4 falsi miti sugli Stati Uniti a cui tutti credono
Mentre faccio le valige dopo un anno di vita a Orlando, è il momento di fare il bilancio di questi 12 mesi passati fra gli americani. Un popolo amato, odiato, idealizzato e demonizzato. Io gli statunitensi ho imparato ad amarli, perché nonostante i difetti sono capaci di grandi cose.
Alcuni stereotipi americani li ho confermati, sia nel bene che nel male:
- È pieno di fast food, più di quelli che riesco a contare.
- L’obesità è la malattia più diffusa.
- La tecnologia è anni luce più avanti.
- Tutto è gestito dalle multinazionali.
- Le auto sono grandi e la benzina non costa niente (0,80 al litro).
Ma se da una parte molti miti sono veri, molti altri sono da sfatare. Dopo un anno negli Stati Uniti, ecco quattro verità sul Nuovo Mondo che forse non conoscevi.
1 – Non sanno mangiare bene
A volte al McDonald’s ci vado anch’io. Sono in giro con gli amici, abbiamo fame, serve qualcosa di veloce. Prendo ed entro nel primo fast food che trovo. Ma questo non significa che lo faccio tutti i giorni, anche perché seguo i miei 10 principi per un’alimentazione sana.
Molti americani si ammazzano di fast food, la qualità media del cibo è inferiore rispetto all’Italia, ma questo non significa che non esistano i ristoranti buoni. Anzi, il miglior cibo che ho provato in vita mia è stato cucinato in un ristorante in centro a Orlando.
È la cultura ad essere diversa, il rapporto che un americano ha con il suo pasto potrebbe portarti a credere che non sappia godersi questo piacere della vita. Ma non è così.
In America esistono due tipi di ristoranti:
- Quick service.
- Table service.
Il quick service ha l’obiettivo di darti del cibo a poco prezzo e velocemente. Entri, ordini, prendi da mangiare, ti siedi e in venti minuti sei fuori. Oppure prendi il pasto al banco e lo mangi mentre vai al lavoro, per strada. Spesso il quick service corrisponde al fast food, ma non sempre: esistono dei ristoranti quick service che fanno del cibo buonissimo a poco prezzo. L’equivalente dei nostri pranzi di lavoro.
Il table service è la tipologia a cui sei abituato: entri, ti siedi, aspetti il cameriere, ordini il cibo e così via. Al contrario dell’Italia, dove ogni ristorante è di questo tipo, negli Stati Uniti per avere un table service devi sborsare almeno 20 dollari fra cibo, tasse e servizio. Ma la qualità del servizio, se vai nei posti giusti, è molto più elevata che in Italia. Un cameriere ha pochi tavoli (in genere non più di 4-5) e fa di tutto per metterti a tuo agio. L’acqua è gratis, ti porta il conto a fine pasto e si occupa del pagamento senza che tu debba andare alla cassa.
L’abbondanza dei quick service rispetto all’Italia deriva dalla mancanza di buoni table service a buon prezzo: per mangiare bene in un ristorante, in America, devi pagare. Ma se tiri fuori i dollari, avrai la tua qualità.
2 – C’è la crisi
È vero, negli ultimi anni la qualità della vita di un americano è calata per via della crisi mondiale iniziata nel 2008. In Italia questo ci ha portato a passare da un popolo che se la passa discretamente a una crisi nera in cui arrivare a fine mese è difficile e trovare lavoro è un miraggio.
Negli Stati Uniti, la crisi ha portato gli americani a passare da molto ricchi a “solo” ricchi. Le possibilità di lavoro sono passate da infinite a “solo” abbondanti.
Già sono poco convinto dell’esistenza della crisi in Italia (basta saper trovare lavoro); negli Stati Uniti non esiste proprio. Guarda il PIL pro capite (uno degli indicatori più importanti del benessere di una nazione): 48.000$ per gli americani contro i 32.500$ per l’Italia (fonte). In altre parole: un americano medio guadagna 15.000 dollari all’anno in più di un italiano.
Anche la disoccupazione mostra un andamento simile: 7,7% in calo negli Stati Uniti, 11% in crescita in Italia (dati di novembre 2012).
3 – Si considerano superiori
La verità è il contrario: ormai si considerano quasi inferiori. Ma non lo sanno dimostrare, perché non conoscono il mondo al di fuori dei loro confini nazionali. In parte li capisco, perché al contrario degli italiani loro non hanno la possibilità di viaggiare e incontrare culture diverse.
A nord hanno i canadesi, a sud i messicani. Stop. Noi abbiamo francesi, inglesi, greci, slavi, russi, africani e tutto il resto. Negli Stati Uniti non esiste Ryanair, per entrare in contatto con una cultura diversa devono attraversare un oceano. Da sempre vivono isolati, perché la loro posizione geografica non facilita gli scambi.
Sotto questo aspetto, gli americani sono quasi degli isolani: la loro cultura si è evoluta senza contaminazioni, sono diffidenti del mondo esterno. Tuttavia negli ultimi anni il “sogno americano” sta svanendo, una parte della popolazione ha iniziato a capire che certe cose devono essere riformate. La sanità ad esempio, che ha ben più di qualche lacuna (anche se sotto molti aspetti funziona bene), sta per essere riformata con delle leggi in parte già approvate dal parlamento.
Gli americani non si sentono superiori nei confronti degli europei, sono solo molto ignoranti sull’argomento. Così come gli europei lo sono degli americani, a voler vedere.
4 – Viaggiare costa poco
Qui voglio specificare: viaggiare in auto costa poco, pochissimo. La benzina è venduta a circa 0,80€ al litro, meno della metà rispetto all’Italia. Anche se le auto americane consumano come dei trattori, con l’equivalente di trenta euro faccio il pieno e vado avanti per sempre. Certo, devi tenere conto delle distanze.
Gli Stati Uniti sono immensi. Io ho viaggiato in lungo e in largo, da costa a costa, le distanze sono siderali. L’Europa intera, in confronto, è piccola. Questo non solo a livello dell’intero Paese, ma anche nelle singole città: in America, senza una macchina, non puoi andare da nessuna parte.
Tu sei abituato alla classica città europea, dove in centro puoi girare a piedi perché tutto è vicino. Prendi una bici e arrivi dove vuoi. In America, no. Il centro città (detto downtown) è pieno di uffici e fast food, tutto il resto è sparso in un’area immensa tutta intorno. Ogni minimo spostamento richiede almeno 10-15 minuti di auto. Non è un problema visto che le strade americane hanno sempre dalle due alle cinque corsie, ma la benzina fa presto a finire.
I costi lievitano se vuoi andare in treno o, peggio, in aereo. Ryanair non esiste, per ogni tratta devi spendere almeno 100 dollari di sola andata. Se poi vuoi andare da una costa all’altra, 250 dollari non sono una rarità.
Conclusione
Alla fine del correre, una cosa ho imparato: gli americani sono strani. Non lo dico in senso buono né cattivo, non sto dicendo che sono migliori o peggiori. Però sono diversi, hanno una cultura tutta loro. Se non ci vivi, non puoi capire.
Tu sei mai stato negli Stati Uniti? Cosa ne pensi degli americani? Fammelo sapere nei commenti qui sotto.
Gigi Drava
24 Aprile 2013 @ 13:26
Ottimo articolo Stefano, mi hai illuminato su alcuni aspetti!
