Ipnosi: definizione e introduzione
Ipnosi! Alzi la mano chi non ne ha mai sentito parlare: nessuno. Sono però in pochi quelli che sanno il vero significato di questa potente tecnica usata non per fare cabaret, bensì a scopi terapeutici negli studi di tutto il mondo. Il concetto nell’immaginario comune è estremamente vago e per la maggior parte delle persone nebuloso. Riuscite a dare una definizione pratica del termine “ipnosi”? Probabilmente ci penserete sopra qualche secondo, magari proverete ad azzardare un paio di definizioni, ma non troverete qualcosa che veramente che vi soddisfi. Poco male, eccola qui: “l’ipnosi è un cambio di coscienza o di stato mentale indotto da fattori esterni”. Ok, bene, però non ne sapete molto di più di quanto ne sapevate prima!
Cosa ho voluto dire con questo primo paragrafo introduttivo? Che l’ipnosi è un argomento che merita di essere approfondito meglio, perché rappresenta uno strumento potentissimo da utilizzare per migliorare sia sé stessi che le relazioni con gli altri. Non serve essere dei laureati per ipnotizzare qualcuno in maniera molto blanda, così come non è fantascienza ipnotizzare sé stessi. Questo che state leggendo è un articolo introduttivo nel quale illustro le nozioni di base di questa tecnica molto valida, usata da noi e su di noi inconsciamente durante tutto l’arco della nostra vita. E visto che permea ogni momento della nostra giornata, perché non imparare a sfruttarla a dovere? Vista la vastità degli argomenti che voglio trattare partendo da questo presupposto, mi dispiace per voi lettori ma non troverete tutto in un solo post, anzi. Ho intenzione di iniziare oggi una serie di articoli riguardanti l’ipnosi, per fare un po’ di luce su questo argomento interessantissimo. Come ho già detto oggi inizio con l’introduzione, necessaria per sviluppare tutti gli argomenti futuri, per poi lanciarmi a capofitto dentro a qualcosa di più interessante. Non sono un fan dei posti teorici, e come sapranno i miei lettori più fedeli tendo sempre ad andare al punto della questione senza perdermi in inutili fronzoli, ma capisco anche che in questo caso se partissi in quarta a spiegare le tecniche ipnotiche non darei un’informativa completa.
La definizione, per quanto rappresenti una base di partenza, non è certo il punto di arrivo, anzi. L’argomento è estremamente variegato e non mi basterebbero cento pagine per illustrare la teoria dietro a questa scienza, quindi mi limiterò a dare alcuni esempi. Anzitutto, sappiate che siete ipnotizzati tutti i giorni e più volte al giorno: non è difatti necessario che arrivi un grande esperto, magari sventolandovi di fronte agli occhi un orologio a cipolla, per indurre questo stato. Nella definizione che ho riportato poche righe sopra ho detto “indotto da fattori esterni” non a caso, e c’è una ragione se non ho scritto il più restrittivo “indotto da altri”. I fautori del nostro strato di trance potremmo benissimo essere noi stessi (sì, non è un errore, per “fattori esterni” intendo anche noi stessi). Siete in auto diretti verso il luogo di lavoro, un percorso ormai conosciuto a memoria che non richiede più la vostra attenzione, visto che l’avete già fatto centinaia di volte. Cambiate le marce senza nemmeno pensarci, girate lo sterzo ed imboccate tutte le vie che vi porteranno alla vostra meta, e nel frattempo pensate a qualcos’altro o ascoltate un po’ di buona musica alla radio. Anche questa è ipnosi: state facendo qualcosa senza pensarci, automaticamente per così dire, e questo è un cambio di stato mentale dovuto al fatto che ormai nel cervello sono presenti dei collegamenti che eliminano la parte cognitiva nell’azione dell’andare al lavoro. Altro caso: state pensando ad un elefante rosa. Con questa frase vi ho indotto a pensare a quello che volevo io, e quindi vi ho ipnotizzato. Sembra semplice? Beh, per il momento lo è! Applicherò questo semplicissimo concetto nei prossimi giorni in svariati modi più o meno avanzati (ma comunque sempre alla portata di tutti), per indurre gli altri a pensare a quello che volete voi in maniera un po’ più subdola di quanto ho appena fatto io.
L’altra branca che analizzerò è quella dell‘autoipnosi: per quanto si chiami sempre ipnosi ha comunque delle caratteristiche peculiari. Anzitutto, non dovete stare a preoccuparvi di mascherare i vostri intenti per rendere più efficace la tecnica, ed evitare che l’interlocutore alzi le barriere: qui state parlando a voi stessi, quindi si presuppone che abbiate ben chiaro dove volete arrivare (a meno che non soffriate di personalità multiple :p ). Secondo, e qui sorgono i problemi, se dovete ricorrere all’autoipnosi per raggiungere un obiettivo significa che non riuscite a farlo in altri modi, e questo è già più grave: implica che qualcosa ve lo impedisce, e quindi rischiate di cadere nella trappola delle convinzioni limitanti; in altre parole, il vostro inconscio pensi di non essere in grado di raggiungere l’obiettivo, e visto che è molto presuntuoso e non vuole ammettere di essersi sbagliato, farà di tutto per farvi appunto fallire. Qui l’autoipnosi torna utile perché permette di cambiare questo stato mentale e sostituirlo con un più positivo.
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