Come andare negli Stati Uniti ti farà risparmiare
Pensi che gli Stati Uniti abbiano una cultura diversa da quella italiana ed europea?
No.
“Diverso” nemmeno lontanamente descrive quanto siano enormi le differenze fra il vecchio e il nuovo continente. Io ho girato molti Paesi europei nell’ultimo paio d’anni, e ho visto molte culture diverse. Tradizioni, comportamenti, approcci alla vita diversi. Ma niente in confronto alle differenze con gli Stati Uniti.
Quando entro in una caffetteria qualsiasi, mi sembra di essere in Happy Days.
E ho capito cosa significa consumismo. Non significa buttare vagonate di soldi per comprare roba inutile, significa avere uno stile di vita che in Europa non ci possiamo permettere.
In America le persone sono piene di soldi (altro che crisi), piene di spazio e piene di risorse naturali: sono le tre componenti necessarie per un’economia fondata sul consumismo. E sono tre cose che in Europa mancano.
Perché un americano deve prendersi l’utilitaria quando ha i soldi per un SUV, le strade e i parcheggi sono enormi, e la benzina sta a 70 centesimi al litro?
Questo tipo di economia ha portato ad un’interessante conseguenza:
La pubblicità
Come ti ho già detto quando ho parlato della differenza fra la crescita personale americana e italiana, gli americani si fidano del prossimo. E si fidano della pubblicità.
Qui in America le leggi sulla pubblicità sono meno stringenti che da noi, dove puoi essere denunciato per qualsiasi cosa: finché non racconti balle e specifichi tutto con l’apposita sovraimpressione, puoi dire quello che vuoi.
In Italia puoi raccontare balle, ma non puoi offendere nessuno di importante. 😛 In piena campagna elettorale (le elezioni saranno a novembre) Obama e Romney si stanno insultando a vicenda a suon di statistiche, ricerche e analisi degli esperti.
La pubblicità si è “evoluta” a tal punto che siamo arrivato a questi livelli:
http://www.youtube.com/watch?v=o0B5vuAYk94
La prima volta che l’ho vista sono rimasto perplesso.
Perplesso, perché esiste un uomo in grado di concepire una pubblicità del genere. Perplesso, perché qui funziona.
Immagina di mandare questa pubblicità in Italia, un Paese che censura un spot con Rocco Siffredi che fa un’allusione di troppo. Prova ad immaginare la reazione delle persone. Io sono rimasto perplesso, e sono negli Stati Uniti da aprile. Chi non ha mai messo piede fuori dall’Italia la considererebbe una schifezza.
Anzi, sono piuttosto sicuro che anche tu la consideri una schifezza. Ti strappa un sorriso la prima volta che la vedi, ma non è una pubblicità. Ridicolizza il prodotto e il produttore, al massimo ti invoglia a NON comprare.
Come puoi fidarti di un’azienda che, in una pubblicità, mette dei castori a ballare musica rap? E stiamo parlando di automobili, non noccioline.
La maggior parte delle tecniche pubblicitarie americane, in Italia, sarebbero un fallimento disastroso. Perché la cultura è diversa, perché l’italiano non è abituato ad essere bombardato dalla pubblicità, perché in Italia la pubblicità non si è evoluta ancora fino a questo punto.
Ma lo farà.
Perché andare negli Stati Uniti ti farà risparmiare
In Italia siamo decenni indietro con le tecniche pubblicitarie. Alcune cose vengono importate immediatamente, altre ancora non esistono dopo mezzo secolo (vedi i coupon, che solo adesso si stanno diffondendo dalle nostre parti).
Il risultato pratico: ti saltano all’occhio. Per un americano è normale vedere alla TV dei criceti che viaggiano nell’iperspazio alla Star Trek, per un italiano no. Ti sembra fuori luogo, non ha effetto su di te.
Ma soprattutto, te ne ricorderai.
Quando tornerai in Italia, ti ricorderai di tutte quelle tecniche pubblicitarie estreme che hai visto in America. Ti ricorderai di quella sensazione di sgomento che hai provato nel notare che gli americani ancora credono alla “offerta incredibile, questo prodotto renderà la tua vita fantastica, ma se non lo compri sarai un barbone per il resto dei tuoi giorni, perderai il lavoro, la casa, la salute, gli amici”. Anche se la pubblicità promuove dei fiammiferi…
Sei in Italia, passa qualche anno, raggiungi i tuoi obiettivi, sei tranquillo in pantofole quando.. Toh, guarda lì, in TV c’è la tecnica di vendita che hai visto negli Stati Uniti anni fa.
Se non fossi stato in America, quella pubblicità ti invoglierebbe a comprare il prodotto. Lezione numero 1 del marketing: i pubblicitari sono persone intelligenti. Se importano una strategia di marketing in Italia, significa che nel nostro mercato funzionerà.
Ma tu hai una buona memoria, e ti ricordi della strana sensazione che hai provato all’epoca. Ti ricordi quanto consideravi stupidi gli americani per credere a tante banalità, e non cadrai nella trappola.
È così che risparmierai: non ti farai influenzare dalle strategie di marketing che verranno importate in Italia, perché avrai già fatto gli anticorpi negli Stati Uniti.
Un vantaggio bonus
C’è un secondo vantaggio che ti voglio svelare: sarai più attento ai trucchi di tutte le pubblicità, non solo quelle così evidenti che arriveranno fra anni in Italia.
Osserva con un occhio attento quello che succede oltre oceano, capirai che il potere della pubblicità è enorme.
Lo sapevi che la metà degli incassi delle grandi multinazionali se ne vanno in marketing e pubblicità? La ragione è che questi investimenti sono dannatamente efficaci. Più fai pubblicità e più vendi, punto.
Per un italiano negli Stati Uniti, questo è evidente. Non sei abituato alla massa di aziende che fanno a botte per avere dieci secondi della tua attenzione, quindi ci farai più caso. Il cervello si adatta alle condizioni mutevoli dell’ambiente, e considera la sua situazione “normale”.
Per te è normale avere relativamente poca pubblicità, per un americano è normale essere bombardato da spot giorno e notte. Il suo cervello conscio non ci fa più caso, e lascia l’inconscio alla mercé degli esperti di marketing. Questo è male.
È male perché l’inconscio può essere manipolato più facilmente della ragione, la psicologia si è evoluta a tal punto che tutte le pubblicità sanno fare leva sulle debolezze della mente. Senza una parte razionale che le tampona, non hai difese.
Una vacanza negli USA renderà più forte questa parte razionale: anche tu vivi in una situazione dove la pubblicità è normale, anche se non al livello degli Stati Uniti. Vedere questo estremo ti farà aprire gli occhi.
Conclusione
Vai in America, se puoi. Non solo è una vacanza straordinaria, non solo i turisti hanno capito tutto della crescita personale, ma imparerai anche a difenderti dal marketing presente e futuro.
E tu sei mai stato in America? Come ti è sembrata? Fammelo sapere nei commenti!
