Perché licenziarti potrebbe essere la decisione migliore della tua vita
“Lavorando diligentemente otto ore al giorno potresti diventare tu il capo, e lavorare dodici ore al giorno.”
– Robert Frost
Se hai scaricato il manuale per scrivere un curriculum ipnotico, sai che sto ultimando quello che diventerà il miglior manuale in Italia per trovare lavoro.
Dopo quasi un anno di fatica, avevo fissato febbraio per la pubblicazione. Ma ritarderò a marzo perché ho deciso di andare a lavorare volontario in una fattoria per un mese.
Mentre mezza Italia è ossessionata dalla ricerca di un lavoro e l’altra metà si dispera perché odia il suo lavoro, io ho scelto di andarmene e non lavorare. Perché?
Tu sei il tuo lavoro (fino a un certo punto)
Tu cosa fai nella vita?
Chiedilo a qualcuno. Cosa ti risponderà?
Ti dirà io faccio l’avvocato, il ragioniere, studio economia, faccio l’ITIS. Ti dirà il suo lavoro. Inconsciamente, pensa che il lavoro sia la sua vita. Ancora peggio dire io sono un avvocato: tutta la tua esistenza è definita dalla professione che eserciti.
Vuoi che la tua vita si riduca al lavoro? Non hai altre ambizioni? Non vuoi essere definito per i tuoi successi, le tue ambizioni e le tue passioni?
Quando qualcuno mi chiede cosa faccio nella vita, io rispondo che viaggio e provo cose nuove.
“Ma quindi non hai un lavoro?” mi chiedono.
Sì che ce l’ho un lavoro, ma tu mi hai chiesto cosa faccio nella vita.
La società ti ha condizionato a pensare che devi studiare, trovare un lavoro, chiuderti in ufficio per tutta la vita e lasciarlo quando sei troppo vecchio per goderti il mondo. Una persona “rispettabile” rinuncia a divertirsi, a esplorare, rinuncia ai suoi sogni.
Deve essere per forza così?
Non fraintendermi, lavorare è importante: se pensi di poter vivere una vita senza impegni, sei nel Paese dei balocchi. Ma il lavoro non è tutto.
Quando licenziarti è la scelta giusta?
Da una parte, devi renderti conto che per sopravvivere nel mondo moderno devi pensare alla tua professione: specializzarti, studiare, porre le basi di una carriera. Ne parlo nel mio manuale.
Dall’altra, non cadere nell’errata convinzione che il lavoro deve inghiottire tutta la tua vita. Il lavoro non è un fine, ma lo strumento per raggiungere la felicità. Trova un lavoro che ti piace, che ti dia soddisfazioni, e che non uccida i tuoi sogni.
Pochi mesi fa mi è stato offerto un lavoro da 45.000 euro l’anno più rimborso spese e telefono aziendale: l’ho rifiutato perché non mi avrebbe permesso di viaggiare e godermi la vita.
Chi trova soddisfazione nel lavoro cerca di dare significato a una vita vuota: non hanno altro a cui ambire, se non la carriera. Provano ad auto-convincersi di essere persone di successo guardando il loro stipendio mensile crescere di promozione in promozione.
Ma non è quella la vera felicità, la vera felicità viene da dentro. Dal sapere che ti stai godendo la vita, dal fare quello che ti piace. Cercare la felicità facendo quello che non ti piace fare (lavorare) è un controsenso.
Licenziarti è la scelta giusta quando non hai sogni al di fuori del lavoro. Quando la carriera diventa il fine ultimo della tua vita, quando non hai più tempo ed energie da dedicare ai tuoi obiettivi. Allora dovresti iniziare a pensare: forse è meglio che mi cerchi un altro lavoro.
Perché la felicità non è un lavoro a tempo indeterminato con quattordicesima e ferie pagate, quello è ciò che devi fare per vivere. La felicità la trovi facendo quello che ami. Se questo significa rinunciare a un lavoro prestigioso, ben venga. Non credere nella triste bugia che il lavoro sia l’unica fonte di soddisfazione: la vera felicità è altrove. Cerca un’occupazione che ti permetta di raggiungere i tuoi obiettivi, non ti serve nulla di più.