In america non ci sono mai stato, ma l’ho già scritto nei miei obiettivi a medio termine 😀
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:35
Ti conviene Gigi, più stai qui più ti rendi conto di quanto la cultura sia diversa.
angelo giambra
24 Maggio 2016 @ 14:14
per capire gli americani e l’america non basta un anno io vivo qui ormai da 20 anni …l’america e’ un PACCO ….credetemi ,il mangiare fa schifo ,gli stipendi lasciamo stare ,non c’e’ cultura ,tu da italiano per gli occhi degli americani rimari sempre un emigrato e quindi loro si sento 100 volte superiori di te ,per me dopo tutti questi anni e’ una battaglia persa in partenza ….adesso l’Italia ….mangiare buonissimo ….cultura ….storia …..ti puo incazzare quando vuoi ….qui devi stare attento ti arrestano subito alla minima cazzata….potrei continuare per giorni interi a scrivere sulla america ……un consiglio rimani dove sei nato credimi vivi piu a lungo …mio papa’ e’ morto qui dallo stress….credimi…ciao a tutti……
Stefano
25 Maggio 2016 @ 20:51
Sei stato in USA 20 anni, a quanto pare ne hai capito meno di me che ci sono stato 1 anno.
Alex
3 Giugno 2017 @ 21:40
Mah a me sembra che tu non abbia ancora saggiato tutti gli aspetti del paese e vivendoci da molto meno tempo di angelo vivi ancora in una magica illusione prima di criticare chi vive da 20 anni in un posto cerca di aprirti e capire le sue motivazioni anche perché da quello che ho letto hai dimostrato di conoscere poco anche l’italia sul fronte ristorazione
jo
15 Luglio 2017 @ 07:12
Ragazzi miei io ci vivo da 2 anni non che sia un lasso di tempo enorme ma nel mio piccolo ho capito che bisogna fare delle differenze, proprio perchè gli usa sono enormi la differenza culturale, sociale, lavorativa ecc ecc viene dal fatto che se vivi a NYC manhattan o in countryside le cose sono parecchio differenti,
l’americano medio che non vive in città è abbastanza diffidente verso le altre culture diciamo un pò razzista e conservatore, chi vive nelle metropoli è un miscuglio di culture pazzesco in un solo blocco trovi dai gay aperti agli homofobici pronti ad ammazzarti perchè sei un messicano con tendenze femminili, e tendono a far credere e a far vedere una verità diversa da ciò che sono in realtà, la vita è stressante, puro lavoro ogni santo giorno per pagare un affitto di 3000 dollari per un buco disgustoso dello stesso genere in italia non ci vivrebbe nessuno, inutile dire che le opportunità esistono ma non sono per tutti purtroppo.
Ho imparato che ci sono contraddizzioni ovunque, e se ti metti a parlare con un americano da solo e raggiungi una certa confidenza probabilmente ti confesserà il suo disgusto per la città dove vive come farebbe un italiano stanco di non trovare lavoro, non che la odi ma ne sarà contento su certi aspetti e scontento su altri, la verità è che chi emigra non è solo per lavoro ma per sete di vedere e conoscere cose nuove, cè chi rimane cè chi fa esperienza lunga prende il suo bagaglio e torna da dove è venuto.
per quanto riguarda il sogno americano…. MIA opinione personale non è mai esistito
Marco
24 Aprile 2013 @ 13:28
Ora quali sono i tuoi progetti? 😀
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:37
Ne ho anche troppi. Per il 2013 potrei andare a studiare in Polonia o negli Stati Uniti, lavorare in Nuova Zelanda, in Australia o in Lituania. O forse faccio un corso professionale di 6 mesi a Milano. Troppe cose da fare, troppo poco tempo! 😀
Marco Ferraro
24 Aprile 2013 @ 14:07
In America non ci sono mai stato ma è una delle prossime mete 🙂 Se non sbaglio ho anche qualche lontano parente a New York da parte del nonno ma non l’ho mai conosciuto 🙂 Potrebbe essere l’occasione….
Bell’articolo ma quale città ti è piaciuta più di tutte oltre quella in cui hai vissuto?
Sarebbe utile un articolo su come trasferirsi e vivere e lavorare lì in base alla tua esperienza…che ne dici?
Un caro saluto
Marco Ferraro
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:38
Se parliamo delle città, mi è piaciuta molto Philadelphia. Se includiamo anche le mete meno famose, mi sono innamorato di Peachtree City (a sud di Atlanta). Sarà che ho incontrato le persone più simpatiche in questi due posti? 😀
Ben Slavin
8 Marzo 2017 @ 20:39
Bravo Stefano! Sono di Philly anche se vivo a Napoli da 15 anni. Italia e’ stupenda ma avro’ sempre un punto debole per la mia bellissima citta’!!!!!
Daniele
24 Aprile 2013 @ 14:09
Ti dirò la mia: io li amo e odio al tempo stesso. Sul cinema, il web, i libri, il lavoro ci sanno fare e sono anni luce rispetto a noi. Però non sopporto l’aspetto diciamo così governativo del paese. Non mi dà l’idea di una nazione in cui il cittadino si possa definire libero né tanto meno sicuro. Ma queste sono opinioni di uno che non c’è mai stato.
Dal punto di vista turistico a me non ha mai attirato, eccetto l’Alaska: sono amante dei luoghi freddi e disabitati.
Ottimo articolo, m’è piaciuta la parte dell’isolamento, a cui non avevo mai pensato.
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:40
Grazie Daniele. Io mi sono sempre considerato “libero” qui, anzi per l’americano medio la libertà personale è uno degli aspetti più importanti della costituzione. Per la sicurezza, non ho mai avuto problemi. In certe zone la criminalità è molto alta, ma basta evitare i quartieri “brutti” e sei a posto. Sono da una settimana a New York e non ho avuto mezzo problema.
Shary
24 Aprile 2013 @ 14:11
Bellissimo articolo! Ma come mai dopo un anno torni in Italia?
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:40
Perché purtroppo scade il permesso di lavoro! 🙁
simone
25 Agosto 2013 @ 00:02
Ma non c’è modo di convertire il permesso temporaneo?
Se il tuo datore di lavoro ti ritiene indispensabile per l’attività c’ è qualcosa che si può fare?
Stefano
25 Agosto 2013 @ 10:15
Da quello che so no, un permesso temporaneo si può estendere ma non convertire in permanente.
Giulia
24 Aprile 2013 @ 14:15
Fantastico articolo! Come sempre originale e pieno di spunti di riflessione!
A cosa ti dedicherai ora? Hai in mente di realizzare una guida per trovare lavoro negli Stati Uniti o per viverci, sfruttando tutte le opportunità? Sarebbe bello se la realizzassi, sono sicura che sarebbe un MUST!
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:41
Scriverò una guida su come trasferirsi negli USA quando troverò un metodo per farlo, ci sto ancora lavorando. 😀
Marco
29 Aprile 2013 @ 00:46
Sposa un’americana! ahahahhaah 😀
Mìche11
24 Aprile 2013 @ 14:20
Secondo me gli americani in generale stanno meglio di noi, ma questo non vuol dire che ce ne dobbiamo andare tutti: significa che dobbiamo migliorare a tutti costi il nostro paese fondato dai nostri avi!
Curry
24 Aprile 2013 @ 14:29
I tuoi quattro punti sono esattamente gli stessi che io ho definito vivendo in questi mesi negli States. Allora non sono l’unica a pensare che quasi non si rendono conto di essere idealizzati! Rimarrò qui, nei pressi di New York, fino alla fine dell’anno… Poi deciderò se prolungare o meno.