Davide
26 Settembre 2012 @ 14:40
Oddio Stefano, mi ha messo un po’ di angoscia quest’articolo. Insomma, mi ha fatto sentire impotente nel presente e nel futuro di non potermi difendere dalla manipolazione dei mass media e della pubblicità. Mi sono visto fra qualche anno uno smidollato che crede a qualunque cosa e ha una vita distrutta!
Stefano
26 Settembre 2012 @ 14:53
A livello di marketing, già credi a molte delle cose che ti propongono. 😛 Se gli investimenti in pubblicità sono così colossali un motivo c’è. Il bello è che non te ne accorgi, quindi non è che hai una vita distrutta. Anzi qui in America, dove le persone credono alle pubblicità più che in Italia, la qualità della vita è nettamente superiore. 😉
Daniele
26 Settembre 2012 @ 14:55
Sembra quasi che appoggi il consumismo. Se gli americani stanno bene adesso con questo stile di vita, durerà solo fin quando ci sarà ancora petrolio da sfruttare. E poi dimentichi che in America c’è la più alta percentuale di obesi…
Stefano
26 Settembre 2012 @ 15:05
Il problema non è il petrolio in sé, è l’energia. Finito il petrolio, vedrai che verrà fuori una fonte energetica più efficace. Il petrolio ha avuto successo perché è facile da trasportare e utilizzare, non per altro. Per sostituire il petrolio, serve un tipo di energia che sia:
1 – Economica da produrre;
2 – Economica e facile da trasportare.
Al momento, non esiste un tipo di energia che soddisfa il secondo requisito meglio dei carburanti fossili: basta un recipiente qualsiasi. Le celle d’energia stanno facendo passi da gigante, ma il costo per kilowatt è ancora alto al momento.
Cribbio sì, gli americani sono obesi. Puoi leggere tutte le statistiche che vuoi, ma non te ne rendi conto finché non vieni a vivere qui… È disgustoso.
Daniele
26 Settembre 2012 @ 15:09
Appunto, non è stata ancora trovata una fonte di energia rinnovabile facilmente usabile come il petrolio e nessuno ci garantisce che la soluzione verrà trovata prima dell’esaurimento del petrolio. Quanto all’obesità, visto che sei d’accordo con me, come fai a dire che la qualità della vita è nettamente superiore?
Stefano
26 Settembre 2012 @ 16:13
La fonte esiste, ma visto che c’è il petrolio nessuno vuole fare il primo passo per cambiare. Gli investimenti da fare sono enormi, il passaggio dev’essere più graduale. Fidati che quando il petrolio inizierà veramente a finire, una soluzione arriverà “per magia”. 😉
Non sono gli Stati Uniti che “magicamente” ti fanno diventare obeso, è una scelta personale. Io sono qui da più di 5 mesi e non sono ingrassato, il cibo buono si trova e se cerchi bene spendi anche meno che in Italia.
In Namibia di grassi non ne esistono, eppure la qualità della vita non è fra le più alte al mondo. 😛
Paolo
26 Settembre 2012 @ 19:19
“La fonte esiste, ma visto che c’è il petrolio nessuno vuole fare il primo passo per cambiare” —> Le case automobilistiche stanno puntando verso l’idrogeno, forse un futuro vedremo macchine camminare grazie all’acqua:
IDROGENO:http://www.eniscuola.net/it/energia/contenuti/idrogeno/left/conoscere-lidrogeno/che-cose/
L’articolo: http://it.wikipedia.org/wiki/Economia_dell'idrogeno
ACQUA:
http://video.corriere.it/media/7e14788c-395a-11dd-acb4-00144f02aabc
Ecco l’articolo del 2008 del corriere…
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_giugno_13/auto_acqua_giappone_13212016-3932-11dd-acb4-00144f02aabc.shtml
Stefano
28 Settembre 2012 @ 17:21
C’è un enorme errore che le persone fanno quando pensano all’idrogeno: NON è una fonte d’energia. È un mezzo per trasportare l’energia.
L’idrogeno non si trova in natura, e per ottenerlo in quantità utili su scala nazionale serve una quantità smodata di energia elettrica. Da solo l’idrogeno non è una fonte energetica, ma può essere utile perché ha una resa altissima. Caricare le auto a idrogeno può sembrare una grande idea, ma finché l’elettricità per produrre l’idrogeno viene dalla combustione del petrolio siamo al punto di partenza. Anzi siamo ancora più indietro, perché nel processo di conversione un po’ di energia viene persa.
Daniele
26 Settembre 2012 @ 14:41
Non ho capito il concetto che vuoi far passare. Se dici che noi italiani consideriamo ridicole queste pubblicità, perchè pensi che fra qualche anno, quando arriveranno nelle nostre tv, ne saremo inevitabilmente succubi? Cioè io dovrei andare in America per non abiturami al loro tipo di pubblicità?
E poi che intendi di preciso per pubblicità americana? Stretegie di marketing ridicole come quella dei criceti (che in Italia non mancano, vedi “io sono tua madre”) o pubblicità invasiva? A proposito di quest’ultima mi vengono in mente le immagini di tipiche città cinesi o giapponesi in cui ogni angolo è letteralmente invaso da manifesti pubblicitari. Lì si che non potrei vivere perchè soffocherei.
Infine non capisco come queste strategie di marketing possano essere così efficaci come dici tu. A me le auto non interessano e anche se vedessi 100000 volte quello spot che hai linkato, continuerebbero a non interessarmi. In genere quando in tv (che vedo pochissimo) c’è la pubblicità cambio canale. Non sono d’accordo con te quando affermi che il nostro inconscio è succube della pubblicità perchè io per esempio mi sento immune e compro solo ciò che mi serve.
Mi spiace ma in questo articolo non sei stato per niente chiaro! Ed è il primo così!
Stefano
26 Settembre 2012 @ 14:57
Ed è qui che sbagli: siamo tutti condizionati dalla pubblicità. In tutto quello che compri, la pubblicità ha un ruolo fondamentale. Anche io sono incluso eh, dopo aver studiato marketing per anni so che l’inconscio può essere sempre manipolato. Anzi, è proprio chi si crede immune ad essere più influenzato, perché abbassa a zero le sue difese. 😉
Fra qualche anno in Italia quelle pubblicità funzioneranno, perché ci sarà un graduale passaggio. Non è che un bel giorno qualcuno si sveglia e importa tutte le strategie di marketing americane in Italia. È come i tacchi a spillo: 60 anni fa in Italia, se qualcuno li avesse importati, sarebbero stati un fallimento clamoroso perché la cultura ancora non era pronta. Adesso invece…
nevrotico
26 Settembre 2012 @ 19:26
“Adesso invece…” grazie alle ricette del FMI, alle riforme come “Europact” o “Fiscal compact”, fra qualche anno l’Italia assomiglierà molto di più ad un paese come la slovacchia o l’albania di oggi a livello di redditi e possibilità d’acquisto : in condizioni come queste il consumismo muore e pubblicità d’auto martellanti sarebbero solo un’inutile spesa per le aziende che le producono. Si vede che vivi da tutt’altra parte…
Stefano
28 Settembre 2012 @ 17:23
Lo sai che in est Europa il marketing è a volte più avanti che in Italia? E il potere d’acquisto non sempre è superiore. 😉
nevrotico
5 Ottobre 2012 @ 17:09
Prendo per buono quello che mi dici, ma chi gliele compra le auto? Forse la pubblicità sulle reti bielorusse o ucraine costa di meno che sui canali italiani.
