Come essere pigro (portando a casa risultati)
L’anno scorso, mi è stato chiesto di tenere un intervento sul metodo di studio all’università di Foggia.
Ho aperto il discorso parlando del perché mi sia interessato alle tecniche per studiare più efficacemente:
“Perché sono pigro” ho iniziato.
“Ho creato un metodo di studio efficace, che vi insegnerò in questa presentazione, per ottenere gli stessi risultati nella metà del tempo”.
Cosa vuoi, sono onesto io. 😉
Io genere, io non sono una persona alla quale piace ammazzarsi di lavoro. Il mio concetto di successo è particolare: per me significa essere felice e godermi la vita, non avere qualche autorità esterna che misuri quanto io sia ricco, famoso, in alto nella gerarchia. Sono tutte cose che non ti puoi godere senza il tempo libero per farlo.
Ed è per questo che ho iniziato a studiare e ottimizzare la mia gestione del tempo: non per riuscire a fare più cose nel corso di una giornata, ma per fare tutto quello che devo e avere comunque del tempo libero da dedicare ai miei hobby.
Così ho sviluppato la mia “teoria della pigrizia produttiva”, ossia: bilanciare lavoro (o studio) e tempo libero, cercando di ottimizzare il primo per avere più del secondo.
Perché dovresti essere pigro (almeno un po’)
Nonostante tutte le metafore, il cervello non è un motore. Non importa quanto tua sia in riserva, una macchina continua ad andare sempre uguale finché finisce la benzina e il motore si spegne. Ma il cervello, visto che non può spegnersi del tutto, ha prestazioni decrescenti con l’accumularsi della fatica.
Questo significa che se lavori tanto, lavori male.
L’efficienza nel fare qualsiasi cosa decresce tanto più crescono le ore di lavoro, fino al punto in cui non vale neppure più la pena continuare a lavorare. A questo serve la teoria della pigrizia: sapere quali sono i tuoi limiti, e privilegiare l’efficacia alle semplici ore. Abbracciare la pigrizia e accettarla nella tua vita, se lo fai nel modo giusto, potrebbe addirittura farti diventare più produttivo. Specialmente se il tipo di lavoro che devi fare è più intellettuale che fisico: la mente, quando stanca, cala di prestazioni più dei muscoli.
C’è questo preconcetto stacanovista in giro, che la tua produttività è direttamente proporzionale alle ore di lavoro.
Se lavoro tanto devi sentirti bene, se lavori poco devi sentirti in colpa. Ma non è per forza così.
Questo è un concetto obsoleto che poteva andare bene nell’Unione Sovietica di cento anni fa, ma ad oggi, ha poco senso di esistere. La tua produttività sul posto di lavoro si misura solo con i risultati che ottieni. Quindi se lavori 2 ore al giorno con risultati straordinari, sei più produttivo della persona che sgobba 12 ore al giorno senza portare a termine granché.
Sospetto che questo sistema venga adottato poco perché è impietoso. Lavorare tanto è facile: basta mettersi a correre da una parte all’altra come una gallina senza testa, e fingersi indaffarati. Ma ottenere risultati non è facile, bisogna essere bravi e impegnarsi. Per questo molte persone, senza la forza di volontà di farsi un’analisi di coscienza per ammettere i propri limiti, continuano a lavorare tanto per illudersi di essere produttivi. Queste persone sono facili da scoprire, sono quelle che si lamentano perché il mondo ce l’ha con loro e non ottengono risultati anche se lavorano tanto.
A parte i vantaggi nella tua produttività, essere un po’ pigro nel lavoro ti consente di dedicarti ai tuoi hobby e attività parallele. In altre parole, significa aumentare la tua cultura generale. Che, di conseguenza, porta ad aumentare la tua creatività. Quindi essere pigro non significa (necessariamente) stare davanti alla TV e mangiare patatine mentre guardi Maria de Filippi, ma impegnarti in tutta una serie di attività che non fanno parte del tuo lavoro principale.
Ed è qui che entra in gioco la mia teoria della pigrizia produttiva: va bene essere pigri, ma anche le tue ore di riposo dovrebbero aiutarti a portare a casa dei risultati. La mia teoria delle pigrizia produttiva ti aiuta a bilanciare lavoro, successo personale e relax, ed è complementare alla mia ormai nota Regola Aurea.
La teoria della “pigrizia produttiva”
Quello che piace fare a me è dividere le mie ore di riposo, ossia la mia parte pigra, in due metà uguali: la prima metà è pigrizia produttiva, la seconda metà è pigrizia pura. Ecco come funziona il mio sistema.
La pigrizia produttiva
Anzitutto, ti ricordo che essere pigro (ossia oziare) per me significa “tutto quello che non è strettamente collegato all’attività lavorativa”.
Essere un pigro produttivo significa fare attività diverse dal lavoro, ma che comunque hanno dei benefici di altro tipo. Di solito, in questa categoria faccio rientrare due attività:
- I miei obiettivi personali: se mi sto allenando per una gara di corsa (e non sono un atleta professionista), allora tutti i miei allenamenti rientrano nella pigrizia produttiva.