Hai notato? Sembra davvero tutta una grande impalcatura.
Ciò nonostante le opportunità non mancano (e non mettiamo di mezzo la crisi) per chi si mette in gioco!
Curry -behindtheocean.it
Stefano
24 Aprile 2013 @ 14:42
E adesso me lo dici? Io sono da una settimana a New York, ma oggi pomeriggio me ne vado. 😛
Curry
26 Aprile 2013 @ 07:02
Che paradosso. Ti seguo da almeno un anno nonostante i miei frequenti spostamenti. Poi accadono questi ravvicinamenti e nemmeno ce ne accorgiamo!
Curry
roberto
24 Aprile 2013 @ 14:44
Complimenti per l’articolo Stefano,purtroppo non essendo stato in America,non ho molto da dire,sicuramente mi piacerebbe andarci ma per il momento non è un luogo dove desidero andare, ho fantasticato sulle avventure di Franco e Andrea nelle strade Americane in moto,nel libro “se ti abbraccio non avere paura” ci hanno descritto usanze,e modi di vivere ,a quanto pare è una nazione molto vasta,chissà magari più in là ci andrò …. ciao a tutti Roby..
Stefano
27 Aprile 2013 @ 09:10
Per vasta è vasta, ho girato tutti gli angoli della nazione e una tratta in aereo ti prende anche 5 ore. 😀
Lucia
24 Aprile 2013 @ 14:51
Complimenti molto interessante questo articolo!
Ad esser sincera però il mio approccio mentale a culture diverse è sempre stato al di là degli stereotipi quindi non mi hai stupito 😀
Sono stata negli USA in due città differenti Atlanta e New York
La prima mi ha fatto capire che il centro città in effetti non esiste nel vero senso della parola
qui in Europa siamo abituati ad avere un centro e poi man mano che ci si allontana dallo stesso i costi ed i servizi cambiano, diminuiscono, la densità e la qualità delle costruzioni a sua volta tende a diminuire,
tranne piccole oasi si tende ad avere in centro palazzi storici,
tanti punti di interesse raggruppati, e sempre e comunque a parte i parchi, poco verde e comunque comunale per intenderci,
ad Atlanta invece c’erano tanti piccoli centri abitativi, tra i quali c’erano perfino dei boschi son rimasta esterrefatta! :O
Il centro città tendenzialmente in Europa è molto frequentato
ad Atlanta invece in pieno giorno dalle 10 di mattina alle 16 di pomeriggio in alcuni punti centrali (Hard Rock Cafè per intenderci) non si vedeva nessuno, la giornata era spettacolare ma in alcune vie nemmeno un’anima, mi ha quasi intimorito.
Mi è stato spiegato che la maggior parte delle persone era al lavoro e quindi era normale, Atlanta è una città poco turistica.
Gli americani ad Atlanta? Poco avvezzi ai turisti, inglese incomprensibile (per la mia amica che ci viveva da due mesi, immaginate per me! 😀 )
Mi è stato invece detto che New York non è rappresentativa, si può definire
città “stato” meta turistica e piena di migliaia di culture diverse non può definirsi la classica città americana.
Tu cosa ne dici? Me lo confermi? 🙂
Io l’ho trovata una città meravigliosa, e l’ho amata dal primo istante!
Frenetica, come piace a me, piena di vita a qualsiasi ora, piena di luoghi interessanti, ogni giro d’angolo un mondo! E’ da vedere almeno una volta nella vita!
Stereotipi a parte l’ho trovata accogliente, gli americani? Non so dove fossero! 😀
Downtown il weekend era vuota, il contrario dei nostri centri città pieni di vita.
Ti dirò quando ci vivrò come sono gli americani! 🙂
A mio parere quando si visita un nuovo paese bisogna spolverare un po’ la mente dalle sciocchezze che vengon propinate, è una scoperta ed un’esperienza unica, sarebbe un peccato perderla perchè ci si aggrappa ai sentito dire! 🙂
Stefano
27 Aprile 2013 @ 09:13
In Europa è diverso perché le città sono vecchie, hanno mezzo millennio di vita almeno, quindi storicamente il “centro” è la parte più importante e, al contrario degli USA, pieno di case. In America in centro ci sono solo uffici e niente da vedere, quindi ci vai solo per lavoro. Se sei un turista o vuoi rilassarti vai fuori in uno “shopping center”, piccoli quartieri con negozi e attrazioni.
New York è a parte, sì, soprattutto Manhattan. Ma a parte sono anche Londra, Parigi e molte altre capitali. 😉
Marco
24 Aprile 2013 @ 14:51
Io ci sono già stato, mi sono sposato a Las Vegas – matrimonio poi “regolarizzato” al mio rientro in Italia – ho girato tutti gli hot-spot del west, visto Memphis, Charlotte, Los Angeles e New York. Tra un paio di mesi sarò di nuovo nel mio amato west per spendere il mio viaggio tra gli amati e rossi parchi di Utah ed Arizona, quelli cosidedetti minori, passando per Joshua Tree in California e White Sands e Bisti Badlands nel New Mexico. Gli americani la prima volta mi hanno sorpreso: li ho trovati educati e disponibili. Aggiungo che con il tempo mi sono accorto che sono però quasi sempre “interessati” e troppo attaccati al soldo, cosa che un poco me li ha fatti cadere di grazia. Poi non so, io sono abituato a valutare una persona per ciò che ha da dire, piuttosto che per la posizione che ha raggiunto nella vita, gli americani, invece, in tal senso, rispettano sempre e solo posizione e denaro. Per quanto riguarda il fatto che siano tecnologicamente più avanzati di noi, non so, a me non sembra e ti faccio qualche esempio: sulla telefonia sono anni luce indietro a noi sotto ogni punto di vista. Ho girato tanto e ovunque tu vada, anche in hotel a four diamonds, hanno split ed impianti di aria condizionata vetusti e rumorosi. Le higway sono piene di carcasse di pneumatici, cosa molto pericolosa e degna di un paese emergente. Concludo dicendo che in ogni caso, io più che gli americani amo l’America per le sue bellezze naturali.
Andrea
24 Aprile 2013 @ 14:55
Beh…che dire, l’articolo è davvero per tanti aspetti condivisibile!!!..Bello davvero! Negli States ci sono stato 3 anni fa per 17-18 giorni (holiday) e in effetti quei miti o non che citi gli ho vissuti tutti sulla mia pelle. Aggiungerei solo qualche cosina tipo quando parli della cultura: è vero che i loro confini NON portano ad altre grandi culture per così dire storiche, ma è pure vero che forse nella loro indole il “problema” non se lo pongono nemmeno, nel senso che va bene tutto così, senza sapere cosa succede o come la pensano oltre il loro orticello. Per quanto riguarda l’obesità, verissima e fotografata di persona anche quella, penso inoltre che sia anche il risultato delle differenze di ceti e livelli di cultura diversi ahimè esistenti anche in America stessa, a farla breve, si mangia male e in genere al fast food perchè si paga poco e ci si riempie tanto e sticavoli se fa male o ti porta all’obesità e non tutti hanno “l’intelligenza” di capire ciò!(premetto che mi capita e ripeto mi capita anche a me di andarci ma ovviamente una volta ogni tanto).