Poi non capisco cosa intendi per marketing avanzato, secondo me la pubblicità giusta è quella che funziona, anche se dura poco, un esempio è quella del calgon, che ha la stessa musichetta da dieci anni e che rimane sicuramente più impressa di una di vodafone con la modella di turno, che è sicuramente una pubblicità più costosa.
Stefano
6 Ottobre 2012 @ 00:53
Entrambe sono campagne efficaci, che trasmettono idee diverse per compagnie diverse. È questo il bello del marketing: non esiste solo una soluzione ai problemi.
Vlad O.
26 Settembre 2012 @ 15:28
Stefano, sono curioso di sapere: esattamente con quanto riesci a vivere negli States? Non che mi voglia fare gli affari tuoi eh, è che, siccome ho intenzione di lasciare l’Italia, le mie scelte ricadrebbero su Germania (ho uno zio lì, ma mi vedo male con la lingua), Inghilterra e USA.
Ora, potresti dirmi (se non qui, via email), quanto guadagni e spendi (affitto, cibo, energia elettrica) e, sopratutto, che tipo di vita riesci a fare? Nel senso che anche in Italia con 500 € vivi in un buco di 1 m quadrato e mangi pasta dalla mattina alla sera, ma non è quella la vita che desidero ecco…
Grazie.
Stefano
26 Settembre 2012 @ 16:08
Ciao Vlad, il sistema in USA è diverso che in Italia: qui chi ha i soldi se li tiene, chi non ne ha continua a non averne. Nel Bel Paese, invece, più guadagni più sei tassato, con una parte di quelle tasse che vanno nei servizi pubblici gratuiti. In sostaza: qui se hai i soldi vivi bene, se non ne hai sei messo male.
Ora la bella notizia: trovare un lavoro decente in USA è al limite del banale. Qui i soldi ci sono e girano velocemente, anche andare a fare il cassiere garantisce uno stipendio che ti fa sopravvivere.
Io di affitto pago 530$ al mese comprese le utenze e i trasporti per il lavoro e il centro commerciale. È tanto visto che sto in un dormitorio, ma la compagnia che mi ha assunto mi obbliga a stare qui. Beh, almeno così non devo prendere una macchina e gli autobus sono comodi.
Gli affitti sono più o meno come in Italia, se vai in centro città un po’ più alti.
Il cibo, invece, non costa niente. Certo scordati il buon cibo italiano: esiste, ma costa. Frutta e verdura fresca, formaggi e cose così hanno un costo spropositato. Sei in America, per risparmiare devi mangiare cibo americano. Se non ti dispiace andare avanti con scatolette e surgelati, spendi un’inezia rispetto all’Italia. C’è anche roba salutare che costa poco: i legumi te li tirano dietro, il pollo uguale, la tilapia (un pesce tipo sogliola) si trova a 1$ a filetto, ci sono interi reparti di verdure surgelate. Se vuoi la pasta, la Barilla costa 1,5$ per mezzo chilo. E se non hai nemmeno voglia di buttare un pasto surgelato in microonde, con 4$ ti abbuffi come un dannato al Taco Bell. 😛
Io riesco a fare una vita più che buona, perché ho uno stipendio niente male. Gira che ti rigira, una paga del genere in Italia non me la sognavo nemmeno. 😉
Anonimo
12 Novembre 2012 @ 12:35
Hai detto che trovare lavoro in America è al limite del banale, se sai cercare. Ecco, ti chiedo se puoi fare un breve articolo o anche solo qualche dritta su come cercare lavoro, niente di più attuale qui in Italia.. Te ne sarei infinitamente grata! Io conosco gente che ha fatto tanti lavoretti x pagarsi l’università e non ha fatto in tempo a prendere la laurea che già aveva trovato lavoro. Io tutto quello che trovo sono fregature. Evidentemente sbaglio nel metodo, ma non so cosa inventarmi!
sara
12 Novembre 2012 @ 12:37
Scusa ho inviato x sbaglio da anonima 😉
Stefano
12 Novembre 2012 @ 15:35
All’interno dell’articolo c’è un link per un video in cui spiego come trovare lavoro, quello è il principio da seguire. Poi negli Stati Uniti è molto più facile che in Italia, quello sì.
Anonimo
26 Settembre 2012 @ 17:12
Ciao Stefano, ho letto il tuo articolo sulla pubblicità e anche io penso che siamo tanto condizionati dalla pubblicità ma tutto sommato qua in Italia è ancora limitata rispetto ad altri paesi. E poi anche se non ci vivi in America basta dare un occhiata su internet per capire come vanno le cose…insomma quasi tutto è basato sulla pubblicità. Ho anche letto i commenti che hai lasciato per quanto riguarda il sistema negli Usa e visto che io avrei intenzione di trasferirmi lì per l’Universitá, avrei bisogno di un tuo consiglio. Premetto che ho qualcuno che mi potrebbe ospitare e quindi limiterei un pó le spese..ma se voglio anche lavorare…in quanto tempo si riesce a trovare ? Vorrei provare ad iscrivermi a gennaio ma ho paura di non farcela. E poi ho sentito che si paga 5.000€ all’anno come minimo per il college quindi avrei bisogno di sapere più o meno quanto si riesce a spendere per poter vivere visto che tu ci lavori e sai più o meno come funziona..grazie in anticipo 🙂
Stefano
26 Settembre 2012 @ 17:59
Fidati che se non ci vivi non hai idea di come sia la pubblicità qui. Io ho sempre studiato marketing e ho letto molto sulle differenze fra USA ed Europa, ma solo quando sono atterrato mi sono veramente reso conto. L’esperienza diretta non la batte nessuno. 😉
Un lavoro qui si trova in una settimana, se sai cercare. Non è un problema. I college possono arrivare anche a 50.000$ l’anno quelli buoni, visto che sono tutti privati. I college statali costano di meno, ma non so bene quanto visto che sono qui a lavorare e non a studiare. Su internet di sicuro trovi tutto.
Antonio
26 Settembre 2012 @ 17:37
C’è di fondo nel tuo articolo una grande “passione” per gli Stati Uniti, pensi di rimanerci? Grazie
Stefano
26 Settembre 2012 @ 18:00
Magari! Il problema è che il modo più semplice per ottenere una green card (permesso di residenza permanente) è sposarsi, quindi ti lascio immaginare. 😛
Federico
27 Settembre 2012 @ 21:05
neanche lavorando li di fisso te la lasciano??