P.S. Se sei curioso o vuoi venirmi a trovare, sto lavorando a Sleddog Athabaska.
roberta
12 Febbraio 2014 @ 14:35
sono perfettamente d’accordo!!!! quando conosco gente nuova non chiedo “che fai nella vita” inteso come lavoro, bensì “che ti piace fare?” e devo dire che la reazione è ogni volta la stessa: mi guardano sgranando gli occhi e non sanno cosa rispondere… che tristezza penso. io mi sono licenziata qualche mese fa da un lavoro a tempo indeterminato e tutti mi hanno criticato perché non avevo un altro lavoro sottomano, c’è la crisi …. ho mollato tutto e fatto un viaggio di un mese tra Nepal e India. non ho ancora un lavoro ma sto lavorando a un progetto che so che farà la differenza per il mio futuro. è stata la scelta più intelligente che abbia mai fatto.
Roberta
mirko
27 Febbraio 2014 @ 13:35
Ti invidio! 😉
Luca
12 Agosto 2014 @ 19:46
Ho fatto la stessa cosa anch’io, ti auguro di riuscire.
Andrea
6 Giugno 2017 @ 20:33
ciao roberta mi piacerebbe avere la tua mail, vorrei chiederti qualcosa in merito al tuo commento; anche io voglio fare la stessa cosa. mi aiuterebbe molto ascoltare la tua storia. grazie.
Andrea
6 Giugno 2017 @ 20:34
ciao roberta mi piacerebbe avere la tua mail, vorrei chiederti qualcosa in merito al tuo commento; anche io voglio fare la stessa cosa. mi aiuterebbe molto ascoltare la tua storia. grazie.
ti scrivo qua la mia mail: andrea.zardi@outlook.it
Pina
18 Ottobre 2017 @ 11:06
Ciao Roberta mi farebbe piacere avere la tua mail e consultarmi con te per un consiglio in merito alla mia posizione lavorativa ( drastica )Grazie
Lorenzo
12 Febbraio 2014 @ 14:45
Stefano…non ti si può assolutamente dar torto e la tua credo sia oramai una “questione esistenziale” planetaria.
Ad oggi ” sembriamo tutti condannati alla corsa del topo dentro la ruota” ed in quei rari momenti che “fermi la ruota” per riflettere ti rendi conto di questo!
Adesso confermo quanto tu dici avendo lavorato con stipendi da 50.000 euro + auto + spese, etc,etc…6 MESI FA PER0′ MI HANNO LICENZIATO grazie al trucchetto Fornero del giustificato motivo oggettivo ( non mi dilungo su questo…) ed ovviamente a 40 anni suonati MI SENTO COME QUEL TOPO CHE NON HA PIU’ LA SUA RUOTA DA FAR GIRARE…LIBERO Sì MA ANCHE “STORDITO DAL COLPO E TERRORIZZATO” dalla proiezione di povertà. Parlo di proiezione perchè è quanto quotidianamente ci viene proiettatto ma è anche una realtà la povertà fatta di stenti…
Adesso vengo al punto: ‘ molti di noi che hanno deciso di metter su famiglia, vivono A DEBITO in abitazioni di altri ( le banche o i proprietari)…abbiamo da pagare bollette per luce e gas ( se vogliamo un minimo di comfort)…bimbi da mandare ad asili o scuole ( cioè rette che sono dei veri furti)etc.etc…e l’elenco continua. IO HO TANTE PASSIONI come la vela ed il windsurf, sogno sempre ad occhi aperti di vivere in una barca a vela al caldo dei tropici ( sarò infantile…) MA NON CE LA VEDO MIA MOGLIE E I MIEI BIMBI SULLA BARCA A VITA…QUINDI O LASCIO LA MIA FAMIGLIA E SEGUO I MIEI SOGNI O se voglio pagare bollette e mutuo devo TRISTEMENTE ADATTARMI ALLA CORSA DEL TOPOLINO…
Però c’è sempre il piano B tu dirai…la via di mezzo? In questo paesuccio al top della corruzione mondiale la via di mezzo è scappare via se si può…
Mi diresti in maniera pratica quanti seguendo le loro passioni riescono a far fronte ai costi del “vivere quotidiano in italia”? …che non è vita…ed in questo concordo con te!