Ciò premesso personalmente amo gli USA e allo stesso tempo ne sono diffidente, ma di sicuro prima o poi ci torno!!!
…e tu Stefano, come ti ha chiesto già Shary…perchè rientri in Italia?
Salutoni a tutti
Andrea
Stefano
27 Aprile 2013 @ 09:16
Perché il mio permesso lavorativo è scaduto, sto cercando vie alternative per tornare ma mi sa che faccio prima ad andare in Nuova Zelanda (più facile ottenere un permesso).
Dalia
24 Aprile 2013 @ 15:31
Complimenti per l’articolo!! Mi hai reso più chiari certi aspetti!
Sono stata in America nel 2008 ed ero piccola per rendermi conto di certe caratteristiche.. Uno dei miei obiettivi è tornarci (…magari con qualche nozione linguistica in più :)) il prima possibile!! Grazie e buon ritorno in Italia! 🙂
Antonello
24 Aprile 2013 @ 16:21
davvero un bell’articolo 🙂 soprattutto per chi come è molto incuriosito di come si vive veramente e non delle “dicerie” 😉 ovviamente un giorno vorrò andarci *_* chissà magari a lavorarci anche…
Mirko
23 Agosto 2015 @ 13:19
Vivo in u.s.a ma non trovo conferme su sto articolo
Paolo93
24 Aprile 2013 @ 16:29
Cosa ne pensi del Signoraggio??
Stefano
27 Aprile 2013 @ 09:25
Immagino tu stia parlando del “signoraggio di Youtube”, ovvero di tutte quelle persone che si riempiono la bocca con parole di cui non conoscono il significato. Ho visto qualche video e ti dico che è una delle cose più ridicole che abbia mai visto in vita mia. Quella gente non sa nemmeno cosa significa signorggio, figuriamoci capire come funziona. Un bambino di 5 anni che parla di chimica organica direbbe meno cagate.
Anonimo
28 Aprile 2013 @ 10:51
Verissimo…basta studiare un pochino economia per capire che son tutte cavolate! 🙂
Alessandro
24 Aprile 2013 @ 16:57
Ciao Stefano,
io negli stati uniti non ci sono mai stato, ma come puoi immaginare ho molti contatti da quando ho cominciato a studiare inglese, anche grazie al tuo corso. Per ogni persona che conosco in inglilterra ne conosco 10 negli stati uniti. Sarà un problema di numeri, ma io credo che sia vero il fatto che dici che si sentano isolati. E’ vero che io parlo con persone che fondamnetalmente nutrono un interesse in altre culture, studiano e si interessano al resto del mondo, tuttavia vedo nelle persone che parlano con me, che vanno dai 20 ai 60 anni, come una ammirazione in noi europei, ed in particolare verso noi italiani, considerati sicuramente più amichevoli di altri nostri vicini. Una ammirazione per la nostra storia, per la varietà di posti e genti che possiamo vedere con due ore di aereo… quasi un pizzico di invidia. Ed i fast food sono figli della frenesia moderna, ma non piacciono neppure a loro. Quando parlo con loro sembrano dei bambinoni mentre guardano un cartone animato, ammirati, non smetterebbero mai di sentirsi raccontare come sono fatti gli altri paesi, le città, i musei, quali sono le nostre usanze, i nostri cibi. Una cosa però l’ho capita: per loro gli states non sono soltanto la nazione che gli ha dato la cittadinanza, ma è il posto dove si sentono sicuri. E’ un sentimento che noi forse abbiamo smarrito o che non abbiamo mai avuto. Dopo un mese e mezzo di chiacchere, questo è quello che vedo da qui.
Un caro saluto
Alessandro
Alessandro
22 Giugno 2013 @ 11:24
Ciao Stefano, ti mando un aggiornamento: confermo quanto sopra. Per adesso va tutto molto bene, una esperienza incredibile, specialmente per uno come me che fino a tre mesi fa non metteva tre parole in fila con l’inglese. Le persone sono bravissime, capiscono quello che dico ed io capisco loro, non è poco. In merito alla idealizzazione credo la abbiano più loro di noi, che noi di loro. Sono esterrefatto nel vedere quanto poco sappiano del mondo. Dal pedale della frizione al telefonino o la carta di credito che funziona anche in america. Questi americani sono davvero sorprendenti. Per quanto riguarda il viaggio è andato tutto molto bene. A Heatrow ho dovuto cambiare terminal in pochissimo tempo e me la sono cavata alla grande. Considerato anche il fatto che non avevo mai preso un aereo in vita mia… not bad! Ti ringrazio dell’invito a passare da te, ma ho cambiato programma, alla fine di questa vacanza studio rientrero’ direttamente in italia. In inglilterra ci vengo o a ottobre o in primavera. Ci voglio stare di più, in inghilterra intendo. Anche perchè comincio a seguire bene anche il loro accento e credo valga la pena approfondire. Per adesso mi gusto New Haven. Un saluto ed a presto
Alessandro
Stefano
22 Giugno 2013 @ 18:31
Buona fortuna per l’Inghilterra a Ottobre, è già pieno inverno (secondo gli standard italiani). 😛
Roberto
24 Aprile 2013 @ 18:37
Premetto che ho vissuto in America e precisamente a Washington solamente per un paio di mesi, di passaggio dall’Argentina al Kenya un vecchio collega di mia moglie ci ha contattati per un breve lavoro di architettura.
Anche a me l’America (quel poco che ne ho visto) mi ha lasciato perplesso, mi è piaciuta ma mi ha anche fatto tanta tristezza.
Quel che mi ha colpito positivamente sono gli spazi immensi e la cura quasi maniacale della proprietà pubblica, a pochi minuti dalla città o tra un quartiere e l’altro ci sono tanti spazi verdi curatissimi, tutto è tirato a lucido (almeno nei quartieri medio-alti) e la gente “pare” che ci tenga alla pulizia (quel “pare” lo spiego dopo…).
Poi tutto funziona come una macchina perfettamente oliata e attorno a te respiri sempre quell’aria di “grandezza” tipica degli anglosassoni ma estremizzata dagli americani.
La tecnologia è avanti ma non come in altri paesi come l’Inghilterra ad esempio o la Germania, forse il tuo paragone lo facevi con l’Italia ma anche il Kenya per certi aspetti è più avanti dell’Italia dal punto di vista tecnologico….
Gli americani? Non saprei che dire perchè non ne ho praticamente frequentato nessuno dato che c’è un altissimo numero di immigrati e quasi tutti i nostri conoscenti non erano americani d.o.c.
Il cibo….mmmm il cibo…..dunque, premetto che sono molto esigente da questo punto di vista e abbastanza scrupoloso…..devo dire che non ho fatto i salti di gioia, e gli aspetti positivi che tu hai descritto a riguardo dei table services ce li hai in un qualsiasi ristorante medio se mangi in Italia (o almeno giù in Sicilia dove sono nato) e probabilmente paghi anche meno di 20 dollari, anche in Italia i camerieri servono 4 o 5 tavoli (tranne nei posti gestiti da gente che non capisce nulla di ristorazione e campa solo per sfruttare gli impiegati). Non parliamo poi della materia prima…..gli ingredienti in America sono per la maggior parte…emh…finti!!! Ortaggi bellissimi da vedere, pulitissimi e grandissimi….ma…finti!!!! Son tutti (e dico proprio tutti) OGM, riempiti e strariempiti di sostanze chimiche e cresciuti da semi della Monsanto geneticamente modificati, niente a che vedere con la freschezza degli ortaggi che trovi per esempio qui in Kenya (che mi ricordano quelli italiani di quando ero bambino…).