Stefano
28 Settembre 2012 @ 17:33
Puoi essere sponsorizzato da un’azienda (che è quello che è successo a me), ma è comunque un permesso temporaneo. Le pratiche burocratiche poi sono lunghe e costose.
kosta
26 Settembre 2012 @ 17:40
i criceti che ballano il rap … ok, ma come gli è venuto in mente? comunque chi è abituato vedere film in altre lingue sa che solo in Italia sulla Rai bloccano intere saghe (anche molto seguite) a metà solo perchè c’è qualche battutella un po’ più… “calda”.
Stefano
26 Settembre 2012 @ 18:01
Oppure censurano scene intere senza motivo apparente. Mah, le associazioni dei consumatori sono ridicole (per usare un termine gentile).
Antonio
26 Settembre 2012 @ 18:35
Stefano nel tuo articolo parli di tecniche avanzate di marketing e non ti nascondo che hai suscitato in me una grande curiosità di queste tecniche. Potresti parlarcene? O magari sarà il tuo prossimo articolo? Grazie
Stefano
28 Settembre 2012 @ 17:17
Non è negli obiettivi di Mindcheats parlare di marketing, quindi non credo che lo farò in un articolo. In più le tecniche avanzate richiederebbero un libro intero, perché sono veramente avanzate. 😛
Timo Tollki
26 Settembre 2012 @ 23:11
Ciao, beh , dai non mi ha fatto schifo, i meccanismi sono più o meno sempre gli stessi:
Atmosfera noiosa impostata – Elemento pubblicitario – Sballo.
da noi c’è questo che ha un canovaccio simile:
Romantici del menga – elemento pubblicitario – sorpresa.
http://www.youtube.com/watch?v=bUse8c97E9s
e ci pensi il meccanismo è molto simile ( la pubblicità infatti fa molto USA “freshairesplosion”)
Da noi funziona meglio il discorso emozionale cioè:
Siamo nella merda – Siamo fighi – possiamo riprenderci.
http://www.youtube.com/watch?v=heCVR7kKyRw
Credo che una pubblicità del genere negli states funzionerebbe ugualmente bene, l’equivalente mi sembra abbastanza deboluccio la paragone.
http://www.youtube.com/watch?v=LcLMxhDAK0k
Te che ne pensi?
Per quello che penso io, se mi parli di caffè, birra, giocattoli, banche, compagnie telefoniche, qui le pubblicità sono orripilanti, ma ce ne sono alcune che non sono poi così indietro, non ti pare?
Infine volevo chiederti una cosa, che solo tu in america puoi sapere:
Le pubblicità sui prodotti vaginali fanno schifo anche lì?
Non è nulla di pornografico, è proprio chi quì in italia hanno il senso dell’orrido, e volevo sapere se la cosa è condivisa dal resto del mondo.
E’ una mia curiosità, che può benissimo rimanere tale, se non vuoi risp, ma se ci fosse di meglio di questo:
http://www.youtube.com/watch?v=QkLZ4ImPnjo&playnext=1&list=PL29DCD070A222C7C4&feature=results_main
(purtroppo non riesco a trovare la Vagisil crema, in cui la piccolla dice alla mamma che ha un fastidioso prurito – primo piano con pausa- intimo)
Fammi sapere, almeno una piccola speranza per il futuro me la dai. O al limite fuggo in america.
Timo Tollki
26 Settembre 2012 @ 23:15
Scusa il doppio post, magari tu riesci ad unirlo…
tanto per darti un altra idea di orrido:
http://www.youtube.com/watch?v=CSHBPnoi1nI&feature=fvwrel
Se fossi donna una pubblicità del gnere m disturberebbe.
Stefano
28 Settembre 2012 @ 17:26
Qui le pubblicità sono molto più dirette. Anzitutto non ci sono tutti i tabù in italia, che impediscono ai pubblicitari di fare spot adeguati: si sa che parlare direttamente al pubblico è più efficace, ma spesso è illegale e/o offende la morale italiana. Quindi si cercano delle vie traverse per aggirare il problema.
Negli USA si parla di certe cose senza mezzi termini. La differenza non è abissale, ma si sente. Per dire, ieri ho visto una pubblicità in TV sul Viagra.
Timo Tollki
30 Settembre 2012 @ 16:21
Ciao, credo che sia un po’ diverso da come l’hai messa. Non è che in italia ci siano i tabù. Non è solo quello. Almeno, se un pornodivo come Rocco Siffredi ha fatto uno spot sulla patata che tira, non siamo proprio sul tabù.
in Italia vengono censurati spot com questo che è geniale: http://vimeo.com/44089995
Però è stato fatto, mandato, messo in rete ed il tam tam alternativo lo ha reso piuttosto popolare.
ma in usa ci sono tabù comesesso patria, religione, politica, che fanno prendere scelte non proprio assolutamente liberali: Ne cito due
http://www.youtube.com/watch?v=dn_jwbjp2WU
http://www.youtube.com/watch?v=OjLA2VGRGLA
Qundi credo che il punto non sia che i pubblicitari si siano censurati e questo impedisca loro di fare spot migliori. Semplicemente nella maggior parte dei casi si adeguano ai gusti della gente, sia in italia che in usa.
P.s: dato che manchi da un po’ forse non sai che l’oligarchia Rai mediaset sta finendo e nuovi canali stanno avendo sempre più successo, con un impennata relativa dei modi di fare spot…
Qualche anno fa sarei stato completamente daccordo cono te, da un anno a questa parte perfino l’italia sta cambiando.
Stefano
1 Ottobre 2012 @ 05:36
In effetti la TV italiana non la guardo da aprile, e anche prima non è che la guardassi molto. Ma son dettagli, vista la mia filosofia di concepire la politica e tutte le cose connesse alla gestione statale: parla parla, ma alla fine di cambiamenti non ce ne sono. Le cose continueranno a mantenere la loro inerzia di sempre. 😛
Uno
29 Settembre 2012 @ 11:39
Secondo me l’America ti sta lavando il cervello, altro che pubblicità…era un sito interessante questo, ma ora non fai che parlare delle differenze tra America e Italia, andando sempre più sul generico, su impressioni personali (che di scientifico e obiettivo hanno poco oramai) e sull’inutile (questo post non porta a niente come si nota dai commenti).
Sveglia!
Antonio
29 Settembre 2012 @ 11:45
Infatti questo non è un sito scientifico, ma un blog PERSONALE. Se non ti piace perchè non vai ..altrove?
Stefano
29 Settembre 2012 @ 14:45
E non ho altro da aggiungere. 😛
Due
30 Settembre 2012 @ 03:09
Beh, a dirla tutta il sito si chiama “Mindcheats, Trucchi per sfruttare la mente”, mica “Il Blog di Stefano”…dunque + scienza e – minchiate, anche secondo me 😀
Stefano
30 Settembre 2012 @ 03:50
Intanto noto il tocco di classe Uno e Due. XD
Poi si sa, e l’ho detto fin dall’inizio, che il blog parte dalle mie esperienze personali per descrivere tecniche che migliorano la vita sfruttando il cervello. Ed è quello che alla fine ho fatto anche qui: parto dall’esperienza personale (viaggio in USA) e arrivo alla tecnica per miglirare la vita (non farsi intrappolare dalla pubblicità) sfruttando la mente (la pubblicità è un’applicazione della psicologia). Fila come ragionamento? 😛
Alessandro
3 Ottobre 2012 @ 11:03
Personalmente mi sembra molto interessante “divagare” sui modi di pensare al di fuori dei nostri confini, anche perché il mare di Internet è grande… se il sito ti piace lo segui, se non ti piace cerchi qualcos’altro di tuo gusto… no?
