Le 5 competenze indispensabili per sopravvivere nel 2013 (parte 1)
Bear Grylls, nel suo programma Uomo Contro Natura, vuole mostrarti come sopravvivere in una situazione di pericolo quando sei in mezzo al nulla, senza cibo e attaccato dagli orsi polari. Se pensi che quello show sia sensato solo perché è prodotto da Discovery Channel, ti distruggo un mito: qualsiasi corso di sopravvivenza serio ti insegna l’opposto di quello che ti fa vedere Bear: se cadi da un elicottero sulla cima di una montagna, devi solo aspettare che arrivino i soccorsi. Al massimo puoi segnalare la tua presenza con un fuoco (ma solo se ci sono alberi in zona). Arrampicarsi sugli alberi e tuffarsi in laghi ghiacciati non è l’ideale per la sopravvivenza.
Ma diciamoci la verità: per la maggior parte di noi comuni mortali, il posto più selvaggio che visiteremo è il bosco dietro casa. Se vuoi sopravvivere nel mondo moderno, sono altre le cose che devi sapere. Tutte cose che la scuola e la società non ti insegnano perché lo sai, se ha un’utilità pratica non è abbastanza “nobile” da entrare nelle aule.
Quindi ecco le cinque competenze ignorate da tutti, che ti permetteranno di sopravvivere nel 2013.
1 – Statistica
Se io mangio due polli e tu nessuno, statisticamente ne abbiamo mangiato uno per uno.
Disse un uomo che ci teneva a dimostrare la sua ignoranza statistica.
Smontiamo questa affermazione. Prima di tutto, questa non è una statistica. La statistica può essere fatta solo sui grandi numeri, e due osservazioni non sono un grande numero. Okay, diciamo che 500 persone hanno mangiato due polli a testa e altre 500 nessuno. Sono mille polli per mille persone, statisticamente un pollo a testa. Giusto?
Sbagliato.
Qui entrano in gioco gli indici di dispersione, che calcolano quanto le singole osservazioni siano distanti dal valore medio. Dopo aver tirato in ballo paroloni come coefficiente di variazione e deviazione standard, uno statista ci metterebbe poco a concludere che l’osservazione sopra riportata ha una valenza statistica nulla.
Ora veniamo al punto.
In questo universo esiste solo una cosa perfetta: la matematica. La matematica non sbaglia, siamo noi che la interpretiamo male. Ma a sbagliare siamo noi, non i numeri. 2+2 fa 4, sempre. Se non sai fare le addizioni puoi dire che fa 5, ma non è la matematica a sbagliare: sei tu.
Su questo punto siamo tutti d’accordo, il problema arriva quando i calcoli si fanno più complicati. Tutti sappiamo fare le addizioni, ma in pochi sanno calcolare il coefficiente di Gini. Il tuo inconscio si sente infallibile e odia ammettere i propri errori, quindi rinnega tutto quello che può causare instabilità e dubbi (fonte). La matematica è arrogante: ti sbatte in faccia la verità senza curarsi dei tuoi sentimenti. Se hai una credenza opposta a quello che la matematica ti dice, rifiuti di credere alla matematica. Se abbastanza persone entrano in questa fase di rifiuto, complimenti: ti sei appena costruito una verità fittizia.
Questo è quello che succede quando si parla di statistica: in pochi la capiscono e in molti la rifiutano. La statistica è pura matematica, quindi è perfetta. Ma è così complessa che può essere interpretata in modo sbagliato, quindi le persone fanno presto a dire che è stata la statistica a sbagliare. Ma come nel caso dell’addizione, è l’uomo ad essere in errore.
Ti faccio un esempio concreto.
Quando ancora seguivo la politica (era il 2006), dopo le elezioni l’UDC è riuscito ad entrare in parlamento con una cosa tipo il 5% dei voti. Questa è una statistica: il 5% dei votanti ha scelto l’UDC. Nei dibattiti TV c’erano due voci opposte:
- L’UDC ha ottenuto un risultato straordinario, perché ha raddoppiato i voti nel giro di un anno ed è per la prima volta in parlamento.