L’aspetto positivo del cibo in America è che trovi di tutto e di più, ce n’è davvero per tutti i gusti e puoi davvero uscire ogni sera e mangiare una cucina diversa ogni volta, italiana, francese, thailandese (buonissimi quelli che ho provato a Washington), cinese, giapponese, bulgara etc. etc. insomma in un paese col “mix” più fantasioso di immigrati puoi trovare davvero di tutto.
Ma come ho accennato prima non tutto quello che ho visto mi ha impressionato positivamente…..
L’America mi ha dato l’impressione di un paese estremamente finto, dove tutto funziona perchè la gente è stata lobotomizzata per diventare quel piccolissimo ingranaggio (tirato a lucido e revisionato periodicamente, certo…) del grande motore dell’economia americana. Mi pare che l’ottica è quella del “fai il tuo dovere di cittadino (ossia quello che decide l’elite americana alla quale non accede nessuno che non sia americano d.o.c. o stra-ricco), lavora, lavora, lavora, comportati bene” e noi in cambio ti diamo un posto dove puoi avere tutto quello che “riesci a comprare” nel MegaMall più vicino. Oppure quel che “riesci a pagare” in uno dei tanti “baracconi del divertimento” sparsi in giro per le città.
Ossia tutto è inquadrato nell’ottica di un benessere (leggi reddito…) calcolato sulla quantità di soldi che poi il cittadino spenderà per comprare. E infatti uno dei divertimenti maggiori del cittadino medio americano è proprio lo shopping, sono davvero dei malati di shopping, chiamali anche dei geni o dei professionisti dello shopping ma non mi pare che sia una cosa tanto positiva.
Ben poche sono le “isole felici” per chi non vuole stare dentro il sistema, non che non ci siano spazi per i “diversi” ma questi vengono sempre ghettizzati e considerati “freaks”.
Mi è parso che tutta la grandezza dell’america alla fine si riduca a questo, ad una questione economica ma sotto sotto manca una cultura, mancano quei millenni di storia che si respirano in altre parti del mondo. La gente nei sobborghi (e ce ne sono tantissimi) fa una vita da robot, sveglia, colazione, lavoro, cena, letto. Certo come tantissime persone in altre parti del mondo direte voi ma in America (e non so come spiegarlo) mi sono sembrati dei robot, tristi e inconsapevoli robot. Finito il lavoro in giro per strada non vedi quasi nessuno (e certo stanno tutti negli shopping centre…) e non potrebbe nemmeno esserci qualcuno perchè mancano i marciapiedi!!!!!
Si perchè le città americane sono state concepite attorno all’oggetto automobile, l’intera società americana è stata forgiata attorno al concetto di macchina e di “sviluppo industriale” e soprattutto di quello che è (o è stata) l’icona per eccellenza del progresso americano, l’automobile.
Le città sono proprio pianificate attorno all’idea di mobilità meccanizzata e anche per questo la benzina costa poco……ma costa poco agli americani……in realtà questa è proprio la spina nel fianco di questo paese che per soddisfare il suo bisogno estremo di petrolio a costo ridotto si “sfama” nel piatto degli altri paesi (soprattutto di quelli in via di sviluppo) guerreggiando e distruggendo sotto la scusa della grandezza del popolo americano e giustificati dalla loro beata ignoranza. Ignoranza di quanto questo senso di capitalismo estremo faccia del male al resto del mondo, ignoranza delle conseguenze del consumismo sfrenato, ignoranza del male che il “geneticamente modificato” fa a loro, i loro figli e il resto del pianeta.
Però sembra che qualcosa stia cambiando come hai detto tu, e che molte persone comincino a ribellarsi a questo modo di essere e speriamo che con la grandezza tipica degli americani questo nuovo sentimento di avvicinamento alla natura “invada” il resto del pianeta.
Federico
25 Aprile 2013 @ 12:32
Condivido in pieno questa risposta, anche se anch’io ho passato poco tempo in America (California). Aggiungo inoltre che l’immensità dei posti e delle città che ho visto mi hanno trasmesso una sensazione di infinite possibilità ma anche un senso di solitudine. A differenza dell’Italia, dove nelle città c’è un centro storico o cmq ci sono pochi posti frequentati da numerosi cittadini, in America mi sono troppo sentito “uno tra tanti”. Le città ti danno un senso di dispersione sia per i posti che per i cittadini, che suscita la sgradevole sensazione che sarebbe complicato creare una propria isola di tranquillità, di conoscenze, un proprio nucleo in questo posto così immenso e dispersivo.
Inoltre il ritmo frenetico della vita, la ricerca maniacale del successo economico, il mettere la cariera e il denaro al primo posto in assoluto, l’alta criminalità e la crudelissima sanità, sono tutte cose che mi mettono ansia.
Tu, Stefano, essendoci stato più tempo di noi ed avendo visto più città e più posti, cosa ne pensi del mio commeno e di quello di Roberto?
Inoltre cosa ne pensi degli americani, dal punto di vista sociale?
Simone
4 Giugno 2013 @ 08:17
Fantastica analisi. Io vivo negli USA da 8 anni ed e’ esattamente come dici tu. Parola per parola. Mi hai tolto i pensieri dalla mente. Eccezionale!
Maria
29 Dicembre 2017 @ 08:31
Bravissimo Roberto,senza contare la loro politica DANNOSA,GUERRAFONDAIA il male che vanno facendo in giro per il mondo : soldi soldi soldi per una ristretta èlite e i cittadini-robot carne da cannone….
Maria
29 Dicembre 2017 @ 13:51
Quello che veramente mi disturba sono tutti i commenti a come si mangia come non si mangia….ma sveglia!!!! Ci sono cose ben più importanti !!!! Che dire della guerra in Vietnam, Cambogia,Afganistan, Iraq,Siria,senza contare i vari interventi in America Latina : Iran contra ecc…e perché?? Lo dice bene Oliver Stone in wall street per condensare la ricchezza di tutti nelle mani di pochi . Dice bene Roberto : lobotomizzati…ma mi pare che anche qua il cervello ė assente
Stefano
8 Maggio 2018 @ 13:57
E tu in questo momento, cosa stai facendo di concreto per migliorare tutti quei problemi di cui parli nel commento?
Anonimo
9 Maggio 2018 @ 13:34
Questi problemi ,bambola,non si risolvono certo a livello individuale. Purtroppo sono facccende politiche /finanziarie
barbiomalefico
26 Aprile 2013 @ 18:11
Io ci sono stato sia per diletto (viaggio di nozze) che per lavoro. In più ho a che fare per lavoro spesso con Americani.
Le mie sensazioni al riguardo sono che sia un popolo di gente valida ma dalle vedute molto limitate. Da un americano venuto da noi in Italia ho ricevuto la “ricetta” per risolvere i problemi d’europa e anche i motivi dei nostri problemi. Dovevamo subito usare un’unica lingua (ed era un laureato, quindi la storia ufficialmente negli USA non la studiano!!!).