Raje
30 Settembre 2012 @ 12:04
Si ma se ti pare una cosa auspicabile che le pubblicità siano sempre più dirette e sempre più striscianti io non so che dire, spendono milioni per studiare come manipolarci e alla fin fine si riduce tutto al solleticare gli ingranaggi più semplici e bestiali della nostra mente (persino i criceti qua facevano i fresconi con le ballerine)…la gente viene costantemente bombardata da ste porcate che in più ti si infilano in testa come un topo nel cacio, vien da sè che alla lunga il marcio ti entra fin nell’anima e a quel punto le civiltà crollano (cosa che per come la vedo accadrà tra non molto).
Stefano
30 Settembre 2012 @ 13:50
Ma quanto pessimismo, ricorda che viviamo nel periodo di maggiore ricchezza, benessere e abbondanza della storia dell’uomo. 🙂
Francesco
1 Ottobre 2012 @ 22:00
Ciao Stefano,
Intanto ti faccio i miei complimenti perche’ leggendo questa parte del tuo blog(che stavo girando a caso, molto carino ed interessante btw) posso dire che non solo mi trovo in totale accordo con te, ma credo proprio tu abbia centrato un sacco di punti con questo articolo, e spero molti altri italiani possano leggerlo.
Ho 22 anni ed ho avuto la fortuna di studiare negli stati uniti da quando ne avevo 18, ora sono tornato, “me ne sono scappato” perche come potrai notare per una persona proveniente dal nostro “background” culturale e’ difficile stabilirsi la a lungo termine senza impazzire. Anzi posso dirti di aver naturato uno strano rapporto di odio/amore, inferiorita/superiorita’ con l’america ed il popolo americano.
L’america e’ una societa’ incredibile, da un lato ignorante e “di plastica”, dall’altro incredibile e sorprendente capace di stupirci.
Sto ancora cercando di trovare un luogo che sia una via di mezzo tra la genuinita’ nostra e l’incredibilita’(non so come altro chiamarla) loro.
Sono da un lato oserei dire “malati”, “malsani”…dall’altro sfondando continuamente barriere nuove sul personal development. Anzi quando ho letto il tuo blog sul “raggiungere i propri obbiettivi” sapevo avevo a che fare con qualuno che aveva traspirato il sapere americano. 😉
Ancora mi chiedo perche noi Italiani col nostro potenziale non riusciamo ad eguagliare l’evoluzione loro. Mi chiedo perche un popolo cosi ignorante sia a capo del mondo in tutto? Forse proprio per quello e quindi non e’ frenato da stupide tradizioni, da scrupoli, da “cultura”. Per questo sento una sorta di “superiorita/inferiorita’ “. A volte parlando con americani mi sono ritrovato a pensare: “cazzo che capre, che bestie, che ignoranza”…poi pero’ me li vedevo uscire con idee fantastiche, leggevo libri di loro scrittori, sentivo genitori di amici che dicevano “Vai cosi’ Candice, tu puoi farcela, sarai cio’ che vuoi, devi solo crederci”, vedevo la loro intraprendenza e pensavo tra me e me…”sono solo un povero italiano, questi sono avanti anni luce”.
La cosa che piu ho sentito in consonanza col mio pensiero(di quelle che hai scritto) e’ quella di quando parli del loro “lusso”.
E’ proprio cosi, i concetti nostri di “AGIO” e il loro non azzeccano una cifra. Ed e’ quella la cosa che piu mi faceva imbestialire quando vivevo la’.
Loro vivono in un mondo dove l’agio, cio’ che noi chiamiamo “lusso” e’ alla portata di tutti, dove appunto, “si vive come in un film”.
E’ quella la cosa che mi fece piu imbestialire: tutto il mondo si sfonda per permettere a loro di vivere cosi.
Ora poi non sto a subentrare nell’altra faccia della medaglia, quella del perche’ possono permettersi di vivere cosi e del “forse non tutto cio che luccica e’ ora” e del perche’ sono giunto alla conclusione che forse l’europa fa piu per me…ma quella e’ un altra storia…
Mi scuso se non sono forse stato capace di esprimermi per scritto come avrei voluto, spero tu capisca cio’ che intendo!
Un abbraccio all’italiana(non alla americana)
– Francesco
Stefano
2 Ottobre 2012 @ 15:32
Ciao Francesco, leggere il tuo commento mi ha messo di buon umore fin dal mattino. 🙂
La nostra opinione sugli USA è uguale, anche io ho quel rapporto di amore e odio, superiorità e inferiorità rispetto all’americano medio. Ma hanno una cultura talmente diversa dalla nostra che devono per forza avere qualcosa di meglio e qualcosa di peggio. In generale però l’America mi piace, il bilancio è positivo rispetto all’Italia.
E l’ago della bilancia è spostato dai risultati pratici di questo tipo di cultura: in America la qualità della vita è oggettivamente quattro spanne sopra all’Europa occidentale e all’Italia ancora di più. Il cibo è l’opposto di quello italiano, servirebbe da trovare un negozio che vende biologico e cucinare da sé (a me piace cucinare, ma con questi ingredienti non riesco a fare granché).
Francesco
3 Ottobre 2012 @ 23:06
Si i risultati pratici li ottengono e’ vero ma a quale prezzo?…guardati intorno Ste…inquinano, non si fanno scrupoli, distruggono, gli ignoranti se la prendono nel culo, si indebitano sono lasciati in balia della loro ignoranza. Ti dico sono tutt’altro che comunista e mi costa ammetterlo. ma la loro societa’ e’ crudele. Al padre della mia ex per un infarto senza insurance ci ha rimesso 40,000$ per due giorni in terapia intensiva. Un’amica ha chiamato l’ambulanza le e’ costato 800$ con insurance.
Un altro amico ha 200,000$ Di debiti per studi grazie ai “suggerimenti” di un impiegato bancario e gli viene prescritto xanax come se niente fosse perche “ha l’ansia”.
Ok forse hanno tutti belle cose, begli oggetti…ma con che soldi li han cmoprati? con qualche payment plan? con debiti? certo…e’ tutta ricchezza “finta”…dietro non c’e niente. Qual’e’ il prezzo? Questa e’ l’America!
