Perché dovresti essere uno studente mediocre per trovare un buon lavoro
Io sono uno studente mediocre.
Dal liceo sono uscito con 72, troppo alto rispetto a quello che meritavo. Dall’università con 94, la mediocrità.
Ma sai una cosa? Non mi interessa. Anzi, vado fiero dei miei voti. Ne vado fiero perché è la dimostrazione che non sono stato tutto il tempo sui libri a studiare, perdendomi tutto quello che il mondo aveva da offrire.
Ho esplorato, ho scoperto, ho sperimentato. Ho anche imparato, in maniera diversa rispetto alla scuola ma ho imparato. Lezioni che mi hanno cambiato la vita.
Se avessi passato il mio tempo a studiare solo quello che la scuola mi diceva di studiare, sarei una persona diversa. Peggiore e con meno successo.
Per quanto sia facile cullarsi nell’illusione che la scuola e la società si prenderanno cura di te, non farci troppo affidamento: se vuoi veramente imparare dovrai farlo da solo, quello che ti dice la scuola non basta. Se ti fermi dove si fermano tutti, non avrai più successo di loro nella vita. Resterai nella mediocrità.
Se speri che una media impeccabile ti porterà ovunque, sappi che hai sbagliato strada. Non qui, non in Italia.
Una laurea con i fiocchi può aprirti tutte le porte del mondo a Harvard o Stanford, non a Bassano del Grappa.
Perché un buon voto è inutile
Non nascondo un po’ di amarezza quando mi hanno detto 94 alla laurea. Mi aspettavo qualche punto in più, ma non ci ho dato troppo peso.
Il voto è un indicatore sintetico che cerca di riassumere il tuo grado di preparazione medio su alcuni specifici argomenti. È un certificato che bolla le tue conoscenze in materia. Non che sia un male: è il modo più semplice per valutare la competenza in un dato settore.
Ma la vita è più di questo, il mondo è più grande.
Per il tuo futuro, il voto conterà poco:
- Se vai alle superiori e non vuoi fare l’università, sia un 60 che un 100 ti metterà nel calderone dei “non laureati”;
- Se ti laurei, il voto della maturità non conterà più niente;
- Dopo la laurea conteranno più l’università, l’esperienza e il campo di studi che il voto.
In ogni caso, il voto ha un peso relativo. Ci sono altre cose che puoi fare per metterti in gioco, per migliorare il tuo futuro.
Il mondo è più grande della scuola. Se agisci in base a questo concetto non importa con che voto finirai la carriera scolastica, sarai anni luce avanti agli altri.
Perché l’apprendimento scolastico ha fallito
Quando studi entri in una catena di montaggio, un sistema di produzione di massa. Stesse lezioni, stesse informazioni, stessi metodi. Studi tanto o studi poco, non importa, studierai le stesse cose degli altri. Non avrai nulla di diverso, di distintivo.
In questo, la scuola mette le basi appena sufficienti. Alcune cose come la matematica sono necessarie per la crescita, molte altre sono una perdita di tempo.
Lo studio classico non ti prepara alla vita, non ti dice quello che devi veramente sapere. Tutti sono capaci a prendere un libro e ripeterlo finché non lo sanno a memoria, non ci vuole molto. Studiare non sviluppa la tua creatività, anzi la uccide: la creatività è una delle doti più importanti che puoi avere, non lasciare che la scuola te la rubi.
- A scuola non c’è flessibilità mentale: devi studiare questo, devi studiare quello, devi ripetermelo in un certo modo. Stop;
- A scuola l’errore viene punito, anche se nella vita commettere errori è uno dei passi fondamentali della crescita personale;
- A scuola ogni argomento è un compartimento stagno, gli argomenti non vengono collegati.
La vita ti metterà di fronte a delle scelte per le quali non sei preparato, delle decisioni che richiederanno competenze che potresti non avere, dei problemi che richiedono creatività per essere risolti, degli errori che hanno delle conseguenze imprevedibili.
Il mondo è complesso, la scuola ti mette in una bolla di semplicità. Esci dalla bolla adesso, perché prima o poi ti toccherà. Se lo fai ora potrai andartene a piccoli passi, abituarti alla realtà. Se aspetti fino all’ultimo momento ti troverai con una laurea, ma zero esperienza nel mondo vero.
È qui che si collocano i giovani disoccupati.
Come imparare veramente
Imparare e studiare sono cose diverse. Io ho imparato l’inglese senza studiarlo.
Se avessi passato il tempo a studiare latino e filosofia invece che inglese sarai uscito con 90 dal liceo, ma adesso non starei lavorando negli Stati Uniti.
Da una parte è vero che a parità di condizioni è meglio avere dei voti alti piuttosto che bassi, ma la parità di condizioni non esiste: per avere voti alti devi studiare di più, devi occupare il tempo che avresti potuto passare il altro modo. Imparando l’inglese, appunto. O iniziando a scrivere un blog, o a raggiungere un tuo grande obiettivo.
Il tempo e l’energia sono la chiave di tutto. Se li sprechi a scuola, non te ne rimarrà per tutto il resto.
Devi studiare argomenti diversi, quelli che ti piacciono, quelli su cui vuoi basare il tuo futuro. Informati, impara qualsiasi cosa, esci dalla tua zona di comfort, sbaglia: è il segreto del successo.
Non chiedermi cosa, non posso dirtelo io. Fai quello che ti piace, ma fai qualcosa. Non sai mai quali informazioni ti torneranno utili, quali competenze potrebbero darti il lavoro dei tuoi sogni.
Il tuo obiettivo è trovare un modo di occupare il tuo tempo che sia più produttivo del mero studio. Se stai ad ascoltare musica o a mangiare gelato in centro tutti i giorni ovvio, faresti meglio a studiare. Ma se poni le fondamenta per il tuo futuro, se impari una nuova lingua o lavori in un campo che ti piace per fare esperienza, allora lo studio diventa una parte secondaria della tua vita.
Essere uno studente mediocre non significa essere pigro, al contrario: significa fare qualcosa di più. Esci dalla zona di comfort, mettiti in gioco, sfrutta il tuo tempo per creare un futuro migliore. È più facile studiare quello che ti dice il professore, ma se vuoi una vita straordinaria devi fare qualcosa di più.
Cosa dovresti fare per avere successo
Nel mondo di oggi, per avere successo devi essere unico. Per trovare un lavoro decente, devi avere una caratteristica che ti rende diverso da tutti gli altri. Io ho trovato lavoro negli Stati Uniti perché ero un italiano che sapeva l’inglese e voleva passare un anno in America nel settore della ristorazione: ce ne sono, ma non tantissimi.
Adesso sono un italiano con esperienza da cameriere negli Stati Uniti: ce ne sono ancora di meno, ho una serie di competenze quasi uniche. In più sono specializzato in economia e marketing, che è quello che viene richiesto a un cameriere in America.
Se studi solo a scuola, se non impari altro, non sarai mai unico. Sarai come tutti gli altri studenti del tuo corso. Puoi sapere quei concetti meglio o peggio, non fa differenza. Impara una serie di abilità che tu solo possiedi e valorizzale nel mercato del lavoro, fai in modo che sia il tuo datore ad aver bisogno di te e non vice versa.
Se vuoi trovare il tempo per apprendere qualcosa di unico, dovrai sacrificare del tempo che avresti potuto passare sui libri. Il tuo rendimento scolastico ne risentirà, ma non ti preoccupare: è meno importante di quello che credi.
Varamyr
26 Dicembre 2012 @ 14:05
Grandissimo, io sono uno studente mediocre, ma ultimamente stavo pensando di portare le mie ore di studio a 3 ore e 30 per essere sempre preparato in tutto. E invece, grazie a questo articolo, ho deciso che cercherò di non andare mai oltre le 2 ore 😉 come hai consigliato in un post di qualche tempo fa.
In più mi hai fatto un po’ riflettere, dovrei ridurre drasticamente le attività inutili quali videogame e simili.
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 14:59
Giusta l’ultima parte. Studiare è un ottimo investimento di tempo per le prime ore, quanto basta per passare l’anno senza difficoltà, poi l’efficacia scende. Lavorare a qualche altro progetto di vita a lungo termine, acquisire conoscenza, è un eccellente investimento. I videogiochi e gli svaghi sono indispensabili per non saltare in aria dopo due settimane tirate, ma oltre un certo limite diventano uno spreco di tempo.
Anonimo
6 Settembre 2014 @ 21:53
Non so che università fai, ma nella mia se studi 2 ore al giorno non arrivi nemmeno a 18…. Io non sono uno da 30,sono uno da 23 🙂 , ma una compagna da 30 mi ha detto che per prendere voti alti studia 12 ore al giorno…
Anonimo
11 Luglio 2015 @ 00:03
Ciao non so come sia l’università perchè incomincio quest’anno, ma mi sembra abbastanza esagerato studiare 12 ore al giorno per 7, sapendo che gia dopo 6 ore di studio filato non riesci nemmeno più a fare 2+2.
Ciao.
Omar
24 Luglio 2016 @ 03:08
Per esperienza,ti dico che più sei concentrato e interessato a ciò che fai,meno tempo impieghi.Chi studia mezza giornata ogni giorno,lo ritengo un ciucco,perchè non è in grado di acquisire informazioni velocemente.Il risultato sarà anche 30,ma stà di fatto che ha faticato come un mulo.Ecco,tutto torna.
Pierre
4 Dicembre 2014 @ 14:45
aha, beh sono passati 2 anni. Risultato?
anonimo
22 Gennaio 2017 @ 19:58
Beh,io ho continuato fino al Master, e devo dirti che l’altro giorno mio fratello che ha fatto 3 anni di Università e poi ha smesso,adesso si ritrova con uno stipendio di 3200E e con un lavoro che gli richiede 6 ore in ufficio a fare programmazione al pc
Osservatore
12 Dicembre 2017 @ 14:30
Scusa ma che lavoro fa tuo fratello? 3200€ Netti o lordi? Perché in Italia quella cifra netta in busta non la prende neanche un medico ospedaliero se non arrotonda con le visite private
Anonimo
11 Luglio 2015 @ 16:14
Bisogna studiare almeno 2 ore il giorno alle medie 3 alle superiori e 5 all’università.
Ho ragione io ; chetatevi asini cafoni
pesciazzo
30 Maggio 2016 @ 17:29
Grazie per avermi illuminato con questa perla di saggezza.. Che tristezza. Comunque sia.. Sono una studentessa del liceo classico e pure io vivo nella mediocritá dovuta bensí ad un drastico e perenne calo dell’attenzione: non riesco a fare nemmeno due ore di studio consecutive che giá inizio a vagare nei ricordi. Suvvia tutti insieme alla ricerca del vero interesse (che vada oltre al voler avere una valutazione decente).
omar
27 Aprile 2016 @ 20:55
Penso che non bisogna fissare le ore di studio,è necessario studiare finchè apprendi bene ciò che hai studiato,e infine andare oltre.Io ho fatto sempre così e il risultato è che apprendo gli argomenti in poco tempo.
Giuseppe
26 Dicembre 2012 @ 14:12
Salve, premetto che sono uno studente delle superiori. Ho letto molto attentamente il tuo articolo e sono d’accordo sul concetto di base: acquisire competenze nei campi che ci piacciono. (Ad esempio nel tempo libero, quando non lo trascorro con gli amici o a divertirmi/riposarmi, mi piace leggere e tenermi informato inoltre sono appassionato di design e disegno tridimensionale e quindi faccio degli “esperimenti” per provare a imparare qualcosa in più in questo campo).
Ma non sono d’accordo sul fatto che una buona media non aiuti, io personalmente non studio tantissimo ma ho dei voti abbastanza alti e inoltre ottenere dei bei voti è un qualcosa che mi da una certa motivazione.
Ad esempio (riporto alcune frasi):
“…studierai le stesse cose degli altri. Non avrai nulla di diverso, di distintivo.” “A scuola ogni argomento è un compartimento stagno, gli argomenti non vengono collegati.” “Puoi sapere quei concetti meglio o peggio, non fa differenza…”
Non penso si proprio così, in alcune discipline certamente, ma in altre no. Io studio in un istituto per geometri e quando ci assegnano di progettare un edificio metto in campo tutto le competenze che mi hanno dato le altre discipline, ad esempio uso un materiale che abbiamo studiato perché so come reagisce – mentre un mio compagno usa un materiale standard o una tecnica consueta perché non avendone studiate altre non le può applicare – e alla fine il mio progetto viene valutato di più perché più funzionale, ecologico, economico,…
Purtroppo questo può capitare solo se si hanno dei bravi docenti, cosa che non sempre accade.
In conclusione credo che oltre alle competenze che si apprendono a scuola siano necessarie altre competenze in campi che magari ci appassionano di più che però non devo distoglierci dallo studio, ma si dovrebbe cercare di creare un equilibrio tra le due cose.
Alla fine, mi scuso per il commento lunghissimo, ho una piccola curiosità, hai detto:
“sono specializzato in economia e marketing, che è quello che viene richiesto a un cameriere in America.”
Perché?
Grazie
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 15:05
Okay, ma alla fine da geometra fai sempre la stessa cosa: progetti edifici. Puoi essere bravo, ma per avere potere contrattuale devi essere il migliore. L’equilibrio con lo studio lo raggiungo con la semplice frase: studia abbastanza per passare l’anno in tranquillità. È questo che significa mediocre, è per questo che non ho detto “studente scadente”. Nel tempo che perdi per un 9 invece di un 7 potresti specializzarti per conto tuo in qualcos’altro, come il classico imparare l’inglese. Poi certo, dipende dalla difficoltà della tua scuola!
Per la curiosità: la figura del cameriere nei ristoranti di alto livello americani è diversa: hanno due aiutanti che gli fanno tutte le cose che portano via tempo, il mio compito è solo uno: vendere.
Laura
16 Febbraio 2013 @ 21:16
Sono d’accordo con il primo commento.
Sono una studentessa di liceo e passo sui libri le due ore al giorno necessarie e comunque ho una media dell’otto e mezzo . Non vedo il motivo di denigrare i bei voti. Sono una buona studente e questo, anche se mi richiede del tempo, di certo non mi impedisce di essere differente dagli altri.
Credo che il blog sia davvero un’ idea fantastica ma questo articolo mi sembra più una scusa per non studiare che altro perchè alla fine si hanno 3 mesi in estate ( 1/4 dell’anno) per fare esperienze extracurriculari. Io ho fatto così e in 5 anni ho racimolato diversi stage, corsi di lingua, viaggi , esperienze lavorative e persino un anno all’estero. Mi sembra di essere riuscita a fare sia l’uno che l’altro alla fine. Poi credo davvero di essere differente perchè conosco 4 lingue e 3 a livello di madrelingua e sinceramente devo molte delle mie capacità anche alla scuola.
ripeto: non vedo il motivo di criticare lo studio se esso apporta alle conoscenze generali di una persona.
Sono d’accordo col fatto che la scuola italiana abbia un metodo che non favorisce l’elasticità mentale e la creatività. Penso sia quello che bisogna compensare nel tempo libero, ma lo studio non lo cancellerei.
Stefano
17 Febbraio 2013 @ 15:40
Complimenti a te che riesci a fare tutto!
Camila
25 Settembre 2014 @ 12:16
La penso esattamente come te! Io sono madrelingua di 2 (italiano e spagnolo) , ne sto studiando altre 3(tedesco, portoghese e russo) e nel frattempo ho già un ottimo livello di inglese (C1). Ho avuto esperienze all’estero, sono stata mesi in giro tra irlanda, sud america, est europa e asia, pagandomi tutto con il Mio lavoro che porto avanti contemporaneamente ai miei studi universitari.. Ragazzi miei, non ho 30 di media, ma 28 si! Nei week-end mi faccio 200 km andata e 200km al ritorno solo per lavorare (hostess, che comunque è un lavoro impegnativo e richiede contatto con i clienti, fluenza nel parlato e moooolta pazienza, nonchè buone conoscenze nell’ambito turistico) .. seguo anche un corso serale di teatro professionale.. che dire, faccio mille cose e riesco a tenere la media abastanza alta..
la pigrizia uccide i sogni, poche balle, se davvero volete fare qualcosa nella vita: su le maniche e a lavorare !! senza scuse .. 😉
Anonimo
15 Febbraio 2014 @ 12:44
Da geometra fai sempre la stessa cosa?
Hai idea di quante mansioni puoi avere? Progetti una miriade di tipi di edifici, progetti la ristrutturazione di edifici, il restauro di fabbricati storici o di parte di essi, puoi stimare il valore di beni immobili privati e pubblici, stimare il danno di campi vari oppure di frutteti, puoi rilevare appezzamenti di terreno topograficamente, puoi effettuare verifiche dei calcoli strutturali.
Per avere potere contrattuale ti basta avere la fiducia del cliente, anche se non sei Renzo Piano un capannone industriale lo progetti comunque!
Andrea
24 Giugno 2014 @ 11:45
È per questo che cadono a pezzi l’80% delle costruzioni in italia ahahah gli italiani per risparmiare si mettono in mano a dei geometri, che parliamoci chiaro, sono degli incapaci ! Tutto quello che te hai scritto puoi farlo sulla carta ma fidati lascia perdere non farlo, non ne hai le capacità uscito fuori dal geometra.
paolo
26 Novembre 2016 @ 21:46
ciao Andrea sono un architetto ti posso dire che i geometri sono veramente bravi sicuramente più’ di noi architetti non parliamo degli ingegneri nei progetti architettonici .
paolo
26 Novembre 2016 @ 21:49
ciao Andrea sono un architetto ti posso dire che i geometri sono veramente bravi sicuramente più’ di noi architetti non parliamo degli ingegneri nei progetti architettonici .
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 14:16
Sottoscrivo in pieno!!!
Sto frequentando l’università e questo articolo mi ha fatto davvero riflettere… perchè è l’approccio che ho sempre utilizzato io! 🙂
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 15:06
Bravo! E in cosa ti stai specializzando?
Tony
8 Febbraio 2013 @ 18:36
ciao
volevo chiederti se hai un consiglio sulle facoltà da prendere in considerazione..sono all’ultimo anno di liceo
Stefano
9 Febbraio 2013 @ 05:57
Dipende dalle tue passioni. Scegli quello che ti piace fare, guardare le prospettive di carriera ma non solo quelle.
Sara
26 Dicembre 2012 @ 14:24
Hai perfettamente ragione, sopratutto quando dici che la scuola uccide la creatività. Mi sono resa conto, dopo 16 anni di studio e un piccolo assaggio del mondo del lavoro, che c’è sempre chi ti supera su cultura e preparazione, e che chi spicca non sono i plurilaureati ma chi è sveglio, ha iniziativa, è pratico. Mi sono resa conto che noi giovani, tra cui io, non sappiamo fare nulla, abbiamo imparato tante cose a memoria ma ora ovviamente non ce le ricordiamo più e non sappiamo montare un mobile o imbiancare una parete.. Siamo vuoti! E la scuola italiana va riformata con una riduzione delle ore di studio e un aumento delle abilità pratiche.
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 15:07
Oddio, le ore di studio in Italia sono già poche veramente ad essere sinceri, il grande problema è che vengono sprecate!
Beatrice
27 Dicembre 2012 @ 12:42
Sono d’accordo sul fatto che in Italia la scuola (superiore) sia troppo rigida e incentrata solo sullo studio,e credo anch’io che alle poche attività’ extra scolastiche sia attribuito uno scarso valore.Pero’ io frequento un liceo classico dove per strappare un 6 TUTTI studiano in media 5 ore ogni giorno,e le uniche cose che ci fanno andare avanti sono la passione e l’interesse per questo tipo di studi.Secondo me il vero problema e’ che anche se valiamo molto più’ dei voti che prendiamo,le nostre medie non potranno mai competere con quelle altissime degli studenti americani o inglesi,formati in scuole molto più larghe di voti e dove 6 ore al giorno di studio non se le sognano nemmeno.Il risultato poi è’ anche che il tempo libero che ci resta per coltivare gli altri nostri interessi e’ scarso o nullo(tre quarti della classe hanno abbandonato lo sport praticavano per la scuola).