- L’UDC ha fatto schifo, perché il 5% non è niente confronto ai grandi partiti.
Chi ha ragione? Dipende dai punti di vista. La matematica ha una sola risposta, le scienze umane possono averne diverse. Il lavoro della statistica finisce quando ti dà quel 5%. Il resto è un dibattito TV, che di statistico ha ben poco.
Devi imparare la statistica perché altrimenti sarai sempre in balia di chi la interpreta (spesso sbagliando), senza avere la possibilità di trovare la verità.
Ti piace essere controllato? Ti piace che qualcun altro ti dica cosa pensare? Allora la statistica non ti serve. Ma se vuoi formarti un’opinione personale, devi partire dai fatti reali. Se cerchi di farti un’opinione ascoltando le opinioni degli altri, sarai influenzato. Assumerai la posizione di chi:
- Ha il tuo stesso sistema di credenze.
- È più bravo a persuadere.
La tua non sarà una nuova opinione, ma l’opinione di chi dice le cose che ti piacciono di più. Alla maggior parte delle persone basta e avanza, perché fare il passo successivo è difficile. Peccato per loro: passeranno la vita ad essere controllate da chi interpreta le statistiche per loro.
Ma se inizi a leggere le statistiche adesso, non andrai molto lontano: l’interpretazione è difficile. Anche se hai la buona volontà di imparare come funzionano i grafici e i numeri, non sarai in grado di interpretare la statistica: è una materia che funziona in modo diverso e ti fa fare errori logici. Esempio:
Negli Stati Uniti gli uomini che si chiamano Tyron commettono il 30% in più dei crimini rispetto alla media.
Questo è un dato statistico vero, che ho elaborato dalle statistiche grezze (ti risparmio questo passaggio). Uno statista poco preparato potrebbe dire: se ti chiami Tyron, commetti più crimini. Sbagliato: la statistica ti dice che c’è una correlazione fra i dati, ma non ti dice quale. Potrebbero esserci tre spiegazioni:
- B è causato da A: le persone commettono più crimini perché si chiamano Tyron (Tyron è un nome “malefico” che fa commettere crimini a chi lo porta).
- A è causato da B: le persone si chiamano Tyron perché commettono più crimini (chi commette crimini cambia il suo nome in Tyron, logicamente questa non è la risposta).
- A e B sono entrambi causati da C: le famiglie povere chiamano i figli Tyron più della media, e chi viene da una famiglia povera commette in media più crimini.
La statistica non ti dice quale di queste tre interpretazioni è quella corretta, per saperlo devi andare a cercare altre statistiche che confermano o smentiscono ognuna di queste ipotesi.
Una delle ragioni per cui ho smesso di seguire i TG e addirittura ho smesso di votare è perché è triste vedere come i giornalisti manipolano le statistiche per farti credere quello che vogliono. Fanno leva sull’ignoranza matematica delle persone per tirare delle conclusioni ridicole. Quando vedi dei numeri in un TG o giornale, con buona probabilità la statistica originale dice qualcosa di completamente diverso.
Devo farti l’esempio del meteo e la famigerata media stagionale? Ecco, abbiamo capito.
Letture consigliate:
2 – Economia
L’economia è parte integrante della democrazia: è la popolazione a decidere il proprio destino. Come la democrazia, nemmeno l’economia è un sistema perfetto: da una parte abbiamo Hitler che ha ottenuto il potere in maniera democratica, dall’altra abbiamo la crisi del 2008. Ma sia la democrazia che l’economia di mercato sono il sistema migliore della storia e probabilmente che mai vedremo nel secolo. È per questo che siamo proiettati verso un futuro straordinario (ti spiego il perché in questo articolo).