Io per mestiere faccio lo sviluppotare software e mi è capitato di stare davanti ad una grande azienda elettronica in attesa che il nostro contatto venisse fuori per andare a pranzo e un uomo del posto ci è venuto a chiedere informazioni scoprendo che eravamo Italiani. Subito ci ha chiesto se eravamo andati in quell’azienda per seguire un corso ed imparare come si fanno le cose. Quando ha scoperto che venivamo a spiegare noi a loro come le cose si facevano ha fatto una faccia che sembrava volesse dire: “non esiste nessuno al di fuori degli stati uniti che possa insegnare qualcosa agli stati uniti”.
Un americano ha voluto spiegare ad un mio collega come bisognerebbe fare la pizza!!!!
Non ho mai visto un americano eseguire un compito in un modo diverso da quello in cui l’aveva imparato (tipo prenotarmi il collegamento con due ore di anticipo rispetto a quello che normalmente prenotava).
Per i tuoi punti:
1. Non sanno mangiare bene. Non si può confutare. Sulla pizza ci mettono di tutto e di più. I negozi sono pieni di antiacido (segno che non sanno mangiare bene). Sono stato in ritoranti costosissimi (150$ in due con solo acqua) e il servizio non era nè così impeccabile nè il cibo era così buono. La carne non è mai cotta a puntino, quando offrono la pasta fa schifo, le insalte sono inordinabili senza schifezze dentro. Sono stato in pensylvania dove ci sono le fattorie hamish e sono rinomati per il cibo ed ho mangiato da schifo. Entrando in certi ristoranti rinomati sentivi solo puzza. Alla fine ho optato per un fast food, almeno posso indovinare il gusto.
2. Non so ora, ma nel 2010 ovunque andassi era pieno di manifestanti per la scuola, sanità e lavoro. Alcuni che erano nel viaggio organizzato con me, per gioco hanno preso uno dei cartelli dei manifestanti e per poco un poliziotto non gli spara (lui gli intimava di posare il cartello puntandogli la sua arma e loro dicevano in italiano: “non capisco…”. Fortuna che qualcuno l’inglese lo sapeva.
3. Si considerano superiori, anche se fanno di tutto per nasconderlo. Basta provare a contraddirli e saltano fuori con frasi del tipo: “Come ti permetti, non sai che io faccio questo mestiere da 30 anni!!!”
4. Non ho mai viaggiato autonomanete. Sempre sfruttato i collegamenti (del resto il protagonista del libro Il club Dumas non aveva la patente. Io pensavo ci si riuscisse). I collegamenti in America fanno schifo, almeno quelli che ho cercato io. Avrei voluto visitare un po’ di città partendo da Seattle e scendendo, ma non ho trovato modo di farlo (se non noleggiando un auto). Da Lancaster all’aereoporto di Philadelfia a parte il treno non c’erano altri servizi navetta. Il taxi mi è costato 100 $ (e l’hotel che non era abituato a questo genere di richieste non è riuscito a prenotarmelo così ho dovuto chiamare io!!!!)
Simone
4 Giugno 2013 @ 08:23
Analisi perfetta anche la tua.
Marco
26 Aprile 2013 @ 19:42
Sono d’accordo con il commento precedente: gli americani si sentono superiori e in taluni casi non si fanno alcun problema nel mostrartelo. Mi trovavo a Page, Arizona, e la proprietaria del motel dove soggiornavo mi raccontava che fino agli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso, ai tempi d’oro di Elvis, tanto per capirsi, gli indiani del posto, quando vedevano un aereo sorvolare Page, credevano che il velivolo fosse lo spirito di Manito. Questa cosa la raccontava con scherno e con disprezzo per gli indiani, al che io, con il solito tono di scherno usato da lei nei confronti degli indiani, le ho domandato come si sarebbe sentita se una sera uscendo dal supermercato si fosse imbattuta in qualcosa di mai visto prima, che so io, una creatura aliena fuoriuscire da una navicella spaziale. Lei si alzò e visibilmente contrariata disse che era arrivato il momento di andare a letto, che si era proprio fatto tardi.
Simone
4 Giugno 2013 @ 08:26
Grande! Bravissimo!
mattei_manu
27 Aprile 2013 @ 01:22
Ciao a tutti e buon rientro in Italia a Stefano. Solo passando una settimana in USA ho capito meglio la cultura. Come scrisse Stefano in un post, come consumatori gli statunitensi sono un tantino più ingenui degli europei. Psicologicamente invece, mi mancano moltissimo per il loro modo franco e schietto di porsi (Io sono ok, ti sei ok). E anche io, grazie al corso di Stefano, ho adesso molti più amici online USA 😉
Lucia
28 Aprile 2013 @ 12:51
Io sono stata a New York, Tampa e Miami nel 2012 (luglio-agosto).
È stata un’esperienza bellissima. Mi sono riempita gli occhi come se fossero affamati. Sapevo di non dovermi aspettare nulla, sapevo che non c’era il campanile da ammirare o il dipinto di qualcuno da commentare ed osservare. Sapevo che sarei arrivata lì e mi sarei stupita dell’assurdità di quel posto. E dico assurdità perché in effetti così è stato. Gente che correva, letteralmente, perché sempre di fretta. Gente che faceva fitness con un palo della luce. Insomma, l’America, esattamente come me l’asettavo: come non me l’aspettavo. Non mi ero fatta idee esatte, mi sono lasciata sorprendere. E quello che ne ho tratto da quell’esperienza è esattamente quello che hai detto anche tu: gli americani sono strani. Sono cordiali però, e sono bizzarri, e spesso obesi. Ho visto questo grande divario in effetti. Chi correva in tenuta tutto muscoli e sudore e chi camminava a fatica trascinandosi tutto quel peso addosso. I fast food poi, sono un’ossessione. Per fortuna non siamo stati solo in albergo quindi abbiamo fatto spesa e ci siamo cibati di cose nutrienti anche ahhahhaha xD.
Comunque, concludendo, non vedo l’ora di tornarci, perché a me personalmente gli Stati Uniti in così poco tempo mi hanno saputo dare una spensieratezza e una felicità che non consocevo. 🙂
Mario
28 Aprile 2013 @ 21:14
Ciao Stefano! Ti seguo sempre, articolo curioso e interessante come sempre: i luoghi comuni sono purtroppo onnipresenti e, ritengo, fisiologici. Alla base penso ci sia la scarsa volontà di voler approfondire il mondo che ci circonda.
Detto ciò, a quando qualche articolo più “pratico” un po’ vecchio stile? Ora so che sei sul filone “inglese” anche in ottica ebook, però non tradire troppo il nome del tuo blog… “MindCHEATS” 😉
Stefano
29 Aprile 2013 @ 08:42
Ciao Mario. “Sfruttare la mete” è un argomento molto ampio, parlo di studio da sempre. Cerco di dare spazio un po’ a tutti gli aspetti dell’argomento, “a rotazione” arriverà anche quello che piace a te. 😉
Freeb
29 Aprile 2013 @ 00:28
Bentornato in Italia…e mo so cazzi!!!
Stefano
29 Aprile 2013 @ 08:43
Per il momento sono ancora in Inghilterra e mi sa che oggi vado a cercare un lavoro estivo, che male non fa. 😀
mate
29 Aprile 2013 @ 22:39
Ciao Stefano e complimenti per i tuoi post.
Io in America ci sono stata nell’84 per uno scambio scolastico di tre settimane ( zona laghi, nord New York) e anche allora mi sono sembrati strani.