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 15:30
Secondo me il problema di fondo è proprio il liceo classico, la più colossale perdita di tempo che abbia mai visto in vita mia. Ma è solo un’opinione. 😛
Beatrice
27 Dicembre 2012 @ 17:52
Non potrei essere più in disaccordo!;)Si possono muovere molte critiche al classico,ma gli unici che pensano che sia una perdita di tempo sono quelli che non l’hanno fatto!
Stefano
28 Dicembre 2012 @ 00:51
Ossia la maggior parte delle persone? 😛 È più probabile che chi entra al classico ha già una mentalità di questo tipo, e sappiamo bene quanto è difficile far cambiare idea alla mente. Ma non ho dati incontrovertibili per supportare le mie supposizioni, quindi non mi sbilancio. 😉
Davide
2 Gennaio 2013 @ 03:47
“Secondo me il problema di fondo è proprio il liceo classico, la più colossale perdita di tempo che abbia mai visto in vita mia. Ma è solo un’opinione.”
Ahahaha! Mai, in vita mia, ho potuto leggere una frase con la quale fossi più d’accordo. Concordo al 101%.
Anonimo
19 Giugno 2013 @ 21:15
Non sono d’accordo. Io ho fatto il classico, all’inizio mi sono pentita, ma ho studiato seriamente e, a distanza di anni, rifarei la stessa scelta. Elasticità mentale, senso pratico (ebbene sì!), abilità logico-deduttive, entusiasmo, capacità di fare collegamenti tra cose apparentemente diverse, determinazione, e dedizione al duro lavoro. E’ vero, non ho imparato l’inglese da madrelingua, ma lo farò ora grazie al tuo corso 😛 Non mi spaventa imparare continuamente cose nuove, mettermi continuamente in gioco, e – lo posso dire? Tra i miei colleghi che avevano fatto scuole superiori diverse dalla mia io la differenza l’ho notata. Loro imparavano a memoria, all’università, io invece assorbivo, rielaboravo e facevo “miei” i concetti. I pregiudizi sul classico sono, appunto, pregiudizi, che vogliono il classico come uno sterile ammuffirsi su vocabolari di lingue morte.
Anonimo
26 Dicembre 2012 @ 17:09
…te ne sei accorta anche tu, eh?!?… io è tanto che lo sto dicendo… tra i tanti errori di fondo della scuola italiota, oltre a quello di essere spesso ideologica, un altro sbaglio capitale è di essere ZERO in fatto di pratica manuale, che invece nella vita è essenziale. Ma non è colpa della scuola, secondo me. E’ colpa del popolo, che non si rende conto che la chiave di volta è strappare il diritto alla libertà di educazione, cioè il buono-scuola… con la concorrenza, tutto si sistema da sè… è solo questione di tempo e ci arriviamo..
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 19:36
Il fatto è che a scuola ci vanno tutti, quindi non puoi pretendere di essere migliore della massa solo seguendo un’istruzione standard per tutti. Per definizione, la scuola ti porta al livello minimo. Da lì, è tutto sulle tue spalle.
Domino
26 Dicembre 2012 @ 15:16
Grazie Stefano per questo post, avevo proprio bisogno di leggerlo.
Ho scelto di non iscrivermi all’Università, a Marzo mi trasferisco a Londra e spero che vada tutto bene. Magari un giorno verrò in Florida, l’idea di trasferirmi in US mi frulla in testa per un po’, anche se preferisco incominciare dall’UK, visto che è solo ad “un tiro di schioppo” dall’Italia e come prima esperienza “lontano da mamma e papà” va più che bene.
Ovviamente le paturnie non mancano: come sarebbe andata se avessi frequentato l’Università? Non è pericoloso per una ragazza viaggiare da sola? Me la caverò? E’ davvero una scelta giusta mollare tutto?
Adesso passo davvero tantissimo tempo a studiare, molto di più che ai tempi della scuola (ho imparato da autodidatta l’Inglese ed a usare softwares di montaggio audio digitale tipo Ableton e Cubase), anche se secondo la “regola delle 10.000 ore” sono ancora in alto mare, cerco di puntarla sul divertimento e non stressarmi.
Sintetizzando, anche io pensavo che la scuola fosse tutta la mia vita, ma è una mera illusione, la vita è ben altro. Basta leggere qualche biografia: i Grandi sono semplicemente svegli e creativi, alcuni sono laureati, altri no, ma questo è indifferente.
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 19:25
Bella Londra, buone opportunità di lavoro, non so per la carriera però.
Non prendere il mio articolo come un invito a non fare l’università: quella è importante se vuoi lavorare in un certo settore, infatti io sono laureato in economia. La differenza è poca fra un 95 e un 110, in quel caso l’esperienza vale molto di più. A meno che non vai alla Normale, alla Bocconi o cose così, allora puoi legittimamente puntare ad essere uno dei migliori laureati d’Italia.
Domino
26 Dicembre 2012 @ 23:00
Non volevo dire che l’Università non serve a niente, anzi! Lo studio è davvero utile, ma sa solo non credo che basti.
Conosco alcune persone laureate che sono realmente in gamba… ed altre, sempre laureate a pieni voti, che si perdono in un bicchier d’acqua, a cui manca spirito di iniziativa, coraggio, capacità di autogestione od altro. Lo stesso discorso lo posso fare con le persone non laureate. (Io non ho ancora capito in che categoria inserirmi, forse dipende dalla giornata).
Per fare alcuni esempi, Steve Jobs e Bill Gates non sono laureati, ma hanno abbandonato i corsi poco dopo essersi iscritti. Ovvio che se anche si fossero laureati non sarebbero stati meno geniali! 🙂
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 15:19
Loro sono dei geni comunque, lasciamo stare. 😀
A parità di altre condizioni studiare è meglio di non studiare, come ho detto; il problema è appunto la parità di condizioni, che si verifica solo in situazioni teoriche. Chiediti: se non faccio l’università, investirò il mio tempo in un modo più produttivo? Ad esempio io ancora non so se prenderò la laurea specialistica o no, dipende se riesco a trovare un lavoro di alto profilo.
Domino
27 Dicembre 2012 @ 22:07
Sì, sono dei casi a parte ma sono anche molto *motivational* XD
elena
26 Dicembre 2012 @ 15:54
Per una volta, non mi ritrovo per nulla in quello che scrivi.. sarà perchè lo studio che affronto io tutti i giorni è di un altro tipo: matematica teorica, prettamente scientifica e ti assicuro che senza creatività, senza “fantasia” e senza delle solide basi tanti ad un certo punto si sono bloccati guardando come arabo la matematica che avevano scritta davanti.
Certe cose è necessario conoscerle a fondo.. come un chimico che conosce a fondo la potenzialità di ogni elemento e solo cosi riesce a combinarli con creatività per creare qualcosa di nuovo, cosi un matematico se non conosce a fondo la potenza degli strumenti che impara ad usare a un certo punto sarà irrimediabilmente fermo a studiare in modo sterile e con difficoltà quello che un’altra mente tutt’altro che mediocre ha scritto.
Mediocre va bene, ma va bene essere mediocri solo se quello che stai facendo non puoi evitare di farlo e non ti porta verso i tuoi obiettivi… se quello che fai sta costruendo il tuo successo, non puoi permetterti di essere mediocre…
Se hai avuto successo con una preparazione mediocre significa che il lavoro che fai richiede in una percentuale minore la preparazione e in una percentuale maggiore doti personali che evidentemente possiedi….
Ma non è vero che la preparazione mediocre porta al successo. Non in tutti i campi.
Cosi come è altrettanto vero che la preparazione va assolutamente bilanciata con la “formazione della persona” e quindi con le necessarie esperienze che ci rendano migliori, e certo, anche più competitivi.
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 19:27
Ciao Elena, quali sono gli sbocchi pratici di matematica teorica? Non è provocatorio, me lo sono sempre chiesto!
Più che cercare a testa bassa i voti alti, io cercherei piuttosto di fare esperienza in un’università estera: su un CV vale molto di più!
Guido
28 Dicembre 2012 @ 16:00
Ciao Stefano, io non sono un matematico teorico (mi sto per buttare verso la fisica teorica), ma credo che di sbocchi ce ne siano parecchi. Sapevo che per esempio già noi fisici siamo ricercati per la matematica che sappiamo maneggiare, quindi figuriamoci un vero matematico (personalmente mi sento una schiappa al confronto). Poi ci sono l’ambito della ricerca in matematica pura (per esempio John Nash, vincitore del premio Nobel per la sua teoria dei giochi), algoritmi informatici e un sacco di altri sbocchi che non conosco. Comunque bell’articolo, spero di avere inteso quello che volevi trasmetterci!
Guido
28 Dicembre 2012 @ 16:03
Ps complimenti ad Elena che studia la matematica teorica, un po’ ti invidio. Mi piacerebbe tanto poterla studiare bene 🙁
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 18:28
Pensa un po’, anch’io studio matematica teorica all’università e penso che questo sia uno degli articoli più interessanti in assoluto di questo blog! Per me studiare matematica vuol dire avere un abilità mentale completa di manovrare qualsiasi problema… non fermarsi alle formule…
Non prenderò 110/110… ma semplicemente perchè non mi interessa averlo!!!
elena
27 Dicembre 2012 @ 18:45
chi si ferma alle formule non sta studiando la matematica ma le formule appunto.. è ovvio che più sai è più hai facilità nel manovrare i problemi..
meno sai e meno idee hai per risolverli.
reb
26 Dicembre 2012 @ 16:01
Grandee stefanoo!!!vado al secondo anno di alberghiero,è più o meno la mentalità che ho adottato per questo secondo anno…sono calato molto….da tutti 8 e 9 son passato a 7,mia madre i professori delusi di me.mi dicono che la mia priorità ora deve essere lo studio…il 9 in alimentazione ce l’ho,adoro questa materia e mi esce tutto molto semplice con il minimo di studio.lo stesso con un altro paio di materie…penso che uscire,divertirmi e migliorare le mie doti sociali,imparare appunto l’inglese in cui credo di essere abbastanza fluente,allenarmi a suonare il basso,pensare a qualche nuova idea da mettere sul libro che stiamo scrivendo con il nostro amico, sia molto più importante….tu cosa ne pensi del migliorare le doti sociali,e in generale??? 🙂
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 19:33
Attenzione: fra studiare e bere al bar con gli amici (quello che definisci “migliorare le doti sociali”) è meglio studiare! Se invece dedichi il tuo tempo libero a studiare argomenti correlati (food marketing, economia applicata ai ristoranti, lavoro part-time in un ristorante) allora puoi mettere in seconda posizione la scuola, perché stai facendo qualcosa di più produttivo. Crea il tuo piano di miglioramento e seguilo, non andare a caso. 😉
reb
27 Dicembre 2012 @ 01:15
In verità ora inizio a dubitare di voler lavorare come chef..o forse è il professore che non me la fa piacere,mettendo ansia in cucina, gridando e non avendo evidentemente passione per il mestiere di insegnante di cucina…vorrei provare cosa è stare in cucina con un professore che ama veramente cucinare,che faccia notare a tutti quel soave suono dalla cipolla che viene rosolata prima di ripensare a fare il cuoco…..
Un giorno il prof di sala mi ha mandato al bar della scuola,e sainceramente è la giornata più bella che ho passato a scuola,adoro fare il caffè ascoltare la richiesta del cliente e scambiare due chiacchiere con chi si ferma al bancone…
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 15:22
Beato te che almeno ti insegnano a cucinare. 😀
Non ti preoccupare, il lavoro vero, se ti piace, è tutt’altra cosa rispetto alla scuola.
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 16:51
Ogni giorno fantastico sull’imparare una nuova lingua, diventare un esperto di cinema (mia grande passione), imparare trucchi di magia, imparare giochi di carte che non conosco, praticare nuovi sport.
Il problema è che questo liceo Classico non mi lascia respiro, e sono costretto a vivere di studio. Mi consola il fatto che, se riuscirò a passare senza debiti, i 3 mesi estivi saranno i più intensi e ben utilizzati della mia vita.
Grazie dell’ennesimo ottimo articolo!
Paolo
26 Dicembre 2012 @ 18:43
Io l’ho fatto (e ne sono contento, anche se a volte ho qualche rimpianto), mi fa paura consigliarlo ai miei figli (ma ho fatto anche questo e continuerò a farlo) e quindi .. grazie per non avermi fatto sentire .. unico!
Mindwhile
26 Dicembre 2012 @ 18:48
Beh… Questo discorso del successo fatto da un laureato mediocre che fa il cameriere non lo trovo molto credibile.
Il voto non conta nulla? Credi che quando un ragazzo esce dall’itis con 90-100 e chiede i un azienda un lavoro rispetto a uno che esce con 60 prendano quello che é uscito a calci nel sedere pluribocciato? Ovviamente no.
Stessa cosa per la laurea, se esci con 110 e lode ti cercano in tanti mentre se esci con 90 potresti avere delle lacune in alcuni argomenti. Potresti essere ‘stupido’ perché studi tutto il giorno e non riesci oppure perché fai altro. Se poi ‘altro’ é studiare una lingua o fare qualsiasi attività che arricchisca il CV ben venga ma non credere che il voto conti così poco. Oggi il lavoro vuole studenti eccellenti e con ‘altro’ che arrichisca la loro conoscenza che sia una lingua o un esperienza lavorativa vengono richieste tutte e 2 voti e altro.
Tu dai per scontato che chi studia tanto sia una scimmia che pensa solo alla finalità di studiare e di prendere voti alti ma molto spesso non é così, chi studia e prede voti alti é spesso più intelligente e avrà più facilmente successo nella vita. Solo eccezioni come steve jobs o bill gâtés hanno avuto successo prendendo un altra strada ma 99% delle persone non sono l’eccezione, sono la regola e la regola.
Poi dipende anche dal lavoro e dall’esperienza che si fa. Se uno conosce alla perfezione il cinese essendo madrelingua al giorno d’oggi il lavoro lo trova facilmente anche se non é diplomato! Perche al posto del diploma lui sul suo CV mette quello è se il mercato cerca chi ha questa conoscenza allora lui sarà assunto invece di un neolaureto in lingue senza esperienza.
Stefano
26 Dicembre 2012 @ 19:42
Forse un po’ più credibile sapere che dopo un’anno di lavoro me ne torno in Italia con migliaia di euro in più sul conto in banca? Non sono stato obbligato a scegliere un lavoro di merda, ho scelto un lavoro con uno stipendio altissimo, un orario generoso (6 ore al giorno) e che mi dà un’esperienza altamente specializzata (cameriere con origini italiane in America). Ho un lavoro che gli italiani nemmeno si sognano. Anche tornassi in Italia, 1 anno in America nel settore marketing (come ho detto, un cameriere di alto livello qui è un venditore) non è qualcosa che molti possono vantare.
Non credere che non abbia rifiutato altri lavori per venire qui.
Mindwhile
27 Dicembre 2012 @ 04:32
Certo ma quei 5 anni di studio che fine hanno fatto? Per tanto così potevi andare a 20 a fare il cameriere e poi fare l’agente per qualche azienda, tanto non serve mica una laurea per vendere, basta saper vendere!
Sicuramente saprai l’inglese da dio! Ma spero che non ti si chiudano possibilità lavorative future, a causa della mancata esperienza in campo economico, per questa tua scelta!
Spero di non essere stato offensivo nel mio commento precedente e se lo sono stato mi scuso no era mia intenzione!
Comunque buone feste! 🙂
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 15:29
Stai commettendo un errore logico molto comune, quello di non guardare al presente ma al passato. Sì ho una laurea in economia e sto facendo un lavoro che non richiede studi, e allora? Cosa me ne frega? Sto comunque facendo un lavoro pagato molto meglio di qualsiasi cosa avrei mai potuto sperare di ottenere in Italia con una laurea.
Quello che conta è il presente, non il passato. Ottenuta la laurea, l’obiettivo è trovare il miglior lavoro possibile, con le migliori possibilità di crescita e che ti lasciano un’esperienza lavorativa importante. Questo lavoro offre tutto questo, un grigio impiego come aiuto commercialista a riordinare faldoni no.
La laurea devi vederla come un’opportunità in più, non come una limitazione. Ho la sensazione che questa sia una ragione per la quale i nuovi laureati non riescono a trovare lavoro: si sentono moralmente obbligati a lavorare nel campo che hanno studiato.
Non deve essere così. La laurea ti dà un’opportunità in più: puoi fare tutto quello che facevi senza una laurea, più tutte le cose che richiedono degli studi specifici nel tuo campo. L’obiettivo è trovare il lavoro migliore, non quello che “valorizza” gli anni di studio. E metto “valorizza” fra virgolette perché per 500 euro al mese di valore non ne vedo.
Laura
16 Febbraio 2013 @ 21:36
cito :” Cosa me ne frega? Sto comunque facendo un lavoro pagato molto meglio di qualsiasi cosa avrei mai potuto sperare di ottenere in Italia con una laurea.”
Ma lo scopo della vita sono solo i soldi? una laurea la fai perchè ti interessa il campo che vai a studiare non solo perchè vuoi un lavoro! Ecco il vero errore del nostro tempo. Perchè vai all’università se poi alla fine quello che studi lo studi solo perchè vuoi lavorare? allora si, piuttosto arricchisci il CV con corsi extra e non ti fai la laurea che vedi che come cameriere ti avrebbero preso lo stesso.
Non credo che uno per motivarsi per tutto il corso di laurea si mette li e pensa: “ dai che poi avrò un lavoro” e se sì vedi che quello poi avrà delle capacità nettamente inferiori di chi studia con passione perchè interessato all’argomento.
Io voglio fare medicina e questo non perchè voglio un lavoro ben pagato (che certo non dispiace) ma perchè sento di voler sapere di più sul corpo umano e sulle patologie che lo affliggono.
Se davvero si ragiona solo a soldi invece di andare a farti la laurea potevi andare in America prima e vedi che avresti avuto migliaia e migliaia di euro in più adesso invece di una laurea.
Non scrivo questo commento per offendere ma per argomentare quindi mi scuso se potrebbe sembrare offensivo. 🙂
Stefano
17 Febbraio 2013 @ 15:49
Come ho già detto più volte sul sito (forse anche in questo articolo, non ricordo) a me piace l’economia. E ho anche detto che devi studiare quello che ti piace, altrimenti non ha senso. Non ha senso vivere una vita dove fai un lavoro che odi, lo stesso vale per lo studio.
Domino
26 Dicembre 2012 @ 23:08
@ MINDWHILE: ammiro molto Stefano per essere andato Florida, ha dimostrato di avere le palle, questo è sicuro! Io ci andrei anche a lavare i piatti, ma il mio è un discorso diverso, di ricerca di avventura più che di carriera. Sarà che sono ancora un po’ infantile!
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 15:20
Ma va bene anche così. Ho 23 anni, per avere una vita grigia e noiosa ho tempo. Per continuare a studiare ho sempre tempo. Intanto me ne sto qui, mi diverto, guadagno e acquisisco una competenza distintiva. Tutto sommato, un anno così è meglio di un’anno di università.
Varamyr
26 Dicembre 2012 @ 21:24
in effetti sono d’accordo anche io sul fatto che le materie umanistiche, se prese nel verso giusto, la creatività la sviluppino eccome. però bisogna dire che difficilmente a scuola vengono affrontate come Dio comanda.
Anonimo
26 Dicembre 2012 @ 21:33
arduo compito quello dei professori. Soprattutto nelle condizioni in cui sono costretti oggi.
Chiara
14 Gennaio 2013 @ 21:08
Il problema è che i professori non stimolano a sufficienza gli alunni…
Stefano
15 Gennaio 2013 @ 03:12
Il problema è che gli alunni prendono l’incompetenza dei professori come scusa. 😀
Christian
26 Dicembre 2012 @ 22:04
concordo in pieno…
sono un informatico in procinto di laurea… già mi definisco informatico perchè le competenze che servono già le avevo prima di inscrivermi al corso di laurea di informatica.
