfrenata, gli stipendi da fame, le garanzie nulle. Puoi lamentarti, o puoi tirarti su e trovare una soluzione.

Se vuoi approfondire l’argomento, ti consiglio il mio articolo su come trovare lavoro.

5 – Quello che mi preoccupa adesso conterà fra 5 anni?

Questa è una domanda che dovrei farmi anch’io più spesso: fra 5 anni me ne fregherà ancora qualcosa?

La risposta: no. Sono pochi gli eventi che hanno conseguenze a lungo termine, la maggior parte sono solo rumore di fondo che si perde nel continuo della tua vita. Non lasciare che la tua felicità sia influenzata da certe cose.

Non ci credi? Fai l’esercizio contrario. Pensa a 5 anni fa, a quello che facevi, dov’eri, cosa pensavi. Quante piccole cose puoi ricordare? Quante hanno effettivamente impattato in modo serio sulla tua vita?

Ecco, appunto.

Impara a bloccare il rumore di fondo, tutte quelle cose che non contano per la tua felicità ma ti fanno perdere tempo ed energie mentali. Concentrati invece su ciò che ha significato, quelle cose che fra 5 anni ancora ti ricorderai e potrai dire che ti hanno cambiato la vita. Quella è la vera felicità. Fatti spesso questa domanda e ti accorgerai che le cose che ti bloccano adesso sono inezie nella tua vita, cose a cui nemmeno penserai fra qualche anno.

E le preoccupazioni di adesso non sono questo granché.

6 – Sono felice?

Ahh eccoci, la madre di tutte le domande. La più importante che puoi farti, quella che cambia tutto. Tutte le altre esistono in funzione di questa: non esiste niente nella tua vita, solo la felicità. Il resto è un mezzo.

Non posso dirti io come raggiungere la felicità, perché cambia da persona a persona. Per me può essere andare in montagna da solo e camminare tutto il giorno in mezzo a neve e caprioli, per te può essere stare al mare a prendere il sole. Noi tutti abbiamo idee diverse di quello che ci piace fare.

Il problema è capire cosa ti piace veramente. Il tuo inconscio non è programmato per raggiungere la felicità, ma ma contentezza immediata. Qual è la differenza?

  • La felicità è la una sensazione di benessere a lungo termine: sto bene adesso, stavo bene prima e starò bene domani. È quel calore che senti quando la tua vita va come vorresti.
  • La contentezza è immediata: sono contento ora, stasera non lo sarò più. È un palliativo, sopperisce alla carenza di felicità. Quando sei contento ma non sei felice, cerchi di mascherare dei problemi che non hai il coraggio di affrontare. Stai scappando dalla realtà.

Quindi non dire: sì sono felice, sono davanti al PC con la cioccolata calda. Quella non è felicità, è contentezza. Com’è la tua vita? Ti dà soddisfazioni? Stai avendo successo? Dove per successo intendo: realizzare i sogni che ti rendono felice. Non deve essere per forza legato alla fama o ai soldi: se per essere felice vuoi essere un pastore nella malga di Cima Rest, e sei effettivamente un pastore nella malga di Cima Rest, allora stai avendo successo a prescindere dal conto in banca e gli autografi che firmi.

Per essere felice devi avere degli obiettivi e raggiungerli. Devi avere uno scopo ulteriore nella vita, qualcosa che vada al di là dell’arrivare a fine giornata per stravaccarti sul letto. Per ricollegarci al punto sopra: devi sapere che stai facendo qualcosa che verrà ricordato.

11 Dicembre 2013

Sei introverso? Ecco i tuoi punti di forza, e come sfruttarli

Stefano Crescita personale

Pensi che essere introverso sia un difetto da correggere? Credi di dover essere “curato” per non avere la propensione a gettarti nella mischia, e che stai perdendo un sacco di opportunità?

Qualche settimana fa ti ho parlato del networking, ossia l’idea che il tuo successo è direttamente proporzionale al numero di persone che conosci. Tutto vero, ma cosa fai se sei un introverso? Devi sforzarti a migliorare altrimenti puoi dire addio alla crescita personale?

Non siamo così drastici, dai. Se non conosci nessuno al di fuori della tua famiglia e hai problemi di insicurezza cronica, tanto da ostacolare ogni relazione sociale, allora forse hai un problema da risolvere. Ma se sei uno che odia la ressa, le discoteche e andare a parlare con gli sconosciuti, allora rilassati: hai anche tu dei punti di forza.

Dopo l’articolo dedicato agli estroversi, parliamo dell’altra categoria: quelli che non pogano al concerto e preferiscono stare a casa a leggere un libro.

Nell'immagine: un concerto qualsiasi.
Nell’immagine: un concerto qualsiasi.

La vera definizione di introverso

Ferma dieci persone per strada e chiedi loro di descrivere un introverso. Sentirai definizioni come:

  • Solo.
  • Incapace di relazioni sociali.
  • Con pochi amici.
  • Silenzioso.
  • Sta sempre a casa.
  • Non sa divertirsi.
  • Cupo.

E altre parole poco simpatiche. Di contro gli estroversi sono solari, pieni di amici, è un piacere parlarci insieme. Essere introversi è male, essere estroversi è bene. Giusto?

Sbagliato.

L’introversione è una caratteristica di per sé né positiva né negativa, dipende da come la usi. È come il sale in cucina: a seconda di quanto ne butti, può migliorare il sapore o distruggerlo. Piuttosto che cambiare la tua natura, puoi decidere di sfruttare i vantaggi di essere un introverso. Scoprirai che concentrandoti sulle tue forze:

  1. Tutti cominceranno a considerarti estroverso per il modo in cui interagisci con le persone;
  2. Non ti mancheranno relazioni sociali.

Queste sono le differenze principali fra le due categorie di persone.

Pensa prima di parlare

L’introverso è bravo a pensare prima di parlare. L’introverso ragiona, elabora internamente un concetto, dosa le parole in un discorso. L’estroverso al contrario dice tutto quello che gli viene in mente, e parlando elabora i concetti cambiando spesso opinione. Per un introverso questo è segno di maleducazione, perché non lascia tempo agli altri di esprimere la loro opinione.

Preferisce le relazioni consolidate

Mentre l’estroverso spontaneamente attacca bottone con chi gli capita sotto tiro ed è espansivo, si diverte a conoscere nuova gente, l’introverso preferisce rimanere entro la sua cerchia di amici che si è fatto. È più bravo ad ascoltare che a parlare, quindi le sue amicizie sono più radicate e personali anche se in numero minore. Vige il concetto del “poche ma buone”. Visto che ascoltare è una parte importante delle tue relazioni sociali, sarai più bravo a capire le persone.

Gli piace stare da solo

L’estroverso passa più tempo possibile insieme agli altri, perché è così che si diverte e si rilassa. Non gli piace stare in casa da solo, deve uscire a conoscere persone. Il suo concetto di divertimento è stare in mezzo agli sconosciuti. Mentre per l’introverso, l’idea di una giornata perfetta è da solo di fronte al camino a leggere il suo libro preferito. Si rilassa così e le relazioni sociali, per quanto facciano parte della sua vita, devono avere il loro spazio definito ed essere prive di sorprese, meglio se con suoi simili.

Fa una cosa alla volta

L’estroverso gestisce tanti stimoli diversi: fa molte cose, parla con molte persone, è sempre attivo in diverse cose. Ma l’introverso si concentra su una cosa sola, senza distrazioni, e la fa bene (evitando il pericolo del multitasking). Per questo gli estroversi hanno tante passioni che portano avanti tutte insieme, senza però eccellere in niente, mentre gli introversi fanno una cosa e diventano esperti. Nel mondo del lavoro, come ti ho detto in questo articolo, la specializzazione è una necessità per uno stipendio decente e un’occupazione stabile. Anche se il networking non è  ancora il tuo punto forte, puoi trovare lavoro più facilmente grazie a questo.

Preferisce essere in un ruolo stabilito

Infine, ed è qui che devi concentrarti, un introverso predilige i ruoli strutturati alle interazioni spontanee. Metti cento persone in una stanza con il tavolo del buffet: se nessuno si conosce, gli estroversi inizieranno a parlare fra di loro in questa situazione in cui i ruoli non sono definiti, perché sentono il bisogno di conoscere nuova gente. Ma gli introversi staranno in silenzio, controllando ogni cinque minuti il telefono per dare l’impressione che stanno facendo qualcosa ed evitare lo sguardo degli altri. Secondo le ultime statistiche, il 50-70% delle persone sono introversi o centroversi (a metà fra introversi ed estroversi).

Ma prendiamo ora queste persone e diamo loro un ruolo definito: devono fare una presentazione sul loro argomento preferito mentre gli altri ascoltano nel pubblico. Qui ti aspetti che gli estroversi siano più bravi degli introversi, giusto?

Non è detto.

Questo è un ruolo definito, dove lo speaker sa cosa fare: andare sul palco e parlare di qualcosa in cui è esperto. Ha già studiato il discorso, non deve improvvisare. Non deve stare in silenzio a riflettere su ogni parola, perché ha già letto il foglio con quello che deve dire. Quindi è spigliato, a suo agio, sa intrattenere il pubblico.

Non ci sono però solo introversi ed estroversi, ma anche la categoria intermedia dei “centroversi”, persone che condividono tratti di entrambe le categorie. Possono essere centroversi puri, introversi moderati ed estroversi moderati. C’è tutta una scala di grigi che va da introversione ad estroversione, ogni tonalità è rappresentata. Io ad esempio, sono un centroverso che propende per l’introversione. Non ci sono due persone uguali e la differenza di termini semplifica la realtà, ma non è una rappresentazione esatta.

Come sfruttare l’introversione a tuo vantaggio

L’introverso sa ascoltare, l’estroverso parlare. Le persone vogliono essere ascoltate, quindi tu focalizzati su questo punto: ascolta, elabora e rispondi. Non è nel tuo carattere conoscere tante persone, non sei obbligato a farlo. È più importante la qualità dei tuoi contatti, che il numero. Riuscirai a creare amicizie più forti e durature, sarai a tuo agio nella conversazione con il singolo piuttosto che in un gruppo dove tutti urlano. Ci sono tante persone come te, se le trovi riuscirai a connettere più velocemente.