Grazie Stefano.
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 12:01
Tutti quelli che ci credono veramente, lo fanno. Io non sono un alieno. Ma finché il 99,9% d’Italia pensa che l’unico modo per “vivere” è trovare un lavoro sottopagato e frustrante, è ovvio che “noi” saremo la minoranza.
Elsa
3 Giugno 2016 @ 14:33
Bravo Stefano! Sono passati più di due anni dal tuo commento, e io ti leggo solo ora, ma ti stimo per quanto hai scritto! Ho appena lasciato un lavoro logorante (mansione amministrativa) a 2 euro l’ora senza contributi (lo chiamano tirocinio formativo; in realtà lavori peggio di un operaio nelle miniere dell’800), e sono felice di averlo fatto! La gente ti chiama “imbecille” e dice: “Eh, ma almeno era qualcosa!”. Io rispondo: “Sarò anche imbecille. Ma per me non era abbastanza”.
Stefano
3 Giugno 2016 @ 20:10
Mah, il tirocinio in sé è uno strumento fantastico. In Italia è stato fatto coi piedi come tutto il resto, ed è diventato schiavismo moderno. Hai fatto bene, investi meglio il tuo tempo a cercare un lavoro decente (http://curriculum.mindcheats.net ti consiglio di studiartelo a memoria).
francesca
12 Febbraio 2014 @ 14:56
La penso simile a te, ma da un lato la vedo molto diversamente. Sono d’accordo che il lavoro é una strada che porta alla felicità; ma penso anche che ci sia un tempo e un luogo per tutto. Penso che lasciare il proprio lavoro e cercare se stessi é utile, ma penso pure che per trovare se stessi bisogna rimboccarsi le maniche. Penso che se hai abbastanza coraggio da sconvolgere la tua vita, devi avere il carattere di rinunciare alla comodità. Serve a nulla se poi hai chi ti lava chi ti stira chi ti stende ti fa trovare il frigo pieno che funziona solo perché qualcuno ha pagato la bolletta. Poi se riesci a rinunciare alle tue personali comodità e a gestire il tuo lavoro hai vinto!
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:59
Fare quello che ti piace non significa battere la fiacca e guardare la TV tutto il giorno. Ammazzarsi di lavoro, quando ti piace quello che fai, è un piacere.
mary
12 Febbraio 2014 @ 14:57
hai proprio ragione stefano!
c’è un detto che dice: “soldi sono come i dolori, chi ce l’ha se li tiene!” ed è proprio vero. I miei vorrebbero che lavorassi nella citta’ vicina al mio paese (sarebbe fattibile) ma non sarei felice!!! voglio fare esperienza dall’altra parte del mondo, dove ho lasciato il cuore qualche anno fa, e anche se lo stipendio ti riesce a far vivere ma non guadagnare miliardi non importa, perchè è quello che amo fare! magari sbaglio, ma se non provo ora da giovane, non lo farò da 40 anni… quindi ascoltate i vostri sogni, e fateli diventare realtà, prima che ve li dimentichiate!!!
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:58
I genitori dicono sempre di stare vicino. Il consiglio migliore: ignorarli e andare all’estero, dove ci sono delle possibilità.
luca
12 Febbraio 2014 @ 15:09
Ciao Stefano, bell’articolo come al solito! Mi ha incuriosito molto quello che stai andando a fare in quella fattoria perché è esattamente il tipo di esperienza che ho tanta voglia di fare i questo periodo; in più adoro la vita. Posso chiederti qualche informazione i più i proposito ed eventualmente come potrei mettermi in contatto e fare qualcosa con loro?