Lo sai quante persone, almeno nel mio campo, sono convinte di sapere qualcosa solamente perchè hanno preso 30 all’esame di sistemi operativi… poi arriva un sysadmin con 10 anni di esperienza e con un 18 all’esame e dimostra tutta la sua competenza… magari insegnando qualcosa in più al docente stesso…
L’informatica è un campo vastissimo è l’esperienza che conta , come puoi essere competente di un qualcosa se non la pratichi?
Il voto è relativo, prendi 30 ad un esame, saprai tutto il libro, ma una disciplina non può essere riassunta solamente in un libro, anche se fosse di 2000 pagine.
ciao e a presto…
Orazio
27 Dicembre 2012 @ 04:40
Christian, la penso esattamente come te. Studio Ingegneria Informatica e vedo nel mio piccolo che c’è chi si ammazza di studio e prende 30, ma che all’atto pratico non sa niente. Purtroppo l’università è organizzata in maniera nozionistica, si impara soltanto e non si mette nulla in pratica. Quello che conta è il colloquio di lavoro e non il numero che ti segue accanto. Il ragionamento che fa Stefano fila abbastanza, anche se non condannerei le materie umanistiche, sviluppano la parte creativa della mente e ritrovi l’utilità anche quando fai qualcosa che non c’entra niente. La differenza comunque la fa il professore. Un bravo professore si distingue da uno cattivo se ha la capacità di saper trasmettere quello che sa(e il sapere conta relativamente). E qualunque lezione (di liceo, di università etc) è fortemente influenzata dal professore che la tiene.
Alessandro
27 Dicembre 2012 @ 10:25
Orazio,
siamo tutti diversi. L’università non va male. Siamo noi che dobbiamo cambiare e capire che non è il pezzo di carta o il singolo esame a formarci realmente. Quello che l’università vuole insegnare è essere capace nella vita di affrontare ogni situazione, creare insomma una forma mentis. La nozionistica come la chiami te è giusta se presa con moderazione e raziocinio. I professori sono uomini, e come tali, possono anche sbagliare.
Ricorda che l’università è universalità di consocenze e di pensiero, e che, chi la sta realmente distruggendo, è questa insaziabile visione angolsassone di specializzazione/Super mega specializzazione.
Christian
27 Dicembre 2012 @ 15:42
…si la forma mentis e l’approccio professionale direi, ma come dici anche tu non bisogna confonderlo con l’essere formato… in fondo anche in matematica una formula spesso la capiamo prima con un esempio e poi con la teoria…
Orazio
27 Dicembre 2012 @ 16:11
Possibile, ma molto spesso vedo gente che cerca di avere il 27, il 30 senza realmente capirne qualcosa. L’università va male perché vedo solo un gara ai voti e il pensiero di uscirsene. Solo in pochi parlano di lavoro. E questo credo sia dovuto alla mala organizzazione della stessa (parlo per il mio ateneo, poi non so da altre parti). Non parlo di assenza di preparazione, sia chiaro, ma vedere in pratica quello che fai sui libri sinceramente non mi sembra male. Per questo motivo cerco di trovare delle alternative pratiche allo studio esclusivamente teorico. E ti parlo di una facoltà dove si fa principalmente matematica e c’è gente(che si è anche laureata) che ha solo una minima idea di come si usi il computer.
Claudia
27 Dicembre 2012 @ 14:32
Negli ultimi anni mi sono detta tante volte che se potessi andare indietro nel tempo, avviserei la me stessa del liceo di cosa la aspettava!
Forse non sarei andata all’università. O forse sì, ma con un atteggiamento diverso. Sento tanto anche io la mancanza di pratica e la pesantezza di troppa teoria. Ora sto finendo e sono arrivata a 27 anni senza avere mai lavorato in vita mia. 🙁
Sono cresciuta in un ambiente che lasciava passare l’idea che prima studi (e se non continui dopo il liceo è perché sei una fannullona che non ha voglia di studiare) e poi ti trovi il lavoro. Ma questo ai bei tempi dei miei genitori quando il paese era in crescita e trovare un lavoro non era come trovare il Sacro Graal!
Adesso ho smesso di negare a me stessa quello che mi piace, sto correndo per finire la laurea e sto già pensando a tutte le varie possibilità verso cui orientarmi.
E a chi mi dice: ah quindi ora farai la specialistica?
Rispondo: Ma neanche morta!
Sono stanca di stare fuori dal mondo vero! So che prenderò brutte batoste per avere ritardato questa entrata nel mondo reale, ma sempre meglio che continuare a restarne ai margini!
Buone feste, grazie per il post. 😉
Stefano
27 Dicembre 2012 @ 15:32
Ciao Claudia, buone feste e in bocca al lupo per la ricerca del lavoro. 🙂 Cerca di avere una mentalità ampia, non limitarti a quello che fanno tutti. Nel mondo ci sono miliardi di posti di lavoro, ogni giorno milioni di persone vengono assunte. Il problema non è la disponibilità di posti, il problema è cercarli. 😉
reb
27 Dicembre 2012 @ 17:49
The problem is that i have to decide what i want to do this year,between.waiter and barman,some type of chef,or receptioner…i’d like to try an work experience in every department before decide,but it’s impossible in spite of the fact that this is the best “alberghiero” school in formia..i met a lot of older people that said me he wanted he to choose some other department…i want your advice… i don’t know what i want to do… thank you….i’m so glad to see your answer…this article is so interesting…. 🙂
Stefano
28 Dicembre 2012 @ 00:50
Dipende da quello che ti piace fare e le prospettive di carriera. Non so com’è la situazione in Italia. 😉
Anonimo
27 Dicembre 2012 @ 23:28
Condivido,benché io passi molto tempo a studiare. Per me avere una media alta è una grande soddisfazione. A mio malgrado,non mi piacciono le materie pratiche,per cui ho intrapreso gli studi classici che,come è stato detto,sviluppano eccome la creatività,ma questa va interpretata a seconda della persona. Io do sfogo alla mia creatività quando scrivo un racconto,quando mi invento una storia,mentre un mio amico potrebbe divertirsi a riparare il motore di un’auto o un cellulare. Comunque,bell’articolo complimenti 🙂
Stefano
28 Dicembre 2012 @ 00:53
Grazie Nicola. Non devono piacerti le materie pratiche, me cerca di fare subito un piano concreto per il futuro. Con i racconti non si campa, purtroppo. 😛
Andrea
28 Dicembre 2012 @ 15:21
A volte penso che la gente metta dei microchip nei miei vestiti per controllarmi. È lo stesso ragionamento che ho fatto io qualche giorno fa! Il 23 mi sono detto “benissimo, durante queste vacanze faccio tutti i compiti subito, studio molto e faccio anche esercizi di matematica in più. E se mi va, anche qualche versione.”
Il 24 ho letto un po’ (Lovecraft mi tiene compagnia da Agosto). Ho acceso il pc, e quasi per sbaglio sono andato a far visita a un blog che si occupa prevalentemente di scrittura. Tu sai che ho la mania di rileggere tutti i post di un blog, dal primo fino all’ultimo, no? E infatti ho fatto lo stesso. All’inizio l’ho fatto per curiosità, ma adesso mi ritrovo 320 post letti in 3 giorni e una voglia infinita di scrivere e leggere.
Ecco che sono tornato a parlare da solo: “ma a che serve la scuola? Io amo scrivere e leggere, ricordo più cose così che dopo aver passato anni e anni di scuola (vado in III, scientifico). Voglio imparare a scrivere e sognare leggendo.” Poi c’è stata una cosa che mi ha fatto salire una tale rabbia, che nemmeno i film con gli animali! E io li odio, quei filmacci idioti.
Ecco quella cosa:
ho passato l’estate leggendo. Ho letto Dorian Gray, Il Mago di Grossman, e qualche pagina dell’opera omnia di Lovecraft. Non leggevo soltanto, analizzavo e riscrivevo alcuni cap, e questo lavoro mi prendeva molto tempo. Ma non mi annoiavo, mi piaceva.
Guarda caso, appena è cominciata la scuola, la mia voglia di scrivere è andata a farsi f…riggere, e ho letto a malapena 200 pagine di Lovecraft. In quattro mesi. La scuola dunque riesce a farmi passare la voglia di fare ciò che più amo, e non lo tollero! Perché diavolo dovrei passare ore e ore della mia esistenza a studiare in modo stupido (perché a me piace un sacco studiare, ma non con i metodi tradizionali) se poi non ricorderò nulla? I prof, il preside e chi amministra tutto non hanno nessun diritto di rovinarmi la vita, perché è questo ciò che fanno.
Adesso scrivo e leggo tutto il giorno. Ok, forse un po’ troppo (passo circa 10 ore al giorno, da tre giorni, al pc, leggendo guide di scrittura e pdf), ma devo recuperare il tempo perduto. Non ho nessunissima intenzione di passare i giorni seguitanti il 7 gennaio a studiare e basta, proprio no. Certo, farò gli esercizi che assegneranno i prof, studierò ciò che dovrò studiare, ma oltre al minimo indispensabile nessuno riuscirà a cavarmi nulla.
Ribadisco che amo studiare, mi piacerebbe avere voti alti, ma poi vedo alcuni miei amici: media dell’8 o superiore, acclamati da compagni, professori e genitori, bravi a scuola…e poi, cos’altro? Un bel nulla. In realtà sono ignoranti, non sanno nulla né della vita, né niente. Mai aperto un libro “perché non hanno tempo”, mai un divertimento serio, una vita che reputo vuota e senza senso.
Dopo questa decisione, mi sento più tranquillo e indifferente riguardo la scuola. Tu, sciocco che preferisce passare intere giornate sui libri, di certo non sarai migliore di me ché prendo un 6 stentato.
Preferisco non dilungarmi oltre, ché devo pranzare, ma concludo con un pensiero: che la mia prof, nel tema di italiano, mi abbia scritto “fuori tema” solamente perché avevo inserito qualcosa che non sapeva? Preferisco il dubbio alla certezza, e vado a mangiare.
[sorry per gli errori, ma lascio a voi tutta sta pappardella di riflessioni, non mi va di rileggere tutto]
Pietro
28 Dicembre 2012 @ 17:52
Andrea ti capisco perchè anch’io ho riscontrato un problema di questo tipo alle superiori.E’ veramente difficile ,anche all’università, trovare un docente che insegni in modo ”anticonvenzionale”.Il sistema scolastico,almeno quello italiano(parlo di quello che conosco) è fallimentare.
Non occorre imparare a memoria ma riflettere sulle cose usando la creatività.Ad es.: se io spiego la grammatica devo prima metterti davanti all’esempio e poi spiegarti la regola,se io leggo un testo in inglese non farti posso imparare i vocaboli senza il contesto,una memoria di questo tipo è fallace.
Bisognerebbe non far vedere agli alunni lo studio come un dovere ma come un piacere.I docenti si preoccupano spesso di finire i programmi ed adempiere alle funzioni burocratiche che il loro lavoro richiede.I professori si stanno allontanando da quello che dovrebbe essere il loro effettivo mestiere,facilitare l’apprendimento agli alunni mostrando loro le discipline.
Il focus non dovrebbe essere posto sul voto ma bisognerebbe estenderlo alla partecipazione che un insegnante è in grado di catturare.
Il tutto è condito dal fatto che molto spesso non si fa capire l’utilità pratica delle cose che si studiano e questo accade anche all’università.
E’ vero anche che i professori non hanno la vita facile con un sistema di istruzione di questo tipo.
Se tu hai trovato un metodo che ti faccia passare l’anno senza troppi patemi per un 6 o un 7,mi fa piacere ;)Neanch’io nonostante legga il blog di stefano da un po’ non ho trovato la soluzione a tutti i miei problemi,anche a me piacerebbe studiare di meno e più efficacemente,risolverei in tal modo il 60% dei miei problemi.
Andrea
28 Dicembre 2012 @ 18:17
È da ottobre che trovo problemi veramente seri a ripetere. I professori incapaci ovviamente mi dicono “devi studiare di più”, il dottore, che mi conosce meglio, dice che è l’ansia. Mi ha dato degli ansiolitici a base di erbe per questo, e ho notato, per i quattro giorni che li ho presi (poi sono iniziate le vacanze), che hanno funzionato. Quindi, anziché tentare ancora con metodi di studio impossibili e fittizi, provo puntando a roba (respirazioni, diverso modo di pensare, ecc.) che mi affievolisca l’ansia. Ma se a scuola mi annoio tantissimo, perché non coinvolge, perché diavolo devo impasticcarmi per loro?
Oh, leggendo una tua frase mi hai fatto ricordare una cosa: i miei prof si lamentano per la poca partecipazione della classe. Pensavo fosse per la timidezza generale, ma ora che ci penso… potrebbe essere che i loro antichi metodi di spiegare annoino? Glielo sbatterò in faccia (questo pensiero, non essere malizioso!) quando termineranno le vacanze. Prevedo una strigliata di quelle mai viste!
Gerardo
30 Luglio 2014 @ 08:56
Hai mai pensato che potresti essere dislessico?
Stefano
29 Dicembre 2012 @ 18:02
Vedo che hai capito il mio ragionamento! Mercoledì prossimo pubblicherò un articolo su come sfruttare al meglio il tuo tempo dopo che ti sei liberato dalla scuola, non dimenticarti di passare a leggerlo. 🙂
Gabriele
28 Dicembre 2012 @ 16:00
Un commento sul classico. Sono all’ultimo anno. A mio parere il problema è distinguere tra studi classici e liceo classico: credo che certe questioni filosofiche, una certa dimestichezza con materie umanistiche, la padronanza di un certo modo di pensare si acquisiscano solo con le materie classiche; ben diverso è attaccare lì nella mente roba a memoria in modo acritico. Ma io dico che questo non è studiare, bensì memorizzare. E anche la venerazione dei classici è un’idiozia: un vero liceo classico dovrebbe insegnare a criticarli!
Il problema è proprio che il classico spesso è sinonimo di studiare a memoria tanta roba. Ma il problema è dell’istituzione, non delle materie.
Stefano
29 Dicembre 2012 @ 18:08
Il problema è anche delle materie, perché la grammatica greca non si presta a interpretazioni o esercizi: è così e la memorizzi, basta. Niente critiche, niente creatività, solo studio mnemonico. Risultati migliori si possono ottenere con lo studio dei linguaggi di programmazione: hanno gli stessi pregi del greco in più hanno un’utilità pratica nel mondo del lavoro.
Gabriele
1 Gennaio 2013 @ 14:54
Be’, però se non sai il greco non capisci la mentalità greca antica, che magari non è l’unica che confluisce nella nostra moderna, così variegata, però di certo è un punto di partenza (che intanto approfondisci bene, non solo un’infarinatura superficiale) per lo studio di antropologia, psicologia, letteratura, linguistica… Un linguaggio di programmazione scusa, ma non mi pare esprima la psicologia di un popolo.
Di certo, se l’unica mentalità è “strumenti per il mondo del lavoro” ciò ha meno senso; non è questa, tuttavia, la mentalità di un liceo classico, come non dovrebbe esserlo di alcuna scuola…
Stefano
2 Gennaio 2013 @ 06:26
Io non so una cippa di greco e pure il latino l’ho studiato per modo di dire, eppure sono abbastanza sicuro di avere un lessico variegato, so scrivere (in 2 lingue), la psicologia la so meglio di un 99% degli studenti del classico. Dopo aver studiato questi argomenti non vedo come il greco mi possa aiutare: se voglio imparare a scrivere scrivo e leggo a volontà, se voglio imparare la psicologia studio la psicologia, se voglio imparare l’antropologia studio l’antropologia.
Giuseppe
27 Maggio 2013 @ 21:20
Sono abbastanza d’accordo col discorso generale e non fosse per questo commento avrei anche accettato di buon grado il commento sul liceo classico, non certo condividendolo ma comprendendone le ragioni, tuttavia mi è parsa fuor di luogo la comparazione tra linguaggio di programmazione e lingua greca; per carità di Dio un linguaggio di programmazione, come ci insegna Chomsky (personaggio certo caro a chiunque aspiri a diventare programmatore, informatico, matematico, fisico, sociologo, economista o teorico del linguaggio), è al livello -2 o -3 della gerarchia di Chomsky (ovver è detto “linguaggio regolare (libero dal contesto)”) mentre il greco, come tutte le lingue umane, è dicibile “linguaggio trasformazionale”. Indi i linguaggi umani sono per loro natura astrattivi e complessi (le irregolarità non sono che stringhe secondarie a regole generali), quindi conoscere un linguaggio di programmazione non dà neanche lontanamente i ben che minimi vantaggi che dà il saper il greco o qualsiasi altra lingua (sebben saper adoperare un linguaggio di programmazione dia altri vantaggi non certo trascurabili). In particolare il greco, a differenza del latino, rigido nelle sue strutture regolari (che lo rendono un ottimo aiuto nello sviluppo di un metodo logico deduttivo), è una lingua fortemente astrattiva, plastica e non realmente soggetta a nessuna regola imparabile a memoria in assoluto (il greco, a differenza del latino, non è rigido nelle sue strutture e non richiede la conoscenza di rigide regole predeterminabili ma bensì quella di regole deducibili dal contesto). Quindi l’utilità assoluta del greco (utilità ricavabile a tutt’ora tramite l’applicazione in lingue come finlandese, turco, giapponese etc. è la sua alta capacità formativa a livello d’intuitività, in parole povere, sviluppa fortemente la fantasia, la capacità intuitiva, “il guardare oltre”. È questa la vera capacità formativa del liceo classico che tra le possibilità in Italia di studi secondari pre-universitari è di gran lunga la “meno peggio”; è molto più nozionistico il liceo scientifico, in cui di fatto si studia solo il latino, lingua rigida e fredda e mai plastica, che irrigidisce la mente e la costringe ad utilizzare un metodo unico piuttosto che liberarla dalle catene della sola deduzione; quello del latino è il procedimento tipico dell’algebra, non altresì della matematica “vera”, quella al di là della glossa algebrica, pura e astratta e della fisica, materie di fatto sviluppate inizialmente in occidente dai greci che, avvantaggiati dalla loro lingua (come diceva Benveniste o Houmboldt le categorie mentali d’una persona si rifanno a quelle della lingua che parla), poterono facilmente assimilare concetti inerenti a massimi sistemi e renderli propri.
Saluti e spero che questo commento possa servire per rivalutare da un altro punto di vista la capacità formativa del liceo classico (rispettando quella comunque alta di altre scuole) che ci ha dato personalità grandiose, non grazie alle regole del latino o alla conoscenza dei poeti e prosatori classici e rinascimentali ma grazie alla sua doppia formazione di metodo, deduttivo, rigido, scientifico, pragmatico e bloccato nelle sue regole intricate (latino) e intuitivo, elastico, fantasioso, libero, ermetico, astratto (greco)
Lucia
28 Dicembre 2012 @ 17:21
Ho potuto personalmente verificare che la scuola (per scuola intendo tutte le forme di istruzione guidata) “formatta” le menti, nella maggioranza dei casi. Ci si limita pensando che ciò che insegnano a scuola siano verità assolute ed incontrovertibili, non discutibili.
Non è così.
La matematica che insegnano a scuola non è la verità assoluta, è un sistema creato dall’uomo per interpretare il mondo e misurarlo, arriveranno altri sistemi per questo.
La storia che insegnano a scuola è quella che ha scritto chi ha vinto, non la verità assoluta.
La scienza che insegnano a scuola è ciò che la maggioranza ha scelto che sia corretto, non tutto.
Ciò che io trovo interessante invece è ciò che ancora non c’è, le idee non ancora prodotte.
Einstein non era un grande studente, anzi ed invece ha formulato la teoria della relatività
Son le menti libere e autodidatte che hanno dato un contributo significativo alla crescita sociale umana. Storia docet!