Per conoscere gente nuova, devi ricondurre le tue interazioni a un ruolo definito in cui sai cosa fare: come in una presentazione pubblica, dai il meglio di te quando hai studiato prima il discorso. L’improvvisazione non è il tuo forte, non riesci a parlare se prima non hai elaborato il tuo pensiero.

Quando prevedi di essere in una situazione sconosciuta, trova il modo per studiarla in anticipo e capire cosa dovresti fare e dire. Non fa per te essere spontaneo, non sforzarti ad essere chi non sei. Studia a tavolino come iniziare una conversazione in ogni situazione. E non cercare di strafare: se l’estroverso può stare tutto il giorno, tutti i giorni in compagnia di altra gente e rilassarsi così, tu hai un serbatoio limitato di energia che si degrada man mano che stai con le persone. Quando è a secco non dai il meglio di te, devi ricaricarti. Lo fai da solo, nel comfort del silenzio di casa tua. Quando senti di essere vicino al limite, non sforzarti a rimanere in compagnia degli altri: non funzionerà, non è nella tua natura. Prenditi una pausa e torna all’attacco quando ti senti pronto.

Un introverso non è per forza un lupo solitario, non ha qualcosa di sbagliato: anche lui possiede punti di forza unici, che un estroverso nemmeno si sogna. Se vuoi vivere bene senza forzarti a stare in società 24 ore al giorno, puoi fare leva su delle risorse che gli estroversi non hanno.

6 regole d’oro per gli introversi

Ora che ci siamo liberati degli stereotipi che circondano gli introversi e sappiamo che non sono “sbagliati”, vediamo come sfruttare le tue differenze per avere una vita più soddisfacente e piena di amici.

1 – Vai in profondità

Non avrai mai la quantità di contatti degli estroversi, fattene una ragione. Non avrai 500+ amici su Facebook, il 90% dei quali non sai chi è. Puoi provarci, ma sarà innaturale e l’estroverso sarà sempre un passo avanti a te. Non provarci nemmeno: è inutile.

Piuttosto, pensa a sfruttare le tue capacità di ascolto, la tua volontà di trattare ogni persona con l’attenzione che si merita, per formare legami duraturi che non si dissolvono il giorno dopo. Dedica più tempo alle persone che conosci, falle sentire speciali come solo tu sai fare, e saranno loro a voler restare in contatto. Un estroverso ha milioni di contatti che non sente mai, un introverso ne ha pochi ma buoni.

2 – Trova il giusto ritmo

Un estroverso non ha una tattica quando consce gente: gli viene naturale farlo, e non capisce come gli introversi possano trovare difficile attaccare bottone con gli estranei. Se vedono una possibilità di farsi un nuovo amico, la sfruttano perché si divertono così. L’introverso guarda sbigottito e si chiede come sia possibile avere un’energia tale.

Tu devi usare una strategia pianificata in anticipo per non andare nel pallone, ma questo ti consente di ottimizzare le relazioni. Dai tempo a una persona, ci parli per un po’, resti nella tua area di comfort. Poi prendi del tempo per te, ti rilassi, resti solo. Quando ricarichi le batterie, sei pronto a ripartire. Anche se il processo con cui conosci gente nuova è lento, la tua capacità di ascoltare ti darà relazioni più profonde e soddisfacenti.

3 – Trova una situazione strutturata

Dai il meglio di te quando puoi concentrarti sulle tue parole, studiare la situazione e agire dopo esserti preparato. L’estroverso non pensa, queste cose gli vengono naturali. Pianificando, puoi raggiungere un livello più elevato: una conferenza tenuta da un introverso è più schematica e ragionata, il che è un vantaggio. In molti nemmeno si accorgono che quello al microfono è un introverso, perché è nella sua zona di comfort. Eliminare la paura di parlare in pubblico non ha nulla a che fare con diventare estroverso.

Dai una struttura alle tue interazioni: crea una cornice entro la quale puoi lavorare come piace a te, con ruoli definiti. Se vuoi conoscere nuove persone, prima trova un punto di contatto: ad esempio fai il volontario per una causa che ti piace, così incontrerai gente simile a te. Attaccare bottone sarà semplice perché giorno dopo giorno incontrerai sempre le stesse persone, avete qualcosa di cui iniziare a parlare, e ti sentirai a tuo agio grazie al fatto che è una conversazione privata con una persona sola che già in parte conosci.

4 – Arriva presto agli eventi

Quando sei invitato a una festa o evento pubblico, arriva prima. Se arrivi quando l’organizzatore sta ancora preparando, offri di dare una mano: all’altro farà piacere e non c’è tutta la calca che ti impedisce di dare sfoggio alle tue qualità. Ricorda che meno persone ci sono, meglio ti esprimi.

Più l’evento si riempie, meno sei nella tua zona di comfort. Prima arrivi, più hai una finestra larga per poter interagire con le persone prima che la situazione diventi troppo caotica per piacerti.

5 – Stabilisci quello di cui vuoi parlare

Gli estroversi non hanno problemi a parlare della loro vita privata, condividono informazioni personali e te le chiedono come se fosse roba normale. Io in questo sono estroverso: qui sul blog condivido in ogni articolo informazioni personali con degli sconosciuti di cui non ho mai visto la faccia. Ma per molti la linea della privacy è più alta, non vogliono parlare di certe cose.

Non offenderti quando un estroverso ti chiede qualcosa e tu non vuoi rispondere perché è una domanda troppo personale. Per lui è normale, è in buona fede. Scegli di non rispondere e porta avanti la conversazione come se nulla fosse. Usa una di queste frasi:

  • Difficile da dire, e tu?
  • Non ricordo.
  • Sì, e tu?
  • Prova a indovinare.
  • Preferirei non parlarne.
  • Dipende.
  • Preferisco non pensarci.
  • Hmm, dovrei pensarci.
  • Ah, quello! Guarda, meglio parlare d’altro…

6 – Non prendere decisioni avventate

L’introverso è in difficoltà quando deve prendere decisioni sotto pressione: non significa che non è capace a scegliere, solo che deve rifletterci per un po’. Per questo dovresti riservarti del tempo per pesare i pro e i contro di una decisione importante, senza lasciarti trascinare dagli altri. Gli estroversi ti faranno pressione non perché vogliono convincerti di qualcosa (non sempre almeno), ma perché per loro è normale prendere decisioni su due piedi, d’istinto. Tu rifiuta educatamente e senza offenderti, poi pensaci tutto il tempo che vuoi prima di scegliere.

Ad esempio, ti invitano a uscire ma tu non hai voglia: un estroverso non si capacita di questa cosa, perché lui se non esce si annoia. Invece che tergiversare e dare filo all’estroverso, che ti metterà pressione al punto da farti dire un sì di sfinimento, specifica che non ne hai tanta voglia al momento e se cambi idea gli farai sapere. Non vergognarti di questa tua caratteristica, voler stare da solo non è una colpa!

Conclusione

Che storia è questa, che gli introversi sono peggio degli estroversi. Non mi piace, vediamo di cambiare atteggiamento.

Sono due categorie di persone distinte, con molte tonalità di grigio in mezzo. Sia introversi che estroversi hanno pregi e difetti, punti di forza e di debolezza. Da una parte dovresti cercare di migliorare la tua abilità a conoscere persone nuove, dall’altra hai una capacità di ascolto e di coltivare relazioni profonde che l’estroverso non ha. Aspetti considerati negativi, tratti che secondo alcuni sono un difetto degli introversi, meritano di essere rivalutati: voler stare a casa da soli non è un male, meglio leggere un buon libro che andare in giro a fumare e bere come dannati, giusto?

4 Dicembre 2013

Come pianificare la giornata con lo “slancio moderato”: la tecnica Misogi

Stefano Crescita personale

Conosci quella sensazione di potere che senti quando sei carico e motivato a fare qualcosa?

Tipo così.
Tipo così.

Ti svegli la mattina scalpitando, non riesci a stare fermo. Hai avuto l’ispirazione per quel romanzo che vuoi scrivere da sempre, devi studiare un argomento che adori per l’esame, sei determinato a trovare lavoro al più presto. In queste situazioni, la tentazione è di buttarti nel tuo progetto senza perdere tempo. Senti che devi fare qualcosa, e devi farlo subito! È una sensazione inebriante, che riassume il succo della crescita personale: l’azione è la cosa più importante.

Alt!

Per quanto un’azione è sempre meglio di niente, per sfruttare al massimo il tuo momento di slancio hai bisogno di mettere insieme i tuoi pensieri sparsi e creare un piano per ottimizzare la tua fatica. Se fai la prima cosa che ti viene in mente preso dalla motivazione, ma non sai come si colloca nel piano a grande respiro, è difficile che quello che fai sarà molto produttivo. Questa è la ragione per cui molto progetti iniziati con un impeto di motivazione falliscono: vai avanti qualche settimana, ti accorgi che sei al punto di partenza e lasci perdere. La motivazione, da sola, ti porta fino a un certo punto: se non vedi risultati immediati, non andrai molto lontano.

Da qui ho brevettato la tecnica dello “slancio moderato”, per i filosofi detta Misogi, che riprende il rituale samurai di purificazione giornaliera di corpo e spirito. O in un linguaggio moderno: prima di iniziare a guidare in una città sconosciuta, imposta il GPS.

Il problema dello slancio di motivazione

Pensa allo “slancio”, la motivazione istantanea che senti quando sei carico per qualcosa che vuoi iniziare, come alle foglie secche in un camino.

A me piace accendere il fuoco: d’inverno per scaldarmi, d’estate per cuocerci sopra le salamine. Prima do fuoco alle foglie secche, che si accendono anche con un fiammifero. La fiamma va a prendere i rami sottili, che a loro volta bruciano quelli medi. Quando c’è uno strato sufficiente di braci, posso mettere i tronchi più grossi che bruciano a lungo e mi permettono di mantenere la temperatura giusta per cuocere la carne.