Stefano
4 Ottobre 2012 @ 09:08
Sì ma… Tu quanto ci sei stato negli Stati Uniti? Quanto ci hai vissuto? Quanto buste paghe hai preso? 😉
Ti dico io quello che pago di tasse: 10%. Fossi in Italia, pagherei intorno al 50%. Guardando il mio stipendio, diciamo che solo di imposte dirette ci guadagno 700$ al mese. Poi considera che l’IVA qui è al 6% invece che al 21%, diciamo un risparmio di altri 50$ al mese. Aprrossimando risparmio 750$ al mese solo fra cuneo fiscale ed IVA, a questo punto spendere 200$ al mese per un’assicurazione che copre tutto, inclusa ambulanza e dentista (una pulizia dei denti mi costa 2$) li spendo volentieri. Certo se chiami l’ambulanza perché ti senti solo la paghi, ma la mia assicurazione copre le emergenze al 100%.
E non è vero che l’america è divisa fra ricchissimi e straccioni che muoiono di farme per le strade. Esiste un indicatore che calcola proprio questo, ed è chiamato Indice di Gini. Questo indice è più o meno uguale fra Italia e Stati Uniti, quindi la differenza sotto questo aspetto è poca. Ma considera che il PIL pro capite USA è di 8000$ più alto che in Italia. In altre parole, la classe medio-bassa qui se la passa molto meglio. 😛
Francesco
4 Ottobre 2012 @ 23:09
Ciao Ste,
Io sono stato 4 anni…e’ vero le tasse sono molto inferiori che da noi ma anche le coperture sociali lo sono…se la tua ditta fallisce non c’e la cassa integrazione…ne i sindacati(come i nostri) se ti licenziano(poi bo molte persone in italia andrebbero licenziate e per colpa dei sindacati non possono essere licenziate…bo aiuto sto eplodendo!!! ahahah).
E’ vero se hai un ottimo stipendio si vive meglio che in IT…ma se per caso ad uno che lavora viene un cancro e deve intraprendere cure lo lasciano a casa!
Ok ti do ragione al 100%, in italia le tasse sono super alte e i servizi che si ricevono certamente non proporzionali a quanto si paga.
Comunque appunto, se vedi l’indice gini l’america e’ messa proprio male ahahah guarda qui http://en.wikipedia.org/wiki/File:GINIretouchedcolors.png
ci avviciniamo ad un paese del terzo mondo…la suddivisione della ricchezza e’ tutt’altro che equa. Direi che e’ un paese del terzo mondo vestito da paese ricco.
Non voglio dire che l’italia e’ meglio dell’america(Anzi fa proprio cacare ahaha), ma solo dire che non e’ tutto oro cio che luccica e l’America luccica proprio tanto… 🙂
Poi ti dico io di stipendi ho preso solo quelli che mi dava la scuola quando lavoravo quindi non posso parlare…ho un amico che fa l’ingegnere li e gli stipendi sono molto piu alti. Proporzionali agli ammortizzatori sociali che hanno. In massachussets dove stavo lo stipendio MEDIO e’ 80,000$. Mica male.
Concludo dicendo che non c’e via migliore, ma solo punti di vista. Ti parlo da uno che ha sviluppato un sentimento strano e quindi diviso, da un lato si e’ meglio dall’altro bo…AIUTO!!! ahaha!
Comunque dimmi un po, dove stai? io devo scendere per business verso la fine del mese. Se sei vicino e ti va ci staresti a trovarsi per un drink(all’americana) o per una cena e facciamo due chiacchiere? mi farebbe piacere! 🙂 Io saro’ a Boston.
All the best,
– Fra
Stefano
5 Ottobre 2012 @ 05:47
Peccato io sono a Orlando, mi avrebbe fatto piacere scambiare quattro chiacchere con te! 🙂
Vedo che hai maturato un’opinione diversa dalla mia sugli Stati Uniti, e cosa fondamentale non parli per sentito dire o per partito (politico) preso. A me la vita qui sembra in media anni luce superiore a quella dell’Italia, e tanto mi basta. Sarà che sono un fanatico della tecnologia, qui è il paradiso per quelli come me.
F4bio
7 Maggio 2013 @ 01:48
Ma dai! A Orlando!
Ciao Stefano, mi chiamo Fabio e sono più o meno tuo coetaneo…
Sono stato 2 volte in America, per la maggior parte ad Orlando (più in periferia dove ”tutto è perfetto” haha, avrai capito che intendo!) e in Florida in generale, perché, oltre ad aver sempre sognato l’America, ho la fortuna di avere una prozia li, sempre felice di ospitarmi! 😛
Mi fa piacere leggere i tuoi post perché sei un ragazzo davvero colto e intelligente e mi ritrovo spesso nelle cose che scrivi.
Sebbene non sia stato così tanto tempo in America da poter condividere in toto quanto detto, devo comunque dire di aver riscontrato molte delle cose di cui hai parlato sopra.
Finora, quello che mi sento di dire è che adoro l’America. Ho trovato che TUTTO (per quanto abbia potuto vedere) dalla A alla Z sia esattamente come nei film. Non vedo l’ora di potermi finalmente sganciare da qui per stabilirmi, in un modo o nell’altro, in Florida o California.
Ti offrirei volentieri un caffè se dovessi trovarmi da quelle parti!
Keep up the good work! 🙂
Stefano
7 Maggio 2013 @ 11:25
Sì, uguale ai film. 😀
Purtroppo sono tornato in Italia perché il mio permesso di lavoro è scaduto, ma fra non molto riparto.
Francesco
5 Ottobre 2012 @ 13:33
Ciao Ste!
Orlando! La famiglia della mia ex ragazza e’ di Titusville(Cape Canaveral) venivamo sempre a “trovarli” per andare ad Orlando agli universal studios!!! YEAH! ahahah eri li ad agosto? hai visto che storia i temporali violenti ogni giorno nel pomeriggio?
Ritornando al discorso, devo essermi espresso male…ti ho appunto mostrato il mio rapporto amore/odio ma fino ad ora e’ emersa solo la parte odio… 🙂
Anche io da un lato amo l’america proprio per le tue ragioni, perche’ la tecnologia e’ accessibile, all’avanguardia e semplice da maneggiare(hai Netflix? solo pensare a quanto era fico mi viene male). Amo l’america perche’ chi ha ambizioni, li veramente(ma proprio veramente), ha una cartuccia anche per se’…e poi del resto devo ammetterlo…anche a me piaceva farmi avvolgere dal suo caldo senso di “comfort”… 🙂 ti dico solo che in inverno in casa a boston(-10 gradi) giravo in maglietta…internet era straveloce e tutto poteva esesre fatto comodamente dal computer…il customer service e’ ovunque ECCELLENTE e insomma…noleggiavamo una limousine per pochi spiccioli(divisa in 12 un hammer limousine veniva a costare una stupidata)…bersi un cocktail in una hot-tub(che in florida TUTTI hanno in casa)….insomma ne sanno una piu del diavolo per migliorare la qualita’ della vita.