Stefano
29 Dicembre 2012 @ 18:17
Su questo non sono d’accordo, Lucia. Non del tutto. La matematica è la base dell’universo (infatti è la stessa da 3000 anni), la scienza insegnata a scuola è giusta anche se semplificata. La storia è quella con più falle, ma siamo lì. La mia non è una critica in stile anarchico contro qualsiasi sistema scolastico, dico che oltre un certo livello studiare troppo diventa un impiego di tempo non ottimale. Non è una scusa per non studiare. 😛
Puoi fare molto di più della scuola, devi fare molto di più. Ma se non sai fare una moltiplicazione, non c’è crescita personale che tenga: scienziato non lo diventerai.
E smontiamo la bufala: Einstein ha sempre avuto il voto massimo in matematica a scuola, anzi era molti anni avanti rispetto ai suoi compagni di classe. a 9 anni sapeva fare i calcoli integrali, a 15 ha creato le sue prime formule matematiche. È vero che Einstein non era un matematico, ma un fisico. Alcuni suoi scritti contengono errori di calcolo, ma sono errori di calcolo in formule che a mala pena un laureato in matematica potrebbe comprendere.
Laura
16 Febbraio 2013 @ 21:42
Scusa ma tu certe volte dai la possibilità agli altri di convincerti con i loro argomenti o hai solo ragione tu qui ?
Scusa ma mi veniva davvero spontaneo
Stefano
17 Febbraio 2013 @ 15:48
E l’atteggiamento sarcastico e strafottente è concesso solo a te? 😉
Mary
28 Dicembre 2012 @ 23:37
In generale concordo con il post: un buon senso pratico ed una passione che porta ad approfondire l’argomento di interesse (potenziale ambito di lavoro futuro) sono essenziali.
Dopo un anno e mezzo di lavoro in una posizione che mi piace e che ho avuto la fortuna di trovare appena laureata, posso garantire che di quello che ho studiato utilizzo forse il 20% (Pareto docet). Sono la passione e l’interesse a far sì che mi stampi l’ultima consultazione di settore per leggerla sul treno ed aver formato un’idea la mattina successiva. Sono le attitudini e le “attività extracurricolari” che mi aiutano a migliorare lo strumento di lavoro perché sia più funzionale, più facile da leggere, più rapido quando ho la necessità di usarlo.
Tuttavia trovo concettualmente molto “americano” il discorso per cui non è essenziale avere degli ottimi voti per ottenere un ottimo lavoro (ndr “americano” non è da intendersi in senso positivo né negativo).
Il fatto è che per quanto a posteriori sia inutile quel delta tra 80 e 100 o tra 94 e 110, la prima domanda che pongono molti datori di lavoro è «con che voto si è diplomato/laureato?». Il candidato non si sente rivolgere la domanda semplicemente perché il numero è scritto sul curriculum, ma i selezionatori guardano quello, soprattutto in Italia dove le lettere motivazionali non hanno tanto peso quanto nei paesi anglosassoni.
In sostanza quindi il ragionamento esposto è veritiero, ma purtroppo bisogna arrivare alla fase di colloquio frontale e “saper vendere” quelle capacità ed attitudini acquisite al di fuori dell’ambito scolastico per “compensare” quella che in Italia viene considerata una “mancanza” nei voti.
Vorrei comunque dire che si riesce anche ad ottenere il massimo dei voti pur coltivando altri interessi ed altre capacità, basta una buona gestione del tempo ;).
PS per curiosità, in cosa consiste esattamente il tuo lavoro? cioè, come si combina l’attività di venditore con quella di cameriere? devi saper attirare i clienti all’interno del locale o una volta all’interno spingere determinati prodotti? (non riesco proprio ad immaginarmi come funzioni)
Stefano
29 Dicembre 2012 @ 18:21
Come ho già detto, è la parità delle condizioni che non esiste: lo so che non posso competere con un 110 che ha la mia stessa esperienza, ma uno che ha passato la vita a studiare non ha fatto tutte le altre cose che ho fatto io. Non sa l’inglese come me, non ha la mia esperienza lavorativa, non ha viaggiato. È anche la flessibilità il mio grande punto a favore.
P.S. Nel mio ristorante ogni cameriere ha due aiutanti che si occupano dei compiti manuali, il “waiter” deve vendere il più possibile ad ogni cliente e poco altro. Sembra poco ma ti assicuro che quando è pieno si lavora come dei matti!
Alberto
29 Dicembre 2012 @ 23:22
Sono arrivato più o meno alle tue conclusioni ultimamente. Peccato che ormai manchino poco più di sei mesi al termine dell’università…
Mi vengono in mente alcuni dei tanti 30 che ho preso: subito l’orgoglio e la gioia, dopo poche ore una sensazione di vuoto ed inutilità. Invece negli ultimi mesi, da quando ho iniziato il mio percorso di crescita personale, mi sono trovato ad assaporare momenti, pur brevi, di pura felicità.
P.S. Mi trovo però in disaccordo sul tuo giudizio riguardo il Liceo Classico. All’interno dello sciagurato sistema educativo pubblico penso che sia stata la scelta migliore che potessi fare.
Davide
30 Dicembre 2012 @ 04:00
E’ sorprendente come si possa ritrovare tanta saggezza e buon senso in così poche righe.
La scuola italiana (dalla “A” alla “Z”) è il manifesto di un fallimento totale, epocale, paradossale, grottesco.
La cosa più grottesca è ritrovarsi di fronte persone che difendono con ardore materie che dovrebbero essere abolite e sostituite, conoscenze accademiche sterili e preistoriche, mentre nel mondo la scienza ed il progresso sono ormai ad anni luce di distanza.
I cittadini italiani studiano per anni lingue morte, dettagliate ricostruzioni altamente discutibili di eventi pre-istorici, interminabili accozzaglie di nomi, date, opere, battaglie e robette varie. E se ne vantano pure! Contenti loro 🙂
Cultura è sapere fare, non sapere parlare, principalmente.
Non posso che essere felice di ritrovare qualcuno che la pensa come me!
Ti ringrazio per tutti i post di questo bellissimo sito, l’ho scoperto pochi giorni fa ed è già diventato una straordinaria fonte di ispirazione, sto leggendo pian piano tutto 🙂
Davide
Paolo
30 Dicembre 2012 @ 18:08
D’accordo su tutto tranne che un particolare dell’ultima frase. Io l’avrei terminata così: Cultura è sapere, principalmente.
Davide
2 Gennaio 2013 @ 03:20
Ti ringrazio, è bello comunicare con persone che condividono quello che pensi, non mi succede spesso 🙂
Stefano
31 Dicembre 2012 @ 14:51
Grazie Davide! Prenditi il tuo tempo per leggere tutto, sono un sacco di articoli. 🙂 La tua sezione preferita finora?
Davide
2 Gennaio 2013 @ 03:18
Grazie a te 🙂
Si, fortunatamente sono tanti, e finalmente ho qualcosa da leggere di chiaro, scorrevole e tremendamente utile. La sezione sulla quale mi sto concentrando è quella relativa al sonno (ho anche scaricato e letto il tuo manuale).
La cosa più stupefacente è che riesco a seguire con facilità i tuoi ragionamenti e che questi mi convincono, cosa che non mi succede mai leggendo altrove. Benedetto sia questo tuo modo di comunicare così chiaro, piacevole, semplice (nella sua accezione più positiva), utile.
Ho già iniziato a sperimentare le tue indicazioni e fino ad ora hai avuto ragione su tutto. Grazie davvero 😀
Stefano
2 Gennaio 2013 @ 06:41
È il mio stile: chiaro, diretto, semplice. Inutile fare i monologhi se nessuno ti sta ad ascoltare, giusto?
Davide
2 Gennaio 2013 @ 12:53
Sacrosanto. Sei l’esatto opposto dei sapientoni da strapazzo di cui è infestata la società. Gente che crede di avere capito tutto della vita soltanto perché conosce cose pensate e dette da altri. Gente che appena esce dalla routine va in crisi (ma non lo ammetterebbe mai). Gente che è sempre lì sul pulpito per predicare le verità che gli hanno inculcato in testa e che spesso neanche ha compreso fino in fondo.
Benedetto sia il pensiero libero, indipendente, critico e positivo come il tuo. E benedetto sia il tuo modo di comunicare, diretto e efficace come non mai.
Senza aver bisogno di sapere il greco, il latino, il fenicio e l’ostrogoto antico… Basta possedere un buon lessico e saperlo usare con efficacia e con una mentalità vincente 😀
Max
1 Gennaio 2013 @ 11:35
Di solito non commento i post di un blog (mi limito solo a leggerli), ma essendo che negli ultimi anni sono arrivato a pensarla esattamente come te voglio contribuire alla discussione.
Ci sono 3 cose sostanzialmente sbagliate nel mondo scolastico e nello specifico del mondo universitario:
-Studiare per il voto
-Studiare degli argomenti che ci vengono imposti.
-Non avere la possibilità di studiare quello che più ci piace a tempo pieno.
Studiare per il voto: odio quando sto studiando il pensiero che verrò valutato. Questo non mi permette di
concentrarmi al 100% sulle cose da imparare.
Studiare degli argomenti che ci vengono imposti: è vero che l’università l’abbiamo scelta noi, ma siamo ancora
vincolati allo studio di argomenti imposti da qualcuno.
Non avere la possibilità di studiare quello che più ci piace a tempo pieno: nella mia visione utopistica dell’università
non esistono facoltà diverse, ma solo l’università. In questa università ognugno sceglie i corsi che preferisce inerenti
a QUALSIASI disciplina di interesse. Lo studente una volta uscito dall’università non sarebbe più il solito prodotto da
vendere sul mercato del lavoro, ma sarebbe semplicemente SE STESSO. Qualcuno potrebbe ribattere che studiare cose a caso
non permetta una comprensione profonda dell’argomento, ma questo è vero solo in parte perchè comunque se un argomento
interessa le basi si approffondiscono (anche da soli). Ricordate poi che se una cosa non interessa SI DIMENTICA.
Questo non è un punto da sottovalutare (ho dimenticato il 90% delle cose fatte alle superiori) perchè rendono gli anni
di studio inutili.
Stefano
2 Gennaio 2013 @ 06:23
Allora ti piacerebbe la scuola superiore americana, dove appunto puoi scegliere molti corsi alternativi.
Giacomo
1 Gennaio 2013 @ 17:10
Ciao, condivido tutto quello che hai scritto in questo bell’articolo e mi ritrovo perfettamente nel modello che hai descritto. Sono infatti uno studente di quinta superiore con una media più che discreta ma non eccezionale, principalmente perchè passo buona parte del tempo che ho a disposizione ad approfondire materie che mi serviranno per ciò che voglio fare nella vita, cioè il medico( chiaramente mi dedico a biologia, chimica, anatomia generale, fisiologia etc.).
Un punto che approfondirei maggiormente è il vantaggio orientativo dell’approfondire temi che a scuola vengono toccati solo superficialmente: ci si rende immediatamente conto di cosa appassiona e cosa annoia, fattore fondamentale nel scegliere la strada giusta.
Vorrei inoltre lanciarti una provocazione: il tempo che impieghi nel divulgare queste “tecniche” sul tuo blog non è sottratto ad una tua ulteriore crescita personale? Nel caso, hai deciso di scrivere per passione, eventuale rendita economica( non so se tu faccia del merchandising o similia) o perchè anche con questa attività si può crescere personalmente?
Stefano
2 Gennaio 2013 @ 06:29
Ecco, hai capito perfettamente cosa intendo. 🙂
Il blog mi ha fatto crescere come persona (ricerca di blog di crescita personale e psicologia anche in inglese), ho imparato molte cose (programmazione, sociologia, marketing, bella scrittura) e vista la popolarità di Mindcheats, un ritorno economico non è così lontano. Esempio: è grazie a Mindcheats che ho iniziato a scrivere bene, adesso sono nel processo di selezione per una testata giornalistica importante con una serie di contributi occasionali (in inglese).
Luigi
1 Gennaio 2013 @ 21:38
Interessante proprio qualche giorno fa leggevo il profilo che Goldmann Sachs chiede ad uno studente per fare uno stage lì come quant(un esperienza,mi è stato detto da persone che ci sono state,ad alto profilo,sia in termini di prestigio,che di creatività,che di esperienza),e vi era lì dentro qualcosa tipo “outstanding academic profile”. Inoltre ho almeno 2 esempi nelle mie conoscenze che sono riusciti a tenere un profilo accademico straordinario,ad imparare inglese e spagnolo durante l’università(alla facoltà di fisica),ad avere un ampio giro di amici,una ragazza e ad interessarsi nel tempo libero con una certa audacia di cose lontane dal loro campo principale(in un caso il flauto nell’altro la chitarra elettrica). Non si tratta di essere dei secchionazzi,ma di riuscire ad usare le ore di concentrazione nella maniera più intensa e creativa possibile(Il grande Stephen Hawking,studiava un ora sola al giorno). Dunque il vero punto è carpire quei trucchi che ci consentono di raggiungere tale stadio di consistente e totale brillantezza,in tempio ragionevoli. Uno di questi 2 miei amici farà ora un esperienza lavorativa di qualche mese a Goldmann Sachs(questo è il motivo per cui ho letto quelle cose),nell’attesa di iniziare il dottorato all’estero,e per fare ciò non ha dovuto sacrificare niente,ma solo usare una vasta gamma di trucchi di esperienza fatta studiando con intelligenza(e imparando dagli errori) per usare al meglio il suo tempo:lo so perchè parliamo molto e discutiamo spesso di questi trucchi. Per concludere cito una bella poesia
“Colui che mira all’eccellenza,
a gettare un seme di grandezza,
raccolga silente e senza sosta,
nel minor punto la più gran potenza”
Stefano
2 Gennaio 2013 @ 06:32
Ottimo per il tuo amico, ha trovato la sua strada per il successo. Molto diversa dalla mia. Sono sicuro che è stato il suo equilibrio a renderlo la persona che è, non il solo studio asettico.
Luigi
2 Gennaio 2013 @ 22:57
E’ stata la tensione tra l’equilibrio e la massima potenza della poesiola a spianargli una strada così notevole. E’ stato il trovare una comunicazione tra questi due stati diversi della mente,a fare in modo da raggiungere l’eccellenza in alcuni campi prettamente tecnici,preservando il suo sè,nel senso più ampio. Se si pensa a quanti grandi uomini si sono persi per strada,si coglie quanto questa cosa non sia affatto banale,ma come essa rappresenti il palcoscenico su cui si svolge il dramma di chi non consegna sè stesso ad una lenta e disperata attesa della fine.
Stefano
3 Gennaio 2013 @ 14:41
Ovvero?
Francesco
1 Gennaio 2013 @ 22:30
Condivido in pieno il post di Luigi.La metterei in termini più netti così:per accedere a lavori di alto livello,che sia il sacro Graal dell’accademia,i migliori fondi di investimento o chessò io, insomma qualcosa dove ti si voglia utilizzare nel pieno delle tue capacità,nella totalità del tuo cervello,usando la tua creatività fino in fondo,bisogna studiare ed ottenere risultati straordinari. Questo è un fatto,inutile girarci intorno. Dunque se si pensa in maniera positiva(cosa che l’autore di questo blog,dedito essenzialmente a questo problema,in questo caso particolare non sta facendo) non si fugge scioccamente da questa realtà ,ma la si accetta e ci si chiede “data questa regola del gioco,come posso fare io veramente la differenza arrivando al top delle mie capacità e dedicandomi a ciò che sento come fondamentale?”,ci si iscrive alla facoltà che si sente più vicina a ciò che si pensa come fondamentale, e si mette tutta la propria testa per raggiungere i massimi risultati avere le migliori opportunità e avere la libertà di scegliere. Prima questa libertà non ce l’avete,avete solo quella di fuggire(essenzialemente da voi stessi,dal vostro talento,a cui avete deciso di fare violenza) e trovarvi con ottime chance impantanati in lavori low skill,come il cameriere,dove le vostre potenzialità non verranno usate al meglio,sopravvivendo più che vivendo,prima o poi inghiottiti dalla depressione e dalla frustrazione. Inoltre tutto ciò in Italia è anche piuttosto facile:l’università è banale,il livello degli esami è banale e usando un pò di testa,si esce con una media altissima con non troppo sforzo e con tutto il tempo per fare altro(esperienza personale),e inoltre quelle ore di concentrazione ti consentono di superare la mediocrità che ti viene richiesta e inglobarla in qualcosa di più audae(facendo poi i relativi figuroni agli esami,che danno sempre una certa soddisfazione).
Dunque queste sono le regole del gioco,chi ci sta bene,chi non ci sta accetti senza autoindulgenza che sta scaricando la catenella del cesso in cui si è infilato 🙂
Luca
2 Gennaio 2013 @ 12:53
Ciao a tutti!
Di solito non commento gli articoli dei blog, ma in questo articolo (e nei commenti) ho trovato dei punti con i quali concordo pienamente.
Dato per scontato che il sistema scolastico italiano è pienamente fallimentare, a un certo punto della “carriera scolastica (se così la vogliamo chiamare) di ogni individuo, anche involontariamente, ci si trova a chiedersi se continuare a pensare con la propria testa o secondo gli standard che ci vengono imposti. Questo è per quanto riguarda:
• gli argomenti di studio;
• il metodo di studio;
• gli sbocchi futuri.
Frequento il 4° anno del ragioneria (sono un po’ pentito di questa scelta perché sono più propenso per le materie scientifiche, ma non mi demoralizzo perché comunque non ritengo la scuola la cosa più importante dal punto di vista formativo e inoltre perché sono al penultimo anno) e non c’è voluto molto a capire che il 99 % di ciò che si studia a scuola (tranne ciò che si studia alle elementari come leggere, scrivere,…) è assolutamente inutile. Non sto dicendo che studiare è inutile, e nemmeno che materie come italiano, storia, matematica lo siano, ma che la scuola le rende tali. La scuola, in pratica, ci “ruba” il tempo che potremmo utilizzare in altri modi e ci rende noiosa qualsiasi cosa. Ed ecco che la maggior parte dei giovani studiano “per inerzia” e quando esce da scuola non sa avvitare una lampadina o dare una pennellata a una parete (a meno che non l’abbia imparato da sola), come qualcuno di voi ha accennato. Facendo il caso della mia scuola, si imparano tante nozioni ma poi? Se noi studiamo a compilare un assegno o una busta paga, perché non dovrebbe impararlo anche uno che frequenta, ad esempio, il liceo scientifico dato che queste cose riguardano un po’ tutti noi? E per quanto riguarda i concetti di economia politica… mai visto niente di più inutile!
Come già ho detto in precedenza, a un certo punto ci si trova a chiedersi se continuare a pensare con la propria testa o secondo gli standard che ci vengono imposti. Senza offesa a S**** L****, ma personalmente ho un professore di matematica ignorante e presuntuoso, che non sa spiegare la propria materia e ha causato problemi a molti studenti. Io ho una personale passione per la matematica, la fisica e la scienza in generale e noto spesso quando il professore sbaglia (e non lo fa raramente!) causando qualche contrasto tra noi. A volte è capitato che, nei compiti in classe, questo professore ci ha assegnato degli esercizi spiegati male, con un metodo sbagliato che dava risultati sbagliati, e mi sono chiesto: devo fare il compito male e prendere un voto alto, o fare il compito bene e rovinarmi la media? Ovviamente, per una questione di principio, ho scelto la seconda ipotesi, provando in seguito a spiegare al professore (esatto, sembra strano che un alunno spieghi a un professore, ma a me capita spesso non perché sia più bravo ma perché lui è ignorante) senza successo, per colpa della sua presunzione. Scusate per la lunga parentesi personale, ma con questo dove voglio arrivare? Chi entra nella scuola da bambino (di solito con buone aspettative) subisce un lavaggio del cervello che gli impedisce in seguito di pensare con la propria testa adeguandosi così alla massa. Ecco perché l’Italia va così male, ecco perché i geni italiani sono costretti ad andare all’estero! Qui non si premia il merito!
