5 dure lezioni che ho imparato inseguendo il mio sogno
Dal 18 novembre, lo scopo della mia giornata si chiama Fjallraven Polar: un’avventura di 300km al Circolo Polare Artico con cani da slitta, finanziata da un grosso sponsor.
Perché i cani da slitta? Perché da un anno ho scoperto che sono la mia passione, e la cosa che mi rende più felice al mondo. Purtroppo è uno sport che richiede molto tempo e soldi, e al momento non me lo posso permettere.
Per questo mi sono emozionato come un bambino a Gardaland quando ho scoperto di questa avventura, ma per partecipare serve vincere una votazione online. A pochi giorni dalla chiusura sono 3° al mondo, e se vuoi puoi votarmi a questo indirizzo (è gratis e prende 15 secondi).
In queste settimane ho imparato 6 importanti lezioni, che dovresti segnarti se anche tu hai un sogno da inseguire.
1 – I tuoi limiti sono più in là di quello che credi
Quando mi sono candidato per il concorso, immaginavo di poter prendere intorno ai 2000 voti. Se mi impegnavo, forse 3000. Visto che le statistiche degli anni precedenti non sono disponibili, avevo ipotizzato che sarebbe bastato per vincere.
Ma quando ho visto i miei concorrenti superare agilmente la soglia dei 3000 senza intenzione di fermarsi, ho capito che mi sarebbe servito lavorare molto di più. E così ho fatto.
E dopo settimane di lavoro intenso, sono arrivato a oltre 5.800 voti guadagnando una comoda terza posizione al mondo su oltre 1.000 partecipanti: il doppio di quello che mi aspettavo.
Questo mi ha insegnato un’importante lezione: le tue credenze su quello che puoi fare sono limitanti. Ricorda questa massima: se qualcun’altro può farlo, allora puoi farlo anche tu. Devi solo capire come.
Invece molte persone si pongono dei paletti per paura o comodità: questo non posso farlo, quello neanche. Si convincono dell’impossibilità di un’impresa, perché farla costa troppa fatica. Anche io avrei potuto dire “non li raggiungerò mai” quando i miei avversari hanno superato quota 3.000, ma non l’ho fatto e ho dimostrato di poter andare oltre quello che credevo.
2 – Crea una rete di contatti prima che ti serva
Il giorno dopo la mia candidatura, ho mandato un’email a voi di Mindcheats chiedendovi di votarmi: quel giorno, e quello successivo, sono stato di gran lunga la persona più votata al mondo per quel concorso. E non è perché io sia chissà quale star del cinema, ma perché ci tengo a creare un rapporto con i lettori.
Se mi hai mai mandato un’email o un commento qui sul blog, sai che rispondo sempre a tutti. Magari me ne scappa qualcuno, ma tutti quelli che vedo ricevono una risposta. Anche se ormai con la popolarità di Mindcheats mi prende quasi un’ora al giorno, lo faccio lo stesso. Sono anni che scrivo articoli nei quali cerco ogni volta di dare il meglio di me.
Per questo quando per la prima volta in anni ho chiesto un favore personale, ho avuto una risposta così incredibile. C’è chi la chiama legge d’attrazione: più dai, più ricevi. Come ho riassunto con questa immagine che ho pubblicato sul gruppo Facebook di Mindcheats qualche giorno fa:
Oltre a questo, ho imparato che una rete di contatti è la base fondamentale per ogni successo. Una buona parte di questi voti viene da persone che già conoscevo che non solo hanno votato, ma mi hanno aiutato a spargere la voce.
Perché chi non mi conosce, diciamocelo, non ha tutta questa voglia di aiutarmi. Se proprio gli sto simpatico condivide su Facebook, ma giusto perché è a un click di distanza e può soddisfare il suo bisogno di altruismo senza allontanarsi dal PC. È comprensibile ed è giusto così.