La motivazione funziona allo stesso modo: quella che hai all’inizio si accende in fretta e ha una fiamma alta, ma dura poco. Se vuoi iniziare a cuocere la carne, devi fare le braci. La motivazione istantanea deve accendere quella a lungo termine, che è alimentata da un carburante diverso:

  • La motivazione istantanea parte dall’inconscio, non sai bene perché vuoi fare qualcosa, ma vuoi farlo. Hai in mente grandi progetti e la novità di elettrizza.
  • La motivazione a lungo termine è supportata dai risultati e cresce ogni volta che raggiungi un traguardo.

Questo è il passaggio che in pochi riescono a fare: bruciano la motivazione istantanea e non riescono a cambiare marcia, a ottenere i risultati necessari per mantenere la motivazione a lungo termine. Non ottengono risultati perché non supportano la loro azione immediata con un piano per ottimizzare gli sforzi. Ora: come risolvere il problema?

Una semplice tecnica per ottenere risultati, subito

Nel mio manuale anti-confusione ti ho già parlato di come trovare il tuo obiettivo a lungo termine tramite la mappa mentale: parti dalle credenze, i pilastri su cui si regge il tuo inconscio, e risali a degli obiettivi fattibili con una scaletta per raggiungerli. Questo è un ottimo sistema per ottenere la motivazione che vai cercando, ma come faccio ad essere motivato giorno dopo giorno? Cosa succede quando la mia voglia di fare si esaurisce?

La semplice tecnica dello slancio moderato ti permette di non essere mai a corto di motivazione e di fare progressi istantanei verso il tuo obiettivo.

Ricordi quando ti ho parlato di spezzettare un obiettivo? Prendi quello che vuoi fare e lo dividi in piccole tappe raggiungibili in pochi giorni, completate le quali ti dai una ricompensa e vai avanti. Questo fa capire all’inconscio che stai facendo progressi reali verso il traguardo, e mantiene alta la motivazione. Lo slancio moderato riprende la tecnica e la perfeziona.

Quando senti di essere motivato, non iniziare a caso. Fermati e prenditi tempo per riflettere, pianifica a grandi linee la tua giornata ogni mattina. Crea un rituale quotidiano in cui fai il punto della situazione e definisci i punti salienti della giornata, fatti queste domande:

  1. Cosa ho portato a termine di concreto ieri?
  2. Cosa avrei potuto fare meglio e come?
  3. Quali sono i miei impegni della giornata?
  4. Cosa posso fare oggi per avvicinarmi al mio obiettivo?
  5. Come lo quantifico?

Con queste cinque domande farai il punto sulla giornata di ieri, e capirai cosa puoi portare a termine oggi. Non devi creare un piano dettagliato, ti basta dire a grandi linee cosa devi fare per considerare la giornata un successo o un fallimento. Quindi è importante non solo dire cosa devi fare, ma anche determinare una linea fra successo e fallimento. Sono dei mini-obiettivi. Ad esempio, un obiettivo per me può essere: “voglio scrivere 3000 parole del mio nuovo libro.” Una volta che hai definito questo obiettivo, la mente cercherà di raggiungerlo con il pilota automatico.

Questo è il Misogi: riflettere ogni mattina su quello che puoi fare da lì a sera per migliorare la tua vita e raggiungere il tuo obiettivo. Detta anche tecnica dello slancio moderato perché non parti a raffica quando hai la motivazione al massimo, ma ti fermi e crei un piano da seguire giorno per giorno. È una rottura, ma i risultati che consegui ti aiuteranno a portare a termine il progetto che adesso ti sta tanto a cuore. Sacrifichi la fiamma a breve termine, ma metterai le basi per un successo duraturo.

Puoi usare la strategia che vuoi per creare una buona abitudine tramite i rituali, basta che sia a inizio giornata. Io mi alzo, faccio colazione, guardo una puntata di Heroes e apro il mio diario online: lì scrivo cosa ho fatto ieri e cosa voglio fare oggi, più pensieri vari. Non lo leggerà nessuno, ma mi aiuta a focalizzare l’attenzione verso quello che davvero conta.

27 Novembre 2013

Hai veramente il controllo della tua vita? La teoria dello spiedo

Stefano Crescita personale

Lo spiedo è un piatto tipico bresciano che ha le seguenti caratteristiche:

  • Mezzo chilo di burro.
  • Mezzo chilo di sale.
  • Mezzo chilo di grasso di maiale.

O in altre parole: il cibo più buono che mangerai in vita tua.

Ne prendo due.
Ne prendo due. Alla volta.

La particolarità dello spiedo è che la cottura richiede 4-5 ore, più altri 30-60 minuti di preparazione. Come tutti i piatti tipici, è complesso e ne esistono decine di varianti. Ogni buona forchetta bresciana ha le sue idee su come un buono spiedo debba essere cucinato.

Durante la cottura, esiste una regola non scritta: il cuoco è uno. Se durante le cinque ore in cui la carne si cuoce ognuno fa le modifiche che secondo lui portano a uno spiedo migliore, verrà fuori una schifezza.

La tua vita è come uno spiedo: richiede una preparazione lunga per essere goduta appieno, e ognuno ha idee diverse su come deve essere vissuta per raggiungere la felicità. Ma solo una persona può prendere le decisioni: tu. Se lasci che qualcuno interferisca nel tuo processo decisionale verrà fuori una schifezza: un miscuglio di idee che non entrano in sintonia fra di loro.

Se sei una persona timida che si lascia influenzare dall’opinione degli altri, stai permettendo alle altre persone di mettere le mani nella tua ricetta personale. Gli stai dando il permesso di decidere cosa è meglio per te, anche se la loro opinione non è migliore della tua. È solo diversa, come nello spiedo: ricette differenti, ma il risultato è sempre strepitoso.

Chi gestisce la tua vita?

Rovinare lo spiedo è un peccato mortale, ancora di più sarebbe rovinare la tua vita perché non sei capace di prenderti le responsabilità. Ci sono diverse ragioni per cui non vuoi assumere il controllo:

  • Sei troppo timido.
  • Ti fidi degli altri.
  • Hai le idee confuse.
  • Pensi che gli altri siano più bravi.

Tu in quale di queste situazioni ti identifichi? Io le ho passate tutte e so cosa significa, avere quella sensazione che non hai il pieno controllo della tua libertà. Andiamo a vedere ogni caso.

Sei timido

Le persone ti danno buoni consigli, sono in buona fede, e tu sei troppo timido per imporre la tua volontà su quella degli altri anche in un aspetto così importante.

Questo è il problema di chi non ha il coraggio di contraddire il prossimo. La situazione può degenerare quando i consigli che arrivano sono in malafede, allora la gente inizierà ad approfittarsi di te. Tu non dirai niente, anche se sai che qualcosa non va resterai in balia della tua timidezza.

Qui non sarai mai libero e padrone della tua vita, anzi sopravviverai come la bandiera al vento che cambia opinione a seconda di che aria tira. Non potrai mai avere delle fondamenta sui cui poggiare il tuo futuro e ti sentirai perennemente insoddisfatto, perché i tuoi principi di vita variano in base alle persone che ti circondano. La tua idea non è veramente tua, ma è quella più accettata dalla comunità.

Ti fidi degli altri

Fidarsi va bene, da solo non farai molta strada. Ma ragiona su ogni consiglio che ti viene dato, fatti due domande:

  1. È in buona fede?
  2. Ha le competenze necessarie?

La buona fede è qualcosa che non puoi mai dare per scontata: tanti cercheranno di approfittarsi di te. La mia capacità di capire gli altri è zero, quindi devo stare molto attento a questo pericolo e ragionare su ogni proposta che mi viene fatta. Sono una persona che si fida del prossimo, ma sempre con una punta di scetticismo: tengo le mie difese alte. Se qualcosa suona male, me ne accorgo e mi fermo. D’altra parte ci sono poche persone di cui mi fido del tutto, e accetto i loro consigli. Ma solo quando parlano del loro ambito di competenza perché…

A tutti piace dare consigli, anche quando non sanno ciò di cui stanno parlando. Chiedilo a chiunque parla di crescita personale: non trovano la tue strada, ma ti aiutano a trovarla per conto tuo. Per quanto uno possa essere esperto di psicologia e PNL, tu ti conosci meglio di chiunque altro. Se non sei tu a decidere cosa fare della tua vita, nessuno ha la competenza per farlo al posto tuo. È l’unica decisione in cui sei veramente solo. La tua fiducia negli altri non deve appannare la verità: gli altri non sanno cosa piace fare a te, cosa ti motiva, cosa ti rende felice.

Hai le idee confuse

Qui la paura di decidere ti blocca, perché decidere implica la possibilità di sbagliare. Se hai le idee confuse non sai quale strada è meglio intraprendere, ti affidi agli altri per non avere questa responsabilità. In realtà una decisione l’hai presa: hai scelto di delegare il compito di renderti felice ad altri. Ed è la scelta peggiore che potessi fare.

Senza un obiettivo preciso, non riuscirai a prendere decisioni vantaggiose a lungo termine. Sia a livello personale che professionale, sentirai che non stai andando avanti. Anche se ti impegni non otterrai risultati, quindi decidi di non impegnarti più e di mettere tutto nelle mani di altri. Perdi fiducia in te stesso, perché ti sembra che qualsiasi cosa tu abbia fatto sia stata un fallimento.

Idee confuse significa scarsa fiducia in te stesso e fallimento cronico. Per risolvere il problema, ti consiglio questo ebook gratis.

Pensi che gli altri siano più bravi

Questa è una conseguenza del punto sopra: quello che hai fatto tu ha fallito, mentre gli altri ci sono riusciti. Quindi loro devono essere più bravi ed è giusto imparare e replicare quello che hanno fatto, giusto?

Sbagliato.