Vorrei fare un ultimo chiarimento (scusate se mi sto dilungando ) e vorrei di nuovo tornare sul personale (scusatemi ancora!). Tra due anni, finita la scuola, avrei una vaga intenzione di frequentare l’università, anche se non ne sono molto convinto. Sono indeciso se lavorare subito o proseguire gli studi con Informatica o Ingegneria Informatica (ho anche questo dubbio che mi assale!). Mi piacerebbe fare Matematica o Fisica, ma con questa condizione che abbiamo in Italia, a che mi servirà? Qualcuno di voi nei commenti ha parlato di sbocchi lavorativi con Matematica, ma io non sono del tutto convinto: la laurea in Matematica garantisce un lavoro come ricercatore, ma ne varrebbe davvero la pena? Non sarebbe meglio rimanere con il diploma invece di “perdere” anni di studio con lo scopo (forse unico) di acculturarsi? So che se qualcuno è arrivato a leggere fin qua (il che è assai improbabile…) ha già in mente le critiche da farmi riguardo questi ultimi punti, ma io non sto criticando la laurea in Matematica o in quello che volete, ma il fatto che in Italia questo tipo di laurea e il lavoro di ricerca è poco valorizzato. Scegliendo invece il campo informatico (che non è solo una “riserva”, un’”opportunità”, ma una vera passione come la matematica), sempre se continuerò con gli studi, ciò mi garantirà:
• di fare quello che mi piace (ci tengo a fare una precisazione: l’Informatica non riguarda il computer, il saper usare un programma o roba simile; l’Informatica riguarda gli algoritmi, lo studio di come risolvere i problemi in modo automatico, l’Intelligenza Artificiale e inoltre è molto collegata con la Matematica, che è come ho già detto una mia grande passione);
• di avere un lavoro assicurato (è un dato di fatto che ormai l’Informatica garantisce buone opportunità);
• se avrò fortuna, potrò diventare ricercatore nel campo dell’Intelligenza Artificiale (il mio vero sogno sarebbe quello di creare una macchina pensante: so che sembra troppo ma ho già un po’ di esperienza con alcuni programmini di apprendimento automatico di cui mi occupo nel tempo libero e so che non è una cosa tanto impossibile).
Mi sono dilungato decisamente troppo e vi chiedo scusa, ma con questo luuuuuungo commento ho voluto precisare come la situazione che abbiamo in Italia influisce sul modo di pensare e di fare delle scelte, ma non deve essere un limite ai nostri sogni. Forse anch’io, come ha fatto Stefano, un domani andrò all’estero, e mi auguro che ognuno possa realizzare i propri sogni, pur facendo grandi sacrifici.
Stefano
2 Gennaio 2013 @ 14:18
Mi tolgo il cappello di fronte al tuo commento. Bravo!
Angelo
19 Gennaio 2013 @ 13:56
Bel commento! La penso esattamente come te!
Ps. Sono anche io al 4 anno di superiore ma in un tecnico per il turismo. 🙂
Ispano
2 Gennaio 2013 @ 22:50
E se leggessimo la tua storia come il fatto che non sei riuscito nel tempo che dedicavi allo studio ad ottenere l’eccellenza?C’è tanta gente che studia poco,ma va benissimo,quindi i trucchi per farlo ci sono,il che porterebbe a pensare che tu non hai usato quelli giusti. E dunque ad usare un tuo post in cui spieghi la difficoltà del cervello di riconoscere le proprie colpe e pensare che invece di sfruttare questa tua carenza come studente per capire quali trucchi ti sono mancati,hai preferito fare la volpe e l’uva e vedere la colpa nella cosa finendo per affermare che è addirittura un segnale migliore andare un pò peggio. Come rispondi a tutto ciò?
Stefano
3 Gennaio 2013 @ 14:40
Rispondo così: qualsiasi cosa possa dire, tu non mi crederai. Anzi, ormai tu hai la tua idea e qualsiasi cosa possa dire non farà altro che rinforzare i tuoi preconcetti. Potrei dirti che sto lavorando in America con ottime prospettive di crescita e uno stipendio che in Italia non mi potevo nemmeno sognare, tutto grazie al fatto che non ho studiato a testa bassa ma ho impiegato il mio tempo in altro modo. Ma se te lo dicessi tu vedresti in me solo un povero sfigato che è dovuto andare dall’altra parte del mondo per fare il patetico cameriere, giusto? 😛
Ispano
3 Gennaio 2013 @ 16:47
Sbagliato. L’errore con cui interpreti il mio messaggio è lo stesso che critico al tuo post,finendo per avere tu un pregiudizio su di me(ossia che io abbia un pregiudizio su di te,cosa che a rigore non segue dal mio post). L’errore è guardare le cose in uno schema semplificatorio successo-insuccesso, che non riesce a controllare fenomeni complessi che debbono tenere conto di più parametri. Il pensiero positivo non è continuare a guardare tutto secondo questo schema e scegliere sempre di vedere le cose come un successo,piuttosto che come un insuccesso(come fai tu per l’università). Ma si tratta di superare questo schema,guardare le cose nella loro complessità superando paure sciocche e credenze convenzionali,e analizzare le nostre esperienze nella loro reale complessità e capire coa andava e cosa va migliorato. Questa cosa richiede di saper guardare la stessa cosa sotto molti angoli e saper coordinare queste varie visuali tra loro. Io non ho mai detto che tu sei uno sfigato,o che il tuo lavoro è patetico. Molto probabilmente con la tua scelta hai mostrato una certa audacia e magari stai avendo una certa intraprendenza e migliorando sotto molteplici punti di vista. Questo non esclude che ripensando alle tue esperienze di studio,tu non possa trovarci difetti e errori da correggere. Capire cosa non è andata nella tua esperienza di studio,come avresti potuto fare meglio nella stessa quantità di tempo,quello sarebbe stato un post istruttivo. Anche se ammettevi di non aver trovato ancora la soluzione e ponevi semplicemente il problema;ma questo presuppone che tu ti accorga che esiste,piuttosto che cancellarlo nella tua logica semplificatoria successo-insuccesso,acceso-spento,me ne vanto-sono uno sfigato.
concludo dicendo che in parte trovo questo blog interessante,rifletto di continuo su questi problemi io stesso,lavoro in continuazione per migliorare la mia mente sotto molti punti di vista contemporaneamente,dunque so in pratica quanto sono complicate alcune cose e quanto la logica successo-insuccesso non possa corrispondere alla realtà in cui ci sono più cose simultaneamente che si trasformano,perciò ogni volta che mi sembrerà che trascuri grossa parte del problema te lo farò presente.
Chiara
14 Gennaio 2013 @ 15:18
Come la mettiamo col fatto che ci sono concorso per accedere ai quali la media minima richiesta è di 100/110? Mi piacciono i tuoi articoli, ma mi sembri troppo drastico nelle conclusioni e un po’ facilone.
Stefano
15 Gennaio 2013 @ 03:02
Sono la minoranza, poi dimentichi la parte più importante dell’articolo: a parità di condizioni. Logico che se non cambia altro un ottimo studente è meglio di uno scarso, ma questo non avviene. Se sei troppo immerso nello studio per accorgerti di quel concorso, poco importa.
Angelo
19 Gennaio 2013 @ 13:47
Stefano, dopo questo articolo sono molto confuso.
Da quello che ho capito (correggimi se sbaglio) bisognerebbe dare la priorità al “saper fare” piuttosto che al sapere e basta. Diciamo che lo scorso anno, in terza superiore, la mia medie si è abbassata perché ho trascurato abbastanza lo studio ed in più mi sono beccato il debito in diritto. Quest’ anno ho voluto cambiare ed ora studio 3 ore al giorno.
Sono fissato a schematizzare tutto ciò che facciamo in classe perché così per le interrogazioni sono pronto. Inoltre mi sono organizzato le settimane in modo che arrivo all’interrogazione senza il mattone di materiale da studiare. Io mi faccio un tecnico per il turismo ed i miei hanno un piccolo locale vicino al Lago di Garda ( zona molto turistica) ed un ristorante. Forse non mi accorgo di avere una piccola grande fortuna tra le mani.
Inoltre io inizio a studiare alle 4 e finisco alle 7 ed arrivo a casa alle 3 perciò di tempo non me ne rimane molto. I miei hobby sono i parchi divertimento e mi piacerebbe disegnare su un mega foglio un intero parco ( collegato alla regola aurea), studiare inglese dato che sono 3 mesi che rimando!!
Se potresti dirmi qualcosa per chiarirmi le idee perché sono veramente molto confuso!
Devo studiare meno? Non devo schematizzare tutto?
Grazie, Angelo. 🙂
Stefano
19 Gennaio 2013 @ 17:06
Attenzione Angelo: il mio non è un invito ad essere sfaticati. Studi di meno, abbassi la media, ma il tempo che guadagni devi impiegarlo in modo migliore. Nel tuo caso studi un’ora invece che tre e prendi un lavoro part-time nel locale dei tuoi o ti iscrivi a un corso professionale serale, per dire. Se il tuo tempo bonus lo passi su Facebook o a sognare fai meglio a continuare a studiare e basta.
Angelo
19 Gennaio 2013 @ 17:41
Il problema è ridurre le ore di studio. Non saprei da dove cominciare, forse sono troppo lento io…
Stefano
19 Gennaio 2013 @ 19:49
Se sei a scuola e non all’università, 30-60 minuti al giorno dovrebbero bastare e avanzare. Hai già letto gli articoli della categoria studio?
marina
22 Gennaio 2013 @ 00:20
A me interessano molto gli argomenti che tratti e vedo un forte senso pratico. Certo ci sono anche quelli che hanno i voti alti e riescono a fare anche qualcosa di pratico, ma sono pochi. Se ti focalizzi sulla teoria, devi lasciare la pratica. Non è facile essere focalizzati su entrambi. Mi servirebbe un consiglio pratico, perché sei laureato in economia ed io studio per l’esame di statistica. E’ vero che la scuola/l’università fa sembrare tutto molto noioso, ma non ho questo problema visto che studio senza seguire i corsi. Ma qualche volta possono essere utili. Mi puoi consigliare un metodo di studio per questa materia? Più che un metodo di studio forse è più utile un modello di approccio, qualcosa che mi fa afferrare il concetto. Mi sembra utile come materia ma la vedo poco applicata. Ti ringrazio
Stefano
22 Gennaio 2013 @ 00:49
La statistica è fra le materie con più applicazioni pratiche in assoluto, infatti la adoro. Adesso in Italia ci sono le elezioni, che altro non sono che una grande statistica. L’analisi statistica è quella che consente alle aziende di prendere decisioni assennate: sviluppo questo o quel prodotto? Faccio o no l’investimento?
Anche qui su Mindcheats faccio un’analisi statistica: quando modifico la grafica guardo la variazione del tempo medio per ogni visita, il numero di commenti per 100 visite ad un articolo, la distribuzione dei click nella sezione “articoli consigliati” qui a destra. È così che sviluppo il blog, un passo alla volta e analizzando il comportamento dei visitatori per ricavare il vincitore da ogni esperimento.
Più pratico di così si muore!
marina
22 Gennaio 2013 @ 00:53
Non sto dicendo che gli altri la applicano poco, ma che io la vedo di poca applicazione forse per la mia esperienza. In fatti devo fare un reframing per cambiare questo fatto. Ma ho poche idee.
Stefano
22 Gennaio 2013 @ 00:57
Anche per la tua esperienza, la statistica è stata fondamentale e lo sarà. Esempio: i laureati in economia hanno più possibilità di essere assunti nel loro settore nei primi 36 mesi rispetto a quasi tutti gli altri laureati. Lo dice la statistica!
Dory
31 Gennaio 2013 @ 15:50
Quello che hai scritto mi ha entusiasmato moltissimo! Dovrebbero esserci molte più persone che la pensano come te. Io mi sono diplomata al liceo classico con voto finale 92 ( direi abbastanza buono ) ho preso quasi i massimi voti agli scritti della maturità, e soprattutto il massimo voto all’orale più due punti bonus. Avevo portato come tesina un argomento di astrofisica ed astronomia riguardante l’Universo e i Buchi neri, una delle mie passioni più grandi che ho approfondito grazie alla lettura di diversi saggi scientifici. Fu un successone! Gli altri miei compagni mi prendevano per pazza per aver scelto un argomento così inusuale per un diploma da liceo classico, ma fu proprio per questo che mi ero distinta dagli altri ottenendo un voto così buono! Il liceo classico mi ha dato molto, ha alimentato la mia predisposizione per le materie artistiche/umanistiche. Tuttavia allo stesso tempo mi ha portato su fronti del tutto opposti: le materie scientifiche. Ora sono all’università, Professioni Sanitarie – Tecniche di Laboratorio Biomedico, perché amo la biologia, e spero un giorno di poter lavorare in laboratorio. E’ un’università molto tecnica, facciamo più tirocinio che teoria, ed ha buoni sbocchi lavorativi. Ho molti progetti per la testa, come ad esempio ottenere la cittadinanza australiana! Altra grande passione che ho da sempre. Spero di laurearmi il più presto possibile così da poter raggiungere i miei scopi, e raggiungere la mia adorata Australia 😀 Ad ogni modo non miro a diventare un genio, voglio solo godermi il mondo, e voglio dare spazio ai miei hobby, come l’arte, la lettura, l’astronomia, il cinema ecc.. Mi ritengo una persona intelligente, amante del mondo, spero solo di non perdere questo mio ottimismo per la vita 🙂
Stefano
1 Febbraio 2013 @ 01:20
Anche tu fan dell’astronomia? 😉 Come parte della tesina io ho parlato di Hubble.
Credo che in Australia ci siano dei posti per i dottori che vogliono la cittadinanza ma non ne sono sicuro, prova a controllare sul sito dell’ambasciata.
Dory
3 Febbraio 2013 @ 17:52
Prendere la cittadinanza è complicato, si devono avere certi requisiti per ottenere abbastanza punti ( credo 60, ma cambia ogni anno ). La mia professione è nella lista più importante dei lavori richiesti per cui non ho bisogno di sponsor. Devo superare l’ IELTS e devo essere relativamente giovane ( né troppo giovane né troppo vecchia ) Avevo pensato di andare direttamente lì dopo la laurea per fare un corso di inglese e lavoricchiare…spero solo di riuscire a fare tutto e di avere il coraggio di attraversare mezzo mondo eheh Si sono fan dell’astronomia! Avrei fatto fisica se fossi stata brava in matematica ahah ma sono una schiappa incredibile! Ora è rimasta una passione 🙂
Stefano
4 Febbraio 2013 @ 16:06
Sei anche più preparata di me vedo. 😀
Come trovare lavoro (anche con la crisi) | Mindcheats
6 Febbraio 2013 @ 13:01
[…] Il primo passo verso un lavoro stabile è lo studio. Attenzione: non parlo solo dello studio scolastico. Quello è importante, ma non fondamentale. Come ho già scritto qualche settimana fa, per trovare un ottimo lavoro devi essere uno studente mediocre. […]
Aldo
10 Febbraio 2013 @ 14:17
Il tuo discorso è giusto, ma dipende dal lavoro che devo intraprendere. Ad esempio, se voglio diventare un grande fisico, psicologo, avvocato o dottore, cosa mi porterà al successo se non stare ore ed ore sui libri? Cosa se non un eccellente preparazione? In questo articolo si parlava di voti, è vero, ma il voto è per l’appunto la valutazione di ciò che sappiamo, che si collega quindi allo studio. Chiaro che se voglio fare il manager, il maresciallo, l’imprenditore, il ristoratore ecc. passare la giornata a studiare è inutile, se non controproducente. In conclusione, essere uno studente mediocre puo’ essere vantaggioso o no a seconda delle proprie ambizioni… ti pare?
Stefano
10 Febbraio 2013 @ 15:24
Se vuoi diventare un grande fisico, già solo lo stare in Italia ti tronca tutte le possibilità. Infatti nell’articolo, specifico università italiane. Se vai a Havard, fai meglio a studiare come un dannato. 😛
Angelo
13 Febbraio 2013 @ 23:31
Ciao Stefano, ti ho scritto qualche post più in su. 🙂
Sono risucito quasi a venir fuori al mio dubbio! In poche parole dev cercare di studiare meno ma efficacemente in modo da aver più tempo per me ma non sprecandolo su Facebook o chissà dove ma imparando a fare qualcosa di veramente utile.
Ma cosa mi servirà nel mio futuro lavoro sapere chi ca..spita è nato nel 1546 o cosa è successo in quegli anni in Cina o chissà dove!!
Per questo ogni sera ho iniziato a lavorare al ristorante dei miei genitori, in più mi pago la mia vacanza da solo imprando il significato del denaro e non spendendo in stupidissime cose!
A giugno inizio uno stage di sole 3 settimana in agenzia di viaggio, ma non vedo l’ora così imparo qualcosa di utile!! 😀 Inoltre sempre per questa estate ho deciso di alzarmi presto ( beh.. già lo faccio) lavorando in hotel ma approfondendo certe cose come le fatture, i pagamenti ecc che possono sempre rivelarsi utili in un futuro!
Grazie ancora Stefano!!
Angelo!
😀
Stefano
14 Febbraio 2013 @ 01:18
Ecco, questo è lo spirito giusto! Complimenti Angelo, tienimi aggiornato. 🙂
Fenice_blu_strania
15 Febbraio 2013 @ 22:00
devo dire che è un articolo davvero interessante; pur avendo solo 15 anni, mi chiedo spesso quale sarà il mio futuro. Faccio un liceo scientifico con bilinguismo, ma non riesco ad immaginare a cosa potrebbe servirmi nella vita. Però penso che, nella scuola italiana, non sia proprio tutto da buttare. prendi il mio liceo: è un comunissimo scientifico, ma solo in due sezioni si studia tedesco. Ho scelto così perchè in questo modo avrò sbocchi lavorativi in Austria, Germania… il tedesco è molto meno parlato dell’ inglese: non pensi che aver scelto questo indirizzo possa essere una specie di investimento? Comunque, nel mio tempo libero approfondisco moltissimi argomenti: psicologia, fisica (intendo pianeti, universo), un pò di matematica, tutto su libri dell’ università, e pensavo di iniziare economia. Pensa che trovo anche il tempo di studiare pianoforte e chitarra da autodidatta! Secondo te, andare a fare un anno studio all’ estero potrebbe essere un’ ottima scelta per differenziarmi un pò? Sono d’accordo, comunque, che un voto scolastico non ti descriva appieno… a scuola ho varie sufficienze scarse, alcuni sette… eppure, sto migliorando come crescita; però sono del parere che uno a scuola ci vada per imparare: ultimamente sto studiando molto, sia per il periodo intenso, che perchè penso formi la volontà. C’è un sole che spacca le pietre? Una nevicata che urla a squarciagola “esci e gioca a palle di neve”? secondo me, stare comunque almeno mezzoretta sui libri aiuta ad avere un pò di disciplina: in futuro che cosa farò? Dirò al mio capo “no, oggi non vengo, devo andare in spiaggia che non posso perdere l’ abbronzatura”? Ovvio che sto esagerando, però penso che mi sarà utile.
Stefano
15 Febbraio 2013 @ 22:33
Se puoi andare a studiare all’estero, fallo! In certi lavori vale più quello che un 100 alla maturità.
Andrea
17 Febbraio 2013 @ 14:33
In questo periodo non faccio altro che pensare a questo post.
Ho provato a studiare costantemente per un’ora e mezza al giorno e i risultati ci sono stati eccome. Ma come diavolo faccio a continuare se un prof fa di tutto per metterti insufficienze, un’altra prof, coordinatrice di classe e insegnante di latino e italiano, cerca delle scuse stupide e spesso inesistenti per essere arrabbiata e mettere insufficienze?