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:57
Se non ti dispiace andare in trentino, un posto c’è. 😉
luca
13 Febbraio 2014 @ 14:17
Per niente! A brevissimo avrò la possibilità di staccarmi dal mio solito lavoro per 2/3 settimane, e andare in un posto lontano da casa(relativamente, abito in Piemonte), ma soprattutto dalla routine di tutti i giorni è esattamente il tipo di esperienza che non vedo l’ora di fare!
Ti andrebbe di contattarmi via mail per approfondire un attimo il discorso?
Luca
12 Agosto 2014 @ 19:53
Ciao Stefano ho letto del dogsledding ATHABASKA. C’è ancora posto? vorrei provare questo tipo d’esperenzia basterebbe vitto ed alloggio 🙂
Belafi Cadilenho
9 Aprile 2017 @ 09:56
In fattoria in genere ci si va a spalare merda.
luca
12 Febbraio 2014 @ 15:10
*adoro la vita lontano dai centri abitati e a contatto con la natura
(Avevo dimenticato qualche parola :D)
barbara
12 Febbraio 2014 @ 15:18
concordo con tutti…
roberto
12 Febbraio 2014 @ 15:22
Ciao Stefano,
tempo fa ho letto il tuo articolo su come rendere ipnotico un CV. Ha avuto successo applicare ciò che consigliavi, ho avuto qualche chance in più.
Ora però non me la sento di darti ragione, cercare di fare ciò che piace fare non è cosa semplice e pratica. Ti parla un padre di famiglia, con due cuccioli a carico ( il terzo l’ho perso a 10mesi di vita nemmeno due mesi fa ) e moglie a carico. Anch’io ho tanti sogni nel cassetto, anch’io farei anche subito la pazzia di uscire da questa routine casa-lavoro lavoro-casa, perchè non sono nemmeno per me i soldi a fare la felicità. Ma purtroppo servono. Eccome. E anche tanti. Perchè la famiglia costa, la vita costa, la società lo stesso. Potresti dirmi vai a vivere in Thailandia, dove il costo della vita è un ventesimo del nostro, ma ti risponderei : e se tutti gli scontenti facessero così ? Te lo immagini ? Ci ritroveremmo tutti lì, a Phi Phi Island magari, tutti col nostro umile chioschetto o emporio, fuori dalla nostra terra, dalle nostre radici, dalle passioni vissuti nell’infanzia e nell’adolescenza, prima di vivere il tanto odiato lavoro.
Vorrei anch’io andare in una fattoria, come te, ma non posso… semplicemente non posso. La mia vita sono i figli, per loro vado a lavorare, solo per loro. E come li sostenti se non vai a lavorare, che ti piaccia o no ?
Comunque Stefano, grazie sempre per il tuo ottimismo.
Francesca G.
12 Febbraio 2014 @ 15:28
Ciao Stefano, concordo in pieno. Aggiungo che al di là del trattamento economico e del contratto, quando il lavoro non piace, per mansioni assegnate o perché non c’è rispetto è impossibile andare avanti sereni…il disagio si fa sempre più grande e la felicità che troviamo “fuori” viene inevitabilmente intaccata. La resistenza al cambiamento è davvero difficile da vincere ma viviamo una volta sola e il lavoro occupa gran parte del ns. tempo; se non siamo felici nel presente, quando?!?!? Non voglio vivere di “vorrei ma…non posso” e pentirmi un giorno di non aver DAVVERO provato a seguire la mia strada…
Alessandro
12 Febbraio 2014 @ 17:18
Che dire Stefano. Solo che la penso esattamente come te. Number one 🙂
Lorenzo
12 Febbraio 2014 @ 18:42
Scusate, ma per me è un pò troppo semplice la questione, mi suona un pò populista. Trovo giusto dividere chi siamo dalla professione che facciamo per guadagnarci il pane. Così come meglio uno stipendio inferiore e più tempo per le proprie passioni.
Ma il punto è: chi se lo può permettere? Stefano quando incontrerai la donna della tua vita e insieme deciderete di mettere su famiglia, entrerete nella ruota del criceto un pò come tutti.
Te lo dice uno che fino a qualche anno fa la pensava come te.
