Il potere della pubblicità: la verità grazie ai test ciechi
Nel solo 2009, la spesa mondiale in pubblicità è stata pari a 385 miliardi di dollari: per fare un paragone, il debito dell’Africa nei confronti dei Paesi occidentali è di circa 200 miliardi. Una cifra così può significare solo una cosa: la pubblicità funziona.
Fra gli esperti di marketing e creatori di pubblicità ci siano alcuni fra i migliori psicologi ed esperti della mente umana del nostro pianeta, perché alcune campagne pubblicitarie raggiungono livelli avanzati. Non c’è da stupirsi: alla fine in questo settore girano tanti soldi.
È di questo che voglio parlare oggi: la marca, il suo potere, perché ci fa spendere di più e come evitare il tranello.
Il metodo migliore per intuire l’importanza che riveste questo fattore è però indiretto, in quanto è arduo scindere direttamente il prodotto dalla marca che lo produce. Si prendono due o più prodotti simili, si nasconde la marca, e li si fa testare ad un volontario per poi raccogliere il parere sulla preferenza. E’ il così detto test cieco.
I test ciechi si propongono di fare proprio questo: tolgono la marca da un prodotto, e osservano la reazione dei consumatori di fronte a un prodotto anonimo. Questo fa talvolta nascere delle sorprese: nel settore delle bevande analcoliche la regina incontrastata è la Coca Cola, ma se messa di fronte ad un test cieco la Pepsi è di gran lunga la più amata.
Ma sono anche altri i fattori che sono toccati anche profondamente dalla notorietà della marca: sempre per restare sulla scia dell’esempio precedente, cito il famoso caso della nuova Coca Cola: il prodotto sarebbe dovuto essere amato da tutti, ma come potete leggere nell’articolo il finale è stato ben diverso da quanto ci si poteva aspettare.
Tuttavia, io non concordo con le conclusioni tratte dall’articolo linkato: secondo me il problema non risiedeva tanto nella mancanza di comunicazione ai vertici (sarebbe stato un errore da venditore di provincia, non da professionista strapagato), bensì l’effetto boomerang della marca.
Sono infatti più che sicuro che nei test ciechi la nuova Coca Cola avesse ottenuto un indice di gradimento nettamente superiore rispetto alla vecchia formula, e per questo i dirigenti hanno deciso di sostituire il prodotto. Tuttavia, il mondo non voleva una nuova bevanda seppur più gustosa: voleva la Coca Cola classica.
Qui puoi trovare due effetti psicologici distinti:
- Il primo è il già accennato potere della pubblicità: per decenni la Coca Cola ha spinto la popolazione a credere di avere la migliore bevanda al mondo, e cambiare tutto di punto in bianco ha prodotto l’effetto opposto a quello desiderato. Insomma, i consumatori erano così abituati a pensare al vecchio gusto come il più buono in assoluto, che automaticamente il cervello ha creato l’associazione fra il nuovo sapore e qualcosa di negativo. E visto che il cervello odia sbagliarsi, ha fatto percepire il nuovo sapore schifoso se paragonato a quello precedente.
- Il secondo è invece estraneo alla pubblicità, e deriva dal fatto che la mente odia i cambiamenti. Questo comporta che qualsiasi variazione rispetto alla normale attività viene vista come una minaccia e un pericolo. Sì, anche quando si tratta di una nuova bevanda!
Belle parole, ma questo cosa comporta nella vita di tutti i giorni?
Il fatto è che le marche famose applicano un sovrapprezzo anche elevato per il solo fatto che la pubblicità lavora su quest’effetto psicologico, e infatti la Coca Cola costa di più della Pepsi.
Il metodo più semplice per contrastare questo fenomeno è effettuare dei test ciechi in casa: prendi dei prodotti di marca sconosciuta, e rimuovendo le etichette e tutti i segni distintivi prova a notare le differenze. Rimarrai scioccato nel vedere quante volte i prodotti di marca sono addirittura inferiori per qualità anche se superiori di prezzo!
Alessio Di Girolami
9 Giugno 2011 @ 17:15
http://www.ilfattoalimentare.it/nel-test-di-altroconsumo-carrefour-guadagna-il-primo-posto-seguita-da-nutella-e-novi.-perplessit.html Quindi non dovrebbe stupire se la gloriosa Nutella perde alla prova assaggio con la crema spalmabile Carrefour…
Mindcheats
9 Giugno 2011 @ 18:54
Esatto Alessio, anche nel caso della Nutella si fa sentire lo stesso effetto, segno che le marche minori non sono da disprezzare solo per il nome.
Altro esempio che mi hai fatto venire in mente, sempre su Altroconsumo, è quello dei polli surgelati: anche in questo caso le marche del centro commerciale (non Carrefour, un’altra catena che non ricordo) si sono rivelate alla prova dei fatti superiori per qualità e gusto. 🙂
Stefano Butelli
8 Novembre 2011 @ 17:52
ho trovato il blog circa un’ora fa e ho letto moltissimi articoli, innanzitutto complimenti ^^ ti commento qui perchè questo mi ha fatto sorridere, non sapevo di aver effettuato un test cieco sulle patatine (snack che mio malgrado amo smodatamente XD). Le San Carlo, sono del tutto irriconoscibili da quelle “300gr per 79 centesimi” del discount sotto casa!
Mindcheats
8 Novembre 2011 @ 18:27
E pensa che lo stesso principio vale per moltissimi alimenti da supermercato, Stefano!
san
23 Marzo 2016 @ 08:48
Basta provare i prodotti discount dello stesso supermercato,e si scopre che sono anche migliori.
Stefano
10 Aprile 2016 @ 10:50
Vero. Io all’Eurospin, per dire, trovo un sacco di buona roba.
san
12 Giugno 2016 @ 18:48
Hai tralasciato che i prodotti migliori li mettano ad altezza occhi mentre quelli che costano meno in basso,così la vecchietta comprerà quello che costa di più.
Stefano
20 Giugno 2016 @ 18:10
È stato volontario: se dovessi mettermi a parlare di tutte le strategie di marketing psicologiche, potrei scrivere un libro da 1000 pagine.