Poi io ho un problema alquanto grave. Quando sono interrogato mi paralizzo a causa dell’ansia e non riesco più a parlare. Questo problema si presenta anche nella vita di tutti i giorni e si ripercuote a livello fisiologico, ma lasciamo perdere. La prof coordinatrice rompipalle mi ha consigliato, da buona psicologa, di andare da uno psicologo, dicendomi che mi capisce, che i problemi che ho li hanno avuti anche lei e sua figlia, ecc. “Non preoccuparti, chiamerò gli psicologi della scuola che faranno delle sedute gratuite”.
Risultato? E’ passato un mese e ancora non ha chiamato nessuno. E’ passato un mese, conosce bene i miei problemi e non ci pensa due volte a interrogarmi, anzi penso ci provi gusto, dato che sono diventato il suo bersaglio principale.
Ma il problema non è solo dei prof, assolutamente. La colpa più grossa ricade ai geni che stilano i programmi delle varie materie. Per colpa del nuovo programma di matematica ci tocca correre, fare un capitolo ogni 2 settimane circa. Una settimana fa riuscivo a fare tutto e se avessimo fatto un compito avrei preso un bel voto. Poi la prof ha dovuto spiegare in due lezioni un nuovo cap e ora mi ritrovo in mare aperto.
Ho deciso quindi di cambiare scuola, di andare al Magistrale socioeconomico, molto più semplice e, a mio parere, più bello. Sì, bello, perché a me piace studiare con calma e tranquillità. Mia sorella studia pochissimo, a volte per nulla e ha una media dignitosa. E soprattutto le cose le rimangono impresse in mente, dato che non deve studiare sotto stress.
L’unico problema che mi pare insormontabile è il costo dei libri nuovi. Dovrei pagare 600 euro e la mia famiglia fatica ad arrivare a fine mese. I lati positivi però sono moltissimi, dall’eliminazione dello stress (che per ora combatto con ansiolitici che mi costano 50 euro al mese) al non avere bisogno di lezioni private…
Stefano, tu che ne pensi? Faccio bene a cambiare scuola oppure è una mossa stupida?
Stefano
17 Febbraio 2013 @ 15:47
Secondo me stai scappando dai problemi, invece che affrontarli. Non importa quanto sia “stressante” la tua scuola, università e mondo del lavoro sono su un altro pianeta. Qui il peggio che ti può capitare è un brutto voto, l’apocalisse è ripetere l’anno. Sai che roba. Quando lavori potresti trovarti nella situazione dove rischi di perdere il posto se non hai i nervi saldi, molto peggio di un qualsiasi 2.
La scuola è fatta anche per questo: insegnarti a gestire i problemi della vita. Se non impari così non imparerai mai. Più cresci più hai opportunità, ma allo stesso tempo aumentano anche le responsabilità. Butta i farmaci, affronta i problemi e impara a gestirli. Se cambi scuola adesso, per tutta la vita penserai che dai problemi puoi scappare. Non è vero.
Andrea
17 Febbraio 2013 @ 16:23
Farò tesoro del tuo commento e affronterò questi miei problemi impiegando tutte le mie forze. Non sono sicuro di riuscirci, non sono affatto sicuro di riuscire ad arrivare a fine anno scolastico con una buona media, ma cercherò di andare avanti senza buttare tutto al vento.
Stefano
18 Febbraio 2013 @ 06:15
Vai e colpisci!
Jacopo
26 Marzo 2013 @ 12:12
Hai ragione,
L’unica utilità che ho trovato alla scuola è stata quella di dar ripetizioni a un ragazzo che mi fà guadagnare dai 20 ai 50 euro settimanali.
Andrea
26 Marzo 2013 @ 21:02
Miglior commento che io abbia mai letto.
Stefano
26 Marzo 2013 @ 22:01
Il tuo blog di scarsa rilevanza mi piace. 😛
Andrea
26 Marzo 2013 @ 22:13
Ehi, mi offendo se lo definisci blog!
Scherzi a parte, è più che altro un diario personale, preparazione a qualcosa di più serio e migliore che verrà in futuro. Un futuro remoto. Però Jacopo mi ha dato un’idea: potrei anch’io fare ripetizioni di qualche cosa… Magari di italiano, ché sono bravo
Stefano
27 Marzo 2013 @ 14:09
Lo stile mi ricorda questo: http://www.ciclofrenia.it/
Luca
4 Aprile 2013 @ 11:36
É sorprendente come ancora oggi l’ intelligenza sia legata soltanto alle materie scientifiche, quelle umanistiche sono solo nozionistiche, libri da imparare a memoria. Io frequento un liceo classico e posso assicurare che materie come il latino o il greco necessitino sia di una preparazione grammaticale sia di un elasticità mentale non indifferente, analizzare poi il contesto in relazione al periodo non é cosa da tutti; frequento ancora degli amici delle scuole medie che hanno scelto di iscriversi al liceo scientifico, sono bravi a risolvere un problema matematico o fisico, ma quando qualcosa esula dal loro campo, ovvero applicare la logica alla vita reale e non ai problemi, non vanno più in la del loro naso. Alla domanda ” Cosa succederebbe se la Corea del Nord lanciasse un missile nucleare su una città statunitense?”, la loro risposta é stata ” Ehm… gli Stati Uniti risponderebbero”, e domandando loro riguardo ai possibili scenari, cambiamento dell’ assetto politico, fallout radioattivo, risoluzioni europee hanno strabuzzato gli occhi; fuori dal seminato non riescono più a creare concatenazioni logiche, e sono quelle che permettono di giudicare, talvolta anticipare e soprattutto volgere a proprio favore gli eventi. Il liceo classico garantisce un’ ampia libertà di pensiero, cosi come le materie studiate, oltre a ciò la formazione che questo liceo fornisce é valida sia per le università classiche sia per quelle scientifiche, grazie appunto alla apertura ed elasticità mentale dei classicisti. Il mio sogno é quello di diventare avvocato, quindi dovrò si studiare tutti i codici legislativi e le molteplici sfaccettature della legge, ma una volta che inizierò (con un po’ di fortuna) ad esercitare la professione e difendere il mio cliente in un’ aula di tribunale, dovrò soprattutto cercare di smontare la tesi del mio avversario e arringare la giuria in modo che pronunci un verdetto in mio favore, mi pare che questa sia comunque una forma di intelligenza e questo é solo un esempio di intelligenza che deriva da una formazione classica.
Guido
4 Aprile 2013 @ 18:26
Dì ai tuoi amici che non sono molto scientifici xD
Andrea
4 Aprile 2013 @ 21:23
Sarà anche per questo che ho cambiato scuola? Boh.
I miei ex-compagni di classe – chiaramente scientifici – possono essere bravissimi in chimica, matematica, fisica, ma poi? Li vedo idioti, incapaci di pensare a nient’altro che la scuola. Al magistrale (umanistico, indirizzo economico-sociale), dove sono andato perché “non si fa nulla”, le nuove amiche che ho sono sempre interessate alle lezioni, sebbene a loro probabilmente non importa nulla. Dovrebbero essere di un gradino culturale – e umano? Alcuni dicono di sì – più basso rispetto agli scientifici, eppure li vedo migliori di questi ultimi. Chiaramente le eccezioni ci sono, benché rare. Ho cambiato scuola da un mese e posso dire con certezza che l’unica differenza fra le due scuole sta nel programma di matematica e fisica. Ringrazio i miei Dei per il diritto: questa materia plasma la nostra mente e la proietta in una “dimensione alternativa”; qui al magistrale conosciamo bene i nostri diritti e i nostri doveri, e i prof non si azzardano a essere supponenti e semi-fascisti come allo scientifico. Qui mi sento bene, sebbene i miei compagni dovrebbero essere, come da definizione relativa all’etichetta sociale che ci bollano, chiusi mentali e ignoranti. E io odio le persone nient’affatto argute e ignoranti, nessuno può immaginare quanto le odi. Ma voglio bene alla mia classe, e 2+2 fa 4 anche nella peggiore scuola.
Eppure…
Eppure non sono in grado di condividere pienamente il tuo pensiero, Luca. Ho avuto diversi amici (e anche di più) “diplomati classicisti” stupidi. Non ignoranti, questo assolutamente no, ma la loro media del 9 sembrava fosse cascata da chissà quale mondo etereo.
Certo è che 3 anni di scientifico mi sono serviti. Sicuramente riprenderò il latino e comincerò col greco, trattandoli come hobby, spaziando dalla traduzione di frasi semplici alla lettura naturale di versi in latino di autori del calibro di Cicerone, Seneca, eccetera.
Oh, un altro punto a favore del classico: qualche anno di latino e di greco fatti bene rendono ogni lingua europea banale e semplice da apprendere. Lo dice uno che si è ritrovato essere il più bravo della classe in francese pur non avendolo mai fatto (alle medie non lo studiavo, mi faceva schifo).
Scusate per la qualità dello scritto e per la sua lunghezza: mi sono svegliato mezz’ora fa e sto aspettando che il cervello esca dal suo caro torpore. Smettila, stupido cervello, hai un saggio breve da fare!
Stefano
6 Aprile 2013 @ 15:48
Guarda, non penso proprio che ci sia un qualche nesso logico fra la politica e il greco, così come non credo che degli esempi che partono dalla vita reale siano una fonte statistica valida. Io ho fatto lo scientifico, vuoi dire che sono un caprone? Anche sapere il latino è una forma di cultura, certo. Anche sapere a memoria i fumetti di Superman è cultura. La domanda è: in che modo la cultura che ho mi aiuterà a trovare un lavoro e a vivere bene? Perché alla fine, il compito della scuola è questo.
Luca
13 Aprile 2013 @ 08:40
Ben lungi dal definirti tale, vedo solo che per te è una sola la forma di logica per eccellenza, quella del saper risolvere problemi matematici, fisici e chimici; non credi che riflettere per formulare un buon testo di italiano sia logica? Non credi che unire mediante mappe concettuali più argomenti storici sia logica? E capire magari le riflessioni che sono dietro ad avvenimenti storici e che hanno portato ad attuarli sia logica? Sono pienamente d’ accordo che la grammatica greca non centri nulla con la politica, ma la civiltà ellenistica, se analizzata, può portare a riflessioni che non sono si uguali alla politica di oggi, ma possono aiutarci a comprenderla meglio; e questo non vale solo per la civiltà greca, ma anche per quelle successive. Quello che è accomunato come cultura, non sono altro che argomenti che aspettano di essere uniti tra loro mediante collegamenti logici. Questa logica può essere differente da quella applicata alle materie scientifiche, ma non per questo non è logica.
Caterina
30 Aprile 2013 @ 10:34
Bellissimo articolo! Non solo, quello che hai scritto è proprio ciò a cui ho sempre pensato anche io! =)
Ti racconto la mia storia: ho studiato in una università umanistica e sono uscita con un voto “mediocre” e pure fuori corso di due anni, come dici tu. Ma, a differenza di quasi tutti i miei colleghi, ho fatto una marea di esperienze diverse e stimolanti nel mondo del lavoro, tutte (o quasi) legate alle mie passioni. Ho fatto anche vari workshop per imparare qualche cosa in più riguardo ai miei interessi, cose che ovviamente non ti insegnano all’università. Non solo: ho sfruttato le mie esperienze lavorative per sviluppare la mia tesi sperimentale. La bella notizia è che, nonostante il mio voto “mediocre” (complici gli ultimi esami dati “alla svelta”), sono stata una dei pochi studenti a prendere il massimo dei punti per la tesi di laurea. Ho saputo applicare le mie esperienze e interessi allo studio e questo mi ha aiutata parecchio. E’ una cosa a cui molti altri studenti non arrivano, perchè noto che sembrano tutti così lobotomizzati, privi di passioni ed interesse: imparano le materie, ricevono bei voti ma poi, quando arriva il momento di dimostrare quello che hai capito durante il percorso di studi con una tesi sperimentale, cascano come peri. Molti punteggi bassi all’esposizione della tesi, molta gente che si lamentava dell'”ingiustizia” attuata dai prof , ma tanti sono usciti con più del 100 perchè sono stati “bravi a scuola”..Avevo anche io paura di come mi sarebbe andata, vista la tanta “negatività”, e invece sono stata tra i (pochi) migliori quel giorno, quindi sono uscita a testa alta.
Anche mia madre, molto saggiamente, mi ha detto di non preoccuparmi del voto o del fuoricorso perchè comunque non ho “perso tempo” durante la mia carriera universitaria: non solo ho avuto occasione di applicare allo studio quello che ho imparato fuori dall’università, ma ho anche creato dei buoni contatti. Infatti sono ancora in contatto con i miei datori di lavoro e chissà se in futuro avranno bisogno ancora di una mano…nel frattempo sto lavorando a dei progetti personali.
L’unica cosa di cui ho da lamentarmi però è che c’è spesso gente che vuole buttarmi giù e ora lo fa per il mio fuori-corso ed il mio voto di laurea. Non c’è nemmeno gusto a parlare di quanto sia entusiasta delle mie esperienze e interessi che molti (solo qui eh) mi ritirano fuori il discorso dell’università edi “come mi è andata”. “Sì ma perchè hai preso così poco? Si vede che non ti interessa in realtà” e cose del genere. E’ veramente seccante ricevere commenti continui sul voto di laurea, sembra che sia la cosa più importante del mondo. A lavoro, ovviamente, non si parla di queste cose.
Se veramente questa è la “mentalità” dell’Italiano medio comunque, credo di capire perchè siamo abbastanza “arretrati” e non sfruttiamole capacità altrui al massimo.
Caterina
30 Aprile 2013 @ 10:52
Scusa se ti spammo, ma volevo anche dire che non sopporto chi “insulta” le altre università. Secondo me, anche lo studio di un determinato settore dev’essere una “vocazione”, come è il disegno per gli artisti per esempio. Non esistono “università per persone più intelligenti”, più “ambite” o più “fighe”, o peggio ancora, come dicono in molti, “che ti danno sicuramente un lavoro”.
Molta gente fa queste università facendo questi assurdi ragionamenti e spesso non capisce che in realtà uno fa all’università per ampliare il proprio bagaglio culturale e, se è veramente interessato, applicarlo in campo lavorativo. Nessuna università ti regala il lavoro figo o lo stipendio figo. Nessuna università o foglio di carta “attesta ufficialmente” il tuo QI.
Tra l’altro, credo che tutto “fa brodo” ma anche che, come si dice “tutti sono necessari ma nessuno è indispensabile”.
TUTTI i tipi di studi ed esperienze preparano svariati tipi di figure professionali che contribuiscono insieme al benessere della società. Non è solo il medico o l’avvocato strapagato che si occupano di contribuire al benessere.
Se c’è una cosa che non sopporto poi sono le università a numero chiuso dove persone che, come dici tu magari, “sanno studiare meglio di altre” riescono ad entrare facendo però il ragionamento idiota che ho detto più sopra. Studiare certe materie dovrebbe essere una vocazione, come dicevo, o molto motivato. E con motivazione intendo “voglio fare il chirurgo perchè ci tengo alla vita delle persone”, non “voglio fare il chirurgo perchè si guadagnano tanti soldi, perchè ho il posto fisso e perchè fa figo”.
In molte università all’estero, oltre al test di ammissione, fanno anche un colloquio motivazionale per vedere effettivamente perchè uno vuole studiare in quel campo “per diventareX”. Perchè non lo fanno qui? Eviteremmo di vedere meno gente che se la tira e più studenti che diventeranno futuri lavoratori seri e bravi.
Joanne
17 Giugno 2013 @ 13:44
Premessa n.1: l’unico motivo per cui mio marito, anni fa, ha trovato lavoro a tempo indeterminato (a 19 anni!), permettendoci, oggi, di avere un benedetto mutuo, è che è uscito dalla sua scuola (il vecchio itis, oggi iis) con il massimo deli voti. Perchè è questo che la sua azienda ha chiesto alla scuola: il nome degli studenti diplomati con il massimo dei voti.
Premessa n.2: essersi diplomati o laureati con il massimo dei voti non significa non aver fatto altro. Io sono diplomata con il 110 e lode e nei cinque anni di università ho fatto anche altro (un figlio, tra le altre cose). E’ probabile che uno studente mediocre consideri chi raggiunge risultati migliori qualcuno che non alza mai gli occhi dai libri: tutti novelli Leopardi, insomma. Io mi sono laureata nei cinque anni canonici con il massimo dei voti e nel frattempo: ho viaggiato, ho fatto i più disparati lavori, sono andata a vivere da sola, sono rimasta incinta, ho partorito, ho allattato/addormentato/cullato/giocato con mio figlio. E intanto ho studiato. Sodo.
A mio figlio dirò di fare qualcosa che ama, perchè solo così potrà essere eccellente. Eccellente, non mediocre: la mediocrità può forse portare ad avere comunque qualcosa (soldi, di solito, non soddisfazione), se si ha il fattore c, ma non è mai, mai, così gratificante come sapere di aver dato il meglio, e di averlo fatto a proprio modo.
Viva l’eccellenza quindi, checchè tu ne dica.
Elena
17 Giugno 2013 @ 18:29
Io sono perfettamente d’accordo! Si dovrebbe spingere a fare sempre meglio, non esaltare la mediocrità.. mai.
Elena
Stefano
17 Giugno 2013 @ 21:41
Attenzione, perché la parola “mai” è molto pericolosa. Non conosco il caso di Joanne, ma so che non può essere applicato al 100% delle persone. 😉
Marco
29 Giugno 2013 @ 20:00
Ciao, sono uno studente programmatore, sai quali sono le migliori università in europa/america per ingegneria informatica?
L’ingegneria informatica è ben apprezzata in america?
Stefano
29 Giugno 2013 @ 22:04
So che l’ingegneria informatica è ancora in piena espansione in America, ma non conosco le università migliori per quella specializzazione. Sono sicuro che su internet non ci metterai molto a trovare le informazioni che ti servono.
Riccardo
18 Luglio 2013 @ 22:26
Non è vero che il voto all’università non conta.
Ad esempio se vuoi accedere a molti concorsi, viene richiesto da 105/110 in sù..
Luna
4 Settembre 2013 @ 20:03
Caro Stefano, sono una ragazza di 15 anni e frequento un liceo linguistico, spero mi aprirà molte port. Ho letto quello che tu hai scritto, tu dici che il futuro non dipende solo da dei voti che ti segnano l’anno scolastico ma dici che ‘Il tempo e l’energia sono la chiave di tutto. Se li sprechi a scuola, non te ne rimarrà per tutto il resto’. Ecco, io quest’anno scolastico l’ho ‘sprecato’ a scoprire nel mio piccolo com’è davvero la vita, ho fatto esperienze, ho imparato tante cose nuove e sullo studio mi sono concentrata poco. Sai qual’è stato il risultato ? Che quei voti mi hanno segnata. Che essere stata una studentessa ‘mediocre’ non è bastato. Sono stata bocciata. E non è per niente bello. Potevo andare a Londra quest’estate e non ci sono potuta andare perché sono stata punita dallo sbaglio che ho commesso. Quindi, la mia domanda è, come puoi dire che i voti non sono poi tanto importanti ? Sopratutto per noi giovani. Tu vivi negli Stati Uniti, ma credo che per arrivare lì hai dovuto più ‘spaccarti’ tanto sui libri che uscire e guardare il mondo. Cioè non lo so..hai qualche consiglio per me ? Sono molto confusa, al giorno d’oggi non c’è più voglia di far niente perché non riesci mai ad avere un buon risultato dopo un duro lavoro.
Spero tu mi risponderai, grazie mille in anticipo ! 🙂
Andrea
4 Settembre 2013 @ 20:54
Beh, mediocrità significa 6. Stefano non ha mai suggerito la bocciatura.