La natura bellissima, il cibo a quanto pare è come lo descrivi tu e gli altri ( io non bevevo cocacola ma c’era solo quella in casa) ma ho frequentato l’High school e quelli dell’ultimo anno avevano la preparazione di una terza media. La scuola bellissima, con il teatro, la mensa, decine di campi sportivi, i corsi di ballo, erano pieni di computers ma sull’atlante non sapevano veramente trovare l’europa, il mondo inizia e finisce con loro.
Io che non facevo il francese da anni, all’ora di francese ero la più brava ( ma quando mai?) insomma in quelle classi l’autostima saliva.
Risorse sprecate ( certo era una cittadina ricca).
Ed erano razzisti da far paura.
Il sabato era sempre sempre per lo shopping, tutto il santo giorno e mi guardavano strano perchè non compravo.
Però a dispetto di tutto ciò mi è rimasto il mal d’America.
Buona fortuna per i tuoi progetti
Stefano
30 Aprile 2013 @ 11:23
Ciao Mate, grazie per il commento, come in Italia anche in America la società si è evoluta un sacco negli ultimi 30 anni. Per la scuola non so, ho visto e sentito opinioni contrastanti, dovrei seguire qualche lezione per capire bene come funziona il sistema.
Francesco
7 Maggio 2013 @ 21:11
Ciao Stefano! Ti ho scoperto pochi minuti fa cercando su Google tutte le “istruzioni” per lavorare in America. In ogni caso, si, sono stato sia negli USA che in Canada e ti assicuro nel caso in cui non ci fossi stato, che sono praticamente uguali! Toronto, la città che ho visitato in Canada e New York e Boston, viste negli USA sono strutturate, non so se è idoneo il termine, allo stesso modo. Financial district, Downtown, Fast Food a tutti gli angoli. Dopo l’università (Scienze bancarie, finanziarie e assicurative) vorrei trasferirmi lì anche perchè ho un appoggio da non sottovalutare. Bel sito, in ogni caso! 😉
Stefano
8 Maggio 2013 @ 09:04
Perfetto, gli USA mi sono piaciuti e appena posso volo in Canada per un anno. 😛
5 importanti lezioni che ho imparato vivendo da solo all'estero | Mindcheats
26 Giugno 2013 @ 13:06
[…] le cose che mi servono e le metto in valigia mentre ascolto un po’ di buona musica. Dopo un anno negli Stati Uniti, quattro mesi nel Regno Unito non sono […]
Mirko
23 Agosto 2015 @ 13:28
Vivo in u.s.a ma non trovo conferme su sto articolo, la crisi? Beh si é sentita parecchio, da stra ricchi a ricchi? Considerano che il 50% Della popolazione é povera, non Ci Hai preso molto…, città europea é tutto a portata di mano? É piú a portata di mano negli states, vai nel Midwest e vedi che é tutto concentrato su una stradina, strano che non Hai scritto che le case sono tutte di 400 metri quadri a 2 piani,visto che in realtá moltissime sono bungalow. Mah!
Mirko
23 Agosto 2015 @ 13:34
E Aggiungo, “si sentono inferiori ma non lo sanno dimostrare Perché vivono da isolani ” beh che significa? Moltissimi viaggiano in sudamerica, caraibi (e la loro rayair esiste) e sinceramente hanno tante differenze culturali con il Canada e sopratutto con il messico, e moltissimi viaggiano in europa e Australia
Lanfranco
30 Giugno 2013 @ 18:19
Non sono mai stato negli USA, ho sempre pensato che ogni persona dovrebbe passarci un periodo abbastanza lungo della propria vita, ma… Mettendo a frutto i tuoi insegnamenti (scherzo) ho sempre procrastinato….
Stefano
1 Luglio 2013 @ 09:20
Ciao Lanfranco, sono d’accordo con te. Viaggiare è qualcosa che tutti dovrebbero fare per arricchire la propria esperienza personale, soprattutto in posti lontani. Gli Stati Uniti, checché ne dicano le persone, hanno una cultura molto diversa da quella europea. 😉
Anna
3 Luglio 2013 @ 01:55
Sono stata negli USA nel 2010 precisamente a S.Francisco per poi fare un piccolo viaggio lungo la costa Californiana. Diciamo che ho avuto un’ottima impressione dell’america. Sarà anche che S.F. tra tutte forse è la città più europea che c’è in america però comunque il fatto stesso di non avere una storia millenaria li rende affascinanti e unici come cultura. Noto come in europa tutti bene o male siamo legati a delle tradizioni che sono state portate avanti nei secoli e che sono così tanto radicate che facciamo fatica a staccarcene, mentre li vedo come ogni famiglia ha la possibilità di creare qualcosa di suo di essere unica nel suo genere. Poi parlando delle dimensioni secondo me sono proprio quelle che ti fanno sentire libero li per quanto il continente possa essere isolato ma trovarsi in mezzo a delle distese che non finiscono piu o di fronte all’oceano che si fonde con il cielo questo si che fa sentire libero. Il non trovarsi in mezzo a miliardi di persone tutti ammassati ovunque vada, non riuscire a passare con la macchina, stare sul tram come una sardina questo personalmente mi fa impazzire di Milano e di altre città europee mentre li mi sentivo libera, potevo respirare a pieni polmoni. Poi non ci sono i pregiudizi, li non giudicano con tanta leggerezza e non giudicano sopratutto in base all’apparenza.
Stefano
3 Luglio 2013 @ 09:26
Ciao Anna, grazie per il commento. Il fatto che gli USA non abbiano una lunga storia è sia positivo che negativo a seconda dei punti di vista, di sicuro li rende unici e interessanti. 😉
Alessandro
4 Luglio 2013 @ 15:04
Caro Stefano, anche questa avventura sta giungendo al termine. Poi ti scriverò cosa penso di questa piccola parte di america che ho conosciuto. Effettivamente senza vivere un po’ in un paese, e non certo come un turista, non ci si può rendere conto di cosa sia. E se ho vissuto questa esperienza, che spero sia solo la prima, è anche grazie a te. Con la lingua è andata bene, anzi benissimo. Sono stupefatto. Un po’ più di difficoltà con lo slang, che qui i giovani usano molto, ma comunque è comprensibile. Ho un po’ più di difficoltà la sera, quando sono stanco. Ho letto il tuo commento sulle città, e volevo chiederti se hai mai visitato Boston: meravigliosa. Non avrò modo di vedere Philadelphia, quindi non saprei fare un paragone, ma invito tutti quelli che ne hanno la possibilità a visitare questa meravigliosa città. Ho avuto modo di visitare anche la Boston University, una città nella città. Quando ripenso all’università degli studi di Firenze mi piglia male… Comunque una idea sull’america me la sonno fatta: se i ìl prezzo del petrolio dovesse triplicare questi restano in mutande! Le distanze sono gigantesche! Per adesso ti saluto, ma non è finita qui: forse mi si sono aperte delle porte inaspettate, proprio grazie all’inglese. Spero di mandarti presto mie buone nuove. Chissà che non debba passare da te prima del previsto. Un caro saluto, Alessandro
Stefano
4 Luglio 2013 @ 18:55
Ciao Ale, mi fa piacere sentire che ti sei divertito e hai imparato molto sugli Stati Uniti! Visto che l’inglese non è così difficile? 😉
Boston non l’ho visitata, per fortuna perché ci sarei potuto andare solo nel periodo dell’attentato. Ma ci tornerò spero, perché ho amici lì.