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:55
Già che hai la sfera di cristallo, mi dici anche i numeri del lotto di domani?
Lorenzo
13 Febbraio 2014 @ 22:15
Stefano speravo mi rispondessi in maniera più costruttiva. Non credo che occuparsi di crescita personale significhi solo apprezzare chi commenta positivamente i tuoi articoli.
Io invece vado ancora più sul pratico: se ti puoi permettere di rifiutare un lavoro da circa 4.000 € al mese significa che hai alternative. Hai una grande appetibilità sul mercato e quindi puoi rientrare nel mondo del lavoro quando vuoi. Beh non proprio la situazione di tutti.
PS: ancora più sul pratico. Quello che fai è molto bello ma dove vivi? Cosa Mangi? Perchè io, che una famiglia ancora non ce l’ho, mangio e dormo sotto un tetto. e tutto ciò ha un costo.
Rispondere (se uno vuole) in maniera concreta, e non con una battuta, sancisce il confine tra chi si occupa di crescita (personale e/o professionale) e chi vuole solamente vendere qualche prodotto in rete e ricevere gratificazioni da commenti positivi.
Emanuele
14 Febbraio 2014 @ 11:20
Sono d’accordo con te Lorenzo. Semplicemente hai evidenziato il limite del “mindset” di Stefano. Quello che scrive Stefano è giusto al 100%, ma credo non possa valere per tutti e/o in tutte le fasi della vita di una persona. E affermare il contrario sarebbe presuntuoso e forse anche pericoloso. Io ho 32 anni, sono single e ho fatto un percorso che nei suoi punti sostanziali segue i consigli di Stefano: ho alle spalle diversi anni di lavoro e vita all’estero, per poi un giorno accorgermi che la felicità la dovevo cercare in altre cose. Mi sono licenziato e sono tornato in italia nel 2012 e da allora sto pagando per le mie scelte di vita con una tediosa disoccupazione. Io ho potuto seguire quello che mi diceva il cuore e so chi sono a prescindere dal mio lavoro (soprattutto ora che non ce l’ho) ma non tutti possono farlo per ovvie ragioni di natura pratica già menzionate. Viviamo in un mondo di 8 miliardi di persone dove lo strumento che regola l’economia – intesa nella sua accezione più scolastica – sono i soldi. E io odio questa cosa. Per quanto il nostro spirito DEVE tendere alla felicità in questa corsa singola, il nostro corpo DEVE sottostare a leggi ben più basse. L’uomo che trova l’equilibrio tra le due cose ha vissuto veramente.
Lorenzo
14 Febbraio 2014 @ 19:26
Ciao Emanuele, anch’io ho 32 anni, vivo solo, e sono single. Dici bene: le scelte si pagano.
Io ho un lavoro che non mi piace e non mi sento valorizzato, ma non ci penso minimamente a lasciarlo, proprio per non ritrovarmi (come in passato) pieno di rimorsi e debiti.
Il punto debole dell’articolo è che quella di Stefano non è un’esperienza replicabile semplicemente seguendo qualche consiglio o facendo qualche sforzo di volontà. Va sempre tutto adattato alla propria situazione.
Anche perché non credo che tutti quelli che hanno commentato: “sono d’accordo” poi si licenzieranno o rifiuteranno un nuovo lavoro, anche solo di 500€ in più al mese. Io per certi versi mi trovo nella ruota del criceto (studio-lavoro-pagare affitto) ma ho imparato a coltivare i miei sogni (ergo obiettivi) senza stravolgere di netto la mia vita e masticando amaro quando serve.
Detto ciò, trovo, a differenza di tanto materiale che si può trovare in giro, il manuale anti confusione completo e molto pratico.
capitangaio
12 Febbraio 2014 @ 18:45
Ottime riflessioni, come sempre. Concordo pienamente ma mi manca il coraggio. Ho un lavoro sicuro e, purtroppo, cinquant’anni. Mi dai comunque la carica per trovare nuovi stimoli. E ci sei già riuscito. Grande !