Primo, perché il successo è soggettivo. Ognuno lo definisce come preferisce e non corrisponde sempre a soldi, fama e paparazzi col flash. Seguendo i consigli di chi ha avuto successo, potresti allontanarti dalla tua linea ideale. Prima di accettare consigli sul successo dagli altri, assicurati che la sua definizione di “successo” sia uguale alla tua.

Anche quando la definizione è uguale, le strade sono diverse. Hai il tuo stile, sei una persona unica, dimostralo anche quando non ti fa comodo. Non vuoi uniformarti alla massa? Inizia dalla definizione di successo e dal modo per raggiungerlo. Inizia a prendere il controllo della tua vita, a decidere quello che è in tuo potere. Aumenta la sfera dell’influenza: la serie di decisioni che puoi prendere in autonomia per influenzare te stesso e il mondo che ti circonda.

Imparare dagli errori

Se sbagli in autonomia saprai che hai fatto un errore e puoi correggerti, ma se sbagli seguendo il consiglio di un altro, gli scaricherai addosso la colpa. Quindi mancherà il momento dell’apprendimento, quello dove capisci l’errore, le cause che l’hanno scatenato e apprendi qualcosa di nuovo.

L’apprendimento è fra le cose migliori in cui puoi investire i tuoi risparmi: a lungo termine, il tuo successo è determinato in buona parte da quante cose sai. Per questo dovresti sempre cercare opportunità per apprendere qualcosa di nuovo, anche se questo significa rischiare e sbagliare. Ho costruito Mindcheats su solide fondamenta di errori e decisioni andate male, partendo da zero. Se non avessi fatto errori, adesso non sarei qui a scrivere a migliaia di persone ogni giorno. Continuo a sperimentare e sbagliare anche ora: brucia all’inizio, ma so che è la scelta giusta.

Non farti condizionare dalla scuola che ti dice che sbagliare è il male: a breve termine può essere vero, ma fra dieci anni avrai un’opinione diversa.

Permettere a qualcuno di mettere le mani nella tua vita significa scaricargli la responsabilità dell’errore. Anche se ti senti sollevato, hai mancato un’opportunità d’oro per imparare qualcosa.

La gestione esterna è la via per il fallimento

Le persone che incontri hanno una loro idea di come raggiungere il successo. Pensano di sapere come essere felici, e di cosa è meglio per te. È una trappola mentale: nessuno sa cosa è meglio per te, se non tu. La felicità è soggettiva, dipende dai fattori che interessano a te. Se per me felicità significa correre per due ore di fila, non significa che sia lo stesso per te. Devi definire per conto tuo i tuoi obiettivi, perché gli altri non sanno cosa può renderti felice.

L’altro problema è che le strade per il successo sono molte. Se devo perdere 25 chili, ho diverse strategie:

  • Se mi piace la frutta, mangerò frutta.
  • Se mi piace la verdura, mangerò verdura.
  • Posso fare una dieta drastica.
  • Posso fare una dieta leggera per più tempo.
  • Posso correre o nuotare.

Tutte queste strade, se percorse efficacemente, portano al successo. A me ne può piacere una, a te un’altra. Tu devi scegliere ciò che ti piace, perché se la strada va in salita devi avere la motivazione per non arrenderti. Se la strada non l’hai scelta tu, col cavolo che sarai motivato. Questa è una ragione comune per il fallimento, soprattutto nel percorso scolastico: stai andando in una direzione che non hai scelto tu, quindi abbandoni alla prima difficoltà perché non hai un obiettivo motivante.

Quando qualcuno vuole dirti cosa fare della tua vita, tu ringrazia e fai quello che avresti comunque fatto. L’altro sarà anche in buona fede, ti avrà anche suggerito quello che è andato bene a lui, ma le strade per il successo sono molte e devi imparare a trovare quella che fa per te.

20 Novembre 2013

Stai sprecando questa incredibile opportunità di crescita poco conosciuta?

Stefano Crescita personale

Trova la correlazione fra:

  • Disoccupazione.
  • Niente ragazza/o.
  • Nessuna passione.
  • Pochi amici.
  • Vita noiosa.
  • Confusione mentale.
  • Futuro incerto.

Nella fisica teorica, l’obiettivo di ogni scienziato è la teoria unificante: un’unica legge in grado di spiegare ogni fenomeno dell’universo. Prendi la teoria di Einstein: spiega la gravità, ma non perché gli atomi si mettono insieme per formare molecole. La meccanica quantistica spiega perché esiste la massa, ma non perché le calamite si attaccano al frigo (elettromagnetismo). Sappiamo che le nostre conoscenze della fisica sono limitate perché abbiamo leggi che funzionano in certe aree, ma non in altre.

Un tubo da 7,5 miliardi di euro. Il suo scopo: dimostrare quello che i fisici sapevano già.
Un tubo da 7,5 miliardi di euro. Il suo scopo: dimostrare quello che i fisici sapevano già.

Allo stesso modo credo che la crescita personale debba puntare a raggiungere una legge universale: una teoria in grado di influenzare ogni aspetto della tua vita in modo prevedibile. Meno una legge è ampia, meno è perfetta. Magari funziona, ma ha efficacia limitata.

Ho già parlato di una teoria unificante della crescita personale, ossia una tecnica che può decretare il tuo successo o fallimento in qualsiasi cosa, nel mio articolo sulla Regola Aurea. Lì ti ho spiegato che avere il giusto rapporto fra studio e azione impatta sulla tua capacità di raggiungere gli obiettivi. La teoria unificante di oggi parlare delle relazioni e di quanto siano importanti per la tua crescita.

La teoria del networking

Net che? Si mangia?

Network significa rete, in questo caso rete di conoscenze. O banalmente: le persone che conosci. Fare networking significa ampliare o rafforzare la tua rete di conoscenze, quindi conoscere nuove persone o tenerti in contatto con quelle che conosci.

Ho letto quest’idea in diversi libri: il tuo successo è decretato dal numero di persone che conosci. Ho testato questa teoria per mesi e ora lo confermo: la tua rete di conoscenze è fra le cose più importanti che puoi avere.

L’esperienza indiretta

Io sono curioso. Leggo libri e mi piace sperimentare cose nuove. Mi sono accorto di una cosa: posso leggere tutti i libri che voglio, ma conoscere qualcuno che è più esperto di me nel settore mi fa guadagnare in un giorno più esperienza che due mesi sui libri. Questo è il potere della Regola Aurea citata sopra: più fai esperienza pratica, più migliori.

La migliore esperienza che puoi fare è seguendo un mentore che guida i tuoi progressi e ti permette di migliorare velocemente ed efficacemente, senza passi falsi. Più espandi il tuo network, più potrai contare su persone che sono più esperte di te in qualcosa. Così se vorrai imparare qualcosa, avrai a chi chiedere. Nel mondo moderno la conoscenza è indispensabile: più cose sai, più avrai successo personale e professionale; a proposito, ti consiglio di iniziare dalle 5 competenze fondamentali.

Ti sei mai sentito confuso, in quel periodo della vita in cui non sai cosa fare? È spesso la sensazione che provano i giovani diplomati e laureati che si affacciano sul mondo del lavoro: non hanno fatto networking e non conoscono nessuno, quindi non sanno da dove partire. Mandi curriculum a caso senza un piano, perché non conosci nessun imprenditore a cui chiedere. Quando invece hai una serie di contatti professionali che già conosci, iniziare è molto più facile. Conosci Tizio che Caio, che ti presentano Sempronio e Leopoldo. A sua volta, Leopoldo ti presenta Asdrubale che cerca qualcuno da assumere. Tac! Hai un lavoro senza aver mai scritto un curriculum.

Pensa a quello che sai fare: c’è di sicuro un aspetto in cui sei esperto, una passione dove conosci più cose dei tuoi amici. Magari ti piacciono i libri fantasy, ne hai letti a vagonate e adesso sai quali sono i migliori e quali non meritano. In più ti piacciono i modellini dei treni e collezioni modellini d’epoca. Quando parli con gli amici di questi due aspetti, puoi dargli consigli su cosa leggere se vogliono entrare nel fantasy, magari qualche libro sconosciuto ma bellissimo. Se qualcuno ti chiede qualcosa su come funzionavano le locomotive negli anni ’20 in Inghilterra, tu sai rispondere.

So che la conosci già, ma questa è la famosa Stanley Loco Q17.
So che la conosci già, ma questa è la famosa Stanley Loco Q17.

Questa cosa vale anche al contrario: tutte le persone che incontri sono esperte in qualcosa. Hanno una passione, sono più capaci di te in quello che gli piace fare. Hanno letto libri e investito tempo in alcune aree. Non puoi sapere tutto tu.

Grazie al networking, la conoscenza degli altri diventa conoscenza tua. Quando vuoi un consiglio specifico o un’informazione, più è ampia la tua rete di contatti più è probabile che conosci qualcuno in grado di darti una risposta. Altrimenti dovresti fare il processo lungo: leggi libri, provi, maturi esperienza per conto tuo. L’esperienza indiretta è dalle dieci alle cento volte più efficace.

Un passo importante per sfruttare l’esperienza indiretta è sapere di cosa sono esperti i tuoi amici e contatti. Come? Chiediglielo. A tutti piace parlare della loro passione, anche con gli sconosciuti.

Network, passioni e opportunità

Da qui nascono le nuove passioni. Ti consideri una persona senza interessi o passioni? Non hai un vero e proprio sogno, qualcosa che vuoi fare nella vita. Passi le tue giornate annoiandoti. Ti rispecchi? Scommetto che non hai una buona rete di amicizie con la quale interagisci spesso. La tua grande passione, da cui nasce il tuo obiettivo di vita a lungo termine, parte da una base di interessi (spiegazione qui). I tuoi interessi sono quelli che ti separano da una vita noiosa e senza soddisfazioni.