Guarda, non farmi nemmeno iniziare a parlare delle università… Io ho studiato per 6 mesi in Lettonia e anche lì le università sono di un altro pianeta.
sara
15 Agosto 2013 @ 14:04
ciao! io sono stata in america nel 2010, precisamente in Florida. la cosa che ha colpito di più me e il mio ragazzo sono state le temperature (allucinanti), la concezione urbanistica totalmente diversa rispetto alle nostra (alla fine il centro città come lo intendiamo noi per fare una passeggiata o fare shopping non esiste) , l’inesistenza di case in mattoni e con più di un piano (ci sono o baracche o grattacieli…a parte a venice, naples dove ci sono i ricchi), il prezzo della benzina, le mustang, la cordialità e la disponibilità delle persone, gli immensi mall center, l’aria condizionata ad un livello esorbitante ovunque, il prezzo bassissimo delle aragoste e tante altre cose…mi manca un sacco!!se vi interessa leggere esperienze di viaggio in usa leggete “un’italiano in america” di severgnini, troppo forte!!
Stefano
15 Agosto 2013 @ 16:22
Hai fatto un riassunto perfetto Sara. 😛
caterina galli
16 Marzo 2015 @ 16:40
sono sposata ad un americano che vive in Italia dal 78, andiamo negli Stati Uniti tutti gli anni x 1-2 mesi, devo dire che una cosa e’ andarci in vacanza, ben altra cosa e’ viverci, quando sono arrivata li la prima volta pensavo di essere arrivata in un paese di grande apertura mentale, macché….sono puritani, si scandalizzano di tutto, hanno uno stile di vita molto diverso dal nostro, in senso negativo, nelle case nessuno cucina e quando siamo li penso io a tutto ( loro ne sono ben contenti), naturalmente si puo mangiare molto bene ( da evitare assolutamente i cosiddetti ristoranti italiani) ma mangiare bene costa e oltre al cibo devi pagare dal 15 al 18% di mancia, e’ vero che nei ristoranti hai il cameriere a disposizione, il loro stipendio e’ bassissimo, sei tu che lo paghi…Poi l’America e’ anche il paese delle contraddizioni, e dell’ipocrisia, si puo bere una bottiglia di vino o super alcolico anche x strada purché la bottiglia sia dentro un sacchetto di carta…beh di questi esempi ce ne sarebbero molti, conclusione vado molto volentieri negli Stati Uniti, mi piace visitare posti nuovi, e soprattutto non manco mai di andare a New York (che non rappresenta affatto l’America) ma poi sono contentissima di ritornare in Italia anche se ci sono molti problemi.
Devo anche dire che i parenti e gli amici americani vengono a farci visita spesso e volentieri, l’Italia che trovano qui e’ molto diversa da quella che credevano loro, sicuramente migliore!
Stefano
16 Marzo 2015 @ 22:42
Vivendo un anno ho trovato un popolo molto gentile e poco rompiscatole. Tuttavia essendo un paese enorme capisco le contraddizioni e i diversi stili di vita rispetto all’Italia 🙂
GeertWilders4president
9 Novembre 2013 @ 16:11
“la qualità media del cibo è inferiore rispetto all’Italia”
Il cibo italiano è solo pizza (junk food) e pasta, in mille versioni, chiamata con nomi diversi ma sempre pasta è (ancora junk food)
Stefano
9 Novembre 2013 @ 17:29
Se lo dici tu è sicuramente vero.
Giovanna
26 Novembre 2013 @ 15:50
Il 27 Novembre 2012 sono partita per 2 mesi e mezzo in California ed è stata l’esperienza più bella della mia vita! mi piacerebbe tanto ritornare lì, solo che non so bene come… è il sogno della mia vita andare a vivere lì, ma non è facile!
Ho letto i tuoi manuali e sono molto interessanti, infatti grazie a te mi sto già mettendo all’opera per costruire il mio futuro in California e farò qualunque cosa per raggiungere questo obiettivo… è il sogno della mia vita e spero proprio di riuscirci un giorno! devo avere pazienza, perché non posso farlo da oggi al domani!
Comunque articolo molto interessante e la penso come te… solo che quando ero lì mi mancava tanto il cibo italiano! 😛 tutto totalmente diverso, ma mi piaceva un sacco vedere quei posti giganteschi!…Abituata con la Sicilia….. heheh
Stefano
27 Novembre 2013 @ 08:52
Un po’ il cibo mi mancava, sì! Appena tornato ho passato 3 giorni in giro per Brescia a mangiare cibo della zona. XD
alberto
22 Agosto 2014 @ 16:43
Io sono stato a new york in una famiglia americana per un cultural exchange e lasciatemi dire che la mia opinione sugli Usa non è per niente buona e c’è da considerare che sono stato nella parte più evoluta ed “europea” degli usa, c’è da considerare che ero un 17 enne che aveva a che fare con 17 enni! Comunque riassumendo per quel poco che ho visto gli americani sono: molto razzisti, violenti, ghettizzati, repressi, molto poco acculturati (seguivo le lezioni scolastiche di quarta superiore e facevano cose che noi in italia avevamo fatto in prima), mangiano come maiali (ruttano nei ristoranti) non hanno il senso della misura, non conoscono assolutamente niente del mondo fuori dai loro confini
Stefania Barzini
18 Settembre 2017 @ 11:43
Buongiorno, io negli Stati Uniti, a Los Angeles, ci ho vissuto sette anni. Per ciò che riguarda il mangiare, i ricchi e colti possono mangiare bene, anzi benissimo, acquistano ai Farmer’s Markets dove i prezzi sono molto alti, funziona al contrario che da noi dove i mercati costano meno dei negozi. Il resto mangia malissimo, il fast food costa poco e siccome gli americani cucinano pochissimo è il modo più semplice di mangiare. E il fast food fa veramente schifo, non solo per i sapori ma soprattutto per la qualità degli ingredienti. Per di più gli Americani sono facili prede di mode che scompaiono nel giro di pochi mesi, adesso va di moda snackare tutto il giorno barrette iperproteiche, chissà quale sarà la prossima moda. Ed è anche vero che in linea di massima per loro il cibo non è piacere, non se lo godono affatto, in parte è il retaggio puritano, in parte il fatto che vedono il cibo come “nutrizione” laddove ciò che conta sono appunto i valori nutritivi, vitamine, sali minerali ecc. il gusto è l’ultima cosa a cui fanno attenzione ache perchè in linea di massima hanno gusti molto omologati, in America si tende a livellare i sapori che comunque devono essere molto dolici e molto salati. Il palato americano non ama sottigliezze, vuole essere aggredito, stupito, choccato. Dico tutto ciò con cognizione di causa, sono proprietaria di una scuola di cucina e sono reduce da due mese in giro per l’America facendo cene e lezioni di cucina agli Americani. Il problema sono ingredienti privi di sapore e quando poi scoprono ad esempio, quanto possa essere saporito un pomodoro, restano stupefatti. Quando vengono in viaggio qui in Italia restano sconvolti proprio da questo, dalla qualità degli ingredienti. La verità è che siccome la maggior parte del cibo in America è in mano a grosse industrie del cibo, quelle che producono i cibi cosiddetti” convenience food”, vale a dire quelli industriali, le medesime non hanno nessun interesse che gli Americani imparini a mangiare meglio.
Michele
21 Gennaio 2021 @ 21:21
Io ho la doppia cittadinanza, vivo sei mesi in Italia e sei negli Usa, e posso assicurarvi che sono un Paese bellissimo.