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:55
Non deve per forza essere un rischio, puoi sempre cercare lavoro mentre continui con il vecchio. 🙂
Miki
12 Febbraio 2014 @ 19:07
Concordo pienamente!
Fatto due settimane fa 😉
http://blog.mikinacucchi.it/2014/02/si-parte/
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:54
Ottima scelta! 😀
Luana
12 Febbraio 2014 @ 21:40
Sono perfettamente d’accordo con Lorenzo.
Quando si è molto giovani e liberi da legami sentimentali importanti è il momento di fare cose un po’pazze e cedere alla tentazione di lasciare tutto per seguire i propri sogni.
Ma quando incontri una persona importante il tuo sogno diventa essere felice con questa persona ed
eventualmente crearsi una famiglia.
Il lavoro allora diventa un mezzo per una
Alexia
12 Febbraio 2014 @ 22:38
Fantastico! Questo post Casca a pennello col periodo che sto vivendo ora.. Grazie, ti leggo spesso 🙂
Stefano
13 Febbraio 2014 @ 11:53
Prego. 🙂
Martina
13 Febbraio 2014 @ 21:47
L’articolo migliore fino ad ora, grandissimo!
simone
13 Febbraio 2014 @ 22:34
Non ci credo! Proprio oggi ho avuto questo dubbio. Lavoro 8 ore al giorno ma non mi permettono di avere il tempo di fare ciò che mi rende felice e allora stavo pensando di lasciarlo. Ma preso dalla paura non ero riuscito a fare il punto della questione. Infatti mi sta portando via tempo e felicità. Penso di doverti molto, grazie per i tuoi articoli.
pulzello
13 Febbraio 2014 @ 23:17
il post piu’ ovvio di sempre sembra quasi che volessi solo far sapere che stai facendo volontariato
Andrea
14 Febbraio 2014 @ 11:09
Ciao stefano…
Volevo dire qualcosina sul articolo..
Quello che dice l’utente lorenzo non è del tutto sbagliato,ma questa non è colpa tua,dipende anche come la gente interpreta i tuoi articoli.
C’è da dire che rifiutare un lavoro da 4 mila euro significa che di possibilità di trovarne altri simili ne hai tante.Anche perchè c’è da dire che tu lavori,e il lavoro sarebbe quello sul sito,già il fatto di vendere prodotti qui sopra,secondo me è già abbastanza e ti puoi permettere per un po’ di tempo di non lavorare.
Riprendo il discorso di prima che dipende come la gente interpreta i tuoi articoli,c’è molta gente che non si può permettere di licenziarsi e scegliere un altro lavoro,per 2 motivi,1)Perchè può darsi che dopo non lo ritrova più, e 2)Perchè la differenza di 100 euro può cambiare di parecchio.E c’è da dire anche per l’età,dopo i 35 anni non assumono più.
Quindi secondo me ogni persona ha una questione diversa da riflettere e lo deve fare in tanti punti di vista..
Alessandro Cosimetti
14 Febbraio 2014 @ 19:04
Che coincidenza! Da qualche settimana sto lavorando con dei soci per un progetto dedicato ai cani da soccorso.
Partiamo con il blog (abbiamo reclutato dei professionisti per gli articoli) e poi lanceremo un e-commerce.
Irina
16 Febbraio 2014 @ 15:32
Sono perfettamente d’accordo!!!Forse perché ho una mentalità completamente diversa da quella italiana!E non ci penso neanche a cambiarla!!!non riesco immaginare la mia vita passata in UN ufficio oppure con un capo che mi fa diventare matta!E sono stata licenziata (con accordo) e sono felice!!!!Non potevo immaginare come il mio lavoro,che io credevo che mi piaceva,mi ha rovinato 6 anni di mia vita….Adesso sono disoccupata,e va bene cosi…devo riprendermi,devo pensare,devo rivalutare tante cose….E credo sinceramente,chi ha voglia di lavorare il lavoro lo trova!!!ma…sarà quello giusto???quello è un altro paio di maniche……
Mauro
17 Febbraio 2014 @ 16:18
Stefano, che bell’articolo…
E che coraggioso.