Quindi perché ti interessi di politica, ma non di economia? Sono due facce della stessa medaglia. Non può esserci l’uno senza l’altro. Pensaci:
- I primi regimi di libero mercato si sono sviluppati nei posti dove il governo era più democratico, come i comuni italiani nel medioevo.
- Un regime che elimina la democrazia elimina anche il libero commercio (vedi fascismo, nazismo, stalinismo).
Finché abbiamo la democrazia, avremo anche l’economia di mercato. Ma i Paesi del Nord Europa hanno una forte influenza statale e sono democrazie, puoi dirmi. Vero, ma la spina dorsale delle economie del Nord Europa resta comunque il libero mercato.
Ora veniamo alla parte che interessa a te: se non capisci come gira l’economia, non capirai come girano i soldi. Se non capisci come girano i soldi, difficilmente ne vedrai tanti. Fino a una generazione fa questo non era un problema: anche se non sapevi niente di economia, trovavi il tuo lavoro ed eri a posto per tutta la vita. I soldi non sono tutto.
Ora non funziona più così: la competizione aumenta e per avere gli stessi risultati devi impegnarti di più. Ora non puoi più uscire da una scuola scadente con voti scadenti e andare a lavorare come manovale fino alla pensione. Le industrie esternalizzano queste mansioni: un operaio non qualificato costa meno in Bulgaria che in Italia. Per questo non puoi più pensare di percorrere questa strada.
Pensala così: anche al minimo sindacale, a un datore il tuo lavoro costa tantissimo fra stipendio e tasse. Se vuoi quei soldi, devi meritarteli. In altre parole, devi specializzarti a dare un servizio. Ho trattato questi argomenti nel mio articolo su come trovare lavoro.
Anche nella vita di tutti i giorni, l’economia è indispensabile: la puoi applicare per risparmiare al supermercato, per decidere come sviluppare la tua carriera e, in generale, ti serve a capire in che direzione vanno i soldi. Entro 50 anni, senza questa competenza sarai fortunato se arriverai a fine mese.
Non ti sto dicendo che devi imparare l’economia se vuoi diventare ricco, ti sto dicendo che devi imparare l’economia se vuoi sostenere una famiglia.
Lettura consigliata: Marketing Management (costa tanto, ma non esiste di meglio)
3, 4 e 5
Ci sono altre 3 competenze indispensabili per sopravvivere nel 2013. Vuoi conoscerle? Leggi la seconda parte dell’articolo a questo indirizzo.
Ivana
12 Giugno 2013 @ 14:31
Bell’articolo, Stefano!
Mi piace molto il secondo punto, anche perché, a pensarci bene, mi sto rendendo conto che è davvero molto utile!
Come? Beh, io vado ancora alle scuole superiori e, frequentando il ragioneria, sto iniziando a vedere le cose da un punto di vista “economico” che mi sta facendo capire come funzionano meccanismi che prima non riuscivo a spiegarmi.
Attendo con ansia la continuazione di questo articolo.
Ivy
Stefano
12 Giugno 2013 @ 18:38
Ciao Ivana, e pensa che ragioneria ti dà una cosa come lo 0,1% di quello che è la vera economia. 😉
Ivana
12 Giugno 2013 @ 21:23
me ne sto rendendo conto (purtroppo) XD
Edoardo
12 Giugno 2013 @ 15:27
Bell’articolo se volete sottostare al fallimentare sistema capitalista. Perché invece non vi svegliate e cominciate a lottare per un mondo più giusto?
Ciao600
12 Giugno 2013 @ 17:26
Es: immagina che tutti nel mondo dicessere sempre la verità. Certamente sarebbe un mondo più giusto, ma con altrettanta certezza ti dico che sarebbe un mondo più brutto.
Stefano
12 Giugno 2013 @ 18:38
Cosa intendi per sistema più giusto? Ma soprattutto: nella storia, quale sistema ha avuto più successo di quello di mercato?
Edoardo
14 Giugno 2013 @ 13:02
Guarda qui… http://www.auroville.org/av_brief_italian.htm
Stefano
14 Giugno 2013 @ 22:45
Ciao Edoardo, cosa sarebbe questa Auroville?