Grazie alle tue amicizie puoi provare cose nuove: hai un amico che gioca a tennis, quindi provi anche tu. Ne hai un altro che legge romanzi di fantascienza, quindi ne leggi un paio anche tu. Continui a provare cose nuove e accumuli esperienza in ambiti diversi: prima o poi troverai qualcosa che ti piace così tanto che continuerai per anni, e quella diventerà la tua passione. Se ci pensi bene, il 90% delle cose che ti piace fare derivano da un’esperienza fatta con un amico. Ti faccio un esempio personale

A febbraio inizio qui a Brescia un corso per diventare sommelier: mi piacciono i vini di qualità e voglio saperne di più, anche se non so se mi tornerà utile come carriera è comunque qualcosa che voglio fare. Eppure fino a un paio di anni fa ero il tipo che beveva Groppello scadente. Da dove è venuto questo cambiamento? Negli Stati Uniti ho conosciuto amici esperti di vino.

Dal network nascono anche le opportunità. Più persone conosci più porte hai aperte per fare nuove esperienze e migliorare la tua vita. Le persone si fidano maggiormente di chi già conoscono, e cercheranno di aiutarti se chiedi una mano.

Da bravo esperto di marketing, questo è un effetto che ho imparato a conoscere e sfruttare: le persone ti fanno volentieri un favore, se hanno un’opinione positiva di te. Sono anche più propense a dirti di sì senza alzare barriere. Per questo il lavoro di un buon addetto marketing è conoscere e intrattenere relazioni positive con più persone possibile: le opportunità crescono a dismisura e sono una conseguenza delle conoscenze.

Anche se non vuoi fare affari nell’economia, la tua vita privata migliorerà se ti lasci aperte più opportunità grazie a una buona rete di conoscenze. Il responsabile è…

L’effetto leva

L’importanza del networking sta anche nell’effetto leva: il tuo potere di influenzare gli eventi viene moltiplicato per il numero di persone che conosci. Facciamo un esempio.

Stai cercando lavoro. Il metodo più efficace è conoscere qualcuno che ha bisogno di un dipendente, così puoi saltare tutta la burocrazia e andare a parlare direttamente con il capo. Visto che ti conosce, sa già chi sei e sarà più propenso ad assumerti se hai le competenze richieste. Qui potresti pensare: beh ovvio, più gente conosco più possibilità ho di trovare un datore così. Questo è networking, ma non è l’effetto leva.

Effetto leva significa espandere la tua ricerca diretta di lavoro al secondo livello: chiedi ai tuoi amici e contatti se conoscono qualcuno che ha bisogno di un dipendente con le tue caratteristiche. In questo modo per ogni tua nuova conoscenza, guadagnerai decine di altre opportunità. Diciamo che hai 10 contatti a cui chiedere, e ognuno di questi contatti ne ha altri 10: hai raggiunto un totale di 110 persone. Ma se hai 50 contatti con 10 contatti a testa, avrai raggiunto 550 persone: incrementando i tuoi contatti di 40 unità hai aumentato di 440 persone il tuo circolo di influenza.

Questo è l’effetto leva: moltiplicare ogni incremento del tuo network di dieci volte.

Ampliare i tuoi orizzonti con il networking

Per sfruttare il networking devi capire come funzionano le comunità umane nell’era moderna.

Le persone si aggregano in comunità e cerchi di amicizie con una serie di valori condivisi. Nota che tu esci con persone simili a te: più o meno le stesse idee, reddito, zona geografica, passioni, linguaggio, modo di vestire. Lo fai perché ti permette di restare nella tua zona di comfort. Il cervello sceglie inconsciamente le situazioni meno stressanti, ossia quelle dove non devi confrontarti con persone che hanno idee diverse dalle tue.

Questo di per sé non è un male, se non fosse per una trappola mentale: tendi a generalizzare le idee del tuo gruppo di amici e a credere che tutto il mondo sia così. Così ti fai domande del tipo:

  • Ma come fa la gente a guardare quel programma?
  • Ma come fa la gente a trovare lavoro subito?
  • Ma come fa la gente a trasferirsi all’estero / restare in Italia?
  • Ma come fa la gente a fare le scalate alpine?
  • Ma come fa quel negozio che vende roba inutile ad essere aperto da 40 anni?

Risposta: perché la gente non è come te.

Questo atteggiamento ti farà perdere un sacco di opportunità. Un esempio banale: ho parlato con molte persone che mi hanno detto “non posso lavorare in questo settore, nessuno mi assumerebbe.” Questo perché, per i valori del suo circolo di amicizie, il su lavoro non interesserebbe a nessuno. Oppure il classico: tutti cercano lavoratori con esperienza, quindi resterò sempre disoccupato. Un altro valore condiviso dal tuo gruppo, ma non da tutto il mondo.

Ampliare il tuo network significa conoscere e parlare con persone che hanno sistemi diversi da quello della tua rete di amicizie. Imparerai a confrontarti con micro-culture e valori differenti, toccherai con mano le differenze che esistono nel mondo.

Come sfruttare il networking

Ci sono tre livelli di networking:

  1. Amicizie.
  2. Colleghi.
  3. Contatti.

Le amicizie non devo stare nemmeno a spiegartele: sono le persone più intime, quelle con cui esci di sera e non hai problemi a parlare del più e del meno. Vi piace stare insieme anche senza uno scopo preciso, con il solo obiettivo di divertirvi. Queste persone fanno automaticamente parte della tua rete di contatti e puoi chiedergli quello che vuoi senza inibizioni.

I colleghi sono persone con le quali hai una serie di interessi d’affari in comune. Nel lavoro da ufficio, fra colleghi ci si da una mano anche se non si fa parte dello stesso giro di amicizie. Non uscite a prendere una birra, insieme ma vi parlate con piacere e vi date una mano per raggiungere un beneficio comune. Può essere anche del tipo: oggi io aiuto te, e tu domani aiuti me; una legge non scritta. Il grado di aiuto che un collega è in grado di offrirti dipende dalla sua opinione di te: più gli stai simpatico, più ti aiuterà. Stringi rapporti positivi con i colleghi, investi le tue risorse nel conoscerli e parlargli. Sii generoso: è un tratto apprezzato da tutti.

I contatti sono persone con cui hai parlato qualche volta. Li riconosci per strada, ma non li senti mai. Questa è la parte esterna del circolo di conoscenze ed è importante tenerla più stretta possibile, perché è qui che si gioca buona parte del tuo sforzo di networking. Cerca di tenerti in contatto con queste persone, perché se non ci parli per troppo tempo usciranno dal tuo network e dovrai ricominciare da zero. Non puoi chiedere un favore a qualcuno che non senti da tre anni.

I contatti si creano e si mantengono grazie al sistema a punti.

Sfruttare il networking: il sistema a punti

Ogni volta che chiedi un favore a un contatto, perdi dei punti. Ogni volta che intratteni un’interazione positiva, ne guadagni. Se il bilancio è positivo il tuo contatto ti aiuterà e resterà all’interno della rete, se è negativo non puoi aspettarti alcun aiuto. Ogni mese in cui non interagisci con qualcuno, perdi punti.

Questo, in sostanza, il sistema a punti: una buona rete di contatti si mantiene attraverso relazioni positive disinteressate, come una normale chiaccherata al bar fra colleghi. Questo sistema è importante per contatti e colleghi con cui non sei in grande confidenza: inizia a mandargli qualche email, dagli una mano con qualcosa, quando li incontri parla delle loro passioni: imparerai qualcosa e guadagnerai punti. Grazie a internet e Facebook adesso è facile rimanere in contatto con qualcuno che hai conosciuto, quindi dovresti farlo ogni qualche mese.

Di solito una persona entra all’interno del tuo network attraverso un contatto precedente: è difficile che incontri qualcuno per strada, ti metti a parlare e vi scambiate il nome di Facebook. La maggior parte delle volte venite presentati da un amico comune, o avete una passione condivisa (ad esempio: vi trovate al circolo di scacchi), o siete colleghi. C’è un punto di contatto, una scintilla che innesca la prima conversazione. Qui guadagni i primi punti. Se resti inattivo, quei punti li perderai presto.

Invece insisti e resta in contatto, anche solo una volta ogni tre mesi. Cerca di essere utile ai tuoi contatti e loro saranno pronti ad aiutarti. Individua i loro problemi e cerca di risolverli. Ad esempio: ho incontrato qualche settimana fa un produttore locale di vino, che mi ha detto di avere pochi contatti per venderlo. Io gli ho detto che conoscevo qualcuno che forse era interessato e l’ho messo in contatto.

Una precisazione importante

A leggere questo articolo potresti pensare che ti sto consigliando di ridurre ogni tuo rapporto umano alla sua mera utilità pratica, senza spazio per il divertimento. Potresti pensare che il mio concetto di amicizia è incentrato su come posso sfruttare i miei ignari contatti: sbagliato.

Una relazione umana di questo tipo, incentrata unicamente sull’utilità, è fallimentare in principio. Deve piacerti aiutare le persone e rimanere in contatto, a prescindere dalla loro utilità. Avere tanti amici e interagire con diverse persone è di per sé un’enorme opportunità di crescita e di felicità: l’essere umano è programmato per interagire con gli altri, se lo fai nel modo giusto sarai più felice.

Questo articolo vuole essere un monito a chi è troppo timido o svogliato da uscire e conoscere gente nuova: stai perdendo un’occasione d’oro per divertirti, essere più felice e avere più opportunità nella vita. Se il tuo circolo di conoscenze non è una tua priorità nella vita, ripensaci. Se sei impantanato nel percorso verso il tuo grande obiettivo, una causa probabile è un errore in fase di networking: non conosci abbastanza persone che possono darti una mano. Per gli obiettivi più ambiziosi non puoi fare tutto da solo: devi circondarti di persone che possono aiutarti e darti in prestito la loro esperienza.

Quando ero in Lettonia, spesso mi capitava di non aver voglia di uscire. E ci credo visto che la temperatura era di -15°. Ma mi dicevo: ogni volta che esco incontro gente nuova, mi diverto e succede sempre qualcosa che merita di essere ricordato. Così mi infilavo berretta e guanti e andavo fuori. Non me ne sono mai pentito e adesso in Lettonia ho un lavoro.