Ma le persone che conosco da anni, che sanno della mia passione per i cani da slitta e che magari hanno fatto un’escursione con me, ci tengono a farmi andare al Polo Nord con gli husky. Chiamano i loro amici, contattano i giornali, si impegnano come se fossero loro ad essere nel concorso. Ed è così che si sbloccano le maggiori opportunità, tramite i miei amici.
Il problema è che farsi una rete estesa richiede tempo. Mesi, anni. Per questo uno dei tuoi obiettivi ogni giorno dovrebbe essere quello di aiutare le persone e fartele amiche non solo per la tua felicità (aiutare senza ritorno immediato aumenta l’autostima, ecco perché il volontariato è una cosa che dovresti fare), ma per le opportunità che sblocca. Come si fa? Ne ho già parlato in maniera approfondita nell’articolo sul networking.
3 – La motivazione fa miracoli
Più è ambizioso il tuo progetto, più devi essere motivato a raggiungerlo.
Il mio sogno di percorrere 300km al Circolo Polare Artico con 6 cani da slitta è ambizioso non solo per l’oggettiva difficoltà fisica e ambientale, ma anche per ottenere la sponsorizzazione che copre gli alti costi. La competizione è serrata, e in gara ci sono persone che hanno oggettivamente più possibilità di me: ad esempio, un ragazzo che gestisce un gruppo Facebook di 45.000 fan accaniti (Mindcheats, per fare un paragone, ne ha circa 7.000).
Come faccio anche solo a sperare di competere con gente così? Con la motivazione.
Motivazione significa non arrendersi alle difficoltà, non lamentarsi che le cose vanno male ma trovare il modo di farle andare meglio. Trovare soluzioni ai problemi, non mollare mai. Non ho un seguito online lontanamente comparabile a quello dei miei avversari? Peccato, troverò un altro modo di raccogliere voti.
Il bello della motivazione è che coinvolge gli altri.
In pochi giorni sono andato sul Giornale di Brescia (il più importante quotidiano della provincia) e il loro canale TV, Corriere della Sera (sia cartaceo che online), e mi hanno chiamato gli studi di Italia 1 e Canale 5.
E non perché ho pagato tangenti varie, ma perché ho una storia da raccontare. È una storia di sogni, piedi congelati e cani da slitta. Una storia dalla quale traspare tutta la mia passione e motivazione.
4 – Crea sempre un piano B
I piani non vanno sempre come desideri, purtroppo.
Il mio obiettivo era arrivare primo al mondo per avere il biglietto sicuro, ma ora sono terzo. Per questo ho messo in azione il mio “piano B”, ossia convincere gli organizzatori a scegliere me per i 10 biglietti che danno nel ripescaggio.
Tu devi avere un obiettivo, e delineare tutti i modi per raggiungerlo. Se uno non funziona, prova il prossimo. Se il secondo non funziona, avanti un altro. Invece quello che molti fanno è fossilizzarsi su un solo sistema per ottenere le cose, e sprecare così tutte le altre opportunità che non vedono.
Certo, nella tua mente il piano A è quello più semplice che dà i risultati migliori, ma non sempre è così. A volte i piani B, C o D funzionano meglio all’atto pratico, contrariamente a quello che pensavi tu all’inizio. E anche se il piano A è il migliore ma fallisce, mettere in moto un piano B meno efficace è sempre meglio che arrendersi.
5 – Non puoi vincere sempre, e va bene così
Ci sono 20 biglietti in palio in questa votazione, 10 dei quali per i primi al mondo. Io sono 3° al mondo come numero di voti, quindi sembrerebbe fatta giusto? Invece no.
Perché il loro sistema a categorie dà un vantaggio immenso ai Paesi nordici, Inghilterra e Stati Uniti. Questo significa che pur essendo terzo al mondo, al momento non rientro fra i 10 più votati secondo il loro sistema. C’è ancora tempo per votare e la situazione potrebbe rovesciarsi, ma assumiamo che arrivi terzo.