Anonimo
12 Giugno 2013 @ 16:23
Alla voce economia manca un minimo accenno al Signoraggio Bancario. ‘Ti piace essere controllato? Ti piace che qualcun altro ti dica cosa pensare? ‘ lo dici tu stesso.
Stefano
12 Giugno 2013 @ 18:39
Il signoraggio è una bufala e pure ridicola, come spiega in dettagli questo ottimo articolo: http://www.frottolesignoraggio.info/signoraggio.pdf
BOH
12 Giugno 2013 @ 17:20
Una piccola curiosità… tu hai detto “Perché ti interessi di politica, ma non di economia? Sono due facce della stessa medaglia. Non può esserci l’uno senza l’altro.” ma tu stesso hai anche detto che rifiuti la politica. Non è una critica (anche io me ne frego della politica) ma solo una precisazione.
Stefano
12 Giugno 2013 @ 18:40
In effetti la parola più esatta sarebbe democrazia, non politica. Grazie della segnalazione. 🙂
Ciao600
12 Giugno 2013 @ 17:32
Bell’articolo, in particolar modo la parte sulle statistiche. La TV ormai ti prende solo per i fondelli. Alcuni esempi:
“Smacchia il 30% in più”. In più rispetto a cosa?
“Manifestanti sono scesi in piazza”. Quei 4 o 5 che ho visto l’altro ieri?
É un peccato che la società di oggi stia andando verso il baratro, senza nemmeno accorgersene.
Ciao!
Stefano
12 Giugno 2013 @ 18:43
Esempio smacchiante: di solito si fa riferimento a un prodotto della concorrenza, a volte viene anche detto quale. È scritto sotto l’asterisco. 😛 Il problema è che se la metodologia di raccolta dei dati è sbagliata (come in questi casi), la statistica non fa altro che riportare gli errori fatti a monte: se “30% più smacchiante” significa che ha il 30% in più di un certo agente smacchiante, allora l’errore è da un altra parte.
Mario
12 Giugno 2013 @ 19:54
Caro Stefano,
Ti seguo con stima da tempo. Ottimi spunti tuttavia sono intervallati da affermazioni apodittiche e gratuite. Sicuro che ls demicrazia moderna sia la forma di governo storicamente migliore della storia? Se si, secondo quale criterio é “migliore”? Inoltre, ti sembra scontato il.parallelismo con la democrazia dei comuni medioevali? E ti pare sovrspponibile il capitalismo con il sistema delle libertá politico economiche corporative medioevali
Stefano
13 Giugno 2013 @ 22:04
Hai sollevato un punto interessante: come si valuta la bontà di una forma di governo? Per fortuna non serve dare una risposta, perché sotto qualsiasi punto di vista la democrazia è il sistema “meno peggiore” di sempre. Ovvero: l’unico che non è sfociato in guerre, massacri, carestie o arretratezza evidente. La monarchia ha portato alle guerre civili (Francia, Inghilterra), il colonialismo alle guerre d’indipendenza (Italia, India, Africa), il totalitarismo alla seconda guerra mondiale, il comunismo ad altre guerre civili (Russia) o sistemi al limite dello schiavismo (Korea del Nord, Cina). La democrazia, di contro, esalta la libertà dell’uomo.
Ti rimbalzo la domanda: secondo te qual è una forma di governo migliore della democrazia, e perché?
tyron
13 Giugno 2013 @ 00:00
non cambieremo mai.., purtroppo anche cambiando la nostra mente viviamo in un mondo di gente che non ragiona, e quindi siamo in minoranza è come lottare contro i mulini a vento.
Quasi quasi è megli essere pazzi in un mondo di pazzi.
Gianni
13 Giugno 2013 @ 10:22
Era più forte di me, anche senza essere mai stato a newyork.
Volevo fare i complimenti a Stefano per l’articolo, in effetti non molti sanno interpretare le statistiche.