Il networking devi vederlo così: un’opportunità per divertirti e avere interazioni positive con le altre persone. Avere un’utilità pratica, trovare più opportunità nascoste e raggiungere gli obiettivi efficacemente sono delle conseguenze.

13 Novembre 2013

4 importanti strategie per vivere al massimo

Stefano Crescita personale

Il segreto per essere sempre soddisfatto della tua vita è di bilanciare il piacere immediato e l’investimento a lungo termine. Come con i soldi, gli estremi portano conseguenze indesiderate:

  • Se spendi tutto senza risparmiare, una spesa imprevista come il dentista sarà un problema.
  • Se risparmi tutto senza spendere, ti priverai dei piaceri della vita.

Allo stesso modo, la tua giornata deve essere un corretto bilanciamento fra momenti di svago e momenti in cui investi per un futuro migliore. La maggior parte delle persone eliminano il secondo aspetto perché è più difficile e faticoso: nessuno deve spiegarti come divertirti e lo faresti tutto il giorno, tutti i giorni. Così come ti piacerebbe spendere tutti i soldi senza dover pensare che un giorno magari ti serviranno. Ma fare investimenti, per molti, appare uno spreco di risorse: perché dovrei investire il mio tempo in qualcosa che non mi dà un beneficio immediato?

L’inconscio primordiale funziona così, non capisce il concetto di investimento: prende le decisioni in base al piacere immediato. Senza una guida, percorrerai la strada del pollo senza testa, che corre senza un obiettivo. Ti troverai fra vent’anni a maledire il mondo perché non ti ha dato la vita che volevi, senza renderti conto che forse, la vita che volevi, dovevi conquistarla tu.

In questo articolo di parlo di quattro strategie fondamentali per non diventare l’uomo di mezza età che ha come unica aspirazione la pensione.

1 – Resta bambino

SANDCASTLES

Appurata la mia scarsa tolleranza degli infanti (soprattutto in aereo), i bambini hanno l’intelligente abitudine di essere curiosi, avere fantasia, esplorare il mondo. È così che imparano: se tu non fossi stato curioso nella fase dello sviluppo, ci sono buone probabilità che adesso non sapresti parlare né camminare.

Se fantasia e curiosità sono aspetti così importanti, perché scompaiono nell’uomo adulto? Due risposte:

  1. La scuola.
  2. L’autoconservazione.

La scuola uccide la fantasia. Siamo ancorati a un modello di istruzione elaborato da gente che aveva schiavi in casa e andava allo stadio per vedere uomini ammazzare altri uomini. Sempre più studi ed esperimenti pratici dimostrano che questo modello non è adeguato per uno sviluppo corretto della società e, se fosse rivoluzionato, l’umanità farebbe un balzo in avanti senza precedenti.

Fra le altre ragioni, è per questo che dico che non devi essere per forza un bravo studente per avere una vita piena di soddisfazioni. La scuola è il primo passo per imparare qualcosa, ma non devi fermarti lì: anche con una laurea in mano, il tuo percorso di apprendimento è solo all’inizio. Le nozioni arrivano fino a un certo punto, quello che devi fare per conto tuo è ritrovare il piacere della scoperta e della fantasia.

Dopo aver lavorato un anno negli Stati Uniti, ho fatto i bagagli e ho girato il nord america per un mese. Il mio piano alla partenza: una serie di biglietti aerei e qualche chat con gli amici che avevo nei luoghi che sarei andato a visitare. Ho fatto errori tragici, come quell’hotel prenotato il giorno prima del mio arrivo e distante tre ore a piedi dall’essere umano più vicino. Ma resta una delle esperienze più belle ed emozionanti della mia vita, durante la quale ho imparato molto.

Io sono uno che non si tira indietro. Sono curioso, sperimento tutto quello che mi capita sotto mano e decido se vale la pena continuare a farlo oppure no. Sono il tizio tranquillo che ogni tanto se ne salta fuori con idee estreme. E ti dico una cosa:

È bellissimo.

Negli anni ho notato una relazione sempre più forte fra l’attività e la felicità: chi sperimenta e resta curioso per tutta la vita è felice, chi si arrocca nel comfort dello status quo inizia a morire lentamente. Non fisicamente, nella testa. Dopo aver fatto il salto da uno all’altro, ho capito il perché: più fai durante il giorno, più senti di non aver buttato la giornata. Quando le giornate buttate si trasformano in mesi buttati e anni buttati, inizierai a pensare che stai buttando via la tua vita. Ma allora è troppo tardi: non avrai la forza di volontà per cambiare.

2 – Abbraccia l’incertezza

La formula scientifica certa dell'incertezza. Questo giro hai vinto tu, meccanica quantistica.
La formula scientifica certa dell’incertezza. Questo giro hai vinto tu, meccanica quantistica.

In un colloquio di lavoro che ho fatto due settimane fa, come parte della ricerca per il mio nuovo libro, mi è stata fatta la domanda: come vedi il tuo futuro a lungo termine? Ho risposto con quello che vorrei fare fra cinque anni, poi ho detto: non lo so e non voglio pianificare, perché oltre i cinque anni non ha senso fare piani; verrebbero comunque stravolti. A dire il vero sono poco convinto di sapere quello che farò fra 5 anni, ed è una sensazione fantastica.

Quello che fa paura a molti deve diventare un tuo obiettivo: l’incertezza. Devi programmare alcune cose, certo: la tua carriera e le tue finanze, per fare due esempi. Ma resta sul generale, come spiego in questo articolo. Delinea gli aspetti salienti di quello che deve essere il tuo piano e il tuo futuro, ma non pianificare la tua vita nei dettagli: è inutile. Puoi decidere di concentrarti su un obiettivo a lungo termine e devi indirizzarti verso una carriera specifica con un piano pratico, ma lascia fuori i dettagli e improvvisa il resto.

Per quanto la tua fantasia possa correre, la fantasia del destino è più bizzarra. Se lasci spazio all’incertezza verrai ricompensato con occasioni sbucate fuori dal nulla e opportunità in cui non avresti mai sperato. Sono occasioni che rivoluzioneranno la tua vita e ti faranno dire: il mondo è un posto imprevedibile e bellissimo. Un esempio pratico?

Mindcheats.

Un blog che ho iniziato perché non avevo altro da fare nel 2010, un rimedio contro la noia più che altro. Avevo intenzione di abbandonarlo pochi mesi dopo, perché sarei partito a breve per la Lettonia a studiare. Infatti Mindcheats nasce a maggio 2010, e ad agosto dello stesso anno mi sarei trasferito. Per tutto agosto di articoli non ce ne sono stati. Poi a fine mese guardo le statistiche e noto che i visitatori giornalieri sono raddoppiati: capperi, pare che la gente apprezzi. Continuo a scrivere senza un piano per vedere cosa succede, dopo un po’ arriva il primo commento: wow!

È il momento di cambiare marcia: lascio Blogger, registro il dominio Mindcheats.net e passo su WordPress (la piattaforma che uso ancora adesso). Scrivo per altri due anni, arriva il 2012, pubblico il mio primo prodotto professionale: i suoni per dormire bene. Incredibile, riesco addirittura a guadagnare qualcosa! Poi col tempo arrivano il libro di Mindcheats e l’Inglese Dinamico. Questo inverno arriva il prossimo. Ora quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio rispondo: scrittore. Fa colpo sulle ragazze, fra l’altro. 😛

Se avessi seguito un piano preciso, Mindcheats non sarebbe mai arrivato. Avevo deciso di fare economia, stavo per trasferirmi all’estero. Se avessi seguito il piano, questo blog non esisterebbe perché l’avrei abbandonato come da programma. Invece ho lasciato spazio all’incertezza: sono curioso di vedere come va, quindi continuo anche senza un piano preciso. Nel corso degli anni, ho cambiato e ricambiato tutto sul sito. Ancora adesso continuo a sperimentare e provare cose nuove.

Abbracciare l’incertezza significa essere aperto al mondo e a quello che ha da offrire. Significa non sbattere la porta in faccia alle opportunità, anzi andare a cercarle attivamente.

Come?

Sperimenta sempre, sperimenta tutto. Puoi approfondire in questo articolo.

Il campanello d’allarme: se negli ultimi 5 anni non c’è stata nessuna rivoluzione nella tua vita, ti sei abbandonato all’ozio.

3 – Pianifica un obiettivo a lungo termine

Da una parte c’è l’incertezza, dall’altra c’è la pianificazione. La curiosità deve essere programmata, non lasciata libera di fare danni nella tua vita. Se non metti dei paletti all’incertezza, finirà per divorare tutte le tue sicurezze. Il risultato: ti sentirai spaesato in un modo che non è il tuo. Questa è l’incertezza negativa, quella che ti blocca invece che spronarti a migliorare, quella che ti mette ansia invece che positività.

Per questo devi inserire l’incertezza all’interno di una cornice sicura e stabile: il tuo obiettivo a lungo termine. È la linea guida di tutte le tue azioni, lo scopo ultimo della tua vita nei prossimi anni. È allo stesso tempo la destinazione e la bussola per arrivarci.

Immagina di essere un marinaio che vuole approdare in un porto: sai la direzione e il percorso, ma se incontri uno scoglio non segnalato o un iceberg devi aggirarlo. Se vedi che le correnti si muovono in modo particolare, puoi cambiare rotta per viaggiare più efficacemente. La stessa cosa devi fare tu: sai più o meno in che direzione andare, ma questo non significa che devi ignorare tutte le opportunità che trovi lungo il percorso. Se ne trovi uno più efficace, ben venga. Se il marinaio scopre un porto che ha tariffe più convenienti, può decidere di cambiare rotta: anche tu, se ti viene offerta la possibilità, puoi cambiare destinazione e rivoluzionare il tuo piano.

L’utilità del piano non è quella di raggiungerlo, ma di mettere insieme i tuoi sforzi individuali e incanalarli in una sinfonia nella quale il risultato è maggiore della somma delle parti.

Un obiettivo a lungo termine ti richiede di pianificare alcuni aspetti chiave e lavorare con i tuoi principi fondamentale, un argomento troppo lungo da trattare qui. Se vuoi approfondire, ti consiglio il manuale anti-confusione (è gratis).

