La Svezia, i bambini e l’identità sessuale
Quest’oggi prendo spunto da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, per esprimere la mia opinione su un argomento molto complesso del quale non ho mai parlato: l’educazione dei bambini. Lo reputo infatti un campo estremamente spinoso, variegato e insidioso, tanto che fino ad oggi ho preferito restarmene alla larga: mi considero un esperto di tecniche per sfruttare la mente al massimo delle sue potenzialità, ma non mi sento ancora un istruttore in grado di dare dei consigli di pedagogia. Certo i miei studi di psicologia e di sociologia aiutano a farsi un’idea generale di questo settore, ma preferisco di gran lunga stare in silenzio piuttosto che dare informazioni sbagliate.
Tuttavia, adesso mi sento di dare la mia opinione su quanto è successo in Svezia, come potete leggere nel post linkato qui sopra: non lontano da Stoccolma, un asilo ha deciso di tagliare completamente tutti i tipi di differenziazione e potenziale discriminazione di tipo sessuale. Quindi niente robot e spade di plastica per i maschietti o bambole e trucchi finti per le femminucce, tutto è mescolato in un unico ambiente. Fino al punto di eliminare le distinzioni verbali: non ci si riferisce più alle persone (bambini o adulti che siano) con le parole “lui” e “lei”, ma con un termine che in italiano potrebbe suonare un po’ come un “esso”. Insomma un pronome neutro e senza genere. Sono state anche eliminate tutte le attività e le storie che sottintendono una differenza dei sessi (compresi i classici come Cenerentola).
Questo il succo del discorso, i dettagli possono essere trovati andando a visitare il link che ho fornito.
Che cosa ne penso io? Anzitutto, cito un esperimento in proposito svolto in un’università britannica: dei bambini sono stati posti di fronte ad una serie di giochi per maschi e per femmine ordinati in maniera assolutamente casuale, e senza condizionamenti esterni sono stati messi lì a giocare. Immediatamente i maschi sono stati attratti dai giocattoli maschili, vice versa le femmine. Questo esperimento dimostra una cosa, ed è la base di partenza per tutto quello che dirò dopo: non serve un condizionamento esterno per diversificare la mente di maschi e femmine.
Non che la cosa mi sorprenda, perché anche a vedere i comportamenti delle persone la differenza fra i due sessi è più che evidente. Questo esperimento dimostra che non si tratta di differenze create dalla società, bensì intrinseche nella psiche umana. Diversi esperimenti hanno dimostrato che i cervelli maschili e femminili si sono sviluppati in maniera leggermente diversa, e hanno sviluppato delle capacità alternative.
Le differenze non sono quindi unicamente sociali come credono i creatori di questo nuovo asilo, ma fisiche e misurabili. Ovviamente questo ha anche delle forti ripercussioni psicologiche, perché cervelli diversi (anche se solo per alcuni dettagli) fanno ragionamenti diversi e raggiungono conclusioni diverse.
E’ per questa ragione che sono molto scettico, se non proprio contrario, all’esperimento svedese. L’intento di eliminare la discriminazione di genere è assolutamente lodevole e su questo siamo tutti d’accordo, ma il metodo con il quale viene perseguito il fine è sbagliato e potenzialmente dannoso: le differenze vanno per prima cosa ammesse, perché se ne si nega l’esistenza sarà impossibile capirle e accettarle.
Il problema secondo me, e ho trovato delle prove abbastanza conclusive nel comportamento e nel ragionamento delle persone, è che in troppi pensano che il concetto di “diverso” implichi necessariamente l’esistenza di un migliore e di un peggiore, o di un superiore ed un inferiore. Questo è un vizio di pensiero che deve essere corretto al più presto dalla società per andare verso l’unica vera e coerente integrazione. Maschio e femmina sono diversi, estremamente diversi, ma questo non significa che uno è migliore dell’altro. Sono semplicemente differenti, e come giusto che sia entrambi hanno punti di forza e di debolezza. Senza capire prima di tutto che la differenza non implica superiorità, non si verrà mai a capo della faccenda (di questa così come di molte altre).