Un anticipazione degli altri punti ?
Stefano
13 Giugno 2013 @ 22:09
Grazie Gianni, ma gli altri tre punti non te li dico lo stesso. 😛
Antonio
13 Giugno 2013 @ 10:22
Ciao Stefano volevo chiederti il significato della prima immagine a cerchio sulla Statistica (Smith Chart), in quanto mi sembra molto intrigante. Grazie
dieghen89
13 Giugno 2013 @ 21:54
Stavo giusto cercando qualche commento riguardo la carta di smith 🙂 Ti rispondo io, non c’entra niente ma immagino sia voluto e, a meno che tu voglia entrare nel mondo dei campi elettromagnetici e propagazione guidata non ti servirà a niente 😉
In ogni caso questo articolo mi ha fatto venire in mente una citazione sentita un po’ di tempo fa ad una conferenza:
“There are three kind of lies: lies, damn lies, and statistics”
Stefano
13 Giugno 2013 @ 22:10
Sincero: ho cercato con Google Immagini il grafico più complesso possibile. 😀 Ho provato a leggere qualcosa su Wiki, ma non ci ho capito niente. I circuiti elettrici non sono il mio forte. 😛
Tony
13 Giugno 2013 @ 21:20
ma se non si hanno i requisiti per affrontare queste due materie, da dove si inizia ?
Stefano
13 Giugno 2013 @ 22:30
La risposta non ti piacerà: la matematica, perché le due scienze partono da lì. Se inizi a studiare statistica con i link che ti ho dato, imparerai molto. Oppure vai all’università di economia più vicina e inizia a seguire i corsi del primo anno (le lezioni sono aperte a tutti). 🙂
Stefano
14 Giugno 2013 @ 11:46
Bell’articolo Stefano,complimenti ! Aspetto con ansia il seguito.
Però ti vorrei porre una domanda:non ti capita mai di pensare un giorno di non aver più nulla da scrivere,che tutto quello che c’era da dire è stato detto ?
In quel caso,Mindcheats esisterà ancora,o lo lascerai perdere ?
Oppure:man mano che il tempo passerà,e diciamo tu ti sposerai (giusto per fare un esempio),continuerai ancora a lavorare su Mindcheats ?
Grazie in anticipo e mi scuso per queste domande un po inusuali.
PS.Mi sono iscritto ma non mi è arrivato via e-mail il manuale.Cosa devo fare ?
Stefano
14 Giugno 2013 @ 22:43
Non mi preoccupo di questo: sulla crescita personale e affini centinaia di persone hanno parlato per secoli, e ancora c’è qualcosa da dire. Se sono a corto di idee è perché non mi impegno abbastanza, ma considera che in questo momento ho abbastanza idee da andare avanti a scrivere almeno altri 6 mesi. 😉 Mindcheats si sta evolvendo e ho intenzione di renderlo un lavoro a tempo pieno, quindi non credo che lo abbandonerò così. E poi diciamocelo, mi ci sono affezionato.
Hai ricevuto il messaggio di conferma via email? Controlla nella posta indesiderata.
Stefano
15 Giugno 2013 @ 08:25
Ok,thanks.
luna blu
14 Giugno 2013 @ 21:41
Bellissimo articolo!
Io vado alle superiori e faccio economia e diritto solo per i primi due anni, tuttavia nessuno si interessa più di tanto a queste due materie (e ad altre tra cui la statistica) e non penso che la colpa sia completamente delle scuola, ma più che altro degli alunni che vedono tali materie inutili per la vita reale.
Stefano
14 Giugno 2013 @ 22:47
La scuola è fatta apposta per insegnare le cose utili anche se non sono le preferite, altrimenti al liceo si farebbe solo calcio, ricreazione e altro calcio. 😉 È proprio chi decide i programmi (ossia il ministero apposito) che è fermo a 500 anni fa.
Yuri
15 Giugno 2013 @ 11:46
Bellissimo articolo, attendo con ansia il seguito.