4 – Pianifica una carriera

La pianificazione di una carriera segue di pari passo quella della tua vita. Contrariamente a quello che ti dice Fight Club, tu sei il tuo lavoro. Non può essere altrimenti, visto che occupa 30-40 ore della settimana: è un terzo del tempo. Considerando che un altro terzo è occupato dal sonno, metà della tua attività totale va nel lavoro. L’altra metà in tutto il resto. Quindi non puoi venirmi a dire che il lavoro non è una parte fondamentale della tua vita.

Per vivere al massimo devi scegliere una carriera soddisfacente, che valorizzi i tuoi punti di forza e ti dia la possibilità di portare avanti gli altri tuoi obiettivi di vita. La carriera è solo un mezzo per raggiungere la felicità, ma è un mezzo importante.

Attenzione: ho detto carriera, non lavoro. Non importa quello che vuoi fare, un lavoro senza carriera non sarà mai soddisfacente. Il lavoro è solo il primo passo, la gavetta per aspirare a qualcosa di più: fai esperienza in una posizione, poi passi a quella successiva grazie alle tue maggiori competenze. Una carriera è una serie di lavori dove il precedente è prerequisito necessario del successivo, quello è ciò a cui vuoi aspirare.

Successo nella carriera significa fare qualcosa che conta veramente nel mondo: non te ne stai seduto in un cubo a lavorare al computer per otto ore al giorno. Non registri fatture per qualcun altro, non hai la sensazione di buttare nel cesso la tua vita. E non tirare fuori la solita scusa: non voglio fare carriera perché ho valori più alti nella mia vita. Questa è una visione miope della realtà: successo nella carriera e integrità morale sono slegati, puoi avere l’uno e l’altro. I principi saldi sono una scusa del tuo inconscio per giustificare pigrizia e fallimento.

Inizia a trovare un settore che ti piace. Una buona carriera parte da un’occupazione proprio dove vuoi tu, quindi non stare a cercare qualsiasi lavoro: tu vuoi quello che fa per te e nessun altro. Se sei in ristrettezze economiche devi accettare tutto quello che ti capita sotto mano, ma la tua ricerca non deve fermarsi lì: l’errore più grave che ti porterà a un lavoro di melma è smettere di inviare curriculum quando hai trovato un’occupazione appena decente. Resta sul mercato e cerca nuove opportunità finché non hai trovato la carriera che vuoi fare. Nessuno ci riesce al primo colpo.

6 Novembre 2013

I cambiamenti, i soldi e Dr. House

Stefano Crescita personale

“Le persone non cambiano.”

– Gregory House

Allora mi fido.
Allora mi fido.

Oggi ti spiego perché i cambiamenti nella tua vita non sono quello che pensi, perché gli eventi che cambiano la vita sono una balla e cosa fare per cambiare veramente.

Il verbo “cambiare” è spesso male interpretato, suggerisco di usare una parola diversa. Scegli fra:

  • modificare
  • evolvere
  • cambiare volto

E tutta una serie di termini meno radicali. Cambiare significa distruggere il vecchio per creare il nuovo: quando cambio auto, butto quella vecchia e ne prendo una nuova. Ma quando parliamo del cambiamento delle persone e del mondo, la metafora non è adatta. Quando tu decidi di cambiare, o quando punti sul fatto che un evento esterno cambi te o l’ambiente che ti circonda, la metafora è sbagliata.

Una metafora giusta è quella del mio computer. A me piace l’informatica da prima che andasse di moda (leggi: Facebook), all’epoca i computer fissi (desktop) vendevano molto più dei portatili (laptop). Anche oggi la maggior parte del tempo uso un fisso, perché ha prestazioni maggiori a costi minori.

Visto che sono appassionato di queste cose, ci tengo a tenere il mio PC in forma. Per questo seguo l’andamento del mercato e compro pezzi nuovi per sostituire quelli vecchi meno performanti. Oggi cambio il processore, fra sei mesi la memoria RAM, dopo altri sei aggiungo una scheda audio. Nel giro di quattro anni ho in mano un computer diverso da quello che ho comprato, ma non c’è stato un momento in cui ho cambiato radicalmente tutto il sistema.

Piccole aggiunte, nel tempo, hanno portato a un grande risultato.

Un computer è un sistema limitato: una decina di pezzi, ognuno con un compito specifico e facilmente individuabile. Posso comprare un pezzo nuovo e sostituirlo. Ora immagina un computer che non ha dieci pezzi, ma diecimila. E non sono singolarmente individuabili, ma fanno parte di un tutto più grande. Se cambio il pezzo 492, allora le prestazioni di 129, 43 e 4956 cambiano. Ma se cambia 129, allora cambiano anche 3459 e 2984 e così via.

Ora pensa di aver fatto cadere dello yogurt sul libretto delle istruzioni, rendendolo illeggibile. Non hai nemmeno letto la prima pagina, che ti dice a cosa serve il computer.

E hai più o meno una visione molto semplificata di come cambia il mondo: un pezzo alla volta e in modo graduale, non tramite balzi epocali ben definiti.

Il cambiamento radicale è un’illusione

L’ipotesi: non esistono eventi singoli che, da soli, possono portare a grandi cambiamenti. Ogni cambiamento di grandi dimensioni è il risultato di una serie di cambiamenti incrementali. Facciamo qualche esempio.

Prendiamo Gandhi. Insomma, quell’uomo da solo ha ispirato una nazione a raggiungere l’indipendenza, è l’esempio perfetto di singolo evento che ha portato a grandi cambiamenti. Giusto? Beh, no.

Se Gandhi fosse vissuto due secoli prima, sarebbe morto senza vedere l’India libera perché non c’erano le condizioni socio-politiche per la rivoluzione pacifica. L’opinione pubblica non era pronta, il dominio coloniale britannico troppo forte. Gandhi è entrato in azione nel momento esatto in cui le potenze europee stavano perdendo il controllo delle colonie. E senza Gandhi la dominazione inglese sarebbe andata avanti forse trent’anni in più, a dire un numero grosso.

Prendiamo l’attentato alle Torri Gemelle. Un evento che ha cambiato il mondo? Per l’opinione pubblica sì, perché l’11 settembre 2001 è la data simbolica dell’inizio del terrorismo islamico. Ma andiamo più a fondo.

Il terrorismo esiste da sempre. Lo usavano Vercingetorige, Hassan-i Sabbah, Roberspierre (che ha coniato la parola “terrorismo”) e altri nel corso dei secoli. Non è una novità. Nemmeno il terrorismo islamico non è una novità, nemmeno Bin Laden che che americani conoscevano da vent’anni. Il terrorismo non è apparso per magia l’11 settembre, l’attacco a New York è stato solo il botto all’apice di una serie di cambiamenti incrementali.

Prendi un tavolo di vetro e inizia a metterci sopra dei pesi da tre chili. Metti i primi cinque, dieci e quindici. Metti il sedicesimo e il tavolo si rompe. La colpa è di quell’ultimo peso o di tutta la serie che ci hai messo sopra prima? Stessa cosa.

Il vero volto del cambiamento (e la bufala dei grandi eventi)

Fai troppo affidamento sugli eventi singoli. Lo fai perché è più facile, mentre capire la relazione complessa degli aumenti incrementali è complicato. Così nascono le distorsioni mentali:

  • Se vincessi alla lotteria sistemerei le mie finanze.
  • Se trovassi un buon lavoro sarei più tranquillo.
  • Se non fossi stato bocciato avrei meno difficoltà.

Questi pensieri delineano un rapporto di causa/effetto che nella realtà non esiste. Non è un caso che tutti questi eventi siano esterni: tu non hai nessun controllo. Così i grandi cambiamenti della tua vita come la stabilità finanziaria, la sicurezza di un posto indeterminato e il percorso di studi non dipendono da te, ma da un singolo evento che identifica il punto di svolta. Troppo facile restare lì e aspettare lo scorrere degli eventi.

E se ti dicessi che è compito tuo mettere insieme i cambiamenti incrementali che portano al botto finale?

Il buon lavoro non te lo da la madonna, devi andartelo a cercare. Contattare aziende, spedire curriculum, fare dieci telefonate al giorno, ampliare la rete di contatti. E alla fine di tutto questo, dopo mesi di ricerca fatta bene, trovi un lavoro. Ma quella non è un conseguenza fatta da piccole azioni quotidiane. Non puoi identificare un momento esatto che ti ha dato il lavoro.

  • La buona impressione che hai fatto al colloquio?
  • Il curriculum fatto bene che hai inviato?
  • La telefonata dell’amico che ti ha fatto sapere del lavoro?
  • L’amico della moglie del prozio che gioca a tennis il venerdì pomeriggio con il responsabile del personale e ha messo una buona parola?

Tutte queste cose vanno messe insieme e, quando raggiungono la massa critica, esplodono dando vita al cambiamento radicale che tutti attribuiscono a un avvenimento esterno.

Io non mi sono svegliato una mattina e ho deciso di creare Mindcheats, che nel bene e nel male mi ha cambiato la vita. Era già nell’aria, ci stavo pensando, è stato il culmine di un processo durato mesi.

Come cambiare veramente

Ma veniamo al sodo: e io, ragazzo di periferia, cosa me ne faccio?

Una volta che hai capito come funziona il cambiamento, sei pronto a indirizzarlo dove vuoi tu.

Non sei più la medusa che si lascia trasportare dalla corrente, ti fai crescere delle pinne e inizi a nuotare.

I grossi eventi sono difficili da prevedere e controllare per natura: se il datore decide di licenziarti, non puoi farci niente. Ma tu hai il potere di muoverti intorno al grande evento e agire su tutti gli altri piccoli aspetti che, se cumulati, danno risultati più grandi. Così puoi cercare lavoro quando senti puzza di ridimensionamento in azienda, ti rimetti sul mercato e trovi il nuovo lavoro prima di perdere il precedente. È l’atteggiamento proattivo, di cui ho parlato nel manuale anti-confusione.