Io sono uno studente di 17 anni. Recentemente ho cambiato scuola (stavo allo scientifico), preferendone una molto più semplice. Io amo le scienze, ma come posso studiare bene in una scuola che non ti dà gli strumenti per farlo? Sono anche stato “traumatizzato”, per quanto questo termine possa essere esatto, rimanendo per molto tempo quasi terrorizzato dall’approfondire argomenti che potrebbero rivelarsi mie passioni solo per il terrore del fallimento trasmesso dai prof. Se odio la scuola e appoggio Stefano è per questo motivo: essa desidera la massa, non predilige l’individuo. Io, ad esempio, necessito di calma e pace per assimilare dei concetti. Se questo pomeriggio ho capito Heisenberg, Bohr e Freynman in 10 minuti di lettura e non dopo oltre 6 mesi di studio e spiegazione a scuola, è perché sono diverso da tutti gli altri. E tutti gli altri sono diversi.
Su TED.com sono in molti a sostenere ciò che desidero farti capire con questa risposta. Spero ti sia stato utile.
Stefano
5 Settembre 2013 @ 10:11
“Mediocre” significa stare sul 7 a scuola, non essere bocciata. 😉
Ottima scelta il linguistico, ma dovrei seguire con una laurea altrimenti è inutile. Comunque fidati che io sui libri non mi sono mai spaccato. 😛
Tikkei
22 Settembre 2013 @ 10:16
Sai, io non mi potrei mai permettere di dire le cosse che hai detto tu. Perché?
Perché tu hai un blog con migliaia di visite al giorno e io no!
Comunque, a seconda di cosa si vuole diventare bisogna decidere quanto essere bravi, poi uno può essere mediocre per seguire le sue passioni.
I genitori di adesso ti giudicherebbero come dire, irresponsabile, invece, c’è una minoranza che la pensa come te.
Nel link seguente avrai la possibilità (Se già non l’hai fatto) di ascoltare Sir Ken Robinson, un personaggio che io ammiro veramente tanto. Embhé?
Ascolta e poi vedrai perché La scuola uccide la creatività.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=K3uXSYQWAwA
Se il link non funziona, fidati che vale davvero la pena di cercarlo su youtube.
Citazione necessaria:
Una classe, seconda elementare sta disegnando un qualcosa, ognuno può scegliere cosa disegnare. Una bambina, che stava facendo un disegno molto confuso, viene interpellata dalla maestra:”Cosa stai disegnando?” La bambina rispose con sicurezza “Dio” La maestra ribatte: “Ma nessuno sa come è fatto realmente Dio” L bambina conclusa: “Beh, tra poco lo sapranno”. La maestra gli ha proibito di continuare il disegno…
Andrea
22 Settembre 2013 @ 12:33
Il discorso dell’essere uno studente mediocre non si applica di certo alle proprie passioni. Anzi, secondo me è un modo per ribadire questo concetto: la scuola uccide l’originalità, la creatività e, cosa più importante, la curiosità (se molta gente non sa cosa fare nella vita è perché non ha abbastanza curiosità per scoprirlo!). Sottraendo tutto il tempo perduto per prendere un 8 o un 9 a scuola si darebbe più spazio a quello che conta veramente, alla passione che, una volta scoperta e accesa, ti condurrà al successo più grandioso.
Ricordiamo anche che una delle ultime leggi approvate rende il diploma mera carta straccia: voto finale e scuola di uscita non hanno più importanza in ambito universitario, né ai test, né in nulla.
sara
10 Ottobre 2013 @ 12:26
Ciao, ho scoperto da pochissimo il tuo blog ma mi piace molto. è vero, bisogna investire sulla propria peculiarità,a ma nel mio caso mi trovo un po’ perplessa. dopo una laurea in mediazione linguistica mi ritrovo a parlare tre lingue straniere (inglese e francese col C1, russo col B1) e ho pensato di iscrivermi a un master in marketing internazionale. scelta abbastanza para didietro, si spera. il problema è che io non sono affatto la classica “studentessa di economia/marketing”. i miei interessi si concentrano sul folklore popolare, sul contatto con le altre culture, sul confronto, su tutto ciò che è antico. secondo te esistono dei modi per conciliare la mia peculiarità con un percorso scolastico come quello che ho intrapreso?
Stefano
11 Ottobre 2013 @ 07:46
Il bello del marketing è che si adatta a qualsiasi cosa vuoi. 🙂
Anonymous
15 Ottobre 2013 @ 07:13
Salve! Io frequento un liceo linguistico e dopo aver letto questo articolo volevo chiederti se non pensi che avere voti alti (e quindi saper parlare perfettamente) quattro lingue, escludendo il latino, possa essere utile nel mondo del lavoro. Io penso di sì. Se mi puoi rispondere, volevo anche sapere cosa potrei studiare che la scuola non predisponga già. Un’ultima domanda: è utile, secondo la tua opinione, finire il liceo un anno prima (non devo ammazzarmi di studio, sono già brava quindi…) rispetto ai soliti 19 anni con cui finisce la maggior parte degli studenti? Sarebbe un punto a favore, soprattutto se si vuole fare un’università estera? Grazie mille 🙂
Stefano
15 Ottobre 2013 @ 08:55
Piuttosto fatti 3 mesi all’estero, altro che liceo! Poi per avere una minima possibilità di lavorare con le lingue ti serve una laurea, sicuro. 😉
Anonymous
15 Ottobre 2013 @ 18:29
So che serve una laurea e mi piacerebbe tantissimo trascorrere un periodo all’estero, ma un anno costa dai €12.000 e due settimane in famiglia da €1.600 in su. Sono minorenne, altrimenti farei qualche lavoretto affittando un appartamento in Inghilterra…
4 importanti strategie per vivere al massimo | Mindcheats
13 Novembre 2013 @ 13:00
[…] le altre ragioni, è per questo che dico che non devi essere per forza un bravo studente per avere una vita piena di soddisfazioni. La scuola è il primo passo per imparare qualcosa, ma […]
Anonimo
15 Novembre 2013 @ 18:42
alle scuole superiori non impariamo a lavorare come si sente dire in giro. impariamo cose che servono solo se uno volesse fare molti lavori perchè si studiano circa otto materie diverse. in confronto a quello che si studia solo una piccola parte delle cose studiate serve.
al liceo si dovrebbe scegliere cosa studiare in previsione del lavoro che si vuole fare. (uno delle materie che ha scelto dovrebbe essere valutato solo per le nozioni che preparano all università. il resto puó essere studiato senza valutazione, così se uno sbaglia corso può recuperare in un tempo non troppo lungo gli anni persi)
dopo le medie abbiamo scoperto le nostre inclinazioni quindi non è vero che dobbiamo essere obbligati a studiare tante materie obbligatoriamente per scoprire cosa ci piace. anche perchè se non abbiamo scoperto cosa ci piace è colpa nostra e si può scoprire cosa ci piace anche durante il liceo fuori dal programma scolastico (e se uno non cerca di scoprire cosa gli piace neanche al liceo la colpa è la sua). se sbagli corso recuperi col modo che ho detto sopra.
francesco
10 Dicembre 2013 @ 17:54
scusa se te lo dico… cioè ti sei laureato in economia come una scheggia, cioè bruciando le tappe, e per di più con un voto mediocre per poi andare negli States a far cosa? Il cameriere… Io ti rispetto, perché ritengo che ognuno debba fare ciò che vuole della propria vita, però allo stesso tempo mi pare che il tuo discorso riveli una incoerenza di fondo. Mi spiego: che bisogno c’era di prendere una laurea, considerati i sacrifici che comporta, se poi ti sei “ridotto” a fare il cameriere. Se ti interessava il settore della ristorazione, anziché perdere tempo e denaro con l’università, potevi frequentare un buon istituto alberghiero per poi fare esperienze e diventare competitivo nel mercato del lavoro. Non hai per caso detto tu stesso “fai quello che ti piace”… Il tuo voto di laurea poi dimostra che all’università sei andato avanti sempre con voti bassi, e i voti bassi a loro volta denotano superficialità e, di conseguenza, scarso interesse per la materia che studi… Se allora non eri interessato all’economia perché allora hai continuato a studiarla? E poi non mi venire a dire che era indispensabile per il tuo lavoro perché non mi risulta che negli USA tra i requisiti richiesti ai camerieri ci sia la laurea. Mica è detto che tutti debbano prendere la laurea… conosco persone che svolgono lavori dignitosi e che sono brave in ciò che fanno ma non hanno la laurea. Ripeto rispetto la tua opinione ma non la condivido.
Stefano
11 Dicembre 2013 @ 08:11
Primo, perché prendevo uno stipendio triplo o quadruplo rispetto a chi se ne è stato in Italia ad essere sfruttato con uno stage, e mi sono divertito un mondo.
Secondo e non dimentichiamo, perché ero negli Stati Uniti, non nella derelitta Italia. 😉
Terzo, perché adesso lavoro nell’economia e ho un lavoro stupendo.
Quarto, perché non era un ristorante qualsiasi e sul curriculum, da solo, fa la sua porca figura.
E infine perché, al contrario di molti laureati, io vedo l’università come un’opportunità e non un vincolo. Se dopo la laurea trovo un lavoro migliore e che paga meglio, non lo rifiuto solo perché ho studiato altro.
Mi sembrano abbastanza ragioni.
FRANCESCO
11 Dicembre 2013 @ 10:52
Ho capito benissimo il tuo punto di vista e mi pare sia anche logico… ma adesso consentimi di fare un po’ di sana ironia: cioè tu mi vuoi dire che anche se avessi una laurea e mi recassi ipoteticamente negli States e mi offrissero 5000 euro al mese per pulire i cessi io dovrei ugualmente accettare anche se so che “pulire i cessi” non è il lavoro per cui ho studiato e mi sono sacrificato… 🙂 Non voglio essere irriverente (lungi da me) ho voluto solo scherzare…
Elena
29 Dicembre 2013 @ 02:16
Hey(:
Innanzitutto grazie per tutti questi articoli, sono a dir poco fantastici !
Però questo articolo mi lascia leggermente confusa …
Cioè mi pare di capire che per te va benissimo non studiare troppo e utilizzare quel tempo che rimane per dedicarsi ad altro, nel mio caso però che dovrei fare ??
Ho 15 anni ed è da un po che stavo pensando di cambiare indirizzo e studiare medicina…
Ma se scelgo qualcosa tipo medicina dovrò studiare per forza un sacco no ?
Correggimi se sbaglio…
Stefano
29 Dicembre 2013 @ 08:01
Studiare non è necessario se nel tempo libero extra fai altro di più produttivo. Se fai medicina, devi studiare e basta.
MrProgettoOmega
16 Febbraio 2014 @ 16:24
Da quando ai camerieri in America viene richiesta una laurea in economia & marketing? E’ una provocazione oppure lo standard?
Terry
17 Aprile 2014 @ 23:30
Sei un mito!
Quello che hai scritto è quello che penso ogni giorno quando entro dentro la mia classe. Ormai sono all’ultimo anno di liceo classico, fra poco avrò gli esami di maturità ed anche se da una parte sono agitata, capisco che la scuola NON è la vita. La vita é molto di più e questi anni sono fantastici e bisogna goderseli al meglio e senza rimpianti. Vedo gente in classe mia piangere per non aver preso un 10, ma un 9 ed a quel punto capisco quanto certe persone non siano in grado di cogliere la vera essenza della vita. Credono che la scuola sia tutto, che il voto della maturità determinerà chi sono e cosa faranno, ma non è così e lo vedo dal fatto che anche se sanno tutto di Kierkegaard e Saffo, della vita reale, quella che si vive ogni giorno, non sanno NULLA.
Io sono dell’idea che è meglio seguire i propri sogni, perché solo la vita sa insegnarci ciò che realmente è importante.
Stefano
22 Aprile 2014 @ 08:13
Ciao Terry, grazie del commento. Che quelli che si disperano per un 9 siano “strani” (ad essere diplomatici) è pacifico. D’altra parte, occhio a usare sempre il tuo tempo per investire sul futuro. 😉
rossella
16 Maggio 2014 @ 14:01
scusa, tutta sta manfrina e fai il cameriere?
Celeste
11 Settembre 2014 @ 10:53
Ho risposto anche al tuo precedente commento che mi sembra il più stupido di tutti, tra l’altro.
Scusa, ma tu…quando vai al ristorante ti piace farti servire, vero?
Credi che fare il cameriere sia un lavoro stupido e inutile, visto che sembra quasi che tu lo stia disprezzando con questa insinuazione?
Allora, perchè quando vai al ristorante non ti servi da sola i pasti? Che ci vuole…tanto è “un lavoretto”! Oppure non ci arrivi?
Scommetto che quelli come te vanno spesso in ristoranti a farsi servire (con i soldini di mamy e papy), quindi menomale che ci siete voi…sennò non esisterebbe nemmeno il cameriere! 😉
Mancare di rispetto a chi fa lavori umili…non sapendo ovviamente che c’è bisogno anche di queste persone. ^^ Sai, le tue insinuazioni sono tipiche di chi non ha mai lavorato nella vita e di chi non ha mai vissuto la propria vita in maniera serena.
Quelli come te, superficiali e che mancano di rispetto, alle prime difficioltà della vita (quando scopriranno che c’è qualcosa oltre i votini alti di scuola) sono i primi che vanno in super-depressione. Ne conosco molti così.. purtroppo. Vivono di pillole, vitamine, antidepressivi… La pigrizia, l’ignoranza mista ad arroganza e mancanza di rispetto è in grado di portare a questo. Difficilment riuscirai ad ottenere risultati migliori di quelli di “squola” dalla vita, quelli come te non apporteranno mai ricchezze utili all’umanità…più che altro le toglieranno e ci sputeranno pure sopra (vedi l’insinuazione sul fare “solo ” il cameriere), tanto a ricordare quanto sono “intelligenti”.
Un bel 110 e lode all’università, bocciati nella vita. ^^
rossella
16 Maggio 2014 @ 14:07
Trovo che il tuo articolo possa essere considerato illuminante solo per dei liceali un po’ confusi e con poca voglia di studiare… uscire con 94 all’università denota davvero un rendimento e un impegno pari a 0… perchè ti sei iscritto scusa?
Celeste
11 Settembre 2014 @ 10:32
Non credo proprio che uscire con il 94 dall’università denoti un rendimento e impegno pari a zero. Molto probabilmente aveva anche altro da fare nella vita, oltre al “bravo scolaretto di papy e mamy” che sta solo sui libri. Infatti basta leggere la sua “manfrina” per capire che è stato molto più di un semplice studente coccolato da mamy e papy e ha raggiunto una maturità e un livello di intelligenza VERA superiore a certa gente che prende voti altissimi.
Il votino alto preso a scuoletta non significa proprio nulla nella vita, e se lui ha deciso comunque di andare all’università nessuno glielo impedisce: è la sua vita. La vita è fatta di scelte. Non si può sempre eccellere in tutte le scelte che vengono fatte: si prova, si vede se va come si spera e poi si tirano le somme. Almeno è arrivato fino in fondo (nonostante avesse altro da fare nella vita) e non ha fatto come molta altra gente che molla l’università dopo aver sprecato inutilmente tempo e soldi…facendolo quindi sembrare più un capriccio (“voglio fare l’università…anzi no, ci ho ripensato!”) che una scelta ponderata e responsabile.
Ma noi non siamo nessuno per giudicare, ognuno ha le sue ragioni. Fatto sta che un voto nella vita non ti cambia nulla…anzi, solitamente sono solo gli adolescenti o i bambini che si fanno tanti problemi per i voti di scuola, visto che devono ancora provare ad affrontare i veri problemi della vita. Ed è quando superi quelli che dimostri di essere una persona veramente intelligente, matura e responsabile…o meno.
Stefano
16 Settembre 2014 @ 14:33
Rossella, un impegno pari a 0 mi avrebbe fatto uscire con un voto pari a 0/110 non trovi?
Mi sembra molto retrograda la mentalità del “se non esci con un buon voto non iscriverti nemmeno”, e pare inutile citare quanti grandi personaggi siano usciti miseramente dal college (ammesso che l’abbiano finito), facendo più strada di chiunque qui dentro, me compreso.
Una persona non è un voto: è un insieme di competenze maturate tramite esperienze più varie di una serie di lezioni all’università.
Dinosauro
25 Giugno 2014 @ 19:59
Ciao, ho letto questo articolo cercando su google: “non essere bravi all’università”, il che dovrebbe dare un’idea di che studente sia. Domani affronterò il mio ultimo esame di laurea triennale in biologia, facoltà a cui sono capitato dopo mille indecisioni e che tutto sommato piace.
Ho fatto il liceo classico quindi ho recuperato numerose materie scientifiche (no, non lo rifarei) e ho perso un anno abbondante facendo altro e mi laureerò fuori corso. Durante il mio tempo sprecato ho scoperto la mia passione per l’elettronica, l’informatica e le loro relative applicazioni biotecnologiche che mi hanno aperto gli occhi su un mondo che non credevo potesse esistere seguendo quello che avviene principalmente in ambito accademico.
Posso confermare, è vero, appassionarsi ad altro ti apre la mente, e so benissimo che ci rimarrò male quando ascolterò il mio voto di laurea, ma adesso la mia paura è che appassionarmi a tutto questo è nulla senza un 110 e lode, ameno in una facoltà tecnica come la mia. Chiedo perdono per la lungaggine, mi sono rispecchiato molto in quello che hai scritto e ho voluto esprimere qui la mia idea.
Anonimo
6 Luglio 2014 @ 05:01
Io non studio per lavorare, studio per vivere, la cultura è vita. Se avessi voluto assimilare solo ciò che mi avesse potuto aiutare in un possibile futuro lavoro, avrei scelto il professionale. Ho scelto invece il tecnico, elettronica e telecomunicazioni poi ho continuato, adesso studio matematica all’università. Prima di finire il tecnico lo avevo abbandonato e per 3 anni ho fatto l’idraulico, la guardia, l’aiutante muratore, servizi di catering e il consegna pizze a domicilio. Ora invece studio, faccio solo quello, do il massimo e pretendo il meglio, è la mia passione e non riuscirei a concepire il non dover dare il massimo di me in quello che faccio perché se tra una cosa e l’altra studio l’inglese o altro posso avere più facilmente lavoro, prima o poi un lavoro si trova, non sarò manager di una multinazionale ma andrò a vendere la frutta all’orto-mercato? Fa niente, però conoscero’ ciò che mi appassiona fin nel profondo e continuerò a studiare sempre anche se non serve per il lavoro, non sarò un talento ma non mi importa perche’ è una mia passione. Sembra che tu vivi per lavorare, se una nozione è utile al lavoro la apprendo, se no è inutile o non merita il giusto grado di attenzione, fa niente se non l’ho capito e prendo un brutto voto, basta che passo, tanto nel lavoro non serve. questa è una cosa triste. Poi ogniuno fa come crede
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29 Luglio 2014 @ 08:28
search for property for sale
Perché dovresti essere uno studente mediocre per trovare un buon lavoro – Mindcheats
Filippo Repossi
22 Agosto 2014 @ 15:58
Grandissimo
Anonimo
29 Settembre 2014 @ 17:08
Premetto, sono studente Liceo Scientifico ma nonostante ciò non penso che i tuoi pregiudizi sul Liceo Classico specialmente, siano fondati. L’elasticità mentale, capacità di adattarsi, che acquisisce uno studente liceale è superiore rispetto a qualsiasi altro tipo di facoltà o istituto superiore. D’altronde se mi permetti una locutio ignorante… Leopardi scriveva agli inizi del XIX secolo che l’ignorante o la persona chiusa mentalmente si gode solo parte della felicità. Secondo me aveva ragione perché anche se tutti lo reputano uno sfogato perché qualche autore l’ha definito tale, io penso che avesse ragione; ha composto cose esorbitanti, fantastiche, e… mi duole dirlo ma,…: era un FIGO! Ti stimo Leopardi!