Volevo imparare a conoscere l’economia così come la statistica. Ho visto i documenti consigliati, ma sono un amante dei libri, quindi gli appunti di ingegneria li ho presi ma dubito li leggerò, anche perchè preferisco un approccio più “romanzato” e meno scolastico (noioso).
Invece Freakonomics e Marketing Management non riesco bene a inquadrarli, soprattutto per i titoli. Ho letto le recensioni ma mi restano dei dubbi. Sono dei bei libri, o sono bei libri di statistica ed economia? Vorrei davvero un libro di economia e uno di statistica, che una volta letti mi lascino le conoscenze necessarie per “sopravvivere nel 2013” e poter dire di conoscere queste due affascinanti materie. Dalle basi alla quasi professione insomma 🙂 cosa mi consigli?
Stefano
16 Giugno 2013 @ 00:00
Freakonomics è uno dei libri più interessanti e divertenti che abbia mai letto, scritto da due statisti famosi a livello mondiale. Il libro perfetto per iniziare. Marketing Management invece è un manuale universitario, con tutti i suoi pregi e difetti; però è scritto in modo interessante, puoi capire i concetti anche se salti le parti più tecniche. Il primo è corto (intorno alle 200 e qualcosa pagine credo), il secondo arriva alle 1000. Sono entrambi manuali introduttivi, fatti per chi non ha mai studiato la materia. Magari un giorno faccio un articolo sui 5 libri fondamentali da leggere. 😉
Lorenzo
18 Giugno 2013 @ 16:41
Ahaha che coincidenza! Sono prossimo ad iscrivermi alla facoltà di scienze statistiche di Bologna, per poi prendere qualche indirizzo economico. Sono destinato a prosperare! 😀
P. S. Consiglio a tutti la lettura de “Il cigno nero”, di Nassim Nicholas Taleb. Si legge piacevolmente, anche per i non matematici, e ti dà un’enorme consapevolezza circa la precarietà della conoscenza umana e della “gaussiana”. Da stastico convinto mi ha un po’ sconvolto, diciamo che mi ci è voluto un po’ per digerire alcune affermazioni, ma sono contento di aver acquisito un po’ più di coscienza in certi ambiti. 🙂
Stefano
19 Giugno 2013 @ 09:12
Letto: non mi aspettavo molto all’inizio, ma merita veramente. 😉
Le 5 competenze indispensabili per sopravvivere nel 2013 | Mindcheats
19 Giugno 2013 @ 13:02
[…] Questa è la seconda parte dell’articolo sulle 5 competenze indispensabili per sopravvivere nella società moderna. Non hai ancora letto la prima parte? Vai a questo indirizzo. […]
Andrea
22 Giugno 2013 @ 22:47
Voglio avvicinarmi all’economia per vedere com’è fatta e per capire se possa piacermi come indirizzo universitario. Stefano, hai articoli, letture o video gratis (anche in inglese) e leggeri che possano darmi un’idea generale della materia e delle sue applicazioni? Andare su wikipedia mi sembra un po’ sciocco…
Nel caso in cui continui ad interessarmi passerò alle lezioni universitarie online e a letture più importanti.
Stefano
23 Giugno 2013 @ 12:21
Ciao Andrea, le risorse che consiglio all’interno dell’articolo sono le migliori che conosco. Ti consiglio anche un libro di macroeconomia: ti darei volentieri un titolo, ma non me lo ricordo e il libro l’ho lasciato in Italia. 😛 Su Amazon.co.uk troverai di sicuro qualcosa con mezz’ora di ricerca.
Non dimenticare di leggere le risorse sulla statistica, visto che l’economia si basa al 100% sulla statistica.