Concludendo, l’america non mi dispiace in fondo in fondo, forse un giorno ci tornero’…ho voluto esprimere delle riflessioni che ho fatto in questi anni proprio perche’ il tuo articolo iniziale mi ha colpito tantissimo, mi ci sono riconosciuto! 🙂 Sai il mio cervello tante volte in questi anni si e’ chiesto “PERCHE!?”. Vedendo il tuo articolo ho visto una chance di sviluppare il mio pensiero e confrontarmi con un fellow italian proprio su questo. E te ne sono grato, ci sono riuscito!
Dai se non per questa volta sara’ per la prossima, avremo l’opportunita’ di fare due chiacchiere!
Per ora ti mando un abbraccione, e’ stato un piacere scambiare idee con te!
Ciao Stefano!!!!
Stefano
5 Ottobre 2012 @ 13:47
Bellissimo l’Universal Studios, ho il biglietto annuale e ci torno questo fine settimana. 😀 Meglio di Disney World secondo me, anche se adoro Animal Kingdom e Holliwood Studios ha parecchie cose interessanti.
Netflix non ce l’ho perché non ho molto tempo di guardare la TV, se mi facessi l’abbonamento so che inizierei a non fare più niente. Stessa ragione per cui ho sempre evitato Sky in Italia!
Flavio Troisi
19 Ottobre 2012 @ 10:19
Ciao, Stefano, ti contraddico su un un punto, ossia quando parli di energia. Questo è un tema che mi sta molto a cuore e studio da tempo. Purtroppo il modello di sviluppo attuale è frutto non esattamente e non solo della disponibilità di energia da fonti fossili, ma della sua disponibilità A BASSO COSTO. La tendenza attuale, che ha portato il barile di petrolio intono a 150 dollari nel 2008 (in concomitanza dell’esplosione della crisi), è purtroppo irreversibile. Che venga venga scoperta una fonte di energia efficiente e comoda quanto il petrolio è purtroppo tutto da dimostrare. Le alternative ci sono e di sicuro ci saranno, ma ciò che dobbiamo chiederci è quanto costerà in termini di produzione e quale sarà il suo EROEI ( acronimo per Energy Return On Energy Investment), ossia il suo quoziente di energia resa per energia investita.
Per produrre energia, bisogna investirne. E per produrla con metodi alternativi…. bisogna investirne moltissima! Tutte le fonti alternative messe insieme, ora come ora, non arrivano minimamente a produrre l’energia, al netto dell’EROEI, che si ricavava in passato dal petrolio.
Il risultatao è che nei prossimi decenni, probabilmente già dal prossimo, dovremo abituarci a uno stile di vita decisamente diverso da quello che ha il suo maggiore modello negli USA.
Non dico che non ci sarà energia, ma che sarà minore e che costerà di più. E dal momento che minore energia significa minore produzione di tutto (compreso il cibo) lo stile di vita di cui parli è destinato a mutare e pesantemente. In USA e altrove.
Stefano
19 Ottobre 2012 @ 23:47
Le centrali a fissione nucleare hanno una resa immensa e costano pochissimo. In più l’uranio è presente in buone quantità in più parti del mondo, non concentrato in alcuni stati come il petrolio. Questo favorirà il mercato della materia prima e terrà più bassi i prezzi.
Gli unici che si ostinano a non capire che l’uranio è l’unica soluzione attualmente esistente al petrolio sono gli italiani. 😉
Anonimo
20 Ottobre 2012 @ 05:28
Nel 2006 l’Energy Watch Group tedesco ha pubblicato un report sulla disponibilità mondiale di uranio. Nello scenario più ottimistico il picco nella sua produzione sarà raggiunto prima del 2040. Se costruiremo più centrali nucleari, il che probabilmente sarà tentato con il calo della disponibilità di fonti fossili, questa data sarà di molto precedente. Con il raggiungimento del picco il costo dell’uranio salirà e anche la corrente elettrica da centrali a fissione avrà un costo elevato.
Stefano
20 Ottobre 2012 @ 14:50
Non capisco bene il tuo ragionamento. Ok la produzione cresce, ma se la disponibilità è buona non ci saranno problemi come per il petrolio (che è gestito da un monopolio, ricordiamo). L’uranio si trova un po’ in tutto il mondo e soprattutto ne basta poco per produrre immense quantità di energia. Ad oggi l’energia nucleare costa 0,04$/kwh considerando produzione, costo della centrale e stoccaggio dei rifiuti; il petrolio costa 0.10$/kwh, ossia più del doppio. La differenza è immensa.
Flavio Troisi
22 Ottobre 2012 @ 09:39
Ciao, forse mi sono spiegato male. Il punto è proprio che la disponibilità NON è buona. Il picco estrattivo dell’uranio si raggiungerà prima o probabilmente molto prima del 2040. Questo significa che da quel momento in poi, il prezzo dell’uranio aumenterà sempre di più come stra succedendo con il petrolio, a tal punto che il utilizzo su larga scala diventerà molto costoso. Come ogni fonte non rinnovabile, l’uranio è soggetto a esaurimento e, agli attuali ritmi di, sfruttamento delle risorse naturali imposti da un sistema basato sulla crescita infinita della produzione e crescita della popolazione in proporzioni mai registrate nella storia umana, pensare di risolvere il problema energetico con un’altra fonte in via di esaurimento rischia di essere quantomeno un boomerang. Inoltre come sai con l’elettricità da energia atomica non si producono fertilizzanti per l’agricoltura intensiva attuale, né carburante per la locomozione, se non in misura molto bassa…
Stefano
22 Ottobre 2012 @ 15:23
Il picco del petrolio già l’abbiamo raggiunto, altri 30 anni di autonomia energetica non sono poco! O meglio: di petrolio nel sottosuolo ce n’è una quantità spropositata, ma l’OPEC essendo un monopolio ci tiene poco ad estrarlo. Senza parlare di tutto il petrolio di qualità inferiore sparso per il mondo: al momento i giacimenti si conoscono, ma non li si utilizzano perché hanno un rendimento inferiore. E non dimentichiamo nemmeno i giacimenti con il petrolio non in pressione, anche quelli per la maggior parte non utilizzati.
Se il petrolio rischia di finire, basta utilizzare questi due tipi di giacimenti per tirare avanti qualche altro decennio.
In assenza di alternative, l’obiettivo è produrre energia economica con qualsiasi fonte finché non si trova qualcosa di definitivo. La fusione fredda è ancora molto lontana da essere utilizzata industrialmente.
In più secondo me il problema non è come muovere una macchina senza petrolio, ma come avere energia abbastanza economica per farlo. Anche senza petrolio, se l’energia da fusione fredda costa un quarto l’unico “problema” è trasportarla. Ed è lì (e solo lì, non prima) che l’idrogeno comincia a farsi interessante…
Per i refusi sei in buona compagnia. 😀
Flavio Troisi
22 Ottobre 2012 @ 10:24
PS. Mi scuso per i refusi nel commento precedente, scrivo molto (troppo) di fretta :-).
Flavio Troisi
22 Ottobre 2012 @ 15:36
“In assenza di alternative, l’obiettivo è produrre energia economica con qualsiasi fonte finché non si trova qualcosa di definitivo.”