Stefano
29 Settembre 2014 @ 17:45
Non penso che l’elasticità mentale di un individuo sia influenzata unicamente dall’istituto che frequenta, le capre che entrano al classico escono comunque capre. Diplomate, ma sempre capre 🙂 (esattamente come qualsiasi altro liceo/istituto tecnico)
Chiara
7 Gennaio 2015 @ 19:52
Ciao Stefano, sono capitata per caso sul tuo blog e ho letto quest’articolo che ho trovato molto interessante. Sono una studentessa di quinto al liceo scientifico e mi trovo d’accordo con te sul fatto che la scuola uccida la creatività. Almeno questo vale nella mia scuola. Mi ritrovo a fare i conti con professori esigenti. A me questo sta bene, finchè non si comportano male. Capita che un paio di loro prendano in giro gli studenti, li insultino o altro. Questo non è fare didattica, ma lasciamo stare l’argomento. Mi sta bene finchè si dimostrano preparati. Ma quando ho una professoressa che di grammatica inglese non capisce niente che mi ha preso in antipatia e sui compiti mi segna errori inesistenti, quello no! E non capita solo con questa professoressa, e di certo non capita solo a me. I professori insegnano quelle poche cose che potrebbero esserci utili in futuro in modo inadeguato. Ogni professore vuole che noi ripetiamo gli argomenti come vogliono loro, per l’esame, quando ci sarà un altro docente davanti che avrà un suo metodo non so come faremo. E inoltre il carico di studio è talmente pesante che per prendere la sufficienza non puoi evitarti meno di 4 ore o 5 di studio. Questo tutti i giorni,purtroppo. La scuola ci sta opprimendo perchè nessuno ha tempo di fare quel che vuole. Penso che con questa ultima affermazione, in effetti ,sto riassumendo il pensiero studentesco generale. Io sono sempre stata una grande appassionata della lettura (in camera mia ci sono più di trecento libri, li ho contati) tanto che ne divoravo uno al giorno o in meno tempo. Negli ultimi due anni questa passione per la lettura è diminuita. Avrei voluto lavorare nel campo dell’editoria, ora ci sto ripensando. Non ce la faccio più a vedere libri, mi ricordano troppo l’inutile studio matto e disperato a cui ci sottopongono, inutile perchè per come ci fanno studiare gli argomenti abbiamo dimenticato tutto dopo pochi mesi. E questo non ha senso. La scuola italiana è propriamente inutile.
Mite
18 Gennaio 2015 @ 15:40
Ho letto il tuo articolo, trovato per caso.
Devo ammettere che su certi punti sono d’accordo con te su altri un po’ meno.
Sono d’accordo con te sul punto di dedicarsi anche ad altro oltre alla scuola, non solo per trovare lavoro ma anche perchè ragazzi si è solo una volta nella vita, se si vive una vita composta solo da studio di materie che non interessano che vita è?
D’altra parte da quando sono passato all’università mi sono reso conto che alcune materie mi piacciono proprio, e studiarle è diventato anche un piacere, un piacere che in futuro mi sarà anche utile.
A mio parere il problema del sistema scolastico è che non ha fiducia e non fa scegliere lo studente che nel 90% dei casi persino all’università si ritrova con tante materie di cui farebbe volentieri a meno… un sistema a crediti che faccia scegliere a tutti gli studenti quali materie dare sarebbe a mio parere molto più utile e stimolante.
un sistema come quello attuale, molto generale, funziona alle elementari e alle medie, e persino all’inizio delle superiori ma ad un certo punto si dovrebbe dare un’istruzione specialistica mirata a scelta dello studente che a quel punto dovrebbe sapere cosa vuole fare e per cosa è portato.
il tuo articolo parla di come si può imparare cose interessanti al di fuori della scuola… ma pensa se invece lo studente potesse scegliere di imparare quelle cose a scuola lasciando perdere ciò che allo studente non interessa… lo studente studierebbe volentieri, senza preoccuparsi delle ore passate sulla materia perchè quella materia gli piace, acquisirebbe il meglio e riuscirebbe ad avere successo nel suo campo.
Stefano
18 Gennaio 2015 @ 21:24
Ciao Mite, alcuni atenei adesso mettono a disposizione un certo numero di crediti per attività a scelta dello studente, giustamente direi. Anche io farei un piano di studi più flessibile, tuttavia non mi fiderei a lasciarlo completamente nella mani dello studente. Diciamo una ripartizione fifty-fifty
Ferdy
31 Luglio 2015 @ 10:49
Salve Stefano, condivido molti concetti che hai espresso. Io sono un tipo che passato la vita sui libri, al liceo arrivavo a studiare fino alle 23:00 e a volte fino all’una di notte. Il mio metodo si basava su sapere tutto su qualsiasi argomento della lezione tanto che le interrogazioni non mi destavano paura. Stessa cosa feci all’università, ho passato 10 anni o più muovendomi tra casa-scuola e tra casa-università e quando
studiavo ero fissato sull’ora, guardavo in continuazione l’orologio. Finii il liceo con 90 perché pasticciai un po’ all’esame di stato, mentre mi laureai ad ingegneria elettronica con 110 e lode con e con una media di 29.5. Behh negli anni ho avuto molti complimenti, gente che mi rispettava, che diceva che ero forte e ora sento di avere ottime conoscenze tecniche. Ma ho pagato il tutto a carissimo prezzo, non uscivo mai di casa, non ho avuto mai amicizie e non ho mai avuto una relazione con una ragazza (già ne vedevo poco al liceo poi ad ingegneria potete immaginare 😀 ). Quel poco tempo libero che avevo lo bruciavo sui videogiochi al pc. Alla fine del mio percorso ho trovato lavoro ma dopo la laurea non avevo più un obiettivo e caddi in forte depressione. E da lì, in una mia fase della mia vita in cui avevo un po’ più di tempo per riflettere, cominciai a prendere coscienza di tutto. Mi resi conto che avevo sacrificato troppo e ora a 27 anni mi sto sforzando di fare amicizie ma è pesantissimo. Vedo la gente strana li vedo diversi e mi sento a disagio pure per la mia timidezza, sembra che nel mio modo di vivere ho soppresso il sorriso… prendo tutto con troppa serietà. La verità è che ho da sempre ho avuto problemi a socializzare e ho usato lo studio anche come mezzo per distogliere i pensieri sui miei veri problemi. Pertanto mi rivolgo a voi ragazzi, sia che in questo momento state frequentando un istituto superiore o un’università o quant’altro, lo studio è importantissimo per essere capaci nel lavoro ma dovete liberare del tempo per sperimentare altre cose, per chi è timido diventi sfacciato perché la vita è breve e per essere felici bisogna aver il coraggio di sbagliare, quindi cominciate a combattere le vostre paure e buona fortuna. 😉
Stefano
31 Luglio 2015 @ 23:19
Ferdy, grazie di avere condiviso la tua esperienza 🙂
Anonimo
20 Maggio 2016 @ 09:20
vice versa si scrive attaccatoooooooooooooooooooooooooooooo
Stefano
21 Maggio 2016 @ 10:39
Ok, ora che ti sei coperto di ridicolo, vai a giocare a mosca ceca in autostrada.
Giandavide
25 Giugno 2016 @ 01:45
Sono uno studente delle superiori e mi ritrovo a pieno nel tuo discorso. Mi sono ritrovato in un liceo scientifico costretto dai miei genitori data la bassa qualità dell’ITG (che avrei voluto frequentare) del mio paese. La mia fortuna è l’azienda di famiglia: un’impresa di costruzioni con circa 20 dipendenti che ha provocato questa mia passione per l’ingegneria (amo la matematica e la fisica). Proprio come hai scritto impiego il tempo che mi rimane da uno studio più che sufficiente nel fare esperienze che mi saranno utili
Stefano
14 Luglio 2016 @ 18:22
Soprattutto se poi vieni costretto a fare qualcosa che non ti piace. Lì il non studiare diventa una giusta questione di principio.
Emma
27 Novembre 2016 @ 11:18
A mio parere, hai un concetto di scuola troppo standardizzato e comune come la scuola vuole che la si consideri. La scuola dev’essere una palestra di vita, un ambiente nel quale devi sì studiare (perchè la cultura è ciò che distingue un uomo dall’altro, anche per fare semplici stronzate come i giochi di squadra o andare all’Eredità), ma farlo con cognizione: studiare non significa imparare a memoria, ma capire, fare collegamenti con la realtà, rendersi conto del perchè una cosa è così e non in un altro modo. Tutti pensano a cosa serva studiare, almeno una volta nella vita. E’ lecito, perchè siamo esseri razionali, e non sempre siamo in grado di darci una risposta. Se le persone frequentano in modo sbagliato la scuola, è perchè non se ne capisce l’importanza aldilà del semplice allenamento mnemonico che essa – purtroppo – ancora propone. Non ce ne rendiamo conto: a che serve studiare latino, greco, letteratura, matematica, fisica, scienze…? Serve un po’ a tutto. L’inglese, ormai, si sa: è aria che si respira, c’è dappertutto. E questo è assodato. Il latino lo considerate una lingua morta? Provate a scovare nei vostri dialetti e poi ne riparliamo. Il greco a che serve? Quando il medico vi dirà che soffrite di iponatremia o di iperfosfaturia, voglio proprio vedere che faccia farete. E qui non stiamo parlando di tradurre versioni, ma di vita reale! La letteratura italiana, poi, se non la si conosce ci si dovrebbe solo vergognare: a mio parere, va innanzitutto conosciuto tutto ciò che ci rende italiani e parte di una singola nazione, perchè molto spesso non conosciamo nemmeno ciò che ci circonda e la sua storia. Le discipline scientifiche ci permettono di stimolare il nostro ragionamento, soprattutto la fisica, che è la più vicina alla realtà. La filosofia è la madre di tutte le discipline e anche questa ci stimola il ragionamento, soprattutto se dai uno sguardo ai filosofi dell’800-900.
E si, si può imparare anche autonomamente. Ma poni delle variabili: hai sempre tempo? E quando hai tempo, ne hai davvero voglia? Imparare da soli è un conto, ci permette di capire meglio alcune cose, è vero, ma affidarsi ad una persona che ne sa di più di noi, soprattutto quando ci troviamo in una situazione in cui non si sa da dove cominciare, non sarebbe meglio? Poniamo un’altra variabile: professori incompetenti. Capita d’incontrarli. In questi casi, se essi non capiscono di non adempiere completamente al loro compito, ci si dà da fare autonomamente. Ad una persona stupida puoi anche tentare di far capire di esserlo, ma poichè lo è, non lo capirà, e si dovrà agire come per aggirare la sua stupidità.
E ancora, non si studia per il voto. Purtroppo, però, in questa società è diventato il lascia-passare per arrivare dappertutto. Il voto deve indicare il grado di conoscenza di qualcosa, e non deve essere per nessun motivo fonte di scoraggiamento, ma al massimo di rimprovero interiore: la prossima volta farò meglio.
E’ così che va presa la scuola!
Emma
27 Novembre 2016 @ 11:21
A mio parere, hai un concetto di scuola troppo standardizzato e comune come la scuola vuole che la si consideri. La scuola dev’essere una palestra di vita, un ambiente nel quale devi sì studiare (perchè la cultura è ciò che distingue un uomo dall’altro, anche per fare semplici stronzate come i giochi di squadra o andare all’Eredità), ma farlo con cognizione: studiare non significa imparare a memoria, ma capire, fare collegamenti con la realtà, rendersi conto del perchè una cosa è così e non in un altro modo. Tutti pensano a cosa serva studiare, almeno una volta nella vita. E’ lecito, perchè siamo esseri razionali, e non sempre siamo in grado di darci una risposta. Se le persone frequentano in modo sbagliato la scuola, è perchè non se ne capisce l’importanza aldilà del semplice allenamento mnemonico che essa – purtroppo – ancora propone. Non ce ne rendiamo conto: a che serve studiare latino, greco, letteratura, matematica, fisica, scienze…? Serve un po’ a tutto. L’inglese, ormai, si sa: è aria che si respira, c’è dappertutto. E questo è assodato. Il latino lo considerate una lingua morta? Provate a scovare nei vostri dialetti e poi ne riparliamo. Il greco a che serve? Quando il medico vi dirà che soffrite di iponatremia o di iperfosfaturia, voglio proprio vedere che faccia farete. E qui non stiamo parlando di tradurre versioni, ma di vita reale! La letteratura italiana, poi, se non la si conosce ci si dovrebbe solo vergognare: a mio parere, va innanzitutto conosciuto tutto ciò che ci rende italiani e parte di una singola nazione, perchè molto spesso non conosciamo nemmeno ciò che ci circonda e la sua storia. Le discipline scientifiche ci permettono di stimolare il nostro ragionamento, soprattutto la fisica, che è la più vicina alla realtà. La filosofia è la madre di tutte le discipline e anche questa ci stimola il ragionamento, soprattutto se dai uno sguardo ai filosofi dell’800-900.
E si, si può imparare anche autonomamente. Ma poni delle variabili: hai sempre tempo? E quando hai tempo, ne hai davvero voglia? Imparare da soli è un conto, ci permette di capire meglio alcune cose, è vero, ma affidarsi ad una persona che ne sa di più di noi, soprattutto quando ci troviamo in una situazione in cui non si sa da dove cominciare, non sarebbe meglio? Poniamo un’altra variabile: professori incompetenti. Capita d’incontrarli. In questi casi, se essi non capiscono di non adempiere completamente al loro compito, ci si dà da fare autonomamente. Ad una persona stupida puoi anche tentare di far capire di esserlo, ma poichè lo è, non lo capirà, e si dovrà agire come per aggirare la sua stupidità.
E ancora, non si studia per il voto. Purtroppo, però, in questa società è diventato il lascia-passare per arrivare dappertutto. Il voto deve indicare il grado di conoscenza di qualcosa, e non deve essere per nessun motivo fonte di scoraggiamento, ma al massimo di rimprovero interiore: la prossima volta farò meglio.
Ogni argomento che non è di nostro gradimento deve essere visto come una sfida che dobbiamo vincere, non per dimostrare ad un professore che conosciamo l’argomento e meritiamo un buon voto, ma per nostra dignità personale.
Dai retta a me, considera meglio la scuola.
Anonimo
27 Novembre 2016 @ 11:24
A mio parere, hai un concetto di scuola troppo standardizzato e comune come la scuola vuole che la si consideri. La scuola dev’essere una palestra di vita, un ambiente nel quale devi sì studiare (perchè la cultura è ciò che distingue un uomo dall’altro, anche per fare semplici stronzate come i giochi di squadra o andare all’Eredità), ma farlo con cognizione: studiare non significa imparare a memoria, ma capire, fare collegamenti con la realtà, rendersi conto del perchè una cosa è così e non in un altro modo. Tutti pensano a cosa serva studiare, almeno una volta nella vita. E’ lecito, perchè siamo esseri razionali, e non sempre siamo in grado di darci una risposta. Se le persone frequentano in modo sbagliato la scuola, è perchè non se ne capisce l’importanza aldilà del semplice allenamento mnemonico che essa – purtroppo – ancora propone. Non ce ne rendiamo conto: a che serve studiare latino, greco, letteratura, matematica, fisica, scienze…? Serve un po’ a tutto. L’inglese, ormai, si sa: è aria che si respira, c’è dappertutto. E questo è assodato. Il latino lo considerate una lingua morta? Provate a scovare nei vostri dialetti e poi ne riparliamo. Il greco a che serve? Quando il medico vi dirà che soffrite di iponatremia o di iperfosfaturia, voglio proprio vedere che faccia farete. E qui non stiamo parlando di tradurre versioni, ma di vita reale! La letteratura italiana, poi, se non la si conosce ci si dovrebbe solo vergognare: a mio parere, va innanzitutto conosciuto tutto ciò che ci rende italiani e parte di una singola nazione, perchè molto spesso non conosciamo nemmeno ciò che ci circonda e la sua storia. Le discipline scientifiche ci permettono di stimolare il nostro ragionamento, soprattutto la fisica, che è la più vicina alla realtà. La filosofia è la madre di tutte le discipline e anche questa ci stimola il ragionamento, soprattutto se dai uno sguardo ai filosofi dell’800-900.
E si, si può imparare anche autonomamente. Ma poni delle variabili: hai sempre tempo? E quando hai tempo, ne hai davvero voglia? Imparare da soli è un conto, ci permette di capire meglio alcune cose, è vero, ma affidarsi ad una persona che ne sa di più di noi, soprattutto quando ci troviamo in una situazione in cui non si sa da dove cominciare, non sarebbe meglio? Poniamo un’altra variabile: professori incompetenti. Capita d’incontrarli. In questi casi, se essi non capiscono di non adempiere completamente al loro compito, ci si dà da fare autonomamente. Ad una persona stupida puoi anche tentare di far capire di esserlo, ma poichè lo è, non lo capirà, e si dovrà agire come per aggirare la sua stupidità.
E ancora, non si studia per il voto. Purtroppo, però, in questa società è diventato il lascia-passare per arrivare dappertutto. Il voto deve indicare il grado di conoscenza di qualcosa, e non deve essere per nessun motivo fonte di scoraggiamento, ma al massimo di rimprovero interiore: la prossima volta farò meglio.
Ogni argomento che non è di nostro gradimento deve essere visto come una sfida che dobbiamo vincere, non per dimostrare ad un professore che conosciamo l’argomento e meritiamo un buon voto, ma per nostra dignità personale.
Dai retta a me, considera meglio la scuola.
Anonimo
28 Novembre 2016 @ 22:09
Ciao è molto bello quello che hai detto per me hai proprio ragione anch’io cerco di andare fuori dalla scuola a cercare cose che non potrò mai trovare a scuola, e ci sto riuscendo anche se sto prendendo dei brutti voti, tutti mi dicono che il primo quadrimestre di scuola non vale niente perché migliorerai, io ci credo un po.
Tipo quando ho preso un brutto voto a storia cioè 5 tutti mi hanno consolato perché piangevo quasi tutta la scuola lo ha fatto. Per me è bello andare a cercare cose che non troverai mai se stai tutto il giorno sui libri,a me piace tantissimo esplorare anche se mia madre non me lo permette. Anche secondo me la scuola ti leva la creatività perché io non celò e sono solo alle medie.
CIAO, E GRAZIE DI AVERMI FATTO RIFLETTERE CHE NON C’è SOLO LA SCUOLA NELLA VITA MA C’è ANCHE IL MONDO FUORI LA SCUOLA.
Anonimo
16 Aprile 2021 @ 17:01
Dopo una Laurea Triennale e una Specialistica in Economia, posso concludere dicendo che alla fine quando dopo tante materie studiate, al momento della Tesi, sei obbligato a trovare un argomento diverso da quello che hanno scelto altri, cioè che la tua Tesi non deve essere uguale alle altre, e che le materie che hai studiato (magari prendendo voti alti) non ti serviranno a una beata cippa per la tua Tesi, soprattutto Magistrale, allora arrivi alla sana conclusione che le competenze Distintive le richiedono proprio a ridosso della fine del tuo percorso di laurea, dopo 5 anni di ripetizioni a “pappagallo”, e che il tuo argomento di Tesi, unico e indistinguibile, trova magicamente il suo senso . Molti sottovalutano proprio l’ultimo traguardo e spesso, anche con voti altissimi, rinunciando a completare il percorso di Laurea semplicemente perchè non trovano argomenti “unici” e distintivi, che non troveranno di certo imparando a pappagallo, ma studiando per conto proprio, come ho fatto io. Anch’io sono uno studente “Mediocre”, con voti bassi, ma se avere voti bassi nei Diritti, e prendete volti altissimi nelle altre materie, specie quelle Matematiche, significa essere Mediocri (i voti bassi di Diritto abbassano di molto la Media, perchè odio io Diritti), allora evviva la mediocrità e la propria unicità, che essere pappagalli senza alcuna personalità. Concludo dicendo che nella vita sono tutte esperienze, perchè posso dire che ad oggi, anche se con voti bassi ho una visione diversa del mio Mondo, ma anche della mia esperienza nell’Università, e che magari in futuro con la Mediocrità di oggi, potrei comunque migliorare eccellendo con una seconda Laurea in un altro ambito, e perchè no anche sperare di trovare un buon Lavoro. Saluti Stefano, sei ancora giovane, lascia perdere i commenti qualunquisti. Ciao