Matteo
23 Giugno 2013 @ 20:09
Ehm… Cavour era uno statista, Gini uno *statistico* (due nomi a caso) 😀
Zab
8 Luglio 2013 @ 20:01
“Sia la democrazia che l’economia di mercato sono il sistema migliore che…” ti dico una cosa: chiunque può parlare di qualunque cosa, mi sta bene. Premetto subito che sono un filosofo del diritto, quindi parlo con cognizione di causa. Primo, gli stati occidentali non sono una democrazia. Una democrazia è una forma di governo che si basa sulla distribuzione del potere sovrano in base alla ripartizione del consenso. Negli stati occidentali non è il consenso ma il capitale a determinare la distribuzione del potere sovrano. Lo dimostra il fatto che senza capitale è impossibile costituire un partito, partecipare ad una competizione elettorale, manovrare le variabili di cooptazione del consenso (mass media, voto di scambio ecc.). Il fatto stesso che i partiti si comportino in tutto e per tutto come aziende lo dimostra. Offrono un servizio (la politica) a chi può permettersi di comprarlo, fanno marketing e hanno piani di investimenti. Quindi punto primo, noi siamo plutocrazie, non democrazie. E questo è più certo della morte, chi dice il contrario semplicemente o è in mala fede o è come un bambino di tre anni che parla di meccanica quantistica. In secondo luogo l’economia di mercato non è il sistema “migliore” manco per il cazzo e visto che ne sai di statistica chiediti statisticamente quante probabilità ci sono che questo sistema sia il migliore possibile, considerando che ci sono infinite ipotesi per risolvere il problema “allocazione delle risorse”. Ricordati che nel libero mercato, statisticamente, un terzo dei beni di consumo finisce nella spazzatura senza essere stato consumato. In terzo luogo la statistica non è una competenza essenziale per sopravvivere in società, lo dimostra il fatto che statisticamente la conoscenza della statistica non è una variabile rilevante rispetto all’aspettativa di vita. Questa è ovviamente la mia opinione, non ci tengo a fare il polemico. Spero rifletterai su questo commento.
Stefano
9 Luglio 2013 @ 17:16
Ciao Zab. Hai ragione nel sottolineare gli aspetti critici dei una democrazia, tanto che io stesso sono il primo a sottolineare all’interno dell’articolo che non si tratta di un sistema perfetto.
Tuttavia lo reputo il sistema migliore della storia. Mi sai fare un esempio di un sistema diverso dall’economia di mercato e dalla democrazia moderna, che alla prova dei fatti ha dato dei risultati (in fatto di felicità, benessere e libertà) maggiori rispetto a quanto abbiamo oggi?
E mi dispiace smentirti, ma la correlazione fra l’aspettativa di vita e la conoscenza matematica e statistica è forte: i Paesi più sviluppati sono quelli che hanno sia un sistema di istruzione migliore (quindi la statistica è più conosciuta), sia una più grande prospettiva di vita. Fra l’altro stai cercando di distruggere l’importanza della statistica citando una statistica, che secondo me è un paradosso (correggimi se sbaglio).
Delayer
19 Luglio 2013 @ 11:55
Ciao, conoscendo l’inglese che si parla a scuola (4° Superiore), potrei riuscire pian piano a leggere un libro come Freakonomics o ora mi conviene per ora leggerlo in italiano? Cioè, è inglese troppo difficile o potrebbe aiutarmi anch’esso nell’ imparare qualcosa di statistica e inglese allo stesso tempo ?
E’ una lettura adatta anche a un ragazzo della mia età? (Cioè, quali conoscenze richiede questo libro?)
Ciao e come sempre grazie per il tuo prezioso tempo.
Stefano
19 Luglio 2013 @ 13:10
Ciao. Freakonomics non è un libro troppo complesso, ma un inglese da 4 superiore ti farà fare fatica. Il problema è che in alcuni passaggi va a specificare alcuni passaggi poco logici della statistica, se non conosci quella scienza dovrai impegnarti anche in italiano per capire la logica che sta dietro al ragionamento. Se non conosci la statistica, ti consiglio di leggerlo in italiano per evitare di aggiungere un altro ostacolo alla comprensione. Poi leggi il sequel, Super Freakonomics, in inglese. 😉
Marco Martini
7 Dicembre 2013 @ 18:12
Ciao Stefano, visto che è il tuo campo, volevo chiederti un consiglio: un buon libro di marketing?