Finché non si trova^ E se non si trova o si trova fra più tempo di quello che abbiamo a disposizione per continuare a vivere secondo il modello sociale di cui parli nel post, che è molto energivoro? Dai per scontato che una soluzione si trovi che questo accada nell’arco dei prossimi 30 anni, ma chi lo dice? Enel frattempo prepariamo un piano B o confidiamo religiosamente nel progresso tecnologico? In base a quale nozione? Il nostro progresso tecnologico degli ultimi decenni? Considera che è dovuto quasi tutto alla rivoluzione dei microchip, ossia una tecnologiia che richiede bassa energia per spostare qualcosa di molto piccolo e leggero: gli elettroni. Al contrario la tecnologia che occorre per spostare merci e mezzi di trasporto è più o meno la stessa che esiste dalla fine dell’800. Non c’è stato alcun progresso significativo in circa 150 anni. Quale progresso dunque?
Inoltre, torniamo al punto di partenza. Non esistono più fonti di energia a basso costo, Stefano. Il petrolio di cui parli è sì presente ma molto difficile da raggiungere e/o lavorare (abissi marini, artico, sabbie bituminose a scarso rendimento). Questo significa che l’energia, secondo le regole del libero mercato, diventa un bene sì presente ma così costoso che viene acquistato meno, con conseguente calo nella produzione di merci, dei consumi… e del nostro modello di vita, anche quello USA.
Stefano
22 Ottobre 2012 @ 22:28
Il mio articolo di mercoledì parlerà, fra le altre cose, del perché in futuro l’energia non sarà più un problema. Passa a leggerlo e ne sarai convinto. 😛
Flavio Troisi
23 Ottobre 2012 @ 10:21
Sono molto curioso di leggerlo 🙂 Intanto, ti invito a leggere questo. http://communities.washingtontimes.com/neighborhood/conscience-realist/2012/oct/22/asking-richard-heinberg-world-running-out-oil/
Stefano
24 Ottobre 2012 @ 14:02
http://www.mindcheats.net/2012/10/futuro-straordinario.html
Sono abbastanza convincente? 😀
Flavio Troisi
24 Ottobre 2012 @ 14:31
🙂 Eh, caro Stefano, mi piacerebbe risponderti di sì, ma la risposta è no, con tutta la stima che provo per te. O meglio, hai molte ragioni, ma non sono d’accordo su alcuni punti. Sono d’accordo in realtà su tutto, ma non sul tema dell’abbondanza. L’energia è ovunque, il punto è che non abbiamo ancora trovato il modo e non esiste la volontà di riuscirci, mi pare, per sfruttarla al meglio. Ci riusciremo? Può darsi, ma il tempo per arrivare a questo traguardo è ormai davvero esiguo, per non dire nullo. La legge di Moore non si applica infatti a tutta la tecnologia, ma all’elettronica e all’informatica, ossia alla tecnologia dei microprocessori. Dici il giusto quando osservi che questa è una delle più grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità, ma resta il fatto che la questione energetica attiene in minima parte all’informatica. Qui è in discussione la capacità umana di sfruttare l’energia a nostra disposizione in modo efficiente, ecologicamente ed economicamente sostenibile. E da questo punto di vista, la tecnologia segna il passo, altro che legge di Moore. Queste sono informazioni che non troverai mai nei TG, ma proprio in quei libri che i TG si guardano bene dal promuovere. Ti consiglio la lettura di THE END OF GROWTH di Richard Heinberg. Il mio ottimismo poggia sulla capacità umana di trovare soluzioni differenti a problemi nuovi, che la nostra società, credimi, sta ignorando e non su assunti nati in un contesto storico che rappresenta un unicum assoluto nella storia dell’umanità, ossia l’era del petrolio.
Ce la faremo, ma il mondo dovrà cambiare. E tanto.
Antonio
12 Novembre 2012 @ 19:38
Anche volendo considerare di non essere arrivati al picco massimo di consumo del petrolio, considerate che nei prossimi anni Cina, India, Russia, Brasile e tanti altri paesi emergenti avranno una richiesta secondo me esponenziale e crescente di energia (e quindi di petrolio!) che forse non ci arriviamo ai 30anni di disponibilità… Per non parlare di tutto il greggio che da sottoterra, va a fini nell’ambiente…..
Anna
6 Marzo 2013 @ 01:15
La pubblicità con i criceti mi ha fatto ricordare quella del pinguino che va in onda in questi giorni 😀
http://www.youtube.com/watch?v=hHqdiCNWRc0
Stefano
6 Marzo 2013 @ 02:01
Adesso sappiamo da dove hanno preso ispirazione!
gio
6 Marzo 2013 @ 02:17
ciao stefano. ti espongo la mia situazione..intraprendere un viaggio all’estero mi piacerebbe molto…ma come tante persone sono (felicemente) fidanzato. sarei in procinto di fare il grande passo, ma per adesso per ragioni economiche siamo fermi al nostro attuale stato (25-22 anni). ora io non ho assolutamente intenzione di mollare questa storia, però lei non è molto interessata ad un allontanamento dall’italia, ne tantomeno conosce un minimo di inglese. il problema grave si presenta nel momento in cui ci allontaniamo, visto che dopo almeno 3 giorni di lontanza c’è la concreta possibilita di litigi xD. il problema (sopratutto colpa tua che scrivi tutti questi begli articoli!! ormai passo le giornate su mindcheats!!) è che sono molto interessato ad uscire fuori, sia come formazione linguistica che professionale, anche non per forza per vivere all’estero. ora, escludendo per ipotesi il consiglio “lasciala e va per la tua strada”, puoi consigliarmi una via di mezzo per poter comunque arrivare ad uscire fuori dal bel paese anche per breve tempo? che so…se conosci dei metodi di ipnosi! xD grazie in anticipo e mi scuso se ne hai gia parlato altrove…ma gli articoli sono così tanti che non saprei come cercare!
gio
6 Marzo 2013 @ 02:18
ps sei un grande…davvero!
Stefano
6 Marzo 2013 @ 02:53
Faccio il possibile. 😛
Stefano
6 Marzo 2013 @ 02:53
Ti consiglio lo Youth Exchange, un programma dell’UE che finanza programmi all’estero di una settimana massimo per giovani fino a 30 anni. Molto divertente e incontri persone da tutta Europa. Sono compresi vitto e alloggio, più ti rimborsano il 70% del viaggio. Su internet trovi un sacco di siti che pubblicano i bandi, essere accettati non è così difficile.
gio
7 Marzo 2013 @ 00:31
ottimo…ti ringrazio! scusami se ne approfitto…ma ho dato un occhiata e non riesco a capire se al bando si accede tramite il sito principale, oppure se devo trovare degli enti esterni fanno da tramite per accedervi. grazie ancora in anticipo!
Stefano
7 Marzo 2013 @ 02:55
Ogni articolo ha la spiegazione su come candidarsi.
luigi
13 Maggio 2013 @ 13:52
Ho semplicemente aggiunto il tuo feed all’RSS Reader… continuo a seguirvi, Grazie!