Credo che la polemica sorga tutta da un fraintendimento: lasciare il lavoro se puoi farlo.
Ovviamente un operaio di Gela con 1 moglie e 3 figli a carico non deve lasciare il suo lavoro per cominciare a suonare la trombetta senza sapere neanche come si fa.
Biologo
18 Febbraio 2014 @ 04:13
Ciao stefano. non so se ti arriva una notifica per ogni commento. volevo dirti che ho commentato un tuo vecchio post sul sonno polifasico, ma rileggendolo mi rendo conto di essere stato offensivo e preferirei che lo modificassi o se vuoi puoi cancellarlo. ribadisco le mie buone intenzioni ovviamente. saluti
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18 Marzo 2014 @ 19:48
Ciao Stefano, complimenti per l’articolo!
Lascia che ti chieda un consiglio: sto svolgendo l’ultimo mese di tirocinio (il sesto) non pagato. Oggi all’improvviso il mio responsabile mi fa: “Dimmi sì o no, vuoi continuare a fare il tirocinio?” e io “Dipende…se almeno un rimborso spese…” e lui “No niente rimborso” e io “Ma dura altri 6 mesi?” lui “Sì” io “Ci penso e ti faccio sapere”
Personalmente mi piace questa attività (anche perché riguarda un’ambito della mia passione), mi sono fatto tanti nuovi bei amici, ho possibilità di fare carriera ed è stata la mia prima esperienza lavorativa (dal vivo).
D’altro lato mi sto laureando e ho altri 5 progetti lavorativi che posso sviluppare (sempre relativi alla mia passione) quindi il tirocinio mi farebbe ritardare un po’ (sia per il tempo che per l’energia).
Sinceramente a me basterebbero anche dei buoni pasto.
Secondo te come riuscire a convincerlo? Oppure che devo fare?!
Grazie mille e buon lavoro
daniel
5 Giugno 2014 @ 12:02
Quanto ti invidio io ho 28 anni e sono inghiottito dal sistma e dal non deludere i miei…faccio un lavoro non mi soddisfa e che mi porta a stare dietro un bancone in un paesino di cacca..in una città terremotata….60ore a settimana a sopportare la gente rozza ed ignorante ormai logorata dal malessere e i problemi delle super tasse italiane senza ferie ne pensione neppure tredicesime e quattordicesime per 1200€ al mese….se ne avessi le p…. fuggirei subito!! Aiuto Daniel
Stefano
6 Giugno 2014 @ 07:08
A volte basta un po’ di coraggio e buttarsi per trovare la felicità. Non si sa mai cosa il futuro ha in serbo per noi.
Elio
25 Luglio 2014 @ 16:05
è bello che parli di viaggi, di licenziarsi dal lavoro che non ci piace, ma quando una è ridotta all’osso, stata costretta a tornare a casa dei genitori disoccupati e accettare un lavoro che non piace ed essere pure sfruttata, solo per poter comprare un pezzo di pane, sinceramente i discorsi che fai tu mi sembrano fantascienza, anche se io ero la prima a dire che non avrei mai potuto fare un lavoro che non mi dà motivazioni, eppure mi ritrovo a “perdere” tempo in qulcosa che non mi piace, solo per poter mettere da parte un po’ di soldi ed anche in attesa di trovare di meglio; non ho mai fatto economia, ma devo dire che riesco a gestirmi 50 euro in una settimana uscendo tutte le sere, però viaggiare me lo sogno lo stesso. un consiglio a tal proposito?
Stefano
25 Luglio 2014 @ 23:30
Elio, adesso si può viaggiare spendendo poco o nulla.
Prova il couch surfing https://www.couchsurfing.org/ e per trovare i biglietti più economici cerca su SkyScanner.
Inoltre, per mangiare bene spendendo poco segui i residenti, che di sicuro conoscono i locali (ed evitano le trappole per turisti).