Dovrebbe essere semplice(non conosco la materia), ma portarmi a conoscere bene l’argomento… Mi ha sempre interessato!
Grazie!
Ps: con marketing intendo tutte quelle tecniche che usano per esempio alla televisione per lavarti il cervello oppure quei trucchetti per guadagnare qualche soldo in più…
Stefano
9 Dicembre 2013 @ 09:20
Il marketing dalla A alla Z, di Kotler. I “trucchetti per lavarti il cervello” non fanno parte del marketing. Qui: http://www.amazon.it/gp/product/B006EXUT8K/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B006EXUT8K&linkCode=as2&tag=mcnet-21
4 pericolose bufale che seducono il tuo inconscio | Mindcheats
2 Aprile 2014 @ 15:30
[…] dei geni, si lanciano in interpretazioni sbagliate. Un consiglio: la statistica è una delle 5 competenze fondamentali, ma studiala prima di azzardare […]
Martino
5 Marzo 2015 @ 14:53
“60% of the time, it works every time” cit.
IO
8 Marzo 2016 @ 04:14
“I primi regimi di libero mercato si sono sviluppati nei posti dove il governo era più democratico, come i comuni italiani nel medioevo.” non vedo dove sia la prova di questa affermazione. Ti riempi tanto la bocca di statistiche e poi fai un affermazione senza prove. Che i comuni fossero “democrazie” in regime di “libero mercato” è esclusivamente una TUA opinione non suffragata da prove incontrovertibili. Indi per cui se vogliamo seguire il tuo metodo HAI TOPPATO.
“Un regime che elimina la democrazia elimina anche il libero commercio” non mi risulta. L’UE nei suoi trattati dice di basarsi sulla “libera concorrenza” ma NON MI PARE UN ISTITUZIONE DEMOCRATICA, dato che l’unico organo dell’UE che noi eleggiamo ( il Parlamento ) NON PUO’ FARE LEGGI.
Tra l’altro prego di spiegare cosa intendi per “libero commercio” e per “democrazia” perché in alternativa io potrei usare una qualunque supercazzola pseudo-logica proprio come hai fatto tu per dimostrare che in URSS c’era il “libero commercio” e la “democrazia”.
Il bello è che ti contraddici da solo perché prima dici che “il mondo è complesso” e poi nello stesso tempo semplifichi i concetti con una superficialità da Bar Sport ( con l’equazione DEMOCRAZIA=LIBERO MERCATO ).
Come diventare più ricco (o vivere meglio) - Mindcheats
23 Ottobre 2017 @ 12:28
[…] Al di la delle belle parole, e al massimo un “mi piace” su Facebook per la storia del tizo che ha lasciato tutto per vivere da eremita, dubito che nessuno di noi sarà mai in grado di liberarsi del denaro. E infatti, anche qui su Mindcheats ho già parlato di crescita professionale. […]
Vando53
9 Giugno 2020 @ 12:11
Somos muy difíciles de llegar a un acuerdo por eso una persona es dictadura dos personas monarquía y tres personas democracia, pero dentro de la democracia está la derecha la izquierda y el centro que como siempre está perdido y se deja arrastrar hacia un lado u otro, si no miremos la historia de Roma, dictadura, democracia, República y vuelta a empezar y así siglos tras siglos, es lo único que tenemos como referencia ningún país ha tenido una política fija en el tiempo, somos nosotros los que cambiamos continuamente ninguna generación es igual a la anterior la política o democracia como se quiera llamar es un instrumento para controlarnos ninguna es buena, nunca llueve a gusto de todos, y por cierto cuando miré la carta de schmit me dije que eso era para interpretar datos teóricos de electrónica y componentes pero no del pensamiento, saludos