Però ci sono altri 10 biglietti dati dagli organizzatori a candidati scelti da loro. Potresti pensare che io, da terzo al mondo, abbia ottime possibilità. Invece no, perché grazie al solito sistema che avvantaggia certi Paesi, le mie chance sono in realtà abbastanza basse. Il verdetto arriverà sabato, ma di certo non sono ottimista.
Ma va bene così, perché partecipare e perdere sarà comunque stato meglio di non partecipare affatto. Ho imparato molte cose, e ora ho dei contatti all’interno di giornali e TV anche a livello nazionale. Avrei preferito andare al Polo Nord, ma è meglio di niente.
Nel mondo non possiamo sempre tutti vincere, ma solo chi partecipa ha una possibilità. Per quanto tu sia bravo, questo porta un’intrinseca possibilità di fallire. Solo chi vive in una campana di vetro senza uscire dalla sua zona di comfort è protetto dalla sconfitta, ma non è il tipo di vita che voglio vivere io.
Conclusione
Queste sono le lezioni che ho imparato dal 18 novembre per questo concorso che termina il 12 dicembre. È stata una bella lotta, e comunque vada, sono contento di aver partecipato.
Se questo articolo ti è piaciuto almeno un po’, posso chiederti di votarmi e aiutarmi a raggiungere il mio sogno? Ti prende 15 secondi massimo e non devi nemmeno registrarti.
Vai a questo link: http://www.fjallravenpolar.com/show-all-contributions/?fbid=773463293
Sotto al nome accanto al mio video, fai click sul bottone azzurro “vote” e conferma (serve un account Facebook). Grazie in anticipo! 🙂
Acherontia
10 Dicembre 2014 @ 13:23
Complimenti Stefano, un artico davvero interessante.
nicoló
10 Dicembre 2014 @ 13:31
vai stefano! ce la farai!!
Stefano
15 Dicembre 2014 @ 21:42
Ciao Nicolò, purtroppo non sono stato il più votato, confido nel ripescaggio della giuria!!
Paolo
10 Dicembre 2014 @ 13:47
Bello, bello, bellooooo!
In bocca al lupo (absit iniuria verbis…)
pierluigi
10 Dicembre 2014 @ 14:30
carissimo… provo a rilanciare: perchè non proviamo, tu e noi frequentatori di Mindcheats, a organizzare un itinerario con cani da slitta? Penso tu abbia dimostrato a te stesso di sapere essere un organizzatore eccezionale
Stefano
15 Dicembre 2014 @ 21:43
Ahah sarebbe una bella idea, potrei quasi pensarci 😀
Marco
10 Dicembre 2014 @ 14:34
Riuscirai ad andare al circolo polare artico con cani e slitta, grazie a questo concorso o meno.
E immagino avverrà presto 🙂
Daniela
10 Dicembre 2014 @ 16:19
Sei una brava persona….e meriti di realizzare i tuoi sogni…te lo auguro tanto….:-)
san
10 Dicembre 2014 @ 16:58
Ciao, se non ho Facebook come faccio?
Antonio
10 Dicembre 2014 @ 17:17
Mi associo a quanto appena scritto da Daniela.
Chiara
11 Dicembre 2014 @ 20:55
Faccio ancora in tempo a votare! Vado 🙂 E bravissimo per tutto, sei in gamba.
Chiara
11 Dicembre 2014 @ 21:07
Fatto. Adesso hai 6018 voti 😉 Ora cerco di far votare qualche amico, dai!
luca
12 Dicembre 2014 @ 02:06
stefano bene seguiro il tuo esempio( almeno ci provo) cercare i rischiare per vivere veramente questa vita. grande a te grande continua cosi 😉 😉
nicoletta
15 Dicembre 2014 @ 00:54
Oggi ero veramente demoralizzata, ma grazie al tuo articolo mi riprendo, mi risollevo e vado avanti!! Grazie Stefano.