Se vuoi produrre un risultato, inizia subito con le piccole azioni quotidiane che puoi fare per avvicinarti al traguardo. Non aspettare l’evento esterno fortunato, quello che cambierà tutto, perché non arriverà mai. Anche la più grossa botta di fortuna è inutile se non sei pronto a sfruttarla.

I piccoli cambiamenti sono nelle tue mani, agisci su quello e fregatene del resto: non è importante.

Sistemi stabili e instabili: la ragione del tuo fallimento

I soldi fanno la felicità?

Questa è una domanda sbagliata, perché presuppone un collegamento logico fra soldi e felicità con due possibili ipotesi:

  1. I soldi fanno la felicità, quindi se vinco alla lotteria sono più felice.
  2. I soldi non fanno la felicità e si escludono a vicenda, quindi per fare soldi devi sacrificare la felicità.

In realtà il rapporto è più complicato.

Ricordi il computer da diecimila pezzi? Uno di questi è il successo finanziario. Cambiando questa variabile vai a influire su altre cento, e ci sono cento variabili che influenzano il tuo conto in banca.

Non esistono eventi che, singolarmente, hanno portato a grandi cambiamenti. Ogni cosa è incrementale e, al più, fa il botto quando il cambiamento incrementale ha raggiunto il suo apice. Stessa cosa per i soldi: se adesso non ne hai, è perché il risultato del tuo sistema di credenze, della tua motivazione, della tua esperienza, situazione e di tutto il resto ti ha portato a questo risultato. Si tratta di un sistema stabile: le variabili si controllano a vicenda e se una di queste va fuori posto, le altre la riportano sotto controllo. Questo è il contrario del sistema instabile, dove un cambiamento si auto-alimenta. Due esempi per farti capire:

  • La neve sul prato di casa è un sistema stabile: se arriva una folata di vento e ne fa alzare un po’, si deposita subito per via della gravità.
  • La neve sulla montagna è un sistema instabile: una folata di vento inizia un movimento che si auto-alimenta fino a formare una valanga.

Ti sto parlando dei soldi come esempio, ma sentiti libero di ampliare il discorso a ogni aspetto della tua vita.

Nell’esempio, se la variabile “denaro” va fuori controllo perché vinci alla lotteria, tornerai a una situazione di stabilità: non farai investimenti ma inizierai a comprare auto bella, casa nuova, regali, viaggi a Taiwan… Finché non rimarrai ancora senza soldi. Il sistema è di nuovo stabile. C’è stata una ricerca che ha provato questo effetto.

La teoria dell’elasticità: come stimolare il cambiamento

Ma se il sistema è stabile e ogni variazione tende naturalmente ad essere riassorbita per tornare alla situazione precedente, da dove nasce il cambiamento? La risposta sta nella teoria dell’elasticità.

Ogni variabile ha un piccolo grado di elasticità entro il quale puoi agire senza che il sistema la riporti in equilibrio. Se vinci un milione di euro, tempo qualche anno e starai come prima. Ma se ricevi un aumento di venti euro, aumenterai il tuo benessere in maniera continuativa.

Grazie all’elasticità, puoi cambiare un sistema tenendolo in equilibrio. Pensa a un’altalena in bilico: se aggiungi dieci chili da un lato, perdi equilibrio. Ma se aggiungi un grammo da una parte poi dall’altra, puoi andare avanti così fino ad aumentare di dieci chili il peso da tutte due le parti. I cambiamenti che più hanno il potere di influire sulla tua vita sono quelli sul tuo sistema di valori: per una spiegazione più dettagliata, ti rimando al manuale anti-confusione.

Adesso sai che ogni variabile influenza le altre: se fai un piccolo cambiamento da una parte, tutto il sistema si modifica. Devi però stare all’interno dell’elasticità: se una variabile cambia improvvisamente, il sistema tende a riportarla ai valori normali. È l’esempio di chi vince alla lotteria, che butta i soldi perché la sua vincita non è stata accompagnata da un miglioramento delle sue capacità di gestione del denaro. Il conto in banca grasso è conseguenza di un’accurata gestione di entrate e uscite, risparmi e investimenti.

Quello che si laurea con 110 e lode trova subito lavoro non perché ha un voto a tre cifre sul curriculum ma perché è motivato, intelligente e si dà da fare in ogni cosa.

Il caso e la fortuna non esistono. Esiste solo la volontà di mettere in atto una serie di piccoli cambiamenti che ti porteranno al risultato desiderato, qualunque esso sia.

30 Ottobre 2013

5 illusioni ottiche estreme (con spiegazione scientifica)

Stefano ricerche e scoperte scientifiche

I due articoli precedenti sono stati belli impegnati, ho parlato di:

  • Come studiare gratis nelle migliori università del mondo
  • Il manifesto della vita sana

Oggi ci rilassiamo con delle illusioni per la mente estreme, che ti faranno capire fino a che punto il tuo inconscio può influenzare le tue credenze e sensazioni. Da provare!

1 – La procedura Ganzfeld

Siamo in un film steampunk degli anni 80.
Siamo in un film steampunk degli anni 80.

Questo è il metodo più veloce, sicuro ed efficace per avere delle allucinazioni. Segui questi passi:

  1. Scarica sul tuo lettore MP3 un rumore bianco puro, oppure usa Youtube (a questo indirizzo). Per scaricare MP3 da Youtube usa questo tool.
  2. Sdraiati sul letto.
  3. Prendi una pallina da ping-pong e tagliala a metà. Metti le due metà sugli occhi per coprirli, e fissale con del nastro adesivo.
  4. Mettiti le cuffie e, a buon volume, ascolta il rumore bianco.

Dopo pochi minuti inizierai a vedere e sentire allucinazioni, che cambiano ogni volta e a seconda della persona.

Perché succede?

Il cervello ha sempre bisogno di stimoli esterni, non può farne a meno. Quando blocchi la vista (con le palline) e i suoni (con il rumore bianco), la mente comincia a creare stimoli sensoriali dal nulla.

AGGIORNAMENTO: diversi lettori mi hanno che non sono riusciti a ottenere allucinazioni con questo sistema, ma non sono riuscito a scoprire il perché (ancora). Provalo se vuoi, ma ho preferito avvisarti. 🙂

2 – Riduzione del dolore

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Qualche anno fa, una ricerca a Oxford ha trovato un nuovo metodo per ridurre il dolore: un binocolo invertito. La prossima volta che ti tagli il dito mentre prepari la peperonata, fai così:

  1. Prendi un binocolo e impugnalo al contrario, quindi guardando dalla parte più larga.
  2. Chiudi un occhio e usa il binocolo sull’altro.
  3. Osserva il dito dolorante attraverso il binocolo, che sembrerà più piccolo visto che lo impugni al contrario.

Sentirai subito meno dolore.

Perché succede?

Le tue sensazioni passano dal cervello inconscio, che poi decide cosa farne. Non è la ferita sulla mano che ti fa sentire dolore, ma l’inconscio che decide di trasformare lo stimolo in dolore per avvisarti di una situazione di pericolo. Se il dito appare più piccolo e lontano, sembrerà meno importante e la mente non ci farà caso. È l’evoluzione di una tecnica che ho già spiegato in questo articolo.

3 – L’illusione della mano di gomma

Per questo esperimento servono due persone e una mano di gomma dall’aspetto realistico. Poi segui le istruzioni:

  1. Nascondi la mano vera sotto a un tavolino così che tu non possa vederla.
  2. Metti la mano di gomma di fronte a te.
  3. L’altra persone inizia a toccare le due mani, vera e di gomma, in modo uguale (nello stesso punto, con la stessa pressione e movimenti). Dopo pochi minuti, sentirai la mano di gomma come fosse la tua.
  4. A questo punto l’altro tirerà una mazzata alla mano di gomma con un martello.
La configurazione standard (clicca per ingrandire).
La configurazione standard (clicca per ingrandire).

Risultato: sentirai veramente dolore per un secondo!

Perché succede?

L’inconscio si fida della vista, e quando riceve stimoli contrastanti preferisce credere a quello che vede. In questo caso, hai ingannato il cervello a pensare che la mano di gomma è tua. Come ti ho detto nel punto sopra il dolore è una scelta dell’inconscio, quindi senti male perché la tua mente pensa che la mano si sia fatta male.

4 – L’illusione di Pinocchio.

Experience-the-Pinocchio-Effect-Step-8

Anche per questo esperimento servono due persone.

  1. Prendete due sedie e mettetele una dietro all’altra.
  2. Tu siediti dietro, l’altra persona davanti che ti dà la schiena.
  3. Con una benda copriti gli occhi (non basta chiuderli).
  4. Metti una mano sul tuo naso, e l’altra sul naso dell’altra persona.
  5. Inizia ad accarezzare i due nasi.

Dopo qualche minuto, la maggior parte delle persone sentono il loro naso molto più lungo.

Perché succede?

Quando blocchi la vista, il cervello si basa sugli altri sensi. In questo caso i sensi del tatto e della posizione spaziale: da una parte sente il naso accarezzato, dall’altra una mano distante che accarezza un naso. Fa 2+2 e modifica la percezione del tuo naso.

5 – Le luci di Purkinje

Il completo con giacca è parte integrante dell'esperimento.
Il completo con giacca è parte integrante dell’esperimento.

Jan Purkinje, uno dei pionieri della neuroscienza moderna, ha scoperto questo sistema per provare allucinazioni da bambino. È molto semplice:

  1. Chiudi gli occhi e guarda il sole.
  2. Muovi velocemente la mano avanti e indietro di fronte ai tuoi occhi chiusi, così che vada a proiettare ombra intermittente sulla tua faccia.

Dopo pochi secondi inizierai a vedere immagini strane, che con il tempo diventano sempre più intricate.

Perché succede?

Per qualche ragione, questo sistema manda in cortocircuito il cervello. La mente cerca di trovare un senso logico agli stimoli che sta ricevendo, le allucinazioni sono un tentativo maldestro di interpretare stimoli casuali.

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