A quanto pare neppure i creatori di questo asilo, che evidentemente hanno l’intento di eliminare le differenze fra maschio e femmina, comprendono questo concetto: vogliono far sparire delle diversità che non possono essere nascoste o mascherate, perché troppo evidenti e assolutamente naturali. Quindi i bambini che all’asilo hanno imparato che maschi e femmine sono uguali, quando usciranno da quell’ambiente protetto, si renderanno improvvisamente conto che invece il mondo non è proprio così. E quindi tutti gli insegnamenti ricevuti prima saranno, ad essere ottimisti, completamente inutili.
Quello che bisogna fare invece è istruire tutti, non solo i bambini, che cercare di eliminare forzatamente le differenze è controproducente. Non siamo tutti uguali, e maschi e femmine sono l’esempio lampante. Al contrario serve iniziare a pensare che le differenze non sono qualcosa di negativo ma un fenomeno naturale che, se accettato, può arricchire tutti.
Le riflessioni che ho proposto qui sopra sono in buona parte basate sulla mia esperienza personale e su quello che ho imparato parlando con le persone, mescolato con le mie nozioni di psicologia e di crescita personale. So bene che in proposito le opinioni possono essere le più svariate: se quindi non condividete quello che ho detto, vi invito a esporre la vostra idea nei commenti (ma anche se le condividete): prometto che farò il possibile per rispondere a tutti! 😉
Cristina
24 Maggio 2012 @ 14:40
Ciao Stefano!
Proprio in questi giorni ho iniziato una ricerca sull’educazione dei bambini e la discriminazione sessuale nell’ambiente scolastico, il sessismo nei libri di testo e via dicendo.
Devo dirti che ci sono altre ricerche scientifiche consultabili nel saggio “bambole viventi” di Natasha Walter, che testimoniano come sia difficile ridurre il concetto di diversità al maschile e femminile. L’essere umano infatti è molto più complesso, ci sono esperimenti che dimostrano il contrario di quanto tu hai descritto.
I bambini e le bambine subiscono l’influenza dei genitori, degli educatori, della televisione, dei mezzi di comunicazione in generale, quindi non si può dire che non siano condizionati socialmente nello svolgimento dei compiti maschili e femminili così rigidamente divisi e differenziati in società. Personalmente (ho lavorato in un asilo nido) ho visto che favorendo un ambiente sessualmente neutro (senza sconfinare nell’esagerazione) i bambini e le bambine possono realizzare se stessi al meglio delle loro potenzialità a prescindere dal sesso di appartenenza. Per concludere , a volte ci sono molte più differenze all’interno dello stesso sesso che tra i due sessi! 🙂
In ogni caso complimenti per aver trattato un argomento delicato come questo! 🙂
Stefano
24 Maggio 2012 @ 15:13
Grazie per il tuo bel contributo Cristina, con questo articolo ho un po’ voluto dire la mia opinione, non da esperto ma da “persona”. Tu hai detto che hai esperienza, quindi è stato molto interessante leggere il tuo commento. 🙂
Claudia
31 Agosto 2012 @ 16:57
Uhm i bambini che scelgono automaticamente giochi maschili e giochi femminili… forse non è considerato che magari già in famiglia, scuola e società magari hanno già appreso l’idea di cosa dovrebbe piacergli. 🙂
Almeno, questo è il mio sospetto perché SENZA DUBBIO le differenze di genere esistono, ma ci sono anche gli eccessi da parte della società.
Mio fratello da piccolo giocava col mio Cicciobello per dire! 😀
Mentre io giocavo anche con macchinine e pistole oltre alle bambole.
Perciò mi piace l’idea che abbiano i giocattoli mischiati e si faccia capire ai bambini che non c’è niente di male se preferiscono un tipo di giocattolo. Trovo veramente brutto che si possa mortificare o fare sentire in colpa un bimbo se ama giocare anche con le bambole (c’è l’istinto materno, perché non si può lodare l’istinto paterno?) o una bambina se gioca con le macchinine o pistole.
Non mi piace invece l’idea di non usare lui e lei che non sono assolutamente dannosi! Concordo sul fatto che sfugge l’idea che diverso non implica migliore o peggiore.
Per le fiabe tipo Cenerentola che sono messe al bando… basterebbe anche lì fare come per i giocattoli: mischiate storie di vario tipo!
Così come c’è la storia col principe che salva la principessa possono raccontare loro storie dove la principessa salva il principe.
E già che ci siamo possono raccontare storie dedicate al rispetto della diversità di ogni tipo: rispetto delle diverse culture, delle persone, degli anziani, ecc…
Mi sembrerebbe più equilibrato. 🙂