Stefano
15 Dicembre 2014 @ 21:54
Ciao Nicoletta, grazie a te per il commento 🙂
Arianna
23 Dicembre 2014 @ 04:41
Ciao Stefano, in bocca al lupo.. anche se non so come è andata a finire: io ho ricevuto la tua mail e ti ho votato, e te l’ho fatto sapere rispondendo a mia volta alla tua mail, ma non ho saputo più nulla, nemmeno quando hai scritto di raccontare un po’ di noi, non ho ricevuto risposta.
Oggi però ho ricevuto un’altra mail della newsletter, e comunichi che hai già scelto le persone, e che alcuni non hanno risposto.. io non so nemmeno dove vedere l’elenco delle persone scelte, e nonostante il mio voto e le mail che ho mandato non ho ricevuto alcuna risposta sull’argomento!
Ciao
Stefano
8 Gennaio 2015 @ 23:15
Ciao Arianna, purtroppo non ho vinto. Mi scuso se non hai trovato risposta alla mail del concorso, in quel periodo ho ricevuto così tante email che non potevo fisicamente rispondere a tutti. Per scrupolo comunque controlla la cartella dello spam, a volte le mail mi vengono deviate lì e nessuno le legge!
Daniele
29 Dicembre 2014 @ 18:35
Ciao, bel post come sempre ma mi sorge una domanda:
Avere un piano B non incide sull’impegno che viene applicato al piano A? Per esperienza so che avere un piano B spesso ti spinge a non impegnarti al massimo nel piano A perché “Intanto al massimo c’è il piano B”, spero di essermi spiegato bene.
Stefano
8 Gennaio 2015 @ 23:24
Dipende con che spirito viene fatto il piano B: non bisogna mai usarlo come scusa di un eventuale fallimento né pensare “beh, al massimo faccio questo”. Se utilizzato bene, una seconda opzione può fungere da morbido materasso e farti osare ancora di più perché sai che non finirai col culo per terra 😛
Blumen
30 Dicembre 2014 @ 15:17
Caro stefano, scrivo perché anche io sono una persona con dei sogni che purtroppo non è riuscita a realizzare. Inoltre so che sicuramente con l’esperienza che hai capisci la mente bacata dei datori di lavoro italiani, e forse una risposta a questa mia domanda che mi toglie il sonno c’è l’avresti. Cosa spingerebbe un datore di lavoro a non responsabilizzare mai una persona? Nessuno dei miei datori lo ha mai fatto – mi divido tra interinali e contratti a termine normali – non mi ha mai affidato l’apertura e la chiusura del negozio, mai della cassa, mai le chiavi. Eppure ho 26 anni e sogno io stessa l’imprenditoria, sarebbero cose fondamentali. Potrei dare l’impressione di un’idiota? E se sì perché? Non vengo mai trattata come una persona seria ma sempre come una diciottenne che lavora per pagarsi gli sfizi quando io col lavoro in teoria dovrei proprio mantenermi. Ci sto diventando matta, non so cosa potrei fare x evitare di esser messa sotto i piedi professionalmente parlando, quando lo faccio notare non vengo nemmeno considerata. In attesa di eventuali risposte ti ringrazio in anticipo.
Stefano
8 Gennaio 2015 @ 23:28
Solitamente chi non affida responsabilità a una persona è perché manca di fiducia, o più semplicemente non ne vede il motivo o la necessità. Non mi ci spaccherei la testa sopra, a meno che queste situazioni ti impediscano di svolgere il lavoro che ti è stato dato.
Blumen
30 Dicembre 2014 @ 15:20
Purtroppo pur avendo da 2 anni (da quando ho iniziato a lavorare) tutta la motivazione del mondo non riesco ad ottenere alcun risultato, sono sempre ferma allo stesso punto
Sara
25 Febbraio 2015 @ 17:18
Ciao Stefano…complimenti per questa sorta di ”manuale della vita”…sono in un periodo difficile e mi stà aiutando tantissimo… ti ringrazio!!! Ti auguro il meglio.
Stefano
25 Febbraio 2015 @ 23:12
Grazie a te Sara 🙂