Anonimo
30 Marzo 2015 @ 22:41
Ciao Stefano, ho intenzione di andare a Londra quest’estate a giugno o luglio con Coachsurfing mi potresti dire quanti giorni si resta solitamente a casa dei ragazzi che ospitano, ho letto online che solitamente si rimane dalle 3 alle 5 notti. Ho letto che te sei andato a Miami quanto sei restato? Se volessi andare 10 giorni o più mi conviene andare 5-6 giorni in una casa e altrettanti in un’altra? Ultima cosa per andare là in estate in che periodo mi conviene iniziare a contattare i ragazzi di Coachsurfing?
Valeria
24 Marzo 2016 @ 10:39
Io non avrei potuo dirlo meglio,
la penso esattamente come te e infatti sto per licenziarmi!
Stefano
10 Aprile 2016 @ 10:52
Segui Wandering Will sul suo blog e gruppo FB allora, se ancora non lo conosci. 🙂
Lallo
15 Giugno 2016 @ 19:58
Oggi tutti che vogliono viaggiare godersela senza fare un cazz.. Meno male ci sn i cinesi e altra gente che si alza ancora presto la mattina per produrre
Stefano
20 Giugno 2016 @ 18:08
Se a te piace l’idea di sgobbare a vita come un cinese, fai pure. Non ti invidio né ti seguo.
Marci
14 Novembre 2016 @ 11:36
Concordo in pieno poi gli italiani si lamentano che non ce’ lavoro e lo danno solo agli stranieri che hanno molta piu voglia di lavorare.
Marco
14 Novembre 2016 @ 11:37
Concordo in pieno poi gli italiani si lamentano che non ce’ lavoro e lo danno solo agli stranieri che hanno molta piu voglia di lavorare.
Marco
14 Novembre 2016 @ 11:40
Brava, pero’ poi non dite che filippini cinesi e altri vi rubano il lavoro.
Sara
27 Gennaio 2017 @ 11:52
Ciao Stefano! Che bello leggere dei blog motivazionali come il tuo!
A dire la verità è da un po’ che volevo licenziati dal mio posto di lavoro (sottopagato ma indeterminato), frenata più dalla mancanza di voglia di mettermi a cercare e dalle difficoltà di comunicare le mie dimissioni che per paura delle novità che, tra l’altro, mi hanno da sempre stimolato e rinvigorito. Adesso che ho avuto un bambino, la mia necessità di godermelo è diventata impellente.. ho chiesto in ufaccio il part time 6 ore (tieni conto che con il full time tra andare e tornare stavo fuori casa 12 h) che ovviamente non mi hanno concesso perché dicono che il lavoro è tanto e poi perché in ufficio si creerebbe un precedente. Licenziandomi potrei stare con mio figlio, cercarmi con calma dei lavori (con mio marito che col suo stipendio copre alla grande ogni spesa e riesce a mettere comunque da parte un bel gruzzoletto), rinuncerei finalmente a un posto dove i capi sono tiranni, che quando possono ti maltrattato e con la scusa di riconoscere la tua bravura, ti caricano come un animale da soma e si lamentano che tu hai una vita e alle 18 esci perché altrimenti a casa non arrivi alle 19.30 ma alle 20 e a quel punto non vivi più ma vivi per lavorare. L’azienda è gestita anche male, troppi dislivelli e sovraccarichi, troppo stress e nervosismo giornaliero, mi chiedo se ne vale la pena.. sono stanca di stare ferma in quell’ambientino dove ogni santa volta devi arrabbiarti perché il capo con te è ingiusto e s**onzo , stanca di dover chiedere un permesso e dovermi giustificare perché altrimenti non te lo danno e comunque te lo fanno pesare. Stanca di scenate da asilo nido ingiustificate e per motivi assurdi, stanca di subire vessazioni continue e riunioni sul fatto che io e le mie colleghe non possiamo prenderci un gg di ferie nello stesso giorno solo perché loro sanno che siamo amiche. Stanca di prevaricazioni e maltrattamenti e falsità, stanca di sentirmi dire come dobbiamo gestire la nostra vita privata. Insomma, ho tanti buoni motivi per cercare un altro posto che rispecchi le mie esigenze e che sia più vicino casa. Sono pronta per l’avventura!!