- L’apprendimento orizzontale: imparare e fare tutte quelle cose non direttamente utili per il lavoro, ma che portano comunque benefici diretti o indiretti. Cose come pulire casa, leggere un manuale, imparare l’inglese…
Queste sono tutte attività mediamente rilassanti: non sono il tuo lavoro quindi le fai più volentieri, ma richiedono comunque la tua attenzione.
La pigrizia pura
Questa è la vera pigrizia: il non fare niente. Guardare la De Filippi, giocare ai videogiochi, andare in spiaggia a fare l’aragosta, concedersi pizza e cinema con gli amici.
Snobbata da molti, fra cui fin troppi guru di crescita personale, io sono convinto che la pigrizia pura abbia il suo posto come attività che migliora la qualità della tua vita. Diciamocelo: una vita in cui ogni minuto è programmato, in cui ogni cosa che fai deve portare a un risultato, a un miglioramento, è insostenibile.
Puoi andare avanti così un mese, un anno, dieci anni magari. Ma a forza di tirare la corda, prima o poi si spezza. Avrai un crollo, o ti accorgerai che hai sbagliato tutto e buttato anni della tua vita a cercare un successo fasullo. Così come per la tua alimentazione, anche il tuo stile di vita deve essere sostenibile per sempre. Altrimenti, così come con le famose diete yo-yo (regimi estremi che non possono essere portati avanti per più di qualche settimana), anche la tua vita avrà degli sbalzi enormi fra momenti iper-stressanti di lavoro estremo, e crisi in cui passi le giornate a non fare niente perché “non ce la faccio più”. Come puoi immaginare, questo non è un buono stile di vita per la tua salute mentale.
Per valutare la qualità della tua vita, fatti questa domanda: “non vedo l’ora di andare in vacanza?”
Se la risposta è sì, allora devi fare dei miglioramenti nel tuo stile di vita: magari trovare un lavoro che ti piace, o aumentare la tua efficienza nel lavoro per poterti concedere di essere più pigro nel tempo libero. Se invece non senti il bisogno di andare in vacanza, e lo fai perché ti piace piuttosto che per la necessità di “staccare”, allora continua così.
Carmela
16 Luglio 2015 @ 18:19
Sono pigra e me ne vanto!
Manu
17 Luglio 2015 @ 19:38
L’articolo è bello, ma il titolo è vero un capolavoro!
Stefano
17 Luglio 2015 @ 23:35
Grazie Manu!! 😀
Diego
18 Luglio 2015 @ 15:46
Bellissimo articolo, Stefano 😀 mi sarà utile per finire come il tipo della foto, ma con meno grazia
giancarlo
21 Luglio 2015 @ 07:19
fantastico articolo, sono pienamente d’accordo ci sono troppi professori del risultato a tutti i costi, basano completamente la loro vita sui risultati e li collezionano a volte come le monete di cioccolato dimenticandosi di mangiarle lasciandole ammuffire impietosamente
Stefano
21 Luglio 2015 @ 23:06
Bella metafora! 😉
giancarlo
21 Luglio 2015 @ 23:10
mi è venuta dal cuore 🙂
William
1 Ottobre 2015 @ 13:56
Grande Stefano! Anch’ io ho notato che non occorre ammazzarsi di fatica per ottenere i risultati. E l’ ho compreso solo dopo aver analizzato e capito come agiscono i pigri. I pigri non sono svogliati ma semplicemente sanno cosa vogliono e sanno gestirsi al meglio per arrivare ai loro obiettivi.
Stefano
2 Ottobre 2015 @ 00:48
E’ questione di minima spesa, massisma resa 🙂
Da 1.800 iscritti a 10.000 in 9 mesi. Possibile?
18 Luglio 2016 @ 05:50
[…] Gli ultimi due punti, come puoi notare, non sono mirati a portare traffico diretto al sito. Sono però due strumenti molto utili per aumentare il coinvolgimento e il numero di “mi piace” sulla pagina Facebook. Maggiore è il coinvolgimento sulla tua pagina, più alta è la probabilità che Facebook mostri i tuoi aggiornamenti a chi la segue. Quindi, fare attività che non portano direttamente traffico serve a rendere più efficaci quelle che ne portano. Avrai anche notato che ho nominato solo Facebook. E Twitter? E LinkedIn? E Instagram? E… Come sai, tristemente in Italia “social media = Facebook”. Già nel resto del mondo Facebook domina. In Italia l’uso degli altri social è praticamente zero, tranne l’eccezione dei qualche raro settore. Quindi abbiamo deciso di concentrarci sul social che garantisce il maggiro ritorno sull’investimento. Tra l’altro, è sempre più intelligente concentrarsi su un canale alla volta invece che diluire gli sforzi su 1000 strade differenti. Faremo un’unica eccezione: quando sarà possibile condividere gli stessi identici post su più social media in automatico allora lo faremo. L’imprenditore deve essere pigro! […]